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Racconti di Dominazione

Una donna coraggiosa

By 14 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

Si era alzata la nebbia, e avvolgeva le strade deserte vista l’ora tarda, Gloria camminava cercando di controllare i battiti del cuore, era combattuta tra contrastanti sentimenti, proseguire o fermarsi, sentiva l’aria umida dell’inverno risalire sotto la sua gonna, accarezzare le sue intimità nude come lui aveva preteso, e lei costretta a sottomettersi aveva obbedito. Stava ripensandoci? No! In realtà aveva il cuore in gola, ma il desiderio di scoprire cosa si celava dentro di sé era troppo forte, sapeva che sarebbe stata dura ma voleva fortissimamente voleva andare fino in fondo.

Il suo debito nei confronti dell’usuraio era elevato, e lo sapeva che non sarebbe mai riuscita a risarcirlo, per questo motivo aveva accettato di incontrarlo e di concedersi, e lui l’aveva umiliata, con sadico piacere. Ripensando a quello che le aveva fatto sentì una stretta al basso ventre e la sua fica inumidirsi d’eccitazione, la vergogna si impossessava di lei, e le saliva al volto con un segno inequivocabile arrossandole le gote.

Quello era stato molto scurrile dicendole che era solo una troia e se voleva restare nell’appartamento e continuare a mantenere suo figlio alla scuola dove lo mandava avrebbe dovuto piegarsi ai suoi voleri. Sarebbe stata sua e le avrebbe richiesto prove sempre più difficili da affrontare. E lei, mentre lui le faceva quel discorso si trovava con le gonne rialzate le mutande a mezza coscia e l’uomo volgarmente la palpava facendola gemere, si dava mentalmente della troia perché aveva goduto sotto le dita di quell’individuo volgare.

E adesso andava a pagare con il suo corpo, il prezzo per mantenere un livello di vita che non avrebbe certo più potuto permettersi, ma anche per vivere, la vita di suo marito Carlo Alberto e di suo figlio Matteo, sottomessa dal ricatto o forse più dal suo desiderio di degradarsi per raggiungere il massimo godimento rotolandosi nel fango, come poteva non pensare alle sensazioni che la turbavano in continuazione.

Lei una signora dell’alta borghesia costretta dopo il fallimento e l’arresto del marito a concedersi ad un usuraio con il quale suo marito era in debito, per poter continuare ad abitare nella sua casa, anzi nella sua ex casa. Tutto ciò le serviva per giustificare il suo comportamento, aveva un figlio e doveva pensare al suo futuro. Meglio una madre puttana ma che non gli fa mancare nulla che una madre virtuosa che gli farebbe mancare il cibo dal tavolo.

Adesso si accorse che mancava poco al luogo dove era diretta, pochi metri, e c’era un portone al quale si accostò, spinse e si aprì, dietro al portone un uomo l’attendeva, non lo vedeva bene nella penombra, ma intuiva una persona abbastanza robusta non riuscì a vedere i lineamenti ma non doveva essere molto giovane.

Le chiese: “la signora Gloria Rigamonti?”.

“Si sono io” rispose lei con la voce che le si strozzava in gola.

“Bene è puntuale, mi segua”, e la precedette all’interno di quella abitazione antica, c’era una scalinata che saliva ai piani, lo seguì. Quando arrivarono al primo piano, la precedette in una stanza, si spostò di lato, per farla entrare e le disse di consegnarle i vestiti, “deve mettersi nuda, i suoi vestiti le verranno restituiti quando se ne andrà”. In silenzio Gloria si denudò, sotto non portava nulla visto che il suo amante le aveva imposto di non indossare la biancheria intima, consegnò il tutto all’uomo che era rimasto in attesa, poi costui se ne andò lasciandola lì sola nel silenzio di quella stanza enorme e appena rischiarata da una lucetta posta in un angolo da un abat-jour, con un alone rosso.

Delle ombre che parevano uscire dalle pareti e volessero aggredirla la stavano ponendo in uno stato d’ansia, l’attesa era terribile, era il fatto di dover immaginare quello che le avrebbero fatto ma di non avere idea fino a che punto sarebbero arrivati.

Non riusciva a capire più da quanto tempo stava aspettando, e aveva iniziato a sudare però non faceva caldo, era solo la sua ansia, il cuore le batteva forte tutto questo tempo lì nuda in mezzo alla stanza la faceva ansimare si sentiva spiata ma non vedeva da dove era spiata.

La porta si aprì, una donna le si avvicinò era vestita da sera un abito nero lungo, quando le fu di fronte, le parlò con un tono molto basso quasi sussurrato, “ sono Marilena, allora tu sei Gloria, sei molto bella mia cara, il mio amico Bruno mi ha detto che sei molto dotata, tu pensi di essere dotata?”.

“ Io non lo so, signora”.

“Lo vedremo presto, piccola, sei un boccone da re a vederti, sei ben fatta, ma questo non basta, conta anche il temperamento, ricordati il cliente ha sempre ragione vuole divertirsi e paga, perciò non gli rifiutare nulla”.

Gloria rimase in silenzio, la Marilena le fece mettere le mani sulla nuca e allargare le cosce, le toccò il sesso e si estasiò, sussurrando “cocca sei tutta bagnata, e non abbiamo fatto nulla, sentiamo in profondità” e così dicendo infilò il dito in fondo alla vagina di Gloria che si lasciò sfuggire un lamento di piacere. “Sei calda piccola, piacerai molto al mio ospite di questa sera”.

La prese per mano e la portò lungo un corridoio arrivarono in una stanza da letto molto elegante entrarono nel bagno adiacente Marilena fece lavare Gloria l’asciugò, e le fece rifare il trucco, la profumò, e le fece indossare delle calze nere con la riga dietro, un reggicalze nero, con una rosa sul davanti, un bel ricamo, e indossare un abito da sera rosso molto scollato che le modellava il busto lasciava scoperte le spalle, ed era svasato verso il basso arrivava alle caviglie, indossò delle scarpe con il tacco, nuove della sua misura, molto eleganti anch’esse rosse.

Bruno l’usuraio del quale era diventata l’amante aveva di certo fornito tutte le misure e adesso lei si sarebbe concessa ad un altro uomo per denaro, come voleva lui.

“Seguimi!” le disse Marilena. Gloria sentiva una certa ansia invaderle il petto facendo fatica a respirare, ma non poteva tirarsi indietro, quando aveva obiettato con  Bruno che non voleva essere prostituita, lui si era messo a ridere, e le disse che lei era una cosa sua oramai e se non voleva doveva sloggiare dall’appartamento e anche suo marito in carcere avrebbe pagato le conseguenze del suo gesto, se lei non si sottometteva totalmente avrebbe passato giorni d’inferno e chissà forse non sarebbe nemmeno sopravvissuto, e non pensava a suo figlio che poteva restare orfano?

Uno dei pomeriggi in cui era riuscita ad andare a colloquio con il marito egli si confidò con lei, era odiato dagli altri detenuti, e che era stato picchiato si era rinchiuso in cella e non era più uscito all’aria.

Gloria aveva capito, il suo amante poteva fare del male anche a suo marito che di certo era stato un fesso come amministratore delegato della ditta ma non si meritava altri tormenti.

Lei avrebbe pagato per la tranquillità della loro famiglia, tutto questo le dava comunque coraggio, sperava solo che suo marito non venisse mai a sapere come aveva ottenuto la sua tranquillità né come si era mantenuta e aveva trovato i soldi per pagare gli avvocati, una vana speranza conoscendo Bruno e lo sapeva benché sperasse.

Non era colpa sua si ripeteva, ma anche si sentiva in colpa perché tutto questo la eccitava, in fondo trovava una forma di eccitamento che mai aveva pensato di provare.

Arrivarono in un salotto ben arredato, su un divano si trovava un signore elegante e piacevole di aspetto sembrava uno di quei gentiluomini che si vedono nei film inglesi.

Era brizzolato, e asciutto nel fisico, le fece il baciamano, poi si sedettero e conversarono amabilmente di varie cose banali moda economia, e anche di politica, in fondo con suo marito Gloria aveva frequentato i salotti, e sapeva bene come intrattenere una conversazione.

Una cameriera in abito nero e grembiule bianco portò degli aperitivi, Marilena era la padrona di casa e quando venne annunciato che la cena era pronta si alzarono il signore Armando da perfetto gentiluomo attese che le signore fossero accomodate porgendo loro la sedia.

A tavola tutto era molto ben preparato la cucina di alta classe ed il servizio impeccabile.

Alla fine della cena Marilena chiese ad Armando come trovava la sua pupilla riferendosi a Gloria che capendo che parlava di lei arrossì.

Armando disse che la trovava deliziosa, e che si sarebbe volentieri fermato per la notte.

A quel punto Marilena si alzò e si congedò, Armando chiese a Gloria di accompagnarlo in camera cosa che lei fece sottobraccio a quel signore che l’aveva comperata per la notte. Si sentiva serena era un uomo di bell’aspetto e piacevole, quindi i suoi timori erano scomparsi, si sentiva piacevolmente eccitata all’idea che per quella notte gli apparteneva.

Entrati in camera, quella stessa dove Gloria si era vestita, l’uomo le chiese di spogliarsi ma di farlo lentamente, lui si sedette sul letto e lei iniziò a togliersi il vestito molto lentamente facendo scivolare le spalline fini fuori dalle spalle facendole scendere lungo le braccia con movimenti studiati, molto sensuali, aprì la cerniera del vestito e lo fece scivolare a terra dove andò a formare una corolla intorno ai suoi piedi.

Con grazia uscì dalla corolla come venere che emerge dalle acque, era rimasta a seni nudi, era bella Gloria e lo sapeva, quanti l’avevano ammirata e desiderata, e solo pochi l’avevano avuta oltre a suo marito e questo solo prima del matrimonio quando da studentessa universitaria partecipava alle manifestazioni e con altri studenti parlavano di liberazione sessuale e non esistevano rapporti fissi. Dopo il suo matrimonio era stata fedelissima, fino a quel momento.

Adesso era lì e si eccitava all’idea di essere una puttana che si può comprare ma non provava in quel momento sensi di colpa aveva solo il pensiero di essere seducente il più possibile.

Armando la fece avvicinare e le abbassò le mutandine lei lo aiutò sollevando prima una gamba e poi l’altra, Armando le annusò il cespuglietto di peli castani come i suoi capelli, il profumo si era mischiato con l’odore del suo sesso eccitato.

La prese per la vita e la fece distendere sul letto le sollevò le ginocchia e le allargò le cosce in modo che fosse esposta al massimo e si tuffò in mezzo alle sue gambe dove la sua vulva era aperta come un fiore e umida di desiderio, sentì la lingua di Armando che si appoggiava sulle sue ninfe, fu come una scossa elettrica, che partì dal suo sesso e le arrivò al cervello, Armando cominciò a leccare avidamente le sue ninfe cogliendo sulla lingua i suoi umori e bevendoli come si trattasse di un nettare, poi risalendo le sue labbra arrivò al suo bottoncino mettendolo a nudo e prendendolo tra i denti, facendola fremere di piacere e con la bocca egli le regalò un meraviglioso orgasmo.

Lei ancora non si era ripresa che lui le era sopra e la penetrava sentiva la verga dura e bollente penetrare nella sua fica completamente inondata di umori.

La prese con possenti colpi di reni, facendola gemere, e le diceva che la sua fica aveva un sapore stupendo, e baciandola le fece sentire sulla sua lingua il gusto che aveva, e Gloria si eccitò ancora di più fu sconvolta da un orgasmo multiplo, e anche il suo amante le venne dentro inondandola, fu sconvolta dalla sensazione che provò era una cosa che non provava da tempo, nelle tre settimane precedenti aveva avuto rapporti solo con  Bruno e lui le aveva solo eiaculato sul volto, adesso sentiva un cazzo dentro di sé e che aveva goduto dentro di lei con il piacere che lei gli aveva dato.

Armando si era accasciato pesandole addosso ma non le dava fastidio le piaceva questo contatto, che dava una certa umanità al rapporto appena avuto.

Dopo un po’ lui si riprese e rotolò accanto a lei e le chiese di prenderglielo in bocca, Gloria, si sollevò e andò a piazzarsi su di lui con il volto all’altezza del suo pene e lo avviluppò con le sue labbra iniziò a leccarlo con piccoli colpi di lingua e sentì che sotto al sua stimolazione il pene del suo partner prendeva vigore ingrossandosi nella sua bocca e questo le procurava un’eccitazione da farla bagnare ancora molto era la prima volta che si eccitava facendo una fellatio, quando il pene fu bello duro, nella sua bocca lei oramai lanciata in un pompino sfrenato Armando la dovette fermare quasi di forza, la girò e le infilò il suo arnese nella fica inondata di umore, nel frattempo con le dita aveva raccolto un po’ del suo miele e la penetrò con un dito nell’ano roteandolo in modo da allargare bene le pareti, Valentia stava godendo ma non voleva essere sodomizzata girò la testa e guardò l’uomo che la teneva infilata con sguardo supplice, e disse: “ti prego, ti prego non dietro, non ti piace la mia passerina?”.

“Sì mi piace molto, ma io ho pagato per aprirti dietro, allora offriti”.

Gloria si rassegnò a subire sodomia per la prima volta in vita sua, e l’uomo appena fu soddisfatto uscì dalla sua calda michetta e le puntò la punta del fallo sulla pastiglia dell’ano, poi lentamente forzò, e le ordinò di aprirsi spingendo verso l’esterno come per evacuare obbediente Gloria rilassò lo sfintere e fece come voleva appena senti la cappella che le aveva allargato l’anello dell’ano, emise un urletto, si irrigidì, ma una pacca sulle natiche la riportò all’obbedienza, e si rilassò Armando penetrò lentamente facendosi strada nel suo retto fino in fondo e poi attese che si abituasse alla sua penetrazione, e quando sentì che Gloria si rilassava nel frattempo che le toccava con una mano la passerina bagnata allora cominciò a pistonare con forza quel retto appena violato.

Riuscì a farla godere inculandola e Gloria gridò il suo piacere come non lo aveva mai fatto. Poi lui le eiaculò nell’intestino e  si accasciò su di lei, oramai sfinito.

Si addormentarono entrambi provati dalle lotte d’amore, e quando si ripresero era quasi l’alba, lui le diede un bacio e la ringraziò per quella notte indimenticabile.

Era mattina presto quando Gloria raggiunse la sua casa andò nella stanza di suo figlio e lo guardò per qualche attimo che dormiva come un angioletto. La cameriera si sarebbe alzata fra un po’ e lei decise di andare a farsi una doccia e coricarsi aveva bisogno di riposo.

 

 

 

Alzatasi che era quasi mezzogiorno, si fece una doccia, si sentiva un certo malessere, la vergogna di essersi prostituita, anche se l’uomo dal quale era stata comperata per la notte era stato tutto sommato gentile, non poteva fare a meno di sentire una specie di angoscia che le opprimeva il petto, e quello che la faceva stare peggio era il fatto di avere goduto sotto le forti spinte dell’uomo quando l’aveva sodomizzata.

Aveva male all’anello dell’ano, perciò si lavò con delicatezza e appena asciugatasi vi mise un po’ di crema nella speranza di alleviare un po’ il dolore.

Andò in cucina senza vestirsi solo con un semplice accappatoio, e pranzò, la cameriera che gli era stata mandata da  Bruno, efficiente non dava confidenza, sempre seria, comunque aveva notato che con il bambino era molto gentile.

Le disse che nel pomeriggio voleva andare a prendere lei il figlio, e così poteva occuparsi di riordinare anche la sua stanza. La donna annuì silenziosa come sempre, era chiaro che sapeva cosa doveva fare per sopravvivere e probabilmente la giudicava una poco di buono.

Gloria ripensò a quando durante l’ultimo colloquio con suo marito avevano ricevuto entrambi la stessa notizia, o lei accettava di divenire proprietà dell’usuraio oppure, si sarebbe, lei ritrovata per strada e suo marito rischiava di non sopravvivere alla sua carcerazione era stato molto esplicito e ogni sua illusione di riavere una sua vita normale, era svanita.

Gloria aveva detto a suo marito: “mio caro, non voglio che ti accada nulla e perciò preferisco diventare la proprietà di quella bestia, pensa anche a nostro figlio”. Suo marito aveva fatto cenno di sì con la testa, non avevano alternative erano sotto ricatto, lui era pallido e gli occhi erano luicidi mentre annuiva senza trovare la forza di parlare, rimasero in silenzio tenendosi per mano.

Alle quattro era andata all’asilo a prendere il suo piccolo, che quando la vide le corse incontro saltandole addosso lei lo accolse nelle sue braccia e per il tempo in cui riuscì a tenerlo stretto al suo petto dimenticò le sue miserie, e andando a casa se lo tenne stretto, stretto.

Solo il suo bambino le dava serenità e le permetteva di resistere alle prove sempre più dure che si sarebbero presentate davanti a lei. 

Alla sera passò la serata a giocare con il suo piccolo e fargli le coccole, poi lo mise a letto e rimase accanto a lui fino a quando non si fu addormentato.

Quella notte riuscì a dormire tranquillamente.

Il giorno successivo dopo aver accompagnato il bambino a scuola, rientrata a casa trovò un messaggio della bestia come lo aveva soprannominato, infatti a vederlo era grosso e tozzo, con un collo taurino un ventre prominente e coperto di peli, lei aveva dovuto subirlo e le fece impressione la prima volta poi si abituò ed il fatto che le facesse ribrezzo le diede una scarica di adrenalina e si accorse che la paura che provava ogni volta davanti a lui la faceva eccitare, si diede della porca ripensandoci.

Il suo messaggio diceva che quella sera doveva presentarsi a casa sua per fargli il suo giuramento di fedeltà e sottomissione, lesse il biglietto e lo rilesse, doveva andarci, non poteva tornare indietro. Il messaggio diceva anche che doveva arrivare verso le 23, e che sarebbe stata assente almeno una settimana.

Passò la serata con suo figlio e oramai era grandicello per non lasciarlo in ansia gli spiegò che per alcuni giorni sarebbe stata assente e di obbedire alla tata.

Arrivata l’ora si era preparata e quando bussarono uscì. Un uomo, l’attendeva era un tipo dall’aspetto insignificante e non gli badò, salì sull’auto e si immerse nei suoi pensieri, per attenuare l’ansia che le chiudeva lo stomaco.

Arrivati a casa di  Bruno l’orco, entrò, lui l’attendeva, ed era dal venerdì che non l’aveva vista di persona, le sorrise con un sorriso che pareva una smorfia di minaccia, facendo risaltare la cicatrice che aveva dalla tempia e gli scendeva lungo la guancia adiacente all’orecchio fino quasi all’inizio della mascella.

La fece accomodare e le chiese se desiderava bere qualcosa, lei fece cenno di sì con la testa, bevendo sperava di trovare il coraggio necessario per dire quello che le veniva imposto di dire.

Lui le versò una coppa di cognac che Gloria mandò giù tutta di un fiato, sentendo il calore del liquore espandersi dalla bocca alla gola fino giù nello stomaco.

L’orco le chiese: “ allora piccola, come si sente” poi visto che Gloria non parlava aggiunse “ gliene do un altro” e le versò un altro cognac che lei bevve con avidità come il primo.

“L’ascolto piccola” disse ancora lui.

“Io, io sono a sua disposizione, ecco. Sono di sua proprietà lei mi chieda qualsiasi cosa e io le obbedirò”, disse con mezza voce Gloria.

Lui la guardava con i suoi occhi bovini, aveva una luce di crudeltà e di godimento per avere a sua disposizione questa donna che era considerata una delle donne più belle dell’alta società locale e adesso era sua, ne avrebbe fatto quello che voleva, l’avrebbe ridotta a essere un oggetto nelle sue mani, e lei non si sarebbe mai ribellata.

Stava trionfando su tutta la linea, e si stava gustando il suo momento sorrise e con tono ipocritamente cortese le chiese: “ mia cara piccola Gloria, lei capisce che si tratta di un impegno gravoso, e che devo essere certo della sua dedizione?”.

“Le giuro che le obbedirò, sarò la sua schiava, la prego mi accetti come tale è una promessa”.

Doveva anche supplicarlo e sapeva che sarebbe stato umiliante ma adesso che doveva anche pronunciare quelle parole faceva fatica, aveva un nodo in gola che le faceva uscire le parole strozzate ed era sull’orlo del pianto. Bruno si beava di vedere questa donna un tempo così orgogliosa ora vinta, se avesse schioccato le dita lei si sarebbe inginocchiata, ma aveva tempo per questo.

“Voglio che vada per una settimana ospite di una mia cara amica, per perfezionare la sua formazione, lei è una donna molto dotata, calda come piace a me ma ha ancora dei residui di pudore e io voglio toglierle tutto quanto contrasti con la sua nuova posizione, lei dovrà imparare ad obbedire in qualsiasi circostanza senza porre limiti od obiezioni alla volontà del suo padrone” le precisò Bruno.

Gloria ascoltava e sentiva un peso dentro di sé, che la schiacciava, ma doveva andare fino in fondo non aveva scelta, non le era stata concessa nessuna possibilità di scelta, il suo degradarsi come donna avrebbe significato salva la vita per suo marito e per garantire un futuro a suo figlio.

Bruno la osservava con i suoi occhi libidinosi, e lei rispose con un filo di voce: “ io sono la sua schiava le appartengo e lei ha ogni diritto sul mio corpo, io le giuro totale e devota obbedienza” e dicendo questo rossa in volto le lacrime le scendevano copiose sulle guance.

La bestia disse: “ staremo a vedere, e presto mi aspetto che tu pronunci queste stesse parole senza arrossire e con un tono più sicuro come una schiava convinta del suo ruolo e in pubblico”.

Si ritirò in camera con lei, dove la denudò lentamente, godendo del suo corpo statuario, era proprio una bellezza fuori dal comune gambe lunghe, natiche piene e sode, aveva un culo da ballerina, i seni erano pieni sodi, stavano su come due obici che puntavano dritti e arroganti davanti a se, con delle areole rosa chiaro i capezzoli duri già eccitati.

Tutti avrebbero invidiato il rozzo Bruno quando questa borghese sarebbe stata presentata in società, al suo braccio, e si sarebbe dimostrata obbediente e devota al suo padrone.

Le leccò i capezzoli godendo della loro consistenza, e soprattutto del fatto che la signora malgrado la repulsione che lui le ispirava gemeva e tremava sotto le sue carezze.

Lei era molto calda e godeva facilmente come una liceale, alle prime armi, una ragazzina da addestrare e da formare a suo piacimento.

Quando la vide che era oramai cotta dopo averle introdotto due dita nella passerina allagata di umori, le ordinò di estrargli il suo fallo dalla patta dei pantaloni, lei si inginocchiò e aprì i pantaloni estraendone il membro già duro, che emerse come una molla.

Aveva un pene lungo e grosso, e questo l’aveva colpita già dalla prima volta, lo prese con fatica in bocca ingoiando la cappella, e cercando di leccarlo il più possibile, poi lo leccò per tutta la lunghezza, insalivandolo bene, Bruno appezzava l’impegno che la povera Gloria tutto sommato inesperta ci metteva.

La fece alzare e la fece mettere a cavalcioni su di lui, e così la costrinse a impalarsi sul suo pene benché lubrificata fece fatica a farlo entrare, come le altre volte ci provò in due o tre colpi risollevandosi e poi ri-calandosi ogni volta prendendone un po’ di più. Si sentiva piena, era veramente enorme ogni volta la intimoriva ma sapeva di non avere scelta e di doverlo sorbire tutto fino in fondo.

Quando, si fu riempita rimase immobile lui la teneva per i fianchi non voleva che si muovesse. Rimanere impalata immobile così era quasi una tortura, sentiva una specie di impazienza e cominciò a stringere i muscoli interni della vagina.

Allora Bruno si mise a ridere, e le disse: “ la mia puttana è impaziente di godere che non sa resistere, vero troia?”.

Gloria gemeva ma senza rispondere, allora lui le diede una pacca sulle natiche ordinandole di rispondere, così lei disse: “ si è cosi meravigliosamente grosso che non posso resistere, sono una troia e una porca e farò tutto quello che vorrà”.

“Brava baldracca, non te lo immagini nemmeno tutto quello che ti chiederò, ma sono certo che dopo che sarai passata dalle mani della padrona Magda, tu striscerai ai miei piedi, te lo prometto”.

Gloria ebbe un brivido a quelle parole ma oramai era troppo presa dalla situazione per capirle appieno.

Quando Bruno le diede una pacca sulle natiche dicendole di muoversi accolse l’invito come una liberazione malgrado fosse nuovamente stata insultata con un altro termine “scrofa in calore datti da fare” le aveva detto.

Ma gli insulti in quel momento facevano da afrodisiaco, e lei non poteva farci nulla era iniziata la discesa nel baratro della perversione, e sarebbe scesa all’inferno pur di raggiungere il piacere.

Cavalcava forsennatamente impalandosi su quel bastone nodoso di carne che la scanalava internamente, sotto le parole che l’orco le diceva come per farle il lavaggio del cervello in modo che ogni parola si imprimesse nella sua mente insieme con in coito.

Andava su e giù e sentiva che amava quella verga per le sensazioni che le procurava anche se odiava quell’uomo brutto e malvagio che la costringeva a concedersi, che l’avrebbe resa schiava, ma non poteva fare a meno di godere perversamente della sua situazione e questo la faceva vergognare e godere contemporaneamente.

Oramai stava cavalcando da parecchio aveva male alle gambe, mentre il suo aguzzino era immobile che si godeva i suoi movimenti osservando l’oscillazione delle sue tette, e ora lei volendo raggiungere l’orgasmo si dimenava come una baccante sulla verga del suo padrone, e stava per giungere al culmine del piacere quando lui la fermò. Un singhiozzo di delusione le uscì dalla gola, rischiava di avere una crisi isterica se non godeva, e si mise a supplicare senza vergogna di permetterle di godere.

Lui le mise le mani sulle spalle e la fermò poi le strizzò i capezzoli facendole molto male, e le disse: “ tu sei solo una schiava e una troia e se ti farò godere sarà perché te lo concedo io come un privilegio non è un tuo diritto, adesso esci togliti il cazzo dalla fica e mettiti in ginocchio sul letto”. Con un singhiozzo di delusione Gloria si tolse quel pene che oramai si era fatto la sua tana adattandola alle sue dimensioni e si dispose obbediente sul letto, Bruno le venne da dietro e la infilò con un colpo solo nella sua fica ancora ben aperta e rorida di umori, le disse: “ ti voglio montare come quella vacca che sei in ginocchio come ti si addice, e gustarmi questo momento, perché è forse l’ultima volta che ti godo così bene, fra un po’ non sarai più una donna ma solo un buco per svuotare le palle”.

Gloria non capiva più nulla e diceva in continuazione “si, si, si “ e godeva sconvolta dagli orgasmi a ripetizione che la stava squassando tutta.

Si accasciò sconvolta appena lui le riversò il suo sperma inondandola completamente. Quando le uscì la sua fica era aperta e colava di liquidi suoi e di lui che andarono a bagnare le lenzuola.

Si addormentò sfinita da quella scopata, non era mai stata abituata a questo genere di prestazioni.  

Al mattino si svegliò, sentendo il peso della notte trascorsa, Bruno era già in piedi da un pezzo e lei nuda dentro il suo letto si sentì dolere le gambe e anche le parti intime.

Si lavò e scese in salotto già vestita, Bruno stava tranquillamente leggendo il giornale l’accolse con un sorriso e la fece accomodare chiamò il maggiordomo e le fece ordinare la colazione.

Dopo colazione uscirono, presa l’auto con l’autista visto che Bruno non guidava mai, andarono fuori città arrivarono ad una villa antica, con enorme parco, dove furono accolti da una signora molto elegante, snella, vestita con un abito lungo nero fino a metà polpaccio, era molto distinta un viso un po’ lungo, la signora era una baronessa di origine austriaca, che si faceva chiamare Magda, aveva circa quarant’anni non molti di meno comunque. Accolse i suoi ospiti e li fece accomodare in salotto.

Bruno le disse: “mia cara baronessa, le ho portato il mio nuovo giocattolo, che necessita di un buon addestramento, opterei per un corso intensivo, in quanto desidero al più presto riaverla a mia disposizione”.

“È molto bella, un vero boccone da re, mio caro, non è una delle solite contadinotte, questo è un fiore che viene da una selezione di classe, a mio giudizio o sbaglio?”

“Non sbaglia mia cara, si tratta di un vero gioiello, proviene dall’alta borghesia cultura universitaria, il padre è un notaio, la madre un insegnante il marito un alto dirigente che ha avuto alcuni rovesci, e adesso sono subentrato io a prendermi cura di questo bocconcino”.

“Quanto tempo me la può lasciare?”.

“Una settimana”.

“Non è molto, io ho bisogno di tempo per raggiungere dei buoni risultati, ma vedrò di accontentarla, in fondo mi pare che il materiale sia di qualità”.

“è materiale di prima qualità, la mia protetta è già ottimamente predisposta ed ansiosa di imparare”.

Tutto questo discorso fatto di lei davanti a lei senza minimente preoccuparsi delle sue reazioni o sentimenti, faceva fremere Gloria e anche la turbava, il suo volto si incendiava e sentiva sudori colarle lungo la spina dorsale, e dovette a fatica trattenere le lacrime.

 

 

 

Bruno si congedò dalla Baronessa, la quale suonò un campanellino d’oro che teneva su un tavolino, due giovani donne piuttosto carine sebbene robuste, vestite con delle bluse chiuse davanti di un grigio azzurro, come i camici da lavoro, con i bottoni alto e basso aperti in modo da mettere in evidenza l’attaccatura dei seni e le gambe ad ogni passo, si avvicinarono e si fermarono davanti alla Baronessa.

“Ai suoi comandi Signora” dissero all’unisono.

“Questa schiava deve essere preparata per un addestramento intensivo, sarà fotografata, e marchiata per il suo padrone”.

Rivoltasi a Gloria quella che pareva lievemente più anziana delle due le ordinò seccamente: “avanti spogliati. Nuda, immediatamente!”.

Gloria fu turbata dal tono di disprezzo usato da quella giovane donna, e se si fossero trovate in circostanze diverse l’avrebbe schiaffeggiata ma adesso lei era lì per diventare una schiava, si era offerta benché costretta dagli eventi a darsi a quella bestia di Bruno. Iniziò a slacciarsi la giacca, aveva le mani che tremavano  e ci mise un po’, nessuno però le stava mettendo fretta, le tre donne presenti più che altro godevano del suo imbarazzo.

Via la giacca, la poggiò su una sedia accanto iniziò a slacciarsi i bottoni della camicetta e le mani le tremavano sempre di più, ma riuscì nel suo compito, via la camicetta, slacciò la gonna e si la tolse, facendola passare prima da una gamba e poi dall’altra, doveva slacciare il reggiseno ma il tremolio delle mani era tale che non ce la faceva, una delle ragazze le scostò le mani e glielo slacciò. Gloria lo lasciò cadere, si inchinò per raccoglierlo, e lo depose con il resto degli indumenti sulla sedia. Arrivò a doversi togliere le mutandine, erano di colore azzurro, ricamate, se le abbassò un sospiro dovuto alla tensione le sfuggì dalle labbra, ed era anche di rassegnazione, doveva denudarsi davanti alle tre donne che la guardavano come si guarda un animale al mercato, facendo delle valutazioni sul prezzo. Abbassate le mutandine le fece scivolare da una gamba e poi dall’altra e raggiunsero il resto dei suoi indumenti.

Una delle giovani le fece cenno di levarsi anche le calze indicandole con il dito, allora Gloria si sedette su una poltrona e si tolse le calze cercando di tenere le gambe il più strette possibile onde nascondere le sue intimità.

Le donne risero del suo imbarazzo e lo commentarono con battute salaci, del genere, o la piccola pudibonda che non vuole farsi vedere la passerina, ecc.

La Baronessa la chiamò a se, e le due donne l’affiancarono le fecero mettere le mani dietro alla nuca, in modo da fare sporgere bene i seni, e la costrinsero ad allargare le gambe. La baronessa la controllò attentamente, le soppesò i seni le stuzzicò i capezzoli che con somma vergogna di Gloria si inturgidirono, e poi le ispezionò il sesso che si inumidì istantaneamente sotto la manipolazione, la Baronessa commentò: “calda e vogliosa come una adolescente”.

La fecero girare e piegare esponendo le terga, mentre le due la tenevano salda, la Baronessa le aprì le natiche ispezionandole l’ano, un singhiozzo uscì dalle labbra di Gloria, che mai si era sentita più umiliata di così.

Poi la raddrizzarono, e la Baronessa disse: “ bene conducetela giù, lavaggio esterno ed interno, depilazione totale delle parti intime, preparate il marchio che poi arrivo io per l’applicazione”.

La fecero avanzare dandole uno sculaccione piuttosto forte, e s’incamminarono verso la porta che dava all’interno, proseguirono per un corridoio, semibuio, e aperta una porta scesero una ripida scalinata che conduceva nelle cantine, faceva freddo e Gloria iniziò a tremare anche per il freddo oltre che per la paura dell’incerto destino che le veniva riservato.

Ad ogni porta che dovevano passare riceveva cocenti sculaccioni per farla accelerare ma anche se lei manteneva un buon passo quelle due si divertivano a maltrattarla in quel modo.

Entrarono in una sala piastrellata che pareva il misto tra una sauna e una sala da visita medica.

Da un lato vi era un vano con una griglia per fare scorrere l’acqua, dei rubinetti e un tubo oltre alla doccia. Le dissero di tenersi su una maniglia che era incastrata nel lato del muro, ne vide una dall’altra parte pure, le ordinarono di porsi con il volto rivolto al muro e di tenersi con un tubo di gomma la annaffiarono facendola spostare di lato e alla fine di dare loro la schiena e di tenersi ad entrambe le maniglie, le colpivano volutamente le natiche il getto era piuttosto violento. Infine la vollero di fronte sempre tenendosi alle maniglie, le ordinarono di aprire le gambe e iniziarono a colpire con il getto prima un seno poi l’altro e alla fine le ordinarono di piegare le gambe e spingere in avanti il pube e la colpirono sulla vulva indifesa che lei era costretta a presentare alle sue aguzzine. Terminato il trattamento la fecero asciugare con u telo morbido di spugna che era anche profumato ma fu un momento di brevissimo sollievo, glielo tolsero malamente, e la fecero mettere contro una parete, le fecero delle foto davanti di profilo di dietro.

Poi la costrinsero a salire su un lettino ginecologico, la legarono con le cosce ben divaricate, e iniziarono a spuntarle i peli delle ascelle con le forbici, e alla fine con una crema depilatoria eliminarono ogni residuo di peli, poi accorciarono con la forbice i peli del pube, era sempre più offerta agli sguardi rapaci delle due, che commentavano quanto fosse oscena con la fica aperta, e manipolandola al fine di eccitarla e malgrado la paura o proprio per questa Gloria con sua somma vergogna sentiva la sua fichetta aprirsi.

Le giovani donne facevano sempre commenti sull’evidente uso a cui sarebbe stata destinata: “ queste borghesi sono delle gran porche, vanno in giro come delle gran signore e guardano la povera gente dall’alto in basso ma poi basta metterle a gambe larghe e si bagnano come delle troie, sono delle puttane naturali, alcune non lo sanno ma non ci vuole molto per rivelare la loro vera natura”.

Gloria si chiedeva come potessero due donne trattare con tanto disprezzo un’altra donna, non rendersi conto della sua dignità calpestata, e soprattutto che anche lei come molte altre non aveva nessun controllo del suo destino.

La depilarono per bene togliendole qualsiasi residuo di peli e lasciandola nuda e liscia come non lo era mai stata se non da bambina. In questo modo si sentiva particolarmente vulnerabile ed esposta, e malgrado le lacrime che le colavano sulle guance non poteva impedirsi di sentire un malsano turbamento per quello che era costretta a subire, e loro lo sapevano e lo vedevano da come la sua fica colava.

La slegarono e la fecero alzare, ma solo per rimetterla sul lettino a pancia in giù, le fecero un clistere e la costrinsero ad evacuare di fronte a loro, mai in tutta la sua vita aveva pensato di poter subire una simile umiliazione. Rossa di vergogna e piangente la fecero distendere nuovamente sul lettino a pancia in giù,ma questa volta legarono nuovamente, e allora arrivò la Baronessa. Chiese se era tutto a posto, e le due risposero che era stata depilata e clisterizzata.

Una delle ragazze le salì sul dorso e le aprì le natiche, poi sentì un bruciore all’interno del solco, poco più su dell’ano, un posto dove la carne è particolarmente sensibile.

Un urlo le uscì dalla gola fino a perdersi e a lasciarla piangente e senza fiato, la Baronessa le applicò subito una sostanza sulla bruciatura e le fece una iniezione per calmare il dolore.

Dopo un po’ la slegarono, e le permisero di rialzarsi, su una tavoletta di compensato, la Baronessa aveva impresso con il ferro il segno che lei aveva adesso nel solco delle natiche.

Glielo fece vedere e vide un numero impresso il numero “diciotto”, e sotto un logo rettangolare che aveva al suo interno una B.

Adesso sei la numero diciotto, questa è il tuo nome di schiava, con questo numero sarai interpellata e convocata.

La ri-fotografarono nella sua nuova versione adesso che era depilata in varie pose sempre più esplicite nel mostrare le sue parti intime, il logo che le era stato impresso, l’interno del sesso e della bocca.

La Baronessa le spiegò visto che era nuova che lei ora era una mercanzia di proprietà del Signor Bruno Malinteso, e come tale era stata marchiata, era solo una proprietà come la sua macchina o qualsiasi altro oggetto.

Era la sua diciottesima, schiava marchiata, ne aveva altre ma lei era stata selezionata per i clienti particolari, avrebbe avuto sempre un ruolo di sottomessa e quando un padrone o una padrona la richiedeva scegliendola dal catalogo, poteva una volta che era al loro cospetto verificare il suo numero di identificazione e sapeva anche grazie a quel marchio che poteva esigere da lei qualsiasi cosa.

Le sue due guardiane la condussero fino ad una cella, dentro vi era una branda con un materasso due coperte, una turca in fondo alla cella, con un tubo per la doccia sopra alla turca, un tavolino, uno sgabello, e le consegnarono una gamella metallica un cucchiaio e una forchetta, le fecero indossare una tunica bianca, e le ordinarono di stare in piedi al centro della stanza in attesa, in ginocchio con le mani dietro la schiena, il busto eretto, in questa posizione riceverai gli ordini, ma per salutarci noi come la Padrona quando sarai al suo cospetto ti prosternerai, con la fronte a terra, la differenza è che con noi potrai raddrizzarti una volta reso omaggio mentre con la Padrona guai a te se ti raddrizzi senza averne ricevuto l’ordine.

Poco dopo giunse un’altra donna questa però era quasi nuda, aveva un grembiulino bianco ricamato che le copriva a malapena il pube, e risaliva a coprire i seni solo parzialmente e andava a passare con una fettuccia dietro la nuca.

Portava capelli cortissimi, e aveva un collarino di cuoio rosso, le riempì la gamella di minestrone, e poi si allontanò.

Le dissero di mangiare avrebbe riposato tutto il giorno e solo l’indomani avrebbe iniziato il suo addestramento.

Gloria mangiò sotto la sorveglianza delle sue guardiane, poi appena ebbe finito, le permisero di coricarsi, la cella era riscaldata, e quindi non temeva troppo il freddo, la coprirono prima di andarsene, sentì il catenaccio che scorreva e rimase nel silenzio spensero la luce, e lei si addormentò, quasi certamente c’era un narcotico nel cibo.

Dormì profondamente e quando si svegliò non sapeva se era mattina o sera, ne se era già arrivato il giorno successivo aveva oramai perso la cognizione del tempo.

Era immersa nel buio e non vi erano finestre, rimase nel letto non sapendo cosa fare d’altro, alzarsi era inutile, eppure se avesse avuto un po’ di luce sarebbe andata al bagno ne sentiva la necessità.

Alla fine non riuscendo più a trattenersi si alzò e a tentoni cercando di rammentare la posizione avanzando prima un piede e poi l’altro cercò di arrivare alla tazza alla turca, vi salì sopra e si accovacciò, aveva sollevato la sua camicia da notte e trovò con i piedi gli appositi punti previsti e si liberò la vescica, e poi anche rilassò gli sfinteri, liberandosi finalmente l’intestino, certo il minestrone del giorno prima aveva fatto il suo giro, e quindi intuì che doveva essere mattina.

Restando accucciata si tolse la camiciola e la gettò sul letto, poi si sollevò lentamente trovò la catena dello sciacquone, e infine non avendo carta igienica decise di lavarsi con la doccia, trovò la manopola e aprì la doccia, il getto era gelato, ma piuttosto che rimanere sporca, si inchinò un po’ in avanti facendo sì che il getto le scorresse lungo il solco delle natiche, poi quando ritenne avesse pulito il più si passò una mano per ripulire al meglio raccogliendo l’acqua e indirizzandola meglio nel solco per raggiungere l’ano.

Fu in quella posizione che si accese la luce e udì il catenaccio scorrere, e le due guardiane entrare.

“Ebbene numero diciotto, siamo già sveglie?” disse una e l’altra proseguì con “Non si viene a salutare come previsto le proprie padrone?”.

Gloria rammentava il discorso fattole il giorno prima e allora rassegnata e grondante bagnata come era scese dalla tazza e si andò ad inginocchiare a terra, ma le due non erano soddisfatte le dissero di mettersi con la faccia a terra prosternata, Gloria eseguì, abbassando il volto a terra una le prese le braccia e gliele allargò, in questo modo Gloria dovette appoggiare una guancia a terra voltando la testa da un lato. Una delle due andò a verificare il solco delle natiche di Gloria, e le disse: “ dobbiamo farti un altro clistere per essere sicure che sei pulita” la fecero alzare a cocenti sculaccioni la riportarono fino alla sala del giorno prima la lavarono dentro e fuori, ed infine, le permisero di alzarsi, era stata in ginocchio e aveva subito il clistere e si era librata davanti a loro che la deridevano in continuazione. Le raccolsero i capelli in una crocchia in modo che il suo viso non venisse coperto dalle chiome.

Le trovarono un guinzaglio da cani, molto spesso e alto glielo misero costringendola a tenere il volto ben alto, non avrebbe potuto abbassarlo in nessun momento malgrado la vergogna, era rossa in volto, e avrebbe voluto sprofondare nuda depilata nelle mani di due aguzzine che la trattavano alla stregua di un animale, la costrinsero a precederle, doveva tenere le mani sulla nuca, e alzare le gambe nel camminare e appena cedeva il passo le arrivavano sonori sculaccioni, le pacche rimbombavano nel silenzio del corridoio.

Arrivarono fino su nella sala dove la Baronessa l’attendeva, comodamente seduta nel salotto, e appena fu entrata le due la condussero fino al cospetto della donna e lì dovette prosternarsi con il volto a terra e non muoversi da quella posizione.

 

 

 

 

Gloria o meglio numero diciotto era a terra, con un colpo secco sulle natiche una delle sue guardiane la sospinse verso la Baronessa e la costrinse a poggiare le labbra sulle scarpe della donna per baciarle, le spiegarono che doveva assimilare bene quali erano le dimostrazioni di sottomissione gradire dai padroni o dalle padrone.

Oramai non aveva scelta, poteva dopo aver rinunciato alla sua dignità discutere di cosa si pretendeva da lei, che senso avrebbe avuto se non quello di mettere in pericolo la vita di suo marito o addirittura di suo figlio.

Quale madre non accetterebbe anche la peggiore delle umiliazioni per il proprio figlio?

Si sapeva che avrebbe obbedito ad ogni ordine accettando ogni ingiuria, perché amava suo marito ma ancora di più suo figlio.

Lei si sacrificava come facevano i martiri cristiani all’inizio della loro era, duemila anni fa non avevano forse subito le peggiori infamie ma si erano mantenuti saldi nella loro fede, ebbene ora lei si sacrificava per i suoi familiari che importanza aveva se la umiliavano.

Magda le disse di restare in quella posizione e ordinò a una delle due guardiane di frustarla sulle natiche.

Gloria strinse le natiche involontariamente per la paura ma nulla accadde era tesa come se stesse per rompersi e teneva gli occhi chiusi, dopo un tempo interminabile appena rilasciò i muscoli udì un sibilo e la frusta si abbatté sulle sue natiche protese, offerte al morso della correggia, un urlo le uscì spontaneo dalla gola spalancò la bocca, e cercò di prendere aria perché si era sentita come se i suoi polmoni si fossero svuotati.

Il seguito dei colpi si abbatté in rapida successione ma si lamentò solo con mugolii senza più urlare le diedero sei colpi, poi Magda fermò il braccio della guardiana.

Ordinò a Gloria di mettersi sulla schiena: “numero diciotto girati e stenditi sulla schiena, gambe ben divaricate, solleva un po’ le ginocchia da brava”.

Gloria obbediva sottomessa alla voce della padrona, poi Magda le si sistemò sopra la testa a gambe divaricate sollevò la gonna sotto non portava nulla si piegò fino a quando il suo inguine non fu sopra la bocca di Gloria e le ordinò perentoriamente: “avanti rendi omaggio alla tua padrona e fammi godere, altrimenti sarà peggio per te, chiaro numero diciotto?”.

“si signora” e Gloria protese la lingua cercando di fare del suo meglio nel leccare la fica di quella donna, lei che non era abituata a queste pratiche per un attimo si sentì l’odore che la fece sentire come un senso di nausea ma poi si fece forza e si tuffò con la bocca su quel sesso spalancato rorido di umori.

Lo fece con la forza della disperazione oramai Magda stava godendo perché si era seduta sulla sua faccia.

Nel frattempo una delle altre due le stava toccando il sesso masturbandola e lei malgrado tutto agitava il bacino per andare ad incontrare le dita della sua aguzzina nella speranza di trovare sollievo nell’orgasmo.

anche Gloria raggiunse l’orgasmo, manipolata da una delle due aguzzine e rimase senza fiato.

Aveva goduto contestualmente alla Baronessa, e adesso avrebbe desiderato solo un po’ di tenerezza, ma ad una schiava che era stata marchiata a fuoco, e che era solo un numero non sarebbe stato concesso questo privilegio.

Magda al osservava dominandola in piedi davanti a lei, era stata felice di trovare una allieva promettente, ma adesso il suo addestramento doveva proseguire.

Venne fatta raddrizzare e costretta a ringraziare la padrona di averle concesso di godere, Gloria si umiliò di nuovo andando a baciare le scarpe della padrona e ringraziandola di averla fatta godere.

Magda ordinò che venisse condotta al maneggio e cominciasse a fare un po’ di pratica con il dressage, sarebbe una magnifica puledra per il mio calesse se potessi tenerla.

Le due giovani fecero mettere Gloria a carponi e la fecero avanzare verso l’uscita.

La condussero all’aperto e attraversato un cortile andarono in direzione di un  capannone che si trovava sul retro della residenza.

Appena en ebbero varcato la soglia si accorse che era una vera e propria pista per il dressage dei cavalli, ma i cavalli erano solo composti da schiave e schiavi imbragati con finimenti di cuoio, che trottavano sotto la sorveglianza di un maestro di equitazione in uniforme stivali pantaloni da cavallerizzo giacca rossa e in mano una lunga frusta da dressage.

C’erano due ragazze che formavano una pariglia, un’altra era invece legata ad una staccionata in attesa, stava mangiando una mela e bevendo da una ciotola a terra come una vera cavalla, due uomini invece anche loro da un’altra parte stavano marciando al passo sollevando le ginocchia ad angolo retto, dietro loro un giovane con una frusta gli dava il passo.

Il maestro invece era seduto su uno sgabello umano, un giovane uomo in ginocchio, gli faceva da sedile.

Gloria venne condotta nella selleria, le trovarono dei stivaletti con le suole di metallo, la calzarono le misero una specie di capezzina che le circondava le tempie e passava sopra la testa aveva una correggia che passava sotto il mento e una dalla fronte intorno alla testa, le misero un morso in gomma in bocca aveva forma fallica, ed era forato al centro forse per aiutare a fare passare l’aria.

Lo fissarono alla capezza, e poi le misero una imbracatura che era agganciata al suo collare una correggia che scendeva tra i seni una dietro sulla schiena una cintura intorno alla vita, una delle ragazze disse: “ fissala solo così niente coda non è ancora abituata”.

Uscirono e arrivarono davanti al maestro e gli presentarono la numero diciotto, l’uomo magro dal viso incavato gli occhi severi e scuri, le diede un’occhiata e poi chiese: “come mai non ha la coda?”. Ordine della Baronessa rispose una delle due, allora Gloria si guardò intorno meglio cercando di capire se gli altri avevano la coda ed in effetti lei presa dalla situazione non aveva notato che tutti donne e uomini sottomessi avevano la coda e non fu difficile immaginare come era fissata.

Guardò il ragazzo che stava in ginocchio a fungere da sedile e siccome era di spalle rispetto a lei notò che la coda era fissata a quello che doveva essere una specie di fallo artificiale e abbastanza grosso da come teneva aperte le chiappe del giovane, quella visione le diede un brivido di eccitazione, e arrossì immediatamente per questo fatto.

Venne fatta aggregare alla pariglie la misero dietro una delle due fissata a quella davanti con delle cinture che partivano dal collare al collare dell’altra davanti.

Passarono delle redini intorno a degli anelli che erano fissati al suo bavaglio a forma di fallo e poi le dissero che doveva camminare al passo con le sue compagne e di alzare bene le ginocchia.

Fecero un giro intero del maneggio e Gloria si sentiva praticamente trascinata, dalle altre due, e spesso perdeva il passo e ogni vota puntuale le arrivava una frustata.

Fecero il giro del maneggio per una mezz’ora passando dal passo al trotto, alzando sempre bene le ginocchia.

Vide che anche gli uomini seguivano un allenamento simile, e quando le slegarono le portarono alla staccionata, il maestro stava facendo i complimenti ad uno dei ragazzi cavallo, il quale aveva il pene teso e duro, lo fece appoggiare alla staccionata dove lo legò in modo che restasse con il ventre ben proteso, gli diede da bere, da una scodella dell’acqua, e chiamò l’altro schiavo che aveva usato come sedile e gli ordinò di fare godere il suo stallone, l’altro obbediente si inginocchio davanti al ragazzo e prese in bocca ilsuo pene facendolo gemere e lo succhiò con passione.

Gloria dovette attendere il suo turno pensava che sarebbe stata legata alla staccionata ma invece venne lasciata libera, e dopo che si fu dissetata venne obbligata a leccare la vulva esposta delle altre due ragazze come stava facendo l’altro schiavo con il maschio. Si diceva che era assurdo che le donen si leccassero tra di loro e gli uomini tra di loro, forse era un modo per domarli meglio e fare loro perdere la loro identità.

Quando ebbe finito il suo compito e fatto godere le sue due compagne di giochi equestri tornarono le sue due aguzzine e la ripresero in consegna. Le tolsero la bardatura e la lavarono con una canna dell’acqua come se fosse un animale poi l’asciugarono e attraversarono la corte fino alla villa, dove la condussero fino ad una sala che pareva fatta per l’istruzione delle ballerine con degli specchi e dei poggiavano lungo tutta la parete interna mentre una enorme vetrata faceva entrare la luce naturale.

C’erano due donne presenti, una carina con i capelli biondi raccolti in una treccia e con un corpo atletico, e un’altra assai normale niente di appariscente molto normale fianchi larghi seno pesante aveva circa una trentina d’anni e pareva una massaia normale come se ne vedono tante.

La prima era con le mani dietro la schiena ammanettate e teneva le gambe ben aperte guardandosi allo specchio, l’altra era in ginocchio legata in modo da non poter cambiare posizione con le cosce spalancate, entrambe erano depilate appena le fu vicina vide che la “bionda” aveva dei pesi ai capezzoli, e anche alle grandi labbra attaccati a degli anelli, l’altra aveva un cartello al collo, con scritto sottomessa.

Venne messa accanto a queste due fatta inginocchiare le misero una sbarra per costringerla  tenere le gambe aperte e anche a lei misero un cartello al collo con scritto prostituta da vendere al miglior offerente.

Le imposero di continuare a leggere il cartello per almeno una decina di minuti, in continuazione.

Poi le due se ne andarono e la lasciarono lì continuava a guardare il cartello e a leggerlo mentalmente.

Ritornarono dopo una mezz’ora per aggiungere dei pesi agli anelli della bionda che emise un lamento rauco, le fecero ripetere una decina di volte la frase che aveva al collo e poi rammentarono loro che era vietato parlare e le lasciarono sole.

Dopo due ore vennero a riprenderla e si accorsero che la sua vicina la “massaia” aveva pisciato per terra incapace di trattenersi, le imposero quindi di leccare tutto, ma la poveretta resisteva, allora la frustarono fino a quando non cedette e si mise a leccare e ripulire il pavimento dalla sua orina. Era stato uno spettacolo pietoso e umiliante per la poveretta ma le sue pene non erano finite.

La slegarono e la poveretta non riusciva ad alzarsi allora la sollevarono e la legarono alla balaustra e lì presero a frustarla severamente fino a quando la povera donna non crollò, decisero di lasciarla e tolsero i pesi dalla bionda, la quale piangeva per lo sforzo e vedendo come i suoi capezzoli e le sue labbra restavano pendule in modo osceno.

Le fissarono un guinzaglio un altro a Gloria e le portarono via, le condussero alle loro celle non prima di averle lavate perché il supplizio al quale erano sottoposte e la tensione le aveva fatte sudare.

Poi le condussero alle celle dove vennero rifocillate.

Le fecero mangiare e le legarono ognuna alla propria branda nelle rispettive celle.

Dopo qualche ora Gloria sentì che la porta si apriva comparvero le sue aguzzine, la slegarono e le dissero: “ avanti numero diciotto, seguici!”.

Lei docilmente si mise in mezzo alle due che la scortavano lungo un corridoio, poi risalirono la solita rampa di scale e la condussero in un altro lato della grande casa, la condussero in una stanza che era piastrellata, lì una giovane donna molto graziosa in tutto il suo corpo delicato, seni ne grossi ne piccoli giusti vita stretta e fianchi deliziosi armoniosi aveva dei capelli castani chiari e fini grandi occhi da cerbiatta tristi, era nuda in ginocchio e un uomo rozzo, grande e grosso stava dicendo a una donna piuttosto robusta in camice bianco che la sua donna doveva essere addestrata come un cane, doveva venire depilata integralmente e marchiata, quando una si comporta come lei non può più essere considerata un essere umano, il suo padrone non tollera il tradimento e vuole che sia ridotta al rango di animale di usare tutti i mezzi possibili per spezzarla, chiamatela Fifi, non ha più diritto al nome di donna, e lo pronunciò per l’ultima volta Sandra, non ti chiamerai più così sarai la cagnetta Fifì.

 

La donna piangeva silenziosamente, era uno spettacolo avvilente per chiunque, le due aguzzine dissero: “guada bene e con attenzione numero diciotto, adesso la vedi così ma fra poco la vedrai in un altro modo e non la riconoscerai più, e per non perdere tempo ti porteremo a vedere alcune che prima erano esseri umani e adesso sono cagne così saprai cosa accade a chi non obbedisce o tradisce”.

Lasciata la disgraziata fanciulla nelle mani dei suoi torturatori e della sua sventura condussero Gloria fuori, la portarono in un  capanno adiacente al maneggio aprirono una porta l’interno era semibuio, e dovette strizzare gli occhi, una delle due accese la luce, e si sentirono dei lamenti e dei guaiti, dovevano esserci degli animali, appena i suoi occhi si abituarono vide delle gabbie, ma dentro non vi erano animale ma persone donne e uomini che parevano come cani perché nessuno di loro parlava ma guaivano per attirare l’attenzione delle due sorveglianti.

Guarda attentamente numero diciotto questi sono cani, si avvicinarono ad una gabbia, sulla quale c’era il nome Laika, e ne fecero uscire una giovane donna, aveva il cranio rasato portava un anello al naso, le misero un guinzaglio all’anello e la fecero uscire e questa iniziò a fare le feste alle due come se fosse un cane scodinzolando intorno a loro e facendo fuoriuscire la lingua come per leccarle aveva abdicato alla sua umanità.

La portarono vicino alla porta e le diedero da bere, le dissero: “la mia cagnetta ha fame poverina ma non è ancora ora di mangiare adesso farà la brava, bevi e poi andiamo alla monta” sentendo quelle parole iniziò a piagnucolare con dei guaiti che parevano proprio quelli di un cane, e lacrime le colarono dagli occhi, una delle due aguzzine accarezzandola le disse: “mia piccola se non fai la brava sarà molto peggio, ti piegherai per bene capito?” e la cagnetta per dimostrare la sua sottomissione leccò le mani e i piedi della padrona.

La portarono in una stanza accanto dove c’erano dei cani veri ne tirarono fuori uno che aveva il pene in tiro rosso acceso alla vista della donna terrorizzata la quale docilmente si girò mettendosi nella posizione migliore per essere coperta, e attese con le natiche perfettamente divaricate il cane un bel cane misto tra un collie e un lupo la montò impaziente coprendola e affondando in lei fino a godere dentro la donna che gemette di dolore di vergogna e forse di piacere.

Poi la lavarono con una semplice canna dell’acqua e la riportarono alla sua gabbia e le riempirono la ciotola di cibo. Gloria era rimasta estremamente scioccata dalla scena, l’orrore le si era dipinto sul volto. 

Venne riportata in cella e legata alla sua branda, la più giovane delle due chiese “perché non continuiamo con l’addestramento?” l’altra le rispose: “adesso la lasciamo meditare su quello che ha visto, anche questo è addestramento”.

 

 

 

Gloria rimasta sola nella cella, legata nuda, poteva adesso pensare al livello di perversione a cui era esposta, purtroppo non poteva nemmeno pensare di toccare il fondo in quel modo, e se anche lei in un momento di debolezza avesse commesso un errore e venisse consegnata a questa gente per essere addestrata come una cagna.

Sentì un enorme stanchezza mentale e fisica invaderla, e alla fine si addormentò prostrata come per difendersi dai tormenti. Ma il sonno era popolato da incubi in cui non poteva trovare il giusto riposo, si ridestò in un bagno di sudore era buio e sentiva freddo.

Si lamentò e pianse chiamando aiuto, perché il buio le faceva sentire una specie di angoscia soffocante.

Qualcuno aprì la porta la luce dall’esterno permise a Gloria di vedere una delle due aguzzine si affacciò nel vano e chiese: “che cosa c’è numero 18”.

Gloria allora molto abilmente supplicò la donna: “la prego signorina sono tutta sudata, ho avuto un incubo, può aiutarmi la prego”.

La donna le si avvicinò e constatò che diceva la verità, le chiese come mai se non stava bene allora Gloria le spiegò di essere sconvolta, e di aver fatto un sogno orribile in cui le pareva che le pareti la schiacciassero, la giovane aguzzina prese atto che non poteva lasciarla così bagnata poteva prendere freddo inutilmente, e la slegò, accompagnandola a fare una doccia calda sotto il suo sguardo.

Gloria le fu grata di potersi lavare e asciugare, poi la ricondusse in cella e le cambiò le lenzuola, così sarebbe stata all’asciutto.

La legò e la coprì con la coperta prima di uscire, e le accese un lumino, in modo che non restasse nel buio.

Gloria oramai aveva il timore di addormentarsi. Un paio d’ore dopo la portarono a cenare nel salone refettorio dove erano sedute altre schiave sempre nuda, si accomodò su una panca lungo la parete e le venne servito da mangiare, un filetto e dell’insalata.

Le due donne sorvegliavano che tutte rimanessero in silenzio senza parlare tra di loro, come era stato loro imposto e come era scritto su un cartello sulla parete della mensa di fronte a loro.

C’era la bionda che si presentò in un momento in cui le due sorveglianti erano distratte dicendo di chiamarsi Ingrid e Luana l’altra massaia che aveva dovuto leccare l’urina dal pavimento nella sala da ballo.

Era sera e con altre schiave che non avevano ancora visto prima, vennero condotte alla fine della cena in un grande salone dove c’erano delle persone che attendevano comodamente sedute sui divani, loro avrebbero dovuto disporsi lungo la parete e andare da colui o colei che le avrebbe richieste.

Gloria si mise lungo la parete e attese con le mani dietro la schiena come tutte le altre.

Quando la Baronessa entrò, le due sorveglianti che scoprì si chiamavano Maria la più grande e Tania la più giovane, ordinarono alle schiave di inginocchiarsi per salutare l’ingresso della Baronessa.

Tutte assunsero la posizione prostrata con il volto a terra poi quando la Baronessa si accomodò sulla poltrona a lei riservata si sollevarono rimanendo in ginocchio con le cosce divaricate sedute sui talloni e con le mani dietro la schiena, in questa posizione i loro sessi erano perfettamente esposti e la depilazione intima ne accentuava, ne accentuava lo spettacolo osceno o eccitante a seconda dell’interpretazione. Per Gloria era un trovarsi così esposta una fonte di vergogna e certo anche per le altre donne sottomesse alla rigida etichetta imposta dalla Baronessa.

Alcune di loro che portavano una crestina ed un grembiulino che non copriva per niente le parti intime ma aveva solo lo scopo di evidenziarle essendo molto ridotto, passavano dai divani degli ospiti con vassoi di bevande e stuzzichini.

Fecero condurre anche alcuni giovani schiavi che erano in erezione e furono fatti disporre sulla parete d’angolo rispetto alle donne, e Gloria poteva solo osservare alcuni di loro dalla sua posizione, malgrado tutto non riusciva a staccare lo sguardo dai loro sessi eretti ed enormi, perché quei ragazzi erano tutti ben dotati.

Dopo un po’ alcuni degli ospiti chiesero alle due sorveglianti  di avere o delle schiave o degli schiavi e quelle prelevavano quello o quella richiesti e carponi li conducevano fino all’ospite che li aveva richiesti.

Lei venne condotta dalla Baronessa, la quale la fece inginocchiare accanto a se, e le accarezzò la testa prendendole una ciocca di capelli in mano, e saggiandoli come fossero di seta, passandoci sopra le dita.

Non le disse nulla, ma continuava a giocare con i suoi capelli, nel frattempo Gloria curiosa continuava a sbirciare cosa facevano gli altri e vide le sue compagne/i di sottomissione chi seduto sulle ginocchia di un padrone o di una padrona, chi come lei, ai suoi piedi, in ginocchio.

Quando sentì delle grida di dolore Gloria ebbe un fremito di paura e la baronessa se ne accorse, e chinatasi su di lei le sussurrò all’orecchio: “ non aver paura piccola, vedrai assisterai ad uno spettacolo questa sera, servirà egregiamente alla tua educazione, e so che ti resterà impresso per sempre”.

Oltre a delle grida di una donna iniziò ad udire anche dei latrati di cani, un brivido la percorse lungo la schiena immaginando a cosa avrebbe dovuto assistere, un’altra donna sottoposta all’orribile accoppiamento con degli animali e poverini, forse non erano loro le vere bestie ma chi le aveva costrette a subire quegli accoppiamenti.

Vide entrare carponi la giovane donna che si chiamava Sandra e che aveva visto quel giorno, e che le avevano detto sarebbe stata trasformata in cagna, era stata rasata totalmente, portava un collare da cane molto più alto di quelli che avevano loro, aveva polsiere, e cavigliere di cuoio, delle catene collegavano le polsiere alle cavigliere, costringendola ad avanzare prima con la gamba destra e il braccio destro, e poi sinistro con la sinistra, in questo modo avanzava dondolando destra e sinistra.

La donna aveva dei seni piccoli e sodi, perciò, non si sballottavano ma erano perfettamente fermi.

Venne condotta fino al centro della sala, dove era stata predisposta una pedana, lì vennero slacciate le catene, ma solo per fissarla a delle altre che pendevano dal soffitto e a degli anelli, che erano fissati sulla pedana.

Arrivarono anche i cani condotti dai loro istruttori, erano dei pastori tedeschi che di certo erano addestrati per montare le donne, e tiravano sul guinzaglio alla ricerca di donne con i musi teso ora verso l’una ora verso l’altra.

Vennero portati  vicino alla giovane e arrivarono a farle sentire il loro fiato sulle gambe e i due conducenti dei cani dissero alla poveretta ecco questi sono i tuoi amanti da questa sera. La giovane urlò e scoppiò in un pianto irrefrenabile, supplicava di essere risparmiata, era veramente straziante sentirla.

Forse il suo padrone che aveva voluto costringerla a questa orribile punizione, era presente perché pareva che le sue suppliche fossero rivolte a qualcuno che era presente ma che Gloria non poteva vedere.

Ad un certo punto, ad un cenno della Baronessa fu Maria ad avvicinarsi alla giovane che continuava a lamentarsi e aveva in mano una lunga frusta di cuoio con la quale iniziò a percuotere la giovane dalle spalle alle cosce.

Agiva con lentezza, adesso la giovane non si lamentava più cercava di resistere alla terribile fustigazione a cui veniva sottoposta.

Le affibbiò cinquanta colpi, con precisione creandole delle strisce rosse abbastanza regolari, quasi parallele le une alle altre.

La giovane non era svenuta ma era prostrata oramai si era lasciata andare tutto il peso gravava sui polsi era incapace di sostenersi sulle gambe, le forze l’avevano abbandonata pur essendo cosciente.

Tania le si avvicinò e le mise di Sali sotto il naso per farla riprendere, Sandra tossì, e si riscosse, la slegarono e dovettero sostenerla, la legarono in ginocchio di nuovo con le catene e le misero una sbarra a tenerle le gambe divaricate.

Una delle due le passò una sostanza sulle ferite provocate dalla frusta poi le mise una specie di mantellina di plastica simile a quelle per in cani quando vanno a passeggio nelle giornate di pioggia.

Era una mantellina che lasciava scoperte solo le parti intime e tutto il resto era protetto, forse perché dovendo farla montare dai cani non volevano che essendo ferita dalla frusta rischiasse di infettarsi.

Appena fu sistemata, venne condotto uno dei due cani, il quale tirava sul guinzaglio in direzione della bella Sandra, sapeva già quale sarebbe stata la sua preda.

Quando le fu vicino inizialmente le annusò il posteriore poi vi passò la lingua, e si udì un lamento stanco e disperato della povera Sandra, la quale non aveva più l’energia necessaria per urlare più forte la propria disperazione.

Il cane leccava avidamente la fica della povera suppliziata, e aveva il pene in erezione rosso e lungo, appena il suo conduttore gli allentò il guinzaglio salì sulla schiena della ragazza, e si issò fino a essere vicino all’ingresso della vulva, l’uomo lo trattenne e Tania passò una mano sul taglio della donna che era asciutto, allora lubrificò l’ingresso con del grasso aveva in mano una scatoletta, e poi aiutò il pastore tedesco a trovare l’ingresso, appena appoggiato il cane spinse sprofondando nel sesso della donna che trovò la forza di lanciare un urlo, era un urlo così lancinante da mettere un senso di terrore nell’animo di chiunque pensò gloria sentendosi spaventata, ma non certo nei loro aguzzini che parevano gioire dell’osceno spettacolo.

Il cane la montava con una foga e una intensità da farla tremare e gemere di dolore, anche il fatto che le pesasse sulla schiena frustata doveva provocare non poco dolore alla povera Sandra, e infatti i suoi gemiti adesso erano non solo di orrore per quanto le accadeva ma anche per il dolore che quella monta le provocava fisicamente.

Il cane procedeva nel suo compito che pareva gradire in modo particolare, e si vedeva che gli piaceva, arrivò presto per lui l’orgasmo e si scaricò dentro al ventre della schiava.

Appena si fermò ed ebbe gli ultimi sussulti di piacere, l’altro cane era stato fatto entrare, uscì il primo e subito venne sostituito dal secondo, il quale annusò prima il culo di Sandra e poi le saltò letteralmente addosso, perfettamente addestrato, la montò trovando immediatamente la strada già aperta dal suo compagno e lubrificata a dovere. Fu molto più potente del primo forse eccitato e anche più rapido nel raggiungere il piacere, e la povera Sandra lo subì oramai senza un lamento forse le forze erano venute meno o la rassegnazione chi lo sa, aveva totalmente smesso di lamentarsi.

Quando il secondo cane le si scaricò nel sesso lei fremeva forse stava godendo a causa della stimolazione non si poteva dire, ma di certo da  lei non ci si poteva attendere più nessuna resistenza per quella sera, era forse totalmente domata.

Gloria era sconvolta e piangeva per l’orrore che l’altra era stata costretta a subire.

Quando tutto fu finito, i cani vennero allontanati, e a Sandra venne tolta la sbarra in modo da poterla fare muovere e venne rispogliata della sua mantellina, il suo sguardo era perso nel vuoto come se oramai non fosse più presente o cosciente ma un essere che sia impazzito, era difficile da stabilire, di certo non emetteva più alcun lamento.

Quando fu portata davanti ad un uomo Maria che la conduceva le fece abbassare la testa sulle scarpe dell’uomo e le ordinò di leccare, e la povera Sandra leccò le scarpe dell’uomo senza fiatare, e con devozione, era chiaro che quanto aveva subito aveva spezzato qualcosa in lei, non c’era il lei nessun atteggiamento umano nel come si sottometteva.

Era diventata una cagna come volevano i suoi  padroni e non si sarebbe più ribellata, considerato che ogni ribellione avrebbe significato peggiorare le punizioni.

A quel punto venne condotta via e venne portato un giovane schivo che fu legato sulla pedana e subì una punizione altrettanto dura di quella di Sandra, e al termine venne condotto davanti ad una giovane donna alla quale promise eterna obbedienza.

La Baronessa spiegò a bassa voce a Gloria che quella era la moglie e lui l’aveva tradita, era stato condotto lì da lei per essere rieducato e adesso dopo tre mesi di addestramento era diventato pronto per rientrare a casa con la moglie, e per esserle fedele per il resto della vita.

La Baronessa si alzò impugnando il guinzaglio e costringendo Gloria ad alzarsi, e le sussurrò: “adesso ti voglio in piedi non perché io abbia pietà di te o rispetto, ma solo perché voglio che tutti ti ammirino bene e muoiano d’invidia sapendo che passerai la notte con me”. E tendo il guinzaglio passò a salutare tutti i suoi ospiti informandoli che si ritirava, e Gloria con gli occhi bassi e la testa alta a causa del collare la seguiva docilmente.

Arrivarono alla stanza della Baronessa, una delle due sorveglianti, la Tania le aveva seguite, e la Baronessa le disse di preparare e istruire la schiava sui suoi doveri in camera da letto.

Tania allora portò Gloria nella sala da bagno la fece rinfrescare e le spiegò come doveva comportarsi con la padrone e appena ebbe finito la ricondusse nella stanza le slacciò il collare e la lasciò vicino alla porta e se ne andò, lasciando Gloria da sola con la Baronessa, la quale si era distesa sul letto e indossava una vaporosa camicia da notte nera e attendeva lasciva la schiava.

Appena sole Gloria s’inginocchiò e si avvicinò carponi, posò le labbra davanti al letto poi baciò il letto sulla coperta prima di salirvi e infine quando fu sopra baciò il letto nuovamente davanti alla sua padrona.

Si avvicinò come una gattina baciando i piedi e sollevando con le labbra la vestaglia e appena scopriva un lembo lasciava la vestaglia e baciva la padrona sulla pelle fino a che non risalì lungo le gambe.

Arrivata al pube, sollevò la vestaglia con le labbra denudando tutto il ventre, la Baronessa aveva un pube dal folto pelo nero che ben incorniciava il suo pube dal quale proveniva un odore di sesso eccitato, e Gloria si rese conto che faceva un grande effetto si agli uomini che alle donne, e questo le fece intuire che non era solo una schiava ma qualcosa di più, lei era il modo per i dominatori di giungere al piacere e senza di lei essi non erano nulla.

Quando la Baronessa fu nuda Gloria iniziò a baciarla sul collo e allora la Baronessa che già ansimava le prese il volto e la baciò sulla bocca la sua lingua si impossessò della bocca di Gloria e quest’ultima si abbandonò come sapeva che l’altra desiderava e si scambiarono la saliva poi fu un groviglio di corpi che si allacciavano non c’era una schiava e una padrona ma solo due esseri desiderosi di darsi piacere, fu una notte in cui gli amplessi si moltiplicarono fino a quando non crollarono esauste l’una nelle braccia dell’altra e la Baronessa tenne stretta Gloria nelle sue braccia come timorosa di perderla, e forse avrebbe tanto desiderato che non se ne andasse da lei, e per come si erano amate in quella notte Gloria ebbe il sospetto che la severa Baronessa si fosse incapricciata di lei.

 

 

 

alla mattina al suo risveglio Gloria era ancora nel letto di Magda, che la teneva stretta a se.

Cercò di staccarsi, e così facendo svegliò Magda, che si stirò come una gatta, aprì gli occhi, e Gloria si immobilizzò in timorosa attesa, di averla fatta arrabbiare.

Magda le sorrise, e le chiese: “ allora la mia piccola schiavetta si è goduta la notte con me, ti è piaciuto?”.

“si signora” rispose in tono sommesso Gloria, e si abbandonò tra le braccia tese di Magda che voleva stringerla le loro bocche si unirono, Magda pareva voracemente affamate della bocca di Gloria.

Alla fine si staccò con un gesto di stizza, e la fece alzare, trascinandosela in bagno , si misero sotto la doccia e Magda iniziò a lavare Gloria, con attenzione, usando una spugna e insaponandola con delicatezza. Metteva una tale dolcezza in questa operazione da lasciare Gloria confusa, questa donna che addestrava schiave e le faceva perdere il senso del pudore trasformandole in animali corrompendo le loro menti al punto che non sapevano nemmeno loro cosa erano in realtà, si stava mostrando così dolce e delicata come un’amante.

Temeva che tutto questo nascondesse un tranello, e quindi era tesa, Magda se ne accorse, e le disse: “rilassati piccola, questa mattina non hai nulla da temere, sarai esposta solo stasera, e sarà dura, perché quell’animale di Bruno ti vuole domata come si deve”.

Ansiosa Gloria osò chiedere di cosa si trattava: “Ma cosa volete farmi ancora che non mi abbiate fatto?”.

“Tesoro vuole che la tua iniziazione sia fatta con un gruppo di uomini, ne avrai almeno una ventina da soddisfare in una notte”.

Si rese conto che il suo calvario era solo all’inizio, venti uomini in una notte era una cosa esagerata, lei che dopo uno o due era piuttosto provata, e chissa con quale specie di individui, rimase con i suoi pensieri che le procuravano una certa ansia dalla quale Magda cercò di tirarla fuori facendole fare l’amore il più dolcemente possibile, dentro la doccia, dopodiché l’asciugò con tenerezza e la accompagno in camera da letto e le disse che per quel giorno sarebbe rimasta lì a riposare per la nottata che l’attendeva.

Pranzarono assieme nella stanza di Magda e Gloria per la prima volta si rilassò vedendo che la terribile Baronessa la trattava da donna e non da schiava.

Potè così sapere che era stata iniziata dal marito alla sottomissione ed era stata la sua schiava per molti anni, poi aveva conosciuto dei suoi amici con i quali lui la costringeva a sottomettersi e anche altre donne, alla fine per dare una svolta ai loro giochi sempre uguali, la  incaricò di corteggiare e sedurre una donna che a lui piaceva e che era bi-sessuale ma che non aveva mai voluto cedergli, e così con costei lei ebbe un ruolo attivo, divenne dominatrice costringendo la sua nuova a mante a sottomettersi e a concedersi a suo marito.

Da allora era divenuta la complice del marito, e gli procurava giovani donne dopo averle sedotte lei, o che lui seduceva gliele preparava facendone delle schiave, fino al giorno in cui suo marito non ebbe dei problemi finanziari, e così decise di mettere in piedi questa scuola e trovò tramite dei contatti che il marito aveva persone interessate a portare le loro amanti per farli seguire da una vera professionista della dominazione quale era diventata lei.

Poi piano, piano è diventato un business.

Aveva conosciuto Bruno tramite un suo cliente e così questo individuo era divenuto un suo cliente, gli aveva portato tantissime donne da istruire e lei era sempre riuscita nel suo intento di domarle tutte, senza farsi scrupoli, ma la maggior parte delle donne avevano scelto quella vita di loro volontà, fatte salve pochissime eccezioni.

Lei era una di quelle eccezioni e non solo, aveva saputo dell’odioso ricatto a cui era sottoposta, e lei non aveva scelta, o si sottometteva o quella belva avrebbe ucciso sicuramente suo marito, e chissà l’avrebbe separata per sempre da suo figlio e questo tipo di ricatto le risultava ignobile.

“Non sono tenera, e se tu fossi una delle tante troiette e soprattutto non avessi un figlio non mi importerebbe molto di te e del tuo destino, ma ti stai sacrificando per salvare tuo marito e forse anche tuo figlio, e questo tuo sacrificio lo stai affrontando molto coraggiosamente e per questo mi piaci, hai della stoffa e se io mi sono innamorata di te forse, anche la belva si innamorerà e così sarai tu a vincere e ad averlo nelle tue mani, mi piaci e se potrò aiutarti lo farò, ma al momento il miglior aiuto sarà quello di renderti sottomessa il più possibile perciò in attesa di tempi migliori sii una brava schiava”.

Prese la testa di Gloria e la avvicinò alla sua e si baciarono e Gloria ricambiò il suo bacio con trasporto sincero.

Dopo la giornata di riposo alla sera, venne prelevata da Maria e Tania, le fecero indossare un corsetto di seta nera con calze nere, l’avevano profumata come non mai le rifecero il trucco e la condussero in una sala la legarono in piedi sopra un letto alla parete, sentiva il calore del caminetto vicino a se, era bendata e quindi tutti i suoi sensi erano in allerta.

Sentì delle voci un brusio vero e proprio segno che gli invitati erano in arrivo e lei sarebbe stata la Star della serata o la vittima in ogni caso anche se al momento le pareva che la ignorassero era certa di essere al centro delle attenzioni.

Le due sorveglianti erano certamente sempre presenti, e qualche altra donna che serviva gli ospiti perché sentiva commenti e qualche colpo che era di sicuro una manata su qualche natica, stavano bevendo e mangiando, e si gustavano lo spettacolo di lei nuda e incatenata alla parete sopra un letto.

Dopo un tempo che le parve interminabile sentì che tutti si erano zittiti, e la voce di Bruno l’uomo di cui ora era una semplice proprietà parlare di lei.

Commentava il fatto che era un boccone prelibato. “Una borghese di buona famiglia, sposata, e che aveva avuto qualche piccola vicissitudine e adesso è nelle nostre mani, a totale disposizione, è stata addestrata per essere usata e prostituita da me per il piacere di buongustai come voi cari amici, e un simile boccone non poteva essere lasciato libero”.

Ci furono delle risatine da parte dei presenti alle parole di Bruno e poi inizio una specie di conta per stabilire chi avrebbe avuto il piacere di iniziare a gustare questa prelibatezza che era costituita da lei. Essere paragonata ad un boccone da gustare ad essere solo un oggetto di piacere per gli altri non era una cosa che le facesse piacere, ma come ogni volta sentiva il timore di non potersi trattenere era talmente calda e aveva scoperto di amare il sesso e di volerne sempre di più.

Quando venne stabilito chi doveva essere il primo, il quale disse che prima voleva frustarla, allora venne fatta scendere sempre bendata aiutata dalle due sorveglianti ne riconosceva il tocco, spogliata interamente, e messa sul materasso distesa, iniziò a tremare, e sentì il primo colpo, attraverso il ventre, non era stato forte e forse si trattava di una frusta a nove code ma fatte con cuoio morbido e quindi non particolarmente dolorosa.

I colpi iniziarono a cadere sui seni e poi sulle cosce con un certo disordine , di conseguenza non sapeva dove sarebbe caduto alla volta successiva.

Dopo che le ebbe arrossato la pelle per bene l’uomo le salì sopra e cercò di infilarla, era eccitato ma non aveva un pene particolarmente duro, alla fine lei era molto ben lubrificata e così la penetrò e dopo pochissimi colpi le godette dentro, lasciandola inappagata, era uno di quelli semi-impotenti che godono a sottomettere le donne ma perché non riescono a soddisfarle.

Arrivò subito in secondo e questo la infilò subito senza tanti preamboli, e se la godette a lungo pompandola fino a quando non le venne nell’utero con dei getti violenti e abbondanti facendole raggiungere l’orgasmo anche a lei.

Il terzo la fece spostare e venne quindi legata in ginocchio sul letto, in modo da avere le sue parti intime esposte e disponibili sia che si volesse usare la sua vulva che il suo ano.

Infatti uno le si infilò sotto costringendola a sollevare una gamba per scavalcarlo e qualcuno la guidò in modo da infilarla perché era cieca, uno allora arrivò a piazzarsi dietro quindi sarebbe stata presa da due uomini contemporaneamente.

Questi anche erano ben eccitati e una volta dentro di lei dovettero attendere un po’ e si misero a muoversi ma all’inizio non erano sincronizzati, dopo qualche colpo arrivarono a sincronizzarsi e cominciarono una cavalcata incredibile che portò Gloria ad avere diversi brucianti orgasmi, prima che i due le godessero dentro inondandola.

Era sudata e sentiva l’odore del suo sesso e di quello degli uomini che l’avevano posseduta e adesso colava dai suoi buchi lo sperma perché i suoi orifizi erano oscenamente aperti.

Sentì che qualcuno la slegava e le toglieva la benda, era Bruno il suo proprietario, lei attese immobile che le desse degli ordini non osando muoversi.

Lui fece cenno alle due di sollevarla e di farla alzare, la accompagnarono al bagno e le permisero di sciacquarsi, poi la riportarono nella sala e vide che c’erano una dozzina di uomini e quattro donne tra gli ospiti.

Le venne offerta una coppa di vino, e la bevve  perché aveva la gola secca e ne sentiva il bisogno, poi venne condotta ad una poltrona e dovette inginocchiarsi sul sedile appoggiandosi allo schienale e subito una delle due non aveva capito se Maria o Tania le disse a bassa voce: “tesoro, adesso verrai frustata ma senza essere legata, cerca di non sottrarti alla frusta”, Gloria fece un cenno di assenso, e rimase in attesa, sentì sempre Bruno dire “avanti alle signore”. Quindi sarebbero state le donne a frustarla, chissà magari erano le mogli di qualcuno di quelli e così si sarebbero godute a frustarla come se lei avesse qualche colpa nel trovarsi in quella condizione o di essere bella e desiderata da quegli uomini o forse solo e semplicemente per sadismo.  

Le donne si erano messe in fila e ognuna di loro le diede almeno una decina di colpi forse di più e lei mantenne la posizione, aveva le natiche che le bruciavano perché anche se la frusta non era di quelle terribili e aveva le corregge morbide era pur sempre un oggetto che si abbatteva sulla pelle nuda, e lei aveva una pelle bianchissima che si disse doveva essere orribile adesso così conciata.

Finita la fustigazione le venne lubrificato l’ano da una mano ignota lei non osò muoversi ne guardare, e in vennero alcuni uomini che si misero a commentare che un culo così doveva essere esplorato con attenzione sentì il primo che le avvicinò il fallo sul suo ano e iniziò a spingere e la penetrò completamente, e un altro venne davanti a lei salì forse su uno sgabello per essere alla giusta altezza con il suo inguine e apertosi i pantaloni le porse il suo uccello davanti alla bocca.

Gloria aprì la sua bocca carnosa dalle labbra tumide che faceva venire voglia agli uomini e forse anche alle donne di baciarla, e accolse il suo ospite con passione e si dedicò alla prestazione che le veniva richiesta.

Mentre succhiava con passione quel pene leccandolo lungo tutta l’asta poi rimettendoselo in bocca per affondare fino quasi alla radice, sentendo che l’uomo tremava sotto l’azione della sua bocca, l’altro la penetrava con affondi violentti nel suo retto i quali la mandavano incontro a quello che aveva in bocca.

Le vennero quasi contemporaneamente e lei accolse i fluidi ingoiandoli facendo anche un rumore osceno di risucchio.

Uno alla volta tutti gli uomini se la scoparono chi nella fica chi nel culo, o in bocca e qualcuno dei meglio dotati se la fece anche due volte.

Al termine le donne si armarono di dildi che allacciarono in vita e una alla volta la prese dietro facendo commenti salaci nei suoi confronti del tipo che tunnel ben aperto sembra una galleria chissà se ci passa un treno elastico e  accogliente una puttana da strada ce l’ha così ecc. ecc.

Alla fine era veramente provata e quando si allontanarono da lei  era stremata ed incapace di muoversi dalla poltrona le sue membra erano intorpidite e le due sorveglianti dovettero aiutarla a sollevarsi, la condussero nei bagni la lavarono e dopo la portarono in cella per riposare,le fecero bere del latte, e poi si addormentò di colpo distrutta e incapace di parlare.

 

 

 

Per i due giorni successivi, dovette sottoporsi ad un addestramento variato tra il maneggio e le incombenze domestiche nelle cucine e a servire in tavola la Baronessa, le due notti le trascorse nel letto della Baronessa concedendosi con grande impegno a soddisfare i desideri della donna, la quale la ricambiava totalmente.

Arrivò l’ultimo giorno, e Bruno venne a riprenderla, e fattala rivestire salirono nella sua Mercedes con autista, e lasciarono la villa settecentesca divenuta una scuola di dressage per schiavi.

Era seduta accanto all’uomo che la ricattava e non provava che un senso di rassegnazione in quel momento ed il desiderio di compiacerlo per poter sperare di rientrare a casa entro sera e riabbracciare suo figlio.

Durante il tragitto lui le aveva sollevato le gonne e aveva infilato la sua mano ad accarezzare il sesso di Gloria, che si era bagnato sotto la stimolazione, Bruno aveva delle dita che erano dei piccoli cazzi, e gliene infilò due, lei si inarcò sul sedile spingendo avanti il pube offrendosi all’introduzione, iniziò a roteare il bacino con movimenti impercettibili, stimolata dalle dita.

Bruno le disse che voleva che godesse, e sì lei sentiva che avrebbe raggiunto l’orgasmo, non le ci volle molto e con un gemito soffocato inondò la mano del suo padrone che la fece godere sotto il suo tocco poco delicato.

Bruno le disse che era una vera porca, sarebbe stata la sua puttana migliore e la più richiesta, aveva già delle prenotazioni per lei, le ordinò di farlo godere con la bocca e Gloria docilmente gli aprì i pantaloni ed estrasse la verga enorme di Bruno, la leccò il tutta la sua lunghezza, passando la lingua lungo l’asta, faceva fatica a tenerla in mano data la sua circonferenza, poi si posizionò meglio sul sedile e imboccò la cappella e passò la sua lingua sul frenulo, lo solleticò umettandolo sempre di più con la sua saliva, alla fine con enorme sforzo riuscì a prenderne una buona parte in bocca e iniziò un pompino degno di una professionista.

Lui le accarezzava la testa e la lasciava giocare con la sua verga, felice dei progressi che quella piccola borghese aveva fatto sulla strada della perversione, come lui voleva.

Gloria si impegnava con la massima attenzione e sentiva i sussulti che lui aveva sotto la stimolazione della sua bocca.

Sentiva di avere un certo potere quando si trovavano in quella condizione adesso lui desiderava che lei continuasse, e lei rallentò volutamente la sua suzione, per farlo desiderare ancora di più il momento della liberazione finale.

Gloria era eccitata da quello che faceva, iniziò a toccarsi e per farlo si sollevò completamente le gonne, in quel modo Bruno si sarebbe accorto di quello che stava facendo, lui infatti vide la mossa della sua schiava e gioì di questo fatto, in quel modo sapeva per certo che era oramai entrata nel suo personaggio. L’autista ogni tanto dava un’occhiata allo specchietto per godersi lo spettacolo delle natiche di Gloria impudicamente esposte. Era sicuramente una delle più belle donne che il suo capo avesse accalappiato nella sua carriera.

Riuscirono a godere contemporaneamente, Bruno non poteva trattenere più il suo piacere e appena Gloria sentì che anche lei stava avvicinandosi al piacere accelerò i movimenti della suzione, accolse i getti di sborra del suo padrone in bocca e godette nello stesso istante con un sincronismo impressionante, deglutì tutto come se si trattasse di un nettare, poi alzò la testa e vide che il suo padrone era soddisfatto pareva proprio beato.

La lasciò davanti al suo appartamento, lei lo baciò sulla bocca prima di congedarsi, e salire di corsa a casa sua troppo felice di poter rientrare.

Arrivò alla porta e si fermò un attimo perché era trafelata dalla corsa, non aveva atteso l’ascensore perché aveva visto che era occupato ed era salite dalle scale fino al terzo piano.

Aprì la porta ed entrò, la cameriera si affacciò dalla porta della cucina e vide che era lei, le diede il benvenuto sempre molto formale, ma senza calore, era sabato e il bambino era  a casa, stava nella sua stanzetta a giocare.

Quando Gloria si affacciò alla porta della stanzetta il suo piccolo Matteo la guardò e aveva uno sguardo di rimprovero diretto verso di lei, lo aveva lasciato solo per una settimana, poi lei gli si avvicinò e si sedette per terra vicino a lui, e allora lui si sciolse si mise a piangere e le gettò le braccia al collo, era evidente che si era sentito abbandonato, ancora non aveva superato il trauma per la lontananza del padre.

Quel pomeriggio Gloria andò anche a trovare suo marito al  carcere, fu un colloquio di un ora, in cui Carlo Alberto le fece presente che la sua situazione era notevolmente migliorata.

Lei gli disse che si era impegnata a sottomettersi e lo aveva fatto, non gli spiegò della scuola di addestramento ma gli disse che adesso si chiamava numero diciotto e che era stata accolta ufficialmente tra le prostitute di Bruno, e aveva già iniziato a servire i suoi clienti. Ma se questa era la condizione per la sopravvivenza di lui e del figlio lei avrebbe sopportato qualsiasi umiliazione.

Carlo Alberto soffriva molto di quello che Gloria era costretta a sopportare, e lei lo capì, ma gli fece promettere di non fare pazzie e di accettare la situazione sperando che prima o poi sarebbero stati lasciati in pace.

Alla fine dovettero lasciarsi e si abbracciarono per un semplice breve attimo ma sufficiente a fare capire ad entrambi che ancora si amavano malgrado le evidenti sfortune che li avevano colpiti.

Era tornata a casa e per tutto il resto del week end venne lasciata in pace, con suo figlio e questo la ricaricava come se ricevesse nuove energie per sopportare tutto quanto le sarebbe accaduto in seguito. Una certa ansia la teneva sempre sul chi vive attendendo la telefonata fatidica in cui avrebbe dovuto presentarsi agli ordini del suo padrone.

Solo al lunedì sera ricevette una telefonata, nella quale ricevette una convocazione da Bruno per il giorno successivo.

Arrivò puntuale verso le undici del mattino presso l’appartamento nel quale riceveva i suoi clienti, le diede un’occhiata di approvazione per il suo abbigliamento semplice ma sobriamente elegante.

Presero l’auto e andarono in un ristorante, dove erano attesi da due signori, un banchiere, e un commercialista entrambi amici che avevano dei grossi interessi economici e potevano favorire Bruno nei suoi intrallazzi, le disse che lei per loro sarebbe stata tutto quello che avrebbero desiderato, i clienti pagano per disporre di una donna disponibile e senza complicazioni, fai tutto quello che ti chiedono.

Quando si incontrarono lei venne presentata così: “Ecco a voi numero diciotto, sarà a vostra disposizione, come vedete la signora è di classe, sana e pulita, non vi rifiuterà nulla”. I due le fecero anche il baciamano, ma per il resto i loro occhi erano solo avidi di scoprire il suo corpo ed erano pieni di libidine.

Pranzarono ridendo e scherzando e fecero battutine sulla loro intrattenitrice che si comportava come una cortigiana consumata ridendo alle battute dei signori, alla fine del pranzo si alzarono e Bruno se ne andò lasciandola con i due clienti che avevano comperato il suo tempo ed il suo corpo.

La portarono in un alberghetto comodo dove avevano prenotato era un luogo fuori mano, e saliti nella loro camera, sotto lo sguardo del portiere che aveva intuito perfettamente cosa era lei una donna compiacente o una puttana che si erano portati dietro.

Entrati nella stanza, le ordinarono di spogliarsi, cosa che lei fece rimanendo con le calze ed il reggicalze neri entrambi molto eleganti, fornitura di Bruno, che aveva voluto darle perché fosse pronta per il suo servizio sempre aveva un guardaroba nuovo di indumenti intimi e vestiti da sera.

Era in piedi davanti a loro con  le braccia stese lungo i fianchi, loro la osservarono con goloso piacere, era uno spettacolo, il più anziano la fece avvicinare e le impose di divaricare le gambe, e sporgere il pube in avanti, le osservava la vulva che iniziava ad inumidirsi, infatti questa esposizione la eccitava, era più nuda che mai da quando l’avevano depilata ed era la prima volta che era da sola con due clienti senza il controllo di nessuno, ne di Bruno ne di nessun sorvegliante come alla villa di Magda. Era lì e si sottometteva senza alcuna minaccia anche se sapeva che se si fosse dimostrata indocile i clienti si sarebbero lamentati con Bruno e così avrebbe avuto dei seri guai.

La fecero camminare avanti ed indietro per la stanza per vederla ancheggiare e lei si prestò comportandosi come esigevano, faceva conto che si stava facendo una piccola sfilata per quei signori, solo dopo si spogliarono anche loro e la fecero stendere nel letto, la prese per primo il banchiere che le fu sopra mentre l’altro guardava lo spettacolo, lei questa volta non raggiunse l’orgasmo, era eccitata ma lui era stato particolarmente veloce, lei era caldissima e dopo averla penetrata all’uomo era parso di entrare in un forno nel quale si stava ustionando, la vagina di Gloria era bruciante e perfettamente lubrificata.

L’uomo eccitato già da tempo quasi certamente dal pranzo al ristorante non riuscì a resistere, e si scaricò dentro di lei.

Quando si fece da parte girandosi su un fianco e ansimando, il suo compagno si sostituì a lui penetrando in quel caldo nido accogliente non dando a Gloria nemmeno il tempo di respirare, malgrado il fatto che anche lui godette abbastanza in fretta, Gloria bene riscaldata dal precedente rapporto riuscì questa volta a raggiungere l’orgasmo.

Poi si versarono da bere e gliene offrirono, avevano un frigo nella stanza, con dentro varie bibite, analcoliche e alcoliche del vino e dello Champagne.

Bevvero dello Champagne, in fondo una donna di quella classe se lo meritava un brindisi degno di lei.

Dissetatisi, presero gloria in mezzo a loro e iniziarono a palpeggiarla da tutte le parti desiderosi di godere di quel corpo procace che dava loro un senso di potere visto come si concedeva che mai avevano provato prima in vita loro, certamente avevano avuto delle puttane con le quali divertirsi ma difficilmente di quella classe.

La carezzarono su tutto il corpo le stuzzicarono i capezzoli con le dita e con la lingua, la leccarono in ogni parte, soffermandosi sulle sue intimità anche quelle più indiscrete e la penetrarono con le dita, godendosi del calore dell’interno del suo corpo, della sua vulva accogliente e del suo ano elastico.

Quando si sentirono perfettamente eccitati di nuovo uno si stese e la fece salire cavalcioni su di lui e lei si impalò sapeva perfettamente cosa desideravano anche senza spiegazioni verbali, si piegò sul suo dorso e baciò l’uomo che era dentro di lei mentre l’altro da dietro iniziava a sodomizzarla, e lei si offrì alla verga che la penetrava da dietro, aprendosi e accogliendo l’ospite come se fosse il ritorno del figliol  prodigo.

Entrambi erano ora imprigionati nei suoi buchi appenda furono tutti comodi iniziarono a muoversi cercando il sincronismo e questa volta erano pronti per una cavalcata memorabile si davano da fare dentro ai buchi di quella  Venere, una donna che doveva essere una dea venuta da un altro mondo per donare piacere a dei comuni mortali, era come una sacerdotessa del sesso, sembrava che li mungeva perché contraeva i suoi muscoli anali e vaginali risucchiando i suoi due ospiti fino a raggiungere una serie di orgasmi a ripetizione  e anche loro la raggiunsero nel confondersi nel piacere, godettero fino a restare stremati, legati gli uni agli altri infissi dentro a Gloria.

Appena i loro membri si ritirarono e uscirono dalle loro cucce calde gli uomini si separarono uno trascinò con se gloria e si piazzo da un lato e lei si ritrovò al centro di loro due.

Gloria era stanca ma aveva bisogno di lasciare un ricordo indelebile nei suoi due clienti, e si sollevò, li costrinse ad accostarsi e poi si mise a succhiarli tenendoli per le verghe avvicinandole fino a toccarsi cappella contro cappella e succhiandoli alternativamente e anche infilandosi entrambe le cappelle in bocca, in breve li fece riemergere e i due erano pronti per la terza scopata, ma lei volle farli godere con la bocca passando dall’uno all’altro rallentando o accelerando il ritmo, sui loro sessi aveva sentito il proprio gusto della sua vagina e del suo retto e aveva leccato con avidità quasi ansiosa di degradarsi e così facendo lasciando un ricordo indelebile di sé ai due uomini.

E infatti loro godettero nella sua bocca e lei bevevo avidamente quel poco succo che si poteva ancora spremere da loro due, alla terza eiaculazione.

Erano veramente stremati e rimasero inebetiti ad ammirare quella femmina stupenda che li aveva fatti godere come non era mai accaduto con nessun altra fino a quel giorno.

Le fecero una montagna di complimenti sia sulla sua bellezza che sulle sue doti amatorie.

Poi si fecero una doccia insieme dentro la vasca da bagno, e anche lì Gloria riuscì ad eccitarli per la quarta volta e a farli godere, lei oramai non avrebbe goduto più almeno non con loro, la loro ultima eiaculazione fu di uno schizzetto di colore trasparente erano oramai spompati e non si sarebbero ripresi per parecchio.

Si vestirono e riaccompagnarono Gloria fino alla sede degli affari di Bruno la lasciarono lì dove l’autista l’attendeva rimase nell’anticamere e quando i due uscirono dall’ufficio di Bruno sorridente e felici con pacche sulle spalle con Bruno e se ne andarono. Bruno le disse di entrare nel suo ufficio.

“E brava la mia puttana, numero diciotto mi dicono che vogliono solo te d’ora in poi che nessuna ha mai scopato con l’entusiasmo che ci metti tu, adesso spogliati e vieni qui a soddisfare il tuo padrone porca”, Gloria si denudò nel centro dell’ufficio, e poi ancheggiando si avvicinò a Bruno che la osservava con gli occhi lucidi di eccitazione, si era aperto la patta dei pantaloni, e aveva estratto il suo enorme pene esibendolo a Gloria parve ancora più grosso delle altre volte, quando fui davanti alla sua poltrona si inchinò lo prese in bocca e lo leccò bene insalivandolo il più possibile, appena fu ben tosto alzò la testa e gli chiese: “ dove vuoi che lo prenda, davanti o dietro?”. “davanti, davanti” le disse Bruno. Lei si accomodò sopra di lui guardandolo negli occhi lo teneva in una mano e lo guidò all’ingresso della sua vagina, si accarezzò con la punta del fallo lungo il taglio andando a stuzzicarsi il clitoride, e poi si sedette sopra di lui accogliendolo nella sua fica che si stava inumidendo fece fatica a infilarlo era grosso e lei non era completamente bagnata, e forzava poi si ritraeva e poi affondava di nuovo, facendo sentire un po’ di dolore anche a Bruno perché si ritrovava con la pelle del prepuzio che si tirava, scappellandosi senza scivolare agevolmente.

Alla fine arrivò a penetrarsi da sola adesso che era dentro e si sentiva piena di tutti quell’enorme cazzone di trenta centimetri, e di cinque di circonferenza, iniziò la sua danza come se fosse una baccante voleva godere di nuovo anche lei, non solo dispensare piacere e voleva travolgere anche quello che era il proprietario del suo corpo e che si era attribuito tutti i diritti sessuali nei suoi confronti.

Lo portò all’orgasmo e lei lo raggiunse poi se lo tenne ben conficcato dentro per un pò dopo che ebbero goduto, e lei lo baciava sulla bocca e lui le diceva che era la sua porca e la sua puttana, e che la prossima volta le avrebbe fatto anche il culo perché sapeva che a lei la regina delle puttane piaceva un mondo farsi fare il culo.

Quando lei si alzò, sentiva che dalla sua vagina colava il seme che lui le aveva riversarono dentro si mise una mano davanti e gli chiese se poteva andare a lavarsi, lui le disse di prendere dei fazzolettini dalla scatola che stava sulla scrivania e così lei si asciugò davanti a lui, questa specie di toilette intima era quello che la imbarazzava più di tutto, appena si fu asciugata, Bruno volle che lei glielo leccasse per ripulirlo completamente con la sua bocca e gloria si inginocchiò au suoi piedi e iniziò il bidè al suo padrone con la sua bocca, sotto gli stimoli della bocca deliziosa di Gloria Bruno si era nuovamente eccitato e le intimò di continuare, lei si applicò alla bisogna e lui appena godette le riversò il suo seme sul volto imbrattandola sulla faccia e sui capelli, lei leccò le gocce di sperma che le colavano dal volte fino al mento le raccolse con la mano e lascivamente leccò la mano e poi riprese in bocca anche il cazzo del padrone per ripulirlo di ogni residua traccia di sperma mungendolo bene nel caso ne fosse rimasto un po’ nel condotto.

Bruno era entusiasta della sua nuova puttana perfettamente addestrata e dalla quale si aspettava grandi prestazioni soprattutto visto l’entusiasmo di quei due personaggi che a lui interessavano molto e che avevano già detto che avrebbero ancora voluto averla in futuro.

Una volta finito di godersela le disse: “bene numero diciotto sono molto contento di te, adesso puoi tornare a casa dal tuo piccolo”.

 

 

 

Gloria per una settimana venne lasciata in pace, e poté andare a trovare il marito e restare a casa con suo figlio, a seguirlo come le piaceva e questo le dava una grande carica per resistere alla situazione in cui si trovava.

Quando una sera arrivò la fatidica telefonata che le mise il cuore in gola, con ansia andò al telefono e rispose.

La voce d’uomo che  udì era sconosciuta e le chiese: “numero diciotto?”. “sì, padrone” rispose Gloria come era stata istruita, infatti solo coloro che sapevano il suo ruolo la chiamavano con il suo numero, ora anche il suo nuovo nome.

Le venne dato appuntamento per il giorno successivo, in un hotel del centro e con un determinato abbigliamento.

Prese appuntamento per il pomeriggio dall’estetista per farsi depilare, la quale ben sapendo di chi si trattava le prenotò la seduta per la depilazione al pomeriggio stesso.

L’indomani Gloria, era vestita con un tailleur blu scuro, sotto il quale indossava solo un corsetto nero e calze nere, scarpe con il tacco alto, i capelli legati a coda di cavallo, ben truccata.

Andò direttamente al bar e attese, un signore le si avvicinò, era molto elegante e le chiese: “numero dicotto?”. Lei fece cenno di sì con il capo, lui si accomodò accanto a lei e le offrì da bere, Gloria accettò anche per darsi coraggio, era la prima volta che veniva contattata in un hotel, si chiese cosa potava pensare il barista, la scambiava di certo per una prostituta, e poi sorrise tra se perché in realtà era diventata una prostituta, che fosse costretta dalle circostanze contava poco per l’opinione altrui.

Il signore si presentò era molto raffinato nei modi dottor Fausto Contini, e si intrattennero piacevolmente parlando di cose banali come l’ultimo film che aveva visto, il libro che aveva letto ecc.

Finito di sorseggiare il suo drink lui la pregò di seguirlo, e così si incamminarono verso gli ascensori.

Salirono in una camera e lì il tono dell’uomo cambiò le sue parole erano ordini perentori e non vi era più traccia di cortesia nel come le rivolgeva la parola.

Le disse: “avanti spogliati, e fatti vedere cagna”.

Gloria ebbe un sussulto ma eseguì l’ordine ben altre cose aveva subito negli ultimi due mesi.

Appena nuda, lei si mise nella posizione canonica con le braccia dietro la schiena e l’uomo le si avvicinò toccò il suo sesso aveva le mani fredde e Gloria ebbe un sussulto, ma essere lì nuda a disposizione di quell’uomo offerta come carne in vendita, la eccitava e il suo sesso si era inumidito istantaneamente al primo ordine che aveva ricevuto.

Fausto commentò il fatto di trovarla eccitata : “ si mi avevano detto che lei era particolarmente calda e sensuale oltre che bella”.

Gloria alzò la testa per un attimo fiera che comunque fosse considerata al di fuori della media, l’uomo aggrottò un sopraciglio e disse: “ orgogliosa e fiera, bene meglio sarà un piacere maggiore abbassarla”.

Gloria si rese conto che per quanto spontaneo il suo gesto era stato interpretato come un atto di superbia e di sfida, quell’uomo ne avrebbe approfittato per umiliarla di più.

La fece inginocchiare sul letto, con le terga protese verso la porta, d’ingresso, e le cosce ben divaricate, era in questo modo completamente aperta  e offerta per essere usata nei suoi buchi.

Fausto le si avvicinò, non aveva fretta, le toccò il sesso lentamente ne saggiò l’interno con un dito , era calda ed elastica molto bagnata, e si divertiva a stuzzicarla.

Gloria ansimava, lui le infilò un dito nell’ano, e lo rigirò come una vite, e le parlava di come trovava il suo corpo e di come la vedeva, una donna da usare per il piacere, solo dei buchi da riempire. Lei avrebbe accolto anche un reggimento se era il caso e si sarebbe goduta tutti quei cazzi dalla gran puttana che era.

Sentì bussare alla porta, lui le ordinò di non muoversi, e andò ad aprire, fece entrare il cameriere che disse che portava lo champagne, poi l’uomo rimase muto perché sicuramente sorpreso dallo spettacolo.

Gloria tremò era la prima volta che veniva esibita in quel modo, sempre erano stati clienti che già conoscevano il suo ruolo e che erano partecipi del gioco, ma in questo caso si trattava di un estraneo preso a caso.

Era rimasta come paralizzata non osava muoversi e sentiva che dalla paura che provava aveva l’ano che le palpitava.

Allora Fausto invitò il cameriere ad avvicinarsi per godersi lo spettacolo e  volle sapere cosa ne pensava.

Il cameriere era senza parole allora fausto insisté: “le piace almeno?”.

“Accidenti se mi piace, è molto bella”.  Allora Fausto gli chiese di descrivere quello che vedeva.

Preso coraggio, l’uomo azzardò qualche parola: “io, vedo una donna inginocchiata sul letto, è molto bella un vero corpo da favola”.

Fausto suggerì: “desidererei che descrivesse con termini più espliciti la posizione e le parti anatomiche che sono in mostra, non si faccia remore, questa è una troia che gode nell’essere esibita”.

IL cameriere “vedo questa donna prostrata con il busto sul letto e le natiche offerte completamente aperta, si vede benissimo la sua fica ed il suo buchetto posteriore”.

Fausto: “ la prego usi termini più espliciti altrimenti la troia non si eccita abbastanza”.

Il cameriere: “ebbene vedo la sua passera meravigliosamente bene è anche bagnata segno che è eccitata ed il suo buco del culo pare desideroso di essere penetrato riempito, è uno spettacolo osceno ed eccitante, si tratta di una vera troia per farsi vedere così da un estraneo e mi piacerebbe molto sfondarla davanti e dietro”.

Gloria sentiva i commenti e rimaneva sempre più turbata perché il piacere dell’umiliazione alla quale era sottoposta era tanto adesso il senso di colpa era stato sopraffatto dal piacere.

Sicuramente Fausto aveva autorizzato il cameriere a toccarla perché le mani che si erano posare sulle sue natiche erano calde, poi sentì le dita che la penetravano nella fica e nell’ano prima timidamente poi  sempre più sicure, alla fine le infilò più dita unite sia davanti che dietro e l’uomo sibilò “ accidenti come è accogliente, mai trovata una così ben lubrificata sembra che goda anche dal culo, da come è facile penetrarla”.

Gloria godeva del trattamento stimolata nei suoi buchi non poteva fare altro che piegarsi ai desideri dei suoi padroni.

Sentì appena fausto dire all’uomo che se lo desiderava poteva scoparla o incularla a suo piacere, l’uomo non se lo fece ripetere due volte e tirate fuori le dita si slacciò i calzoni, estratto il suo pene eretto si tuffò sul tesoro che aveva davanti a sé e ne approfittò per penetrarla nel retto.

Era dotato ma non più di tanti altri, comunque ci sapeva fare non era un novellino alle prime armi, e la inculò con grandi affondi regolari.

Gloria rispose alle sue spinte andandogli incontro e godendo del trattamento ,al chè l’uomo esaltata dalla reazione della donna s’esclamò: “ gode la sento che gode la puttana è una goduriosa si gode il mio cazzo nel culo” ed era vero Gloria stava godendo.

Quando l’uomo dopo un po’ le fiondò nel retto la sua sborrata calda, lei toccò il massimo del piacere nel sentirsi preda di un estraneio che non aveva nemmeno visto in faccia e che la inculava di brutto, si godette le scariche di sborra che le entravano nell’intestino.

Appena ebbe finito e si ritirò dal suo retto con un rumore osceno lasciandole l’ano aperto e spalancato nel quale Gloria sentì come se fosse rimasto orfano del suo ospite, e l’aria più fredda le solleticava le parti intime bollenti, dandole una strana sensazione di abbandono.

Il cameriere uscito, Fausto le si avvicinò e le disse che era una troia e che le cagne come lei erano degne solo di farsi chiavare dai cani.

Il tono che aveva usato aveva mortificato Gloria che non si era mai sentita così disprezzata.

L’uomo le annunciò che sarebbe stata punita per la sua troiaggine godere con un cameriere era una cosa inaccettabile.

Le fissò i polsi con delle manette e legò la catenella con una corda al montante del letto poi le legò le caviglie ai piedi del  letto lasciandola nella sua posizione prona, e le mise un bavaglio.

Il fatto del bavaglio era quello che più di tutto preoccupò Gloria, perché quella palla un bocca che le impediva di chiudere le mascelle era molto fastidiosa, e si chiedeva che punizione voleva imporle per averle messo il bavaglio e iniziò a sudare dalla paura.

Il primo colpo di frusta le si abbatté sulla parte alta delle natiche e lo sentì bruciante come se le avessero passato un tizzone ardente, poi arrivarono i seguenti e l’ordine umiliante di Fausto che le impose di agitare le natiche ad ogni colpo come una cagna.

Gloria ci metteva tutto il suo impegno per soddisfare il padrone che l’aveva comperata per quel giorno e piangeva calde lacrime per il dolore che la frusta imprimeva sulle sue natiche le pareva che il suo fondoschiena fosse diventato enorme un bersaglio per la frusta sempre più grosso, e il bruciore continuava ad aumentare fino a quando non sentì che anche quello le stava procurando un turpe piacere.

Ad un certo momento forse dopo una ventina o forse trenta colpi di più ma forse anche di meno lei non era in grado di saperlo aveva perso ogni cognizione, solo continuava ad agitare le natiche e non si era accorta subito che Fausto aveva smesso di frustarla.

Adesso lui era dietro di lei e le infilò il suo membro nella fica, aveva un pene non troppo grosso ma lungo, ma lei era così eccitata da non rendersi conto di nulla lui le andava e veniva dentro il corpo fino a quando non le godette nel ventre, con fiotti abbondanti che le innondarono l’utero.

Poi si accasciò sulla sua schiena e lei dovette sopportarlo fino al momento in cui il suo pene uscì per la forza di gravità da solo oramai impossibilitato di restare nel suo involucro essendosi ridotto notevolmente.

Le permise di farsi una doccia assieme a lui, e si rivestirono lui era ritornato il gentiluomo incontrato al bar, le offrì una coppa di Champagne e poi si congedarono  e nel farlo le fece il baciamano.

Gloria rientrò a casa e appena arrivata si rifece un’altra doccia ed un bagno caldo e ristoratore si passò sulle natiche una crema che le era stata fornita da Magda per alleviare il bruciore e permettere al suo posteriore di guarire più in fretta si guardò allo specchio aveva le natiche zebrate di strisce rosse e si fece schifo, il senso di colpa adesso la prendeva di brutto, e si dette della troia depravata che aveva goduto a farsi inculare da un cameriere d’albergo sconosciuto e peggio che mai aveva goduto sotto la frusta, questo le dimostrava che era una donna perversa altro che una vittima ricattata, si insultò usando i peggiori epiteti nei suoi confronti e alla fine proruppe in un pianto liberatorio.

Lavatasi il viso e truccatasi leggermente per coprire il rossore degli occhi, si rinchiuse in camera sua in attesa che la cameriera riportasse a casa Matteo e così lei potesse riabbracciarlo e lui non doveva vedere che era triste.

Quella sera Bruno le telefonò dopo che aveva già messo a letto Matteo per dirle che era contento di lei, il cliente era rimasto molto soddisfatto della sua prestazione e che doveva passare l’indomani da lui.

Il giorno dopo puntuale si presentò dal suo padrone, che appena fu entrata le fece togliere la gonna e la fece girare, disse che il suo culo era il più bello che ci fosse e che così segnato era proprio eccitante, e volle prenderla appoggiata alla sua scrivania le terga offerte, al suo padrone aprendosi le natiche da sola.

Bruno come un animale sbuffava infoiato, mentre la scopava, e alla fine le venen dentro anche troppo in fretta Gloria non era arrivata all’orgasmo, anche se era eccitata.

A quel punto gli fece notare che le sue prestazioni stavano calando oramai non era più in grado di farla godere, era meglio che chiamasse almeno un paio dei suoi per darle soddisfazione.

Bruno sbuffò era arrabbiato non gli era mai capitato di godere così in fretta, non capiva cosa gli stava accadendo, mai era durato così poco,nessuna troia lo eccitava come questa, e lei lo prendeva in giro.

Lui rabbioso le disse che doveva restare a sua disposizione per alcuni giorni, fino a che le sue natiche non tornavano lisce, perché aveva per lei una prenotazione speciale e doveva essere in gran forma.

Poi forse risentito per non essere riuscito a farla godere e sapendo che il giorno prima aveva goduto più volte con il cliente e con il cameriere perché Fausto gli aveva fatto un racconto dettagliato le disse acido: “ è chiaro che oramai sei una puttana che gode solo con i clienti, e con il suo uomo non è più in grado di provare nulla”.

Gloria con un coraggio insospettabile rispose: “ Per un attimo giurerei che mi stai facendo una scenata di gelosia, ma non può essere vero, tu sei solo il mio padrone non mio marito”.

Bruno restò senza parole, e le disse solo di ritornare tutti i giorni da lui fino a quando non giudicherà che era pronta per i nuovi clienti.

 

 

 

 

Per una settimana circa Gloria si presentava dal suo padrone, e si faceva ispezionare, e ogni volta lui la prendeva e preso dalla libidine non riusciva a trattenersi venendo quasi subito dopo averla penetrata.

Era Gloria che stava prendendo il sopravvento ed il controllo della situazione, era lei che con il suo corpo dominava gli istinti del suo padrone, lui era solo il suo proprietario colui al quale spettavano i diritti sessuali su di lei, ma che non padroneggiava più la sua capacità di controllarsi appena era in contatto con lei.

Nella vita mai gli era accaduto di non riuscire a resistere al desiderio, ogni volta che la vedeva lui impazziva di voglia come un ragazzino innamorato.

Mai si era innamorato delle sue prede, e questo lo sapeva era un errore, e per cercare di scongiurare tutto questo aveva deciso di avvilirla sempre di più.

Gloria si era ripresa egregiamente, i segni sul suo corpo erano praticamente assorbiti, solo leggerissime tracce ad un osservatore attento facevano comprendere che aveva subito una fustigazione.

Quella mattina, dopo che Bruno ebbe constatato che era pronta per riprendere il suo lavoro di donna di piacere, non la toccò nemmeno, la fece prendere in consegna dal suo braccio destro, un tale dall’aspetto patibolare, tale Ciccio il grosso, per il suo aspetto e la sua forza fisica.

Le diede le sue istruzioni, quella sera avrebbe dovuto indossare una pelliccia e null’altro sotto sarebbe stata preleavata dall’autista alle otto di sera precise davanti alla sua abitazione e portata dai clienti che l’avevano noleggiata, l’autista sarebbe ritornato a riprenderla, il giorno dopo al mattino. Gloria chiese se poteva sapere dove doveva andare ma Ciccio non le rispose, le disse che lei doveva solo obbedire e basta.

Alle otto era perfettamente puntuale e trovò l’auto con l’autista davanti al portone, salì e partirono era diretto fuori città.

Gloria conosceva quella strada, e per un attimo si sentì addosso una certa ansia chiedendosi se conosceva le persone dove era diretta, ma poi si disse che non era possibile.

Invece arrivati davanti al cancello di una villa rimase senza fiato, era la villa di Marcantonio, un conoscente di suo marito e in quella villa erano stati ospiti, più di una volta a cena per discutere questioni di affari, e ricordava bene la moglie di lui Carla che era sempre stata piuttosto fredda da quando si era accorta che suo marito le aveva messo gli occhi addosso, lei non aveva fatto nulla per incoraggiarlo anzi proprio l’opposto, ma quella pensava che era andata a letto con lui, così era venuta a sapere da una comune conoscente. E adesso che lui avesse saputo che era in vendita e avesse deciso di prendersela pagando non avendo potuto conquistarla prima.

L’autista si voltò verso di lei quando l’auto fu ferma davanti all’ingresso e le disse che doveva lasciare lì la pelliccia e scendere nuda dall’auto e andare a suonare all’ingresso.

Gloria con la morte nel cuore, fece scivolare la pelliccia dalle spalle e la lasciò abbandonata sul sedile, uscì dalla vettura, notò delle ombre dietro alle porte-finestre che davano sulla terrazza lungo il piano rialzato, doveva salire nuda quella scale con i curiosi che la guardavano chissà che tipo di accoglienza le era stata riservata, c’era molta gente, le giungevano dei rumori di voci e c’era una musica in sottofondo.

Si sentì un nodo in gola, questa sarebbe stata la prova più dura da superare, e non aveva idea da chi era stata noleggiata, perché adesso non poteva pensare ad un capriccio di Marcantonio, non avrebbe invitato tutta quella gente.

Arrivò al portone aveva i capezzoli duri dal freddo,ma non sentiva freddo dentro di se sentiva un fuoco, la paura l’ansia il battito accelerato del cuore e lo scorrere del sangue nelle vene le fecero sentire caldo. Le venne aperto e un cameriere la fece entrare, c’era Carla in persona ad attenderla con un ghigno di disprezzo disegnato sulle labbra.

La guardò come si guarda un animale, un essere inferiore, Gloria non osava muoversi immobile con le braccia lungo i fianchi in attesa degli eventi,rossa in volto adesso era troppo venire venduta a persone con le quali aveva avuto rapporti alla pari e che abitavano nella sua città, e i cui amici erano suoi amici i cui figli andavano alla stessa scuola di suo figlio.

Carla le si avvicinò e le sibilò: “allora schiava non sai come si salutano i propri padroni?” Gloria ebbe un tuffo al cuore il tono di disprezzo usato da Carla era stato come una frustata, ma non aveva alcuna scelta era chiaro che lei era lì solo per venire umiliata e allora s’inginocchiò, Carla che indossava un abito da sera rosso senza spalline e lungo fino alle caviglie, porse avanti un piede e le disse: “rendimi omaggio schiava”. Gloria con una lacrima che le scese lungo una gora si chinò e appoggiò le labbra al sandalo dorato di Carla e depose un bacio a fior di labbra.

Nel frattempo il cameriere si era materializzato al suo fianco la fece sollevare e mettere diritta seduta sui talloni e le ordinò di alzare i capelli, poi Carla le passò alle spalle e le fissò i capelli a coda di cavallo, a quel punto le venne messo al collo un collare da cane al quale fu fissato un guinzaglio, e Carla le spiegò cosa si attendeva da lei: “questa sera tu sarai la mia schiava e mi soddisferai come io pretenderò, e con me i miei ospiti, sarai sicuramente frustata, e mi dicono che ti piace, spero per te di non dovermi lamentare di te con il tuo padrone che è tra gli ospiti perciò riga diritta, voglio farti pagare tutta la tua passata spudoratezza nel provocare i mariti altrui, e ricordati di chiamarmi padrona sempre o te ne pentirai, mi hai capito bene schiava?”.

“Sì padrona” rispose prontamente gloria con il tono più sottomesso che riuscì a trovare.

Venne condotta procedendo carponi tenuta al guinzaglio da Carla che fece il suo ingresso nel suo magnifico salone dove almeno una decina di ospiti attendeva il suo ingresso, notò in disparte anche Bruno accompagnato da una brunetta carina ma non al suo livello, pareva turbato aveva gli occhi fuori dalle orbite e notò un lieve rossore sulla sua fronte che non aveva mai avuto, che soffrisse per vederla così eppure era stato proprio lui a darla in pasto a questa gente. Con un tuffo al cuore vide che era presente anche Diego Mucci e sua moglie con i quali avevano trascorso delle vacanze spesso assieme lei e suo marito.

Il fatto che lui si fosse innamorato di lei e che soffrisse ora di doverla dare ad altri era un motivo per lei di donarsi con una passione maggiore e il più spontanea possibile almeno in apparenza, e chissà forse ne avrebbe approfittato per godere di tutto ciò.

Carla era molto altera tenendola al guinzaglio disse ad alta voce: “ vi presento numero diciotto, la schiava che ho noleggiato per questa notte di divertimento, è a nostra disposizione e non rifiuterà nessuna prestazione, da lei si può esigere tutto perché è una puttana che fa tutto quello che le si chiede nulla è troppo sporco o turpe per lei”.

Questo discorso era stato fatto per farla soffrire, ma Gloria decise di non darlo a vedere, conosceva quella gente avevano trattato affari con suo marito, e quando le cose erano andate male gli avevano voltato le spalle e tutti sapevano che lui non era responsabile di quanto accaduto all’azienda ma che aveva fatto da parafulmine per i soci che se l’erano cavata bene, era sì l’amministratore e aveva delle responsabilità ma sapevano che altri lavoravano dietro le quinte e nessuno aveva testimoniato a suo favore, pur sapendo la verità e adesso godevano della sua caduta e di quella della moglie ricattata e costretta a prostituirsi e sapevano anche perché lei era in quelle condizioni e quali erano i termini del contratto era lei o loro la perversa? Gloria si disse che non doveva pensare aveva ventisei anni e non aveva il tempo di piangere sul latte versato, doveva solo prendere le cose come si presentavano e trovare il modo di riscattarsi ma adesso era il momento di scendere all’inferno ed era inutile pensare alla lealtà di costoro.

Arrivati al centro del salone Carla la fece voltare con le natiche rivolte verso l’assemblea e la fece mettere con gli omeri a terra in questo modo le sue natiche erano rivolte verso l’alto la costrinse ad aprire bene le cosce per offrirsi agli sguardi e le ordinò di divaricarsi le natiche con le mani. Gloria obbedì ad ogni ordine senza sottrarsi, ognuno si avvicinò e poté ammirare il marchio che Carla indicava dicendo che quello era un marchio di proprietà come si usa con gli animali e serve a identificare la schiava con il suo numero e da questo coloro che conoscono bene il club al quale appartiene sanno che da lei possono esigere qualsiasi prestazione sessuale.

In molti oltre ad avvicinarsi e osservare su invito di Carla saggiarono i suoi orifizi valutandone la delicatezza e l’elasticità e lei li accoglieva sentendo il gusto acre dell’umiliazione penetrarla e facendola vergognosamente bagnare sotto i commenti di Carla che spiegava come una schiava ben addestrata deve bagnarsi appena un padrone la tocca.

Poi venne fatta mettere vicino alla sedia di Carla a portata di mano mentre loro pranzavano, e Carla ordinò a numero diciotto di servirla ogni pietanza doveva essere lei a servire la padrona di casa, stando in ginocchio in attesa ogni tanto le dava qualche suo avanzo lanciandolo e lei doveva coglierlo al volo come una cagnetta.

Il marito di Carla, era congestionato e rosso dall’eccitazione e non meno gli altri uomini mentre le donne invece piuttosto invidiose la guardavano con malcelato livore nessuna era bella come lei ed erano indispettite dall’atteggiamento eccitato dei loro mariti.

Bruno era silenzioso e fingeva di disinteressarsi di lei anche se di tanto in tanto le lanciava degli sguardi penetranti misti di odio amore e dolore.

Verso la metà del pasto Carla disse che stava troppo comoda e allora fatto un cenno al cameriere la fece prosternare e le infilò in fallo di lattiche di discrete proporzioni nel retto, era fatto con una rientranza in modo da non uscire e con una pastiglia per non penetrare ulteriormente e ogni tanto qualche invitato la chiamava e la faceva piegare esponendo le natiche e aprirsele da sola per fare vedere come era farcita, sembrava si divertissero in modo particolare a farle assumere quella posa in quando dovette ripeterla più e più volte durante la durata del pasto.

Erano oramai al dessert e si aspettava il peggio, proprio dopo, infatti, iniziarono le richieste di prestazioni sessuali più impegnative.

Infatti Carla la prese al guinzaglio conducendola in salotto dove gli uomini si erano avviati, e la guidò fino alla poltrona dove aveva preso posto Marcantonio, il quale si godeva la scena di vederla avanzare carponi, verso di lui, le signore invece la seguivano e si gustavano il suo deretano che dondolava a destra e sinistra con la cadenza della sua camminata e potevano vedere le grandi labbra umide, fatto che per quanto l’imbarazzava ne aumentava la sua eccitazione,proprio per il senso di vergogna che provava, e non fece altro che accentuare la sua andatura per auto-umiliarsi di più di fronte a quelle donne era stata comperata e si comportava di conseguenza.

Al cospetto del padrone di casa che aveva la precedenza fu la moglie a ordinarle di estrargli il sesso dai pantaloni e di fargli un pompino, e Gloria eseguì, estrasse il pene dell’uomo già congestionato e teso che liberato si erse davanti al suo volto, Gloria prima se lo passò con la lingua lungo l’asta ed infine lo imboccò golosamente cercando di fare rumore di risucchio con la bocca, per eccitare i presenti e permettere loro di commentare il suo comportamento sapeva bene cosa avrebbero detto.

Infatti le donne in particolare fecero dei commenti molto pepati sulla sua abilità di pompinara, dicendo che era una puttana priva di dignità e senso della vergogna e che quelle come lei avrebbero dovuto essere marchiate e fatte girare per le strade nude su un carro con la gogna per esporle alla popolazione ed infine messe a disposizione di chiunque, troie si nasce non si diventa e lei era di certo una puttana anche prima, e suo marito il più gran cornuto del paese.

Intanto lei si impegnava nel suo pompino al padrone di casa che per via delle prolungata eccitazione e del desiderio le si riversò rapidamente in gola, e Gloria ingoiò tutto, facendo rumore nel deglutire ed accentuando il movimento per compiacere gli astanti, si stava immedesimando totalmente nella parte e quel suo umiliarsi volontariamente era per lei un modo di avere il controllo della situazione e di aumentare il suo piacere.

Appena finito con Marcantonio, un altro le si presentò ma la fece salire su una poltrona in ginocchio con la schiena girata e le terga offerte, le si piazzò dietro e restando in piedi la penetrò con un affondò, sentendosi ben riempita perché l’uomo era arrivato a sbattere con le palle su di lei, Gloria emise un rantolo che le sfuggiva dalla gola, la penetrazione era stata repentina ma era talmente lubrificata che non aveva avuto alcuna difficoltà a penetrarla.

L’uomo iniziò a dare possenti colpi di reni facendola praticamente saltellare sulla poltrona, e Gloria assorbiva gli assalti con dei gemiti che erano di evidente piacere per il sommo divertimento dei presenti.

Si avvicendarono a turno tutti i maschi gli ultimi decisero però di cambiare buco e di sodomizzarla.

Era abbastanza provata ma la notte non era ancora finita, le donne adesso vollero appenderla al centro del salone dove era stata predisposta una puleggia al soffitto preventivamente dai padroni di casa e lì venne legata dal cameriere, le misero delle cavigliere e fissarono tra le due caviglie una sbarra metallica che la costringeva a tenere le gambe divaricate.

Fu in quella posizione che le donne a turno le diedero ognuna cinque colpi di frusta, erano in sei per un totale di trenta frustate al termine delle quali lei dovette in ginocchio passare davanti a ciascuna di loro e ringraziarle per averla punita in quanto era una baldracca e se le meritava.

Dopo quel trattamento la misero sulla poltrona in ginocchio una cameriera le passò una pezza umida sulla pelle tumefatta, e poi una crema rinfrescante le permisero di bere per riprendersi un po’ e le fu permesso anche di recarsi al bagno dove cercò di rinfrescarsi almeno un po’.

Questo venne fatto anche per permettere a tutti di riprendere fiato e prepararsi per il seguito della prestazione, volevano trarre il massimo profitto dalla situazione.

Ricondotta nel salone venne ripresa dagli uomini e uno sedutosi sulla poltrona la costrinse a cavalcarlo e ad infilarsi da sola, un altro prontamente la prese da dietro, ed un terzo si mise sul bracciolo ben ampio della poltrona presentandogli la verga da succhiare, gloria era costretta a voltare la testa su un lato ma riuscì comunque ad impossessarsi della verga, e gli uomini la scoparono in tre.

Dopo che le vennero quasi contemporaneamente dentro la bocca, la vagina ed il retto, vennero subito sostituiti  da altri tre, che se la godettero anche loro nella medesima posizione.

Finita questa performance, le donne la fecero mettere carponi la testa appoggiata la tappeto le braccia divaricate e le cosce ben aperte e munite di falli artificiali la sodomizzarono selvaggiamente a turno. Quando furono tutti stremati si abbandonarono sui vari divani e poltrone, Gloria invece rimase distesa sul tappeto incapace di muoversi.

Forse Bruno telefonò all’autista perché lei era in uno stato comatoso quando venne a prenderla era ancora notte la avvolse in una coperta la prese in braccio e la portò via.

Si risvegliò al mattino nel letto di Bruno da sola.

Si alzò e andò al bagno, aveva tutto il corpo indolenzito e sentiva addosso l’odore che le avevano lasciato addosso gli amplessi della notte precedente. Si lavò con cura e poi si mise addosso un vestito, nell’armadio del suo padrone c’era abbastanza varietà di abbigliamento per trovare qualcosa di adeguato, era ormai quasi mezzogiorno si vestì e scese nell’ufficio di Bruno lui era lì pallido e si vedeva che aveva qualcosa che lo rodeva quando la vide si alzò le andò incontro e le chiese premuroso come stava e lei gli rispose che la sua puttana non stava troppo male ma in fondo i clienti dovevano essere rimasti soddisfatti della sua prestazione.

Lui incassò il sarcasmo, e disse: “senti ti prego, io ti amo, dimmi cosa vuoi e io te lo darò”. Lei lo guardò sorpresa e ironicamente gli disse:” e se quello che voglio tu non me lo darai cosa succede?”. “dimmi cosa vuoi, voglio solo che tu sia la mia donna”. “dimostramelo se ne sei capace, stupiscimi, conquistami, e vedremo”. Gli girò le spalle e sulla porta si voltò a guardarlo e con un tono sarcastico gli chiese: “Signore se non ha più bisogno della sua puttana vorrei andare da mio figlio”, Bruno fece un cenno di assenso con il capo senza aprire bocca.

 

 

 

 

Un mese, era già trascorso un mese, e da allora Bruno non l’aveva più prostituita, le aveva anche affidato degli incarichi, e adesso era lei a convocare le ragazze per indirizzarle dai vari clienti.

Era considerata la donna del capo, nessuno si azzardava a mancarle di rispetto, adesso che era la sua donna.

Andava tutti i giorni da Bruno e passava la giornata con lui, certo doveva concedersi, ma solo a lui, più nessuno l’aveva toccata da quella notte in cui lui era stato così male rendendosi conto di quanto fosse innamorato di quella donna, lo aveva stregato, lei il suo modo di concedersi come una vittima sacrificale abbandonandosi totalmente e ritornando ogni volta integra di fronte alle sevizie come se semplicemente lavandosi si rigenerasse. Mai era sembrata distrutta sempre riusciva a sollevarsi e ad acquistare una dignità ed un portamento unico.

Solo una donna con un grande coraggio e un grande amore dentro di sé consapevole che il suo sacrificio è stato fatto per salvare suo marito e per garantire un futuro a suo figlio, può avere una forza fuori dal comune che proviene dallo spirito, è qualcosa che si ha o non si ha.

Una sera, rientrando a casa nell’atrio, da una delle porte laterali che conducono alla cantina, si sente chiamare, c’è qualcuno nell’ombra, si avvicina oramai cosa possono farle che non le abbiano già fatto.

L’uomo non riesce a vederlo bene, ma è magro asciutto, le dice di essere un amico di suo marito si presenta come Rino e dice che nell’ultimo periodo era in cella con suo marito il quale gli ha chiesto di andare a trovarla per sapere come sta, lei gli manda dei soldi ma non è più andata a trovarlo nell’ultimo mese.

Questo lo sa anche lei ma la sua situazione è tale che non può andare a trovarlo per il momento. 

Ma non si è dimenticata di lui ed è perché lui sappia che non si è dimenticata che continua a mandargli un vaglia a settimana.

Rino le dice che se vuole lui può fare arrivare un messaggio a Carlo Alberto, Gloria gli dice che al momento non ha messaggi da mandare, ma lui se ha bisogno di soldi lei lo può aiutare in fondo è appena uscito di galera, e lui un po’ timidamente le dice che in effetti si trova in ristrettezze. Gloria si avanza di più dentro al corridoio chiude la porta e prende delle banconote dalla borsa e le offre all’uomo, che un po’ imbarazzato le prende, lo osserva nella penombra non è vecchio avrà circa trentacinque anni, magro ma di un aspetto non sgradevole anche se non di quelli che attirano l’occhio, lui la guarda con desiderio lei se ne accorge, e gli sorride, poveretto chissà da quanto tempo non va con una donna.

Lui la sta spogliando con gli occhi, e dice: “signora è tanto bella, che capisco perché Carlo Alberto soffre così tanto per lei”.

Gloria: “ dimmi come sta”. “ Lui soffre perché sa cosa lei sta facendo, gli arrivano le notizie tramite uno degli uomini dell’usuraio, è un porco, e non dovrebbe nemmeno guardarla, mi perdoni sono turbato dalla sua bellezza”.

Lei gli si accosta ora sente il calore del suo corpo, e gli sussurra all’orecchio: “quanto tempio è che non fai l’amore?”. “ sono due anni Signora”.

Allora Gloria scende dall’orecchio facendogli sentire il suo alito caldo, lungo la guancia e poi gli si avvicina alle labbra e gliele sfiora per un attimo Rino si sente preda del panico sente le labbra calde della donna, ma di colpo si allontana la spinge indietro.

“No! Carlo Alberto è un mio amico, io non ho intenzione di fare questo con lei”.

Gloria per un attimo resta sorpresa dalla reazione dell’uomo, poi lo interroga “ tu mi desideri te l’ho letto negli occhi, eppure non vuoi fare sesso con me, perché solo per amicizia?”

“Sì solo per amicizia, io sono un amico di Carlo Alberto e per quanto ne abbia voglia e desideri fare l’amore con lei io resisterò altrimenti non sarei meglio del porco di Bruno”.

Gloria era sorpresa che qualcuno abbia il senso dell’onore e dell’amicizia e trovarla in un ex galeotto la sorprende quando tutti quelli che si dicevano amici di suo marito sono stati i primi ad abbandonarlo e anche i primi ad approfittare di lei compiacendosi di sbatterla e di trattarla come l’ultima delle prostitute.

“Hai un lavoro?” gli chiese.

“No, non ancora non è facile per chi esce dal carcere trovare un lavoro”.

“Lunedì prossimo fatti vedere qui a questa stessa ora e forse avrò delle notizie per te, sei in grado di procurarti una pistola?”

“Sì, posso avere una pistola, ma non ho intenzione di tornare in galera, signora”.

“E’solo per difesa personale in caso di emergenza, forse riuscirò ad assumerti come autista, ma non è una cosa sicura fatti trovare qui lunedì”.

“d’accordo signora e grazie”.

Rino uscì silenziosamente dopo che Gloria lo ebbe lasciato da qualche minuto, si guardò attorno, non c’era nessuno e si allontanò, guardò adesso le banconote che glia aveva dato erano tutte da centomila, almeno tre stipendi da operaio incredibile aveva capito che erano parecchi ma non così tanti.

Il lunedì successivo era puntuale in attesa ella signora. Gloria arrivò e gli disse: “bentornato, domani mattina alle otto fatti trovare davanti all’ufficio del porco, ti farò parlare con uno dei suoi aiutanti e vedrò di farti assumere per portarmi in giro se ne avrò bisogno e comunque sarà di sicuro per venirmi a prendere e riportarmi a casa”.

Così assunse Rino, aveva un suo autista oramai era talmente dentro all’organizzazione di Bruno e ne aveva anche il controllo su parecchie delle entrate doveva però ancora giocare d’azzardo e stare attenta.

Bruno oramai le aveva concesso una totale fiducia sapeva anche che trattava con paesi stranieri la Turchia, attraverso la quale importava quantità di hascisc, e mandava donne europee a loro da vendere nei bordelli dell’oriente.

Rino era sempre puntuale e le portava notizie di Carlo Alberto, che riusciva ad avere tramite una sua cugina che andava a trovare il marito anche lui in carcere nella stessa sezione di Carlo Alberto.

Oramai si erano abituati alla routine, e anche Bruno non si preoccupava più delle donne che dovevano andare dai clienti in città e decise quindi di lasciare tutta la gestione a Gloria.

Quella mattina le disse che aveva una nuova recluta da addestrare, sarebbe stata una prova per lei, per valutare le sue capacità, era in una situazione simile alla sua, e doveva ripagare il debito che il marito aveva contratto con lui doveva diventare sua proprietà e visto che era un’alta borghese, sarebbe andata nel catalogo, speciale.

E se non riuscivano a sottometterla con lei buone l’avrebbero data ai turchi, i quali avrebbero trovato a chi venderla e sarebbe stata una fonte di reddito comunque, nei mercati orientali un donna di classe viene venduta a cifre da sei zeri.

Gloria prese il catalogo, lo consultò adesso aveva accesso anche al catalogo speciale, erano tutte donne bellissime, la numero 1, arrivò in fretta alla numero 18, era vuoto era state inserite delle pagine bianche e la scritta non più disponibile, c’era una numero 19 e 20 che lei non aveva mai visto, e l’ultima la 21, una rossa stupenda con la scritta venduta in partenza per lo Yemen.

“Questa è stata venduta nello Yemen” chiese incredula. “si mia cara, una bella ragazza nemmeno Magda è riuscita a domarla e abbiamo dovuto metterla nel catalogo per lo Yemen c’era una coincidenza per quella zona, adesso sarà a Livorno dove verrà imbarcata”. Poi aggiunse, “Quando avremo la conferma della consegna e del pagamento potremo toglierla dal catalogo d’archivio, già adesso non è più in quelli che circolano, per i clienti”.

Gloria iniziava a scoprire molte cose di cui prima ignorava l’esistenza e attraverso il catalogo anche gli appunti e le informazioni su ogni donna che era nelle mani dell’organizzazione e dei suoi punti deboli, nonché di cosa le poteva capitare se non si sottometteva alle dure regole imposte dall’usuraio. Una fortuna per lei che si sia innamorato, la maggior parte delle sue vittime quando se ne stanca finiscono per essere vendute in paesi stranieri, e così sprofondano in un abisso senza ritorno, e quel destino era destinato anche a lei, se la bestia di Bruno non si fosse innamorato.

Ogni promessa era solo una menzogna per ottenere la sottomissione fino ad avere il totale controllo e poi appena sfiancata dopo qualche anno sarebbe stata incapace di riprendersi dall’abbruttimento e avrebbe perso tutto, figlio e marito, questo era il piano perverso di questa gente forse li avrebbero uccisi ugualmente anche se lei si era sottomessa.

Fece buon viso a tutto e non fece rimostranze a Bruno di quello che aveva previsto per lei, adesso il pericolo era scongiurato.

Le spiegò quindi di come occuparsi dell’educazione della giovane donna, di nome Manuela, moglie di un habitué delle bische, era in coma, perché gli esattori che erano andati da lui avevano avuto la mano pesante, si trovava in coma in ospedale e la donna era affranta, bisognava approfittare del suo stato di debolezza adesso e Ciccio l’aveva già fatta prelevare all’uscita dell’ospedale da alcuni giorni, ma era ribelle e non dimostrava voler di sottomettersi, appena avevano creduto di poterla mandare da un cliente essa aveva tentato la fuga, ma era sorvegliata e l’avevano subito ripresa.

Gloria accettò l’incarico e disse che avrebbe domato la ribelle, ne era quasi sicura, e Bruno parve orgoglioso della sua grinta e decisione.

Gloria venne accompagnata da Rino fino all’appartamento di Ciccio dove aveva condotto Manuela, la donna era nuda a letto addormentata le fu spiegato che era stata sedata.

Gloria disse di metterle qualcosa addosso, e di portarla giù in cortile e caricarla in auto. La cosa migliore per provvedere al suo addestramento era portarla da Magda, le aveva già telefonato per preannunciare il suo arrivo.

 

 

 

Manuela si risvegliò legata e bendata aveva male alla schiena per la strana posizione in cui si trovava, attorno a lei il silenzio, era nuda e si chiedeva cosa quei bruti le avevano fatto.

Sentiva qualcosa di duro uina sbarra forse di legno cehe le premeva sulle reni e la faceva stare con la schiena piegata all’indietro i suoi piedi non toccavano ma erano fissi legati alle caviglie, tirati verso il basso, anche i suoi polsi erano legati  alti sopra la sua testa, e il suo peso gravava sulle braccia che le dolevano e sulle reni unico punto di appoggio.

Oddio si disse cosa mi faranno non poteva parlare, si rese conto allora che la sua bocca era occlusa da un tappo qualcosa che le forzava le mascelle tenendole spalancate.

Gloria entrò nella sala osservò la sua vittima era molto bella almeno quanto lei, bionda molto bionda, aveva il pelo del pube molto fino poco folto, era un incanto una bambola perfetta, seni vita e fianchi tutto molto armonioso una vera pin-up.

Doveva renderla schiava marchiarla come era stata lei, e sapeva che non aveva scelta, doveva domarla o la sua vita avrebbe corso seri pericoli, gli uomini di Bruno mal tolleravano il potere che era andata acquisendo e pensavano che il loro capo era diventato debole lei doveva dimostrare di essere all’altezza perché la sua fine sarebbe stata terribile se avesse fallito.

Con lei c’erano Tania e Maria le due aguzzine di Magda che adesso le parlavano con molto rispetto, non era più la schiava era una padrona, ma per quanto tempo poteva anche ritornare ad essere schiava e lei lo sapeva.

Fece togliere la benda a Manuela, la quale sbatte le palpebre, per abituarsi alla luce artificiale della sala e appena fu in grado di mettere a fuoco, sbarrò gli occhi era in una vera sala di tortura medievale.

Vide tre donne davanti a sé, tutte portavano delle maschere nere di pelle, che le coprivano quasi interamente il volto, ed erano abbigliate con dei camici come da infermiere.

Gloria aveva istruito le sue aiutanti dicendo loro che avrebbero dovuto parlare solo loro due, e per prima cosa dovevano fare un discorsetto alla vittima ossia che poteva decidere di sottomettersi subito, e passare all’addestramento previsto oppure loro avrebbero dovuto usare mezzi più convincenti per sottometterla comunque il risultato finale sarebbe stato lo stesso, solo avrebbe pagato tutta la fatica in più che gli costava a loro.

Manuela era impazzita di rabbia si mise a strepitare e a piangere e a urlare di lasciarla andare ebbe una vera crisi isterica.

Venne sciolta dalla posizione ma sempre tenuta a bada con catene e corde e condotta sul cavalletto dove venne costretta a salire, il cavalletto era un zoccolo triangolare sul quale sedere la vittima che si trovava con quel cuneo che le premeva sulle parti intime, le gambe non toccavano terra, e le vennero legate le mani dietro la schiena impedendole qualsiasi sostegno, sentiva che il cuneo benché arrotondato leggermente che le penetrava nel solco andando a toccare finanche il suo ano.

Era doloroso perché tutto il suo peso gravava su quel punto, le misero dei pesi alle caviglie e le dissero che sarebbe rimasta lì fino a quando non avrebbe fatto una scelta.

Manuela proruppe in un pianto dirotto che avrebbe commosso chiunque non fosse oramai abituato a queste cose, Gloria stava rivivendo il calvario interiore di quella giovane donna come fosse il suo. C’era una enorme differenza lei si era sottomessa subito non aveva opposto resistenza, anzi di questo ne sentiva il senso di colpa ma aveva dei buoni motivi per sottomettersi la vita di suo marito e suo figlio, questa donna belle e giovane era in una posizione diversa suo marito era in coma non aveva figli perché avrebbe dovuto pagare per lui che comunque forse non sopravvivrà al suo trauma?

Come avrebbe reagito lei in una situazione analoga? Aveva ragione la ragazza a ribellarsi, a ventitré anni dover rinunciare alla propria vita così senza un buon motivo.

Gloria era solidale mentalmente con la ragazza ma sapeva che avrebbe fatto di tutto per spezzarla e portarla domata al cospetto del suo amante.

La lasciarono per due ore in quella posizione e poi ritornarono, la giovane era stata messa sotto sorveglianza di una schiava che doveva avvisare se si sentiva male e parlare con lei spiegandole che più si ostinava a resistere più avrebbe sofferto e più sarebbero state dure le torture.

Ad ogni modo solo mezzora al cavalletto era stata sufficiente per spezzare la resistenza della bella Manuela, quando le Domine arrivarono iniziò a mugolare di scioglierla con promesse di sottomissione assoluta.

Gloria la fece sciogliere e le mise il guinzaglio al collare che già portava e le ordinò di camminare a quattro zampe come la cagna che era, Manuela malgrado il dolore che provava piangendo a dirotto seguì la donna che la condusse al canile dove la cagna Laika che era già stata usata come esempio per lei era stata preparata per fare da esempio anche per Manuela e questa sottomessa venne a fare le feste alle sue padrone oramai solo la forma del suo corpo era umana nulla nel suo comportamento era di una donna era a tutti gli effetti una cagna.

L’orrore che Gloria lesse nel volto di Manuela era autentico e ripensò che a suo tempo quello doveva essere stato il suo sguardo di fronte alla scena alla quale anche ora non riusciva ad abituarsi.

Assistettero agli esercizi imposti alla donna-cagna alle punizioni che le vennero inferte quando non era abbastanza sollecita ad obbedire e sotto il dolore le era stato imposto di guarire come un animale e di non fare versi che ne ricordassero un essere umano e lei totalmente spezzata nel corpo e nella mente aveva fatto suoi tutti questi comportamenti.

Manuela assorbì quell’esempio tra le lacrime e come lei a suo tempo avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare di finire così.

La portarono al maneggio e le fecero indossare la bardatura da puledra e fatta correre per due ore assieme ad altre schiave a traino di un calesse.

Poi venne costretta a leccare le sue compagne mentre queste legate alla sbarra stavano con le natiche protese e le cosce aperte godendo del trattamento e bevendo per dissetarsi.

Solo dopo che ebbe fatto godere le altre puledre le venne concesso di dissetarsi ma non con dell’acqua fresca ma con le urine delle altre che era stata raccolta in una bacinella.

Dopo il primo giorno era distrutta ma venne legata su una branda di legno e lasciata lì senza cibo fino al mattino, dormì ma solo perché così stanca da crollare.

Nei due giorni successivi dimostrò di non essere che un burattino nelle mani delle sue carceriere, era una schiava, avevano spezzato ogni sua volontà a resistere.

Fu condotta in città al cospetto di Bruno dal suo autista, Gloria non si era mai fatta vedere in volto e si era tenuta in disparte, una regista occulta di tutte le scene, e la accolse in ufficio come se fosse la prima volta che la vedeva.

Appena arrivò le disse di denudarsi che il suo padrone voleva controllare la merce e se il marchio era stato messo come si deve come desiderava lui.

Manuela non obiettò in nessun momento e si sottomise alle richieste che le venivano fatte.

Bruno la fece scopare da Ciccio, oramai da quando era innamorato di Gloria non aveva più toccato nessun altra donna.

Ciccio brutale la costrinse a succhiarlo e Manuela si piegò alla richiesta, davanti ai presenti imboccò l’uomo e lo succhiò con maestria facendolo gemere, Ciccio dovette staccarsi per non godere nella sua bocca e la prese sotto le acelle e la fec disporre con le natiche rivolte verso di lui, in ginocchio le diede alcuni colpi nella vagina e poi si puntò sul suo ano e penetrò, non era stata aperta da quella parte se non per dei piccoli oggetti atti a tenere le code posticce ma non tanto da prepararla ad una preparazione, era stata un’idea di gloria così avrebbe saggiato la sua sottomissione essendo semi vergine a subire la sodomia.

Manuela sopportò il dolore dell’intromissione tentando di agevolare il suo violentatore.

Ciuccio si scaricò in pochi minuti nel condotto rettale di Manuela che subì l’onta della sua prima vera inculata  e in pubblico per di più.

Dall’indomani sotto la supervisione di Gloria Manuela dovette iniziare la sua attività di prostituta, Gloria cercava di trattarla con cortesia, ma senza darle troppa confidenza.

Nel frattempo si preparava a trovare una soluzione per mandare suo figlio all’estero, la discreta autonomia anche economica di cui ora godeva le permise de iscrivere suo figlio in un collegio in Svizzera, in questo modo il ragazzo avrebbe iniziato una sua formazione particolare, e in un ambiente che gli poteva permettere di avere una vita discreta. Aveva così messo alla prova la fiducia di Bruno che le aveva permesso di recarsi all’estero e aveva preso i contatti con una banca di Losanna per aprire un conto nel quale aveva versato i soldi utili per pagare almeno quindici anni di rette scolastiche annuali, non sapeva nel caso le accadesse qualcosa che fine poteva fare suo figlio, fece testamento e lo consegnò ad un notaio, in ogni modo l’avvenire di Matteo era assicurato.

Si organizzò per mandare avanti il lavoro e divenne anche molto intima della bella Manuela che in lei non vedeva la sua carceriera o padrona ma solo una che doveva fare un lavoro anche se stava meglio di lei.

Divennero amiche e si vedevano spesso andando a fare shopping assieme, e spesso Gloria aveva fatto in modo di organizzarle gli appuntamenti lasciandola libera nelle ore di visita all’iospedale per seguire suo marito.

Nel frattempo Carlo Alberto aveva notizie solo attraverso Rino e che sua moglie non lo aveva dimenticato grazie ai vaglia che gli arrivavano settimanalmente. E siccome lei gli mandava più soldi di quanto gli serviva usava parte dei soldi per acquistare beni di necessità per i suo compagni di prigionia che non avevano nulla creandosi così una serie di amicizie per quanto interessate utili alla sua vita all’interno del carcere.

In questo modo molti lo avevano in simpatia e questo garantiva la sua incolumità anche se Bruno avesse mandato a dire di eliminarlo non sarebbe stato così facile come all’inizio della sua carcerazione e comunque avrebbe dovuto pagare parecchio per avere un servizio del genere.

 

 

 

 

Un anno dopo l’inizio di questa vicenda, un uomo suona ad un campanello di una villetta di periferia è una mattina d’inverno, una donna vestita con un abito da sera molto elegante ma di prima mattina va ad aprire e l’uomo le chiede: “ numero diciotto?”.

“si padrone” risponde la donna, allora lui entra lei richiude la porta alle sue spalle, si mette davanti alla donna e la schiaffeggia e le dice: “ non ti era stato ordinato di accogliermi nuda?”.

“si padrone, mi perdoni è che non ero sicura che fosse lei a suonare, poteva trattarsi di un estraneo”.

“anche se era un estraneo le schiave non hanno diritto al pudore, dovevi essere nuda ti punirò molto severamente per la tua mancanza”

“si padrone ha ragione merito la punizione”.

Numero diciotto si spoglio lasciando l’abito a terra ai suoi piedi rimanendo solo con le calze a rete ed il reggicalze.

Poi l’uomo la fece avanzare in direzione della camera da letto, sculacciandola con forza.

Entrarono nella stanza le luci soffuse creavano un’atmosfera piacevole, un secchiello con lo champagne attendeva immerso nel ghiaccio, due coppe erano pronte anch’esse per gli ospiti.

La schiava presentò una coppa per il suo padrone e lui le concesse di servirsi anche lei.

Dopo che ebbero bevuto, l’uomo le ordinò di mettersi prona sul letto, e di presentargli le natiche per la punizione.

Numero diciotto obbediente e sottomessa si dispose in ginocchio e si appoggiò al materasso con la guancia e gli omeri che toccavano il materasso, le natiche perfettamente esposte, le cosce divaricate, l’uomo le si accostò, e ammirò l’anello più scuro che palpitava, e la fessura lucida di umori, passò un dito sul marchio a fuoco che le era stato impresso recante il suo nome di schiava, numero diciotto, e disse: “è stata un’ottima idea marchiarti in questo luogo, così sei costretta per farlo vedere a mostrare anche il resto delle tue intimità”, “si padrone rispose numero diciotto”.

L’uomo prese dal ripiano del comò il gatto a nove code che pareva essere stato lì posto proprio in attesa di quel momento, era una frusta dalle corregge in pelle di vitello molto morbide, l’uomo se le passò nel palmo della mano poi si collocò dietro alla sinistra del suo bersaglio, in questo modo vedeva il volto della schiava e lei con la guancia destra appoggiata al materasso vedeva lui con la coda dell’occhio, infatti notò che aveva alzato il braccio dal suo movimento e attese che il colpo arrivasse sapeva di poterlo sopportare ma si irrigidì ugualmente nell’attesa dell’impatto, e il colpo arrivò puntuale, sentì lo schioccò ed il rumore la fece sussultare più che il dolore oramai quella frusta per lei era solo un gioco, le frustate erano simboliche e il dolore era molto piacevole non forte le riscaldava le natiche e il calore le si irradiava all’interno mandandole a fuoco le parti intime, dalle quali sentiva che colava il suo piacere nell’attesa che il suo padrone la prendesse.

I colpi si succedevano in cadenza regolare l’uomo pareva sotto sforzo, si era tolto la camicia, e aveva il busto lucido di sudore, quanti colpi le aveva inferto venti o ventidue, aveva perso il conto, le natiche perfette e bellissime adesso erano molto arrossate, riprese fiato, sentiva il cuore battergli nel petto, sia per il movimento ma soprattutto per l’emozione che questo gli procurava, aveva la verga dura che premeva nei suoi pantaloni, e cominciava a fargli male così costretta come era.

Diede altri dieci colpi, sapeva che adesso la schiava era appena riscaldata, vedeva i suoi occhi febbricitanti e ansiosi di ricevere ulteriori colpi e non voleva deluderla.

Si fermò e numero diciotto comprese che la punizione era terminata allora ancheggiò provocante e invitante verso il padrone aveva bisogno adesso della sua verga e voleva sentirla dietro, si aspettava l’intrusione, prima avrebbe passato il glande nella sua passera lungo la fessura e poi lo avrebbe introdotto solo un po’ per lubrificarlo con i suoi umori, e solo allora si sarebbe presentato al suo secondo orifizio e avrebbe varcato la soglia di prepotenza.

Così tutto come in copione perfetto il suo padrone passò il glande lungo la sua fessura, e poi introdusse il glande e successivamente si presentò al suo ano, vi si appoggiò e spinse leggermente per introdurre la cappella e appena lo sentì cedere per offrirsi, affondò con forza arrivando con un colpo secco fino in fondo sbattendo le palle contro le natiche della sua schiava.

Aveva il culo elastico e accogliente ma una volta dentro si sentiva prigioniero perché numero diciotto era diventata una grande esperta, sapeva contrarre i muscoli mungendolo come se volesse aspirargli l’anima attraverso la sua verga.

Era arrivato in fondo, si era fermato un attimo per gustarsi il calore e la sensazione deliziosa di possesso e di prigionia che gli dava il retto della schiava, rimase fermo sino a quando non sentì in lei l’impazienza e fu lei a dare dei colpetti con il deretano per farlo muovere.

Allora iniziò a ritirarsi lentamente i primi colpi furono lenti movimenti studiati perché sapeva che presto la schiava ne avrebbe chiesto di più e si sarebbe agitata, e infatti appena lei si sentì aumentare dentro l’eccitazione iniziò a muovere le anche in modo incontrollato presa dalla libidine allora il padrone come avesse atteso il segnale della schiava iniziò ad aumentare gli affondi dando loro una forza sempre più elevata, accelerò appena al sentì gridare, voleva venire con lei e infatti ci riuscì appena lei gridò il suo piacere lui scaricò il suo seme nel retto della schiava che urlò sentendosi scaricare nelle viscere la colata di sperma che aspettava con ansia.

Entrambi si unirono nell’esplosione del piacere e sse lo gridarono all’unisono erano arrivati insieme ed era stato il loro obiettivo, appena si fermò a corto di fiato l’uomo si abbandonò sul corpo della schiava sempre prona che lo sostenne, e iniziò a baciarle il collo, poi scese sulla guancia e lei allora girò un po’ di più il volto verso di lui e tirò fuori la lingua che lui le lambì prendendola nella sua bocca e aspirandola come fosse un piccolo pene.

Appena uscì dal suo retto, si lasciò cadere al fianco della schiava e si baciarono come fossero due sposini innamorati.

E rimasero bocca a bocca per molto tempo e nel contempo si scambiavano tenerezze,fino a quando l’uomo non riprese consistenza eccitandosi e la sua erezione andò a poggiare sul ventre della schiava, allora lei lo prese in mano e se lo tirò su di sé dicendogli, adesso scopami e riempimi la fica tesoro, scopami di brutto ti prego.

L’uomo non se lo fece ripetere prese possesso del corpo della donna adesso davanti e lei si aprì come una rana passandogli le gambe dietro la schiena per tenerselo bene a fondo.

Andarono avanti per lungo tempo fu una scopata da record almeno quarantacinque minuti di via vai intenso che li prostrò godendo appieno dell’amplesso e fu solo allora che la schiava gridò sentendo l’uomo accelerare per giungere al culmine: “avanti amore mio dai più forte godi dentro di me ti prego riempimi, Carlo Alberto ti amo prendimi sono tua solo tua tu sei l’unico per me”.

“Sii Gloria amore mio sei l’unica donna che voglio ti amo tanto anch’io nessuna vale te ora e sempre”.

Rimasero allacciati a farsi delle effusioni carezze e moine da innamorati come se nulla fosse mai accaduto a separarli nessuna ombra tra di loro eterni amanti e sposi innamorati.

Si riposarono e dopo alcune ore si alzarono Gloria disse: “facciamoci una doccia, e sbrighiamoci o arriveremo in ritardo da Rino e Manuela che ci aspettano per cena”.

Uscirono dopo essersi fatta la doccia soddisfatti come si deve dopo aver trovato il piacere l’uno nelle braccia dell’altra.

Carlo Alberto prese l’auto e attese che sua moglie arrivasse attendendola davanti alla casa, una bella villetta con giardino quando Gloria uscì si presentò dal lato di guida e allora lui rise, e lei salendo gli diede uno schiaffetto scherzoso dicendo “non prendermi in giro ogni tanto mi dimentico che le auto qui hanno la guida a destra”.

“tesoro passo prima dalla stazione così compero il giornale italiano”, “ va bene basta che fai in fretta perché ci tengo ad arrivare in orario, sai che Manuela è incinta non voglio che si inquieti”.

Carlo Alberto preso il giornale salì velocemente in auto, e si avviarono arrivarono vicino alla casa dei loro amici in un quartiere del centro, e dovettero parcheggiare a un duecento metri poi vedendo che pioveva corsero verso il portone, arrivati entrarono Manuela con il pancione sembrava felice e Rino accanto a lei pareva al settimo cielo.

Si sedettero e mentre Rino serviva gli aperitivi Gloria e Manuela andarono in cucina a prendere i vassoi degli antipasti quando rientrarono in salotto i loro uomini stavano leggendo il giornale assieme molto interessati.

Carlo Alberto alzò gli occhi lucidi di lacrime ma di gioia, e disse: “credo che possiamo smettere di avere paura, si sono ammazzati tra di loro Bruno e Ciccio e da lì la polizia ha arrestato la maggior parte della banda e liberato molte giovani donne che erano costrette a prostituirsi ricattate dagli usurai”.

Si guardarono e accolsero tutti la notizia con soddisfazione e come se un incubo fosse finito si dissero che forse adesso avrebbero anche potuto riprendere le loro vere identità ma chissà se ne valeva la pena, in fondo un nome non è tutto quel che conta sono i veri valori della vita e loro erano dei grandi amici che si erano aiutati nel momento del bisogno, Gloria e Carlo Alberto ed il loro figlio Matteo e Rino con Manuela e adesso il bambino o la bambina che arrivava erano in fondo come una grande famiglia e ritornare in Italia li avrebbe forse fatti ricordare solo per le cose sgradevoli e la gente quelle te le rinfaccia sempre lì erano rispettati e nel loro anonimato vivevano semplicemente e bene. La vita a volte si può vivere con le proprie fantasie ma se queste diventano una realtà troppo oppressiva tolgono anche il piacere adesso Gloria si sentiva libera e quella notte avrebbe festeggiato e chissà se sarebbe rimasta incinta un’altra volta era bene approfittarne fino a che Matteo era in gita con il collegio e avevano la casa libera

 

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