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Trio

A lezione da zia Grazia

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

La scena a cui avevo assistito spiando, nascosto in giardino, nel soggiorno di casa degli zii dove ero ospite quell’estate, mi aveva sconvolto e non mi usciva più dalla mente, lasciandomi in uno stato di eccitazione continua. Ero salito casualmente dalla spiaggia, quel caldo pomeriggio di luglio, per fare una telefonata. Per aprire il cancello avevo la chiave datami da mio zio, stranamente però era stata messa anche la catena con lucchetto che di solito gli zii mettevano quando in casa non restava nessuno: sapevo invece che in casa c’era zia Grazia, quarantenne da sballo, impegnata a dare ripetizioni per l’esame di maturità a Marco e Mauro, muscolosi e riccioluti gemelli figli di una sua amica che, a detta della madre, preferivano la palestra e le ragazze allo studio. Pensando che la lezione fosse saltata e la zia fosse scesa in spiaggia (strano, però, non averla incrociata’), avevo scavalcato senza suonare il campanello e mi ero diretto verso casa attraversando il breve vialetto. Voci soffocate e strani rumori giungevano dalla finestra del soggiorno, incuriosito e un po’ impaurito (temevo ci fossero i ladri in casa!) avevo sbirciato dentro, attraverso le fessure della serranda abbassata. Ero rimasto a bocca aperta, inebetito, di fronte a ciò che vedevo: sul divano di fronte, dove mi ero seduto tante volte a vedere la tele insieme agli zii e ai miei cuginetti, zia Grazia, completamente nuda, faceva da ripieno a un godurioso sandwich coi gemelli, anche loro nudi! Era distesa a cavalcioni su Mauro che, steso supino sotto di lei, la chiavava con poderosi colpi di addominali e, intanto, si godeva le tettone ballonzolanti davanti alla sua faccia, spremendole e ciucciando di gusto i lunghi capezzoli scuri a ciuccio. Marco, da dietro, era piegato sui talloni e, dando prova di grande prestanza atletica oltre che di notevole porcaggine, inculava mia zia aggrappato ai suoi fianchi morbidi, squassandole le chiappone tremolanti ad ogni affondo del suo cazzone massiccio e nerboruto, i cui voluminosi coglioni sbattevano con un ritmico schiocco osceno sulla pelle sudata della troia. Superato lo stupore, mi ero sparato una sega indimenticabile, godendo come un pazzo quando i gemelli avevano estratto all’unisono i loro grossi cazzi duri sporcando con copiosi schizzi di sborra calda e appiccicosa il culo e la pancia di mia zia, che con gridolini estasiati se l’era spalmata sul corpo lucido e abbronzato come fosse olio solare. Uscito dal villino, avevo cominciato a vagare senza meta per le strade assolate e deserte della piccola località balneare, ancora incredulo per ciò che avevo visto: mi bastava però annusarmi la mano destra, ancora sporca e appiccicosa, per sentire l’odore penetrante del distillato dei miei acerbi coglioni sgorgato al termine di una fantastica sega, a ricordarmi che era tutto vero, che non avevo sognato! Tornato infine di nuovo in spiaggia, vi avevo trovato i miei cuginetti impegnati a divertirsi con la loro vociante comitiva di ragazzini su un pattino ormeggiato a pochi metri dalla riva. Ero rimasto ad osservarli in piedi, sul bagnasciuga, mentre si spingevano e si tuffavano ridendo e scherzando con i loro amici. Quando un ragazzino propose, tra l’entusiasmo generale, una gara di tuffi, udii la voce stridula di mio cugino più piccolo che incitava tutti a sbrigarsi perché, fra poco, sarebbe scesa in spiaggia la mamma che non lo avrebbe più fatto giocare. A quelle parole avevo sorriso, guardando il mio orologio digitale: il cuginetto poteva stare tranquillo, per un’altra mezz’ora buona la sua mammina avrebbe avuto ben altro da fare che preoccuparsi per i giochi spericolati dei suoi pupi! L’avevo infatti lasciata poco prima sul divano del soggiorno, ancora imbrattata dalla sborra che i suoi ganzi le avevano spruzzato addosso, tutta presa da una preoccupazione decisamente più inconfessabile: prendere nel culo a spegnimoccolo il cazzone nerboruto di Mauro seduto sotto di lei e intanto ingoiare fino alle palle gli oltre venti centimetri di cazzo duro e pulsante offertole da Marco in piedi a fianco della coppia. Avevo chiuso gli occhi nel rievocare quella scena pazzesca che, in realtà, non aveva mai smesso di scorrere nella mia mente come il replay impazzito di un film. La pigra risacca delle onde, il brusìo della spiaggia, gli schiamazzi e i tonfi nell’acqua dei ragazzini avevano lasciato il posto al sonoro della scena cui avevo assistito, assai più crudo ed esplicito ‘ me ne sarei reso conto solo qualche anno dopo ‘ di quello di un film hard’

“Che bel cazzone tosto che hai, Mauro’ Infilamelo piano, così’ bravo’ aspetta che me lo allargo’ aiutami, sì, sììì’ che bellooo’ mmhhh’ piano, spingi piano, che quel cazzuto di tuo fratello prima m’ha sfondato con quel pisello da negro’ Slurp! Slap, slap!! Che buono il tuo pisellone, Marco! Sa ancora del mio culo! Voglio ciucciartelo tutto mentre mi faccio inculare da Mauro’ Mmmmgghhh’ mmmhhh’ Mi soffochi, porco, quant’è grosso!!! Oooh sììì, è stupendo, che cazzo super!!! Mi avete messa allo spiedo, brutti maialoni, che gusto ‘sti due bei cazzi insieme!!” Stentavo ancora a credere di aver udito quelle oscenità pronunciate dalla voce della zietta, arrochita dal piacere, nella penombra soffusa del soggiorno. I suoi due giovani stalloni non erano stati da meno, sfoderando un linguaggio del tutto inaspettato per dei rampolli di buona famiglia: “rottainculo”, “vacca”, “tettona”, “ciucciacazzi”, “troia di merda” e “super-pompinara” sono solo alcune delle raffinatezze uscite dalla loro bocca, oltre a bestemmie irriferibili pronunciate al culmine di ogni sborrata.

Riaperto gli occhi e abbassato lo sguardo al costume, avevo sobbalzato nel constatare l’effetto di quella piacevole rievocazione visiva e sonora sui miei ormoni di adolescente: prima che qualcun altro si accorgesse dell’evidente e osceno gonfiore al basso ventre, ero corso a chiudermi in cabina dove, trovato un bikini usato di zia Grazia, mi ero sparato una sega rabbiosa con il naso affondato nello slip sporco e odoroso della troia. L’orgasmo, violento e bagnato solo da poche gocce di sborra ‘ avevo spremuto troppo le mie pallette! ‘ mi aveva appagato e tranquillizzato, ma per poco: uscito dalla cabina, ammiccando alla luce del sole avevo avuto un tuffo al cuore nel trovarmi quasi di fronte mia zia che, avvolta in un pareo, chiacchierava seduta sotto l’ombrellone con la madre dei gemelli-stalloni, illustrandole i “progressi” dei ragazzi che, per il troppo “studio”, giacevano stravaccati sulle sdraio qualche ombrellone più in là, sfiniti e con la lingua di fuori! Ero rimasto imbambolato a guardarla mentre, gesticolando con la sigaretta accesa, occhiali scuri a nascondere le occhiaie dovute al “troppo studio” e cappellone di paglia sullo chignon rifatto alla meno peggio dopo gli strapazzi subiti durante i vari pompini, conversava amabilmente con l’amica interrompendosi ogni tanto per richiamare all’ordine i miei cuginetti che scorrazzavano vocianti tra il bagnasciuga e il pattino. Vederla così “normale”, in versione signora-bene e mammina affettuosa, mi indignava e mi eccitava al tempo stesso, confondendomi: mi dicevo che zia Grazia era una troia, una svergognata che faceva porcherie di nascosto al marito e ai figli, e che mio dovere sarebbe stato raccontare a mio zio (omettendo certi particolari’) quello che avevo visto fare alla moglie, e magari all’ingenua amica cosa combinavano i suoi pargoli invece di studiare…

“No”, pensavo “non posso farlo, così distruggo una famiglia'” Bugia degna di Pinocchio, solo che a crescere non era il mio naso, bensì il cazzo che di nuovo ‘ incredibile ma vero! ‘ si gonfiava sotto il costume: in realtà, sapevo che se avessi raccontato tutto allo zione e alla madre dei gemelli sarebbe stata la fine delle “ripetizioni”, e io non vedevo l’ora che venisse il giorno dopo per assistere alla prossima!!

Mentre rimuginavo tutto ciò in piedi sotto al sole, osservando affascinato e preoccupato l’ennesima erezione che minacciava di richiedere un’altra sega liberatoria (la terza in poco più di un’ora!), mia zia si era voltata verso di me, guardandomi sorpresa.

“Bè, che fai lì impalato? Non vai a giocare con gli altri?” Nel voltarsi il pareo si era aperto scoprendole fino all’inguine la coscia abbronzata e i fianchi, un po’ appesantiti dalle gravidanze e con qualche smagliatura qua e là ma tremendamente arrapanti, inguainati nel tanga che lasciava intravedere i riccioli scuri del pube villoso. Avevo sgranato gli occhi, rivedendo per un istante quei fianchi stretti dalle mani di Marco che la inculava a gran colpi di cazzo in ginocchio dietro di lei che, a pecorina, si dava intanto da fare a ingoiare fino all’elsa il cazzo del fratello Mauro. Nervosamente, zia Grazia si era subito coperta, chiudendo le cosce e squadrandomi con severità ed una punta di disprezzo: nei giorni precedenti si era divertita spesso ad eccitarmi mostrandomi generosamente il suo bel corpo maturo, ma quel pomeriggio aveva già soddisfatto le sue voglie facendo il pieno dai suoi ganzi e non era evidentemente disposta a giocare con i miei ormoni’

Mi ero allontanato vergognoso e balbettante, mentre alle orecchie mi giungevano i risolini di scherno delle due amiche, che commentavano divertite il mio sguardo allupato e la mia goffa eccitazione. La brutta figura non mi impedì, quella sera, di masturbarmi nuovamente sul mio letto, prima di addormentarmi, rievocando per l’ennesima volta la scopata a 3 cui avevo assistito nel pomeriggio: stavolta, previdente, mi ero munito di fazzolettino e, subito dopo l’orgasmo, mi addormentai, sfinito. I giorni seguenti li ricordo ancor oggi come i più belli della mia vita. Ogni pomeriggio, dalle 3 alle 5, zia Grazia riceveva i due riccioluti e muscolosi gemelli, Marco e Mauro, nel soggiorno di casa sua, mentre mio zio era al lavoro e i miei cuginetti in spiaggia.

I gemelli, manco a dirlo, erano puntualissimi: nascosto dietro una macchina, li vedevo entrare con i libri sottobraccio, accolti al cancello dalla mia porca zietta che li salutava con un casto bacino sulla guancia e le solite frasi di circostanza pronunciate ad alta voce a beneficio di eventuali vicini impiccioni, perfettamente assecondata dai suoi amanti che arrivavano a darle ossequiosamente del “lei” e a chiamarla “signora Grazia”! Le prime volte aspettavo un po’ prima di entrare, man mano però mi ero fatto sempre più audace, tanto ormai conoscevo a perfezione i tempi e, aprendo il cancelletto (con un duplicato della chiave fatto di nascosto) pochi secondi dopo che i tre sporcaccioni erano entrati in casa attraversando il breve vialetto del piccolo giardino, riuscivo a godermi fin dall’inizio lo spettacolo, posizionandomi sotto la finestra del soggiorno la cui serranda calata mi consentiva un’ottima “visione riservata” grazie alle ampie fessure. Se sbirciando dentro vedevo la “scena” deserta, allora voleva dire che zia Grazia stava offrendo un “aperitivo”, come lo chiamava lei, ai suoi ganzi: mi spostavo allora carponi verso la finestra della cucina, da cui ‘ grazie alla porta, quasi sempre aperta, che dava sull’ingresso ‘ potevo gustarmi lo spettacolo offerto dalla mia porca zietta che, in ginocchio vicino all’uscio di casa, succhiava e leccava golosa i cazzi già belli duri che i gemelli, in piedi uno di fronte all’altro, le sbattevano in faccia insultandola eccitati. In ossequio alla par condicio erotica, zia Grazia si faceva fare di tutto dai suoi giovani maiali e lavorava coscienziosamente di mano e di bocca per soddisfare le loro voglie insane: mentre con la sinistra sorreggeva a coppa i voluminosi coglioni di Mauro che le stantuffava il cazzo in gola deformandole oscenamente le guance, con la destra teneva a bada la grossa verga di Marco masturbandola con consumata esperienza, poi si girava e prendeva a succhiare Marco brandendone il cazzo con la destra, mentre la sinistra risaliva abilmente dalle palle a impugnare la mazza dura di Mauro, ancora umida della sua saliva, e cominciava a menarla. Qualche volta i gemelli si mettevano uno di fronte all’altro, con i cazzi eretti e scappellati che si sfioravano di punta: inginocchiata nel mezzo, la zietta pompinara, impugnando una verga in ogni mano, leccava e ciucciava da gran porca godendosi due bei cazzi insieme in bocca. L’aperitivo si concludeva sempre allo stesso modo: i due fratelli sborravano a turno in bocca a mia zia, che ingoiava tutto da esperta bocchinara qual’era e poi, leccando e ciucciando di gusto i piselloni ancora sgocciolanti, li faceva tornare duri in un batter d’occhio, pronti per fotterla alla grande sul comodo divano del salotto. Tornavo allora precipitosamente al mio posto d’osservazione principale, in tempo per gustarmi l’entrata del trio porcello: zia Grazia al centro guidava i gemelli tenendo nelle mani i loro cazzi dritti, come docili cagnolini al guinzaglio! Appena entrati, i ragazzi aprivano libri e quaderni sul tavolo, spargendo qua e là penne e foglietti di appunti: un accorgimento voluto da mia zia che, troia esperta e calcolatrice, si premuniva così dalle “visite” improvvise. Grazie a tanta prudenza, i 3 porcellini erano usciti un po’ trafelati ma disinvolti da una situazione alquanto scabrosa, di cui fui testimone preoccupato ma anche gaudente. Quel pomeriggio mi ero appena sistemato al mio posto di osservazione e scrutavo avidamente il soggiorno da una fessura della serranda: mentre i gemelli sistemavano il tavolo, zia Grazia in piedi accanto al divano si scioglieva il pareo lasciandolo cadere in terra. Come sempre, sotto era completamente nuda, a parte la vezzosa catenella d’oro intorno ai fianchi e un filo di perle al collo, che la rendevano ancora più arrapante, malgrado gli “anta” suonati e ben tre gravidanze: avevo già snudato il cazzo e la mano correva veloce su una sega goduriosa, mentre mi riempivo gli occhi del corpo abbronzato e perfettamente depilato della troia su cui risaltavano le sottili strisce di pelle bianca lasciate dal tanga. Intanto, i suoi giovani stalloni si erano a loro volta denudati e l’avevano raggiunta: Marco le palpava golosamente da dietro le tette pesanti, titillandole i capezzoloni erti e turgidi, mentre la slinguava con passione; Mauro le si era inginocchiato davanti e le leccava la fica di gusto, la faccia affondata nel pube villoso della troia che con una mano maternamente posata sui riccioli neri del ragazzo ne guidava il va e vieni della lappata, mentre con l’altra masturbava Marco.

“Mauro mio, che bello, come mi lecchi bene’ c’hai la lingua più dura di un cazzo!!! A proposito di cazzo, senti che è quello di tuo fratello, un pisellone da somaro!! Non vedo l’ora che mi sfondate con i vostri cazzoni belli duri!! Mi fate impazzire voi due, che tosti cazzuti che siete, altro che quel trippone moscio di mio marito!!!”

Manco a farlo apposta, proprio mentre l’infoiatissima mogliettina lo evocava assai poco affettuosamente, il cornutone era comparso sul cancello, di ritorno anticipato e inatteso dal lavoro (aveva un grande banco di vendita ambulante): non fidandosi di lasciare il furgone nuovo di zecca e pieno di merce sulla strada deserta, mio zio lo stava parcheggiando con qualche difficoltà nello stretto vialetto del giardino, procedendo con cautela. Preso dal panico, non sapevo cosa fare: un folto cespuglio di oleandro mi proteggeva alla vista dal vialetto ed era improbabile che lo zio venisse a vedere proprio lì dietro, il bello però è che i tre sporcaccioni, tutti presi a godersela, non sembravano essersi accorti di nulla! Combattuto tra l’eccitazione e la paura per ciò che sarebbe accaduto (se mio zio scopriva tutto, addio spettacolo!), lanciavo sguardi allarmati con la coda dell’occhio al furgone che faceva goffamente manovra in giardino, ma intanto continuavo a masturbarmi come un pazzo fissando avidamente la scena che si svolgeva nel soggiorno. Mauro e zia Grazia erano impegnati sul divano in un godurioso 69, lui da sotto continuava a leccarle la fica mentre lei gli faceva una fantastica spagnola ciucciandogli la grossa cappella lucida e congestionata che spuntava oscenamente su e giù in mezzo alle tettone strette intorno al cazzo. Marco si era masturbato a lungo in piedi davanti a loro, poi ‘ esibendo un cazzone da paura, duro e ballonzolante ‘ si era inginocchiato dietro mia zia per sodomizzarla, incurante delle flebili proteste della troia che, sotto i colpi di lingua del fratello, stava godendo a più non posso. Aggrappato alla catenella d’oro di zia Grazia, Marco aveva preso a incularla di gusto strappandole gemiti di dolore e di piacere a ogni affondo, intanto le schiaffeggiava con violenza e cattiveria il bel culone sodo e fremente, lasciando sulla striscia di pelle bianca i segni rossi dei ceffoni. Intanto Mauro era venuto, inarcandosi sui talloni e schizzando copiosamente di sborra la faccia e il petto di mia zia che leccava golosamente il nettare del suo giovane amante, seguito a ruota dal gemello che, godendo come un porco, le aveva scaricato in culo tutto il succo dei suoi coglioni che ora colava a rivoli sulle cosce abbronzate e ben curate della troia. In perfetta sincronia ero venuto anch’io, nel solito fazzolettino di carta, pensando ‘ mentre mi sbrodolavo al culmine dell’orgasmo ‘ che quella sarebbe stata l’ultima volta che potevo godermi quello spettacolo, infatti mio zio era ormai giunto alla porta di casa e fra pochi istanti l’avrebbe aperta, trovando sul suo divano la moglie nuda e grondante di sborra fra due muscolosi giovanotti superdotati’ Ma la fortuna aiuta i guardoni, o le troie, fate voi: il cornutone aveva infatti scordato le chiavi nel furgone e dovette’ suonare il campanello! Seguì, nel soggiorno, una scena da “Oggi le comiche”, al termine della quale una trafelatissima zia Grazia, nuda sotto il pareo in cui si era avvolta alla bell’e meglio e i capelli disfatti sciolti sulle spalle nude, era corsa ad aprire al marito abbracciandolo e recitando a perfezione la parte della mogliettina affettuosa e sorpresa. Mentre mi ricomponevo, preparandomi a lasciare la mia posizione di guardone in erba per tornare soddisfatto in spiaggia, assistevo all’edificante scenetta (mia zia che presentava al marito i ragazzi a cui dava “ripetizioni”, seduti compunti al tavolo tra libri e quaderni), pensando che mio zio meritava proprio di essere cornuto, visto che non si era accorto neppure della striscia luccicante di sborra che ancora solcava il petto ansimante di quella zoccola della moglie! Uscii fischiettando dal giardino, contento per lo scampato pericolo: l’estate era ancora lunga e sapevo che tutti i pomeriggi, dalle 3 alle 5, avrei goduto uno spettacolo indimenticabile, grazie come sempre a zia Grazia!

P.S. I gemelli furono naturalmente bocciati all’esame di maturità e la madre non rivolse più la parola a mia zia, che si consolò sverginando il figlio di un vicino. Ma questa è un’altra storia’

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