Era già qualche mese che le unioni civili fra appartenenti allo stesso sesso erano state regolarizzate, se pur con alcune limitazioni, ma nessuna delle due aveva il coraggio di dire all’altra ciò che realmente desiderava. Poi un giorno presi io l’iniziativa e, senza tante manfrine, le chiesi direttamente se voleva diventare mia moglie.
“Scusa hai detto!” mi rispose in un misto di stupore ed imbarazzo.
“Hai capito benissimo, vuoi sposarmi ? Non dico domani ma vorrei almeno sapere se ne hai qualche intenzione…”
Lei mi si lanciò addosso dandomi il bacio più appassionato del mondo, e feci una certa fatica a staccarmela di dosso.
“Credo che ciò equivalga ad un sì.” le dissi sorridendo.
“Certo che è un sì amore! Domani vado in comune per vedere cosa ci vuole solo, sappi fin d’ora, che voglio l’abito bianco e su questo non transigo.”
Inutile dire che trovammo comunque montagne d’ostacoli così decidemmo che il nostro matrimonio si sarebbe tenuto nella capitale dove, oltrettutto, era nato un hotel per i novelli sposi che venivano da fuori e volevano passare la loro prima notte di nozze in un ambiente accogliente.
Ma nulla fu paragonabile al tempo che Laura impiegò a scegliere il suo abito !
Mentre io scelsi un taelleur nero giacca e pantalone, lei passò intere giornate, spesso con mia madre, fra negozi per spose e sarte specializzate, tornando a casa sempre delusa. Solo una settimana prima del fatidico sì la vidi tranquilla, il che non poteva dire che finalmente l’avesse scelto, anche se per me rimaneva top-secret.
Io mi recai a Roma il giorno prima, con la mia miglior amica, che sarebbe poi stata una testimone di nozze, mentre Laura sarebbe arrivata direttamente in Campidoglio coi miei genitori ed i nostri due amici più cari, i quali dovevano ancora decidere su chi avrebbe portato gli anelli davanti all’impiegato del comune.
Come ogni sposa che si rispetti Laura arrivò in ritardo, ma quando la vidi non ebbi nessuna voglia di protestare. Dire che era splendida è sminuire quello che apparve ai miei occhi, il viso delicatmente truccato era ornato da piccole rose color pesca, l’abito bianco le lasciava scoperte le spalle, mentre la parte inferiore partiva da sotto il ginocchio per finire con un piccolo strascico. I lunghi guanti anch’essi bianchi le davano un tocco vergineo rendendola ancor di più una gemma al mio sguardo. Nei suoi occhi c’era tutta la felicità di chi sa di donare la più grande gioia possibile alla persona che l’ama, e rimasi in uno stato di trance fin quando entrammo in quella che battezzammo la sala dell’attesa infinita. Davanti a noi c’erano decine di coppie gay e lesbo, ognuna col suo codazzo d’amici e parenti che attendeva ordinatamente il proprio turno. Aspettammo più d’un ora in barba ad ogni ordine prestabilito, ma alla fine arrivammo davanti al nostro addetto comunale, il quale sbrigò la cerimonia in pochi minuti senza alcuna enafasi od emozione.
Ma il suo squallido comportamento fu subito dimenticato tanta era felicità d’esser diventata una coppia ‘vera’, così senza perder tempo in un piccolo corteo nunziale decisamente rumoroso ci recammo al ristorante per il pranzo, che ci fu regalato da uno dei due amici. Il banchetto fu di gran classe e le ottime portate si susseguirono con molta calma, facendoci passare in pratica tutto il pomeriggio seduti a tavola fra ogni tipo di discussione., sino al taglio della torta ed i brindisi finali.
A quel punto era chiaro a tutti che sia io che Laura volevamo ritirarci nella nostra alcova, e così tutti gli invitati si fecero da parte lasciandoci prendere la macchina per recarci all’hotel.
Il viaggio fu breve e nessuna delle due disse nulla, troppa la voglia d’abbandonarci l’un l’altra nella passione e suggellare definitivamente la nostra unione.
All’hotel fummo accolte alla reception da una bellissima donna che riempì la mia sposa di complimenti, poi un ragazzo ci accompagno alla nostra suite. Avevo scelto quella più romantica, più per far felice il mio amore che per mio desiderio, ma una volta dentro rimasi di stucco davanti a quella profusione di lusso che trasudava da ogni particolare. Non ebbi quasi il tempo di togliermi le scarpe che sentii bussare alla porta.
“Chi è ?” chiesi quasi scocciata da quell’ intrusione.
“Servizio in camera offerto dalla casa.”
Andai ad aprire e vidi una graziosa cameriera dietro un carrello sul quale c’era una cestello con dello champagne e due fluite.
“E’ nostra tradizione offire la prima bottiglia, per ogni altra vostra esigenza non avete che da chiamare.” mi disse con un gran sorriso “Le ricordo infine che in una busta sul comodino c’è la lista delle prerogative della vostra suite.”
Le diedi dieci euro di mancia, portai dentro il carrello e richiusi in tutta fretta la porta, per poi avere la prima sorpresa, Laura era sparita.
“Laura dove sei ?”
“In bagno, mi sto dando una rinfrescata, piuttosto chi era ?”
“L’hotel c’ha mandate una bottiglia e le istruzioni per la stanza.”
“Allora stappala che ho quasi finito.”
Solo quando presi la bottiglia in mano mi resi conto che stavo tremando, ma non riuscii a capire cosa mi stava capitando. Possibile che mi sentissi come una novella sposa alla sua prima notte di nozze ? Di certo non sarebbe stata la nostra prima volta, ma era come se quell’occasione così importante mi facesse perdere il mio proverbiale autocontrollo. Togliere il tappo di quella bottiglia diventò così un’impresa titanica, ma alla fine riuscii a versare lo champagne nei fluite poco prima che il mio amore uscisse dal bagno.
“Scusa non ho capito.” mi chiese facendo l’ingenua e ben sapendo che l’amavo ancor di più quando si comportava così “Ma cos’hai detto ? Questa stanza ha le istruzioni per l’uso?”
“Si ma adesso non m’interessano, piuttosto vieni qui che brindiamo.” le risposi sedendomi sul letto.
Lei si sdraiò al mio fianco e prese uno dei bicchieri che avevo in mano, poi dopo l’ennesimo cin cin bevemmo, finalmente sole.
“La bottigli tienila in fresco per dopo.” mi disse poggiando il fluite sul comodino “ora piuttosto dammi una mano a togliermi questo vestito, stamattina c’è voluta tua madre per mettermelo.”
In effetti la chiusura era certamente opera di qualche mente diabolica, che aveva usato invece che una semplice lampo, una serie infinita di gancetti di dimensioni microscopiche. E se l’emozione m’aveva tirato un brutto scherzo con la bottiglia, aprire quel vestito fu un olocausto del qaule vidi la fine dopo non so quanti minuti. Ma quando l’abito cadde a terra tutta la mia fatica fu ricompesata da una visione celestiale. Laura indossava oltre alle calze bianche una guepiere finemente ricamata ricca di perline, ed un perizoma decisamente audace formato da due stricioline di seta che partendo unite da sotto l’inguine, formavano due cerchi che proseguivano sino a sopra la coscia, lasciando la sua intimità coperta solo da un piccollissimo trinagolino di pizzo. Mi bastò allungare di poco il collo per ritrovarmi col viso in mezzo a quella perfezione che era il suo fondoschiena, e non potei trattenermi da dare dei bacetti proprio in mezzo a quelle colline.
“Vuoi subito farmi partire la testa ?” mi disse con tono provocatorio e sensuale.
“Cazzo Laura sei magnifica.”
“Cos’è questo linguaggio ! Non credo s’addica ad una signora come me !” continuò sorridendo e voltandosi verso di me “Ora per punizione mi dai tanti bacini sul pancino.”
“Subito signora.” Risposi e cominciando a baciarle l’ombelico mentre le mani le afferravvano con dolcezza le natiche.
Ben sapevo quanto lei amasse questo trattamento, ed infatti ben presto vidi che il suo interno cosce si stava abbondantemente bagnando. Così scesi su quel microscopico lembo di pizzo che le copriva il fiore del piacere e presi a leccarlo quasi con avidità facendola gemere.
“Mm ma così non vale !” protesto lei in maniera poco credibile “Tu sei ancora vestita…”
In effetti avevo ancora indosso il mio taelleur che mi copriva totalmente, anche se ero sicura che era solo una questione di tempo e mi sarei trovata del tutto nuda.
“E non vuoi essere tu a spogliarmi ? Se non altro per ricambiare il favore.” le sussurrai prima di sdraiarmi sul letto.
Laura si mise sopra di me e lentamente mi sbottonò la camicetta scoprendo il mio seno nudo.
“Ah la porcella ! Vedo che stamattina ci siamo dimenticate di coprire le tettine, ma ora t’insegno io a fare ciò che per me è impossibile.”
Il mio amore s’abbassò sul mio petto e mi morse delicatamente i capezzoli prima di leccarli e morderli ancora per poi succhiarli. Sentivo le sue calde labbra aspirarmi le aureole, girarci intorno e tornare al centro, ma anche se molto piacevole quello non poteva che essere un piccolo antipasto. Infatti poco dopo mi aprii la lampo dei pantaloni e c’infilò una mano dentro scostando il perizoma, mentre la sua bocca si spoastava sul mio orecchio destro.
“Così mi farai impazzire.” cercai flebilmente di protestare.
“E’ quello che voglio amore.”
Laura sapeva benissimo quanto sia sempre stata sensibile nelle orecchie, ma non ebbe nessuno problema a farmi eccitare al massimo facendo sfiorare la sua lingua suoi mie lobi, mentre una mano mi massaggiava dolcemente la passera. Cercai d’allargare le gambe per facilitarle l’opera, lasciandomi andare completamente alle sue attenzioni, sino a quando non potei più trattenere la voglia di baciarla. Così le feci passare una mano dietro la testa e spinsi le sue labbra sulle mie, all’inzio fu un bacio lungo che presto diventò un susseguirsi di lenti avvinghiamenti delle lingue sempre più vogliose di cercarsi a vicenda.
Ma per quanto avere le labbra l’una contro l’altra fosse piacevole, il desiderio di dare piacere era ormai irrefrenabie. Come provai ad allungare una mano Laura si tirò su per togliermi le scarpe e quindi sfilarmi i pantaloni, mentre io facevo volare la camicetta. Poi mi diede le spalle e senza che mi dicesse nulla le sganciai la guepiere e le presi fra le mani i suoi splendidi seni.
“Serena no, non così.” mi disse con un filo di voce “Voglio godere insieme a te, come un’unica donna.”
“Ma noi godiamo sempre insieme !” cercai d’obbiettare.
“Lascia fare a me, ora sdraiati coi piedi in fondo a letto.”
Fingendomi un po’ stizzita mi sistemai come voleva lei e subito me la ritrovai sopra, o per meglio dire con la sua testa davanti alla mia ma rovesciata. Sentii la sua lingua passarmi sulle labbra senza mai violarle per poi lentamente scendermi sul mento e dopo sul collo. La mia bocca si ritrovò così sul suo e tirai fuori la lingua per farla sentire a lei. Laura scivolò quindi sul mio seno, ed io di conseguenza mi ritrovai sotto il suo, che visto dal basso sembrava ancor più maestoso. Mi riempii la bocca dei suoi capezzoli duri cercando di succhiarli allo stesso tempo con forza e dolcezza, mentre lei girava intorno ai miei con la lingua come a segnarne la forma. Poi lentamente scivolò sempre più in basso sino a quando non ci ritrovammo nel più classico dei sessantanove con un’eccitazione tale da non farci più ragionare. entrambe usavamo mani e lingua per dare sempre più piacere alla propria amata, rincorrendoci quasi nei singoli gesti.
Le aprii le grandi labbra per far passare nel mezzo lentamente la lingua, ed assaporare così i suoi succhi. Con più foga le presi fra le labbra il clito e cominciai a succhiarlo, mentre due dita entravano ed uscivano dal suo fiore con sempre maggior frequenza, ma mi resi conto che tutto quello che le facevo lei lo ricambiava quasi subito.
E se fino a quel giorno avevamo sempre cercato di non far godere subito l’altra,quella sera cercavamo tutte e due l’orgasmo reciproco con una furia quasi animalesca.
Alla fine la vetta del piacere ci colse come una liberazione, ma quasi immediatamente mi ritrovai Laura sdraiata al mio fianco fresca come una rosa che mi sfiorava un fianco con due dita.
“Ora che ti sei sfogata facciamo un po’ di sesso ?” mi chiese con quel viso pieno d’innocenza che mi faceva impazzire.
“Perché questo cos’era? un rosario ?” le risposi ridendo di gusto.
“Ma quanto sei scema ! Dai prendi la bottiglia che andiamo sotto la doccia.”
“Certo che fare una cosa normale ti è proprio impossibile ! Ora mi tocca portare i bicchieri in bagno…”
“Quelli lasciali stare, so io come farti bere.” mi disse prendendo lei la bottiglia di champagne e dirigendosi verso il bagno.
La segui con calma, come a volerla far aspettare quando in realtà morivo dalla curiosità di vedere cos’aveva in mente la mia novella sposa.
Come entrai nel box della doccia lei mi tirò a se facendomi mettere la testa in mezzo alle sue tette.
“Adesso bevi da qui che dopo c’è il meglio.” mi disse versandosi un po’ di champagne nel solco del seno.
Bevvi tutto quello che potei, e la stessa cosa feci dopo che m’abbassai in mezzo alle sue gambe, assaporando quel liquido mischiato al sapore del suo piacere, sino a quasi ad ubriacarmi di quella splendida miscela. Avevo in bocca un sapore dolcissimo quando la bottiglia fu del tutto vuota, e Laura fece il gesto di poggiarla a terra, ma l’afferrai decisa ad andare avanti con un nuovo gioco.
”Che vuoi fare non vedi che dentro non c’è più nulla ?”
“Ma non è detto che non sia più utile, anzi …”
Davanti a me c’era la sua magnifica passera ben aperta dall’eccitazione che s’era creata, con calma avvicinai ad essa il collo della bottiglia che feci entrare molto lentamente. Come fu un pochino dentro avvicinai la bocca alle sue grandi labbra e ne succhiai una con forza, quasi tirandola a me. Poi passai all’altra mentre quel grosso dildo improvvisato entrava sempre più fra i suoi gemiti di piacere. Ma volevo essere io a farla godere e non quel pezzo di vetro, così lo sfilai per lasciarlo a terra e la penetrai con due, tre, quattro dita. Ogni tanto le sfilavo per assaporarne il gusto, e rimasi un po’ sconvolta dalla sua richiesta che mi fece proprio mentre avevo le dita in bocca.
“Ficcami la mano dentro e fammi godere !”
Benché avessi già fistato Laura diverse volte, era sempre avvenuto con l’ausilio di gel lubrificanti, mentre ora on c’erano che i suoi umori per impedirle di soffrire.
“Ma sei sicura ?” le chiesi più per rassicurare me stessa che per altro.
“Si fallo, non voglio altro.”
Le misi di nuovo dentro le quattro dita cercando di spingerle il più profondamente possibile, poi unii il pollice. La mia mano è piccolina ma non fu semplice farla scivolare dentro la sua fica per quanto aperta, la sentivo gemere di piacere ma anche di dolore, però non volli fermarmi, anzi proprio quando la mano stava entrando nel suo punto di massimo diametro, spinsi più forte.
“Ahh, dimmi che è dentro !”
“Si amore è entrata tutta.”
Iniziai a muovere la mano su e giù entrando sino al polso, ed a farla roteare il più possibile muovendo anche un po’ le dita, mentre nel bagno non si sentivano che le sue urla di piacere ed il respiro affannato. Quando presi fra le labbra il suo clito e gli diedi alcuni piccoli morsi, lei venne schizzandomi in faccia il suo orgasmo.
“Sii vengoo …non smettere però …è troppo bello.”
Continuai a masturbarla e leccarla sino a quando l’orgasmo non venne a scemare, facendo passare la lingua dall’inizio dello spacco fino al buchetto, e girando a lungo intorno alla mano.
Quando lei mi fece alzare prendendomi delicatamente per la testa non volevo altro che baciarla per darle un po’ del suo sapore, ma mi ritrovai le sue labbra contro le mie prima che potessi prendere qualche iniziativa. Se la mia bocca sapeva di piacere, la sua era piena di desiderio, quello di farmi godere come prima era accaduto a lei.
Ma volevo darle di più, concedermi come non avevo mai fatto, forse dimostrarle che davvero fra noi non c’era nessuna differenza, anche se era stupido pensare che ciò fosse dovuto solo ad un anello e un paio di firme.
“Scopami nel culo.” le dissi con una certa carica d’aggressività fissandola negli occhi.
“Va bene, ma poi non dirmi che ti faccio male.” mi rispose sorridendomi sapendo quanto fossi sensibile in quel punto.
“No voglio che tu mi fotta sul serio, che mi pianti dietro quella cazzo di bottiglia come farei io con te.” continuai mentre mi giravo dandole le spalle.
“Per me sei già sbronza, ma almeno mi tolgo lo sfizio di sfondarti !”
Come sentii la sua lingua girare intorno al buchetto cercai di rilassarmi più che potei, e stranamente non ebbi nessuna esitazione quando lei avvicinò il collo della bottiglia al mio culo.
DRINN DRINN
Il suono della sveglia mi fa quasi saltare dal letto, e mentre cerco d’aprire gli occhi ho un momento in cui non capisco nulla.
Sono nella mia stanza, Laura dorme vicino a me e la vedo girarsi di spalle mentre spengo quella stramaledettissima sveglia.
Ma allora è stato tutto un sogno !
Mi alzo guardando la mia cucciola che dormirà un’altra ora con un dubbio che m’assilla, ma sarebbe mai riuscita Laura a sodomizzarmi come volevo io ?
Certe cose succedono davvero solo nei sogni !
Invito tutti a visitare il mio piccolo blog
http://serenathemiss.wordpress.com/
Complimenti, davvero. I tuoi racconti sono scritti benissimo, mai banali e dannatamente eccitanti.
Agghiacciante.
Mah, scritto malissimo
Buongiorno. Ottimo inizio del tuo racconto. Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto in qui tu e il tuo amico…
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com