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Racconti Erotici Etero

Una lezione privata

By 7 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Si avvicina l’estate, è maggio e già l’aria si è fatta quella tipica della zona, calda e molto umida.

Anche l’atmosfera a scuola, tra i miei alunni, si è fatta più estiva, sono svogliati, non hanno voglia di studiare… di certo è una pena per loro stare chiusi in queste aule con il sole fuori… ma si sa, a maggio ci si gioca le ultime carte per quelli che devono recuperare, interrogazioni, compiti in classe… che possono salvare alcune situazioni critiche, pertanto io non lascio loro tregua.

Sono insegnante di matematica, sono una abbastanza alla mano, seppure inflessibile nei voti e nei giudizi. Sono anche piuttosto giovane, e mi piace vestire da tale. Così, ben lungi da me l’idea di indossare quelle gonne di colori tristi e fili di perle delle professoresse di mezza età, indosso sempre tailleur piuttosto corti o pantaloni aderenti. So che i miei alunni maschi, soprattutto quelli degli ultimi anni, mi guardano talvolta con desiderio. A ogni donna piace essere ammirata, e mi diverte l’idea di essere un loro desiderio nascosto e irrealizzabile.

A volte, cogliendo qualche sguardo e intuendo qualche battutina, mi è capitato di chiedermi se non si masturbino mai pensando a me. Nessuno di questi pensieri traspare ovviamente, non sono così stupida e di certo non mi va di giocarmi il posto di lavoro. Ma si sa, una femmina è una femmina e i maschi di 18 anni sono maschi di 18 anni…

Oggi ho chiamato alla lavagna Andrea, un ragazzo molto timido che deve recuperare alcuni brutti scivoloni. In questi anni in cui sono stata la sua insegnante ho capito di lui che, diversamente da molti suoi compagni, non è approssimativo nello studio, semplicemente la mia materia non gli entra in testa. Ho anche notato che a causa della sua timidezza a volte vorrebbe chiedere un chiarimento, vorrebbe che rispiegassi qualcosa… ma non lo fa. Per non infastidire, per non dare nell’occhio, vuole a tutti i costi mimetizzarsi tra i suoi compagni. Allo stesso tempo, ogni tanto mi sembra distratto, con la testa tra le nuvole… ma mi dico che a quell’età è normale, avrà per la testa qualche ragazza.

La sua prestazione durante l’interrogazione oggi non è stata brillante, tanto che alla fine lo mando al posto e mi sento più delusa di lui. Per questo durante l’intervallo lo trattengo e lo chiamo alla cattedra, dato che manca pochissimo all’esame di maturità e che in tutte le altre materie va così bene… perché in matematica non riesce a decollare? Risponde in modo evasivo, si vede che l’ho messo in imbarazzo. Prendo per buona la mia ipotesi, credo che recuperando un paio d’ore da solo con me riuscirebbe a capire meglio alcune cose che gli serviranno all’esame. Gli chiedo se può fermarsi per una lezione supplementare al pomeriggio, è stupito e titubante alla mia richiesta, ma alla fine accetta.

Mi organizzo per questa lezione individuale, ma dalla segreteria mi dicono che non possono concedermi un’aula per il pomeriggio. La richiesta andava inoltrata prima, ci sono consigli di classe e lezioni pomeridiane… insomma devo arrangiarmi. Ho appuntamento con Andrea alle tre, a quel punto gli propongo di venire a casa mia. La cosa non mi piace, ma mi sembra l’unica soluzione, abitando molto vicino alla scuola. Lo faccio salire in auto e lo porto verso casa, sono pochi minuti. In auto, manco a dirlo, è muto come un pesce. Certo si starà chiedendo chi glielo ha fatto fare… Cerco di parlargli di cose che non c’entrano con la scuola, gioca a calcio, la sua squadra, ecc., mentre mi risponde, educato ma sempre timidissimo, lo guardo parlare. In questi anni avevo potuto osservare che era un bel ragazzino, ho sempre pensato che sarebbe diventato un bel ragazzo e ora devo riconoscere che in effetti è cresciuto e un bel ragazzo lo è già diventato! Ha un viso delicato, quasi femminile, grandi occhi azzurri e lineamenti regolari, un visino pulito. La sua bocca in particolare mi colpisce, piena ma rosea. Nessun lineamento in lui è marcatamente virile, ha una sorta di bellezza delicata, impalpabile. Fisicamente, è piuttosto esile, nel complesso molto carino.

A casa cominciamo la nostra lezione, lo faccio accomodare alla scrivania e gli faccio fare un esercizio, so che troverà presto la difficoltà che vi ho nascosto e si bloccherà… a quel punto cercherò di spiegargli con calma come dovrebbe procedere.

Vedo però che è molto distratto e un po’ imbarazzato, sbaglia spesso a scrivere, e quando gli rivolgo delle domande su quello che sta facendo fatica a rispondere… la sua distrazione mi sembra esagerata a questo punto, e comincio a pensare che il problema non sia con la mia materia… ma con me. Un po’ atterrita gli chiedo ragione di tutto questo imbarazzo, di questo blocco che ha, mi avvicino e lo guardo negli occhi per fargli capire che non siamo in classe, sono una persona, non una professoressa in questo momento. Lui è arrossito… per tutta risposta allontana un po’ la sedia dal tavolo e… vedo subito dove sta il problema.

Il cazzo sotto i pantaloni a mezza gamba che indossa gli si è indurito al punto da tenderne la tela, lui è imbarazzato ma resta immobile, poi, all’improvviso, rompe il silenzio: “Lei mi piace molto” mi dice. “Anche in classe mi succede così… mi basta guardarla quando si gira alla lavagna e…”. Bastano queste poche parole per farmi perdere la testa… Il fatto che sia un mio alunno, che abbia solo 18 anni, che questo vada contro ogni principio morale in questo momento non mi sfiora. Mi avvicino e lo bacio, premendo le mie labbra contro le sue e sentendole fresche, morbide, dolcissime.

Per un momento mi dimentico di tutto e assaporo l’odore della sua pelle, così liscia e giovane.

Mi riprendo, mi stacco e mi allontano, vado nel bagno. Mi guardo allo specchio e mi chiedo cosa cazzo sto facendo… sono la sua insegnante, come ho potuto baciarlo? Ma poi… il calore che si sprigiona tra le mie gambe mi annebbia ogni pensiero. Comincio a giustificarmi, mi dico che in fondo tra poco avrà gli esami e poi non lo rivedrò più, che non è praticamente più un mio alunno… in fondo è anche maggiorenne… Mi ripeto che mi metterebbero dentro per molto meno, ma alla fine mi dico… senti, vada come vada… lui è di là e tu hai voglia del suo cazzo. Poche storie.

Mi ripresento da lui, ma nel bagno poco prima ho tolto le mutandine… mi appoggio alla scrivania e divarico leggermente le gambe. Non credo che dalla sua posizione riesca a vedere che non indosso biancheria, ma di certo sente l’odore caldo della mia fica bagnata… Apro appena un po’ più le gambe e mi sollevo leggermente la gonna, ora con una mano mi insinuo tra le cosce e inizio ad accarezzarmi lentamente… lo guardo fisso negli occhi e gli dico:

– Ce l’hai talmente duro che tra un po’ di scoppia nei calzoni… non credi sia meglio aprirli?

Non se lo fa ripetere e se lo tira fuori, ma non fa nulla. Comincio a pensare che non sia mai stato con una donna. 

Gli dico di masturbarsi, che voglio vedere come lo fa quando è solo. Allora inizia a menarselo davanti a me… e questa vista mi fa impazzire…

Gli chiedo: – A cosa pensi quando ti masturbi? 

Senza alcuna esitazione mi risponde: – Ultimamente non riesco a pensare che a lei.

Questa candida confessione mi eccita ancora di più, mi sollevo completamente la gonna, e lui accoglie l’invito e si accomoda tra le mie gambe.

Vedendolo impacciato lo aiuto, gli prendo l’uccello duro e lo infilo dentro di me, lasciando che inizi a spingere, spingere come vuole lui…. 

Ha un bel cazzo, non molto grande, ma con una bella forma, e con una cappella molto invitante… Mi apro la camicetta e spingo la sua testa verso il mio seno, in cui lui si tuffa senza esitazioni leccando e succhiandomi i capezzoli induriti… finchè non voglio godere, allora mi stendo con la schiena sulla scrivania e apro le gambe al massimo, chiedendogli di sbattermi più forte. 

Mentre mi scopa così penso a mio marito… nessuno mi fa godere come mio marito, non cerco altri uomini perchè sono insoddisfatta del sesso nel mio rapporto di coppia. Semplicemente ho voglia di scopare con altri uomini, e se capita lo faccio. Non riesco a non essere sincera con lui, così poi glielo racconto. Lui si arrabbia, ma poi mi scopa, mi scopa tantissimo… e anche questa volta penso a quando glielo racconterò. Cosa dirà di questo ragazzo così giovane?

Il pensiero di mio marito mi eccita molto… mi sono bagnata tantissimo, e i miei gemiti, lo sciacquio della mia fica fradicia e il suono delle sue palle contro di me in pochi minuti portano entrambi a un orgasmo travolgente, e quando sento il suo latte riversarsi dentro di me premo le mani sulle sue natiche per avere tutto il suo liquido. Lo sento inondarmi mentre godo urlando… fino rimanere quasi inerte. Anche lui è scosso, ma sorride con quel suo sorriso timido e impacciato.

Beh, come prima volta credo di avergli regalato una bella scopata.

Lo bacio di nuovo sulle labbra, ha una bocca irresistibile. Lo prendo per la mano e lo porto nel bagno, gli dico che ora ci facciamo la doccia. Ci spogliamo dei pochi vestiti rimastici addosso e ci tuffiamo sotto il getto caldo della doccia, con dolcezza ci laviamo e ci accarezziamo vicendevolmente, ma io ho ancora voglia… e aspetto solo che il suo cazzo giovane riprenda vigore sotto le mie carezze. Succede in breve tempo, e appena ha ripreso un po’ di consistenza comincio a masturbarlo, basta poco per farlo diventare durissimo, e ora posso ammirarlo in tutta la sua bellezza. Non è un cazzo da uomo, non ha quella maestosità, quasi quell’austerità che ha quello di mio marito; ma è bello e soprattutto… ha una cappella grossa e rosea che mi fa impazzire. Non posso resistere, mi piace troppo prenderlo in bocca, così mi inginocchio sotto di lui e glielo lecco a lungo, per poi cominciare a pomparlo. Non lo faccio venire subito come vorrebbe, prolungo al massimo il mio piacere facendolo vibrare nella mia bocca, tra le labbra, sulla lingua… La mia bocca e tutti i miei sensi sono pieni di questo cazzo fresco, profumato, vergine. Lo assaporo fino all’estenuazione, e pregusto il momento in cui, ormai paga di succhiare, lo farò venire in bocca. Ecco, ci siamo, questa volta non mi arresto udendo i suoi gemiti, lo lascio venire, e nonostante l’orgasmo di poco fa noto con piacere che la sua sborra è ancora moltissima, mi riempie la bocca e riesco anche a scostarmi per averne qualche goccia sul viso.

Quando ho finito, una volta uscita dalla doccia e rimasta sola, preparo due bicchieri di vino, un aperitivo e mi accomodo sul divano, aspettando mio marito per raccontargli la mia giornata…

 

 

 

A pochissimi giorni dagli esami il pomeriggio sono quasi sempre a scuola, tra consigli di classe ed estenuanti riunioni organizzative. Durante le ultime settimane di scuola c’è sempre un’atmosfera particolare, sarà il sole, il caldo o l’avvicinarsi delle vacanze, ma… tutto sembra possibile. Il clima di austerità che questo antico edificio trasmette durante i mesi invernali scompare quasi del tutto, e persino i professori dall’aria più arcigna si lasciano andare a qualche battuta con i ragazzi.

Alla fine di un noioso consiglio di classe mi avvio verso il bar della scuola per prendermi un caffè prima di rientrare a casa. Il bar è praticamente deserto, come la scuola del resto, ma mentre sorseggio il mio caffè vedo sbucare Andrea da dietro l’angolo. Istintivamente mi sorride da lontano e mi fa un cenno con la mano. Rispondo al sorriso con un ciao, allora si avvicina e si siede accanto a me. Indossa indumenti estivi chiari che fanno risaltare la prima abbronzatura e mostra un’aria già più sicura che non aveva mai esibito prima. Chiacchieriamo un po’, gli chiedo delle vacanze che farà e dei suoi progetti dopo il liceo, notando con piacere quanto sia più spigliato e ciarliero rispetto a qualche giorno fa.

Osservo i suoi tratti delicati, la sua pelle fresca, ogni tanto parlando abbozza un mezzo sorriso, tendendo le labbra scopre denti bianchissimi e le guance gli si increspano in deliziose fossette. Lo lascio parlare, incalzandolo con domande, questo mi dà modo di osservarlo e apprezzare la sua bellezza fresca.

Ora mi accorgo che anche la sua voce è gradevole, e mentre i miei occhi percorrono i suoi tratti e le mie orecchie ascoltano la sua voce… mi rendo conto che i miei sensi sono ancora affamati di lui.

Mi sta tornando la voglia… me ne accorgo anche da come reagisce istintivamente il mio corpo. Le gambe si accavallano, scoprendo con finta noncuranza qualche centimetro di coscia, una mano ora mi ha sciolto la severa crocchia di capelli per farli ricadere, liberi, sulle spalle, le mie labbra si sono socchiuse leggermente… Il corpo di una donna non mente, e il mio mi sta dichiarando apertamente che… ho voglia di lui. Ancora una volta.

Gli chiedo di scusarmi un momento, vado al bagno. Dopo poco torno da lui e gli prendo la mano sotto il tavolino, posando al suo interno qualcosa di morbido e umido… le mie mutandine. Lui arrossisce ma le prende, dà una rapida occhiata attorno e le porta alle nari, nascondendole nella mano e aspirando brevemente l’intenso odore del mio desiderio. Lo saluto, dico che ormai è ora di rientrare a casa, e mi avvio fuori dal bar… ma invece di dirigermi verso la porta vado agli ascensori, salirò fino al terzo piano.

Lui mi ha seguita da poco lontano e ha capito. “Sveglio, il ragazzino” mi dico, felicemente sorpresa dalla sua intraprendenza. Sull’ascensore e per i corridoi del terzo piano, mentre cammino alla ricerca di un luogo appartato, assaporo con immenso piacere la sensazione di indossare una gonna senza biancheria addosso… la mia fica esposta e un maschio che mi sta seguendo con desiderio…

Ho scelto il terzo piano perché qui c’è solo la biblioteca, che ora è chiusa, e dei bagni, nei quali mi appresto ad entrare. Solo il tempo di controllare brevemente il trucco e sento la porta chiudersi alle mie spalle. È arrivato.

Mi dice: – Professoressa, credo abbia dimenticato qualcosa di suo.

Sorride leggermente mentre lo dice, e si riporta al naso le mie mutandine.

Mi avvicino a lui, ci baciamo esplorandoci con la lingua, finché gli chiedo: – Ti piace il mio profumo?

–          Sai di buono – mi risponde lui.

–          E non vorresti assaggiarmi allora?

Sorride, un po’ stupito ma sorride. Questo mi basta, lo prendo per la mano e lo induco a seguirmi in un gabbiotto del bagno. Ci chiudo dentro, ci baciamo ancora, non più un bacio timido, ma un bacio di passione, di voglia, di fame… il mio desiderio brucia ora… Non posso aspettare oltre. Mi appoggio con le spalle alla parete, apro un po’ le gambe, sollevo un poco la gonna.

–          Inginocchiati – gli dico.

Obbedisce senza esitare, e infila la testa sotto la mia gonna, tra le mie cosce.

Il mio sesso si schiude, umido, prima ancora che le sue labbra lo tocchino, e al primo contatto lo sento già fremere di desiderio e di piacere. Mi bacia con tenerezza dapprima, poi con la lingua apre le mie labbra, si insinua, mi lecca con ardore e dedizione. Lo sapevo che gli sarebbe piaciuto… questo ragazzo è nato per far impazzire le donne, e io sono la prima, il primo sapore, il primo miele che ricorderà per sempre. Muovo il bacino per godere appieno della sua bocca, e finalmente trova il mio clitoride indurito. Sento il piacere salire, gli chiedo di succhiarlo, e riesco a chiedergli di usare le dita. Non so come sia uscita la mia voce, roca, interrotta… non mi importa, non sento più niente, solo la mia fica pulsante e calda. Prende a suggermi leggermente il clitoride mentre con le dita mi penetra… basta pochissimo per farmi precipitare nell’abisso… dove libera e selvaggia lascio colare il mio piacere tra le cosce, sul suo viso, mi rendo conto che sto gemendo, addirittura forse urlando, non importa… per un orgasmo così ora ne vale la pena.

Mi stringe forte i fianchi con le mani e non stacca la bocca dalla mia fica mentre vengo, il mio corpo è scosso da convulsioni spontanee, e poco dopo le forze per un attimo mi abbandonano. Mi accascio a terra accanto a lui, e cerco le sue labbra per raccogliere in un bacio un sentore del mio piacere.

L’intensità dell’orgasmo mi ha provata, ma mi basta un’occhiata al gonfiore sotto i suoi pantaloni perché torni la voglia… Lo faccio sedere sulla tazza, ora sono io in ginocchio davanti a lui, e gli apro i pantaloni, glielo tiro fuori… è molto eccitato, il suo cazzo svetta di fronte a me in tutta la sua giovane esuberanza, talmente duro che gli farà male… Avverto l’urgenza del suo orgasmo così come lui avverte la fame della mia bocca… Allora non mi faccio pregare e con un lento affondo lo prendo tutto, centimetro dopo centimetro, in bocca, stringendolo. Così, subito, senza inutili preliminari… del resto siamo già ben oltre i preliminari…

Lo serro forte tra le labbra accarezzandolo però con la lingua, sentendo le sue vene scoppiare sotto il mio tocco.

Improvvisamente si alza in piedi, mi tiene il capo per le mani, delicatamente ma con decisione. Mi tiene ferma e comincia a muoversi, mi scopa in bocca perché gli va così… e mi piace che abbia preso questa decisione, mi piace che abbia deciso di assumere il controllo… lo lascio fare, lo fa bene, e mentre il suo nerbo vigoroso scorre nella mia bocca piccole gocce odorose stanno colando tra le mie cosce… Infila le mani tra i miei capelli, ora, un spasmo, un gemito liberatorio e la mia bocca è piena di lui, del suo piacere che si riversa nella mia gola che voluttuosa lo accoglie, che non vuole perderne nemmeno una goccia.

 

Mi rialzo e mi ricompongo, siamo entrambi sfatti ma consapevoli di aver provato un piacere assoluto e perfetto. Un bacio leggero sulle labbra, gli dico: – Sai che dopo quello che hai fatto passerai un’estate memorabile?

Il mio alunno è pronto per andare per la sua strada, farà impazzire le ragazzine, ne sono certa. Un’ultima occhiata al fiore che è appena sbocciato dalle mie carezze e sono fuori dal bagno, fuori dalla scuola, verso casa.

 

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