Una domenica orribile, pesante, ma se dio vuole era finita.
Avevo dovuto sciabolarmi quasi duecento chilometri all’andata e duecento al ritorno, per andare a trovare la Zia Margherita, ricoverata in ospedale per un infarto alle coronarie e per il relativo intervento; glie lo avevo promesso e quindi avevo sfruttato la domenica per andare a passare un paio d’ore in sua compagnia.
Contavo di essere a casa non più tardi delle quattro, ma un incidente ‘alcuni chilometri più avanti- mi aveva bloccato in autostrada quasi subito, dopo una ventina di minuti di viaggio ed ero arrivato quasi alle otto, giusto l’ora di cena.
Non avevo voluto chiedere a Laura di accompagnarmi, perché sapevo che sarebbe stata una menata e non mi sembrava giusto sottoporre anche lei al mio stesso supplizio.
Ovviamente, perché non stesse in pensiero, dopo un pò che ero fermo, le ho mandato un sms per avvertirla e lei ha apprezzato, rispondendomi ‘tnx x avermi avvertita. Ti amo tanto amore mio piccino!’
Pur incazzato, mi scappò un sorriso: per la mia taglia da anziano rugbista, alto quasi uno e novanta, lei ‘piccolina- mi chiamava sempre ‘amore mio grande’, non piccino! Evidentemente voleva consolarmi con quella piccola affettuosità.
Dopo una mezz’ora che ero arrivato a casa, abbiamo cenato commentando blandamente le nostre domeniche: io le ho riassunto la mia e lei ha detto che era uscita per fare un giro.
‘Ah! Sei andata al mare???’
‘No, no… oggi non ne avevo voglia… ho solo fatto un giro…’
Ero stanco, accaldato, stressato e sopratutto non volevo ‘starle sul collo’ e quindi non insistetti, visto che era stranamente silenziosa e sembrava distratta; probabilmente aveva immaginato di passare la domenica insieme ed era seccata perché invece…
Però era affettuosa, anche più del solito: mentre mi metteva il secondo davanti, mi abbracciò da dietro e mi mormorò: ‘Ale, io ti amo, ti amo tanto…’, segno che non ce l’aveva con me.
Poi guardammo un pò di televisione ed alla fine andammo a letto.
Ammetto che ne avevo voglia e appena la mia mano si appoggiò sul suo fianco, lei si strinse a me, riempiendomi il viso ed il collo di bacetti.
Giocammo un pò baciandoci, toccandoci, leccandoci a vicenda: era più eccitata del solito ‘pensai- perché aveva la fica ed il culetto più… rilassati del solito.
Dopo un pò di questi giochi, mi sdraiai sulla schiena e le feci capire di venirmi sopra, per farmi cavalcare da lei.
Eravamo insieme da poco più di un anno e quella posizione, gradita ad entrambi, era entrata nella nostra routine amorosa.
Lei si impalò sul mio uccello con ancora maggiore facilità del solito però… Mah!
Anche il culetto era rilassato: seguendo un’ispirazione momentanea, lo occupai subito con tre dita e lei le accolse con estrema facilità, ancora più del solito.
Però… però la mia deliziosa quarantaduenne quella sera non era la solita, festosa ed entusiasta compagna di giochi: sembrava…. distratta.
Le appoggiai le mani sulle cosce, tenendola ferma, piantata sul mio cazzo e la guardai negli occhi; lei fece un timido sorriso, come se non capisse ed io le chiesi, semplicemente: ‘Cosa c’è?’
Il suo viso sembrò esplodere!
Cominciò a piangere, si allungò su di me e mi abbracciò, quasi con disperazione, singhiozzando.
‘Sai… Stamattina è passato Max…’
Max, il mio amico camerunense, che ovviamente avevo presentato a Laura, insieme agli altri del mio giro: era uno dei più giovani, coi suoi 34 anni, ma abbastanza un buon amico, anche se era ‘come lo definivamo ridendo tra gli altri amici- ‘sessualmente esuberante’, sempre impegnato a tacchinare donne e poi a vantarsi con noi delle gang che organizzava con alcuni suoi amici…
‘… Ti cercava…’
Strano! Sapeva che dovevo andare a trovare la Zia Margherita!
Il dubbio mi scoccò nella mente, come il lampo di un flash!
‘E tu…?’
‘Gli ho detto che non c’eri, che eri dovuto andare fuori città… Allora mi ha chiesto che programmi avessi e gli ho detto che contavo di andarmene al mare a far passare la giornata’
‘E invece???’ cominciai ad incalzarla!
‘Lui… lui mi ha proposto di fare un giro in moto… Ha insistito un pò ed alla fine ho accettato e siamo andati via con la statale… ‘
In effetti la statale è più divertente in moto dell’autostrada, con tutte le curve fino al valico e poi le altre più tranquille a scendere tra le colline, verso la pianura… Ma il mio istinto di uomo che ormai aveva compiuto quarantasei anni e con un divorzio alle spalle mi diceva, con sgomento!, che la faccenda era solo all’inizio!
‘… E siamo arrivati alle colline, prima della pianura; non andava forte ed era piacevole… Poi ci siamo fermati in una stradina, all’ombra di un boschetto ed ha detto che voleva farmi vedere un posticino delizioso… ha detto proprio così!’
‘E… com’eri vestita?’
‘Quando è arrivato, stavo per andare al mare; quindi, sopra al bikini, avevo quel vestitino bianco, a fiori stampati che mi fai regalato tu… e gli zoccoletti, quelli col tacco! Poi, la borsa di rafia, con le mie cose ed il telo da spiaggia’
La visualizzai facilmente: piccolina, snella, con un bel culetto a mandolino e due seni della terza che cominciavano appena a cedere alla gravità, era davvero graziosa (anzi: direi addirittura appetitosa!) vestita così.
Ma DOVEVO avere risposte ai dubbi che mi stavano venendo!
‘Eravamo accanto alla moto e lui si è preparato una canna; l’ha accesa, ha fatto due tiri e poi me l’ha passata: roba buona!’
‘Ma… questo famoso posto???’
‘Ah, davvero bello! Una piccola radura nel bosco fitto, con un ruscello che fa una piccola cascata ed un laghetto; qualche raggio di sole che filtra e gli uccellini che cantano e tutto molto verde, con l’erba alta!!!’
Oddio… Sapevo quanto Laura amasse farlo nell’erba! Avevo paura di andare avanti con le domande, ma dovevo sapere, ad ogni costo!
‘E lì…?’
Lei riprese a piangere: ‘Io ero li, affascinata da quel posto: mi ero tolta gli zoccoletti per camminare nell’erba fino al laghetto…. ‘Ahia! Fa che Max non…!- … e mentre mi godevo la stupenda quiete del posto, lui mi ha raggiunta, abbracciata da dietro, baciato il collo… Poi mi ha fatto girare verso di lui…’
‘Puttana!!!!!’ Non lo dissi, ma me lo urlai forte nella mente, mentre il mio viso era come una maschera di legno scolpito, in attesa del terribile seguito.
‘… E mi ha baciata sulle labbra. Io non volevo… ‘eqquandomai???- … ma lui, lui mi ha baciata e mi stringeva alla vita e poi mi ha baciato di nuovo, stavolta con la lingua… Ho resistito un pò, ma poi… E la sua mano dai fianchi è scesa e…. mi sono lasciata andare! Perdonami, amore mio!!!’
‘Sei una troia… ‘le sibilai!- … una cagna, una baldracca!’
Lei singhiozzò ancora più forte.
‘Adesso raccontami tutto, per filo e per segno, voglio TUTTI i particolari!
E siccome sei una puttana, scopami, mentre mi racconti!!!
La sua mano…. è scesa…. dove???’
La spinsi in su, in modo che fosse dritta sul mio cazzo, inaspettatamente duro, dopo la sua ammissione: mi aspettavo che mi si ammosciasse, ed invece… Contemporaneamente cominciai muovere i fianchi, di lato, avanti ed indietro, in modo che la mia mazza dura la… rimescolasse.
Lei tirò su col naso, poi con un filo di voce, rispose: ‘E’ scesa… ad accarezzarmi il sedere… e poi è scesa sulle cosce ed è risalita sotto all’abitino… Mentre l’altra mano mi stringeva il capezzolino da sopra il vestito…’
Visualizzavo la scena, ‘vedevo’ addirittura il sorriso baldanzoso di Max, mentre vedeva sgretolarsi le deboli difese di Laura.
‘E poi??? Voglio sapere TUTTO!’ Chiesi col tono severo di un inquisitore, mentre il cazzo mi faceva quasi male, tanto era duro e sentivo i rumori liquidi della fica di Laura, perversamente eccitata anche lei.
‘Poi… poi premeva il suo coso contro il mio pancino…. lo aveva durissimo! e poi ha sciolto il nodo sul fianco degli slippini ed ha cominciato a passarmi le dita nel boschetto ed a giocherellare con la mia cosina…’
‘Le puttane non hanno una cosina, hanno una fica! Ed un culo e delle tette! E non prendono cosi, ma cazzi, nerchie, uccelli, minchie, belini!!! Quindi chiama le cose col loro nome, cagna schifosa!’
Lei abbassò il capo, ferita dalla violenza delle mie parole, ma obbedì e si adeguò.
‘Mi ha spinto un dito dentro… nella…. fica! E poi un altro…. ed un terzo, insieme, mentre il pollice mi massaggiava il botton… il clitoride…
Con l’altra mano, ha sciolto l’altro nodo e mi ha tolto lo slip e poi mi ha abbassato le spalline del vestito, mi ha scostato i triangolini del bikini ed ha cominciato a succhiarmi i capezzoli, facendomi anche abbassare fino a sdraiarmi sull’erba…’
‘E tu cos’hai fatto???’ Chiesi, implacabile.
‘Io, amore mio, non capivo più nulla… mi sono lasciata andare…’
Ero incazzato, deluso, ma anche inaspettatamente eccitato…
‘E cosa è successo???’
‘Che lui ha intrufolato la testa tra le mie gambe ed ha cominciato a baciarmela…’
La sradicai di peso dal mio cazzo e la distesi sul letto, anche perché ero ormai vicino a sborrare e non volevo ancora; poi cominciai a leccarla: ‘Così???’
‘Uhhh… Beh, sì… però mi succhiava le labbrine…. ohhh, cosììì… e poi anche il clito…. uhhmmmm… sì… ma mi aveva piantato anche tre dita dentro… Ohhhh!!!! Sì, amore mio, così, ma adesso muovile, agitale, dai cosìiii, bravo!…. E il pollice, nel culetto…. così, bravo!…. Sì amore mio, dai!!! Così!!! Oddio che bello, dachecisononontifermare, ti amoooohhhh!!!!’
Si inarcò, mentre veniva ed io crudelmente non le lasciai requie, continuando a toccarla, mettendole anche l’indice nel culo ed il mignolo nella fica ed allargando al massimo le dita, mentre le succhiavo le labbra e glie la leccavo e le aspiravo il clitoride, come se stessi spompinando un piccolo cazzo!
La sua mano, che mi aveva premuto sulla testa, come per assicurarsi che non scappassi via sul più bello, cominciò ad accarezzarmi le spalle e poi, piegandosi sul fianco, cercò di farla arrivare sempre più giù, cercandomi il cazzo.
Rialzai la faccia, impiastricciata del suo abbondante ciprigno, sempre tenendole le dita piantate dentro.
‘Sei venuta anche con lui????’
‘Oh, sìii…’ Il suo tono non sembrava più dispiaciuto, come prima, ma quasi… sognante
‘E poi???’
Poi… poi glie l’ho cercato…. ed ho cominciato a menarglielo…’
Intuivo già tutto, ma DOVEVO farle la domanda, per essere doverosamente oltraggiato ed umiliato dalla risposta: ‘E… ce l’ha più grosso del mio???’
‘Ohhh…. sì… sì, ha veramente un gran cazzo… è bello, proporzionato come il tuo, ma più lungo di due o tre dita e quindi più grosso in proporzione…. e con una cappella un pò più sporgente…’
Peggio di quanto immaginassi! Considerando le ditine di Laura, era non meno di quattro centimetri più lungo del mio, arrivando quindi tranquillamente ai ventiquattro, venticinque centimetri…. e con la cappella ben più larga della mia…. accidenti! Una vera arma da guerra!!!
Adesso capivo perché la mia Laura era così dilatata!
Visualizzai quel mostro che le sprofondava nella fica, dilatandola ed il mio cazzo fremette, eccitato.
‘E poi, cos’avete fatto???’ Dovevo bere l’amaro calice del tradimento fino alla feccia!
‘Poi… poi me lo ha dato in bocca…’ Mi guardò con gli occhi umidi, da cucciola, singhiozzò e mi disse: ‘Ma se mi perdoni, ti prometto che non lo rivedrò più, mai più, amore mio! E’ stata una follia estiva, perdonami!
Alessandro, io ti amo!!!!’
La guardai, con un’espressione crudele: ‘Prima di decidere se perdonarti, devo sapere ogni dettaglio!
Hai detto che gli hai fatto un pompino, un pompino dei tuoi? Vai avanti!’ rabbrividii, pensando ai suoi favolosi bocchini: lei adorava leccarlo tutto, dalla cappella fino alle palle ed anche oltre, fino al perineo, anche mordicchiando dolcemente e poi lo prendeva in bocca e lo aspirava mentre con la lingua lo massaggiava: uhmmm…
‘Sì, ho cominciato a fargliene uno come piace a me e lui mi incitava, mi faceva continui complimenti ed io mi sono impegnata al massimo e lui me lo spingeva dentro, sempre più giù, sempre più in gola e poi mi ha preso la testa tra le mani e mi pilotava…’ alzai gli occhi su di lei e vidi che aveva smesso di piangere e che anzi aveva un vago sorrisetto sulle labbra ed un’espressione di orgoglio per le sue indubbie capacità ‘… e poi mi ha messo una mano dietro la nuca ed ha cominciato a scoparmi in gola… mi venivano i conati, mi sentivo soffocare… ‘e ti credo!!!!- … ma mi ha tenuta bloccata fino in fondo…. finché non è venuto….’
‘Ti ha sborrato in gola???’
Lei fece solo un cenno del capo, per confermare.
‘E tu…?’
‘Ho mandato giù! Cos’altro potevo fare??? Ne ha fatta un secchio… almeno cinque o sei schizzi, ma abbondanti, violenti!’
Dio, cheddolore… Ci avevo sempre sofferto per il fatto che le mie sborrate non fossero abbondanti come si vedeva nei film o nelle foto!
Questo non mi aveva impedito di avere una figlia dalla mia ex moglie, intendiamoci!, però nonostante il mio fisico possente, la mia dotazione più che dignitosa, la mia capacità e la mia apprezzata durata… mi sentivo come se fossi inferiore a chi faceva copiose sborrate da cavallo.
Per giunta, ero sì in grado di giocare anche una o due ore, prima di venire, ma avevo… tempi di ricarica piuttosto lunghi e quindi era raro che offrissi ad una mia (comunque soddisfattissima!) compagna un replay, almeno prima di un paio d’ore.
Quindi, un pompino…. un pompino e basta! Avevo pensato che…
‘E poi, siete venuti via?’
Lei abbassò lo sguardo, vergognosa: ‘Poi… poi siamo restati lì… Me lo ha fatto leccare e succhiare e gli è diventato di nuovo durissimo, in cinque minuti…’
La incitai con un gesto della mano a proseguire.
‘Mi è venuto sopra… e me lo ha messo….’
‘Nella fica?’ Lei annuì.
‘Lo ha appoggiato ed ha spinto dolcemente… quando è entrata la cappella, me lo ha spinto tutto dentro, con decisione ma senza prepotenza e poi ha cominciato a scoparmi…’
Immaginavo le labbrine della fica di Laura stirate a circondare e stringere l’asta di Max, mentre lo scroto coperto da ispidi riccioletti le arrivava a sfregare il perineo. Al pensiero, lo avevo durissimo!
‘Ti piaceva….’
‘Vuoi la verità?’ Annuii. ‘Sì, mi è piaciuto… mi è piaciuto un sacco! Non mi ero mai sentita così colmata, invasa, riempita da un uomo… neanche da te, amore mio… Tu mi riempi la fica, ma anche e sopratutto la mente, il cuore e l’anima… Max solo la fica, ma alla grandissima!’
Adesso sembrava più serena, quasi orgogliosa dell’esperienza, stava ridiventando padrona di se stessa, man mano che si scaricava la coscienza narrandomi tutto.
Avevo già deciso di perdonarla ‘in fondo era stato soltanto un momento di debolezza, di momentanea… follia erotica ed io ero il primo a non poter fare troppo il gelosone!-, ma capivo che quella narrazione l’avrebbe aiutata a rasserenarsi e, magari, anche a dare qualche nuovo slancio al nostro menage.
Per cui usai un tono di voce duro per imporle: ‘Vai avanti!’
‘Mi ha stretta a sé e poi si rotolato sul fianco e sulla schiena, facendomi finire sopra di lui: inarcava i fianchi e mi stringeva le mammelle, tirandomi i capezzoli, sollevandosi a succhiarli e mordicchiarli, scopandomi da sotto e… ed ho avuto un altro orgasmo, potentissimo, da restare senza fiato!’
Doveva essere stato un bello spettacolo: lui rasato, col suo corpo snello, tonico, alto quanto me e la pelle nerissima ed un sorriso dai denti bianchissimi e Laura piccolina, snella, con la pelle ambrata e le areole scure, coi suoi lunghi capelli castani e gli occhi grigi, a scopare come matti in quella radura che intuivo deliziosa.
‘Sei una porcella!’ Ops! Errore tattico! Avrei dovuto dire porca, non porcella! Avrebbe intuito che la cosa cominciava a farmi incazzare sempre di meno e che mi intrigava sempre di più…
Il rapido lampo del suo sorriso, mi fece capire che aveva capito… e va beh! Ecchissenefrega! Basta che mi racconti tutto!
‘E poi?’
‘Poi mi ha fatta scendere e mi ha fatta mettere alla pecorina… Si è inginocchiato dietro di me e con la sua lingua larga ha cominciato a leccarmi tutta la fica, a volte spingendola anche dentro! E leccandomi anche il culo, sostituendo le dita che che mi ci aveva messo dentro ‘prima due, poi tre e tendeva ad allargarle per prepararmi bene il culo per il suo enorme cazzone!- con la lingua, che mi spingeva bene in fondo…
Poi si è avvicinato e, con un colpo secco, me lo ha ripiantato nella fica, come si fa con le troie…’
Mentre parlava si era messa alla pecorina sul letto ed io mi trovai a ripetere ogni gesto che aveva fatto Max su di lei, come se seguissi il copione che loro due avevano tracciato poche ore prima…
Incrociai il suo sguardo interrogativo e caddi nella trappola: ‘E tu lo sei, sei infinitamente troia! Vai avanti!’
Mentre la fottevo in fica, cercavo di trattenermi dallo sborrare, perché immaginavo che Max glie lo avesse fatto nel culo ed anch’io, nella rigorosa ripetizione, volevo lavarle l’intestino.
‘Sì!!! Io sono una grandissima troia, la tua troia!!!
Lui ha ricominciato a fottermi, con colpi profondi, violenti, accelerando o rallentando e muovendosi coi fianchi per farmelo anche girare tutto dentro la pancia, mentre con le dita mi allargava il culo…’ Mi trattenni dallo sborrare, ma dio cheffatica!
‘E ti ha sborrato in fica???’
‘No, amore mio! Era appena venuto, poverino -poverino??? Quel bastardo, scopatore di donne altrui, POVERINO???- e quindi non ce la poteva fare subito…
Ma poi me lo ha sfilato dalla fica e così com’era, tutto unto dagli umori della mia fica eccitata, me lo ha appoggiato al culo; mi ha messo le mani sulle spalle e poi ha spinto ed è entrato!’
‘Ti ha fatto male?’ chiesi, sinceramente preoccupato.
‘Un pò: un cazzo così lascia il segno! Ma ne valeva la pena perché poi, appena dentro, ha cominciato ad incularmi alla grande, come una vacca sotto al toro ed anche le mie tette tremolavano e dondolavano, sotto ai suoi possenti colpi da stallone!!!
Peccato solo che il mio culo lo abbia eccitato così tanto che è venuto quasi subito, appena ha sentito ‘dal fatto che gli stavo strozzando il cazzo con lo sfintere e le dita piantate dentro con i muscoli della fica- che stavo per godere come una vacca e così anche lui mi ha scaricato una litrata di sborra dentro al culo, allagandomi completamenteeeeeehhhh…’
Non ero riuscito a resistere: sentendo gli spasmi che precedono il piacere del partner, , ci siamo ancora di più eccitati a vicenda ed alla fine il nostro piacere è esploso in perfetta sincronia. Esausto, lasciai che il cazzo le si sfilasse dal culo, visto che si stava rapidamente ammosciando e poi mi lasciai cadere accanto a lei, sul letto, a riprendermi dallo sforzo.
Lei, invece di allungarsi per prendere fiato, restò alla pecorina e si mise due dita nel culo, che era restato spalancato, fino alla radice.
Si rovistò dentro un attimo, poi le estrasse, le esaminò brevemente e me le mise davanti agli occhi.
‘Ecco vedi?’ disse con una vocina ingenua da svampita, molto sensuale. ‘Sono appena inumidite! Quando lo ha fatto lui, invece, erano coperte di sborra, tanto che ho dovuto pulirgliele…. così!’ E si mise le dita in bocca, succhiandole forte, fino ad incavarsi le guance.
‘Poi, quando le sentiva pulite, me le spingeva di nuovo dentro e poi me le dava da ripulire… Abbiamo fatto il giochino almeno cinque o sei volte’
Inaspettatamente, il cazzo mi fremeva di nuova eccitazione.
‘E dopo che era venuto era ancora abbastanza duro, non come il tuo che è diventato basanotto…
E comunque, dopo che glie l’ho tirato a lucido con la bocca, pulendoglielo alla perfezione, era di nuovo duro come il manico di un piccone…
Vediamo se riesco a rianimare il tuo…’
Dio, che bocca, la mia Laura! Mi fece un pompino ancora più magistrale rispetto ai suoi soliti, sempre favolosi, alternando leccate e succhiate da idrovora a piccole morsicature sull’asta e lo scroto, girando con la punta della lingua sul bordo della cappella o provando a spingerla nel buchino in cima, mentre mi faceva scorrere le unghie sull’asta, sui coglioni, sul perineo e, dopo avermelo ben insalivato, anche spingendomi un dito nel culo, fino alla radice.
Il mio uccello dimostrava di apprezzare molto il trattamento, svettando al massimo della forma.
Mi godetti quel favoloso bocchino e chiusi gli occhi; subito, sullo schermo delle mie palpebre chiuse, la mia mente proiettò spezzoni in cui ‘vedevo’ Laura, la MIA donna, affaccendata a godere ed a far godere Max… Prima li visualizzai in quella radura, ma poi in luoghi indefiniti, che man mano si trasformavano e che riuscivo ad identificare vagamente come una camera da letto, una spiaggia, il retro del nostro bar dove Gino ha sistemato il biliardo e poi in un parcheggio la sera, in macchina e, man mano che la mia eccitazione saliva, come il termometro collegato ad una caldaia accesa, immaginavo i due spiati da un guardone, poi da più di uno che, man mano che quella favolosa pompa mi stava portando al punto di farmi esplodere nuovamente!, si avvicinavano sempre di più alla coppia, con Max che gli faceva cenni rassicuranti e loro che cominciavano a sfiorare con lievi carezze le spalle, le cosce, i fianchi della mia donna… finché qualcuno non le toccava l’anfratto lasciato libero dall’enorme cazzo di Max, toccandola e facendola godere ancora di più e poi, sfruttando l’ammiccante e silenziosa complicità del camerunense, osavano leccarla e poi metterglielo dentro anche loro, anche in tre o quattro, facendola impazziredalpiacereeeeeeehhhh….
Dio, che sborrata!!! E che pompino! E che donna fantastica che è la mia Laura!!!
Riaprii gli occhi e la trovai a dieci centimetri dal mio viso, con l’aria seria, che mi guardava a bocca serrata, come in attesa del verdetto.
Le sorrisi: ‘Ti perdono, ma che non capiti più!’ e le diedi un bacio sulle labbra.
Lei mi passò la mano dietro la nuca, mi strinse contro la sua bocca e fece guizzare la lingua tra le mie labbra; ovviamente aprii la bocca ed ingaggiai la rituale lotta delle lingue con la sua, ma… Ma mi trovai uno strano succo in bocca, un pò dolce ed un pò salmastro, vagamente vischioso: era il mio stesso sperma!
Lei mi aveva passato il gomito dietro al collo e mi teneva stampato sulla sua bocca, adesso serrata.
Quando con due dita dell’altra mano mi serrò il naso, capii che voleva che ingoiassi; per non soffocare, l’accontentai e solo dopo mi liberò ed io affannai per riossigenarmi.
‘Ma sei scema? Cosa ti è girato??? Ho detto che ti perdono!!!’ L’accusai, con irritazione.
Lei si mise seduta sul letto, con le caviglie incrociate e le ginocchia divaricate su cui poggiavano i gomiti e le mani sotto al mento, pensosa; mi guardò a lungo e poi, con voce calma, mi parlò.
‘Adesso ti devo dire delle cose: voglio che tu mi ascolti attentamente, senza interrompermi; quando avrò finito, ti avvertirò ed allora, solo allora!, potrai commentare o chiedere quello che vuoi.
Se hai capito, fa sì con la testa, ma non fiatare finché non ho finito, o me ne vado da quella porta e non mi vedrai mai più!’
Oddio, no! Non di nuovo!!! Assentii.
‘Bene… Allora: tu mi hai perdonata… ma io no!
Vedo dalla tua espressione stupita che pensi di non aver nulla da farti perdonare, ma invece io nella maniera più assoluta non ti perdono per avermi insultata e fatta piangere, poco fa.
Ero a disagio, nel confessarti spontaneamente cosa è accaduto oggi…
Sì, Ale: spontaneamente, perché avrei potuto raccontarti una qualunque delle solite balle, da qualche scazzo al malditesta e tu, boccalone come tutti gli uomini, l’avresti considerata una spiegazione convincente per il mio…. essere diversa dal solito…
E ti va già bene che te ne sei accorto, perché altrimenti, domani sera non mi avresti più trovata qui!
Io mi sono profondamente vergognata per quello che è successo oggi e mi è costato sangue, raccontartelo; potrei citare come attenuante la noia, la rabbia di non averti con me in questa bella domenica, la voglia che avevo perché è da giovedì che non lo facevamo, lo spinello, la situazione, il posto meraviglioso, il fascino e l’abilità e la bellezza di Max, il suo favoloso pisello, tutto… Ma non ho attenuanti: mi son lasciata andare come… come una baldracca, una cagna in calore e non avrei dovuto farlo per rispetto a te, che sei il mio compagno… ed anche alla nostra storia.
Pensa quanto sono stata baldracca, oggi: quando è arrivato il tuo sms che eri bloccato in autostrada, avevamo appena finito, io e Max, ed ero ancora in uno stato d’estasi sessuale; glie l’ho fatto leggere ed abbiamo riso, felici per avere ancora almeno un’ora in più per stare insieme e per farcene un’altra… Alla faccia tua, alla faccia del cornuto!
Così ti ho mandato quella risposta… molto essenziale rispetto al mio solito, no?’
Mi guardò con un sopracciglio alzato, interrogativamente. Annuii: ora che mi ci faceva pensare…
‘Da una parte, cominciavo a pentirmi e vergognarmi, per quello ho scritto che ti amo, ti amo tanto…
Ma dall’altra, ho voluto mandarti una sorta di… messaggio in codice, chiamandoti amore mio PICCINO, invece che il solito ‘amore mio grande’.
Adesso che sai cosa ho fatto…. ogni dettaglio, come hai esplicitamente chiesto tu!, hai capito che il piccino si riferisce al tuo uccello; rilassati: è un bel cazzo e sono soddisfatta della sua dimensione… come penso anche tutte le altre donne che hanno avuto l’occasione di provarlo… dalla tua ex moglie all’ultima sciacquetta che ti sei scopato in vita tua… comprese le almeno due da quando stiamo insieme, maiale!!!
E’ stata la mia vendetta, farti cornuto con lui, farmi sbattere da un tuo amico, piuttosto che da un incolore sconosciuto!
Vedi? Ho capito subito, stamattina appena l’ho visto, perché Max fosse passato di qui: c’ero anch’io quando hai detto che oggi andavi a trovare tua zia e sopratutto c’era anche lui, che ha perfino chiesto cosa avesse. Ho capito che era solo un pretesto per avere l’occasione di provarci con me!
Ma ho voluto vedere come si sarebbe giocato la partita, se era in grado di intrigarmi, di portarmi fino a starci, per vendicarmi di quella stagista e di quella tipa di un paio di mesi fa…
E lui ha fatto le sue mosse da vero maestro! Probabilmente ci sarei stata anche se non avessi voluto, all’inizio.
E sono anche ben contenta di esserci stata perché scopa davvero da dio, perfino meglio di te!
La cosa che mi ha provocato rimorso, che mi ha riportato coi piedi per terra è stata la sua arrogante e presuntuosa proposta, mentre dopo esserci fatti un altro… giro inaspettato, dopo il tuo sms, stavamo tornando alla moto: mi ha proposto di partecipare ad una gangbang coi suoi amici ed io… io ho capito che lui mi considera solo una troia… non una persona come, con tutti i tuoi difetti, ti degni di considerarmi tu.
Ti evito di farti arrovellare o di chiedermelo alla fine: gli ho risposto che non so, non mi sento pronta, che ci devo pensare, che non mi va tanto… In pratica, gli ho detto no, ma alla maniera di noi donne.
Ma adesso veniamo a stasera, visto che il pomeriggio lo hai adesso ben presente… fin oltre quello che avresti voluto!
Stasera, piena di rimorso e vergogna, ho cominciato a confessarti la mia colpa…. per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa, come insegna il catechismo!
E tu? Tu eri incredulo, stupito, basito e poi incazzato; ma man mano che raccontavo, vedevo la tua incazzatura evaporare… man mano che la tua incazzatura si sgonfiava, si induriva il tuo uccello.
Non capivo… poi mi è venuto un lampo d’intuizione: mi sono ricordata le sequenze di foto, i filmati che guardi su internet ed i racconti che leggi: tutte storie di cuckoldismo!
Pensavo che tu ti vedessi nel ruolo dei vari bull, anche se non ne ero convinta fino in fondo… Ma sai com’è: si suppone sempre l’ipotesi che ci sarebbe più cara, meno scomoda per noi stessi!
Poi però ti sentivo sempre più eccitato, man mano che ti raccontavo come io, la TUA compagna!, veniva usata da un altro uomo, il tuo amico Max!, di come il suo grosso e meraviglioso cazzo avesse profanato la mia bocca, la mia fica, il mio culo, riversandoci dentro secchiate del SUO sperma, nel tempio che dovrebbe essere, per te!, il corpo della tua compagna!
Così ti ho studiato, mentre raccontavo; piccole tracce come uno sguardo, un’espressione, una parola, un’ombra di sorriso da idiota… mentre io trasformavo la mia confessione in uno dei racconti che a te piacciono tanto!
Ti eri così eccitato che stasera sei venuto ben due volte nell’arco di neanche un’oretta, cosa che con me non era mai successa prima!!!
E, da come ti conosco, mentre ti spompinavo la tua mente mi immaginava di nuovo alle prese con Max ed anche al centro della loro gang, e scopata ovunque, in qualunque posto: in case, magazzini, squallidi cinema di periferia, luoghi aperti, anche in posti dove altri possano vedere…
Ti conosco abbastanza, non negare; non offendere la mia intelligenza, cercando di farmi credere che non è così!’
Ero senza parole: oltre ad aver indovinato alla perfezione i miei pensieri (Urca: il cinema! Non ci avevo pensato! Stuzzicante…), ero seriamente preoccupato per quello che Laura stava dicendo; intuivo che la faccenda non si sarebbe chiusa lì, così, ma che avrebbe avuto un seguito…. e non ero sicuro che lo avrei gradito…
‘Quando ci siamo incontrati, quando abbiamo cominciato a conoscerci, a frequentarci, tu hai detto una frase che ho molto apprezzato: ‘Tu hai vissuto finora quasi trentatré anni ed io quarantacinque ed in questi anni abbiamo accumulato esperienze, fatto cose, conosciuto persone; ma noi, mettendoci insieme, è come se nascessimo oggi ed io non voglio sapere, ad ogni costo, delle tue passate esperienze. Se vorrai, sarai tu ‘liberamente- a raccontarmi qualcosa della tua vita precedente ad oggi, ma per tua scelta, non perché io voglia sapere’
Ecco: io con te ho ricominciato la vita, come tu la tua; di me sai che ho convissuto col primo fidanzato della mia vita, per poi andare alla deriva, fino a che non ti ho incontrato; tu invece ti sei lasciato dietro le spalle un matrimonio ed una figlia, anche se nessuno di noi ha chiesto o avuto dettagli sui motivi della fine del rapporto dell’altro, né un qualche dettaglio sul bagaglio di esperienze fatte.
Poi, da domani, comincerò a raccontarti delle cose che ho fatto, ho vissuto, ho voluto, ho subito, ma adesso no: adesso è il tempo per farti una promessa’
Laura fece una pausa, che si allungava nel tempo; dalla sua posizione invariata e dall’espressione concentrata del viso, capivo che stava riflettendo, studiando la formulazione migliore per dirmi ciò che voleva senza possibilità di miei fraintendimenti. Aspettai, con un qual certo timore.
‘Allora… ‘ricominciò a parlare dopo lunghi minuti- … da oggi si cambia!
Visto che ti eccita sapere che la tua donna venga montata da altri, o pensare che lo sia, da oggi vivrai in uno stato di eccitazione permanente: da domattina, andando a lavorare, cambierò il mio modo di vestire, mettendomi le cose più stuzzicanti che ho e di comportarmi e se qualcuno mi farà avances, le valuterò serenamente, senza rifiutarle a priori perchè-sono-fidanzata.
Ovviamente, prima o poi, rivedrò Max… magari anche qui, in casa nostra… e magari mi farò scopare nel nostro letto… Inoltre gli chiederò di conoscere i suoi amici delle ammucchiate e valuterò se potrebbe essere divertente diventarne la protagonista.
Ovviamente, sarò sazia di sesso e perciò sarò meno disponibile per te… diciamo che FORSE potremmo fare l’amore una volta alla settimana, ogni dieci giorni… non so, vedremo!
Comunque sarò IO a cercarti, a decidere come e quando… e cosa; tu dovrai solo aspettare pazientemente che io abbia voglia e bisogno di te…
E attenzione: ho parlato di fare l’amore perché, nonostante quello che ti sto dicendo, io ti amo, ti amo davvero ed anche se scoperò con altri, sarà solo con te che farò l’amore, con coinvolgimento di cuore ed anima e non solo fica, bocca o culo.
Io ovviamente potrò tardare, non rientrare o uscire come e quando voglio; per l’amore che provo per te ed il rispetto che ti meriti come persona, però, ogni volta ti avviserò, in maniera che tu non stia in pensiero… Ed ogni volta che sarò con un uomo, ti manderò un messaggino sul cellu: ‘Ti amo tanto, amore mio PICCINO’, ma senza dirti cosa dove o con chi; così tu potrai segarti, sapendomi con altri ed immaginandomi in qualche situazione per te particolarmente stuzzicante.
Non ho ancora deciso se poi, quando saremo soli, avrò voglia di raccontarti qualcosa; è probabile, ma non mi assillare o non ti racconterò più nulla!
A parte questo, la nostra vita continuerà come è andata finora.
Ultima cosa: non dirò a Max che tu sai tutto; toccherà a te decidere se e cosa dirgli.
Allora… Queste sono le mie condizioni, non negoziabili: se le accetti, bene; se non le accetti, comincio subito a far su la mia roba e domani sera me ne vado e non mi vedrai mai più.
Voglio la tua risposta… ADESSO!’
Il mio orgoglio di maschio, il mio ruolo di compagno ed anche i miei piccoli, schifidi segreti: tutto travolta da questa inaspettata nuova Laura, combattiva…
Cosa potevo dire se non… ‘Accetto, accetto tutto… non voglio perderti, amore mio!’??? Nonostante la stanchezza, dormii male, quella notte; mi svegliai diverse volte: a volte pensando eccitato a Laura con Max od altri uomini, a volte spaventato di diventare una figura marginale per lei, oppure pensando (desiderando, sognando, volendo!) che lei, svegliandosi quella mattina, si sarebbe dimenticata del discorso fattomi la sera prima.
Quando la sveglia cominciò il suo abituale pigolio, ero già sveglio da qualche minuto e la osservai con innamorata tenerezza mentre si svegliava, si stiracchiava e poi si girava verso di me, per il bacio del risveglio.
‘Buon giorno, amore mio grande!’
‘buongiorno a te, piccina…’
Andai in bagno e subito venni raggiunto da lei sotto la doccia (nostra piccola, piacevole abitudine!), dove ci scambiammo affettuosità e qualche coccola, ma senza esagerare per non fare tardi.
Poi completai le procedure mattutine in bagno, mentre lei preparava il caffè e sceglieva cosa indossare quel giorno, come sempre.
Ci alzavamo insieme, ma avevo la precedenza su di lei perché lavoravo più lontano e, per giunta, avevo un orario per cui cominciavo prima di lei ma, con un lungo intervallo meridiano, finivo dopo.
Laura aveva scelto, invece di dormire quasi un’oretta in più, di alzarsi con me, in modo da fare colazione assieme e poter fare tutte le sue cose con comodo.
Quella mattina scorreva tranquilla, come le altre e pensai che nulla, in realtà, fosse cambiato, dopo i bellicosi propositi da lei enunciati solo poche ore prima.
Quando però andai in camera a vestirmi, vidi che sul letto, invece dei soliti pantaloni o gonne discrete, solitamente abbinate a camicette o polo, in quella stagione, aveva preparato una minigonna di cotone bianco ed un top; di fianco al letto, faceva mostra si sé un paio di zoccoletti col tacco impegnativo, invece di quelli soliti col tacco più basso: una mise perfetta… ma per una serata in discoteca, non per andare a lavorare!
La guardai, con una muta domanda negli occhi e lei mi sorrise: ‘Dovrei stare bene vestita così, non trovi? Un filo di trucco… ‘Trucco??? Ma lei usava solo un tenue lucidalabbra e basta!-… questi abiti e son pronta a conquistare il mondo!’
Si levò l’accappatoio e vidi che dal cassetto dell’intimo prendeva una ridottissima mutandina nera, praticamente trasparente, a vita ultrabassa, invece degli abituali slippini… Immaginai l’effetto, nell’indovinare lo slippino nero attraverso il tessuto bianco…
Capii che, la sera prima, parlava maledettamente sul serio e sentii una morsa allo stomaco.
Un’occhiata all’orologio mi informò che mi stava venendo tardi e quindi la salutai con un bacio ‘appassionato come al solito, ma con una vena di disperazione che non so se lei l’abbia avvertita!- e poi scesi ad inforcare lo scooter.
Cominciai a lavorare, ma facevo fatica a concentrarmi: nella mia mente turbinavano immagini che, lo ammetto!, mi facevano dolere l’uccello per l’eccitazione.
Erano circa le 9.30, quando mi arrivò un sms di Laura: ‘Oggi nn avevo voglia del motorino. Preso bus stipato: dvertente amoremio piccino, ma nn successo nulla d che, solo 1dito, t amo!’
Oddio!!!
Aveva davvero cominciato a fare quanto aveva detto! E di brutto!!! La immaginai vestita così, in un bus affollato e… da come aveva scritto, immaginai che qualcuno l’avesse palpata e, vedendo che lei lasciava fare, era arrivato a metterle… un dito dentro!! Nella fica o nel culetto? E lui: era giovane o vecchio? Piacente o sgradevole? Da solo o con amici? E se era in compagnia, i suoi compagni se ne sono accorti? O magari l’hanno palpata in diversi??? Un dito di uno, o un dito per ciascuno di loro???
Le messaggiai: ‘qlc t ha palpata? Dito davanti o dietro? Dimmi d +!’
Passai i successivi venti minuti a rodermi, tra il dover andare avanti col lavoro e la disperata voglia d andare nel cesso a segarmi, mentre lei non rispondeva…
Ma poi rispose, con un mms: la foto fatta dal cellu mostrava la mano d un uomo che era sotto la sua gonna, da dietro e capivo che le stava toccando il culo; difficile cogliere qualcosa di più, anche per la scadente qualità della foto, ma comunque eccitante!
Lessi il testo: ‘Sn CAZZIMIEI!! Accontentati d qll ke mando o dico o t lascio al buio!’
Ops! Capii l’antifona: niente domande e già grazie per sapere qualcosina da lei… Snervante… ma anche mooolto eccitante; si trattava solo di abituarmi!
Ero di fianco al tornio, a valutare il danno fatto dall’operatore che aveva impostato male la macchina, quando sentii l’accordo che annunciava l’arrivo di un messaggio sul mio cellulare. Fremevo dalla voglia di leggerlo, ma ‘eroicamente’ aspettai di aver risolto il problema insieme al mio sottoposto, prima di chiudermi nel mio box vetrato a leggerlo: ‘ops! Caduti fogli dietro fotocopiatrice e kina mentre passava collega giovane: avrà visto qlc??? T amo’
Ommadonna… China non vuol dire accucciata, ma propri china! E quella mini, così corta… Certo che il collega avrà visto qualcosa!!! Ben più di qualcosa, con quella microscopica mutandina trasparente!
Cosa risponderle??? ‘Ho sempre pensato che sei una troia ed adesso lo stai dimostrando’?
No, vera solo la seconda parte… Ma l’avrebbe irritata inutilmente, facendomi correre il rischi di farmi ‘lasciare al buio’…
Rassicurarla con un: ‘Ma no che nn ha visto nulla, tranquilla!’? No, lei non voleva essere rassicurata… Anzi, probabilmente lo aveva fatto apposta, a far cadere i fogli proprio mentre lui passava…
Alla fine risposi: ‘se è normale, si sarà eccitato cm sono io ora, t amo!’
Tre minuti e la risposta: ‘:-)’ Ok, la mia risposta era esatta…
Mi rendevo conto di muovermi sul ghiaccio sottile: dovevo procedere con estrema cautela…
Però… Però decisi come avrei speso la mia lunga pausa pranzo; calcolai gli orari, le percorrenze, il traffico, i percorsi e, giusto all’ora in cui lei iniziava la sua pausa pranzo, arrivai davanti al portone dov’era l’ufficio in cui lavorava.
Sapevo che in quei sessanta minuti che aveva, restava raramente in ufficio e perciò lasciai lo scooter in un vicolo lì vicino e mi appostai, ad una certa distanza dal portone.
Vidi uscire un gruppetto di persone, tra le quali mi sembrò di riconoscere mi sembravano tre suoi colleghi, ma non lei.
Dopo un paio di minuti, un’altra infornata di persone scaricate dall’ascensore e, ultima ad uscire dal portone, Laura che stava ridendo insieme al suo collega, quello giovane, quello che le aveva visto il culo poche ore prima. Ah, la troia! Evidentemente si era già assicurata un nuovo… puntello!
Sorrisi tra me, immaginando gli sviluppi tra di loro, eccitatissimo.
Arrivati all’angolo, si salutarono con un cenno della mano (Come? Neanche un bacetto sulla guancia???) e poi lui girò in una laterale, mentre lei proseguiva dritta.
Ero deluso: pensavo chissaccosa ed invece… Ammettendo che Laura non si fosse inventata tutto per tenermi… in tensione (ma comunque l’mms del bus dimostrava chiaramente che aveva deciso di fare sul serio!), o il tipo non aveva colto lo spettacolino in suo onore, oppure non era interessato alla donne (può capitare!) o, magari, aveva visto ed apprezzato, ma si era convinto di essere stato solo fortunato e che Laura non si era accorta dello spettacolino dato (‘voi uomini siete dei tali boccaloni!’, mi aveva detto appena la sera prima!) e voleva coltivarsela, ma all’interno di corretti contatti tra colleghi; oppure, non aveva nessun interesse a curarsela, ma si era accontentato della suggestiva vista del suo culetto nudo. Laura, nel frattempo, si era infilata in un bar e si era seduta su uno sgabello, appena lasciato libero, al bancone.
Da attraverso la vetrina avevo visto che aveva ordinato un panino ed una birretta e che aveva cominciato a mangiare il panino, girandosi lentamente di qua e di là con lo sgabello girevole.
Ad un tavolino erano seduto tre tizi: sembravo tre muratori, a giudicare dalle macchie sugli abiti da lavoro, sulla trentina d’anni e dall’aspetto di immigrati dall’est europeo.
Coi loro grossi boccali di birra davanti, che sorseggiavano lentamente, stavano chiacchierando piacevolmente, quando uno di loro, nella posizione più favorevole, vide Laura e la fece notare ai colleghi, che si voltarono a guardarla.
Anche lei probabilmente percepì di essere al centro dei loro sguardi perché, mantenendo sempre l’espressione distratta e lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, si girò ancora di pochi gradi in modo da essere esattamente rivolta con le cosce verso di loro, anche se aveva il tronco girato da una parte, come se guardasse l’ingresso del locale, continuando a dondolarsi e disaccavallando le gambe in un movimento appena più lento del normale, come svogliato e poi riaccavallandole cambiando il ginocchio d’appoggio, ma stavolta lasciando le cosce leggermente dischiuse.
La cosa, comprensibilmente, scatenò l’entusiasmo del terzetto, che cominciarono a fissarla ed a parlottare ed a ridacchiare tra di loro. Purtroppo l’angolo, la gente in mezzo e la distanza non mi permetteva di condividere con loro il… panorama, ma la situazione era comunque ad alto tasso di erotismo.
Qualcuno, passando la costrinse a muoversi e così ebbi un secondo della visione del suo… upskirt che si stavano godendo i muratori: solo il lampo chiaro della sua fichetta, col suo ciuffetto castano ben curato!
La maiala era uscita dal lavoro senza!!! E quando se le era levate??? Appena arrivata in ufficio od appena prima di scendere per la pausa? E il suo collega, COME l’aveva vista? Velata o nuda?
Mi cadde l’occhio sui muratori, che stavano parlottando fittofitto tra di loro, con le teste vicine, come congiurati.
Poi, il più anziano vuotò d’un sorso il suo boccale, si alzò e lo portò al banco, probabilmente per farselo riempire ancora.
Capii che era tutta una manovra quando urtò il bicchiere di Laura, rovesciandolo sul bancone.
Ovviamente si profuse in scuse, ovviamente fece cenno al barista che portasse un’altra birra, ovviamente ci furono i sorrisi, le presentazioni, il gesto per presentare i colleghi seduti, che risposero con un cenno di saluto e poi un breve parlottio con qualche risata in mezzo.
Abbassando un attimo lo sguardo, vidi la mano callosa dell’uomo sfiorare la coscia della mia donna, mentre lei sembrava non accorgersene.
Dalla mimica che fece, capii che lei, in quel momento si era ricordata qualcosa di urgente e pescò il cellulare dalla borsetta; pensai che stesse chiamando… no, stava solo messaggiando concentrata sulla tastiera, mentre il muratore ormai le aveva appoggiato la mano sulla sua coscia, a mezza altezza e cominciava a strisciare verso il fianco.
Probabilmente aveva messaggiato Max, per accordarsi per il prossimo… congresso carnale! Chi sa dove e quando…
Appena rimise il cellu in borsetta, il tono mi avvisò che mi era arrivato un messaggio; mentre recuperavo il cellulare dalla tasca vidi che la punta delle dita del muratore erano ormai sparite sotto l’orlo della gonna della mia compagna che mostrava la massima indifferenza.
Era un mms, suo: con una notevole abilità ‘considerando che non l’avevo vista mirare!- era riuscita a mandarmi uno scatto dove si indovinava l’orlo della sua gonna, un misero angolino del suo pube nudo e la manona del muratore sulla coscia, con le unghie nascoste dal cotone della gonna. Foto non chiarissima, ma per fortuna avevo seguito la faccenda dal vivo.
Lessi anche il messaggio: ‘Comprami 1fede: voglio dire d essere tua moglie: i maski si eccitano a montare mogli d altri! T amo amore mio..’
Uhm…come comanda, signora Laura. Stasera arriverò con una fede per il suo anulare da sposa fasulla ma comunque infedele!
Li guardai di nuovo e dalla mimica, capivo che il muratore invitava Laura al loro tavolo; lei sorrise, annuì e si alzò: poi guardò l’orologio, spalancò la bocca, stupita e capii che stava dicendo che le era venuto tardissimo!!!
Controllai: aveva ancora una ventina di minuti, la piccola imbrogliona!
Comunque salutò frettolosamente i muratori scambiando un bacio sulla guancia ed un rapido abbraccio con ciascuno (loro ovviamente la palparono un pochino!) e poi salutandoli ancora con la mano, mentre veniva verso la porta; la vidi fare il tipico gesto del ‘a domani!’ sorridendo ed io andai a nascondermi per non essere visto.
Si allontanò con passo svelto dal locale, ma come fu fuori di vista, rallentò il passo, tranquilla.
Stava comunque andando verso l’ufficio e preferii recuperare lo scooter e tornare al lavoro, anche se avevo ancora un bel pò di pausa, davanti a me.
Fatti pochi metri, mi fermai di colpo e tornai sui miei passi: mi era venuta un’idea!
Tornai nel bar ed andai al banco, ordinando una coca-cola; ero stato fortunato: i muratori erano ancora al tavolino, che chiacchieravano molto allegramente.
Senza dare nell’occhio, mi avvicinai un pochino, col mio bicchierone in mano, per ascoltare i loro discorsi.
‘…que, quella è troia, ti dico…’
‘Sì, visto come si lasciava toccare quando ci ha baciati!’
‘Ahahaha… e Anton che gli ha quasi messo mano in fica?’
‘Sì, Sì: vera porca, neanche provato a spostare gamba! Quella tanta voglia di cazzo!’
Risero grassamente.
‘Ha detto che viene domani… se viene la portiamo in cantiere?’
‘Può essere idea buona… ma se ha poco tempo come oggi, dovremo fare zuki-zuki veloce veloce! Brutta cosa…’
‘Sì… io voglio chiavare troia italiana insieme a voi… Voi da soli?’
Anton rise: ‘No, Misha: io voglio sentirla impazzire con nostri cazzi, insieme! E anche Sasha è d’accordo, no?’
Sasha annuì, con gli occhi che luccicavano dalla lussuria.
Poi disse: ‘Se italiana è davvero troia, accetterà di venire in cantiere anche dopo aver finito suo orario di lavoro…’
‘Sìì! Giusto! Domani la invitiamo, così domani sera le facciamo zuki-zuki tutti insieme, senza fretta…
‘E se deve correre da maritino, a casa, da bimbi?’ ghignò Misha.
‘No porta anello: o niente maritino o vera troia… Adesso andiamo, dobbiamo finire piastrelle di cucina, per stasera’
Quando uscirono, li seguii con discrezione, giusto per vedere dove lavoravano.
Arrivarono quasi al cantiere di un palazzo in costruzione, ma poi si infilarono nel portone del palazzo di fronte.
Riflettendo un attimo, il cantiere del nuovo edificio era visibilmente abbandonato da tempo e l’allusione alle piastrelle mi fece pensare ad un singolo appartamento in ristrutturazione, visto anche che erano solo in tre.
Da una finestra senza infissi del terzo piano spuntava un paranco elettrico e pensai quindi di aver trovato il loro cantiere; valutai che se fossi riuscito ad entrare nella costruzione abbandonata, forse da un piano superiore al terzo avrei potuto avere una buona visuale.
Diedi un’occhiata all’orologio: stava venendo davvero tardi anche per me! Avevo ripreso il lavoro da un pò e stavo parlando con un cliente dell’officina, quando mi arrivò un messaggino.
Mi scusai un attimo col cliente e lessi l’sms: ‘Stasse arriverai prima d me: vado dalla parruk, c vediamo dopo, t amo’
Uhm… chiesi ancora scusa al cliente e risposi rapidamente: ‘Ok, avrò la fede t amo!!!’
Poi tornai ad occuparmi delle necessità dell’uomo, mentre la giornata lavorativa si trascinava stancamente verso la fine.
Quasi alla fine, il titolare passò nel mio ‘acquario’ (il mio box privato) a chiedermi se per favore facevo la chiusura io, visto che lui doveva scappare.
Il ‘per favore, potresti…’ era solo un atto di cortesia nei miei confronti, che comunque apprezzavo: essendo il capo ‘anche se ormai c’era una certa amicizia, dopo tanti anni insieme- avrebbe potuto ordinarmelo…
Comunque, all’ora di chiusura, mi assicurai che tutti fossero usciti, feci un giro per controllare che tutto fosse chiuso e spento, passando anche dallo spogliatoi degli operai e lustrandomi gli occhi per le foto pornografiche che avevano attaccato al muro, a mo’ di bravata ed alla fine uscii dal portoncino di ferro nel vicolo.
Erano bravi ragazzi, tra i ventidue ed i quarant’anni ed ovviamente erano ossessionati dalla fica…
Loro! Se solo sapessero quanto ne sono ossessionato io…
Ero arrivato da pochissimo, quando mi arrivò un messaggino di Laura: ‘scusa, amoremio grande, tarderò ancora 1pochino. Qnd arrivo, faccio i 4salti. T amo’
Quel grande stranamente mi rilassò: sapevo che era andata davvero dalla parrucchiera ed ero francamente curioso di vederne i risultati.
Non avendo niente di meglio da fare, mentre l’aspettavo, apparecchiai la tavola e poi accesi il pc per controllare la posta e fare anche un giretto divertente in rete.
Acceso il browser, notai che era… diverso dal solito: anziché mostrare la schermata con i siti di più frequente consultazione, apparve il cronologico delle ultime pagine aperte.
L’ultima, quella stessa mattina, era la pagina di Gmail: strano! Non avevamo un account Gmail, noi…
O sì??? L’ora di apertura era dopo che ero uscito di casa e quindi Laura, probabilmente, si era aperta un account email lì ed aveva controllato od inviato la sua posta. Poi, spegnendo il pc, aveva probabilmente toccato il comando sbagliato ed io avevo perciò visto la cronologia…
Ero curiosissimo sull’uso di questa email, ma decisi di non chiederle nulla, tanto avrebbe potuto rispondermi che erano cazzi suoi e non avrei ricavato nulla.
Era decisamente tardi, per la nostra routine, quando sentii finalmente la porta aprirsi: la guardai e restai senza fiato: i suoi lunghi capelli castani lisci erano stati accorciati con un taglio alla moda, che le lasciava la nuca scoperta e tinti di un nero profondo, con riflessi quasi blu. Inoltre era truccata e lisciata ed era veramente una bomba sexy!
Posò i due grossi sacchetti che aveva portato e sorridendo mi posò un bacio sulle labbra e poi mi chiese: ‘Come sto?’
Le sorridi con gioia e calore: ‘Sei magnifica!’
Mi guardava con un’espressione come d’attesa e non capivo… Poi, fui folgorato dal pensiero e misi una mano in tasca, tirando fuori un sacchettino di pelle scamosciata.
Mi inginocchiai davanti a lei con fare plateale, feci scivolare fuori la fede dal sacchettino e, tenendola tra pollice ed indice, le chiesi, formale e pomposo: ‘Laura Armelli, vuoi tu prendere questa fede come segno di essere la mia legittima sposa, pur non essendolo???’
Lei scoppiò in una risata cristallina, divertita dalla mia manfrina: ‘Sì, lo voglio!’ Rispose doverosamente, mentre le infilavo il cerchietto d’oro all’anulare sinistro e lei mi baciava con passione. Poi, inaspettatamente, proseguì con modo enunciatorio: ‘Ed io, accettando questa fede, ti prometto di dichiarare a tutti di essere la tua sposa, in modo che sopratutto i maschi abbiano maggiore eccitazione nel montare la moglie di un grandissimo cornuto. Ti prometto anche che farò di tutto per farti crescere un ramificatissimo palco di vere corna, offrendomi a chiunque abbia i requisiti minimi per farmi pensare che sarà un buon maschio o che, al limite, mi inviti a partecipare ad una festa dove io possa, per il tuo piacere di segaiolo di merda, essere fottuta in ogni buco dal più alto numero di stalloni, tutti insieme. Amen!’
Cosa potevo dire, a quel punto? Solo: ‘Amen!’
Mi prese teneramente per mano e mi condusse in camera, portando i due sacchetti: ‘Sai, oltre alla parrucchiera, ho anche fatto un pò di shopping; guarda!’
Cominciò ad estrarre abitini, microgonne, camicette: tutta roba o molto corta, o molto trasparente o molto scollata o molto attillata… se non tutte e tre le cose insieme!
Poi sandaletti, zoccoletti e decoltè, tutti con tacchi assassini, a stiletto ed infine l’intimo: reggiseni trasparenti o a balconcino e poi perizomi, a mazzi! O piccoli, abbastanza eleganti, di pizzo, oppure microscopici, con il pezzettino di stoffa della dimensione di un francobollo, tenuto in posizione da stringhe… pardon!, fili interdentali praticamente invisibili.
A completare il tutto, i costumi da bagno: due costumi simili, uno di uno squillante fucsia e l’altro giallo vivo, che tecnicamente si potrebbero definire ‘interi’, anche se la profondissima scollatura anteriore (fino ben sotto l’ombelico!) li faceva sembrare piuttosto slippini con le bretelle che, partendo quasi dai fianchi, si rastremavano fino a coprirle a malapena le areole dei seni per poi passarle dietro la nuca, lasciandole la schiena e la parte superiore dei glutei scoperti.
Poi, un bikini bianco, praticamente normale se non per il fatto che era piccolissimo; ‘E’ realizzato in microfibra: estremamente, sottile, elastico ed aderente e quando si bagna diventa praticamente trasparente’ spiegò, pregustando golosamente l’effetto che avrebbe fatto in spiaggia.
E poi un altro, turchese acceso, che aveva la parte sotto ancora più piccola degli string che aveva comprato ‘per impossibile che potesse sembrarmi!- ed una parte di sopra con due triangolini uniti da uno spaghetto sottile come la lenza da pesca, che erano della dimensione delle sue areole…
Ero basito! Eccitato ma anche meravigliato di tutto l’arsenale zoccolesco che aveva messo insieme in poche ore ‘ed era anche stata dal parrucchiere!-, le chiesi come avesse fatto.
Lei sorrise, con aria saputa: ‘Beh, anni fa sapevo dove trovare questo genere di cose ed oggi i fornitori, a parte quelli morti, li ho trovati tutti vivi…’
Ero incuriosito da quell’allusione al suo passato, ma mi urgeva farle un’altra domanda: ‘Ma come farai ad indossare quei microperi, con il tuo ciuffetto?’
Lei sorrise, sorniona: ‘Vedrai…’
Si tolse subito la minigonna e vidi che non aveva reindossato gli slippini… ma sopratutto che adesso il suo pube era liscio, perfettamente depilato. Si lasciò cadere all’indietro sul letto, alzò ed aprì le gambe e si tirò ai lati le labbrine, in modo che potessi apprezzare il rosa carico delle sue mucose contornate dalle labbrine interne, lunghe e più scure, lucide di eccitazione.
Non seppi resistere e tuffai la mia lingua vorace in quel pozzo di lussuria.
Finito di fare l’amore, ancora eccitato per aver scoperto che l’estetista l’aveva depilata completamente, levandole anche i pochi peluzzi che aveva nel solco delle chiappine, la abbracciai.
Lei, dopo un paio di minuti, si sciolse dall’abbraccio e si sdraiò sulla schiena, mani dietro la nuca ed occhi al soffitto: ‘Ti devo parlare… ‘tacqui, in attesa e lei proseguì- … Non rivedrò Max e non farò nulla di… impegnativo per ancora qualche giorno; tra pochi giorni sarà il tuo compleanno e voglio farti una sorpresa. Siccome però è una cosa un pochino complicata ed il tempo è poco, non voglio perder tempo con maschi; vorrà dire che recupererò passata la tua festa’
Suonava quasi minacciosa, l’ultima frase! Stavo già morendo dalla curiosità riguardo alla sorpresa, ma sapevo che sarebbe stato più facile conoscere la verità su Ustica che farselo dire da lei e perciò non tentai neanche!
‘Poi, un’altra cosa… Se ti scopro un’altra volta a seguirmi come oggi, che sbavavi fuori dalla vetrina del bar mentre parlavo con quei tre muratori, non ti dirò MAI PIU’ nulla! Siamo intesi???’
Ops, sgamato! Annuii, pieno di vergogna per aver fatto la figura del cretino..
L’indomani mattina, vidi la sua mise giornaliera sul letto, prima di uscire: stavolta aveva scelto una camicia di taglio militare verde salvia, con i taschini e le spalline di lino ed una gonna di leggero lino bianco con delle balze lavorate a macramé e lunga fino a sotto il ginocchio ed abbottonata semplicemente davanti, da cima a fondo.
Le avevo comprato io quei due capi e la ricordavo bene quanto fosse sensuale, sopratutto quando lasciava slacciato l’ultimo bottone. Sospettai che un altro od altri due bottone dei cinque che c’erano non sarebbero stati passati attraverso le asole…
Vidi i sandaletti col tacco che aveva preparato, ma non trovai traccia di intimo…
Erano quasi le dieci, quando mi arrivò un suo messaggino: ‘stamattina in motorino tutti ke mi guardavano.. nn capivo, finkè nn ho realizzato ke la camicia annodata col vento si apriva e d aver scordato gli slip a casa.. T amo amoremiogrande’
Ecco come succedono gli incidenti! Uno si distrae e… bang!
Me la immaginai, in motorino, ‘vestita’ così ed immediatamente ebbi una potente erezione!
All’ora di pranzo, ero tentato di andarmi ad appostare lontano dal bar od, anche, nella cantiere abbandonato, ma la minaccia di Laura era maledettamente seria e rinunciai.
Però non resistetti: dopo un pochino la messaggiai: ‘Sei in pausa? Ke fai? T amo’
La risposta si fece aspettare diversi minuti: ‘sto tornando in uff ora. Simpa i 3d ieri! han detto ke sn molto bagnata! T amo’
t amo? E basta?? Glie lo chiesi: ‘T amo.. e basta???’
Rispose subito: ‘porcello! :-D T amo amore mio.. punto!’
Poi più nulla, fino a poco dopo che era uscita da lavorare: ‘farò giri x tuo comple, nn so qnd arrivo.. se poi trovo uno come il benzinaio che c ha messo 1h a farmi il pieno ed ha pure versato la benza..’
Non capivo, finché non mi sono ricordato a com’era (s)vestita ed allora, oltre a percepire un sommovimento nei miei boxer, mi son fatto anche un’allegra risata, immaginando gli occhi sgranati ed ipnotizzati del benzinaio! Mi venne in mente ‘l’uomo della Chevròn’ della canzone di Vecchioni ‘tre giornate fiorentine’, che mi è sempre piaciuta.
Arrivammo a casa praticamente insieme e lei era splendida, radiosa, allegra.
A parte quegli sms eccitanti ‘e le situazioni che li giustificavano!- la nostra vita scorreva tranquilla, con moderata allegria, come sempre.
Anche nei giorni seguenti, Laura era indaffarata come un’ape ed il giorno dopo mi chiamò sul lavoro, dicendomi che per quella sera non dovevo arrivare prima delle undici, che mi arrangiassi per cenare. Le chiesi, speranzoso ma già eccitato, se le servisse la casa e lei dovette rifletterci un attimo, prima di afferrare il senso della mia domanda.
‘Ehehehe… no, sciocchissimo! ‘mi disse affettuosamente- …Semplicemente devo fare diverse telefonate per la tua sorpresa di compleanno e non ti voglio tra i piedi… E neppure in casa ad origliare!!!!
Poi, sai: probabilmente finirò le telefonate prima delle undici, ma non voglio correre il rischio che, per qualche contrattempo, mi trovi a dover fare l’ultima con gli occhi fissi all’orologio per paura che tu arrivi…’
Così la sera dopo, uscito da lavorare, andai a cena in una tavolacalda e poi decisi di andare al bar che bazzicavano i miei amici e che avevo fatto conoscere anche a Laura.
Stavo varcando la soglia, quando mi venne in mente che avrei potuto incontrarci anche Max; non lo avevo più incontrato dalla domenica precedente, quando si era fatto la mia donna, ed ero un pò preoccupato; Laura aveva detto che non gli avrebbe fatto sapere che io sapevo tutto e sperai che, se lo avessi incontrato, anche lui avrebbe fatto finta di niente ‘od al massimo qualche risatina o qualche battuta ‘incomprensibile’ (per l’inconsapevole becco!)- invece di buttarmi in faccia il… tradimento di Laura o, peggio!, vantarsene a voce alta e sputtanandomi completamente davanti a tutta la compagnia.
Vidi qualche amico e ci salutammo con cordialità: mi chiesero come mai ero da solo e spiegai sorridendo che lei era andata ad una cena con sue ex compagne di liceo ed io, per restare da solo in casa…
Cominciammo a chiacchierare ed a scherzare e man mano arrivavano altri amici e qualcuno ci lasciava.
Erano ormai quasi le dieci, quando gli amici accolsero Max, che aveva fama di donnaiolo e che confidava ad alcuni degli amici più fidati (cioè TUTTI: amava troppo farlo!) di partecipare od organizzare a delle gangbang con suoi amici, anch’essi di colore; quindi era molto popolare tra noi.
‘Allora, Max… ‘chiese uno di noi, ad alta voce, in tono allegro- … ti sei fatto qualche nuova troietta?’
Lui scoppiò in una risata: era il Maschio Alfa che veniva adulato dagli altri maschi del branco.
‘Sì, sì: giusto domenica…’ e passò il suo sguardo trionfante su di noi, forse soffermandosi un momento di troppo a guardarmi negli occhi.
Decisi di sorridergli e di comportarmi come il resto della muta di amici, anche se mi sentivo le mani sudate.
Un altro: ‘Dai racconta; non farti pregare! Che tipa è? Come l’hai conosciuta?’
‘Ehehehe… Allora… è una quarantenne, o poco più, ma comunque è una bella gnocca ed una gran porca, anche se non sembrerebbe, a guardarla. Ma ha un ficone bello aperto aperto ed un culo spalancato che ci passerebbe un camion!’
Tutti ridemmo, mentre lui guardava verso dove ero io…
Mi faceva uno strano, sconvolgente effetto sentire parlare in questi termini della mia donna, la donna che amo… Da una parte ero tentato di interromperlo per difenderne la dignità (o quello comunque che ne era rimasto, dopo essere stata scavata dalla mazza di Max, ma dall’altro avevo il compito quasi impossibile di non far trasparire né il mio imbarazzo -che avrebbe fatto capire a Max che sapevo!- né un’eccitazione diversa da quella dei nostri amici!
‘E’ una che conosco da un pò ed una fortunata combinazione di cose, mi ha permesso di riuscire da invitarla con un pretesto ad un giro in moto…’
Come al solito, si teneva sul vago riguardo l’identità della ‘fortunata’ con discrezione, per cui mi rilassai ed anzi, fui io a chiedergli: ‘Dai, dai, raccontaci di questa porca!’ pur terrorizzato dall’idea di sentirmi dire, davanti agli altri: ‘Non fare il modesto, Ale: parlacene tu, visto che è quella cagna della tua compagna!’
Lui mi guardò fisso per una decina di secondi, con un vago sorrisetto che gli aleggiava sul viso e poi…
‘Beh, questa troia me la son portata in un posto che conosco ad una cinquantina di chilometri da qui: un angolino delizioso tra i boschi, con un prato con l’erba alta, accanto ad un laghetto ed una cascatella. E…’
‘Ma perché fin lì? Non potevi fottertela a casa o in un portone, come hai fatto con l’ultima?’ Lo interruppe uno degli amici.
Qualcuno degli altri ripeté la domanda: ‘Già… Giusto… No, davvero… come mai fin laggiù?…’ facendo un po’ di cagnara.
‘Perchéeeh…!!!’ Disse Max a voce alta per far tacere il borbottio.
Poi, riottenuto il silenzio, pazientemente, spiegò: ‘Perché avevo deciso di giocarmela così…
Vedete, sapevo che quel giorno il suo tipo era via, uno che conosco, e son passato a casa loro fingendo di cercarlo. Lei si era preparata per andare al mare e ci ho messo un pò per convincerla, ma alla fine, siamo partiti sulla mia moto per raggiungere la radura’
Gli amici borbottarono tra loro alcuni commenti ed uno si girò verso di me sussurrandomi: ‘Povero coglione…’ Quanto mi costò rispondergli un: ‘Eh, già!’, facendo un sorriso di sufficenza, ma nel frattempo asciugandomi i palmi sudati sui jeans.
‘L’ho portata lì perché l’avevo sentita confidare ad una sua amica, una volta, che la manda in libidine farlo nell’erba alta e poi perché lì vicino abita un mio amico anziano: ogni volta che sente il rombo della mia moto, se non mi fermo a salutarlo, anche solo un cenno di mano, sa che porto qualche troia alla radura e lui guarda, dal suo nascondiglio, e così si sega felice’
Apperò… Questa non la sapeva neanche Laura! La cosa mi eccitava un casino…
Alle risatine di tutti noi, pensando al vecchietto guardone a cui veniva servita la visione di belle fiche montate dal favoloso cazzo di Max, si unì anche quella di Gino il padrone del bar, che aveva abbandonato la sua postazione dietro al bancone per ascoltare la stuzzicante narrazione.
‘Va beh, chissene sbatte del vecchietto… raccontaci di questa baldracca!’ fece fretta un altro.
Guardai Max: era arrivato dalle nostre parti da una ventina d’anni e si era perfettamente integrato, nonostante i problemi che il colore della sua pelle gli poteva creare; aveva studiato, amava leggere e quindi era una persona colta, piacevole, che parlava con proprietà un buon italiano, con un accento simile al nostro, che a volte era venato da qualche traccia fonetica del suo francese nativo.
Aveva aperto un negozio che, nonostante i tempi, andava abbastanza bene e che gli assicurava un reddito abbastanza costante, ma comunque soddisfacente.
Lui sorrise, deliziato dall’essere incitato a raccontare della sua ultima conquista: ‘A farla breve, come siamo scesi dalla moto ho acceso una canna, ho fatto un tiro e poi ho insistito affinché provasse: sapevo che, non avendo mai fumato… sapevo che l’avrebbe aiutata a sciogliersi molto…’
L’impiegato del catasto, cercando di fare lo spiritoso, fece una battuta: ‘Uhm… buono a sapersi! Vorrà dire che proverò a far fumare una canna anche a mia moglie, che fa sempre tante storie….’
Il commesso lo uccise con una risposta al fulmicotone: ‘Magari glie la fa fumare Max… così te la sveglia lui!!!’
Max aspettò la fine dell’uragano di risate e del lancio di sfottò nel gruppo, prima di proseguire:
‘Poi siamo arrivati alla radura e lei era entusiasta del posto; io l’ho abbracciata da dietro, come un semplice amico, ma lei deve aver sentito, quando gli ho appoggiato il banano alla schiena già bello duro, perché si è girata di scatto.
Allora l’ho baciata, a tradimento: ha fatto cinque o sei secondi di resistenza, ma poi le ho spinto un metro di lingua in bocca, mentre quella puttana, ‘casualmente’!, aveva appoggiato il fianco sul banano e ci si strofinava sopra!’
‘Ma che troiona!’ Sbottai, d’istinto! Ops… Tutti mi diedero ragione e Max mi guardò fisso negli occhi, con uno sguardo da predatore e mormorò: ‘Non hai idea di quanto, caro Ale… Non hai idea di quanto!’
Mi sentii come uno sfarfallio nello stomaco, per il modo in cui mi aveva guardato e risposto. Dopo avere mormorato quella frase proprio a ME (l’inconsapevole cornuto e contento, ai suoi occhi!), tornò alla totalità del suo pubblico: ‘le ho messo la mano sotto al vestitino e come sono arrivato a toccarle il cavallo del bikini, la baldracca mi stava già stringendo il cazzo, armeggiando per liberarmelo’
‘Macche bagascia!’ Esclamò Gino, ridendo.
Max non tenne conto del commento: ‘Allora le ho tolto lo slip e lei era incredibile, ragazzi: zuppa come se si fosse pisciata addosso e con la fica spalancata!
Mentre ci allungavamo nell’erba, mi son levato gli short e lei se l’è piantato fino in gola, come un’assatanata!’
Ci scambiammo sorrisi di chi-la-sa-lunga, ma nessuno di noi fiatò.
‘E’ piccolina e magrina e quindi ho fatto poca fatica a girarla per mettermela sopra e fare un sessantanove… Oh, ragazzi! Era così eccitata che la fica gli ruscellava’
Tutti noi ascoltavamo in religioso silenzio, rapiti dalla narrazione, ma io ero eccitatissimo, sapendo che non solo conoscevo la troiona che si era sbattuto, ma addirittura era la mia donna… anzi: mia moglie, come lei voleva che cominciassi a pensarla!
‘E poi???’ Lo incitò uno.
‘E poi mi ha fatto un pompino favoloso! Io, come sapete, ce l’ho abbastanza grosso… -gli amici che giocavano con lui a calcetto annuirono pensosamente- ‘ beh, questa grandissima puttana se l’è piantato fino in gola, anche facendosi venire l’urto di vomito, ma lo voleva, lo voleva tutto, fino ai coglioni!
Poi se lo sfilava di bocca, lo leccava tutto, mi leccava e succhiava i coglioni e poi sempre più in giù, con la sua lingua da cagna, fino a leccarmi il culo, come una vera baldracca…’
Un amico lo interruppe: ‘Ma il marito della troia, sa che razza di baldraccona si è sposato???’
Max rise, fece cadere il suo sguardo pieno di irrisione su di me e poi: ‘Non sono sposati: lui ha ancora margine per non diventare uno dei più grossi cornuti della provincia…’
Dovetti unirmi a fatica alla generale risata.
‘Comunque dicevo: leccavo la fica di quella troia ed intanto gli avevo spinto di colpo due dita nel culo, anche se inzuppate del suo miele, perché prima le avevo piantato quattro dita nella fica… -e tutti noi guardammo le grosse dita di Max, con uno ammirato stupore-… e quella grandissima bagascia se le è prese come niente fosse… poi, dopo che l’ho riempita di sborra, mi ha detto che lei adora farsi inculare e che il suo uomo glie lo fa sempre…’
‘Bella forza! Lo avrà grande come un dito!’ Ghignò uno.
Max sorrise, guardandomi un istante con indulgenza: ‘No; la puttanona mi ha detto che il becco ha un bell’uccello, anche se ovviamente non grosso e lungo come il mio… Ma da come me l’ha descritto, qualcuno di voi che gioca a calcetto con me non farebbe una gran figura neanche con lui…’ concesse, magnanimo.
Ero arrossito al complimento e stavo per ringraziarlo, ma riuscii a fermarmi in tempo, appena prima di far capire a tutti che il cornuto ero io e la troiona anonima e sfondata, la mia Laura…
Quella serata era maledettamente eccitante, per me, ma anche molto, molto stressante!
‘Ma chissenefrega del cazzo del cornuto! Parlaci della troia, dai!’ disse qualcuno dietro di me.
Max sorrise, felice del fatto che tutti noi, una quindicina di maschi adulti -un paio anche oltre i sessant’anni!, pendessimo letteralmente dalle sue labbra.
‘Comunque, dovreste provare come fa le pompe, questa bagasciona… Quando non se lo pianta in fondo alla gola -e allora è complicato fare qualcosa!- questa qui ti aspira il cazzo come un autoclave… Avevo paura che mi aspirasse via i coglioni, sapete???… e contemporaneamente te lo massaggia con la lingua e ti sega la parte di cazzo che non è riuscita a prendere in bocca e con l’altra mano ti passa le unghie, leggere, sulle palle e sotto, prima del culo…’
Il suo viso assunse una espressione sognante.
‘Ragazzi: ho conosciuto fior di brave pompinare, in vita mia…. ma questa La… -riuscì a fermarsi quando già, distraendosi un attimo, stava involontariamente per rovinarmi! Mi ero istantaneamente coperto di sudore freddo!- ‘ questa qua, dicevo, le batte tutte!!!’
A quanto sembrava, dovevo essere stato il solo a capire che aveva rischiato di farsi sfuggire il nome della sua preda.
Dalla tensione, mi venne un crampo alla pancia, ma strinsi le chiappe e tenni duro: volevo sapere!
‘Ma l’hai fatta bere, almeno????’ chiese il piazzista, allungando il collo per sentire meglio.
‘Cerrrrto che l’ho fatta bere, checcazzo!
Quella troia regina delle pompinare aveva la mia lingua piantata nella fica, il clito strizzato tra due dita e quattro dita delle mie che le stavano slargando per bene il culo…
Ad un certo momento ha cominciato a contorcersi ed a saltare come un grillo ed è venuta! Ragazzi, uno spettacolo! Una forza della natura!!! Squirtava che sembrava un cavallo che sborrasse!!!! Davvero…. da non credere…’
Imitai gli altri, scambiandoci occhiate tra l’incredulo e l’intrigato… Perfino a me stava venendo voglia di correre a casa a vederla (di nuovo!!!) sborrare così, la mia dolce Laura!
Max, dopo averci lasciato assimilare la narrazione per un minuto buono, la riprese: ‘Avevo deciso di non darle requie e così non ho levato le mani, anche se avevo voglia di un altro giochino:
in pratica, muovendola con le dita piantate davanti e dietro, me la sono levata di dosso e poi l’ho fatta mettere inginocchiata.
Poi, mi sono messo in piedi, davanti a lei e l’ho afferrata per le orecchie per forzarla e chiavarla in gola; invece, quella grandissima troiami cercava lei di imboccare il cazzo, infoiata come una scrofa!’
Tra amici ci guardammo l’un l’altro, stupefatti della troiaggine di quella maiala anonima che era la mia fidanzata!
‘insomma: glie l’ho rimesso in gola e…. dopo una decina di affondi, gli ho scaricato una megasborrata direttamente nell’esofago!’
‘E la troia? Ha tossito? Soffocava? Si ribellava?’ Chiese il giardiniere, puntiglioso.
‘Macché: le avevo appoggiato una mano sulla gola e la sentivo che ingoiava tutto, con naturalezza, come se non avesse fatto altro nella sua vita…’
Le voci si sovrapposero, mentre i commenti, tra il salace, l’entusiasta ed il disgustato si incrociavano; Per non essere da meno, commentai anch’io: ‘Mah! Una vera fogna, non un donna!’
Accanto a me, il macellaio ed il geometra annuirono solennemente, sposando la mia tesi.
‘E poi…?’ Max sorrise, compiaciuto.
‘Poi… poi voleva chiavarmi quel ficone spalancato… L’ho fatta allungare sull’erba e mi son sdraiato su di lei; avevo voglia di farle male… -vidi che tutti gli astanti seguivano rapiti la narrazione, a bocca aperta- ‘ perciò glie l’ho appoggiato alla fica e poi, con un colpo secco, me la sono impalata di colpo, fino in fondo!’
La mia mente immaginava la scena sconvolgente e sentii la pancia ribollirmi, mentre un crampo mi faceva piegare in due: cazzo, DOVEVO andare al cesso!
‘Lei ha cominciato a dire: Ahi!… Fai piano…. mi spacchi, mi sfondi… ti prego… piano… pianooo… mi uccidi… mi sventri… dai… ohh… dai… così… daiiii!… sì…. cosììì… dai, dammelo tutto!…. riempimi!!!… sono la tua troia, fottimi, non ti fermare, daiiiiii… dio, checcazzo favoloso che hai…. dai, fottimi per bene, dammelo tutto…. sìiiii… Così, dai!!!!!!…. Ancora, non ti fermarespaccami tuttaaaaaa… dai sbattimi come una bagascia, alla faccia di quel coglione… Sì, ecco così… sfondami, ti sento amoremio, come mi chiavi bene… ti sento bene…. mi hai riempito tutto il ficone da baldracca, sì, daiiii… mi riempi tutta, sono tuaaaaaa!!! ‘
Noi tutti eravamo ammutoliti e increduli (io un po’ meno, ovviamente: conoscevo molto bene quella troia assatanata!), ma non resistevo più: corsi in bagno a trovar sollievo! Dio, che sollievo!!! Avevo seriamente rischiato di farmela addosso, come non mi capitava da anni ed anni…
Corsi subito nel bar, incazzato per aver perso una parte della narrazione e sperando che non avesse già finito…
… lucido per quanto avesse la fica bagnata della goduta che si era fatta e gli metto i due pollici nel culo e poi tiro, per slabbraglielo bene.
Lei continua a dirmi che sono un porco e lei la mia bagascia, che adora il mio cazzo colossale e di rimetterglielo dentro che non resisteva, che le mancava già…’ ‘Certo che tu lasci il segno, in ogni fica che ti fai!’ esclamò il postino, e tutti risero.
Max si girò verso di me e con un’espressione un po’ contrita, mi disse: ‘Peccato, Ale: sei corso al cesso proprio quando raccontavo come me la sono chiavata, come l’ho sfondata e che mi diceva che è la mia troia e che non potrà più fare a meno del mio cazzone piantato ben bene dentro… Te lo sei perso!’
Mi venne il cazzo duro solo a sentire quelle parole e credo di essere arrossito, ma riuscii a fingere noncuranza e con voce indifferente gli risposi, sorridendo alla fine: ‘Non preoccuparti, Max: mi fido sulla parola!’
Il geometra disse: ‘Lo abbiamo capito tutti, Ale! Confessa! Non negare! Abbiamo visto che sbiancavi, quando Max raccontava di questa troia! Lo sappiamo tutti… –Oddio, no! Lo hanno capito! Sanno, sanno tutti, mi sono tradito!!!!– che questa storia ti ha eccitato così tanto che sei dovuto correre nel cesso a spararti un raspone!!!’
Risero tutti, mentre io quasi svenivo per il sollievo!
Ebbi però la prontezza di replicargli: ‘Che stronzo che sei! Semplicemente ho mangiato qualcosa che mi ha fatto male e… ed ho fatto ben tre geometri!’ Risposi ghignando, mentre gli amici scoppiavano in grida, risate ed ululati di approvazione della mia risposta.
Anche Max rise della mia risposta ed alla fine si rivolse proprio a me: ‘Sei forte, Ale! Mi piace perché hai l’aria tranquilla, ma quando serve sai fare queste battute al volo!… -la sua espressione era strana: allegra, sì, ma con una vena di… compatimento e gli occhi erano seri, sorrideva solo con le labbra- ‘ Sai, per uno come te, un pò mi dispiace…’
Oddio!!! Mi aveva messo nell’angolo! Non potevo più scappare, magari facendo l’indifferente! Tutti i nostri amici stavano seguendo il nostro dialogo, in un silenzio…. fragoroso e… e DOVEVO fare LA domanda, immaginando che la risposta avrebbe distrutto la mia quieta reputazione tra gli amici, oltre al fatto che più sfacciati avrebbero fatto sorrisini, battute e magari ci avrebbero anche provato con Laura… Pensai in un istante che Max, se si era fatto la mia donna, probabilmente aveva reso cornuti anche qualcuno degli altri… forse tutti!, ma adesso aveva stretto me, con le spalle al muro, il bastardo!
Un paio di secondi dopo la sua frase, risposi, con un’espressione sorridente ed incuriosita, mentre in realtà mi si aggrovigliava lo stomaco: ‘O bella! E perché, poi, ti dispiace?’
Non so come mai, ma lui non si aspettava -evidentemente- la mia risposta: ‘Perché… perché un tipo sveglio come te… beh, potrebbe essere piacevole assistere alle mie conquiste… O magari anche partecipare ad una delle festicciole che faccio coi miei amici e le signore che… conosco’ Concluse con una risatina, subito imitato da tutti noi.
Capii che stava per scappargli detto di lui e Laura, ma che era riuscito a salvarmi, salvarci sull’orlo del precipizio; lui, poi, non pensava che io sapessi e quindi non aveva idea dei momenti di puro panico , né quelli di malsana eccitazione che avevo provato, mentre raccontava a tutta la compagnia come si era fottuto la MIA donna.
Il sorrisetto di apprezzamento non poteva bastare all’auditorio e sopratutto non dovevo fargli capire che sapevo che lui stava raccontando della troiaggine della mia donna!
Risi: ‘Beh, sei tu che non ci inviti, mica noi che rifiutiamo!’ Era pericolosissimo, quel ‘ci’, ma era rischioso trasferirla sul piano del confronto tra noi due.
Mi guardò con uno sguardo pensoso: ‘Uhmmm… Chi sa… magari ti farò assistere, un giorno o l’altro…’ Un brivido di eccitazione mi colò lungo la schiena…
‘Dai, cazzo, piantatela con queste stronzate da machos! Non rompere più i coglioni, Ale! E tu vai avanti, Max! Te la sei poi inculata, questa baldraccona???’ Esclamò il macellaio.
Gli altri rumoreggiarono, approvando il suggerimento e Max sorrise, ricominciando a raccontare:
‘Allora, dicevo: l’avevo lì sul prato, alla pecorina e la fottevo in fica e le slargavo il culo coi pollici, mentre lei veniva col culo contro di me per beccarselo tutto, fino ai coglioni e con le tette che da sotto le ballavano’
I sorrisi un po’ ebeti degli amici dimostravano con quanta partecipazione seguissero la narrazione…
‘Le ho levato le dita dal culo, il randello dalla fica e poi, di colpo!, glie l’ho piantato in culo, tutto, perché avevo voglia di farle male, di sentirla urlare, chiedere pietà!’
Quindi mi aspettavo che saltasse, urlasse, cercasse di sottrarsi alla mia nerchia… invece solo un ‘Ohhh!!!!’ più di sorpresa che di dolore ed un piccolo tentativo di sfilarsi, ma più istintivo che altro…
Ragazzi! Quella troia non ha un culo!!! Ha un garage!!!!’
La risata scoppiò immediatamente.
‘Mi ha lasciato di merda… Un paio di colpi per… prendermi la misura e poi è stata lei stessa a dondolare il culo, a venire verso di me per prenderselo tutto, a stringere lo sfintere ritmicamente per mungermelo…
Ragazzi… -strabuzzò gli occhi, mentre noi ascoltavamo in religioso silenzio ed io ero eccitato come una bestia- ‘ una vera forza della natura!!! Un uragano del sesso!
A quel punto, non ho più retto: mi è partita un’altra sborratona e le ho allagato il culo!!!
A sentire la mia sborrata che la allagava, la bagasciona è impazzita, travolta da un altro potentissimo orgasmo’
Tutti noi a guardarci e sussurrarci commenti increduli l’un l’altro.
‘Poi, glie l’ho sfilato dal culo e le è rimasto aperto, spalancato, come la porta di un fienile, mentre la fica ancora le si stringeva ed allargava, appena reduce da un’altra goduta, e lei sembrava come pietrifica alla pecorina.
Era troppo invitante! Te ho ficcato due dita dentro -come avrei potuto metterle in un bicchiere da longdrink, tanto era dilatata!- e poi le ho estratte, coperte dal mio sburro.
Glie le ho appoggiate alle labbra e lei ci si è avventata, prendendomele in bocca fino alla radice e succhiandole disperatamente…
Il giochino mi divertiva e così l’ho rifatto, più volte e lei che succhiava sempre tutto.
Poi ho realizzato che avevo ancora il cazzo sporco e, afferrandola per i capelli, l’ho ‘convinta’ a lustrarmelo alla perfezione… ‘Ci si è impegnata molto, la baldracca… Poi alla fine ci siamo baciati appassionatamente’
Dato il silenzio attonito della compagnia, Max riprese a narrare: ‘La troia guarda l’orologio, mi fa le fusa e mi dice: ‘Maxi, è stato una favola, ma adesso sarà meglio andare…. sai, voglio essere a casa prima di lui…. per sistemarmi un pò‘ aggiunge, con un sorriso soddisfatto e malizioso’
Tutti noi sorridemmo soddisfatti ed annuimmo, come se quella favolosa scopata (con la mia donna, cazzo!!!!) l’avessimo vissuta ciascuno di noi, tanta fu la partecipazione che Max, anche questa volta, era riuscito a donarci.
‘Stiamo cominciando a recuperare gli indumenti, quando la zoccola riceve un sms; lo legge, ride e me lo fa leggere: in pratica era il cornuto che diceva di aver avuto un imprevisto… doveva… uhm… fermarsi per cena, mi pare…’ Abile, il Max! Avesse parlato di incidente in autostrada, avrei potuto riconoscermi! Invece così, non avrei pensato che la donna che si è fottuta è la mia… Cioè, vabbeh… stavo diventando matto, con questa storia!! ‘… Così ci siamo regalati un altro giro… Stavolta solo un bellissimo pompino e poi fica… Mi aveva stroncato…quella tipa è un vulcano da letto, ragazzi!, ma è ancora riuscita a farmi sborrare una terza volta, stavolta facendosi allagare allegramente la fica e godendo come una pazza anche lei, di nuovo!
Alla fine, abbiamo dovuto darci una mossa: stava venendo davvero tardi…’ Concluse, con aria fintamente contrita.
‘Apperò, Max! Sei tremendo!… -disse il postino, ridendo- ‘ E adesso, quando la rivedi?’
Lui fece una faccia di finta noncuranza: ‘Mah, non lo so… Adesso ha provato la merce… -grasse risate di tutti noi!-‘ e se si è trovata bene, tornerà…’
Tutti borbottammo ridacchiando la nostra approvazione, alla sua frase fintamente speranzosa.
Max concluse, sornione: ‘Poi, mentre tornavamo in moto, le ho anche proposto di partecipare ad una festicciola coi miei amici, ma non ha detto né sì né no…’
Altre risatone e commenti salaci di quella banda di aspiranti chiavatori… ai miei danni, anche se non lo immaginavano…. a parte ovviamente il perfido Max!
Dopo poco, ero uscito nella sera fresca e stavo tornando a casa; erano le undici passate e quindi avevo rispettato il mio accordo col Laura.
Ripensavo alla narrazione di Max; era stato abile a non rivelare nulla che permettesse di identificare la donna… né di aver fatto insospettire me, se fossi stato inconsapevole…
Ma anche abile io, a fingere di non sapere! Avevo temuto che prima o poi saltasse fuori con una frase del tipo: ‘Adesso siete qui, a ghignare alle spalle del cornuto, ad arraparvi per la troiaggine della sua donna… Ma se vi dicessi che la baldracca è la donna di uno di voi, uno che è qui, adesso e che si sta divertendo così tanto ad ascoltare cosa le ho fatto…?’
Quella frase avrebbe prima gettato nel panico l’intera compagnia, poi chi aveva una compagna sensibilmente più giovane a più vecchia dei ‘circa quaranta’ della troia, poi quelli che son certi di essere stati via (ma con meno sicurezza, perché Max avrebbe potuto mentire!) si sarebbero tranquillizzati ed alla fine quella mezza dozzina che sarebbe stati presi di mira dagli sfottimenti del gruppo e quei due-tre che avrebbero avuto la quasi certezza di essere loro i…. ‘fortunati’! E tra cui ME, ovviamente.
Sì abile davvero, Max!
E la sua narrazione: davvero arrapante! Per giunta, mi aveva fatto scoprire che Elena non era stata completamente sincera con me; non mi aveva raccontato di quando lui le ha sborrato in fica, dopo lo scambio di sms con me!
Decisi che non glie lo avrei detto… Anzi, che ero sì andato al bar, che avevo visto Max e che mi tirava occhiate allusive, ma non avevamo parlato del…. del fattaccio.
E poi, non volevo perder tempo a fare questioni con lei: volevo arrivare a casa, buttarmi nel letto insieme a lei e fotterla di brutto, perché ero troppo eccitato dall’aver sentito Max che raccontava i che modo l’avesse usata in tutti in buchi, come una troia!
Come arrivai a casa, mi accolse con un sorriso radioso ed uno slancio davvero gioioso, ci scambiammo poche informazioni selle rispettive serate (‘Sì, son stato al bar con gli amici… c’era anche Max, ma solo ciao-ciao, anche se mi guardava con un sorrisetto sfottente…’ ‘Sì ho fatto tutte le telefonate che dovevo fare ed ho organizzato tutto per domani, che è il tuo comple! Vedrai che sorpresona, ti ho organizzato, amore mio grande!’), per poi fare l’amore quasi con furore, quasi con disperazione!
Fu comunque bellissimo e il mio benessere postcoitale fu incrinato da uno strano pensiero che mi era affiorato dalla mente: ‘Senti, piccina… non mi vuoi dire nulla della sorpresa di domani e va bene… Però una domanda te la devo fare e tu mi devi rispondere…
Nella sorpresa… sì, insomma… c’entra Max?’
Lei mi guardò seria, determinata: ‘Ti ho detto che non avrei più sentito fin dopo il tuo compleanno e sono una persona di parola; perciò, non l’ho sentito e non c’entra!’
Laura era un po’ seccata, rispondendomi; solo dopo qualche istante, però, si rese conto delle mie ansie e pensieri e perciò mi abbracciò teneramente, come fossi il suo bambino e mi mormorò, come avrebbe fatto ogni buona mammina al suo bimbetto: ‘No, tesoro, non aver paura dell’uomonero. Domani non parteciperà alla tua festa….’
E mi baciò teneramente, anche se con l’ombra di un sorrisetto ironico.
Annuii, rasserenato.
La mattina dopo, mi svegliai sentendo il profumo di caffè. Aprii gli occhi e trovai il volto sorridente di Laura davanti a me, che subito mi posò un bacio affettuoso sulle labbra e, porgendomi la tazzina, mi disse, in tono festoso: ‘Ben svegliato e buon compleanno, amore mio grande!’
Bevvi il caffè sorridendo e poi la baciai ancora, stavolta lentamente, con passione.
Dopo brevi coccole ed altri auguri, affrontai la mia routine per andare al lavoro e ci arrivai giusto in orario…
Le avevo chiesto, all’ultimo, se non le avrebbe fatto piacere se ci fossimo presi entrambi la giornata di ferie, per stare un po’ insieme, ma lei mi sorrise indulgente e mi disse che, ormai, aveva messo in moto il meccanismo della mia sorpresa e che quindi mi avrebbe aspettato a casa, non prima delle seiemmezza…
Lavorai quindi normalmente, anche se mi stupì che Fulvio, il capo, mi facesse gli auguri, appena mi vedesse: evidentemente gli erano capitati sott’occhio i miei dati…
Alle nove, tirai fuori il vassoio di tranci di focaccia (normale e con la cipolla) ed un altro con metà salatini e l’altro di piccoli bignè, tirai fuori le bottiglie di aranciata e coca, i bicchieri di carta e poi invitai tutti al piccolo rinfresco, tradizionale quando uno compiva gli anni.
Solite chiacchiere, battute e masticamenti per un quarto d’ora, poi di nuovo tutti ‘sul pezzo’!
Ero concentrato su una piccola rogna del lavoro ed inoltre mi lambiccavo il cervello per cercare di indovinare cosa Laura avesse organizzato, come sorpresa per me e la giornata, pur intensa, non sembrò voler finire mai.
Ma alla fine… …Ma alla fine la giornata finì ed arrivai puntuale, alle seiemmezza, a casa!
Laura mi accolse con un bacio.
‘Come mai non hai risposto ai miei sms, oggi, cucciola?’ La rimproverai dolcemente.
Con una puntina -piccola- d’irritazione, mi spiegò: ‘Perché stamattina sono andata a lavorare, ma allo stacco per pranzo sono venuta a casa a preparare tutto per stasera…. ho lavorato tutto il pomeriggio e sono stravolta… guarda!’
Io guardai: lei, prima di tutto: aveva l’aria stanca, accaldata, i capelli un po’ scomposti; aveva -finalmente!- infilato la fede (probabilmente doveva abituarsi a portarla…) ed indossava un vestitino rosa carico con due sottili bretelline, chiuso davanti da un’abbottonatura dalla scollatura fino all’orlo inferiore, anche se gli ultimi due bottoni erano slacciati e camminando si coglieva il lampo bianco degli slippini…
Poi, seguendo il gesto della sua mano per mostrare cos’era diventata la nostra casa, strabiliai: nel nostro soggiorno aveva spostato qualche mobile, mettendo il nostro tavolo contro il muro ed al centro aveva apparecchiato elegantemente una lunga tavolata (controllai: semplici piani appoggiati su cavalletti) in modo elegante, per parecchie persone.
Ero perplesso, ma le sorrisi, con una domanda espressa soltanto con lo sguardo.
‘Ho chiesto consiglio e aiuto a due mie amiche… (Due amiche? Chi??? Bah…) ‘ che mi hanno consigliato e messo in contatto con una ditta che affitta i tavoli e tutto ciò che serve per una cena elegante… (Cena elegante??? ma io sono alto e non ho una tavernetta!) ‘ Ho invitato qualche tuo amico e collega e penso che ti farà piacere rivederli…
Io vi servirò a tavola, ma vi lascerò soli, in modo che possiate chiacchierare di cose-da-uomini!’
Sorrise, complice.
‘Poi, dopocena, ci sarà la mia sorpresa, il mio regalo per te e tutti loro…
Adesso mettiti in poltrona e lasciati servire l’aperitivo, mentre arriveranno gli invitati!’
Fantastica, imprevedibile Laura!
Misi una camicia fresca di bucato, cambiai anche i pantaloni e poi tornai in soggiorno, a sedermi sulla mia poltrona preferita; anche lei si era data una sistemata, pettinandosi e rinfrescando il trucco e subito arrivò, inappuntabile, porgendomi un Margarita quasi perfetto, solo una punta troppo fortino… Ma non potevo pretendere, povera cucciola!
Dopo neanche due minuti, sentii suonare alla porta e stavo per alzarmi ed andare ad aprire, ma lei mi bloccò: ‘No, amore mio…. Restatene lì, tranquillo: Stasera sono la tua…. geisha ed accoglierò io i tuoi ospiti…’
Ci scambiammo un affettuoso sorriso, ma prima che si allontanasse, venni fulminato da un pensiero e la trattenni per il polso: ‘Ma senti… non avrai invitato mica anche Max, eh???’
Lei sorrise, rassicurante: ‘no, tranquillo: ho capito che avrebbe potuto essere imbarazzante e non tranquillizzante, per te’
La ringrazia della sensibilità e lei sorridendo andò ad aprire.
Sentii voci e dopo poco entrarono nel soggiorno Fulvio, il mio capo, e due dei ragazzi, Manuel l’ecuadoriano e Mahmoud il marocchino.
Vennero verso di me, mi salutarono ed abbracciarono, mi fecero gli auguri e risposero alla domanda di Laura su cosa gradissero come aperitivo, ricevendo i loro drink in un attimo.
Li vedevo allegri, ridacchianti più del solito -sopratutto i due più giovani, rispettivamente di ventotto e trentadue anni- ma mi faceva piacere, ovviamente, vederci lontani dall’officina.
Man mano che suonavano, Laura faceva entrare gli ospiti: strabiliai a vedere miei antichi colleghi, un mio compagno delle superiori, altri amici sparsi tra cui il meccanico ed il macellaio…
Avevamo cominciato a ridere e cazzarare da un po’, quando Laura, inappuntabile come una vera cameriera (con tanto di grembiulino candido, fresco di bucato e di stiratura ed indossato sopra all’abitino abbottonato, ci annunciò che… ‘Se i signori vogliono accomodarsi, la cena sarà servita subito’
Sempre scherzando, ci sedemmo a tavola -io al centro di un lato, con le spalle alla cucina ed ai lati Fulvio e Giulio, il macellaio- e Laura fece un’altra piccola magia: regolando alcuni interruttori, illuminò il piano della tavola del convivio, ma lasciando il resto dell’ambiente in una piacevole penombra.
Laura avvicinò al tavolo un carrello con gli antipasti e poi, devotamente, servì ogni presente, mentre noi già cominciavamo a bere i vini che aveva messo sul tavolo.
Con lo stesso sistema del carrello, man mano, servì il resto della ottima cena -venne elogiata da tutti i presenti per la qualità delle vivande!- anche se si capiva che, poverina!, non era del mestiere: ci mise un sacco di tempo a servirci tutti, anche se l’allegria data dal vino -Giulio, accanto a me, faceva in modo che il mio bicchiere fosse sempre pieno!- ci permise di sopportare piacevolmente i tempi dilatati.
Alla fine, una favolosa torta e, ovviamente!- spumante di qualità.
Dopo di che ci alzammo e ci riunimmo nell’angolo salotto: chi in piedi, chi seduto sul divano, le poltrone od i loro braccioli e chi prendendo una sedia dal tavolo.
Laura regolò ancora le luci (evidentemente il mirabolante sistema d’illuminazione faceva parte del ‘pacchetto’ del banchetto!), in modo da lasciare in ombra l tavolo da sparecchiare, poca luce dove ci eravamo radunati noi ed una zona bene illuminata in mezzo.
Poi venne verso di noi ed ancora fu lodata per l’ottima cena e per quanto si fosse dimostrata una eccellente padrona di casa: ero veramente orgoglioso del figurone che mi aveva fatto fare davanti ai miei amici….
‘Scusatemi… -disse, con espressione dispiaciuta- ‘ adesso avrei voluto unirmi a voi, ma mi sono davvero stancata troppo, oggi e quindi mi vado a buttare a letto, in modo anche da lasciarvi soli a godere la mia… sorpresa.
Amore mio grande: tra… -guardò il suo orologino da polso- ‘ un quarto d’ora suonerà una persona alla porta: falla entrare e poi fate tutto quello che vi dice: è la mia sorpresa; buon divertimento a tutti!’
la baciai e lei, sensuale come una gatta, si incamminò verso la camera, seguita dagli allegri saluti e dalle congratulazioni di tutti.
Puntualmente, all’ora fissata suonarono alla porta e fu Manuel, il più vicino, ad andare ad aprire; tornò con un ampio sorriso e seguito da una bella ragazza, alta e snella, col viso altero, arrampicata su sottilissimi tacchi da almeno dodici centimetri e fasciata da uno spolverino leggero.
‘Tu devi essere il festeggiato…’ mi disse con un accento vagamente straniero.
Annuii e lei, guardandosi in giro, vide il lettore di cd, ne estrasse la Nona di Beethoven che era dentro e la sostituì con un cd che aveva in borsa, musica lenta sensuale.
Poi, subito, cominciò un sensualissimo spogliarello, riscuotendo l’entusiasmo mio dei miei amici, ed alla fine -con indosso solo le scarpe, le autoreggenti ed un minuscolo string tempestato di lustrini- mi si avvicinò, morbida e sensualissima come un felino, mi fece alzare dalla poltrona, mi cominciò a spogliare lentamente, in modo decisamente arrapante e, quando rimasi con indosso solo i boxer, mi fece sedere sulla sedia che aveva utilizzato per lo spogliarello.
Poi si sfilò le scarpe e, con notevole erotismo, anche le autoreggenti, cominciando a toccarmi ed accarezzarmi ovunque… e solo casualmente sul bozzo che tendeva i boxer.
Alla fine, con le calze, mi legò le mani alla seggiola e poi usò la mia camiciola estiva per bendarmi, mentre gli amici schiamazzavano eccitati e ridanciani.
Da quel momento, la spogliarellista si dedicò a me, o accarezzandomi le spalle o facendomi sentire le sue affilate unghie scorre sulle cosce o mordicchiandomi i lobi ed i capezzolini, o leccandomi e baciandomi la nuca, il collo, il petto…
Essere bendato era eccezionale! Non potevo prevedere cosa mi avrebbe fatto e dove, se non nel momento in cui cominciava a farlo…
Sentivo vagamente il parlottio e le risate degli amici, ma la musica un filino troppo alta mi impediva di capire cosa dicessero… Non che me ne fregasse qualcosa, in quel frangente!!!
la spogliarellista, devo ammetterlo!, mi eccitò come una bestia, ma al massimo mi stringeva l’asta attraverso il tessuto dei boxer, non facendomi nulla di più… esplicito e sopratutto senza farmi arrivare a godere fino in fondo.
Ma mano che il tempo passava -ne avevo completamente persa la nozione!-, sentivo che qualche amico mi ringraziava e ringraziava entusiasticamente Laura per la indimenticabile serata, ma che doveva andare perché si era fatto tardi…
In un nirvana di eccitazione, ma senza possibilità di sfogarmi, li ringraziai di essere intervenuti e li salutai a parole, ma intanto mi godevo le assassine manovre della spogliarellista.
Quando la donna mi sciolse le mani, mi snodai la camicia da davanti agli occhi ed in effetti vidi che era davvero tardi…
Difatti, di tutti gli invitati, ne erano restati solo quattro o cinque, che comunque mi salutarono con molto calore, si raccomandarono caldamente che gli ringraziassi la mia fidanzata per la magnifica serata ed alla fine, insieme alla spogliarellista, se ne andarono.
Avevo un cazzo da grandi occasioni, ero eccitato come un macaco e quindi, quando mi misi a letto, ‘cercai’ Laura. ‘Amore mio, sono sfinita… dai, stasera no, per piacere…’
Così, conclusi il mio compleanno nel bagno, a spararmi un raspone, nonostante un cerchio alla testa per il troppo vino bevuto… La mattina dopo mi sentivo davvero uno straccio, ma mi feci forza e…. colai fuori dal letto, anche se con entusiasmo uguale a zero.
Stavo finendo di farmi la barba, quando Laura venne in bagno: ‘Ma quanto ci metti, stamattina? Dai, sbrigati, che devo farmi bella!’ disse, ridendo allegramente.
Non ero dell’umore -ancora i postumi del troppo vino!- e non risposi, ma cercai di finire alla svelta.
‘Alla buonora, pigrone! Dai, che poi mi viene tardi!’ disse di nuovo lei, garrula.
Mi stavo irritando un pochino e, al di là delle mie intenzioni, le chiesi sgarbatamente: ‘E’ la solita ora! Come mai tutta sta cazzo di fretta, stamattina?’
Il sorriso le si gelò sul viso; mi guardò e -quasi- mi sibilò: ‘Il tuo compleanno è passato e da adesso, visto che adori sapere che mi montano altri maschi, ho deciso di farti felice: questo ‘cazzo di fretta’ è giusto per farmi bella, troia come mi vuoi, per trovarmi altri cazzi… oltre a quello di Max!’
Stavo per risponderle, infuriato, ma ebbi la saggezza di tacere per non iniziare una lite che ci avrebbe sicuramente rovinato il venerdì lavorativo.
Perciò le lasciai il bagno senza dire una parola e andai in camera a vestirmi.
Mi cadde l’occhio sui suoi abiti scelti per la giornata e già preparati sul letto: una minigonna plissettata di stoffa scozzese (poca roba: a occhio doveva essere davvero corta!) ed una camicetta.
Poi calzettoni bianchi e ballerine nere. Non vidi intimo, neanche il più minuscolo string; in quel momento compresi che non aveva parlato solo per farmi infuriare, ma anche per dirmi cos’avrebbe fatto davvero!
Per tutto il tragitto fino al lavoro, fui combattuto tra l’incazzatura di pensarla con altri (Max, prima di tutto!) e l’eccitazione che questo pensiero mi dava.
Appena parcheggiato lo scooter, le mandai un messaggino: ‘Scusami per stamattina, cucciola: bevuto troppo ieri e nn mi sento ok.. bjornata, bacio!’
Appena timbrato, vidi Mahmoud e Manuel a parlottare con Misha, il tosto ucraìno (‘Ucràino, dall’Ucràina??’ ‘No. Ucraìno, dall’Ucraìna!! La chiamavano così gli occupanti russi, ma il nostro paese è l’Ucraìna, con l’accento sulla i!!!’) che lavorava con noi: i due ragazzi stavano probabilmente raccontando della serata a casa mia, ridendo spesso tutti e tre, ma come mi videro, smisero immediatamente e cercarono di darsi un contegno.
‘Buongiorno Ale! -mi salutò Manuel- Bella festa ieri sera! Serata davvero… stuzzicante! Grazie ancora alla tua signora!!! Davvero, non ci… -ridacchiò- …non ci aspettavamo assolutamente una serata così eccitante!’ e scoppiò in un’allegra risata con Mahmoud, che annuiva, e Misha.
Sorrisi orgoglioso: ‘Sì, in effetti la serata ha stupito anche me… Laura ha organizzato tutto a mia insaputa…’
‘Eh, lo immagino!’ Ghignò il marocchino. E giù a ridere i due, di nuovo, imitati da Misha.
Gettai vistosamente un’occhiata all’orologio: ‘Cosa dite, ragazzi? Non sarebbe ora che cominciassimo tutti a guadagnarci la giornata?’ dissi con tono indulgente.
Loro mugugnarono, ma scherzosamente e così cominciammo tutti a lavorare.
Vedevo che ridevano, parlottavano un po’, raccontavano anche agli altri che mi guardavano stupiti e poi ridacchiavano ed io, pur orgoglioso del positivo feedback, gli feci la faccia ‘da capo’, incitandoli con un gesto a lavorare ed a non perder tempo.
La giornata, a parte una certa euforicità dei ragazzi, trascorse normale; solo, non ricevevo alcun messaggio da Laura e se la chiamavo, rifiutava la chiamata.
In compenso, il cellulare mi continuava a squillare: erano molti degli invitati della cena che, in vari modi, volevano ringraziarmi della stupenda serata e della disponibilità di Laura.
Però, ogni volta che affermavo, orgoglioso: ‘Eh sì, povera ragazza: si è impegnata molto perché tutto fosse perfetto ed indimenticabile…’ spesso ridevano, poi mi salutavano e chiudevano la comunicazione
La cosa un po’ mi perplimeva e sopratutto mi preoccupava il litigio con Laura, ma dovevo seguire varie cose e quindi il tempo volò fino all’ora di pranzo. Avrei voluto andare sotto l’ufficio di Laura e parlarle, ma Fulvio mi aveva telefonato verso le nove, dicendomi che era impegnato e di ‘presidiare il forte’ anche dorante l’ora di pranzo, nel caso telefonasse qualche cliente.
Finalmente, verso le tre, lei mi messaggiò: ‘Ce la fai ad arrangiarti x cena? Stasse ceno fuori. Ciao amoremio piccino’
Occazzo! Amoremio PICCINO! Sarebbe andata con un altro! E dopo avermi ignorato tutto il giorno! Ero infuriato e… anche il mio ‘fratellino’ aveva rialzato la testa…
Il misto di eccitazione ed incazzatura mi fece risponderle: ‘Sei una troia! Con ki cazzo ceni???’
passarono un paio di minuti, prima di poter leggere la sua risposta, che immaginavo avesse digitato con un sorrisetto maligno sul viso: ‘Sono qll ke hai sempre sognato io sia! Cena in casa, con max’
‘A casa di Max?’ Dovevo sapere!!!
‘No, a casa d suoi amici… Spero d nn fare tardi! T amo’
Oddio… Mi girava la testa (oltre che il cazzo!) mentre mulinavano nella mia mente immagini sempre più sconvolgenti, sempre più erotiche, sempre più…
Cosa potevo risponderle, se non: ‘Come vuoi… divertiti!’?
‘Cercherò, le premesse sn ottime.. ^_^ T amo’
Fulvio, che era stato assente tutto il giorno, mi telefonò quasi all’ora di chiusura. Aveva la voce stanca ma soddisfatta.
‘Ciao Ale! Sono in Slovenia, mi senti bene???’ Lo rassicurai.
‘Prima di tutto, grazie a te -ma sopratutto a Laura!- per la magnifica serata! Non mi aspettavo che Laura fosse una donna così… così…’ Lo interruppi, sorridendo gongolante: ‘Così organizzatrice???’
‘Uh? Eh… ah, sì, ecco! Organizzatrice! Davvero una serata piacevolissima…a sorpresa, in tutti i sensi… Ed anche per te, son sicuro!’ Senti chiocciare una sua risatina.
‘Assolutamente! Non mi aspettavo certo da Laura una cosa così… Quella tipa mi ha fatto davvero morire… Quando siete andati via ero eccitato come un macaco…’
Poi mi venne un dubbio: ‘Spero che per voi sia stato piacevole vederla stuzzicarmi e non lo abbiate trovato noioso… Sai, è un dubbio che mi è venuto, prima di addormentarmi, ieri sera….’
Lui rise, divertito:’No, no, ti assicuro… è stato… uhm, piacevolissimo anche per noi, mentre la spogliarellista ti arrapava…’
Poi cambiò subito argomento: ‘Sai quell’officina che mi hanno proposto di acquisire qui in Slovenia, un mesetto fa?’ Assentii.
‘Beh, stamattina sono venuto qui in volo a vederla per bene, col proprietario e poi a vedere come lavora la gente; è a posto, ha un discreto portafoglio clienti, piccola ma con gente in gamba… Il proprietario vuole cederla perché è vecchio -a ridosso dei settanta!- e se la prendessimo, potremmo fare certe lavorazioni qui e certe lì da noi.
Vorrei che tu, la prossima settimana, ti trasferissi qui, affiancando il vecchio, in modo da prendere il polso della situazione, dell’andazzo…’
Protestai: ‘Ma Fulvio! E’ in Slovenia!! Come faccio?’
‘Come ho fatto io: prendi l’aereo dall’aeroporto lì vicino ed arrivi qui; poi vai al banco dell’autonoleggio e ritiri l’auto che ho già prenotato a tuo nome… ‘capii che aveva già pianificato tutto e che io DOVEVO andare e basta!-… segui la cartina che ti consegneranno, col percorso evidenziato ed in tre quarti d’ora sei qui.
Hai il volo lunedì alle 7.45 lunedì mattina; quindi devi essere in aeroporto due ore prima.
Quando stacchi te ne vai nell’albergo che ti prenoto, in modo che la mattina dopo, alle sette quando attaccano, tu sei qui.
Poi, venerdì pomeriggio, quando loro staccano, te ne torni lì, a casuccia’
Niente da dire: la faccenda non faceva una grinza… dal punto di vista lavorativo! Però mi scocciava, mi scocciava davvero andare via proprio adesso, dopo quel discorso che mi aveva fatto Laura.
Però, nella mia personale cultura, il lavoro ha la precedenza su tutto e quindi, seppur a malincuore, mi trovai a replicare come Garibaldi a Vittorio Emanuele: ‘Obbedisco!’, nonostante non fossi per nulla felice.
Appena uscito dal lavoro, messaggiai Laura: ‘Ttt ok? T stai divertendo? Ki c’è?’
Disperavo già che mi rispondesse, quando alla fine mi arrivò il suo sms: ‘tutto ok! X ora tutto normale. Amici d Max, ma nn mandare + sms tanto nn t rispondo. Ci vediamo a casa, qnd arrivo, t amo amoremio piccinino’
Ero smanioso, ma cosa fare, se non evitare di mandarle altri sms?
Mi stupii dunque molto quando, dopo dieci minuti, lei mi mandò un altro messaggino: ‘detto a Max che tu sai che sono a cena e disco con mie amiche..’
Solo quello, ma apprezzai la sua delicatezza nei miei confronti, non volendo sputtanarmi con miei conoscenti.
Arrivato a casa, mangiai un po’ di formaggio, mi sbafai una busta di prosciutto coi crackers e poi mi misi davanti alla tv, zappingando in giro, vedendo tutto e non guardando nulla, mentre la mia mente mostrava immagini di Laura alle prese col grosso cazzo di Max… e con quello dei ‘suoi amici’ (come mi aveva scritto!); quindi due, almeno, se no avrebbe usato il singolare… E se fossero più di due? Magari tre? O quattro? O ancora di più? La immaginai piena di enormi uccelloni in tutti i buchi ed in entrambe le mani ed il cazzo era così duro che mi facevano male le palle!!!
Ero tentato di sfogarmi con un sontuoso segone, ma volevo conservarmi per lei, quando (e se… ???) fosse tornata.
Mi risvegliai di colpo: ero ammucchiato sul divano, come un pupazzo gettato via da un bimbo capriccioso e sullo schermo acceso scorrevano le scene di un vecchio film in bianco e nero, ma col volume piuttosto basso.
Feci mente locale e ricordai perché ero sul divano, da solo, senza Laura, nel cuore della notte, alle… Cazzo! Erano le tre meno dieci e lei non era ancora tornata! Il sogno era dolce, dolcissimo: Laura in mezzo a dei fiori, che correva verso di me, sorridendo, in un ampio vestito a fiori anche quello, un po’ come la Venere di Botticelli… Poi si chinava verso di me e mi dava un dolcissimo bacio sulle labbra.
Io le misi la mano dietro al collo per prolungare il bacio e… mi svegliai!
Contrariamente al solito, il sogno non svanì al risveglio e la mia lingua stava davvero duellando con quella di Laura.
Mi staccai e le sorrisi, felice di averla di nuovo accanto.
La osservai rapidamente: sembrava felice ma stanca ed aveva l’aria trafelata, disordinata, gli abiti sgualciti e con macchie sospette; inoltre, qualche ciocca di capelli sembrava come incollata: rabbrividii, prigioniero del mio perbenismo di fondo, ma anche della mia turpe immaginazione.
Poi mi cadde l’occhio sul quadrante dell’orologio: le quattro e quaranta del mattino!!!
‘E’ tardissimo!!! Ma dove caz… ehm… -capii che dovevo parlarle con dolcezza: in fondo aveva fatto una cosa che dava turbamento (in ogni senso, tra la gelosia e l’eccitazione!) anche a me!- ‘ volevo dire: cos’hai fatto finora?’
Lei sorrise, indulgente: ‘Sono stanchissima, quindi ti faccio solo un rapido riassunto…’
Annuii: avrei fatto qualunque cosa, per sapere!
‘Allora… Uscita da lavorare, sono corsa a casa a prepararmi…’
‘Ma scusa: perché non mi hai risposto per tutto il giorno? Né agli sms, né alle chiamate???’
Lei rise, allegramente: ‘Davvero non lo hai capito, cornutello??? Perché mi divertiva farti rosolare nel dubbio… nell’eccitazione, direi!, nella gelosia…
Lasciandoti ‘al buio’, la tua testolina avrebbe lavorato furiosamente, immaginando che io stessi facendo o ‘subendo’ qualunque genere di cose! -Sorrise con una piccolissima vena di malignità-… Ti ho pensato eccitato tutto il giorno, col cazzo duro, mentre la tua mente mi immaginava alle prese con decine di mani di sconosciuti e dozzine di cazzi enormi, mentre mi odiavi per esserti infedele e mi adoravi per quanto immaginassi io fossi la troia lasciva che hai sempre sognato, amore mio…’
Mi sorrise dolcemente, con affetto, come se avesse spiegato una cosa elementare ad un bimbo un po’ tardo.
‘Sì, hai ragione… -ammisi, anche se a malincuore- ‘ sono stato da cani tutto il giorno…’ Ero in realtà stato male un pochino anche per per l’idea della trasferta, ma glie lo avrei detto dopo, quello!
Rise brevemente, di gola, in modo molto erotico: ‘Ecco, vedi? Scommetto che lo avevi così duro che ti faceva male…’
‘E tu come le sai, queste cose?’ Chiesi sinceramente stupito.
Sorrise, indulgente: ‘Le donne, le sanno queste cose…’
Mah… Mica tutte! Anzi…
Quando ci siamo messi insieme non abbiamo fatto troppe domande sui trascorsi dell’altro; eravamo due persone molto adulte e quindi era logico pensare che avessimo avuto un passato che, magari, non ci faceva piacere ricordare e condividere col nostro nuovo compagno… Sopratutto lei; ricordo quanto sgusciasse infastidita a certe mie domande, tanto che ho smesso in breve tempo di fargliele.
Ma adesso non era il momento di colmare queste curiosità: Laura stava proseguendo la narrazione.
‘Dicevo…. sono corsa qui a casa per prepararmi perché Max sarebbe passato a prendermi alle sette e difatti è arrivato puntualissimo…’
Non resistetti: ‘Ma quando è arrivato…. sì, insomma: l’avete fatto qui???’
Mi guardò con uno sguardo che sembrava uscito da in fondo al congelatore: ‘No, quando è arrivato non l’abbiamo fatto, qui! Ma adesso devi deciderti, siccome è tardi e mi sono stancata molto: o ascolti in silenzio, senza interrompere o commentare quello che mi va di dirti, oppure mi metto a dormire e non ti racconto un cazzo! Chiaro??’
Non potei fare altro che assentire!
‘Bene!
Dicevo… mi è venuto a prendere in moto e siamo andati a casa di suoi amici… –SUOI amici? Quindi più di uno! Erano allora come minimo in tre!!! Lo so anch’io che è stanca, la mia meravigliosa bagascia!– ‘ Lui è un ivoriano grande e grosso, come Max, sui trentacinque e lei una minutissima vietnamita, davvero graziosissima, che sembra avere diciott’anni, ma che ne deve avere come minimo una trentina’
Una coppia??? Ma Max usa Laura in società, come fosse la sua fidanzata??? E scopare, niente??? Bah!
‘Sono stati molto cordiali ed abbiamo fatto subito amicizia, mentre mangiavamo qualcosa di freddo come cena… –Sì! Come no! E poi vi hanno mostrato le loro foto delle vacanze ed avete parlato di moda, di viaggi…– ‘ mentre Max mi accarezzava la schiena, le gambe e poi le cosce.
Allora anche loro si sono avvicinati ed hanno cominciato ad accarezzarmi dappertutto; non so come, ma dopo un po’ mi son trovata a giocare nuda coi minuscoli seni di lei, mentre mi accarezzava la topina e masturbavamo ognuna l’uomo dell’altra’
Sgranai gli occhi e non potei resistere: ‘Ma tu hai anche toccato lei???’
Gelida! ‘Sì, anche leccata. Perché?’ Chiese retoricamente, come se toccarsi tra donne fosse la cosa più abituale al mondo.
Decisi di tacere: capivo che era più prudente!
Lei, assicuratasi che non l’avrei più interrotta, riprese la narrazione: ‘Va beh, adesso ho sonno e ti dico le cose essenziali; abbiamo giocato noi quattro fin verso undici; so che fremi dalla voglia di saperlo, con la tua sciocca convinzione che gli africani lo hanno tutti enorme e quindi te lo dico subito: l’ivoriano ce l’ha abbastanza normale… come il tuo, diciamo… Però non hai idea di cosa ho provato, mentre leccavo la ragazza, quando avevo lui piantato nella topina e Max me lo ha messo dietro… -Urca!!! Una cosa assolutamente da vedere!!… Se non si fosse trattato della MIA donna… Però, Laura che si fa una doppia… eccitante!-… Comunque, ti dicevo, alle undici abbiamo lasciato gli amici di Max… –E non eri ancora sazia??? Non potevi venirtene a casa da me, troia???-… e mi ha portata in una sala da ballo in periferia, frequentata da immigrati’
–Woww!!! Racconta, racconta!
Laura fece un ampio sbadiglio: ‘Yawwwnnnn…. Scusa amore mio, ma son davvero stanchissima…
Ti dicevo: il posto è un po’ scassato, ma c’era una sacco di gente di tutte le etnie: africani, latinos, indiani, orientali, slavi… Max conosceva tutti!!!
Abbiamo cominciato a ballare, sulla pista in mezzo alla calca e dopo poco ci siamo trovati circondati ed io sentivo mani che mi sfioravano e poi palpavano e toccavano dappertutto. Max, ridendo, ha detto che era stanco, ma di restare lì a ballare.
Tutti loro all’inizio erano attirati dal mio odore: Max aveva preteso che non mi lavassi, dopo che loro due mi erano venuti addosso e sul viso e capelli (solo una rapida sciacquata al musetto!) e quindi odoravo di sesso, di sborra…
Quando siamo venuti via, giusto il tempo di arrivare qui, ero esausta: credo di aver fatto una decina di pompini e di essere stata scopata od inculata da almeno tre o quattro, ho perso il conto….’
Mi guardava stanca ma divertita, anzi: beffarda! Sbottai: ‘Non ti credo!’
Il suo sorriso si ampliò ancora; mi prese delicatamente il polso e mi portò la mano fino alla fica: trasalii! Era gonfia, aperta e viscida di sperma, sperma che le aveva impiastricciato la parte superiore delle cosce.
Fece una risatina alla mia espressione stupefatta; mi scostò la mano, fece un mezzo giro su se stessa e mi fece verificare anche lo stato del suo culetto: stessa identica situazione, con il fluido che le colmava il solco tra le sue deliziose chiappine!
Sì, decisamente non mentiva e non aveva esagerato, pensai con un velo di rabbiosa tristezza, ma anche con il potente pulsare della mia nerchia che si stava indurendo.
Mi disse di andare a letto, ché si sarebbe fatta una doccia e mi avrebbe raggiunta subito.
Mi stesi tra le lenzuola, ma la mia mente continuava a far mulinare le immagini di Laura, la mia donna -anzi: mia moglie, come pretendeva che fosse considerata da chiunque, me compreso!- in una sordida discoteca da poveracci immigrati, palpata e frugata ovunque da una moltitudine sudata ed eccitata, servita alle loro turpitudini da Max che, come un efficiente maggiordomo, glie l’aveva servita su un piatto d’argento. Mi svegliai poco oltre mezzogiorno, dopo un sonno agitato e ben poco corroborante.
Contemplai Laura dormire, abbandonata, indifesa, con l’ombra di un vago sorriso sulle labbra; poche ore prima, mentre scivolava nel letto accanto a me, mi aveva pregato di lasciarla dormire ‘ad oltranza’ quel sabato, prima di stringersi a me e crollare istantaneamente addormentata.
Dopo un pochino, decisi di scivolare fuori dal letto; mi vestii, mangiai qualcosa al volo e poi diedi un’occhiata al telegiornale, ma nulla di che: oltre all’immancabile bestialità detta dal solito politicante di turno, al fatto che il governo aveva al varo misure ed alla crisi in vattelapeschistan, niente degno di nota.
Accesi il pc e cominciai a navigare un pochino; andai a curiosare in un sito di racconti porno, poi nella pagina di Twitter (???) di una tipa che raccontava le sue mirabolanti avventure erotiche (con eccitati ed eccitanti commenti dei followers!) e poi qualche pornazzo, mentre aspettavo che la mia fidan… uhm: mia moglie ‘era meglio che mi abituassi!- si svegliasse dopo la notte di sesso sfrenato.
Verso le cinque, decisi di ‘andare a cambiare acqua alle olive’; spinsi indietro la poltroncina, mi stiracchiai e mi avviai lungo il corridoio; passando davanti alla porta della camera, che avevo lasciata socchiusa, sentii Laura che parlava a bassa voce e rideva: misi la testa dentro e la vidi a letto, appoggiata alla spalliera, a parlare al cellu.
Come mi vide, senza smettere di parlare, mi salutò con la mano e mi mandò un bacio, ma poi mi fece inequivocabilmente segno di andarmene e di chiudere la porta, mimando addirittura il girare la chiave (inesistente!) nella serratura.
Non potei fare altro che assecondarla, ma la curiosità era troppa e quindi appoggiai l’orecchio alla toppa: ‘… Sei un porcello… ahahahah… beh, son contenta che ti sia piaciuto… ehehehe… lo so bene, l’ho fatto apposta!… Ma no che non lo sa!!!… Eh, prima o poi… ma sì, son sicura che si incazzerà, ma anche che si arraperà da matti… ahahahahah… uhm, potrebbe essere un modo… ahahahahahahahaha… sì, va bene… a lunedì… un bacio… beh, lì, ovviamente; dove pensavi???…. Ahahahahah, ciao… sì, ciao’
Laura era al telefono con qualcuno…. un uomo, probabilmente Max, a giudicare dalla disinvoltura e dal tipo di discorsi…
Mi sentivo umiliato, offeso…. il mio ‘fratellino’, invece, era decisamente sull’attenti, a pensare a mia ‘moglie’ che si era appena accordata col suo amante per tradirmi, per fottere l’indomani…
Avrei voluto entrare e farle un milione di domande, ma valutai che aveva voluto che uscissi e che chiudessi la porta dietro di me, non mi avrebbe detto nulla.
E l’indomani, mentre magari io ero al lavoro… occazzo! La trasferta! Dovevo dirglielo!
Dopo la puntatina in bagno, andai in cucina, preparai due caffè con la macchinetta a cialde e poi li portai in camera.
Apprezzò molto il caffè a letto e mi ringraziò con un bacio tenero ed appassionato; mentre lo bevevamo, mi chiedevo come avrebbe reagito alla notizia: probabilmente sarebbe stata incredula, scocciata, dispiaciuta, avrebbe protestato… una di queste cose, se non anche tutte insieme!
Affrontai il problema: ‘Amore… c’è un problema…’
‘Tra noi?’ Chiese vagamente allarmata.
‘No…’ E le spiegai tutta la faccenda, scusandomi in continuazione per doverla lasciare sola, dicendole che purtroppo era lavoro eccetera.
Lei ascoltò in silenzio, immobile, senza muovere un muscolo tutta la faccenda.
Alla fine le chiesi: ‘Allora…?’
Lei mi guardò, stupita: ‘allora cosa?’ ‘Beh, nel senso… Se vuoi dire qualcosa, commentare…’ e mi preparavo già a consolarla.
‘Cosa c’è da commentare? Bene, buono a sapersi…’
Ci rimasi assolutamente di merda! Mi aspettavo lacrime, imprecazioni, dispiacere profondo, delusione… invece… invece nulla, sono una accettazione della cosa, come se le avessi detto: ‘Domani voglio andare a mangiarmi un kebab’
Ma mi ripresi rapidamente e considerai che, dopo aver passato tutto il sabato a dormire, avremmo potuto fare qualcosa di carino la domenica.
‘Sai cucciola, pensavo… e se domani prendessimo e ce ne andassimo al mare?’
Mi guardò come se non capisse, poi fece un’espressione dispiaciuta: ‘Oh, amore mio, non te l’ho detto!
Domani Max mi porta a fare un giro in barca, con suoi amici… Mi dispiace!’
Lesse contrarietà nei miei occhi e cercò di addolcire la botta: ‘Comunque non preoccuparti: gli ho detto che tu, domattina prestissimo, partirai per tornare dalla zia fino a tardi, per tutta la domenica!’
Oh, accidenti! Aveva anche studiato tutto!!! Macchebbravaaaa!!! Sentii la rabbia montarmi ed il morso della gelosia che mi attanagliava le viscere, ma riflettei rapidamente e feci un profondo respiro per calmarmi prima di replicare, affrontando la questione in una prospettiva che mi sembrò ragionevole al massimo: ‘Vedi cucciola… io pensavo… beh, sì… insomma: tu ti sei divertita, questi giorni… ti sei rivista con Max, hai conosciuto quella coppia di suoi amici… hai provato la doppia…’ ‘Fatto, non provato!’ Fatto? Quindi l’aveva già provata? E quando? Prima di conoscermi??? Ero turbato: mille domande sul suo passato ‘ma anche sul suo presente!- mi turbinavano furiosamente in testa, ma non era quello il momento di farle! Ripresi il filo del discorso: ‘… Ok: fatto la doppia, giocato con la vietnamita e poi a ballare in quel locale, con mani e cazzi a decine, ovunque… ‘mi sentii inturgidire, al pensiero!- … insomma: ti ti sei davvero sbizzarrita… Beh, sai: io pensavo che… sì, insomma: forse sarebbe meglio che tu ti dessi un pò una calmata…. ‘ mi guardò più stupita che se le avessi detto che volevo farmi frate!- e che sì, insomma… andandotene in giro così, con Max, a… giocare con altri… beh, sì, insomma… si aumentano le probabilità di… inciampare, magari!, in qualcuno che ci conosce…’
Mi guardò, aggrottando le sopracciglia come chi non riesce a capire, nonostante gli sforzi: ‘Cioè…???’
‘Sì, insomma… ‘mi sembrava così chiaro!- … se ti incontra qualche nostro conoscente, magari mentre sei con Max… anche per strada, anche solo con un atteggiamento… affettuoso, molto confidenziale… ‘la mia mente li visualizzò in una strada del centro, con Laura che ride eccitata e divertita, abbracciata a lui e Max che le palpa il culo, mentre passeggiano- … poi cosa penserà di me? La gente è pettegola, c’è il rischio che si sappia in giro’ conclusi, sperando che il concetto fosse chiaro.
Il suo viso si rilassò ed apparve un’espressione allegra: ‘Cosa penserà di te???’ cominciò a ridacchiare.
‘Penserà che tua moglie Laura ti fa allegramente cornuto, esattamente come vuoi TU, amore mio…
Ma ti preoccupi che la gente, che ti conosce, non lo sappia??’
Mi sembrava ovvio! Annuii.
Lei scoppiò in una risata irrefrenabile ed andò avanti per un pezzo, mentre io la guardavo, sgomento e non capivo.
Finalmente, con ancora le lacrime agli occhi dalle risate, riuscì a parlare: ‘Ma lo sanno già tutti, cornutello mio grande!’ ‘Come sarebbe a dire??? Cosa vuol dire che lo sanno già tutti?’ chiesi con rabbioso terrore.
Mi lasciai cadere sulla poltroncina accanto al letto: non capivo, non riuscivo a capire, non volevo capire il senso di quella frase!
Lei si sedette sul letto, con le caviglie incrociate, riuscì a recuperare un pò della compostezza dopo le risate e mi spiegò in tono piano, come ad un bambino: ‘Te la ricordi la tua festa di compleanno, l’altra sera, amore mio?’
Annuii, ma la mia espressione dimostrava nitidamente che non capivo cosa c’entrasse.
‘Beh, hai visto che ho invitato un certo numero di tuoi conoscenti… tuoi amici e colleghi…
E’ stato impegnativo organizzare tutto: decidere la lista degli invitati e poi contattarli, trovare il tavolo e apparecchiarlo per una cena di un certo tono, far sistemare le luci in quel modo, ordinare in un ristorante alcune portate e cucinarne altre e poi trovare ed istruire la spogliarellista… ma ne è valsa la pena!
Ti ricordi che, come sei arrivato a casa, ti ho fatto sedere sulla poltrona e ti ho detto che sarei stata la tua geisha?’ Annuii con un sorriso: certo che ricordavo!
‘Man mano che arrivavano gli invitati, andavo io ad aprire la porta ed a fare… gli onori di casa…’ Il suo sorriso sereno mostrava l’orgoglio della brava padrona di casa, che aveva organizzato onorevolmente una cena con amici.
‘Quello che tu però non sai, era che a tutti gli ospiti, appena entrati in casa, davo un bigliettino… –Un bigliettino? E cosa cazzo c’era scritto??? Non capivo-… sul quale c’era scritto: ‘Il compleanno è di Alessandro, ma voglio che la festa sia la mia: quando lui sarà bendato, vienimi a trovare silenziosamente in camera da letto, ma non fartene assolutamente accorgere. Ti aspetto!’
Loro leggevano, mi guardavano increduli ed allora io sorridevo e gli facevo l’occhiolino, in modo da rassicurarli che non stessi scherzando; qualcuno, già nell’ingresso, mi ha accarezzato il sedere…
Quando eravate lì, vi ho servito gli aperitivi e poi vi ho fatto sistemare a tavola; se ti ricordi, avevi accanto Giulio, il macellaio: lui sapeva già che sarebbe successo qualcosa ed aveva l’incarico di tenerti sereno e tranquillo, di distrarti…’
Trasecolai: ‘Ma cosa sapeva?? Come lo hai convinto?? Quando ti sei accordata?’
Laura sorrise, come un pitone che vede un coniglio stretto nell’angolo: la sua cena ormai assicurata: ‘Sapeva che sarebbe arrivata una spogliarellista che ti avrebbe bendato e si sarebbe occupata di te, mentre lui e gli altri ‘pochi per volta perché tu non avessi la sensazione di essere restato da solo con la ragazza- si sarebbero occupati di me… Ci siamo accordati il giorno prima ed ha voluto un acconto: non hai idea di quanto abbia gradito un bel bocchino, nel retro del negozio e quanta sborra calda mi abbia schizzato in gola!’
Sgranai gli occhi: Laura e Giulio, insieme! La mia donna e l’instancabile appassionato giocatore di poker, sempre impassibile, imperscrutabile! Lei a fargli un pompino, nel retro! Avrei voluto sapere a che ora, in che posizione, per quanto tempo, cosa le diceva lui ed altro ancora… ma non osai domandare!
Lei tornò alla narrazione della cena, implacabile: ‘Ricordi quel vestitino che avevo, quello rosa antico abbottonato davanti? Ho visto che avevi notato che quando camminavo si percepiva il lampo bianco delle mutandine e che ti eri rassicurato, quando avevo indossato il grembiulino, sopra al vestitino.
Quello che noi sai, unico convitato a non sapere!, è che mi ero tolta gli slippini e slacciato un altro bottone in basso, prima di allacciarmi il grembiulino, in modo che quando servivo, nella penombra che avevo creato subito fuori dal tavolo, le loro mani potessero ispezionarmi comodamente’
Ecco perché era così lenta, a servire!
Non credevo alle mie orecchie!!! ‘E… e la spogliarellista?’
Laura rise, di gusto: ‘Lei è stata brava! Le ho spiegato la mia idea e si è divertita di gusto, quando l’ha sentita; le ho detto che doveva bendarti e tenerti impegnato, mentre io ‘salutavo’ gli ospiti, eccitandoti ma senza farti venire…
I ragazzi mi hanno detto che è stata una grande, che era eccitantissima e che solo il sapere che li aspettavo, nuda sul letto, li ha convinti ad abbandonare lo spettacolo che lei ha dato con te, povero coglioncello cornuto ed inconsapevole…’
Sperai disperatamente, anche se sapevo che non avevo il diritto di sperare, col cuore stritolato dall’angoscia: ‘Ma… sono venuti qui tutti? O qualcuno si è fatto scrupolo, magari perché sentiva del rispetto nei miei confronti?’
‘Tranquillo: son venuti tutti, dal primo all’ultimo… qualcuno anche a fare il secondo giro… ‘precisò, perfidamente- … anzi, dovevi sentire gli sghignazzi e gli sfottimenti, nei tuoi confronti…’ concluse, con aria divertita.
Ero assolutamente incredulo!
‘Ma hai scopato con tutti???’
Lei rise, divertita: ‘ma no, sciocchino! Sarebbe stato troppo un casino! No, ho solo regalato a tutti loro dei bei pompini; alcuni lo hanno voluto da soli, ma altri non si sono fatti scrupolo di mettermi anche due cazzi insieme in bocca, magari mentre qualcun altro mi accarezzava, o mi pastrugnava le tette o mi spingeva le dita nella micina e nel culetto…’ concluse, con una punta di orgoglio.
Ero stroncato, travolto dalla terribile scena di tutti i miei amici che approfittavano della bocca della mia donna, mentre io ero nell’altra stanza, legato e bendato come un coglione, a farmi inutilmente stuzzicare da quella troia della spogliarellista!
‘Maccomecazzo ti è venuta, poi, questa idea? Questa cena e tutto il resto per fare la troia coi miei amici???’
Di nuovo la sua risata erotica, di gola: ‘Merito tuo, amore mio grande…’
‘Mio???’
‘Sì, cucciolotto: hai presente quel sito di racconti che ti divertono così tanto, quel sito di racconti porno?’ Annuii: volevo capire.
‘Beh, ogni tanto, quando non ci sei, ci do un’occhiatina anch’io; un bel pò di mesi fa, avevo letto un racconto: Vacanze… Vacanze separate, di un certo Etereo, che raccontava proprio di una situazione così…
Pensa che ho perfino scritto all’autore, per congratularmi della sua idea deliziosamente perversa e lui, poi, mi ha anche risposto…
Comunque, pochi giorni fa, appena ho capito che razza di maiale segaiolo e cuckold sei, ho pensato a cosa organizzare, per farti male davvero e… e mi è tornato in mente!’
Le sue parole, mi fecero focalizzare un altro aspetto della faccenda: ‘Ma quindi… adesso tutti loro sanno che tu la dai in giro…’ mormorai, assolutamente sconfortato.
‘Non solo lo sanno, cucciolotto: hanno anche avuto l’assaggino, l’acconto… E, se conosco bene voi maschi, adesso lo saprà già un sacco di gente!’
Oddio, è vero!!! Sul lavoro, oltre a Fulvio, anche Manuel e Mahmoud, sapevano… perché c’erano, perché anche loro avevano avuto ‘come l’aveva chiamato, Laura? Ah, si!- l’acconto.
Ecco di cosa parlavano, con tanto divertimento, con Misha!!! E chissà con quanti altri, lì sul lavoro… e fuori… e tutti gli altri, poi!
Adesso capivo il senso di tutte le occhiate ed i sorrisini e dello smettere di parlare quando mi avvicinavo e di tutte le telefonate ed i messaggi entusiastici, di ringraziamento e di congratulazioni per Laura! Ed io che non avevo capito, che li avevo ringraziati senza sapere nulla! Chissà le matte risate che si saranno fatti, appena chiusa la telefonata!! E poi, inoltre, era la tipica storia da raccontare subito a tutti gli amici, per farsi grasse risate alle spalle del cornuto…
Le avevo ascoltate e raccontate anch’io, con divertimento… ma adesso il cornuto ero IO!
Mi sentii un blocco di ghiaccio nello stomaco.
‘Io… io ho bisogno di… di andare a fare due passi… Esco!’ dissi, stroncato dall’aver scoperto che la mia vita sociale non sarebbe più stata la stessa, che il mio mondo era andato in pezzi, un’altra volta…
Lei si tirò su, mi abbracciò e mi baciò con infinita dolcezza, come a volermi consolare e rassicurare: ‘Se ne senti davvero la necessità vai, amore mio grande; ma ti prego, non farmi stare in pensiero…’
Li liberai bruscamente dall’abbraccio e furiosamente mi infilai i jeans e la polo, calzai i mocassini e mi catapultai fuori dall’appartamento.
Nel portone, incrociai quello del quarto piano, che mi salutò con un cordiale sorriso. Ricambiai automaticamente, ma poi, mentre accendevo lo scooter, mi venne un pensiero raggelante: era stato cortese come al solito oppure mi stava prendendo per il culo perché sapeva, perché contava di essere un beneficiario della troiaggine di Laura? O, addirittura, aveva già scopato mia moglie?
Mentre mi immettevo nel flusso del traffico, considerai che da quel momento in avanti, ogni uomo che avrei incrociato sul mio cammino avrebbe potuto ambire a fottersi Laura… od addirittura mi avrebbe guardato con espressione indifferente, neutra, mentre dentro di sé ghignava, ricordando quanto piacevolmente avesse infilato il suo cazzo nella bocca, nella fica o nel culo di… di mia moglie! Non avevo ovviamente sentito il jingle, nel locale rumoroso, ma avvertii la vibrazione sulla coscia del messaggino in arrivo sul cellulare.
Non me ne fregava un cazzo, dei messaggi, non lo avrei preso dalla tasca, meno che mai leggerlo, mi ripetevo mentre cercavo di mettere a fuoco il testo sul display, che per una sorta di riflesso condizionato avevo portato davanti agli occhi.
-Laura: amore mio grande, stai bene? E’ tardi, sn in pensiero, fatti vivo, t amo!
Non era stato facile leggerlo: mi tremava la mano, mi ballava la vista ed il baccano del bar affollato, con la gente che passando mi scontrava in continuazione, complicava ancora di più la situazione, dopo che i diversi whisky mi avevano messo in uno strano stato di vigile torpore.
‘Quella gran troia!’ farfugliai ad alta voce e poi, ad un tono appena più basso: ‘Macchessifotta… Che tanto sa come fare!’
Sentii una garbata risatina accanto a me e subito un vocione con l’accento slavo, chiese ‘Litigato con la tua amante?’
Mi girai un pochino sullo sgabello davanti al bancone e misi a fuoco un omone con una folta barba, sovrappeso e con capelli ricci ed unti e piuttosto lunghi.
Il suo sguardo era compassionevole, da sanbernardo ed in effetti sembrava proprio un cagnone.
‘No, non l’amante… la.. la moglie’ gli confidai.
Capii che era in attesa di sapere qualcos’altro e proseguii: ‘ha deciso di farsi trombare, trombare da tutti… Era andata con un nostro amico… Poi ci ha preso gusto ed adesso fa la troia con tutti i miei amici…
‘Bella fica?’ si informò il cagnone, con gli occhi attenti, sorridendo goloso.
‘Piccolina, snella, bel culetto, una terza di tette e una gran porca, a letto…’ Bofonchiai.
Lui rise fragorosamente: ‘Beh, in tal caso, ti pago un altro whisky: io VOGLIO diventare tuo amico!’
Lo guardai, mezzo sorridente e mezzo bieco, mentre l’alcol bevuto me lo faceva sventolare davanti come una bandiera: ‘Guarda che se te la vuoi fottere, non è indispensabile essere mio amico… Ecco, guardala!’ farfugliai, mentre trafficavo col cellulare per mostrargli una foto di Laura in bikini: ‘Si chiama Laura…’
Sovrastò la mia voce con una tonante risata ed una potente pacca sulle spalle: ‘Gran topa la tua Laura; non deve fare fatica a trovare cazzi!’, mentre io gli stavo già dicendo dove lavorava.
Lui tuonò col suo vocione verso il barista ed ordinò un altro giro per entrambi.
Aspettando che ci servissero, lui si posò la manona aperta sul petto: ‘Io, sono Vladi, amico mio!’
‘Ed io, Ale!’
‘Ale… mio amico, mio fratello!!!’
Arrivarono i nuovi bicchieri pieni e lui fece un brindisi fragoroso, come nella sua estroversa natura: ‘Al mio amico Ale, con ogni benedizione…. ed anche a sua moglie Laura, gran fica e gran troia, che raccatta cazzi in giro! Salute!’
‘Salute!’ il mio nuovo amico aveva un’allegria contagiosa e credo di aver sorriso, a quel brindisi abbaiato nel bar affollato, accolto dai sorrisi di chi ci era intorno!
Dopo ancora un whisky, mi ero sfogato, raccontandogli tutto, tra fiammate d’ira e scoppi di pianto e lui, fraternamente, mi aveva abbracciato, ascoltato, sollecitato a sfogarmi, a raccontare tutto.
Ed io, accolto e cullato dal suo affetto, gli raccontai ogni cosa, dalla zia malata a Max, alla cena delle beffe, alla trasferta incombente.
La sua manona mi stringeva, confortante, la spalla ed il suo braccio da orso mi faceva sentire, in tutti i sensi!, con le spalle coperte.
Poi, con un qual certo pudore, mi fece alcune domande sulla mia vita con lei, su che tipo fosse eccetera ed io, che avevo bisogno di sfogarmi, di lasciarmi ascoltare da qualcuno, svuotai completamente il mio animo con lui, come quando da bambino facevo le dighe di fango nei ruscelli e poi, con una sola ditata in cima, lasciavo che l’acqua scorresse fuori, sciogliendo la diga ed alla fine uscendo tutta.
Anche un certo numero di suoi amici, coi quali a volte scambiava qualche battuta in una lingua balcanica, avevano ascoltato in silenzio ‘a parte brevi esclamazioni, a volte- il nostro scambio tra brevi risposte ed ampie risposte -ogni tanto aggiustandosi il pacco, evidentemente eccitati dalla mia narrazione!- ed a volte sorridevano, altre annuivano, oppure corrugavano la fronte o crollavano la testa, dimostrandosi un uditorio silenzioso ma molto attento.
Alla fine, cercai inutilmente di leggere l’ora dal mio orologio da polso, ma la poca luce del locale non mi aiutava a metterlo a fuoco per cui biascicai: ‘Che ora è?’ guardandomi in giro.
Qualcuno rispose ‘Le due e dieci’ ed allora ringraziai e salutai Vladi, riuscendo con qualche sforzo a dirgli: ‘Son stato bene con te, amico mio, ma adesso devo proprio andare a casa o Laura starà in pensiero’.
Scesi dallo sgabello e… e Vladi mi tirò su dal pavimento, dove mi eri istantaneamente ammucchiato, come una bambola di stracci.
‘Non sei in condizione di andare a casa da solo, amico mio’ Protestò protettivo lui.
‘Ma io devo andare a casa… col mio scooter, se no lei si preoccupa!!’ dissi con la piagnucolosa ostinazione degli ubriachi.
Alla fine ‘molto alla fine!- accettai la sua proposta: avrei dormito sul divano di casa sua, giusto dietro l’angolo e lui avrebbe scritto un messaggio rassicurante per Laura sul mio cellulare e poi lo avrebbe inviato; qualcosa del tipo: ‘Sto bene, ma stanotte nn torno a dormire. Dolcenotte’
Stava per inviarlo quando lo fermai e gli feci aggiungere: ‘Domani buona gita in barca con Max e amici, troia’
Il sole era ben alto, quando mi svegliai: l’una e quaranta!
Ricordavo vagamente di essermi trascinato fino in bagno mentre stava albeggiando, ma poi nient’altro.
Avevo la bocca più cattiva che se ci fosse entrato un gatto a morirci dentro una settimana prima ed in testa mi sembrava di avere un congresso di suonatori di gong!
Cazzo, che ciucca! Erano almeno vent’anni che non mi ubriacavo e quella era stata senz’altro una delle più grosse sbronze della mia vita.
Ci avevo ovviamente messo un pò per capire dove diavolo fossi e ricordarmi come ci ero arrivato, ma alla fine, faticosamente, tutti i pezzi del puzzle avevano trovato la loro giusta collocazione.
Sul tavolino accanto al divano sul quale avevo dormito vidi un bicchiere d’acqua con accanto un’aspirina, un foglio con un messaggio (‘Son dovuto uscire presto; quando ti svegli, se vuoi andare basta che ti tiri dietro la porta. Se ti va, chiamami: ho scritto il mio numero sul tuo cellu come VLADI. Un abbraccio, amico e fratello! Vladi’) ed il mio cellu che lampeggiava, impaziente che leggessi i messaggi arrivati.
Dopo aver preso l’aspirina, cercai il bagno e diedi sollievo alla vescica; poi cominciai a leggere i messaggini:
-Laura ‘Ma dv sei? Nn vieni a casa, amoremiogrande??’
-Laura ‘Grazie, penso ke c divertiremo, cn max e suoi 4amici. Pensami mentre mi fottono in tt i buki, becco! E segati!’
-Laura ‘partiti ora, solo Max+3, siamo già nudi sul ponte, amoremiopiccino!’
-Laura ‘fermi in una caletta, fatto amicizia cn 2tedeschi, mi hanno fatta tt insieme!’
-Laura ‘andati tedeschi, arrivato cummenda con 3amici e 2tipe carine: adesso facciamo ammukkiata. T amo’
In quella ne arrivò un altro: Laura ‘io sul tavolo e cibo su d me, loro mangiano ‘dal piatto’.. i ‘condimenti’ colano lentamente, amoremiopiccino. Buonapp!’
Inutile dire che avevo il cazzo duro come la pietra.
La mia mente visualizzava mia moglie (ormai mi stavo abituando a considerarla così) prima scopata da Max ed i suoi tre amici (tre che ‘la fanno’ ed uno che pazientemente aspetta il suo turno, magari pilotando la misteriosa ‘barca’? oppure tutti furiosamente addosso a lei?); poi con i due tedeschi (due giovanotti snelli o due pensionati obesi? ‘tt insieme’ solo i tedeschi od anche Max e compagni?) ed infine col ‘cumenda’: me lo vedevo arrogante, grasso, vecchio, pallido, pelato, seduto su una poltroncina con un paio di calzoncini ridicoli ed un cappellino di tela da pescatore, con gli occhiali da sole ed una bibita in mano, mentre il suo cazzetto pallido veniva eroicamente spompinato da mia moglie che, a sua volta, veniva ingroppata a turno dai tre amici del cumenda, mentre Max ed i suoi amici, in una sorta di scambio alla pari, si occupavano delle ‘2tipe carine’.
E poi, l’apoteosi: Laura nuda, stesa su un tavolo e coperta di cibo, con i commensali che si abbassavano su di lei a prendere direttamente i bocconi dalla sua pelle fremente, leccandola e mordicchiandola… Scena da delirio erotico!!!
Decisi di ripagarla della stessa sua moneta di qualche giorno prima: silenzio radio assoluto!
Presi il cellulare e digitai un messaggio: ‘Grazie di tutto, amico e fratello. Ci sentiamo presto. Ale’ e lo inviai al numero del mio nuovo amico Vladi.
Diedi una veloce occhiata all’appartamento che era grazioso e ben arredato, anche se con particolari, soprammobili e accostamenti di colori che denunciavano chiaramente una cultura diversa dalla mia, ma nel complesso gradevole.
Come da istruzioni, lo lasciai tirandomi semplicemente dietro la porta e, fuori dal portone, riuscii ad orientarmi per ritrovare abbastanza rapidamente il bar della sera prima ‘dove feci una robusta colazione a base di tramezzini- e recuperare lo scooter lì accanto.
Poi passai da casa, misi il costume e presi un telo da mare e me ne andai in spiaggia a leggere, nuotare e prendere il sole, cercando di non pensare a Laura ed a ciò che stesse facendo; anzi, per essere sicuro di non essere turbato dalle sue prodezze zoccolesche, lasciai addirittura il cellulare a casa! Tanto, chi mai doveva chiamarmi? Erano circa le sette e mezzo, quando arrivai a casa e fui assalito da una punta di delusa amarezza scoprendo che Laura non era ancora tornata: che puttana!!!
In camera, vidi il mio cellulare che lampeggiava imperiosamente, segnalandomi che era gonfio di chiamate e messaggi.
Esaminai le chiamate alle quali non avevo ovviamente risposto, prima di tutto: una di Vittorio, un ex collega che era stato invitato da quella troia per il mio comple che mi aveva cercato verso le tre e mezza, una di Vladi alle cinque e ben tre della baldracca, tutte nell’ultima ora e mezza, l’ultimo solo cinque minuti prima.
Poi passai a leggere i messaggi.
-Vic Bruno: ciao Ale, nn rispondevi: scusa se mi permetto, ma volevo dirti ke Laura t tradisce a tua insaputa. Si è offerta anke a me! Te lo dico x l’affetto e simpatia ke ho SEMPRE avuto x te, scusami. Se vuoi ke ne parliamo kiamami, 1abbraccio! Vic
Il buon vecchio, leale Vic! Non dubitavo del suo affetto e la sua amicizia! Un pò meno nel suo chiamarsi fuori… Beh, no: era stato onesto: aveva detto ‘Si è offerta anke a me!’, ma non aveva precisato se aveva declinato l’offerta o se invece si era fatto spompinare…
Comunque, si era comportato da amico… o quantomeno come io avrei fatto al posto suo.
Risposi laconicamente, senza sbilanciarmi, con un: -a Vic Bruno: Grazie, sempre saputo ke sei 1amico! Abbraccione!
Esaminai gli altri messaggi, dopo averne direttamente cancellato uno su una favolosa promozione del mio provider.
-Vladi: ciao amico! Volevo sapere come stavi! Aspirina ok? :-) Sempre via tua troia??
-Laura, con una foto scattata tra le sue ginocchia, sdraiata sulla schiena, dove le si vede la fica aperta, dilatata, da cui cola fuori dello sperma; il viso è coperto da un paio di chiappe pelose ed il mento da due grossi coglioni; si intuisce che è impegnata in un pompino e si indovinano altri maschi nudi accanto a lei: “jornata piacevole d mare, sole e.. T amo, amoremiopiccino’
Decisi di girare la foto a Vladi, col testo: ‘sì, sempre via ma come vedi nn si annoia.. ;-)’
Poi tornai ai messaggi.
-Laura: xkè nn risp, amoremiogrande? Rispondi!
-Laura: x favore rispondi, t devo parlare. Stai bene? T amo!
-Laura: Sn in pensiero x te! Fatti vivo! Cmq, guasto al motore, nn ce la facciamo a rientr.oggi. torno domani, preso feria. Buon viaggio e lavoro, amoremio t amo!!!
Uff!!! Eccheppalle!!!!
Decisi di rassicurarla, anche se gli sviluppi della faccenda mi avevano fatto girare non poco i coglioni e le mandai un messaggino:
-a Laura: sto bene, buon rientro, t amo TROIA!
Accesi svogliatamente la tv, mentre mi facevo qualcosa da mangiare, per scoprire che il signor Alvaro Misure era sempre allo studio del governo, che quella domenica estiva aveva visto ‘stranamente!- code ed ingorghi sulle autostrade e che quella certa stellina aveva lasciato il calciatore per mettersi con nonsisabenechi, ma comunque uno così ricco che, quando cagava, gli uscivano lingotti d’oro.
In quella, un altro messaggino:
-Vladi: tornata contenta la troia? E tu? Pikkiata, fottuta o le 2cose insieme?
In effetti, non avevo la più pallida idea di cosa avrei fatto, quando l’avessi avuta davanti… Venerdì notte, presumibilmente! Quando sarei tornato dalla Slovenia!
Risposi a Vladi:
-a Vladi: Nn tornata: guasto al motore. Qnd torna nn so cosa le faccio!
Lui replico in un paio di minuti:
-Vladi: Capito! Poi ci presenti? io e miei amici vogliamo fotterla, se nn t scoccia.. tu potresti anke guardare.. Se nn sai cosa fare stasse, raggiungici: ho amike troie quasi cm tua moglie!
In un altro momento, avrei fatto un pensierino alla proposta del mio nuovo amico, ma non ero nella condizione di spirito di vedermi con donne, quella sera… E, sopratutto, non mi andava di andare con delle prostitute, come supponevo fossero le amiche di Vladi: in vita mia, magari mi sono fulminato dalle seghe, ma non sono MAI andato con una donna per soldi!
Decisi di sorvolare sulla richiesta di fottersela anche lui ‘proposta che da una parte mi irritava, dall’altra aveva un qual certo suo torbido fascino!- e declinai l’invito:
-a Vladi: t ringrazio, ma domani sveglia presto x volo… :-(
-Vladi: già, dimenticavo! Allora buon viaggio, amico e fratello!
Dopo cena rigovernai, mi preparai la valigia e la borsa a mano col portatile; poi decisi di scendere al bar, tanto per non restare da solo in casa come un coglione e per non scuoiarmi l’uccello a furia di seghe, ricordando ed immaginando come Laura avesse trascorso la domenica.
Entrato nel locale, mi stupì vedere Gino da solo dietro al banco e solo un paio di avventori occasionali, ma nessuno degli amici.
Come mi vide, il barista mi sorrise e mi versò la mia solita birretta.
Poi, con fare da cospiratore, mi disse: ‘Gli altri sono nella salettina dietro (ricordai che era una stanzetta sempre chiusa a chiave, che Gino usava a volte come ‘suo’ angolo per rilassarsi un pò, certe volte): sai, stanno chattando con Max!’
Mi sentii una morsa che mi afferrava i visceri, ma sorrisi lo stesso ed andai verso la saletta, un pò incuriosito dalla chat collettiva tra il chiavatore di mia moglie e gli amici del bar ed un pò preoccupato che Max sputtanasse pubblicamente Laura e quindi me.
Una lampada da tavolo illuminava la tastiera di un laptop, al quale digitava il geometra, mentre un altro portatile era acceso ‘verificai: sulla stessa chat di Irc- su un ripiano lì vicino; mentre guardavo questo schermo, apparve una frase del geometra ‘che digitava come Bar1- e capii il senso: Bar1 era lo schermo dove si digitava in diretta, mentre questo (Bar2) era una sorta di backup, dove chi arrivava man mano poteva leggere anche la parte già ‘scrollata’ via dallo schermo.
Salutai e gli amici risposero distrattamente, affascinati dalla diretta, mentre io andavo a leggermi il log della chat dall’inizio.
-sfondaculi: allora c siete, raga?
-Bar1: sì max, siamo tt qui: geometra alla console :-), verduraio, pensionato, postino..
-s: solo voi4?
-b: sì, ma gli altri arriveranno..
-s: ok,
manmano ke arrivano, dimmelo, subito!
-b: ok..
dai racconta!!
-s: ghghghg! :-D
sono con la troia della radura…. ;-)
in barca, con 3 miei amici!!!
Il cornuto è andato via prestissimo, stamattina e lei è venuta in barca alle 8
-b: senti, max
Ma nn è che il cornuto è uno di noi?
Sai, qui girano voci…
Oddio!!! Era logico che succedesse! Dopo la cena, ero fottuto! Credo di essere impallidito, ma nessuno badava a me e comunque con la poca luce della stanzetta forse nessuno l’avrebbe potuto notare…
Mi asciugai le mani sudate sui pantaloni.
-s: Uh? Ke voci???
-b: mah, si dice ke la moglie d uno d noi la dia allegramente in giro…
Arrivato adesso il nonno!
Dai, vai avanti!
cos’avete fatto con la troia?
-s: ok, ma poi ne parliamo a voce! è il mio ramo, questo! :-DDDDD
-b: ahahahahahahahahahahahaha
-s: appena al largo eravamo già nudi e lei a sukkiare, sul ponte d coperta
Uno d noi, a turno, a tenere la barra del timone
E lei a tenere le altre barre che restavano non impegnate…. :-DD
-b: Ahahahahahahahahahah
Tenerle…. come? ;-)))
-s: una x buco!
X fortuna che eravamo al largo! La cagna urlava così forte d piacere ke sembrava la sirena dei pompieri…
-b: ahahahahahahahahah qui ridono tutti!!!! :DD
Arrivato lo studente!
-s: ciao Mimmo!
Cmq poi abbiamo raggiunto una caletta isolata, nascosta sotto la scogliera e abbiamo nuotato
Poi lei sul ponte nuda a prendere il sole
E arriva una barca a vela: padre e figlio crukki!!!
Pensavo ke si coprisse, la troia, invece è restata lì, in bella mostra a gambe spalancate!!!!
-b: Ma se la sono fatta???
-s: sì ma aspettate…
è stato troppo divertente! :DDD
-b: dai racconta…
è arrivato l’idraulico e t saluta
-s: ciao Giorgio t senti meglio?
Adesso nn vado via; scrivo un pò a lungo, quindi aspettate!
-b: sì, dice che si sente meglio, t ringrazia
ok, aspettiamo, tranki!
L’attesa si doveva essere prolungata per diversi minuti, perché alla fine il geometra digitò impaziente:
-b: max, c6???
C6??
C6?
-s: sì, eccomi: vedevo i due, sui 20 e sui 50, ke la guardavano allupati e mi è venuta un’idea, anke perché guardavano noi, neri e lei, bianca. Le ho detto d stare bene in vista che l’avrei fatta kiavare dai due e lei ha riso, da troia quale è!
Io ed i ragazzi abbiamo fatto amicizia coi crucchi, che sbavavano a guardarla e… glie l’ho offerta!!! Ho detto ke eravamo dei papponi e ke qll era una ragazza della ns scuderia: un pò vekkia ma molto capace!
-b: uahuahuahuahuah… qui si stanno scompisciando!!!!!! E allora?
Dai, vai avanti!!!!
-s: e allora glie l’ho VENDUTA!!! Mi hanno dato 500′ e se la sono tenuta x 2h, facendole qll che gli girava d fare, come da accordi!!!!
-b: ahahahahahahahahahahahhahaha
ma dai!!!!!
e lei????
-s: lei era divertita all’idea!!!
se la sono portata sotto coperta e se la son chiavata in tt i modi!!!
-b: wowwwww…. ke troia!
arrivato il tecnico adesso!
-s: lo potete dire forte, una grandissima troia, davvero…
Ale??? Lì???
ciao Ale! come va??? Tutto bene, in casa??? ;-)
Bastardo… mi prende per il culo… adesso pensa che posso averlo capito, non trovando Laura
-b: beh, si è fatta la giornata…. ;-))
-s: ki? Lei?????
mannooooo!!!!
i soldi son serviti x la nafta!!!! :-DDDDDDDDDD
se no, che magnaccia saremmo stati????????? ^_^
c siamo tenuti anche la mancia da 200′ dei crukki…
-b: eh?????????????????
e a lei non avete dato un cazzo????
-s: altroché! ha avuto un reggimento d cazzi!!!! ;-)))))))))
-b: uahuahuahuahuahuahauahuahuah….
che bastardo ke sei!!!!
Vorrei davvero conoscerla qst baldraccona!!!!
E poi? ke avete fatto???
-s: è arrivata nella caletta un VERA barca, almeno 18mt di un milanese, proprie mentre la puttana stava salutando linguainbocca i due crucchi, prima d tuffarsi in mare e tornare da noi a nuoto…
-b: ma che barca è, qll del tuo amico?
-s: un piccolo cabinato… 10mt
Cmq, se vuoi conoscerla, arriva col libretto degli assegni!!! :-DDDDD
Laura, la mia donna, il mio amore, fatta prostituire da Max, quel bastardo!!!!
E, per giunta, la signora sembra che abbia anche gradito, tanto che non ha voluto un euro!!!
Davvero una grandissima baldracca!!! Ma cosa stava diventando, la donna che amo, la donna che solo pochi giorni prima si vergognava, scusandosi per avermi tradito?
Era indubbio che pensarla prima scopata dai quattro neri sulla barca ‘ma saranno stati tutti dotati come Max???- e poi venduta ai due tedeschi erano pensieri che mi turbavano profondamente ed il cazzo era di nuovo così duro da farmi male.
Ripresi a leggere il log.
-b: ahahahahahaahahhaahah, sei 1stronzo max! Neanche uno sconticino x 1amico? O 1sconto comitive??? ;-))))
-s: no, se la volete la pagate a prezzo pieno!!!! :-DDDD
-b: avido bastardo!!! :-DDD
Cmq dai: dicevi del 18mt… solo, qst milanese?
-s: noooo!
Lui: vekkio grasso pelato bianco come una lumaca, sigarone e risatona: tipo Telly Savalas, tipico tipo da ‘fabrichEtta’
marinaio: tipo tosto, mia età
1a coppia d forse 20 anni, se li avevano; magrini piccolini, lui sfigatino, zero peli, lei tette della 5′
2a coppia: lui 25 palestrato, lei 20-22 atletica alta snella algida ma belle tettone
-b: e poi???
-s: poi basta!
-b: ….
-s: noi eravamo nudi e anke loro, a parte il cumenda
salutati calorosamente e loro attraccati quasi bordo contro bordo a noi
ho detto alla ns troia d fare un pò d spettacolo e me la sono kiavata sul ponte mentre spompinava Ahmed
loro c guardavano con 2okki così, ma divertiti: le ragazze si accarezzavano ed i cazzi erano duri.
allora ho detto alla troia d andare sull’altra barca per cominciare a spompinare il cumenda
e lei lo ha fatto, tt contenta!
-b: e….?
-s: sul più bello, l’ho kiamata indietro ed è tornata a bordo, da noi.
Il tipo protestava ma noi solo ghignate x un pò
Poi sn andato da lui con Ahmed e abbiamo parlato… :-)))
-b: l’hai venduta anche a lui??? :-DDD
-s: SIIIIIII!!!!! :DDD
-b: sei 1fenomeno!!! :DDD
ricordami d nn presentarti mia sorella!!!!! ;-))))))))
-s: se t assomiglia, t ringrazio se nn lo fai!!!!! ^_^
-b: stronzo!!!! :-DDDD
quanto ci avete fatto?
-s: abbiamo contrattato, ma alla fine l’accordo è stato discreto: 3000 x la ns troia ed anke i ragazzini x noi, x 4h!
-b: i due ragazzini???
-s: sì, sn il sex-toy del cumenda: sono una coppia che mette a disposizione 5buchi assolutamente aperti e voraci!!!
la ns troia dovrebbe quasi andare a ripetizione d pompini da loro!!!
da nn credere qll scricciolo come si prendeva bene il mio banano in fica e culo!
-b: wowowowwwwwwww!
e la ns troia???
finita la pompa al cumenda, abbiamo pranzato :-D
-b: come pranzato???
e trombare??? O.O
-s: ehehehehehehe
ti racconto come!
-b: dai’.
-s: abbiamo fatto sdraiare la troia sul tavolo’
poi abbiamo messo il cibo su di lei
e poi ognuno di noi si serviva, senza usare mani o posate’. :-D
-b: !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
-s: dovevi vedere come godeva, la troia!!!! :-D
-b: immagino’. O_____O
qui son tutti entusiasti!!!!
-b: dopo pranzo, un tuffo per ripulirsi e poi la troia si è lasciata usare buona buona
dagli altri 3
la tipa le ha messo la mano nella fica fino al polso!!!
-b: wowww!!! Proprio sfondata!!!
bello!!!
-s: molto….
geometra, se fai il bravo lo insegniamo anche a tua sorella… :-)
-b: dai, nn fare lo stronzo!!! Son skerzi ke nn mi piacciono, qst!!! :-(((
E poi???
-s: poi, 1 casino;
arriva l’ora d andare e loro partono.
Noi proviamo, ma il motore nn parte :-(((
-b: e allora?
Razzo d segnalazione, tornano indietro e c trainano fino al porto + vicino.. :-((((
Guardai l’ora e vidi che si era fatto tardi: per poter prendere quel cazzo di volo per andare in quella merda di Slovenia per colpa di quello stronzo di Fulvio, avrei potuto dormire poco più di cinque ore!
Salutai brevemente la compagnia, spiegando il perché della mia fuga precipitosa e filai a casa, mentre tra me e me riflettevo su tutto quello che ero venuto inaspettatamente a sapere.
Mia moglie che non solo era stata scopata, con gusto!, da… ‘feci il conto- nove o dieci maschi ed usata da una donna, ma aveva fruttato anche un bel gruzzolo a Max ed ai suoi amici…
Pregai perché la riparazione del motore costasse più di tremilasettecento euro, tra il furore e l’eccitazione!
Prima di crollare in un sonno breve e che si prospettava agitato, mi venne un ultimo pensiero: mi augurai che mia moglie non fosse usata per avere uno sconto sulla riparazione!!! Sul trasferimento, c’è poco da dire: volo normale, atterraggio a balzelloni, attesa del bagaglio e poi al banco dell’autonoleggio, dove una sorridente brunetta mi porse le chiavi di una Golf ed una busta voluminosa; all’interno c’era la cartina della regione, con evidenziato in azzurrofluo il percorso, una della cittadina dov’erano evidenziate l’officina, l’albergo ed un paio di ristoranti nei paraggi, con una brochure del piccolo ma grazioso alberghetto, una carta di credito ‘strabuzzai gli occhi!!!- ed una lettera manoscritta di Fulvio che mi precipitai a leggere:
Caro Ale.
L’officina mi sembra a posto e sono seriamente intenzionato ad acquisirla.
Il posto è grazioso, si mangia discretamente bene e la gente è cordiale (sopratutto le tipe! So che sei ‘sposato’ con Laura, ma da lì, eventualmente, come farebbe a scoprirlo se tu facessi il monello?); penso quindi che, al di fuori dell’orario di lavoro, tu possa girare un pochino anche i dintorni che mi han detto siano molto belli e passare piacevolmente il tuo tempo libero.
Ti ho lasciato una carta Visa per tutte le spese che dovrai sopportare per la trasferta: pasti ed eventuali consumazioni al bar, per saldare l’albergo, per pagare il noleggio dell’auto, il carburante ed il biglietto per il ritorno. Essendo intestata alla ditta, ti prego di portare le relative fatture, in maniera da poter scaricare le spese (comunque non pignolerò, se avrai fatto una cena così costosa da far pensare a due coperti: l’importante è che sulla fattura sia scritto UN pasto).
Inoltre domani, lunedì, quando starai leggendo questa lettera, io sarò tornato a casa e accrediterò sul tuo c/c bancario 3.000′ come gratifica straordinaria.
E’ molto probabile, inoltre, che in un prossimo futuro la tua retribuzione possa diventare più sostanziosa; devo ancora vedere se alcune cose vanno come penso e spero, ma…
Quindi stai sereno, lavora come so che tu sai fare e non crucciarti troppo di aver dovuto lasciare la tua dolce Laura da sola a casa: ti assicuro che sarà un piccolo sacrificio, in cambio di quello che ti frutterà questa fase della tua vita.
Un abbraccio dal tuo amico e capo Fulvio.
Riflettei brevemente sul succo del discorso di Fulvio: conoscendolo come un imprenditore oculato, ero un pò stupito dalla sua improvvisa liberalità: la gratifica, la carta di credito, la promessa di un aumento… Anche ‘poi- il neanche troppo velato suggerimento di portarmi ‘a cena’ qualcuno/a a sue spese.
La chiave di lettura era il ‘la tua dolce Laura’: Fulvio aveva partecipato alla cena e quindi aveva probabilmente avuto anche lui ‘l’acconto’ da Laura; aveva sfruttato al volo ‘e con rara efficienza e tempismo!- la possibilità che aveva di levarmi dalle palle alla veloce, prima che sapessi (da altri, come lui immaginava sarebbe successo!) di mia moglie che si era indiscriminatamente offerta a tutti loro, per avere campo libero con lei.
Mi scappò una risatina appena amarognola: forse si illudeva di poterla avere in esclusiva per sé, povero Fulvio!
Quei tremila euro, non erano una gratifica, ma il pagamento anticipato del… dell’affitto di Laura!
Mi strinsi nelle spalle: che senso aveva, il cercar di contrastare tutto questo?
Nel parcheggio dell’aeroporto, seduto al volante della Golf a noleggio, tirai fuori dalla taschina il cellulare, che avevo abbandonato spento nella borsa fino ad allora, lo accesi e dopo pochi istanti sentii i pigolii dei vari messaggi in arrivo.
Un paio erano di normali conoscenti, uno mi annunciava la solita favolosa opportunità imperdibile e li lessi subito, lasciando per ultimi i mittenti che mi sembravano più… significativi.
-Vladi: ciao amico e fratello, spero tu abbia fatto buon viaggio. T abbraccio
Sorrisi tra me e gli risposi rassicurandolo e ringraziandolo.
-Max: ciao ale! Mi sn fatto dare tua email da Laura, così t scrivo oggi alcune cose, ciao
Immaginai una email non troppo onorevole per me, ma in fondo ero ansioso di leggerla…
-Laura: ciao amore mio grande. So ke sai tutto dalla chat: mi è piaciuto molto e t amo sempre d+! Grz x avermi offerto la possibilità d essere libera; dopo t emailo, appena trovo 1po d tempo. T amo tanto, nn scordarlo!!! ‘Ciao Ale, ci vediamo’ mi disse teneramente Anika mandandomi un bacio, appena prima di lasciarmi di nuovo solo in camera.
Dopo il secondo flŭte, in effetti, era scivolata più in basso sul divano, facendo risalire la gonna della divisa da cameriera ed aveva cominciato a ridacchiare ed a essere… espansiva!
Mi annusai sognante le dita, che profumavano del miele della sua topina eccitata, prima di passarmele sulle labbra, trovandole poi con tracce del suo rossetto.
Sorrisi e mi riannodai il telospugna in vita: Anika mi aveva fatto un servizietto di bocca fenomenale!
Finii di sistemare il laptop e lo accesi, andando subito a verificare le email.
Lessi per prima quella di Max:
Ciao Ale.
Ho portato a casa da poco TUA MOGLIE, dopo la piacevolissima (sopratutto per lei!) domenica in barca ed il guasto al quale però abbiamo subito rimediato stamattina, anche grazie a lei! (E’ stata abile ad incentivare il meccanico a fare il nostro lavoro prima degli altri e poi a farci ottenere un bello sconto!) -Il bastardo sapeva come farmi eccitare! Lasciai cadere il telo di spugna e cominciai a giocherellare con la mia virilità nuovamente allertata-
So che eri al bar e quindi anche tu hai letto la chat di ieri sera ed avrai ormai capito che la troia della radura è sempre la tua tenera fidanzata, Laura; anzi, tua moglie, visto che ha capito quanto si eccitino di più gli stalloni che la montano alla faccia tua, un MARITO, invece di un banale fidanzato; geniale, il dettaglio della fede al dito: molto, molto arrapante!
Prima, mentre la portavo a casa, mi ha raccontato tutto, anche della cena e della giostra dei pompini, mentre tu eri impegnato con l’altra troia che ti ha eccitato senza farti godere!!! (Ahahahahhaahaha)
Un pò mi dispiace per te perché, anche se mi sono chiavato ed inculato alla grande la tua donna e l’ho serenamente offerta ad altri, ti considero un amico, ma sappilo: hai per le mani una troia scatenata, che fa TUTTO con gioia ed entusiasmo!!!
L’idea di venderla è stata uno sprazzo di mia follia, ma quando glie l’ho detto, le ho visto brillare gli occhi dalla gioia!
Le ho anche detto: ‘Poi, ovviamente, quando ‘sti due vanno via, ti do tutti i soldi!’ ‘anche se Ahmed si è quasi offeso della mia proposta!- e lei si è quasi incazzata, dicendomi: ‘Ma che razza di pappone sei??? Se tu mi vendi, è giusto che i soldi siano i tuoi!!!’
A lei non interessano i soldi, ma solo i cazzi, il sesso, nel modo più esagerato! E’ incredibile!!!
Al mio amico Ahmed ‘che… opera nel settore ;-)- sono brillati gli occhi di gioia a sentire queste parole ed era già contento di recuperare inaspettatamente i soldi della nafta spesi da Antoine, il padrone della barca.
Quando poi è arrivato il 18mt, mi ha convinto a rifare il giochetto, stavolta per 5.000’.
Solo che quel milanese è un vero pescecane ed alla fine, come tra due società di calcio, abbiamo avuto la coppietta perversa più 3.000′ in cambio nel nostro campione.
Sarebbe stato divertentissimo anche gratis, figurati con tre zucche!!!
Tanto perché tu lo sappia, la riparazione stamattina ci è costata solo un paio d’ore, invece di uno o due giorni e solo 1.200′ invece dei 2.000 richiesti; è stata una vera fortuna avere avuto Laura con noi, che si è attivata senza che nessuno di noi dicesse una parola! Fantastica!
Penso che mi ci divertirò ancora ben bene e, quando avrò qualche altra zoccoletta per le mani, la impresterò ad Ahmed che saprà senz’altro farla fruttare, anche per la strada…
Tanto a te non scoccia vero, amico mio? Laura me lo ha detto.
Mi immagino già le risate al bar, quando capiranno (da soli, tranquillo! Andrebbero tutti in panico e mi odierebbero, se facessi capire chi è la mia ‘fortunata’ di turno, visto che mi son fatto quasi tutte le loro donne -almeno quelle chiavabili- e quindi, se ne sputtano una, rischierebbero di veder sputtanata la propria!) che la mia famosa ultima troia, la vacca della radura e il bagascione della barca che si è lasciata vendere due volte in un pomeriggio, è la ‘tua’ dolce Laura…
Anzi, pettegoli tutti come sono, lo sapranno già (io non li ho ancora visti né sentiti!), con grasse risate (anche di sollievo! Segno che le loro baldracche per ora non le tocco!) alle tue spalle.
Ti va già bene che sei in Slovenia e che ci resterai per un pezzo… Almeno non sentirai gli sfottimenti, mentre la tua Laura si farà riempire fino all’orlo da sborrate varie.
A proposito: tutto avrei immaginato, nella radura, meno che trovarmela così larga di fica e di culo! Deve averne presi ben bene e ben grossi, prima di te, perché si è beccata il banano quasi senza fare una piega!! (Poi forse, un giorno che verremo a montarcela in casa tua, vedrai il banano da vicino e capirai cosa intendo…)
Ciao, amico mio: sappi che ti voglio bene (nonostante tutto)
Max
Rilessi l’email più volte, masturbandomi dolcemente: non volevo sborrare ancora, ma era comunque piacevole, quella sorta di nirvana erotico.
Molti dettagli li avevo saputi da Max e provai rabbia e dolore, ma anche molta perversa, umiliata eccitazione.
L’unica cosa che mi lasciava perplesso, era l’allusione alla durata della mia permanenza in Slovenia: dovevo restarci ancora solo quattro giorni! Perché lui diceva ‘ci resterai per un pezzo‘???
Forse sapeva cose, da Laura che forse conosceva i progetti di Flavio, che io non sapevo?
Io sarei tornato venerdì! Punto! Volevo proprio vedere come mi avrebbero impedito di rientrare!
Però sentii ferocemente, in modo quasi doloroso, la mancanza di Laura e della sua voce: la chiamai e rispose al quinto squillo, quando già mi ero rassegnato a mandarle un messaggino.
‘Ciao, amore mio grande!’
‘Ciao cucciola… Senti… Ma tu mi ami sempre???’ la mia voce era insicura.
Rise, serenamente: ‘No, non ti amo come sempre: ti amo ancora di più, amore mio!
Ti volevo chiamare io, tra una ventina di minuti per dirtelo, ma mi hai preceduta’
Sprofondai nella calda morbidezza, nell’affettuosità della sua voce, rassicurato.
‘Grazie cucciola: era proprio quello di cui avevo bisogno di sentirti dire…’
‘Vedi cucciolotto: diciamo che la nostra storia è cambiata, da due settimane a questa parte, ma non è ‘sottolineo: non è!- finita; io sono felice ed orgogliosa di aver trovato una persona che, oltre ad amarmi come sai fare tu, sia anche mio complice ed adoro sentirmi di nuovo così libera, desiderata…’
‘Hai detto ‘di nuovo’… in questi giorni rimpiango di non aver fatto più domande, sulla tua vita prima di conoscermi…’
‘Se tu le avessi fatte, non ti avrei risposto; perché non mi sentivo ancora pronta per farlo… ma quando tornerai, vedrò di soddisfare qualche tua curiosità…’
Quando tornerò… intendeva il prossimo week end o magari più in là… molto più in là? Decisi di non chiederglielo.
‘E se te ne facessi qualcuna ora???’
‘No, amore mio: meglio a voce, dai…’ Cambiò abilmente argomento, usando un tono spigliato: ‘Ma adesso raccontami di te: viaggiato bene? L’officina e la gente sono ok? Com’è il posto? E l’albergo? Come ti ci trovi? Conosciuto qualcuno di simpatico? Racconta, dai!’
Raccontai del viaggio, dell’officina e del personale, le dissi che il posto è tranquillo, grazioso per quel poco che avevo visto fino allora, che l’albergo è carino: ‘… Una camera graziosa, anche se non è l’Hilton; pulita curata… il personale è accettabile…’
‘Qualche camerierina carina???’ chiese maliziosamente, con tono complice.
‘Ma no: solide madri di famiglia, finora, con la pacatezza e la taglia di mucche al pascolo!’ Scherzai, mentendo e lei rise dell’immagine.
Avevo deciso che se lei si faceva ‘alla lettera!- i cazzi suoi, tanto valeva che me li facessi anche io! Ma senza doverne render conto a nessuno, meno che mai a lei!
‘Ah, cucciolotto! Sai che dal mese prossimo avrò uno scatto di livello, sul lavoro?’
‘Bene!… ‘dissi convinto-… Ma non ci speravi, sbaglio?’
La sua erotica risata di gola: ‘No, è stata una cosa un pò improvvisa: sai, stasera mi sono fermata a fare un pò di straordinario col capo…’
L’erezione fu immediata e così violenta da essere quasi dolorosa! Capii come si era conquistata la promozione: sdraiata sulla scrivania anziché china…
In un lampo, riflettei che anche la mia gratifica, in fondo, era scaturita dalla sua fica: come lavoratore ne ero un pò umiliato, a dirla tutta, ma di questi tempi abbiamo tutti visto ben di peggio e non è più il momento adatto per far troppo gli schizzinosi.
Ci scambiammo ancora affettuose banalità per un pochino ma poi Laura mi disse, con tono dispiaciuto: ‘Cucciolone, ascolta: devo lasciarti perché tra non molto mi passano a prendere… per portarmi a cena’ aggiunse poi.
Avevo un’idea precisa sull’identità della persona, ma formulai la domanda in modo neutro: ‘Ah! Bene! E chi è il fortunato?’
Lei rise, ma in modo forse un pò forzato: ‘Curiosone! Uno che non conosci, l’ho conosciuto oggi…’
Pensai alla mia gratifica, alle mie buone imminenti prospettive lavorative e scrollai le spalle: chissenefotte!
‘Va beh… Allora buona serata, amore. Io andrò a vedere cosa mi danno nei ristoranti di qui…’
Guardai l’ora: neanch’io avevo molto tempo per prepararmi, prima di vedermi con Anika e portarla a cena fuori. La cena fu gradevolissima, sopratutto quando, nel locale fiocamente illuminato quasi solo dalla luce delle candele sui tavoli, scoprii che Anika si era scordata di indossare intimo.
Sopportava le mie ispezioni non solo di buon grado, ma anzi favorendole scosciandosi ed incitandomi indirettamente con profondi sospiri soddisfatti e baci brevi ma gonfi di passione.
Stavo proprio bene, avevo perso la nozione di tutto, concentrato solo sull’ottimo cibo, il vino alla temperatura ideale e lo splendore e la già conclamata disponibilità erotica della mia invitata. Anzi -ghignai tra me, pensando alla lettera di Flavio ed al suo suggerimento abbastanza esplicito sulle ricevute- all’invitata mia e del mio capo, anche se me la sarei trombata da solo.
Mentre ci servivano la prima portata, avvertii la vibrazione di un messaggio in arrivo sul mio cellu.
Ero combattuto tra l’ignorarlo ed il leggerlo subito… A quell’ora, l’unica persona che poteva mandarmene uno era Laura e mi dava un sottile senso di irritazione che mi venisse a… disturbare proprio mentre ero ‘con una’.
Mi infastidiva avercela come ‘terzo’, nella mia seratina -che si prospettava davvero interessante!- cioè il dover pensare anche a lei ed a ciò che combinava mentre ero con Anika.
Ovviamente, come si dice, ‘la curiosità uccise il gatto’ e non seppi resistere: era un mms che mostrava la parte alta delle sue cosce, incorniciate tra la tovaglia in alto nella foto e la sua gonna tirata su al massimo; non le si vedeva il pube nudo, ma solo perché era coperto da una mano pelosa… pelosa come quella di Flavio!!!
Il mio cuore fece una capriola… e finì ‘là sotto’, a tendermi il tessuto dei boxer.
Anche il testo non contribuì a rasserenarmi: ‘Compagnia ridotta ma simpatica, buona cena e probabile ottimo dopocena, amoremio piccino. T amo tanto!’
Non ne avevo la certezza, ovviamente, ma l’idea che Flavio mi avesse spedito in Slovenia per potersi montare mia… moglie era sempre più insistente.
Ero incazzato, per essere stato manovrato così, ma anche eccitato; per fortuna avevo incontrato Anika, alla facciaccia loro!, e volevo coltivarmi questa stuzzicante conoscenza a loro insaputa, senza doverne render conto, eccheccazzo!
Digitai, con un qual certo furore, la risposta sarcastica: ‘sempre meglio che guardare la tv da sola, mi sembra!’
Avevo appena posato il cellulare sul tavolo che arrivò la risposta: ‘decisamente! Cmq la tua risposta CI ha divertiti, amoremio piccino!’
Decisi di spezzare la spirale di messaggini e non replicai più.
Anika aveva aspettato con educata pazienza che ritornassi ad occuparmi di lei, osservandomi con un’espressione leggermente perplessa e vagamente allarmata, ma quando lo feci, mi sorrise con particolare calore.
La strinsi a me, forse con quel tot di entusiasmo in più per cui intuì che, al di là delle apparenze, non ero tornato sereno come prima.
Aspettò qualche momento, sperando che rasserenassi come normalmente si spera, sulla spiaggia in estate, che quella maledetta nuvoletta si levi di mezzo, ma visto che il sole non era tornato a scaldare come prima, affrontò timidamente la cosa: ‘Ma… hai ricevuto brutte notizie, con quel messaggio, con quella foto che hai guardato a lungo e poi con la risposta che hai di nuovo avuto?’
Sorrisi cercando di suggerire un senso di superiorità ‘falso come una moneta da tre euro!- ma poi ascoltai sgomento la mia voce dirle: ‘No… solo mia moglie Laura, a casa, che mi dice che sta facendo la troia con altri…’
I suoi occhi erano stupiti, allarmati: ‘Ma te lo dice? Perché non fa senza dirti nulla, come tutte le donne di buon senso?…’ Agghiacciante, questo pragmatismo femminile! ‘…E, se posso chiedere, che foto ti ha mandato?’
Ormai, non potevo più tirarmi indietro: glie la mostrai, senza dire una parola.
La guardò, sgranò gli occhi e disse qualcosa come ‘Kurva! (sapevo che nelle lingue slave vuol dire ‘puttana’) Ma perché lei fa questo? E perché te lo dice? Tu sei un bell’uomo, sei gentile, buono… ‘e la sua manina indiscreta strinse maliziosamente un attimo la mia eccitazione, sorridendo in modo complice!- … perché lei fa così?’
‘Lo fa per ferirmi…’
Rifletté un momento sulla mia risposta; poi: ‘E mi sembra che ci riesce… Ma adesso lei è lontana, in Italia e tu sei qui, con Anika e Anika ti trova un bell’uomo, gentile e vuole fare amore con te, stanotte!’
Il suo sguardo brillava, addirittura più del suo sorriso e finalmente mi rilassai, per godermi appieno quello che mi aspettava da quel momento in avanti.
Ero un bel pò assonnato, la mattina dopo quando arrivai all’officina, ma decisamente di buon umore: Anika si era rivelata una compagna di giochi ben al di sopra di quanto potessi sperare… e dopo l’anticipo in camera, con lo champagne, le mie aspettative non erano state per nulla modeste!
Era un vulcano famelico, instancabile. Assolutamente scatenata!
Laura si era fatta sbattere? Buon per lei! Anch’io mi ero trovato una fantastica troia nel letto, la notte scorsa! Uno a uno e palla al centro!
L’abilità di Anika era praticamene alla pari con quella di Laura, ma la freschezza del suo giovane corpo le permetteva di non farmela assolutamente rimpiangere!
Comunque accantonai questi pensieri nell’angolino in fondo del cervello e mi concentrai sul lavoro, che potei affrontare solo grazie all’esperienza ed inoltre alla capacità che avevo di trattare con gli operai; questi sembravano tutti abbastanza abili, motivati ed i rapporti personali, fin da quei primi giorni di collaborazione, si improntarono ad un reciproco rispetto ed ad un’accettabile simpatia umana.
Anzi: un paio dei più anziani mi affascinarono, per la loro squisita capacità tecnica e loro apprezzarono che li lasciassi lavorare secondo le loro abitudini, senza voler imporre la mia personale visione del fare, facendo sgradevolmente ‘il Capo’.
Unica ‘piccola!- perturbazione a questa operosa serenità, i messaggini che ogni tanto arrivavano:
-Laura: Bjorno amoremio! Uff! Ho fatto tardi ierisera a farmi sbattere favolosamente e stamattina farò ritardo! Spero d farmi perdonare dal capo! T amo!
-Max: Qlc al bar ha raccontato dei pompini a raffica d laura a casa vs. Xkè nn mi avete invitato? Poi mi sente!
-Laura: mi sn fatta perdonare: tanta e salatissima! E stasse mi devo fermare, amoremio piccino. T amo
-Giulio macell: nn v ho ancora ringraz x bella festa d giov sera! Stupenda, inaspettata e Laura fantastica x cm ha organizzato! Un bacio da parte mia x lei!
Approfittai di una pausa-caffè (presi anche un appunto: ‘portare dall’Italia una macchinetta a cialde!!!’), per rispondere brevemente:
-a Max: xkè ha voluto farmi 1sorpresa!!! Sapevo già d voi2, ma nn del.. backstage!
-a Laura: sei 1troia, ma t amo! Cm 6vestita???
Con Giulio, decisi di scrivere un messaggio tipico da ignaro cornuto, per assecondare una perversa pulsione che sentivo prepotentemente:
-a Giulio macell: Siete tt così entusiasti, ma dopo la cena, Laura è andata d la, a letto.. cm mai così tanto vs entusiasmo??
Mi risposero tutti nell’arco di cinque minuti, ma avevo finito la pausa e, pur soffrendone, decisi di non leggerli fino all’ora di pranzo, insieme agli altri:
-Laura: ank’io t amo! camic seta gialla, mini scotch plissé, stiv tacco leggeri e string bianco: successone in moto!
Ebbi una potente erezione: me la immaginavo a guidare lo scooter con quella camicetta abbastanza trasparente -magari solo annodata sul pancino, come amava portarla- e la microgonna scozzese a piegoline! E, soprattutto, poi così anche sul lavoro!
Capivo benissimo perché il suo capo la perdonasse facilmente’
-Max: ah, ecco! Nn voleva ke tu capissi ke.. allargava l’attività! Gran troia! :-) Ma nn t piacerebbe vederci all’opera, cn lei ke si cucca tt il mio cazzone e nn le basta ancora?
Oddio’
-a Max: già.. Dovete essere 1spettacolo.. a casa ns???
-Giulio macell: Xké organizzare una serata così.. porka nn è da tutte’
Giulio stava per ammettere; gli feci un assist, mentre mi faceva male il cazzo dall’erezione mostruosa che avevo:
-a Giulio macell: Ahahaha! Dai, manco v avesse fatto 1pompino a testa! :-D
Avevo lo stomaco pieno di farfalle svolazzanti, mentre pigiavo su ‘Invio’!
-Vladi: rivista tua troia: appena preso bus pieno e io seguita: palpata da 2′ 1ero io, scusami! Fica zuppa!
Mi immaginai la sua manona pelosa da orso che la toccava’ Dovetti concentrarmi a pensare ad altro per non rischiare di sborrarmi nei boxer, come un adolescente.
-a Vladi: tu sei amico e fratello! Tranquillo! ;-)
In cinque minuti, arrivò la risposta di Giulio:
-Giulio macell: Bé, fai conto ke è come se li avesse fatti’ cmq, bella bocca!
Mi girava la testa, da tanto ero di nuovo eccitato!
-a Giulio macell: Cioè? La mia laura t ha spompinato???
La risposta non tardò:
-Giulio macell: visto ke lo vuoi sapere a tt i costi, sì, grandioso! e anke a tt gli altri, ingoiando! Scusami, ma è stata fantastica!
Non potevo continuare con questi messaggini, o non avrei combinato nulla sul lavoro! Misi via il cellulare. La giornata lavorativa era andata bene ed avevo potuto notare alcune cose da migliorare nell’officina slovena, mentre una loro piccola procedura sarebbe stato interessante applicarla anche da noi’
Quasi alla fine della giornata lavorativa, mi ero messo alla tastiera del pc nell’ufficio del vecchio e, pur litigando con la tastiera non italiana, relazionai per email Fulvio.
Gli dissi che l’acquisizione sembrava anche a me, da un punto di vista squisitamente tecnico-operativo, una buona mossa e poi aggiunsi le mie varie considerazioni entrando nei dettagli per quanto avevo visto e capito.
Ero tentato di dare un’occhiata alla mia posta, ma non volevo restare lì dentro magari anche un’ora, tra letture e risposte mentre il vecchio Rata aspettava per chiudere ed anche Stephan, il suo vice ‘in pratica, un po’ come lo ero io per Flavio- era già andato a casa; perciò resistetti ‘a fatica!- all’impulso e rimandai l’operazione fino a quando fossi tornato in albergo.
Come entrai in camera, guardai l’ora: erano circa le sette e considerai che avevo tre ore, prima che Anika fosse libera dal servizio.
Tutto il tempo per leggere la posta, rispondere, farmi una doccia, prepararmi e mangiare un boccone, pensai.
Accesi il laptop e subito andai nella mia casella: c’erano due messaggi.
Il primo era di Max:
Caro Ale.
Non mi aspettavo che Laura fosse così troia! E, se mi permetti di dirtelo, ci riesce senza sforzo, con naturalezza’ Come se tu stessi 10 anni senza andare in moto, ma come ci torni, sai subito come fare, perché lo avevi ben imparato anni prima’
Ci siamo incuriositi, io ed i miei amici che l’hanno montata, nel notare quanto è larga sia di fica che di culo, ma alle nostre domande ha risposto solo con un sorriso da baldracca contenta, senza dire nulla.
Mi suggerisce l’idea che quella baldraccona della tua dolce’ mogliettina, sia una persona con un grande passato: non solo fa le cose ‘giuste’, ma dice sempre al momento giusto la cosa che più sa infoiare i maschi.
So per certo che si è messa, con buonissimi risultati, a rastrellar cazzi in giro e da una parte sono contento che tu non sia qui, perché tutti si stanno sollazzando alle tue spalle.
Però la tua vacca mi ha detto di aver scoperto che ti eccita, il sapere che ti montano la donna e quindi forse un po’ ti dispiace essere via.
A questo punto, però, ammetto di essere anche un po’ incuriosito sulla tua ex moglie’ anche a lei avevi dato il permesso perché si beccasse cazzi fuori spettanza???
Riguardo al farti assistere’ Sì, potremmo farlo anche in casa vostra’ magari dopo un pochino che me la fotto, potrei anche concederti di aiutarmi a scopare la mia bagascia, considerando che, in fondo, è anche tua moglie’
Ma se posso buttar lì un’idea, mi piacerebbe andare noi tre in una balera che conosco (Laura ce l’ho già portata!), dove tu faresti il bravo maritino cornuto ed io quello che la porta in pista per toccarla e farla toccare un po’ da tutti.
Poi torneremmo a sederci al tavolo dove sei rimasto tu ed assisteresti alla sfilata di tutti quelli che le chiederanno di’ ballare.
Conoscendo lei e conoscendo un po’ dei tipi che bazzicano il locale, non è escluso che verso l’ora di chiusura te la montino sulla pista, in una forsennata gang, visto che qualcuno l’ha già conosciuta’ bene a fondo!.
Però ti consiglio, se vuoi vedere mentre la farciamo di cazzi e sborra in tutti i buchi, di farlo al massimo da bordo pista: non saresti il primo maritino cuckold ad essere costretto a collaudare alcuni cazzi destinati alla sua dolce mogliettina’
Aspetto con ansia il tuo ritorno, ma non preoccuparti per la tua cagna: gli abbiamo già organizzato il WE ed anche l’inizio della prossima settimana, anche se tu sei ancora via.
Un abbraccio!
Max
Ero innegabilmente eccitato dal tono e dalle cose scritte da Max.
Decisi di rispondergli, anche se stringatamente perché volevo poi leggermi in pace la successiva, quella di Laura.
Caro Max
Onestamente Laura sta stupendo anche me, con questa sua sconfinata ed imprevedibile vena troiesca.
Quando mi ha confessato di essere stata tua ‘vittima’, mi sono incazzato non poco con lei ed anche con te, ma poi, man mano che raccontava!, l’eccitazione ha preso il sopravvento.
Sai com’è finita, no?
Ho però il vago sospetto che Laura ti abbia usato!
Oltre a farsi una sontuosa chiavata con te, ha visto la possibilità di creare una crisi tra me e lei e di essere sicura nel gestirla sfruttando quella certa vena di cuckoldismo che deve aver intuito in me (quando ci siamo conosciuti, un anno e passa fa, abbiamo deciso che non volevamo sapere nulla del passato dell’altro! Più che altro, in realtà, non volevamo travasare i nostri passati ed i nostri fantasmi personali in questa nuova storia che sembrava così promettente), per poter ‘probabilmente!- recuperare la troiaggine che aveva accantonato conoscendomi e potersi (ri)dare alla pazza gioia.
Io e te ci conosciamo da qualche anno, ormai e penso che tu ti sia fatto di me l’idea che sono una persona’ tranquilla; beh, diciamo che ho avuto un passato un po’ movimentato anch’io’ ;-)
Anche Stefania, la mia ex, era un tipetto abbastanza frizzante: diciamo che l’ho conosciuta’ inespressa (eravamo mooolto giovani!), ma ne ho intuito le potenzialità e l’ho aiutata a svilupparle.
Fin troppo, forse!
Comunque, rispetto a Laura, sembrava una suora!
Tornando a noi, l’idea della balera la trovo davvero stuzzicante; semmai la prossima settimana, quando sarò lì, vediamo di organizzare’
Mi raccomando, amico mio: tienimela allegra, ma non farla stancare troppo, ciao
Ale’
La successiva era di Laura:
Ciao amore mio grande.
Per cominciare devo dirti che, al di là di tutto, mi manchi un sacco: quelle ore che passo a dormire in un letto vuoto, mi mettono tristezza, molto più di quando immaginassi’
Io mi diverto molto, però: ho inviti per andare ovunque ed abbordaggi continui; poi in pausa pranzo, se il mio principale è impegnato e quindi non devo spompinarlo o farmi sbattere da lui, mi diverto ad andare in giro, per bar affollati e bus stipati e’ qualcuno che mi dà una mano, lo trovo sempre! :-D
Però voi uomini siete anche rompicoglioni: sia Max, che il mio capo che’ qlc altro, vorrebbero avere l’esclusiva su di me: Max ‘bontà sua!- per farmi fottere anche da altri, ma tutti gli altri per avere solo l’esclusiva’ e a qualcheduno scoccia sentirmi dire che io ti amo, ti amo davvero, e che continuerò sempre a fare l’amore con te’
Può piacermi qualche stallone, posso avere anche voglia di rivederlo, ma sei TU l’uomo che amo, quello accanto al quale mi piacerebbe diventare vecchia e loro sono solo cazzi di passaggio.
Ricordalo bene, questo!
Adesso voglio dirti un’altra cosa e son sicura che la troverai molto eccitante: da qualche giorno, da quando ho cominciato a mettere in pratica la promessa che ti ho fatto quella domenica, ho cominciato a ricevere messaggini, email e telefonate (anche se al tel non rispondo più, se è chiamata anonima, per non passare tutto il giorno a parlare al cellu!) e devo dire che tra molte’ stronzate (e diciamolo!), qualcuno scrive anche cose che sicuramente ti ecciterebbero.
Per farti un esempio: un tipo di Verona (mi sembra’ o comunque da quelle parti) gestisce un qualcosa che non ho ben capito cosa sia (un sito, forse? Non l’ho cercato, comunque!), che si chiama ‘lo sgabello della troia’: insomma: questo tipo dice che lui ha un locale attrezzato dalle sue parti, dove ‘la troia’ (testuale! Quella di turno, non necessariamente io!) viene appesa per polsi e caviglie ad un sistema di pulegge, in modo da farla stare più o meno seduta e poi viene calata fino ad impalarla su un grosso cazzo finto (ne ha alcuni, intercambiabili per taglia, forma e materiali) da infilare o in fica o nel culo.
Impalata così, rimbalzando su e giù sul ‘palo’, viene eventualmente stimolata da eventuali presenti (in quantità decisa negli accordi preliminari: partendo dal marito ed il tizio fino a loro due più X persone!), in modo da avere ripetuti, grandiosi orgasmi.
Quando la signora chiede di essere tolta dal palo, secondo accordi e presenti, potrà ‘volendo- essere montata a turno o in gruppo, subire il bukkake e quant’altro.
Non sono granché interessata, ma penso che sia un’idea molto stuzzicante, per te, immaginarmi in una situazione del genere, magari con una ventina di invitati’
Beh, ti dicevo: mi ha contattato una persona, che combinazione conosco da un po’, molto intrigante e con una mente deliziosamente porcella, che mi ha anche dato un suggerimento carinissimo: si tratta di aprire un ‘metablog’ (una cosa tecnica: sai che io ci acchiappo poco’), dove raccontare le mie avventure e tutte le email di commento, con eventuali foto e dove far arrivare tutte le proposte che mi fanno e mi faranno.
Questo mi (ci!) permetterà di scegliere i miei stalloni; anzi ‘dice lui!- siccome sarò troppo impegnata a farmi sbattere in tutti i miei buchi da troia e poi a raccontarti gli avvenimenti, dovrai essere TU a gestire il metablog, trascrivendo le mie narrazioni, scegliendomi i cazzi e le proposte migliori.
E’ una cosa che potresti fare benissimo perfino da lì in Slovenia, pensa! Perché lui dice che è molto più semplice da gestire di un vecchio blog. Poi semmai ti farò sapere bene come devi fare.
E amore mio piccino, quanto ti ecciterà poi, avere l’incarico di scegliere i bull che sbatteranno senza pietà la tua mogliettina, coinvolgendola in intrigantissime situazioni, per poi raccontare pubblicamente a tutti com’è andata???
Per esempio: pensa a quando racconterai all’universo mondo della mia gita in barca quando, dopo essere stata doverosamente sbattuta da Max, Ahmed e Antoine (il proprietario del cabinato) e Paulo, un loro amico angolano, che mi hanno fatta prostituire prima con padre e figlio tedeschi e poi usata come piatto da portata (o porCata??? O__O) sulla barca del milanese, prima di tornare al mio abituale ruolo di baldracca coi buchi da riempire e la mia lingua dedicata ad uccelli e passere..
Dai, adesso non fare il timido: tiratelo fuori e fatti una bella segona! Te la sei meritata ed anch’io, in fondo, mi merito di sapere che spruzzi ben in alto la tua sborra per la mia troiaggine, no?
Lo sai che mi faccio toccare in giro e mi sentono sempre aperta, bagnata e scivolosa?
Non è solo mia eccitazione, ma anche le sborrate che mi fanno dentro e che mi tengo il più possibile, in modo da odorare fortemente di sesso, sesso da sporcaccioni, quello che ti e mi e ci piace così tanto!
Adesso ti devo lasciare, perché il mio principale mi vuole’ per sbattermi, ovviamente! Le promozioni bisogna meritarsele!!! ^_^
Poi, quando avremo finito con lui, uscirò e’ tornare nella nostra casetta vuota, senza di te, non mi va’ stare da sola non mi va’ Chi sa? Magari mi infilo in un cinema, da sola’ magari un cine porno’ Pensi che mi lasceranno in pace? Bah, vediamo!
Un bacio, amore mio dolcissimo
Indubbiamente Laura aveva una marcia in più, rispetto a molte donne che avevo conosciuto in vita mia; anzi, anche due o tre, se è per quello!
Ero eccitato in modo incredibile e rilessi, centellinando ogni parola, ogni frase, ogni situazione descritta, la sua email.
L’idea di quel coso’ quel’ -come diavolo lo aveva chiamato?- boh’ il blog insomma, era decisamente stuzzicante e speravo davvero che non fosse complicato da gestire e che quel tizio l’aiutasse a metterlo su!
Le risposi brevemente, ma in modo complice ed affettuoso, dichiarandomi inoltre anche molto interessato ad approfondire la faccenda del blog. Mentre ‘finalmente- mi preparavo a vedere Anika, la mia mente vagò liberamente, come un cane d’appartamento portato in campagna che comincia a correre, annusare, saltare, abbaiare ebbro di felicità.
Delle ultime parole scritte da Laura, la mente si soffermò sul concetto ‘cineporno’ e mi riportò indietro di oltre un quarto di secolo quando, appena fidanzato con la mia coetanea Stefania, ero attratto dall’ambiente vagamente morboso di queste sale.
Col tempo e molta pazienza, riuscii a convincerla a varcare con me quei pesanti tendaggi di velluto rosso, per guardare stupita le sconvolgenti immagini che allora si susseguivano sullo schermo’ Come è cambiato il mondo: adesso quei film che allora sembravano chissacché, adesso sarebbero quasi adatti ad essere passati in televisione in prima serata!
Ricordo ancora nitidamente il groviglio di emozioni, sensazioni, pensieri, gelosia ed eccitazione della prima volta che accanto a Stefy si sedette un singolo: le avevo sollevato la gonna e le stavo accarezzando la fichetta (rigorosamente cespugliosa, come era normale all’epoca!), quando il tipo si siede sull’altro suo lato.
Lei mi leva bruscamente la mano, abbassa il lembo della gonna e finge ostinatamente di guardare il film, come del resto anch’io: non ‘stava bene’ mostrarsi interessati a quello che facevano gli altri in sala: poi, ‘cos’avrebbero pensato’???
Il tipo ci studia con la coda dell’occhio per una decina di minuti; nel frattempo io comincio a far risalire la mano destra dal ginocchio verso l’orlo della gonna, facendo scivolare la punta delle dita tra le cosce, per indurla a schiuderle.
Arrivato a metà coscia, continuo a risalire lentamente, cominciando a trascinare la stoffa della gonna e scoprendola quindi a poco a poco.
Lei allenta la stretta delle gambe e la mia mano risale ancora, spingendole la gamba esterna in là, verso quella del tizio che tiene la sua mano appoggiata sul proprio ginocchio.
Come il tipo sente la tiepida coscia di Stefy contro il dorso delle proprie dita, prima azzarda a muovere la mano senza cambiarle postura, per fare una ‘accidentale’ carezza; poi, verificato che il ginocchio femminile non fugge impaurito, azzarda a carezzarne l’esterno ed alla fine gli appoggia il palmo della mano sopra.
Dopo aver valutato la mancanza di reazioni, la sua mano comincia a risalire con una carezza molto lenta sulla coscia, verso il pube dove le mie dita sono tornate ad impregnarsi del ciprigno di lei ‘forse eccitata malgrado la sua intenzione-, mentre allargandole cerco di convincerla ad aprire maggiormente le gambe per favorire le nostre ispezioni.
Poi, sento le ruvide dita dell’uomo strofinarsi sulle mie e, ‘non volendo disturbarlo dopo averlo coinvolto‘ (così ricordo di aver pensato!), tolgo subito la mia mano, appoggiandola sul ginocchio della mia fidanzata, che mi sta guardando con un’espressione tra lo spaventato (per la’ enormità di quello che si stava lasciando fare da un perfetto, anonimo sconosciuto!) e l’ansioso di avere da me indicazioni sul come reagire, come comportarsi, cosa fare.
Le faccio un sorrisetto complice e rassicurante, al quale non credevo neanch’io fino in fondo e lei dopo un attimo allarga al massimo le cosce, sotto la decisa spinta della mano dell’uomo; dopo pochi istanti, fa un piccolo singulto: getto una fugace occhiata verso il suo pube e vedo solo il dorso della mano dell’uomo: le ha messo almeno un dito dentro!!!
Distolgo subito lo sguardo ‘per non essere di troppo, per non infastidirli con la mia presenza ed i miei sguardi curiosi‘, ma dopo un attimo sento lo sciaguattio delle dita che si muovono nella fichetta zuppa di Stefy.
Sono eccitatissimo: vorrei tirarmelo fuori e masturbarmi, ma poi la mia Stefy cos’avrebbe pensato di me?
Così resto seduto, mano a carezzare il ginocchio di Stefy, postura eretta, viso con espressione neutra fissato verso lo schermo ed occhi che cercano di guardare cos’accade accanto a me.
Dai movimenti che percepisco, intuisco che il tipo se lo è tirato fuori e nella poca luce irregolare proveniente dallo schermo, glie lo intravvedo un attimo: mi sembra di buona taglia.
Con la visione laterale, mi rendo conto che ha messo una mano sul collo di Stefania e’ e le tira la testa verso il basso! Vuole che la mia fidanzata glie lo prenda in bocca!!!
‘Ma questo non era nei patti, non sta bene senza essersi accordati prima! Mica è una puttana, la mia fidanzata!‘, penso tumultuosamente, combattuto tra sdegno, gelosia, furore ed incredibile eccitazione!
E Stefania che invece di rifiutarsi, di resistere, di salvarsi da quell’intrusione oltraggiosa, si lascia abbassare, resiste un attimo con le labbra serrate contro la turgida cappella dell’uomo e poi, dopo aver salvato la faccia davanti a se stessa, lo accoglie in bocca e lascia che la mano dell’uomo, appoggiata sulla nuca, la spinga in giù, fino a prenderlo in gola, sforzandosi e poi comincia ad andare su e giù con la testa, contorta verso l’inguine dell’uomo della poltroncina accanto.
Non oso girarmi a guardare…. -cosa penserebbe poi di me l’uomo???- ‘ ma ho l’ispirazione di scoprire il fianco di Stefy, di accarezzarle il culetto e poi di scostarle il cavallo degli slip ed arrivare a toccarle la fichetta stretta, bagnatissima ed a giocherellarci le dita, ma sempre nella mia irreprensibile postura eretta, da spettatore di pellicole al cinema, con solo la mano destra che si discosta da questa compostezza e col cuore che mi pulsa così forte che lo sento pompare nelle orecchie!
Poi sento l’uomo che si fa scappare un gemito, un mugolio… Penso: avrà il fazzoletto a portata di mano, per non sporcarsi i calzoni… tanto adesso Stefy adesso capisce che sta per venie e si rialza subito…
Ma vedo lei sempre china, sempre ad andare su e giù con la testa, col la mano di lui appena appoggiata morbidamente sulla sua nuca… e vedo lui che si irrigidisce, che si inarca, lo sento fare un verso come un rantolo… E’ venuto… e nella bocca della mia fidanzata, il porco!!!!
Poverina… tanto adesso si tira su e lo sputa in terra, la mia dolce Stefy violentata in bocca da questo maiale!!!
Lui leva la mano, lei si raddrizza (si mette più comoda per abbassarsi e sputare, penso!), si gira verso di me, mi fa un sorriso timido e complice insieme, come se si vergognasse ed avesse paura di essere sgridata di aver fatto una monelleria con me e poi… poi mi bacia, sulle labbra e mi spinge la lingua in bocca ed io faccio girare la mia lingua nella sua bocca e cerco, cerco quello sperma di cui sento il sapore, ma non trovo da nessuna parte, ma… ma non lo avrà mica ingoiato, vero???
Il tipo si rialza e se ne va, contento e Stefy mi guarda, con gli occhi brillanti di fierezza per aver fatto quello che desideravo… ed andando anche ben oltre!
Ed io, ammucchiato nella mia poltroncina di legno, in un uragano di sensazioni; gelosia per lo sconosciuto e verso di lei, perché non doveva farlo così di gusto!, gioia perché ero riuscito a far fare alla mia fidanzata quello che desideravo, imbarazzo perché adesso lei cosa penserà di me? E il tipo, di noi? E poi… ero io ada vaer piegato lei alle mie turpi voglie o era stata lei a fare -con tante scene da santarellina!- quello che veramente voleva, ridendo di quanto son stato coglione?
Stefy si gira, si abbassa su di me, mi abbassa la zip ed il mio cazzo da teenager scatta fuori come una molla d’acciaio e lei mi fa capire con un delizioso esempio pratico come ha fatto per far esplodere in così poco tempo lo sconosciuto…
La guardo, nel chiarore della proiezione e vedo che la gonna sull’altro fianco le è risalita e vorrei che mentre mi pompa un altro si sedesse accanto a lei e la toccasse, ma nello stesso tempo sono pronto ad uccidere chiunque osasse anche solo guardare dalla nostra parte e poi…. ohhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!
Col tempo, abbiamo continuato ad andare nei cinemini, a ripetere quella esperienza e poi anche…. aumentando il livello di attività ed ogni volta pensavo di essere io a… manovrare lei, pur avendo la sensazione che in realtà fosse Stefy a farmi fare esattamente quello che voleva lei…
Ricordai la furiosa eccitazione che mi provocò quella prima uscita… ed anche le altre, a seguire e dovetti fare un profondo respiro per calmarmi e finire di prepararmi.
Lo specchio rimandò la mia immagine: accuratamente sbarbato, coi baffi rifilati alla perfezione, i capelli brizzolati a posto, il colletto della camicia fresca di bucato e di stiratura col bottone rilassatamente slacciato: sì, ero pronto per la mia seratina con Anika! Mentre raggiungevo l’officina, quel mercoledì, riflettevo che stavo davvero bene con Anika: si dava a letto con passione ed entusiasmo, nonostante sapesse che avevo una moglie (le avevo detto così, ormai) che mi aspettava a casa, pur essendomi ‘allegramente’ infedele e che amavo, nonostante ciò.
Del resto, con Anika, non c’era spazio e tempo per una storia che fosse diversa dalle spensierate scopate che ci eravamo fatti, anche la sera prima!, perché ancora poco più di quarantott’ore e sarei tornato a casa da lei, dalla mia deliziosa ed infedele compagna.
Il vecchio Rata, stranamente, era sparito verso le otto del mattino, salutandomi brevemente, ma avevo abbastanza cose da fare per non sprecare tempo a rifletterci su.
Laura, da parte sua, mi… teneva affaccendato a leggere i suoi messaggini, troiescamente eccitanti!, che spaziavano tra dettagli dei giorni precedenti, accadimenti praticamente ‘in diretta’ (documentati a volte da scatti fotografici che mi eccitavano in modo assurdo!) e progetti per le ore ed i giorni futuri.
Le rispondevo stringatamente ‘e non a tutti i messaggi- perché, pur intrigandomi molto lo scambio di sms, dovevo cercare anche di restare concentrato sul lavoro.
La matura impiegata dell’officina, verso le tre del pomeriggio, mi venne a cercare e mi fece capire che mi volevano al telefono.
Era Flavio che riuscì a mettermi di pessimo umore: riassumendo molto, mi disse che era contento che anch’io avessi dato un parere favorevole all’acquisizione di quella officina ‘sorrisi tra me e me- e che aveva trasmesso la documentazione ad un notaio di lì per l’atto formale.
Mi aveva nominato suo rappresentante legale, per cui avrei materialmente firmato io il contratto e tutti i papiri necessari.
Come si dice, mi ‘sentivo colare’ una qualche fregatura. Lo lasciai proseguire.
” Quindi tu resterai lì finché non avrai i documenti legali da riportare qui.
Sai, Ratkovich mi ha detto che probabilmente sarà tutto pronto in pochi giorni’
Come sarebbe a dire??? ‘Fammi capire, Flavio: cosa intendi con ‘pochi giorni’?’
‘Ma sì, dai! Magari’ ‘Magari???-‘ ce la fate a fare tutto per venerdì”
‘No, no, aspetta! E se, magaaari!!!, non ce la fa, a fare tutto per venerdì’???’ Mi stavo incazzando!
‘Va beh, dai’ Se non ce la fa, resti lì’ Ti fai il week end lì, fai il turista e poi magari’ ‘Magari? Di nuovo???-‘ lunedì i documenti son pronti”
‘Ma io DEVO rientrare venerdì sera!’
‘E va beh, dai’ Ti fermi lì ancora qualche giorno’ Ah, a proposito, dimenticavo!’
E mi addolcì la pillola, comunicandomi il mio avanzamento di livello, con un aumento di stipendio ad personam considerevole (Cazzo! Fin troppo’ Cosa c’è sotto??? pensai con un’istintiva diffidenza), se avessi accettato la mia nomina a responsabile della produzione del sito in Slovenia, ‘Ehhhh???– con un contributo economico per ‘mettere su casa’ lì.
Ero frastornato. Dissi a Flavio che avevo bisogno di rifletterci su e, praticamente, gli chiusi la comunicazione in faccia.
Distrattamente misi la mano in tasca per prendere le sigarette, ma pescai per sbaglio il cellulare; appena mi resi conto dell’errore, tirai un accidenti tra me e me e stavo per rimetterlo in tasca quando vidi che lampeggiava per un messaggio che non avevo sentito arrivare.
Mi accesi la sigaretta e lo lessi:
-Laura: stai diventando un uomo importante! Congratulazioni, amore mio!
Decisi di non rispondere, detestandola.
E’ chiaro che non poteva averlo saputo altri che da Flavio’ che quindi la frequentava’ e non certo per parlare di tornitura di precisione!
Omai era evidente il loro gioco: Flavio mi aveva scaraventato in Slovenia per avere campo libero con Laura ed aveva, in un qual certo modo, pagato il mio’ disturbo per montarsi mia moglie.
Diciamo che la promozione pensavo di essermela davvero meritata e poteva starci (se solo però ne avessimo parlato prima!) anche l’incarico di responsabile di quella officina’ La sua coscienza sporca, però, era denunciata dalla cifra più che sostanziosa del mio aumento, dalla liberalità di quella trasferta e di quella per trovarmi casa lì.
Era una situazione ed una sensazione strana: si scopava mia moglie gratis ed i regali che di solito si fanno ad una mantenuta li faceva a me!
Mi sentivo come se lui si fottesse non solo Laura’ ma anche ME!
Feci una breve risatina nervosa: se solo avesse saputo che non si montava mia moglie a mia insaputa’
Evidentemente Flavio aveva pensato tutto già da un po’: sia Laura che Max sapevano già che non sarei rientrato, quel venerdì’ Come sempre, l’ultimo a sapere era il marito.
Da una parte la cosa mi irritava profondamente: ero stato mosso come una marionetta!
Qualcosa mi diceva che i documenti ‘purtroppo!’, per inaspettate difficoltà burocratiche, non sarebbero stati pronti che per lunedì o martedì’
Dall’altra, indubbiamente la fascia di reddito alla quale sarei arrivato era quantomeno suggestiva’ senza contare che, se avessi avuto l’accortezza di farmi rilasciare sempre ricevute, avrei potuto usare in modo intelligente e vantaggioso la famosa carta di credito aziendale e quindi avrei potuto acquistare beni e servizi a mio esclusivo uso senza che il fisco avesse particolari curiosità.
Se avessi detto no, Flavio avrebbe continuato a chiavare Laura, ma io non avrei avuto nessun vantaggio, a parte la gratifica già avuta.
Se invece avessi accettato, mi sarei potuto mettere su casa lì, tornando da Laura ogni’ uhmmm’ diciamo 15 giorni e seguendo le sue ‘avventure’ con quel famoso coso’ il blog che quel tipo le aveva suggerito di metter su.
Poi, considerando che i prezzi qui sono molto più bassi che a casa e che il mio stipendio, che era diventato un buon stipendio già per casa, qui mi avrebbe permesso di vivere più che sontuosamente, nulla mi avrebbe impedito di suggerire a Laura di lasciare il lavoro in quell’ufficio che detesta, raggiungermi qui e ‘magari- anche sposarci, perché no?
Vidi arrivare Ratkovich, che era raggiante.
Mi disse che aveva avuto una lunga conversazione con Flavio, che avevano trovato un accordo e che io ero stato formalmente nominato come rappresentante di Flavio e che perciò avrei firmato i contratti e che’
Lo stoppai al volo, per chiedergli quando ci sarebbe stata la firma.
L’avvocato ed in notaio ‘mi disse- si stavano dando da fare per preparare tutto per venerdì’ ma c’erano alcuni passaggi burocratici che foooorse avrebbero fatto slittare la firma a lunedì’ ‘massimo martedì!’ della settimana seguente. Macchestrano’
L’impiegata richiamò l’attenzione del vecchio Rata e gli disse una breve frase, guardandomi.
L’uomo mi spiegò che erano arrivate due email per me; vidi subito che erano di Flavio.
La prima era colloquiale, dove si augurava che io accettassi la sua proposta, che si fidava di me come persona, come sottoposto ed anche come amico.
Restava inteso che avrei potuto disporre della carta di credito aziendale, perché ” so quanto sei oculato e che sai senz’altro valutare se una spesa (ovviamente fatturata!) è deducibile per la ditta e quindi il farla non comporta problemi”’
Terminava con una frase che, inutile negarlo!, mi stuzzicò non poco: se avessi accettato l’incarico di responsabile, lì in Slovenia, avrei anche avuto una -piccola, ma pur sempre interessante!- quota percentuale degli utili prodotti
La seconda, molto formale, mi comunicava i termini normativi, previdenziali ed economici del mio nuovo inquadramento, con la richiesta di dare risposta positiva se avessi accettato.
Pensai al pesante sputtanamento a casa, alla dolcezza di Anika, al fatto che lì il mio pur discreto stipendio mi avrebbe permesso di vivere sontuosamente, al fatto che col blog, che avrei gestito nel tempo libero, avrei saputo tutto (ed anche di più!) di cosa combinava mia ‘moglie’ (e questa riflessione mi procurò un’erezione immediata!) a ‘casa’.
Normalmente, mi sarei consigliato con la mia compagna, avrei approfondito con lei i pro ed i contro della proposta, l’avrei consolata e convinta che era un’occasione da non lasciarmi scappare’
Ma stavolta no, non serviva: lei aveva già deciso per me, prima ancora che sospettassi che ci fosse una proposta che mi riguardava! E, inoltre lo aveva già anche ‘festosamente?- comunicato ai suoi stalloni!
Eppure, volevo pensarci ancora su: avevo pensato ad una soluzione e volevo discuterne con Flavio. Quel giovedì, il vecchio Rata era tutto contento; la sera precedente, prima di perdermi tra le bollenti cosce di Anika e scoprire che era una cameriera a tempo determinato e che dal venerdì sarebbe restata disoccupata, avevo avuto uno scambio di email con Flavio (avevo preferito farlo per iscritto anziché per telefono, perché ‘verba volant, scripta manent’!) ed alla fine avevamo trovato un accordo soddisfacente per entrambi: io sarei diventato il responsabile di quella officina, ma pro-tempore: sarei restato in loco, durante la settimana, finché non avessi trovato una persona in grado di sostituirmi nella direzione pratica dell’officina e l’avessi convenientemente formata; poi sarei tornato ad avere la mia sede di lavoro a casa, ma andando avanti ed indietro secondo le necessità. Ovviamente avrei avuto la promozione coi suoi effetti economici ed un contributo (ma in pratica Flavio avrebbe coperto ogni spesa!) per trovarmi una sistemazione abitativa lì, sia per abitarci fino a quando non fossi rientrato, per poterla poi usare come base per le mie future trasferte.
Quando, quella mattina, l’ingegner Ratkovitch aveva saputo dell’accordo da Flavio, mi venne a cercare tutto contento e si complimentò; poi mi disse che in quei pochi giorni mi aveva apprezzato come persona capace sia tecnicamente che dal lato organizzativo oltre ceh per l’aspetto umano ed era felice di lasciare la ” sua creatura” nelle mani di una persona capace.
Lo ringraziai della stima (e mi piaceva davvero, quel vecchio!) e gli suggerii di fermare il lavoro una mezz’ora prima del solito per poter mettere al corrente ‘la gente’ del cambiamento in atto.
Ci trovammo tutti, all’ora che avevamo deciso, nella piccola sala mensa della fabbrichetta e lì prima Ratkovich raccontò nella loro lingua varie cose che suscitarono tra i presenti qualche risata ed un po’ di commozione, seguiti da una vera orgia di abbracci affettuosi.
Poi mi chiese di dire qualcosa io: si sarebbe occupato Stephan di tradurre per chi non avesse capito la mia lingua.
Non amavo parlare in pubblico, ma essendo il (futuro, il prossimo!) responsabile della produzione, non potevo sottrarmi.
Così, con le pause che il tempo di tradurre mi regalava, riuscii a dirgli che la loro azienda era piaciuta al mio capo ed a me e che ci era soprattutto piaciuta la loro professionalità ed abilità, tanto che avevamo sfruttato l’intenzione di cedere dell’ingegner Ratkovich per acquisirla.
Feci atto di umiltà, dicendo che apprezzavo la loro professionalità e che ero lì anche per imparare da loro e che comunque speravo di poter contare sulla collaborazione del signor Stephan Malkovitch come mio vice.
Nessuno di loro sarebbe restato a casa (sorrisero tutti e si rilassarono visibilmente!) poiché c’era il progetto di ottimizzare la produzione tra i due stabilimenti (usai questa espressione un po’ pomposa, ma apprezzarono’) ed in un futuro, probabilmente assumere anche qualche giovane che potesse imparare da loro il mestiere.
Inoltre, non escludevo la possibilità che, lì a sei mesi, potessero trovarsi le buste paga un pochino più sostanziose’
La traduzione di questa frase ‘pur ambigua: non potevo promettere ancora nulla!- scatenò il loro entusiasmo.
Da sotto al tavolo presi i sacchetti della spesa ed in pochi minuti eravamo intenti a sgranocchiare biscotti freschi e pasticcini, bevendo aranciata o cocacola dai bicchieri di plastica, in un clima estremamente cameratesco, tanto che il primo a lasciare il capannone lo fece oltre dieci minuti dopo l’ora solita.
Stephan era indubbiamente contento della conferma a ‘numero due’ della baracca.
Ovviamente sperava di diventare un giorno lui il capo-in-testa, ma aveva abbastanza realismo per capire che, in un cambio di proprietà, era già buono che non fosse stato retrocesso o, peggio ancora!, lasciato a casa.
Ci ritirammo in un angolo a parlare tra noi e lo studiai un pochino meglio, con calma: un omone ben più alto e massiccio di me, circa della mia età, con una folta barbona nera e neri capelli lunghi; vocione fondo ma potente, due mani che sembravano due pale da fornaio e due occhi che brillavano di intelligenza e malizia, il tutto condito da una buona professionalità: sì, il tipo mi piaceva davvero!
Preferii però non spiegargli che ero un capo pro-tempore, né che lo avrei tenuto sott’occhio perché stavo già pensando a lui come mio sostituto nel ruolo di responsabile del sito.
Gli feci notare che per me quella era una promozione e che sotto Flavio io avevo avuto lo steso ruolo che aveva avuto lui sotto al vecchio Rata e d’ora innanzi, sotto di me; però, gli dissi per rinfrancarlo, io avevo avuto un aumento di stipendio e mi sembrava giusto che verificassi ‘senza poter promettere nulla, eh!- se fosse possibile fargliene avere uno anche a lui.
In quel momento, decise che ero il suo migliore amico!
Ci cambiammo e mi trascinò in un bar lì a brindare, presentandomi ad almeno un milione di persone, ma tutti suoi amici!, come il nuovo direttore dello stabilimento ed il suo nuovo capo.
‘Cazzo, quanto bevono!’ pensai, mentre barcollavo verso la Golf, con la mente attutita dai numerosissimi brindisi nei quali ero stato coinvolto.
Bene o male, ma comunque non superando mai i trenta all’ora e senza mai azzardarmi a mettere la terza!, riuscii a tornare in albergo.
Avrei dovuto prepararmi per andare a cena, avrei dovuto telefonare ad Anika, avrei dovuto attaccare il computer per vedere se c’era qualche email, avrei dovuto guardare sul cellulare per leggere eventuali messaggi, ma avevo bisogno di buttarmi sul letto, cinque minuti, giusto cinque minuti’
Freddo’ freddo e fastidio. Cercai di coprirmi istintivamente, ma non riuscendoci superai la sottile pellicola che racchiudeva il sonno e mi svegliai.
Freddo e feroce malditesta; un’occhiata mi fece scoprire che erano le due passate del mattino: mi ero sciabolato sette ore filate di sonno!
Certo, con Anika mi stancavo parecchio e mi trovavo a dormire pochino, però’ Che poi, strano che non mi avesse cercato, visto che avremmo dovuto andare fuori a cena’
Guardai il cellulare, ma oltre a non esserci nessun messaggino non ancora letto ‘evento assolutamente inconsueto: Laura aveva deciso ancora una volta di ignorarmi, di tenermi al buio? Chessifotta!-, non c’era neanche nessuna chiamata non risposta’ mistero!
Andai in bagno a svuotare la cisterna, poi sgranocchiai mezzo pacchetto di biscotti per fermarmi lo stomaco e, mentre il portatile si caricava, riflettei che quel finesettimana ‘visto che avevano fatto di tutto per tenermi lì!- tanto valeva che lo sfruttassi per trovarmi un posto lì che potessi chiamare ‘casa’; mi sarei fatto aiutare da Anika, che magari conosceva qualcuno che mi potesse venire utile e chhe mi avrebbe aiutato come interprete.
Nella posta, tra le altre che scorsi rapidamente ed alle quali risposi al volo, c’era un’email di Laura: mi stiracchiai, mi accesi una sigaretta ‘dopo aver aperto la portafinestra per non impuzzolentire tutta la camera- e mi misi a leggerla, con però un sentimento strano: come se mi aspettassi una lettura fastidiosa oltre che eccitante. Ciao amore mio piccino!
No, rilassati! Non sono con uno uomo’ e neanche più di uno! :-D
No, sono sola, ma ti voglio raccontare di ierisera (e stanotte), certa che sarai orgogliosa della mia troiaggine e che così sarai MOLTO eccitato.
Ti avevo detto che ieri sera, triste per la tua mancanza, sarei andata ad ammazzare il tempo in un cineporno, anche se erano diversi anni che non ci andavo.
Così ho cenato con calma, mi sono preparata e vestita senza fretta (da brava mogliettina seria: gonna plissettata blu fino a metà coscia con le autoreggenti velate, camicetta di seta gialla col collo a fiocco, giacchina di lana leggera blu e tacco non esagerato. Uniche comodità, l’assenza di reggiseno ed uno string ;-D) e poi sono partita tranquillamente a piedi per andare in quello qui vicino.
Me la son presa comoda, perché tanto sapevo che l’ultimo spettacolo comincia verso le dieci, dieci e mezza e quindi ci son arrivata quasi alle nove e mezza: tanto ‘pensavo- non è un giallo che se entri a metà non capisci cosa è successo prima!
Arrivo davanti al cinema e noto che la serranda non è fino in cima, ma già un pò abbassata.
Vado alla cassa e sorrido all’uomo dietro al vetro: molto oltre i sessanta, ridicolo coi capelli neri di tintura e le sopracciglia quasi bianche, grassoccio, con l’aria volgare e torva di chi ha un passato losco e, come mi vede, ha un lampo di lussuria pura negli occhietti porcini.
Gli chiedo un biglietto con l’aria più innocente del mondo e lui mi guarda, quasi sbavando e mi fa: ‘ma guardi che stiamo per chiudere: con la crisi l’ultimo spettacolo comincia alle ottemmezzo: aspetto che escano gli ultimi spettatori, poi stacco tutto”
Occazzo, non me l’aspettavo! Sarei dovuta tornare a casa a guardare la tv’
Il vecchio porco vede la mia delusione in faccia, fa un ghignetto e mi dice: ‘Non sa come passare la serata, signora?’ sottolineando il ‘signora’. Annuisco. E lui sonda il terreno: ‘E suo marito”
Faccio il musetto afflitto: ‘Mio marito è all’estero per lavoro da un sacco di tempo ed ancora per un po’ non torna”
‘Le faccio una proposta, se le va: appena escono quei due culattoni’ -non faccia quella faccia: prima li ho visti che si spompinavano in sala!-‘ dicevo: appena vanno via, io stacco tutto, chiudo e me ne vado nel locale di’ amici.
Se vuole essere la mia dama”
Meglio della tv, no, cucciolo? Ma faccio un po’ l’ingenua: ‘Mah’ non so’ ma che tipo di locale sarebbe?’
Il tipo sbava, perché vede entrare la sua preda nella trappola improvvisata: ‘Beh, è un localino tranquillo’ c’è una pista da ballo, si può mangiare qualcosa’ a volte fanno anche spettacolini”
Cercava di avere un’aria da innocentino, ma invece lo vedevo assolutamente laido.
La faccenda mi intriga torbidamente: ‘Sì, ma’ io sono a piedi perché abito qui vicino ma poi’ cioè, ecco’ poi, come faccio a tornare a casa?’
Lui fa un sorriso pieno di denti storti ed anneriti dalla nicotina: ‘Nessun problema, signora’?’ ‘Laura, ma lasciamo stare il signora!’ sorrido civetta.
‘Ok, Laura: io abito nella strada qua dietro e quindi nessun problema: alla fine della serata ti riporto io’ anche sotto la vostra casuccia, se vuoi!’
Alla fine accetto, proprio mentre gli ultimi due escono.
In cinque minuti siamo in macchina e viaggiamo verso la periferia. Man mano che procediamo e chiacchieriamo di nulla, la sua mano mi scivola sul ginocchio; la prima volta sembra quasi casualmente e casualmente io lo scosto dopo qualche istante.
Poi Pino ci riprova ed io faccio finta di non accorgermene; allora lui risale rapidamente la coscia ed io lo guardo con un’aria di rimprovero, ma senza spostare la gamba: ‘Pino, monellaccio, ma cosa fai?’ dico ridendo e lui, già ingrifato arriva sulla pelle nuda mentre dice: ‘Io alla belle ‘fimmene’ non resisto!’
Faccio un timido tentativo di sfuggirgli e difatti tempo trenta secondi ho due delle sue grosse dita piantate nella fica.
Non è sgradevolissimo, ma mi sembra un po’ poco, per la mia serata: ‘Ma scusa, hai cambiato idea, non andiamo più in quel locale dei tuoi amici?’
Lui sussulta. ‘Sì sì, ci siamo quasi’. Ecco, di qui!’
Leva un dito e continua a muovere dentro di me l’altro, ma più per tenermi ‘calda’ che per farmi eccitare.
Alla fine arriviamo in una piazzetta e Pino parcheggia; dall’altra parte della piazza vedo, in un palazzo che ha molto bisogno di un bel restauro alle facciate, l’ingresso di un locale, con l’insegna lampeggiante, due seni nudi ed il nome: Macumba.
Ricordavo di averne sentito parlare: non una gran fama, in città, anzi!! Una specie di night club, un posto da puttane e malavitosi e ogni tanto chiuso dalla polizia, ma dove avevo sentito dire che succedevano cose anche esagerate’. Sei già eccitato ad immaginarmi lì dentro, cucciolotto???? ;-)
Entriamo e mi guardo intorno: poca luce, gente che parlotta beve e ride ai tavoli, qualche puttana arrampicata sugli sgabelli del bar, il tintinnio dei bicchieri, il brusio delle conversazioni coperto ogni tanto da qualche risata sguaiata, tipe un po’ sfatte ingioiellate e vestite chiassosamente’ un bel posticino, insomma! :-D
Ho subito pensato che non solo tutti i maschi lì dentro avrebbero voluto sbattermi, ma che, se non stavo attenta! (ahahahaah), sarebbe davvero potuto succedere!
Con Pino attraversiamo il locale, mentre lui scambia cenni di saluti con molti ed arriviamo in una parte adibita a ristorante, dove va a salutare (a rendere omaggio, a dire il vero!) un tizio seduto ad un tavolo con altre persone, che mi presenta come il ‘signor Salvatore, il padrone del locale’: un tipo anche lui ben oltre i sessanta, laido dall’aria unta che mi fa un sorriso fasullissimo da porco e mi presenta i suoi commensali: un tipaccio albanese con una ragazzina (probabilmente una delle sue ‘ragazze’), Clelia, una vecchia grassa sfatta e abbastanza sguaiata (la moglie di Salvatore) ed una coppia che era decisamente a disagio, nonostante l’abbigliamento di lei, che mi hanno presentato come Roberto e Beatrice Gometti.
Mentre Pino parlotta con Salvatore, che mi tiene distrattamente una mano sul culo accarezzandomelo, studio i due: sui cinquanta, lui dignitosamente vestito da maritino che porta la moglie al ristorante, lei invece evidentemente a disagio per com’era ‘vestita’: un tubino attillato bianco, praticamente trasparente, con una profonda scollatura e la schiena completamente scoperta; sotto, un vistoso reggiseno nero a balconcino che le metteva bene in mostra i capezzoli turgidi di un bel seno ‘importante’ e calze rosse, con due giarrettiere nere di pizzo; rosse anche le scarpe a punta, con tacchi a stiletto da almeno dieci centimetri. Un bel collo, messo in risalto dai capelli biondi tirati su ed un bel viso, anche se truccato un po’ da battona ed incorniciato da grossi orecchini tintinnanti.
Intuisco che i due sono ‘sotto scacco’ da parte del padrone, probabilmente uno strozzino: Il marito sembra fregarsene e anzi sembra molto interessato ad Anxela la ragazzina che cerca chiaramente di rimorchiarlo, mentre Beatrice continua ad essere rimbrottata dai sussurri di Clelia ed è chiaramente a disagio ed imbarazzata.
Intuisco che è la prima volta che i Gometti capitano in un posto come quello e che la ragazzina serve per distrarre l’uomo, mentre succederà di sicuro qualcosa alla bella Beatrice.
Pino saluta tutti con la mano e mi porta ad un tavolo da due lì vicino, mentre molti uomini mi guardano con sguardi carichi di lascivia e sento un paio di mani sul culo, passando; mentre cena, sempre tenendomi la mano o tra le cosce o all’interno della camicetta slacciata, mi dice che i Gometti sono dei bottegai che hanno un grosso debito col signor Salvatore (Ah, ecco dove li avevo visti!!! Sono entrata qualche volta nel loro elegante negozio in centro!) e che’ beh, quella sera ci sarà da divertirsi!
Difatti, dopo un po’, la signora Gometti comincia ad inveire contro la ragazzina, che si è seduta sulle ginocchia del marito a troneggiare, mentre lui ha quella faccia ebete di chi ha bevuto troppo.
Però la Clelia la afferra per un polso e la trascina via oltre dei tendoni, mentre lei urla contro il marito.
Dopo un pochino Bea riappare, sul palco illuminato da faretti: è al guinzaglio della ragazzina, truccata ancora più volgarmente, con anche le labbra rosso ciliegia e con un’aria rassegnata.
Anxela la fa sedere verso di noi sull’orlo di una sedia e le fa allargare sempre di più le ginocchia mostrando a tutti la fica depilata.
Capisco che è in qualche maniera costretta a farlo e la cosa mi affascina torbidamente: voglio proprio vedere cosa succede!
Sono così concentrata sul palco che appena mi accorgo delle mani di Pino (e di un suo amico che aveva messo una seggiola dall’altra parte, in modo da fronteggiarlo ed avermi in mezzo tra loro) che mi toccano dappertutto; li lascio fare, tanto anche loro sono distratti dallo show!
La ragazzina la insulta sprezzante e lei replica e poi comincia a piangere silenziosamente, mentre dal pubblico vengono invitati sul palco da Anxela.
un tipo giovane, un vecchio alto e magro ed uno sulla quarantina, ciccione e pelato.
Lei mi pare che implori la ragazzina, che invece la tira per il guinzaglio facendola alzare e poi la fa spogliare completamente. Bel corpo la signora, per i suoi cinquanta suonati; la cosa si fa interessante!!!
Subito i tre la circondano e cominciano a palparla ovunque, dandole improvvise sculacciate sul sedere e le cosce.
Poi uno la fa inginocchiare forzandola davanti al vecchio, che tira fuori un cazzo davvero grosso e lungo,ma lei si divincola ed allora la stendono sul pavimento, bloccandola con le gambe spalancate, mentre lei chiama ‘Robertooo!’ (il marito) a gran voce.
Qualcuno del pubblico urla ‘sì, sono io’, ma sono tutti concentrati sulla scena di quella bella donna matura tenuta per le caviglie allargate al massimo per mostrala il più oscenamente possibile.
Li vedo parlare, vedo il vecchio che stringe un seno con espressione cattiva e lei che si contorce dal dolore e poi che fa segno di sì, con la testa, mostrando di capitolare, dopo aver cercato con lo sguardo il suo Roberto, sparito come anche la ragazzina.
Così piangendo si inginocchia davanti al vecchio, comincia a lapparglielo finché l’uomo non la afferra per i capelli e non glie lo spinge fino in gola.
Poi lo estrae, finalmente duro, di dimensioni davvero maestose e con un glande violaceo ed enorme; si sdraia sul tappeto e Beatrice viene sollevata di peso dagli altri due e letteralmente impalata sul paracarro del vecchio che entra a fatica, mentre lei cerca di sostenersi al collo degli altri due per ritardare il più possibile quella colossale intrusione, terrorizzata!
Ma i due la calano, con lentezza inesorabile e lei si agita’ prima per il fastidio di quello squassante ingombro e per la vergogna, l’imbarazzo’ ma poi in un modo che fa pensare a me ed agli altri che qualcosa sia scattato, dentro di lei, come un interruttore che abbia switchato da ‘non voglio’ a ‘mi piace’!
Ormai si è arresa, sopraffatta dalle pulsioni del suo corpo e diventa una bambola di carne nelle mani del terzetto che si fanno spompinare, la fottono, la inculano, sia uno per volta che tutti insieme e dentro di lei crolla la diga della rispettabilità, dell’onorabilità, del buon nome e diventa semplicemente una donna che asseconda la sua natura più animale e gode e continua ad inseguire orgasmi, sempre di più, sempre più squassanti.
Alla fine i tre le vengono in faccia e lei tira fuori la lingua al massimo, per leccare via la sborra che le ricopre ed assaporarla.
Quando alla fine il sipario viene chiuso a nascondere il piccolo palco, mi rendo conto che tutti noi spettatori siamo rimasti ipnotizzati da quella scena di assoluta dissoluzione, dove una rispettabile signora, ben nota in città, è stata portata (all’inizio evidentemente contro la sua volontà) a mostrarsi mentre gode pubblicamente dell’essere posseduta da tre uomini e mi viene come un lampo il pensiero che la raffinata signora Beatrice Gometti non potrà più fare a meno di situazioni così forti.
Con la chiusura del sipario, l’incantesimo si è spezzato e mi rendo conto che ho sì le mani dei due addosso, ma che sono ferme, come pietrificati sembravano anche tutti gli altri che, difatti, sembrano risvegliarsi in quel momento da quello spettacolo di massima degradazione.
Riflettei su quanto avevo appena letto: evidentemente Laura mostrava una inaspettata vena di maligna perversione, anche se dovevo ammettere che la situazione che mi aveva narrato era di per sé eccitante.
Conoscevo il locale e sapevo che razza di fauna lo popolasse; mi stupiva un pò che il vecchio Salva fosse sempre sulla breccia, nonostante quello che accadeva lì dentro e, soprattutto, al ‘famigerato’ piano superiore.
Smisi queste riflessioni e continuai a leggere l’email di Laura.
Comunque ci siamo risvegliati tutti dalla fascinazione di quanto avevamo visto fino ad allora.
Prova ne sia che mi trovo in breve circondata da maschi ghignati che in breve mi mettono praticamente nuda, con la gonna avvoltolata intorno alla vita, la camicetta slacciata ed abbassata a bloccarmi le braccia all’altezza dei gomiti, il peri sparito, dopo che qualcuno me lo ha tagliato via con un serramanico.
Sono stati invitati da Pino che probabilmente invece di scendere in campo a giocare, vista l’età, preferisce accomodarsi in gradinata.
E loro hanno accolto con gioia l’opportunità, portando anche le loro troie, chi ce l’ha; mi prendono per il mento, mi girano la testa e mi spingono le loro lingue in bocca e me la frugano, quasi violentandomela, mentre le loro mani -anche lievi e sapienti mani femminili!- mi toccano dappertutto e le loro dita mi si infilano in tutti i buchi, anche le orecchie, anche il naso.
Faccio fatica a respirare, ma così invasa mi sento di ciascuno e di tutti e quindi di nessuno di loro.
Sono eccitata, molto, ma loro si accontentano di contendersi il mio corpo e mi trovo la fica ed il culo occupati contemporaneamente da dita di diverse persone, a duellare dentro di me in un confronto tra di loro, a cercare di prevalere come maschio dominante, ostacolandosi a vicenda.
Qualcuno ha provato a farmi piegare con la bocca sul suo cazzo, o mi ha alzato una coscia per mettermelo nel primo buco disponibile, ma la momentanea alleanza degli altri contendenti, frustrava questi tentativi.
Mi scoccio alla fine di questa lotta tra i cani del branco, senza che nessuno mi voglia veramente, ma solo per dimostrare il predominio dell’uno sugli altri e mi allontano dalla muta con una calza strappata, la gonna rialzata e la camicetta aperta ed abbassata a scoprirmi le spalle: ho bisogno di altro, di ben altro!
Mentre mi sposto per il locale, sento mani che si attardano sul mio culo e le mie cosce nude, che pizzicano i miei capezzoli eretti, ma tutti lo fanno come una stanca routine, senza davvero la voglia di fare qualcosa.
Tre ragazzi, euforici, mi vedono passare; quando sono alla loro altezza, il più sfacciato del terzetto mi afferra per un braccio, mi getta sul divanetto, me lo mette dentro e va avanti a fottermi per forse trenta secondi, poi mi rimette in piedi e mi scaccia con uno sculaccione, ghignando.
Non l’ho capita! :((
Vedo una pesante tenda ed un tizio con l’aria guardinga che ci sparisce dietro.
Oltre il panneggio, una porta e dopo quella un pianerottolo all’inizio di una scala che scende, evidentemente verso dei locali sotto al livello della strada.
In fondo, un corridoio, pavimentato da piastrelle di gres rosso e coi muri semplicemente imbiancati, sul quale si aprono delle porte dall’aria solida ed in fondo una svolta dopo una decina di metri.
Dovevano essere delle antiche cantine ed il muro della prima a destra era stato demolito, per ottenere uno spazio dove hanno creato una sorta di… reception.
Però al banco non c’è nessuno e quindi mi spingo a curiosare nel corridoio.
Ogni porta ha uno spioncino chiuso da uno sportellino, tipo carcere e la tentazione è troppo forte: apro il primo sportellino e guardo dentro.
Praticamente buio, deserto, ma con un qualcosa che mi sembra un lettino ginecologico.
Vado oltre: in un ambiente vedo una tipa giovanissima alle prese con tre vecchi, pelati e panciuti, assolutamente poco interessanti.
Altre stanze, ma chiuse e col finestrino oscurato.
Poi, dopo la svolta del corridoio, una porta aperta e voci, sommesse risate, mugolii di una donna e il ritmico suono di uno scudiscio sulla pelle.
Sbircio dallo stipite: in un ambiente relativamente ampio vedo un gruppetto di persone di spalle, che osservano e commentano a bassa voce; oltre loro intuisco una giovane donna appesa al soffitto per i polsi ed a capo chino e qualcuno che la scudiscia metodicamente, senza fretta.
La donna sta godendo, ma mi sembra in modo eccessivo, rispetto alla semplice fustigazione, ma non vedo abbastanza per capire.
Però vedo uno specchio con un’assurda cornice sulla parete accanto a quella della porta ed intuisco che deve trattarsi di un falso specchio, in realtà una finestra spalancata sulla stanza. Valuto che in fondo al corridoio potrebbe esserci un cubicolo, da dove osservare cosa succede nella stanza, attraverso il falso specchio.
Spio i movimenti della gente nella sala e poi, quando nessuno guarda, passo senza farmi vedere fino in fondo la corridoio: bingo! C’è una stanzetta larga forse un metro con due finestrelle sulla sala.
Mi affaccio alla prima: la visione è migliore, ma non vedo ancora bene; dall’altra finestrella, alla fine vedo!
Una donna sui 25-30, appesa per i polsi e con le caviglie tenute divaricate da un’asta in modo che possa appoggiare silo le punte dei piedi; al centro, una base da cui si alza un’asta telescopica con la lunghezza bloccata da un galletto ed in cima a questo, un dildo di dimensioni decisamente impegnative, che spariva nella fica della donna.
Dalla cinghietta sulla nuca, capisco che i mugolii sono causati da una gag-ball che le occupa la bocca e le metodiche scudisciate la fanno contorcere sul cazzo finto, provocandole insieme dolore e smodato piacere.
I 4-5 uomini che mi impedivano la vista dalla porta parlottavano e ridacchiavano tra loro, sorseggiando liquori.
La donna si contorceva e da come… vibrava, capivo che stava godendo pazzamente.
La scena di lei nuda, impalata, fustigata e travolta dal piacere con la fica dilatata al massimo da un mostruoso dildo mentre accanto a lei, oltre al metodico ‘ boia’ 5 signori inappuntabilmente vestiti bevevano tranquillamente, conversando amabilmente, commentando su di lei e su loro progetti di fornicazione su di lei, mi ricordava l’atmosfera di certi disegni pornografici che anche tu ami vedere (e salvare sul pc, cucciolotto!) e senza quasi rendermene conto, ho cominciato a toccarmi.
Mi rendo conto che qualcun altro è entrato nel buio corridoio: un uomo, alto e imponente; credo che mi abbia dato un’occhiata distratta e poi si è concentrato su ciò che vedeva da attraverso il falso specchio.
Nella sala la scena cambia: il boia smette di frustarla (lei ha tutta la parte dietro arrossata, dalle spalle ai polpacci!) e si avvicina ad un meccanismo che fa alzare ed abbassare la donna, in pratica scopandola col grosso intrusore.
Uno degli uomini, allora, posa il bicchiere, si apre i pantaloni e tira fuori il cazzo, poi si mette dietro la giovane -fermata all’altezza desiderata dal boia- e glie lo mette nel culo, nonostante il mostruoso ingombro davanti. Poi il boia ricomincia a far salire e scendere la donna, farcita in entrambi i buchi.
La scena mi fa impazzire: sono concentratissima su ciò che vedo… è come se stessi guardando me stessa e 4 dita mi affondano nella fica fradicia.
Sento una mano sulla spalla… non mi ero resa conto che l’uomo mi era venuto dietro! E sento la sua mano che mi divarica le chiappine.
Poi, a secco, la spinta potente del suo cazzo nel culo, togliendomi il fiato e schiacciandomi contro il muro.
Le sue mani mi fanno incurvare la schiena e poi con una in mezzo alle scapole mi tiene stampata con la faccia -girata da una parte- e d i seni contro il vetro freddo della finestra, mentre con l’altra mi fruga la fica, unendo le sue dita alle mie, inculandomi potentemente.
IL mio piacere esplode furiosamente ed anche lui, dopo poco, mi schizza il suo piacere dentro al culo.
Si sfila, si ricompone brevemente e senza dire una parola, se ne va, lasciandomi in un lago del suo sperma, che comincia lentamente a colarmi dal culo restato aperto, e del succo del mio piacere.
Sono esausta, soddisfatta, ancora eccitata da quella specie di stupro anale che ho subito.
Vedo che nella sala hanno liberata dal marchingegno la ragazza, che ha il trucco sfatto dalle lacrime e che l’hanno messa su una specie di tatami in terra: la sua fica è verso di me ed è assurdamente spalancata: penso che potrei metterle i miei due pugni insieme dentro!
Adesso la fotteranno, penso…
Sono sazia, non m’interessa… Torno al piano superiore e ritrovo Pino, che era preoccupato perché ero sparita.
Mi guadagno il passaggio a casa facendogli un paziente pompino (non facile, con un uomo della sua età!), mentre 4-5 degli altri, mentre passano, approfittano liberamente della mia fica e del mio culo offerti a disposizione.
Mi manchi, amore mio grande e avrei voluto che tu fossi stato al Macumba, per vedere e vedermi!
Un bacio
Il sordido Macumba! Quanti ricordi!
Una delle ultime volte che ci ero andato, ricordo di aver conosciuto un livornese davvero simpatico; un trasfertista, un certo Thomas -‘Con l’acca!!!’, aveva precisato- che dopo aver bevuto e guardato qualche spettacolino, si era aperto alle confidenze; gli avevo raccontato che ero quasi un divorziato, perché mia moglie, che avevo saputo far diventare fin troppo bene una sweety in un allegro rapporto cuckoldistico, mi aveva alla fine lasciato per uno carico di soldi.
Lui allora, ridendo, mi aveva raccontato della sua fidanzata Sharon, che era riuscita a convincere di essere gelosissimo e che quindi ‘…puttana come solo alcune donne sanno essere!’, lei era sempre a caccia di cazzi belli grossi.
Avevano fatto una vacanza in Egitto, sul Mar Rosso e lui aveva incontrato un suo vecchio compagno di calcetto (la sua passione), che aveva dovuto smettere dopo essersi scassato un ginocchio, ma che ricordava possessore di un signor cazzo; faceva l’animatore nel resort e lui lo aveva convinto a corteggiare la sua fidanzata.
Purtroppo Sharon aveva ceduto solo durante un incontro che lui stava giocando, ma l’amico animatore poi gli aveva raccontato grato ogni dettaglio.
Così il loro menage era che quando la sua fidanzata riusciva a ‘sfuggire’ alla sua feroce gelosia -e fece una fragorosa risata di puro divertimento- Sharon si faceva montare da grossi cazzi in furtive situazioni, anche con più di un maschio per volta, mentre lui spesso riusciva a spiarla in azione, anche se aveva furbescamente glissato alla .
Che tipo!!!
Guardai l’ora: erano le tre passate da un pezzo!
Cercai di riaddormentarmi per sfruttare le poche ore che ancora mi separavano dall’implacabile trillo della sveglia, mentre le immagini suggerite dall’email di Laura e dai miei ricordi mi turbinavano in mente. Come era prevedibile, il vecchio Rata mi annunciò che la firma dei contratti si sarebbe svolta il mercoledì seguente.
Mi ero rassegnato, ormai: avrei passato il finesettimana lì, cercando l’appartamentino a cui aveva alluso Flavio, insieme ad Anika e magari trovando anche il tempo di fare un pà di turismo, per conoscere i dintorni… Prospettiva stuzzicante!
Mentre lavoravo, oltre ai soliti sms di Laura (che francamente cominciavo a trovare un po’ fastidiosi, visto l’orario inopportuno -mentre lavoravo!- nel quale mi arrivavano; tanto che spesso rispondevo con una telegrafica banalità o non rispondevo del tutto!) ed a qualche altro di ogni genere da conoscenti vari, mi arrivò anche una telefonata di Anika, che mi annunciava che il suo lavoro a termine con l’albergo era terminato e quindi da quella sera sarebbe stata libera, tutta per me. Le dissi che, anche se mi dispiaceva che avesse perso il suo lavoro, ne ero egoisticamente contento e le diedi appuntamento all’uscita dell’officina, alla chiusura.
Beh, a quanto sembrava, le cose si mettevano a girare nel modo giusto!
Col vecchio Rata, avevamo deciso che sarei diventato il ‘capo’ dal lunedì seguente e che quindi solo dalla prossima settimana mi sarei occupato di formare Stephan.
Mi divertiva in maniera vagamente maligna, il fargli trascorrere il weekend senza dirgli della mia decisione di verificare se potesse diventare il… colonnello al fronte mentre io, da bravo generale, me ne sarei rimasto a casa.
All’uscita baciai Anika, che aveva già cominciato ad informarsi sugli appartamentini arredati lì in giro ed in effetti alle otto, prima di cena, avevo già firmato il contratto d’affitto per un bilocale arredato, al terzo piano di un palazzone anonimo a dieci minuti a piedi dall’officina.
Dopo una buona cena in un ristorantino fuori città, la mia ragazza slovena mi aiutò a stilare un elenco di quanto mi servisse nella casa nuova e poi collaudammo a lungo il magnifico letto matrimoniale, anche se direttamente sul materasso.
La giornata dopo fu allegramente eccitante, andando in giro per negozi a comprare la biancheria per la casa, alcuni utensili di cucina e qualche pentola e piatti e bicchieri nuovi; e poi detergenti per la casa, secchio-scopa-paletta e quant’altro per tenerla pulita, un vaso da fiori, delle candele profumate, un televisore ed una radiosveglia ed una macchina a cialde per il caffé e la spesa per rifornire la ‘cambusa’, sia con roba fresca che scatolame che surgelati.
La sera eravamo un po’ ansanti, ma soddisfatto: quel monolocale adesso era diventato la mia ‘casa’.
Domenica mattina, ci svegliammo e commentammo ridacchianti come avevamo conciato il letto e le lenzuola nuove che avevamo messo solo la sera prima.
Più tardi, rimasto solo, mi venne in mente Laura! L’avevo rimossa dalla mia mente dal venerdì sera, quando avevo spento il cellulare per potermi piacevolmente concentrare su Anika e sul metter su casa… insieme a lei!
Questo pensiero mi folgorò! Cosa stavo facendo? Mi stavo reinventando la vita? Sfruttavo l’occasione per ricominciare un’altra volta? E poi: da solo o con Anika?
Laura… la amavo ancora? Indubbiamente mi intrigava la ‘nuova’ Laura (che poi… nuova, ma almeno per me: mi perplimeva la sua facilità, la sua scioltezza con la quale aveva indossato gli abiti della sweety… come se avesse indossato un abito mentale che aveva semplicemente riposto in fondo ad un baule, nei quasi due anni nei quali avevamo vissuto insieme.
No -riflettei- la amavo ancora però… però devo abituarmi di nuovo a vivere da cuckold… e Laura poi sembrava davvero sfrenata, altro che Stefania!
Ed il generale sputtanamento che mi aveva organizzato, poi… beh, quello mi pesava, sopratutto col mio nuovo ruolo…
Onestamente, non sapevo se sarei tornato a casa, il prossimo weekend.
Ed Anika pesava pochissimo in queste mie considerazioni: era una deliziosa compagna di giochi, affettuosa, allegra ma… ma qualcosa -una sfumatura, una sensazione- non era come mi aspettavo che fosse: anche la differenza culturale poteva pesare in questa mia sensazione, però… mah!
Accesi il cellulare che subito pigolò nuovi messaggini in arrivo per un tempo che sembrava infinito; alla fine cominciai a scorrerli: oltre ad una mezza dozzina di persone varie (e ancora un ringraziamento -quanto mai tardivo!- per la magnifica serata del mio compleanno), Laura me ne aveva mandato un ventina.
La prima dozzina era decisamente stuzzicante: accennava ad alcune situazioni intriganti -a volte mostrate in foto allegate- che stava vivendo con vari (vari!) maschi.
Poi cominciava ad essere sempre più seccata della mia mancanza di reazioni e nell’ultimo mi accusava di essermi invaghito di ‘quella cameriera’.
Ridacchiai tra me, mentre digitavo la risposta, dicendole che ero stato molto impegnato a cercarmi ed arredarmi casa e per quello avevo spento il cellulare.
Però, appena inviato, mi tornò in mente il suo fiotto di gelosia nei confronti di ‘quella cameriera’; cosa ne sapeva lei di Anika? Come poteva sapere che mi vedevo con una cameriera? Mah!
C’era qualcosa di poco chiaro, un qualcosa che mi sfuggiva… Mi sembrava di essere manovrato, come un burattino.
Riepilogai mentalmente: La camerierina sexy che mi arriva in camera con un inaspettato ‘omaggio dell’hotel’ e poi che si lascia sedurre facilmente, nonostante io in quelle situazioni riesca ad essere un po’ goffo -è più forte di me!- e poi… e poi tutto il resto, con lei; tutto così facile, liscio…
Non sono un brutto uomo, ma non mi è mai capitato -neanche quand’ero giovane-e-bello!- di fare una conquista così facile…
E se anche Anika fosse una sorta di fringe-benefit organizzato da Flavio e Laura?
Ero umiliato, rabbioso ed umiliato!
Più ci riflettevo, più capivo che mi ero lasciato abbindolare da un loro gioco che non mi era per nulla chiaro.
Rilessi tutti i messaggini di Laura che ancora non avevo cancellato e mi confermarono l’impressione che già avevo: i suoi sentimenti nei miei confronti sembravano invariati.
Però l’allusione alla cameriera sembrava dimostrare che lei sapeva qualcosa, presumibilmente da Fulvio….
Tra l’altro Anika amava -combinazione!!!- i ‘giochi’ che amavo io, a letto… manco fosse stata accuratamente istruita!
Riflettei: se così fosse stato, allora non avrebbe fatto una piega (anzi!) se le avessi proposto di fare un po’ di esibizionismo ed anche un pochino di cuckolding… Però, se avessi chiesto un ‘piatto fuori menu’???
Eventualità da verificare.
‘Sai dolcezza: mi piace molto fare l’amore con te, ma devo confessarti che amo cose anche un po’ più forti…’
Anika mi guardava, attenta, splendidamente nuda e scarmigliata, dopo che avevamo finito di fare l’amore e guardavo ipnotizzato il mio sperma che le colava fuori dalla vagina arrossata.
Ascoltò concentrata cosa intendevo per cose ‘un po’ più forti’, sorridendo spessa ed annuendo e facendo sorrisini complici man mano che esponevo -con finta, esitante timidezza- le mie idee sull’andare a fare l’amore in luoghi dove altri potessero vederci: come ero certo che avrebbe fatto, alla fine si dichiarò estremamente intrigata e divertita all’idea.
Poi affrontai l’argomento del vederla montata da altri maschi; come da sensata progressione, a dire il vero, parlai di un singolo altro ipotetico maschio e lei aveva l’espressione eccitata, festosa e mi spiazzò un poco quando, dopo averle illustrato alcuni scenari nei quali lei avrebbe potuto incontrare potenziali bull, mi chiese innocentemente: ‘Ma se in quell’ipotetico bar mi puntano due amici… o tre… sì, insomma… devo sceglierne per forza uno?’ e mi fece l’occhiolino, deliziosamente maliziosa.
Le saltai addosso e la baciai appassionatamente, sinceramente eccitato dall’immagine che, con falsa innocenza, mi aveva prospettato.
La riempii di complimenti -in buona parte sinceri!- e di coccole che mi venivano assolutamente naturali.
Finora, tutto come da previsioni.
Poi, feci la… ‘mossa del cavallo’: ‘… Sai, poi c’è un’altra cosa che mi intriga molto… -lei mi guardava con cortese e complice curiosità, ma capivo che non si aspettava che ci fosse qualcosa di nuovo e che era vagamente in apprensione-… sì, insomma… A me piace frustare le donne… prenderle a scudisciate e riempirgli la schiena, il culo, le cosce e le tette di deliziose strisce arrossate e gonfie…’
La bocca le restò come paralizzata in un rictus sul cortese e compiacente sorriso, ma vidi istantaneamente evaporare quel sorriso dai suoi occhi.
‘Mah… io… io non so… detto così mi spaventa un po’… dovrei pensarci su…’
Fui conciliante, ma fermo sui tempi: sapevo che doveva fare solo una breve trattativa telefonica: ‘Ma certo! Mica mi aspetto che tu accetti qui, adesso!… -sorrise, grata-… per stasera sarai in grado di dirmelo, no?’
Rifletté rapidamente: ‘Beh, sì… penso di sì; stasera ti dirò se me la sento…’
Ero certo che quella sera, rassicurata dal ritorno economico del suo sottostare alle mie inquietanti voglie, avrebbe accettato. Tutto era andato più o meno come da previsioni: avevo firmato il contratto di acquisizione dell’officina ‘in nome e per conto’ di Flavio (ma comunque col suo avvocato -volato appositamente da casa- al fianco!), avevo cominciato ad istruire Stephan perché potesse degnamente sostituirmi ed avevo passato il finesettimana in giro a fare un po’ di turismo, da solo!
Quel venerdì sera, Anika era arrivata (molto!) sorridente e mi aveva detto che accettava qualunque cosa, per rendermi felice. Evidentemente, aveva avuto la conferma di un bel rimborso, se l’avessi anche frustata!
Tutto teneroso, ma con un’espressione non serena stampata in viso, la portai a letto e ci coccolammo per un bel po’; però la delusione e la rabbia che provavo contro di lei, contro Flavio e contro Laura non mi permisero di…. carburare.
Lei si impegnò anche molto, poverina!, a cercare di rianimare il mio fratellino, ma non c’erano santi…
Inventai la scusa che avevo avuto brutte notizie da casa e di perdonarmi, ma proprio non era serata…
Lei mi chiese inutilmente quali notizie mi avessero turbato così tanto e poi propose di uscire, di andare a farci guardare mentre scopavamo, di andare in un locale dove l’avrei vista farsi rimorchiare, di restare in casa per farsi frustare…
La ringraziai, le ripetei che non era serata, che volevo restare un po’ solo e che mi sarei rifatto vivo io.
La chiamai la domenica sera, dicendole che avevo bisogno di altro tempo per me: se ne dispiacque, ma non sembrò poi davvero disperata.
Poi, altro… lavorone!, avevo cominciato a non leggere più gli sms di Laura: tanto erano tutti uguali, con lei che si impegnava a dirmi quanto facesse la troia in giro con una quantità incredibile di maschi più o meno arrapati, in situazioni sempre più improbabili e mandandomi a volte anche foto a riprova delle sue ero(t)iche gesta.
Rifiutavo sistematicamente le sue chiamate e mi guardavo bene dal cercarla io; la sera, davo una scorsa distratta alle sue email -sempre più numerose, ogni giorno che passava- dove aveva smesso di raccontare dettagliatamente le sue porcellaggini per fare prima stringati riassunti e concludendo con preghiere di chiamarla, risponderle, di farmi vivo in qualche modo; poi cominciò a prendersela con quella ‘qualche troia’ che mi ero trovato lì (un regalo del tuo amante Flavio, amore mio!) salvo poi, dopo un paio di giorni -presumibilmente avendo saputo dal mio capo che non vedevo più Anika- ad implorarmi di contattarla, che le mancavo, che mi amava ancora più di prima, che…
Le scorrevo ormai en passant, con la tv accesa e mi guardavo bene dal risponderle.
Così, anche la mia seconda settimana slovena era quasi finita e più si avvicinava la fine del venerdì lavorativo, più ero indeciso se ritornare a casa per il weekend o se restare ancora lì…
Avevo ancora poche briciole di quel mercoledì, tutto il giovedì e buona parte del giorno seguente, per decidermi.
Erano ormai le dieci di sera, quando arrivò l’ennesima email di Laura; sbuffando, annoiato, cominciai a leggerla:
‘Amore mio grande e dolcissimo.
Mi fa star male non avere più tue notizie, come se mi avessi ormai cancellata dalla tua vita.
Non dimenticare quanto io ti amo, ti amo davvero!!! Ti supplico!
E’ vero, mi son data ‘alla pazza gioia’, ma l’ho fatto anche per assecondare i tuoi più reconditi desideri, inespressi ma facilmente percepibili da chi, come me, vive accanto a te e ti conosce ed ama profondamente.
Mi son resa conto che, col mio comportamento, forse tu ti sei sentito messo da una parte, ma questo non è né giusto né vero: tu sei al centro della mia vita ed, in effetti, non ha molto senso che io abbia questo comportamento… disinvolto con te lontano migliaia di chilometri. Purtroppo (per noi, ma sono contentissima per la tua soddisfazione professionale!) è saltata fuori questa faccenda della Slovenia, che ci ha allontanati, ma i miei sentimenti per te non sono cambiati… anzi, no: ti amo ancora di più, in realtà.
Però questi lunghi giorni senza avere alcuna risposta da te, ai miei sms, alle mie telefonate, alle mie email mi frustra, mi scoraggia, mi deprime: io adesso ti sto parlando, col cuore in mano, ma non so se tu leggi e, ancora meno, se hai voglia di rispondere almeno a questa email…
Voglio PARLARE con te, voglio comunicare, voglio ridere insieme a te, come anche solo un mesetto fa…
Ho deciso di fare una cosa: mi sono creata un account nel sito chartubate.com (il link è qui in fondo!) e domani sera, giovedì, io mi esibirò PER TE, dichiarando a chiunque possa vedermi quanto io ti amo, quanto non possa vivere senza di te.
Mi collegherò alle 21 in punto e sarebbe un vero delitto se, tra tutti quelli che potrebbero assistere al mio show, mancasse l’unica persona per cui lo faccio: TE!!!!
Se ci sarai, ho intenzione di fare uno spettacolo che godranno anche eventuali altri, ma PER TE, amore mio! Per convincerti a ricominciare a parlare con me -se tra noi c’è sempre quel feeling che adesso sembra solo offuscato- per essere di nuovo innamorati e felici, e riuscire a chiarirci, una volta per tutte.
Ti aspetto domani, alle 21, in rete.
Ti supplico, non deludermi, non lasciarmi, vita mia!
Un bacio
TUA Laura‘
Quell’email era ben differente dalle precedenti di Laura: esprimeva una vera paura di perdermi, sopratutto da un punto di vista anche affettivo ed emotivo, quasi tangibile e non solo quello che sembrava unicamente il dispiacere di perdere la… la superficie sulla quale far rimbalzare la sua porcaggine; poi mi faceva capire che lei da un pezzo aveva capito quanto fossi intrigato da queste situazioni, di quanto fossi profondamente cuckold, nonostante gli sforzi che avevo fatto per dissimularlo e per girar pagina, dopo essermi bruciato la mia vita con mia moglie Stefania.
Nonostante la diffidenza che avevo accumulato nei suoi confronti, ‘sentivo’ intimamente che era sincera e che davvero si stava disperando per il rischio di avermi perso.
Mi trovai a fare un piccolo sorriso affettuoso, un sorriso che avrei voluto fare a lei, di persona, per rassicurarla: anche lei mi era entrata nel sangue e, se avevo reagito così, era solo per la paura di averla già persa… oltre che per la macchinazione che era stata messa su alle mie spalle!
E comunque, la signora Laura aveva troppa disinvoltura nei confronti dei cazzi: non era neanche pensabile che la Laura che conoscevo e che si comportava morigeratamente (almeno fuori da quella specie di vulcano, in cui anche lei aveva contribuito a trasformare col suo giocoso e porcello entusiasmo il nostro letto, quando ‘giocavamo’), improvvisamente fosse in grado di reggere -anche solo emotivamente!- tutti gli eccessi di cui si era dimostrata capace da un mesetto a quella parte!
Evidentemente era giunto il momento che lei mi raccontasse un po’ più approfonditamente la vita che aveva vissuto, prima di aver conosciuto me!
Anzi, a dirla tutta: che iniziasse a raccontarmi qualcosa, visto che di lei mi aveva narrato solo le ‘linee generali’ con pochissimi dettagli e quindi, per me, era come se avesse cominciato ad esistere solo dal giorno in cui ci siamo conosciuti.
Anche il programma della sera successiva, il mostrarsi nuda a tutta la rete e… e fare anche cosa, per eccitarmi? Un piccolo brivido di piacere mi fece fremere il cazzo, pregustando qualche sorpresa, indubbiamente ad alto tasso di erotismo!
Feci un respiro profondo e mi calmai: pensai che anche il mostrarsi nuda in rete spontaneamente -cioè senza aver dovuto cedere alle pressioni del suo compagno- era una cosa che poteva fare solo una donna parecchio smaliziata…
Ma pensai però anche a tutto quello che aveva fatto alle mie spalle, e mi bruciava non poco: nei giorni precedenti mi ero anche divertito, non lo nego, ma alla fin fine mi sono sentito manovrato come una marionetta, preso per il culo e fu quindi il mio risentimento a risponderle, anche se in modo burbero: ‘Ci sarò!‘ Quella notte dormii agitato, svegliandomi spesso: ero ovviamente ansioso di vedere come si sarebbe presentata e cosa avrebbe fatto; erano quasi 2 settimane che non sentivo la sua voce e mi stavo retoricamente chiedendo il perché.
Certo, mi ero lasciato coinvolgere da una quotidianità trascinante -tra i problemi del nuovo incarico, quelli di essere in un altro contesto, un altro Paese e l’indubbia distrazione che Anika aveva formato- ed una certa irritazione verso il suo modo di fare prima della partenza che -anche dopo aver capito di avermi ‘dato’ Anika ‘per tenermi buono’- si era cristallizzato nel mio mutismo’ Da parte sua non so, ma da qualche giorno aveva smesso di chiamarmi, di tentare di parlare con me e di certo c’eravamo arroccati in un ostinato mutismo e la sua iniziativa, pensavo sorridendo, era ciò che ci voleva per dare uno scossone allo stallo attuale e provare a superarlo.
Così lavorai, quel giovedì, stupendomi di quanto lentamente scorresse il tempo, strisciando pigramente verso l’ora di uscire.
Finito di lavorare -apprezzavo sempre più le capacità di Stephan e glie lo feci notare; mi riproponevo di lasciarlo ‘al timone’ da solo nel giro di poco tempo, ormai- mangiai rapidamente qualcosa e poi mi organizzai per poter essere in splendida, concentrata solitudine dalle nove in poi; andai anche in bagno a mingere, anche se non ne avevo lo stimolo, per esser certo di non essere costretto a sospendere il collegamento.
Qualche minuto prima dell’ora prefissata, ormai ero… abbarbicato al computer!, mi arrivò una sua mail dov’era presente solo un link e la scritta ‘Scrivimi su WhatsApp quando mi vedi‘ cliccai e mi si aprì una pagina web con una chat a destra e un filmato a sinistra: era lei.
Era inquadrata un po’ più che a mezzobusto, con indosso un tailleur blu ed una camicetta gialla col colletto a fiocco; le si vedeva chiaramente il volto (buona illuminazione: sospettai che avesse spostato un pochino il tavolo per avere la luce giusta) e stava scrivendo al portatile in cucina.
Mi stupiva anche vederla in quella mise: me l’aspettavo nuda o quasi, ma quel che potevo vedere era in tenuta da ufficio e da come portava continuamente le mani alla bocca sembrava nervosa. In passato si mangiucchiava le pellicine delle unghie quando era in ansia ed ora, anche se aveva smesso, manteneva l’abitudine di tenere le dita sulle labbra quando era sulle spine’ come ora.
Attribuii la cosa al fatto che era in presenza di sconosciuti, o forse era me causa mia?
Provai a scriverle in chat per chiederglielo, ma non potevo e quindi, senza stare troppo ad investigare, le annunciai che la stavo guardando come mi aveva chiesto.
A quel punto sorrise e cominciò a parlare rivolgendosi a me, dicendomi che era stata una stupida ad avermi allontanato, che l’avermi estromesso dalle sue vicende sessuali era stato un grosso errore perché non trovava lo stesso brivido senza di me e tutto quello che faceva senza la mia partecipazione anche solo passiva, senza il mio coinvolgimento era insipido, non le dava quel trasgressivo, sottilmente perfido piacere che avrebbe provato con me.
Precisò che non si voleva scusare della sua condotta; anzi: sarebbe continuata, ma con me! (E lo affermò chiaramente, calcando la voce sul ‘Te!’)
Mi avrebbe raccontato tutto, in ogni dettaglio e avrebbe provato a realizzare tutto quello che ci passava per la testa -anche le cose più assurde, estreme, improbabili, perché alla fin fine noi eravamo, nella nostra diversità, uguali: le due facce della stessa moneta.
Mentre mi diceva tutto questo -e tanto altro- in una confessione che trovai davvero liberatoria e rassicurante nei confronti della nostra storia d’amore, si spostò in salotto.
La disposizione era un po’ diversa da quella a cui ero abituato: il tavolino che in genere è proprio davanti al divano era stato spostato indietro di almeno un metro e serviva da base d’appoggio per il portatile; in questo modo ebbi una visione d’insieme di Laura ed era proprio vestita da ufficio, col suo tailleur blu e la gonna a metà coscia, la camicetta gialla di seta e con tanto di scarpe decolté blu col tacco a spillo da otto centimetri; le scarpe indossate mi colpirono particolarmente, perché lei in genere, quand’è a casa, sta sempre scalza.
Capii che le sue belle gambe abbronzate erano nude, come logico vista la stagione.
Dopo che si fu sistemata e seduta sul divano, estrasse da una taschina della giacca un auricolare e se lo mise all’orecchio: ‘Sai tesoro: voglio darti uno spettacolo unico, indimenticabile, ma non sapevo come fare… non ho mai fatto la camgirl -fece un’espressione di divertita modestia- e senza un pubblico che possa vedere davanti a me, immaginavo che mi sarei sentita disorientata.
Per cui ho chiesto aiuto ad un amico, che spero mi darà qualche bel consiglio’
Le chiesi subito -via WhatsApp- chi era questo amico e lei mi rispose direttamente, sorridendo divertita, che certe cose era meglio che per ora non le conoscessi ancora’ che certi misteri avrebbero reso le cose ben più piccanti.
Era in evidente contraddizione con la dichiarazione fatta pochi minuti prima, di raccontarmi tutto, ma oramai ero troppo concentrato suo strip-tease per ribattere.
Si stava lentamente spogliando di tutto, lanciando(mi) occhiate ammiccanti e promettendomi che stava facendo la troietta per me e che voleva il mondo intero come testimone di quanto era troia e di quanto mi amava.
Per essere la sua prima volta, si muoveva davvero bene e quello che ascoltavo era tanto eccitante quanto ciò che vedevo; non soltanto le sue parole, ma anche i mugolii che emetteva e che facevano immaginare una sua grande eccitazione, vera o simulata che fosse.
Aveva evidentemente superato l’iniziale ‘panico da palcoscenico’ ed ormai si stava rilassando, senza dubbio, e stava anche cominciando a divertirsi.
Senza dubbio qualcuno, il suo misterioso amico, le parlava all’auricolare perché ogni tanto lei sorrideva e non credo fosse per i commenti del pubblico in chat, che praticamente ignorava.
Quando finalmente rimase in intimo, reggiseno e perizoma color ecru, ma lievissimi e praticamente trasparenti, si stese sulla schiena e tirò su le gambe mettendo il evidenza il culo; potei notare che sotto la sottile striscetta del perizoma, lì dove c’era il suo buco del culo, c’era una pietra rossorubino, sfaccettata’ portava un plug!
‘Amore, oggi sono andata al lavoro così… non ti dico, adesso, quanta voglio ho addosso!’
Si avvicinò allo schermo per prendere un oggetto appoggiato accanto al laptop, ovvero un dildo di quelli a 2 teste, molto lungo.
‘In tua mancanza mi sono esercitata molto sai? Non solo con ometti in carne ed ossa, ma soprattutto con i miei giocattolini per imparare a fare tanti bei giochini da maialina.
Guarda bene come ho imparato a succhiare anche i cazzi molto lunghi; tanto per la cronaca, questo è lungo più di quaranta centimetri!’
Detto questo cominciò a succhiarlo come fosse un cazzo vero, con molto impegno e passione; ma la cosa davvero eccitante era quanto a fondo riusciva a spingerselo.
Succhiava e succhiava e ad ogni giro se lo faceva entrare in bocca sempre più profondamente.
‘Adoro sentire di avere un cazzo completamente in bocca, fino a sentirmelo sbattere sulle tonsille o addirittura in gola, guarda!’
Si sdraiò sul divano, mettendosi quasi di profilo rispetto alla webcam e con la testa che penzolava oltre il bordo del cuscino; poi spinse lentamente il dildo e si percepì chiaramente che la bocca fosse perfettamente allineata alla sua gola e che quindi il dildo, superate le tonsille, procedesse ancora per un tratto stupefacente!
Poi lo sfilò, sempre lentamente, anche se con gli occhi che lacrimavano e proseguì a spiegare: ‘Sai… è bello raggiungere con le labbra la base dell’uccello e toccare con la punta della lingua i coglioni’ e sbavare, sbavare come una cagna mentre faccio tutto questo!’ disse a commento di quell’affondo veramente notevole che mi aveva lasciato senza parole.
Di sicuro se lo era fatto arrivare fino in gola e mi chiedevo come facesse a non vomitare, anche se gli occhi le lacrimavano ed il rimmel le colava sulle gote, rendendola una maschera di lascivia incredibile.
Si era di nuovo seduta e teneva la testa alzata al massimo, mostrando la gola indifesa e non si preoccupava della saliva che le colava copiosamente lungo il mento e poi sulle tette e sulla pancia: era concentrata a prenderne in gola quanto più possibile di quel dildo e riuscì con mio sbigottimento a prenderne almeno 2 terzi prima di ritenersi soddisfatta.
Prese fiato qualche istante e poi si tolse sensualmente anche il reggiseno ed il perizoma commentando: ‘Pensa, mio bel cornutello, se riesco a fare questo con la bocca, cosa posso fare con gli altri miei buchi’, concludendo la frase con un sorriso ed una strizzata d’occhio.
Alzò ancora le gambe in alto, aperte e ben tese, mostrando tutta la sua intimità e poi estrasse il plug dal culo: era quello medio, ma averlo tenuto tutto il giorno non era affatto cosa da poco.
Prese quindi il fallo doppio, ancora lucido della sua saliva e se lo infilò agevolmente dentro il culo dilatato, poi lo piegò e affondò anche la seconda punta fino sempre più a fondo fino ad averne dentro, probabilmente, le due estremità affiancate; con un certo sforzo sulla parte ancora in vista, riuscì finalmente a farselo sparire tutto dentro. Ero assolutamente esterrefatto, ma anche mostruosamente eccitato!
‘Cazzo, adoro sentirmi così piena, ma ne voglio ancoraaaa!!!’ quasi gridò mentre spingeva il fallo ancora più a fondo con tre dita nel culo.
Con l’altra mano spinse platealmente sulla pancia e dalla sua fica uscirono una… due… tre palline, della dimensione di quelle da ping-pong.
‘Sai? Anche queste sono lì da stamattina… -sorrise, complice-… ma ora voglio qualcosa di molto più sostanzioso!’
Infilò la mano tra i cuscini del divano e ne estrasse un altro dildo, nero, pieno di venature come un cazzo reale, ma di dimensioni molto maggiori; lo ricordavo: era lungo almeno trentacinque centimetri ed aveva un diametro di ben otto!
‘Quanto vorrei conoscere un uomo con un cazzo come questo, che mi sbatta come si deve’ Per ora devo accontentarmi del cazzo senza l’uomo attaccato…’ esordì mentre si penetrava la fica con quella bestia’ ed aveva ancora il culo farcito dall’altro dildo doppio!
Non potevo credere che fosse così aperta, così troia’ ma era davvero Laura o una pornostar che le assomigliava?
Quante cose, della mia donna e dei suoi trascorsi, ignoravo?
E poi vidi un’altra cosa che mi sconvolse: il numero di spettatori! In quel momento si stava esibendo davanti a ben 1600 e passa persone, ma il numero continua ad aggiornarsi ed a salire vertiginosamente! ‘Sai tesoro, devo farti una confessione: sono stata io a suggerire a Fulvio che ti facesse incontrare una troietta che ti facesse divertire, durante la trasferta… ma è stato un errore che ha rischiato di perderci e ne sono davvero pentita: l’unica troia della tua vita devo essere io, solo io! -disse, mentre si stantuffava la fica- Io sono l’unica donna che sei autorizzato a scopare, da ora in poi guai a te se ci provi con altre… a costo di metterti l’uccello in gabbia, ti avverto!!!
Anch’io, dentro di me, non desideravo altro: volevo lei, solo lei, col suo amore e con la sua sconfinata troiaggine.
Anika era bella, giovane, divertente, sapeva essere appassionata, ma non era riuscita a conquistarmi come Laura, non era istintivamente, intimamente troia come lei e questa ne era la prova.
Gli spettatori intanto si erano organizzati: avevano evidentemente quasi rinunciato a farle proposte, dal momento che lei non prestava la minima attenzione alla chat, ma in compenso qualcuno aveva preso a tradurre in inglese quello che diceva per dare a tutti la possibilità di capire cosa stava succedendo.
Era la prima volta che vedevo un sito come quello, non immaginavo neppure potesse esistere una cosa del genere e mi chiedevo come ci fosse giunta Laura’
Quanto potevo dire di conoscere quella donna? Vivevamo assieme da un paio d’anni e mi aveva solo accennato di aver avuto un passato piuttosto movimentato, ma poi non era mai più tornata sull’argomento ed io alla fine, pur apprezzando le sue indubbie capacità sessuali, avevo solo pensato che volesse darsi delle arie da femme fatale; invece dovevo ricredermi, e di brutto!
Mi aveva detto che quella era la prima volta, ma sembrava invece assolutamente esperta nei tempi e nei modi di tutto questo spettacolo.
Per non parlare di quell’ingoio profondo, per mostrare il quale si era messa nella miglior posizione per essere pienamente apprezzato da me… e da chiunque altro guardasse!
E adesso, si sarebbe inventata qualcosa di ancor più eccitante di quello che già avevo visto?
Cambiò posizione diverse volte, mostrandosi -mostrandoci!- prima dal davanti, mentre si strizzava le tette a piene mani e si torturava i capezzoli; poi dandoci la schiena, estraendo il fallo doppio e poi penetrandosi lentamente il culo, rimasto spalancato!, con il dildo nero ed aumentando poi man mano il ritmo.
Si insultava da sola, dicendo che lei era una grandissima troia ed io ero il suo grandissimo amore cornuto, che adorava essere così, che non ci avrebbe più rinunciato e via così in un discorso che si faceva sempre più farneticante finché non cominciò a venire e le uniche parole che riuscii a comprendere, nel suo farfugliare, furono: ‘Sto venendo di culo… che troia rotta in culo sono!… -e poi, gridando- GODO, GODO!!!’
Fu un orgasmo lungo, che la squassò letteralmente, facendola saltare e contorcersi come in un attacco epilettico. Essendo io eccitato a mille dallo show, immaginavo quanto gli spettatori (guardai il contatore: oltre 2800 collegati in quel momento!!!) stessero gradendo l’esibizionismo della MIA (!!!) donna e quanti di loro si stessero masturbando, anche usando il corpo di un’altra persona!, parossisticamente concentrati sulle evoluzioni della MIA… troia!
Ci mise qualche minuto a riprendersi, a tornare ad una normale respirazione; poi estrasse lentamente il dildo, si avvicinò alla cam e disse languidamente che aveva ancora voglia, che la sua micia era ancora affamata, con gli occhi luccicanti di eccitata lussuria.
Lesse i commenti degli altri -spesso sorridendo ed un paio di volte ridendo divertita ed evidentemente gratificata- e ringraziò in inglese, quindi mostrò un pennarello nero che si trovava vicino al laptop e, sempre in inglese, propose agli spettatori di suggerire delle frasi da scrivere sul suo corpo: ‘Well, now I’ll write on my slutty body something you float about my bitchness for my lovely husband, for my own cuckold who is looking at me just now!’
Gli spettatori impazzirono: arrivò una marea di proposte e lei selezionò, con un’espressione molto divertita e spesso sollevando le sopracciglia sinceramente stupita, quelle più ardite scrivendosele sui seni, sul pube, sulle cosce, sulle braccia -in inglese, francese, tedesco, spagnolo- diverse frasi proposte che, oltre a ribadire il suo ruolo (internazionale!) di baldracca, precisavano anche che fosse un serbatoio per sborra, che l’accesso ai suoi buchi era vietato ai minori di 25centimetri (dieci pollici, in realtà), che era una troia dedicata ai neri; sulla fronte, con uno specchio, si scrisse ‘Blow jobs 5 cents’ e su un polpaccio si disegnò pazientemente il profilo di una Q, per poi disegnarci intorno un seme di Picche; sapevo che quel simbolo, sotto forma di tatuaggio o più raramente di ciondoli o monili, segnala che la donna accetti solo avances dai neri.
Apprezzai comunque l’abilità col quale Laura se lo disegnò sul lato esterno del polpaccio.
Finito, lo contemplò brevemente e poi si esaminò per qualche istante il risultato complessivo del suo lavoro, soddisfatta, con lo specchio ed infine posò il pennarello e mostrò una candela, rossa. L’accese e si sedette nuovamente sul divano, prese il dildo doppio e cominciò a scoparsi con quello mentre la cera cominciava a gocciolare sulle sue cosce.
‘Non è la prima volta che la cera mi bacia, sai tesoro?
E’ una delle tante esperienze che ho fatto prima di conoscerti… Ci sono tante cose alle quali pensavo fosse giusto e sensato rinunciare, quando mi sono messa con te; ma ora’ ora, beh!, mi rendo conto che fanno parte della mia natura, che non posso farne a meno’ e che non è nemmeno giusto ch’io vi rinunci!’
Quindi passò la candela alla mano destra e cominciò a far colare la cera sul ventre, con calma e precisione.
Ci misi qualche istante, prima di capire che stava attentamente scrivendosi addosso: scrisse prima ‘YOUR WIFE’
Poi mi (ci!) sorrise, complice: ‘Adesso avvicino di più la candela, così la cera sarà più calda, perché voglio che il concetto rimanga bene impresso in me’ ed in te, amore mio!’
Riprese a scrivere e compose, mugolando, ‘SLUT OF ALL’
Fu in quel momento che non riuscii più a trattenermi e venni, un orgasmo liberatorio che mi lasciò senza fiato.
Quando riacquistai sufficiente lucidità, notai che aveva ormai spento la candela e si stava masturbando furiosamente’
I commenti in chat erano di puro visibilio.
Sapevo che si stava avvicinando all’orgasmo e poco prima di venire cominciò a graffiarsi le cosce, il corpo, ovunque!
Quando venne, nell’impeto parossistico dell’orgasmo, grattò via la prima frase scritta con la cera -il ‘your wife’- e quando infine il tremito del suo corpo scemò, guardò in cam, si avvicinò e per la prima volta scrisse in chat: ‘IN THE END IT SEEMS THAT I’M ABOVE ALL A SLUT’, mandò un bacio e chiuse la connessione.
Ero esterrefatto, in pura estasi!
La frase finale, poi -‘Alla fine sembra che io sia sopratutto una sgualdrina’- era assolutamente… perfetta, come battuta ad effetto finale dello spettacolo!
Un’occhiata al contatore mi informò che quella dichiarazione finale era stata fatta davanti a ben 4058 spettatori! Immaginai l’eccitazione del pubblico e, nonostante la sborrata di prima mi avesse lasciato assolutamente esausto, mi resi conto che mi stavo rieccitando di nuovo.
L’unica ombra che attraversava il mio sorriso era il tipo, il suo amico che, evidentemente, aveva fatto da -abilissimo!- regista durante il suo spettacolo, dandole evidentemente disposizioni attraverso l’auricolare che lei aveva indossato all’inizio e che, a volte, si bloccava ad ascoltare, annuendo o facendo cenni di risposta: chi cazzo era? Da dove spuntava? Quanto si era scopato la mia donna per, evidentemente!, conoscerla così bene in modo da saperla far… venir fuori così bene?
Scrollai le spalle: in fondo non era così importante… anzi: aveva donato a me (ed all’universo mondo!) una cosa inaspettata ed assolutamente fantastica! Non credo che mai nessun uomo abbia avuto una dichiarazione d’amore così deliziosamente oscena davanti ad oltre quattromila testimoni in tutto il mondo!
Vorrà dire che semmai mi sarei fatto raccontare dalla mia dolce bagascia chi era il tipo e cosa ci aveva combinato insieme!
Ero… inorgoglito per l’amore che mi aveva appena (ri)dichiarato e per la troiesca spettacolarità con la quale l’aveva fatto.
Sorrisi tra me e me: quel giovedì era ormai quasi finito e, dopo aver concluso il lavoro l’indomani, avrei preso al volo l’aereo per tornare dal mio amore, la mia Laura, la sgualdrina di tutti, ma sopratutto MIA!
Dovevo fare ancora una cosa, quella sera, prima di andarmene a dormire: mandarle un sms: ‘Domani sera, mi vieni a prendere all’aeroporto?’ Capitolo 31 ‘ Flying home
Quel venerdì mi svegliai con un’erezione. Alla mia età comincia ad essere un evento abbastanza raro e ne fui vagamente contento: cercai di focalizzare e mettere insieme i frammenti di un sogno che ricordavo vagamente, un qualcosa di erotico che coinvolgeva la mia (mia!) Laura e me e sorrisi.
Andai a lavorare di ottimo umore e tutti se ne accorsero, sopratutto Stephan che infatti fece scherzose allusioni a chi torna a casa; lo mandai affettuosamente al diavolo e scoppiammo subito a ridere: era davvero un gran bravo cristo.
Nella stretta osservanza della Legge di Murphy, quel pomeriggio ci furono le immancabili complicazioni dell’ultimo momento; da una fresa che si guasta ad un corriere che arriva all’ultimo minuto.
Ma comunque, sia pur ‘correndo come l’inferno’ -come casualmente suggerivano i Pink Floyd dallo stereo dell’auto- riesco ad imbarcarmi sul volo e tornare, infine a casa, da Laura.
Uscendo dall’area Arrivi, lei era lì: splendida, radiosa, davvero felice di rivedermi, con un miniabitino e due sandaletti col tacco che la rendevano molto arrapante, desiderabile.
Ci abbracciammo e baciammo lì, come i due innamorati che eravamo, sotto gli sguardi benevoli degli altri viaggiatori.
Poi, tenendoci per mano come fidanzatini e sorridendoci come due cuccioli innamorati, andammo a casa e lì non resistemmo.
Ci buttammo uno nelle braccia dell’altro ed in breve ci trovammo sul nostro lettone, voraci nel baciare, toccare, frugare, appropriarsi nuovamente dell’altro.
Tra una leccata ed un affondo, ansimavamo parole d’affetto, d’amore, ma anche commenti, desideri, proposte oscene, considerazioni sullo show della sera prima.
Come cominciò a leccarmelo e poi a prenderselo tutto in gola, ricordai il cam-show e la incitai a farselo arrivare bene in fondo; lei, con qualche sforzo, aprì ancora la mascella -temevo che se la slogasse!- e poi, spingendole con due dita, prese per qualche istante anche i miei coglioni in bocca, schiacciandomeli un pochino, ma la sensazione, pur leggermente dolorosa, non fu poi spiacevole. Ero esterrefatto!
Dopo, mentre ci rilassavamo dopo aver entrambi goduto in modo incredibile, mi raccontò che un ‘suo maschio’ (usò proprio questo temine, provocandomi una piccola fitta di eccitata gelosia!) le aveva insegnato come fare quella cosa incredibile!
Anche quando le leccai la fica ed il culo, ripensai alla sua fantastica performance, vedendo quanto i due orifizi fossero rimasti spalancati, beanti, dopo le furiose penetrazioni della sera prima.
Provai anche ad introdurle quattro dita davanti e non fece una piega… Mi sentii quasi sfidato dalla sua… nonchalance ed introdussi anche il pollice, senza alcun problema.
Poi mi venne l’ispirazione maligna: volevo farle del male, ma anche darle piacere; allora, mi bagnai il più possibile la mano in modo che, insieme al suo miele, avesse meno resistenza possibile e poi, martellandola con le dita a cuspide sempre più profondamente e girandole quando ero il più in profondità possibile, spiiiinsi!
Fece una sorta di singulto ed un piccolo gemito quando le mie nocche, alla fine, entrarono dentro di lei: la stavo fottendo con la mano!!!
Provai a chiudere il pugno e poi cominciai a spingere sempre più dentro, fino ad entrare col polso e oltre…
Lei si contorceva di piacere, pizzicandosi i capezzoli, agitandosi, inarcandosi facendo leva sui calcagni ed alla fine quasi mi spaventai, per la sorta di sordo ruggito in crescendo che emise quando l’orgasmo la travolse, sconvolgendola ancora di più.
Ero come impazzito di eccitazione anch’io: sfilai la mano, ma la ribaltai sulla pancia e poi andai alla definitiva conquista del suo culo: avevo visto cosa poteva ospitare, la sera prima e quindi non mi feci troppi scrupoli; prima le misi dentro -per cominciare!- gli indici e gli anulari di entrambe le mani e poi, quando furono sufficientemente dentro, le piegai ad uncino oltre lo sfintere e tirai, con una trazione lenta ma costante, finchè il suo culo era abbastanza aperto da poterci mettere agilmente anche gli anulari.
Li misi e trai ancora, spanandoglielo e mi stupiva vedere quanta ‘luce’ c’era tra le dita delle due mani, mentre lei, ormai godeva senza soluzione di continuità.
Valutai che la mia mano avrebbe potuto entrare facilmente anche lì e, dopo aver levato le dita della destra, spinsi per infilarle dentro tutta la sinistra… e ruotandola, a poco a poco, le entrò anche nel culo, fino al polso.
Con le dita a cuspide le davo forti affondi davanti e lei, ormai, era completamente fuori di sé!
Poi saltò letteralmente su dal letto, si contorse, mi strinse il polso con lo sfintere in una stretta ferrea, urlò il suo piacere ed alla fine, con un filo di voce, mi implorò: ‘Basta, ti prego… basta…’
La accontentai e recuperai le mani, sfilandogliele con la massima delicatezza; ero ancora ipnotizzato dal suo culo serrato intorno al mio polso, il cui ingombro le aveva anche spostato il perineo e deformato momentaneamente la fica, lucida di secrezioni.
Io però avevo un’erezione incredibile, quasi dolorosa e, visto che si era ributtata sulla schiena per prender fiato, le andai sopra e glie lo spinsi subito dentro: era ancora dilatata e fu un’esperienza incredibile: anziché sentirmelo stretto dai suoi muscoli vaginali, mi sembrò di… mah! Come scopare una nuvola: mi sembrava di averlo messo in un cuscino di piume, che me lo sfioravano appena, anche se la sensazione era più che piacevole; impazzii dal piacere come lei, con voce roca di gola, mi sussurrò: ‘Pensa amore mio: voglio diventare la troia più aperta del mondo, mi farò sbattere da chiunque, ma sarò per sempre esclusivamente tuaaaa!!!!’
Esplosi dentro di lei, la mia Laura, la mia donna, la mia favolosa, incredibile, sconfinatamente troia!
Prendemmo fiato diversi minuti, poi ci baciammo con appassionata tenerezza e ci alzammo per andare, nudi e ridacchianti, in cucina a prendere qualcosa dal frigo per fermarci lo stomaco; avevamo un’idea di fame, ma maggiore era la voglia di stare insieme, a giocare e lottare sul letto come cuccioli, a stare vicini, appiccicati, strofinandosi sul corpo dell’altro, inebriandosi del calore, della grana, della morbidezza della pelle del partner.
Dopo un po’, giusto per giocare, Laura si abbassò e cominciò a leccarmelo ed a ciucciarmelo, facendomelo ridiventare, inaspettatamente, duro.
‘Ma quanto sei brava, a fare pompini…’ mormorai con tono sognante.
Lei mi sorrise, con l’aria birbante di una bimba che viene lodata per un bel voto a scuola , poi me lo cominciò a menare dolcemente e mi disse, in tono ironico: ‘Eh… anni ed anni di pratica…’
Mi incuriosiva: ‘Anni ed anni… quanti? A che età hai cominciato?” Chiesi con vera curiosità.
Fece un altro sorriso malizioso: ‘Fin da piccola, mi hanno sempre considerata un po’ puttana, nonostante all’epoca avessi le trecce, da brava bambina… -fece un sorriso monello-… Forse per lo sguardo o per la curiosità con cui guardavo il mondo, ma sopratutto i maschi’ Espressione da innocentina; non fosse stato per la sua mano che danzava sul mio uccello duro, ci avrei quasi creduto!
‘Non sai quanti uomini mi dicono, o mi fanno capire!, che ho gli occhi da troia… anche adesso, amore mio! Ma comunque, torniamo al racconto del mio primo pompino…
A tredici anni, feci il mio primo pompino; a un amico di mio cugino.
Lui era più grande di me: aveva vent’anni ed era carinissimo, con dei bellissimi occhi azzurri. Era simpatico. E gentile: la gentilezza di un ragazzo, un ragazzo ‘grande’ poi, era una novità per me.
Ero uscita, quel pomeriggio, con mio cugino e il suo gruppetto, ma prima dell’ora di cena dovevo andare via.
Era una serata papà… Sai: i miei hanno divorziato quando ero piccola. Così io ho sempre fatto distinzione tra giorno mamma e giorno papà.
Beh, comunque… mio cugino aveva ‘da fare’ con la fidanzata, così chiese a questo suo amico di accompagnarmi: avremmo dovuto attraversare mezza città. Partimmo in buon anticipo, e prima di accompagnarmi a casa mi portò alle giostre e mi offrì un gelato.
Io ero al settimo cielo: una ragazzina che veniva degnata di attenzione da un ‘grande’… non era una cosa da tutti i giorni!
Quando tornammo al posteggio, entrammo in macchina, lui mi baciò ed io ricambiai il bacio: ero emozionatissima! Disse che ero molto carina (e se prima ero al settimo cielo, dopo questa frase arrivai al quattordicesimo!) e allungò le mani un po’ ovunque partendo ovviamente dal seno (che era già abbastanza sviluppato)… io ero una ragazzina, ma mi piaceva essere toccata… e da un ‘grande’, poi! Mi sentivo grande anch’io!
Mi prese una mano, se la mise dentro i jeans e me lo fece stringere con la mano; lo sentii grosso, duro, mi si muoveva in mano… Poi mi chiese se lo volevo dentro. Mi sentivo strana, ero incuriosita, ansiosa di provare a fare ‘quello’, come i grandi ed una parte di me avrebbe -forse- voluto dirgli ‘Sì!’, ma poi non risposi…
Lui capì e allora mi disse di prenderlo in bocca e succhiare.
Io non sapevo come fare, ma per non fare brutta figura non dissi nulla e lo presi in bocca. Succhiai, mentre lui, dolcemente, mi diceva come fare E man mano che lo facevo ci prendevo gusto, mi bagnavo anche se non capivo bene perché.
Nemmeno lui però sembrava dispiaciuto, anzi!
Mentre lo succhiavo mi ripeteva che ero brava, che non mi dovevo fermare, di continuare, di farlo arrivare bene fino in fondo; mi sforzai per fare come mi diceva lui, anche se mi veniva un po’ da vomitare, quando me lo spingevo troppo dentro, ma cercavo di non farglielo capire, per non sembrare scortese… e ad un adulto, poi.
Dopo un po’, senza alcun preavviso, mi schizzò in bocca: io non sapevo cosa fare, ma pensai che se avessi sputato avrei fatto la figura della maleducata, così ingoiai tutto fino all’ultima goccia.
Dopo si riabbottonò, mi fece una carezza sui capelli e mi portò a casa di mio padre. Ho un bel ricordo di quella serata, ripensandoci’ Provavo una strana miscela di sentimenti, dopo il racconto della mia Laura riguardo al suo primo pompino me la immaginavo con le trecce, probabilmente con una gonnellina ed una camicetta, a subire le attenzioni di quel tipo, che non si era fatto scrupoli di una bambina, in fondo!, anche se vogliosa, curiosa, arrendevole…
Però, immaginavo anche la scena e devo ammettere che mi eccitava, immaginandola alle prese, per la prima volta, con un cazzo da ingollare: il suo imbarazzo, la vergogna per non essere già all’altezza, la paura di sembrare maleducata o sgarbata o ‘imbranata’ (terrore di ogni giovane cucciolo al confronto con ‘i grandi’!)
‘Cosa pensi di me, di questa mia prima esperienza?’ La sua morbida voce, che ricordava in quel momento le fusa di un gatto sereno e soddisfatto, mi riscosse dalle mie riflessioni: ‘Che ti visualizzo benissimo in quella situazione: bimba ma già attratta dalle cose del sesso, amore mio… Immagine torbidamente eccitante, ecco!’
‘Sì, lo vedo… -disse lei ridendo ed gettando un’occhiata divertita al mio cazzo, che si era nuovamente ben inturgidito-… ma non puoi immaginare tutti pensieri, i ripensamenti, la vergogna e la voglia che quella prima volta mi ha scatenato…’
‘Beh, invece posso immaginarlo fin troppo bene….’ mi lasciai sfuggire, inseguendo un mio antico ricordo.
La sua mano si fermò e lei mi guardò, perplessa: ‘Cosa intendi dire, amore mio grande? Anche tu…?’
Annuii: ‘Sì… anche io…’
Si raddrizzò e mi sorrise: ‘Wowww! Davvero? Dai, racconta!’
La guardai: era davvero incuriosita e mi incoraggiava sorridendo.
‘Beh… io sono figlio di separati e sono restato in… ostaggio a mia madre…’ Ricordai con amarezza la mia infanzia ed adolescenza con una madre dispotica, manesca, denigratrice ed egoista.
‘In tutti i campi, i miei cugini ed i figli delle sue amiche mi stracciavano, tipo il Barcelona contro la squadra dell’oratorio… L’unico campo dove non venivo stracciato era quello sessuale, ma solo perché era un argomento tabu… tabuissimo!
Così, in una totale ignoranza, con solo vaghe, moooolto frammentarie informazioni ed il mio sconosciuto corpo, ho cominciato ad esplorarmi, a toccarmi… Attenzione: SENZA masturbarmi (non immaginavo neanche che si potesse fare!); però le sensazioni erano piacevoli, anche quando ho scoperto che mi piaceva mettermi penne Bic e poi pennarelli più grossi nel culetto’
Guardai la mia donna: pendeva letteralmente dalle mie labbra, tanto che aveva smesso di accarezzarmelo.
Proseguii: ‘Quando avevo quattordici anni, io e mia madre eravamo andati in villeggiatura a… -vidi che lei annuiva-.. sì, ti ci ho portato facendo una gita l’estate scorsa…
Beh, dicevo: lì ho cominciato a pensare di ‘fare l’amore’ (pur senza che mi fosse ben chiaro cosa esattamente significasse!), ma ho anche considerato che un ragazzino timido, imbranato, assolutamente inesperto, avesse probabilità inferiori allo zero di trovare una persona di sesso femminile disposta a…’
Feci una pausa e Laura mi sorrise, incuriosita: ‘E allora?’
Feci un sospirone: ‘Beh… ragionai che ‘Quando mancano i cavalli, anche gli asini van bene’ e che quindi, tanto per cominciare, potevo provare ad andare con uomini…’
‘Maddai!!! E quindi…?’
‘Beh… Poi mi capitò l’occasione: siccome ero ‘ormai un ometto’ (anche se in realtà mia madre era ben avvolta nel suo bozzolo di egoismo), ero dovuto venire qui in città ed avevo preso il treno, da solo ed ero andato dalla nonna.
Il giorno dopo, decisi che non avevo voglia di aspettare il treno che mi avrebbe riportato al mare all’ora di cena e così ne presi uno prima.
In treno, mi trovai in scompartimento con un ‘signore’… ripensandoci adesso, penso non avesse più di venticinque anni… e cominciammo a parlare; non so dirti come ci arrivammo, ma mi fece ammettere che avrei voluto sapere cosa si prova a prendermelo ‘dietro’.
Il treno era mediamente affollato e quindi non si prestava assolutamente: lui mi fece la proposta di scendere alla mia stazione, andare in un angolino appartato che conosceva lui e farmi fare la tanto agognata esperienza.
Aderii con inquieto entusiasmo alla sua proposta: tanto ero in anticipo, rispetto all’ora per la quale mi aspettava mia madre a casa e quindi…
Così scendemmo alla mia stazione, andammo ad infilarci in una specie di intercapedine tra un magazzino ed un muraglione di sostegno, ingombro di pezzi di macchinari e casse di legno abbandonate e lì lo tirò fuori: ‘Adesso però me lo succhi un pochino, prima che te lo metta nel culetto…‘
Io? Prendere ‘la cannella della pipi’ in bocca??? Macchesschiiiifo!!!!
Però mi sembrava maleducato rifiutarmi… e poi mi era stato ben inculcato il concetto che bisognava ubbidire ai grandi!
Così, vincendo la nausea, l’ho fatto… lui mi teneva la mano sulla testa e mi dava i movimenti ‘giusti’…
Ad un certo momento, mi sentii la bocca piena di… mah, un liquido… ma denso… un po’ come il muco del naso…
Non avevo idea di cosa fosse -ti giuro!- ma subito pensai che doveva essere una qualche secrezione della MIA bocca, che usciva quando si faceva una cosa come quella che stavo facendo, per la prima volta in vita mia!, stimolando magari qualche sconosciuta ghiandola nella MIA bocca… ‘
Laura scoppiò a ridere, affettuosamente divertita: ‘Povero cucciolo, che non sapevi nulla! Ma… E poi… te lo ha fatto?’
Annui: ‘Sì… Dopo un pochino mi ha detto di tirarmi su e di girarmi… Io mi sono abbassato i bermuda -che erano di moda quell’anno- fino alle ginocchia ed ho appoggiato i gomiti su una cassa che mi arrivava alla vita: lui si è messo dietro e poi, tenendomi le chiappine aperte con le mani, ha cominciato a spingere e dopo un po’ sentivo i suoi peli pubici che mi sfregavano sul culetto’
Probabilmente prevenni la sua domanda: ‘Non ricordo neanche se ho sentito male: troppe sensazioni da imparare e gestire! Ma probabilmente non troppo, altrimenti mi sarebbe rimasto impresso…
Lei mi guardava, con uno sguardo pieno d’affetto sorridendo, per incoraggiarmi: ‘E… com’è finita?’
‘Beh… Per me era una specie di… esperimento scientifico… Decisi che era moderatamente piacevole, ma dopo qualche minuto mi stavo annoiando… Così ho ringraziato quel ‘signore’ e gli ho detto ‘Basta così‘; lui si è sfilato e me ne sono andato…’
Laura mi guardò con gli occhioni sgranati: ‘Ma così ?? E non sei venuto? Non hai sborrato?’
Feci un sorriso agro: ‘Era un’opzione di cui non sospettavo neanche l’esistenza…’
Aveva una faccia che sembrava quasi un enorme punto interrogativo, quando mi chiese: ‘E… E quando l’hai scoperto????’
Mi vergognavo ad ammetterlo… anche alla donna che amavo: ‘Dopo qualche mese… Quell’estate avevo spiato una coppietta che scopava… alla missionaria.
Un giorno, solo in casa come al solito, mi ero chiuso in bagno, mi ero spogliato nudo e poi mi era venuta in mente quella scena estiva; così, come un esperimento scientifico, ho simulato la fica con la mano destra… e la sinistra a simulare il ‘fondo’ della fica, perché da qualche parte doveva pur finire!… e poi ho mimato i movimenti del ragazzo… e subito, dopo il primo ‘affondo’, ho pensato: ‘Oddioddioddio.. mi sento male! Muoio! Cosa succede?? No, basta, smetto… Oddio… oddio… cosa succede adesso???‘; mi sentivo come scorrere un liquido dentro il pisello, imperioso come quando avevo così tanta voglia di fare pipi che non riuscivo a farla…
E poi… Poi un getto… due… tre… Un liquido denso, biancastro… Lo assaggiai, leccandomi un dito sul quale ne era rimasta una goccina: era salmastro e dolciastro insieme… ed è stata la mia PRIMA sborrata!’
Lei teneramente mi abbracciò e mi baciò il viso, dolcemente.
Eravamo già sdraiati sul letto e ci addormentammo così, dopo poco tempo, abbracciati.
La mattina dopo, mi destò un buon profumo di caffè un bacio tenero sulle labbra, mi svegliò completamente.
‘Sveglia dormiglione!’ Mi disse Laura affettuosamente, porgendomi il caffè.
Le sorrisi e me lo sorseggiai, sentendomi benissimo.
‘E’ molto che ti sei alzata?’ le chiesi.
‘Una mezzoretta…’ Mi rispose pigramente e poi si lasciò cadere sul letto e ci coccolammo una decina di minuti.
‘Senti, amore mio grande…’
‘Dimmi piccina…’
Aveva un brillio malizioso negli occhi: ‘Ho salvato la mia performance, ma non l’ho ancora vista… Mi fai compagnia, mentre la guardo? Magari la commentiamo insieme…’
Come potevo rifiutarmi??
Fu ancora più eccitante che vederla in web: fermava il filmato, leggevamo i commenti, commentavamo tra noi i suoi gesti, le sue parole, quello che faceva…
Alla fine eravamo eccitatissimi e ci trovammo di nuovo a fare l’amore appassionatamente, ma stavolta in modo tenero, però molto, molto piacevole!
Ci leccammo e succhiammo a vicenda e lei, sicura, mi spinse due dita dietro, provocandomi una piccola fitta di dolore ma sopratutto un sussulto per la sorpresa; la guardai accigliato, ma lei mi sorrise, complice, e poi, e poi se lo fece scivolare dentro, prima nella fica palpitante ed infine a scaricarmi nel suo culo, ancora ben aperto.
Mentre fumavamo la regolamentare sigaretta post-coitale, lei cominciò a parlare, come tra sé e sé ‘Però… hai notato quante persone hanno fatto i complimenti al mio culo, alle mie gambe, alla mia fica, al mio corpo, alla mia faccia da troia…?’
‘Beh, sì…’ Capivo che era l’inizio di un ragionamento ed ero curioso di sapere dove sarebbe andata a parare.
‘Però nessuno o quasi che abbia apprezzato le mie tette… dico le tette, non i capezzoli!’ precisò.
‘Uhmm…’
‘Anzi: qualcuno mi ha detto che starei meglio, con un BEL paio di tettone…’ Mi guardò, in cerca di un commento.
Ridacchiai: ‘Beh… però a me piaci già così’ la consolai.
Si girò verso di me e mi guardò fisso, appoggiando la guancia sulla mano e puntando il gomito sul letto: ‘Sì, amore mio grande… Però pensavo… A te piace avermi troia, no?… -Annuii-… Beh! E allora pensa… Se avessi un bel paio di tettone… di quelle proprio da troia!!! Tutti, appena mi vedrebbero, penserebbero che sono una vaccona, una baldracca, un troione! Non ti piacerebbe, dai???’ mi chiese, entusiasmata dall’idea.
L’idea mi stuzzicava, in effetti, ma non amavo troppo la chirurgia, anche sulle persone che amo!, se non è indispensabile: ‘Beh… forse sì… -la immaginai con le tettone, tampinata a morte da ogni maschio!-… Ma… vorresti farti operare?’ Chiesi, con cautela.
‘Sì, dai… E’ un po’ che ci pensavo…’
‘Davvero?’ Chi lo avrebbe mai detto? Quanto poco conoscevo Laura… ‘Ma… hai già deciso? E come farai???’
Lei sorrise, sicura: evidentemente aveva già elaborato tutto il ragionamento: ‘Ti avevo detto che un amico mi avrebbe aiutato a realizzare lo spettacolino in webcam… Con l’auricolare mi ha diretto: in pratica era lui il regista della mia performance… Bravo, vero?’
Annuii: ‘Sì, molto bravo…’ Un piccolo morso di gelosia, pensando a questo tipo, che conosceva così bene la mia Laura da saperne sfruttare così efficacemente le potenzialità… ‘A proposito, come si chiama, ‘sto tizio?’
‘Eh? Uh… ah, Dario… si chiama Dario!’
Annuii: volevo chiederle altro su questo Dario, ma mi rendevo conto, dalla sua esitazione, che era reticente e quindi non insistetti, anche per non farle rimangiare quella voglia di sincerità che mi aveva dichiarato.
‘Beh, dicevo… Questo amico, Dario, conosce un chirurgo che mi farebbe il lavoro ad un prezzo di favore…’ La interruppi: ‘E chi è, questo chirurgo?’ ‘Mah, non lo so ancora… mi chiamerà la prossima settimana per un appuntamento… ovviamente dovremo parlare e dovrà visitarmi… nel suo studio, a Milano’ Capii che ormai aveva preso la sua decisione: voleva le tettone da baldracca!
Avevo mille domande da farle… Decisi di non starle troppo ‘sul collo’, adesso che finalmente aveva deciso di aprirsi con me.
Però il famoso Dario, mi incuriosiva davvero…
‘Ma questo Dario… Sì, insomma… Chi è?’
Lei mi sorrise e poi: ‘E’ un amico… Una persona che mi ha capita e che mi sta aiutando a capire e poi a realizzare quello che davvero mi piace, quello che davvero voglio fare…
E’ un amico ed un confidente… E’ la persona che mi ha fatto notare che, col mio comportamento -col fatto che facessi di tutto tenendoti sì aggiornato, ma facendotelo… subire passivamente- stavo rischiando di perderti… ed io non volevo e non voglio assolutamente perderti!
Così ha trovato il modo per… sfondare il muro di indifferenza, nei miei confronti, che ti eri eretto intorno: mi ha suggerito quello spettacolo!
Sapevo che la curiosità e l’eccitazione te lo avrebbero fatto vedere e lì ho potuto urlarti ed urlare la mondo!, quanto ti amo!’ Era dolcissima, a sorridere con le lacrime che le scendevano sulle guance…
L’abbracciai d’istinto, forte! E le baciai i capelli più e più volte. No, non volevo perderla neanch’io!
Mandai mentalmente un sorriso di ringraziamento al misterioso ma salvifico Dario.
‘Ma lui…’ insistetti, ma lei mi bloccò le parole in bocca. ‘E’ stato lui a farmi notare che la parte meno… adeguata del mio corpo sono le tette… e ne abbiamo parlato.
Ero blandamente tentata da un po’, di rifarmele, ma parlando con lui ho capito che ero pronta, che DEVO rifarmele!
E per fortuna lui conosce questa chirurga, una donna, a Milano che mi… tratterà bene, economicamente parlando… Tanto, come sai, ho i miei risparmi e quindi è un regalo che posso permettermi benissimo di farmi…’
‘Ma come hai intenzione di avercele?’ Un sacco di pensieri da maiale m mulinavano in testa.
Lei fece un risata e poi: ‘Uhmmmm, curiosone! Dai, voglio che sia una sorpresa, per il mio amore!’ spiegò sorridendo, felice come una bimba.
Sì, va bene… ma il tipo??? ‘E questo Dario… Si può conoscere?’
Lei mi sorrise indulgente, come faceva la mia amata maestra delle elementari: ‘Tutto a tempo debito, amore mio grande… Lo conoscerai, quando sarà il momento…’ e poi mi baciò: un bacio ardente, passionale ed io sentii le sue dita che lo cercavano, mentre con le unghie dell’altra mano mi accarezzava il collo facendomi rabbrividire di piacere.
La ormai abituale accelerazione mi stampò contro il sedile, mentre l’aereo prendeva velocità e poi si staccava dalla pista, scagliandosi con sicurezza verso il cielo.
Era stato davvero un delizioso fine settimana con Laura, la mia Laura.
Avevamo passato ogni minuto insieme a far l’amore, a parlare quietamente di mille cose, a coccolarci, a stare al mare a nuotare ed ad abbronzarci.
Laura si comportava in modo meno provocante del suo solito, nonostante il topless: aveva indossato perfino uno slippino non ai minimi termini, come quelli che aveva preso ad usare dopo la sua dichiarazione di troiaggine; però non mancò di provocarmi, dicendomi di immaginare che successo avrebbe avuto, su quella stessa spiaggia, quando ci sarebbe tornata con un paio di tettone esagerate da troia.
Questa sua provocazione mi costrinse a voltami sulla pancia, per non dare spettacolo con l’erezione invereconda che quella frase aveva innescato.
Mi aveva anche raccontato, in quei due giorni, delle cose che aveva fatto fino ad un paio di giorni prima di fare lo spettacolino, ma solo per informarmi, per mettermi al corrente, non per provocarmi; aveva anche detto che, per la paura di perdermi, aveva deciso di non fare più la puttana in giro, finché ero via.
Stranamente le credetti ed inoltre questa sua decisione mi allietò un pochino.
La sondai anche sui suoi trascorsi e mi raccontò, ad esempio, che appena passati i vent’anni aveva avuto una storia con un suo ex professore delle superiori; lei ne era infatuata, forse innamorata e lui, invece, le aveva fatto provare perversioni sempre maggiori, dall’umiliarla ed insultarla sia in privato che anche quando erano con gli amici di lui, che quindi si divertivano ad insultarla come se fossero un gruppetto di liceali, anziché stimati quarantenni; lei si era anche trovata a disposizione delle laide voglie di questi amici, che la usavano liberamente sotto gli occhi divertiti del professore… Arrivò perfino a farla letteralmente montare dal suo cane!
La storia finì perché, dopo un po’ che veniva montata dal pitbull, la cosa le era diventata così ‘naturale’, che disse al suo ‘padrone’ che dovendo scegliere, preferiva essere scopata dal cane piuttosto che da lui; al che il tipo impazzì di rabbia: la picchiò con vera cattiveria, facendole davvero male e questo la portò ad aprire finalmente gli occhi ed a decidere di far uscire quell’essere dalla sua vita!
Ero indubbiamente scosso: avevo ormai capito che Laura, la donna che amavo, non era stata una banale casalinga-di-Voghera, ma non immaginavo che avesse fatto esperienze così turpi.
Sulla vena dei ricordi, anch’io mi aprii e le raccontai dei miei esordi le donne; prima di mia moglie Stefania, ero ovviamente già stato con altre donne… naturalmente non a pagamento! Lo considero avvilente per la mia dignità: è come essere un ghepardo che, invece di affrontare le alterne vicende della caccia, preferisce andare a frugare nell’immondizia di un villaggio; preferisco digiunare da cacciatore che mangiare frugando tra gli avanzi!); da una gradevole MILF conosciuta in montagna a sedici anni (lei ne aveva circa quaranta-quarantacinque), che mi fece passare dalla leggendaria fantasia ad un solido vissuto, ad una coetanea grassa e bruttina, ma vogliosamente porcella pochi mesi dopo; la mia prima ‘storia’ con una di ventidue -io, diciassettenne: ero in villeggiatura- che aveva cominciato a darmela regolarmente e poi… e poi un lungo stop, a causa di un bruttissimo incidente di moto che, tra l’altro, mi aveva tenuto in ospedale quattro mesi filati (sì: protocolli di cura ben diversi da quelli attuali!); quando uscii dal tetro tunnel fatto di ferite, fratture, ingessature, interventi, medicazioni e poi riabilitazione, sangue, sudore e lacrime, guardandomi allo specchio mi vedevo pieno di cicatrici, di tagli, suture e la mia già poca autostima andò in pezzi.
Venne riedificata, sempre in villeggiatura!, da una MILFona straniera a cavallo dei cinquant’anni che, dopo essersi fatta corteggiare per interminabili giorni, una sera mi vide entrare in un bar, furibondo per dei pugni che avevo preso da due attaccabrighe che mi avevano confuso con un altro. Mi si avvicinò e mi disse, col suo accento statunitense: ‘Ma come sei nervoso…’ e mi mise le mani sulle spalle, lavorandomi deliziosamente i muscoli della schiena con le dita; ‘… Ma come sei teso! Dai, se vieni a casa mia ti massaggio un po’, tanto per farti rilassare questi muscoli contratti’
Ovviamente accettai!
Dopo dieci minuti, mi stavo godendo a torso nudo le sue dita che mi scioglievano deliziosamente i muscoli contratti della schiena; poi mi ‘convinse’ (con estrema facilità, ovviamente!) a togliermi i jeans per occuparsi delle mie gambe e dei miei glutei, invitandomi, per facilitarla, a togliermi anche gli slip che indossavo.
Le sue abili mani mi sciolsero davvero il fascio di nervi che ero diventato; poi mi fece girare supino e partì dalle spalle, per poi passare al petto, al plesso solare e… e poi si interessò al mio cazzo congestionato, teso fino all’ombelico, innervato dalle vene gonfie da scoppiare, automaticamente scappellato nel suo turgore dei vent’anni…
Cominciò con le calde ed umide labbra e con la lingua guizzante che lo percorreva tutto, dal glande violaceo giù giù fino a sfiorare i peli dello scroto, rugoso dall’eccitazione.
Poi, con un unico, fluido movimento si fece scivolare in bocca il mio cazzo teso e pulsante, fino a sfiorarmi le palle col naso; e dire che è di più che discreta taglia!
Un pompino che dimostrava chiaramente la passione e l’esperienza che poteva impegnare nel dare piacere da un uomo, aspirandomi e massaggiandomi con la lingua, profondamente piantato fin nella sua gola.
Ricordo che manovrai per raggiungere con la bocca la sua fica, orlata da un curato praticello -come era normale tenerla allora- e poi cominciai subito a leccarla, a suggerla, a percorrerla accuratamente con la punta della lingua, a spingergliela poi dentro, tra le labbrine ben discoste, grazie anche all’uso intensivo.
La sentii gemere e fare movimenti scomposti ed il suo miele mi sembrò aumentare, imbrattandomi piacevolmente dal naso al mento.
Già allora consideravo il fare sesso, il giocare, come il FINE e non come il mezzo (per arrivare a sborrare) e quindi sapevo gestirmi, ritardando a volontà la mia eiaculazione.
Difatti la signora, piacevolmente stupita della mia durata, decise che era un vero peccato disporre di un bel cazzo duro e giovane come il mio e non utilizzalo, per cui mi si sedette sul pube e, con poche sapienti mosse, se lo fece scivolare dentro, fino a portare a contatto le sue pelvi con le mie.
La sentii rovente, deliziosamente scivolosa e lei, dopo essersi gustata un attimo l’effetto di avermi dentro di lei, cominciò una danza che diventava, alla fine, sempre più frenetica, praticamente chiavandomi, finché entrambi raggiungemmo il nostro piccolo spicchio di paradiso, quasi simultaneamente.
Dopo avermi scopato, mi disse, accarezzandomi dolcemente: ‘Sai: io amo il tuo corpo pieno di cicatrici, perché vuol dire che sei un uomo che non ha paura ad affrontare le cose!’
Pensai che non c’era bisogno di particolare coraggio, a fare un frontale in moto contro un autobus, ma il mio cuore di diciannovenne fece una capriola dalla gioia: allora non rischiavo di essere ‘lo Sfregiato, quello che le donne non lo vogliono neanche vedere’!!!
Laura aveva ascoltato rilassata ed a tratti divertita, questi miei ricordi, baciandomi spesso dolcemente, mentre i miei ricordi ed i più minuti dettagli fluivano, inaspettatamente freschi, da qualche angolo dimenticato della mia mente.
Sorrisi, mentre riallacciavo la cintura, preparandomi all’atterraggio in Slovenia.
Ero quasi arrivato a casa, quando il cellulare squillò: era un’inaspettata telefonata di Laura! Oddio… qualche problema, qualche novità sgradevole?
Risposi con cautela, portando il cellulare all’orecchio con cautela, come se avessi paura che mi potesse azzannarmi l’orecchio!
Invece la telefonata fu piacevolissima: voleva solo assicurarsi che fossi arrivato felicemente e mi ripeté quanto mi amava, quanto volesse invecchiare a fianco a me.
Ovviamente, le risposi sulla stessa linea ed alla fine, rimettendo l’apparecchio in tasca, ebbi per un attimo paura che sporcasse la camicia, per tutto il… miele di cui probabilmente stava ancora trasudando.
Mi aveva un pochino stupito la sua proposta, quando mi fossi sistemato a casa ed avessi disfatto la borsa, di chiamarla e passare il tempo fino ad andare a dormire videochattando io e lei.
Riflettei su questa inaspettata proposta, ma poi ne capii il senso e sorrisi: oltre al piacere di continuare il buon feeling che avevamo recuperato nel weekend, voleva sopratutto rassicurarmi che ‘avrebbe fatto la brava’, come mi aveva promesso a casa, proponendomi di farsi vedere da me e quindi -presumibilmente- non impegnata con nessun altro.
Mi sentivo sereno e felice. La videochattata era stata dolce, rassicurante, rilassante.
Avevamo parlato di tutto e di niente, ma con la gioia di stare ‘insieme’, nonostante la distanza.
Poi ero andato a dormire e la mattina dopo in officina, come sempre. Anzi no: avevo scambiato diversi messaggini con Laura, estremamente affettuosi, giocosi, come una coppia di ragazzini…
Poi, arrivato a casa, trovai una sua email e la lessi con curiosità.
Ciao, amore mio grande!
Ieri sera è stato bellissimo chattare con te, così lontano fisicamente, ma di nuovo tornato al mio fianco, come solo un mese fa! E’ bello amarti, è bello specchiarmi di nuovo nei tuoi occhi innamorati: non sai quanto mi è mancato, mi sei mancato!
Mi hai detto che l’affiancamento col tuo sostituto procede bene e che quindi dovrai fare questo pendolarismo per ancora solo 2-3 settimane… Non vedo davvero l’ora che finisca, sai?, per restare sempre insieme!
Io ti amo, non dimenticarlo! Ti amo davvero!
Mi piace davvero averti ritrovato, ne sono felicissima e voglio levare anche la più piccola pietruzza che possa ostacolare in nostro cammino insieme; volevo dirti una cosa, riguardo quello che ti ho confidato, fare una precisazione… Ho avuto uno strano (e stupido, stupidissimo!) pudore quando ti ho raccontato del mio primo pompino; ma so quanto sei contrario alla pedofilia (e non sapevo ancora dei tuoi trascorsi!) e quindi mi sono… vergognata di dirti che avevo 12 anni e non 13, quella volta…
Scusami amore mio. Ti giuro che non ti terrò più nascosto nulla, neanche involontariamente: per esempio, preferisco parlarti chiaramente di ‘Dario’.
L’idea della tua festa di compleanno, l’ho presa da un racconto che avevo letto un bel po’ di tempo fa; all’epoca tutto il racconto mi aveva intrigata ed avevo scritto all’autore, che mi aveva cortesemente risposto per ringraziami dell’apprezzamento.
Dopo aver realizzato la tua festa, gli ho scritto entusiasta, chiedendogli se si ricordava di me e dicendogli che lo avevo realizzato e che aveva funzionato alla grande.
Lui mi ha risposto un po’ incredulo e diffidente e così ci siamo scambiati qualche email, cominciando a conoscerci un po’; o meglio: lui ha voluto conoscere me e mi ha fatto precise domande per riuscirci, dicendomi però il suo nick (Etereo Duca), spiegava che lui era ‘duca’ (cioè che ama condurre, indirizzare per temperamento) ed ‘etereo’ perché vuole restare… incorporeo, come fumo.
Non si chiama, quindi, Dario e non so quale vero nome lui abbia; mi sono inventata al volo il nome di Dario perché mi sembrava… complicato accennare ad una persona senza nome, come mio… consigliere. :-((
Scusami, amore mio, ti prometto che non succederà più, che non ci saranno più… angoli bui! Io ti amo e non voglio perderti, sopratutto per sciocchezze del genere!
Comunque, quando Duca (io lo chiamo così) ha avuto le mie risposte -ha voluto sapere anche cose del mio passato, che tu ancora non sai!-, mi ha chiesto se tenevo a te e io ovviamente gli ho detto di sì (gli avevo raccontato di Max e di tutto quello che è successo e che ho fatto dopo!), anche se avevo l’impressione che ti stavo… perdendo.
Lui allora mi ha chiesto se avrei accettato i suoi consigli che miravano a riconsolidare il nostro rapporto oltre a capire cosa davvero volevo dalla vita e come realizzarlo.
Ho ovviamente accettato e lui, per prima cosa, mi ha aiutato ad organizzare lo spettacolo in rete PER TE, ma anche per ribadire -a te ed a chiunque avesse assistito!- sia quanto io ti ami che anche quanto sia profondamente troia.
Sulla falsariga del successo (strepitoso!) dello show, abbiamo ragionato e deciso che mi serviva un seno migliore di quello, ormai cadente, che mi trovo adesso.
Lui conosce questa dottoressa che mi visiterà e poi mi impianterà le tettone che ho sempre desiderato.
Però, per me Duca è solo una email ed una voce al cellulare: non so che aspetto o che età abbia, né dove viva o come si guadagni il pane.
Però mi fido di lui, ne ho la massima fiducia e sarei felicissima se anche tu ti fidassi di lui
Mi ha detto che, se tu vuoi, potrò ‘mettervi in contatto’ (testuale) ma che tu non dovrai mai avere il suo cellulare o la sua email…
Adesso che ti ho raccontato tutto, amore mio, mi sento davvero meglio e spero che tu non ti sia arrabbiato per queste… imprecisioni (in ultima analisi, non ti ho detto bianco invece di nero; ho solo ‘aggiustato’ scioccamente alcuni dettagli della verità! Ma, mai più, Promesso!).
Io ti amo tanto e sei la mia vita; stammi accanto, aiutami ed avremo un piacevolissimo futuro insieme!
Un bacio, amore mio grande.
La TUA Laura.
Alla fine ero perplesso: trovavo francamente poco significativa la piccola ‘correzione’ sull’età del primo pompino; mi turbava immaginare una bimbetta di tredici -o anche dodici!- anni impegnata in una fellatio ad un adulto, ma poi pensai che a vent’anni si è solo tecnicamente adulti e che a quell’età si cerca ogni occasione: ben peggio sarebbe stato se l’uomo fosse stato più anziano…
La faccenda di Dario/Duca Etereo, invece, era più significativa; per prima cosa avevo cercato su internet l’autore e poi avevo letto i suoi racconti, trovando ‘vacanze separate’, quello da cui Laura aveva preso spunto e trovandolo francamente molto stuzzicante.
Cercai di immaginare, dopo aver letto i suoi racconti ed aver valutato quali suggerimenti aveva evidentemente dato a Laura e tentato di immaginare quali altri poteva averle proposto, l’impatto che Duca (ma sì, chiamiamolo così!) possa avere su Laura, sulla sua evidente troiaggine e quindi, di riflesso, sulla nostra storia e su di me.
Il risultato fu uno stato di tangibile eccitazione! Mi sarei fidato del giudizio di Laura!
Dopo cena, quando ci ritrovammo in videochat, discutemmo della sua email e le comunicai le mie considerazioni, compresa la fiducia nei confronti del suo mentore.
Mercoledì sera, mi disse che la sera prima sul tardi, quando ormai disperava di essere chiamata, aveva ricevuto la telefonata della dottoressa Sheyda.
La dottoressa si era presentata, poi le aveva detto che Duca le aveva chiesto di contattarla per fissare un appuntamento al fine di fare una visita preliminare, ma dopo averle comunque chiesto cosa lei intendeva fare, per rendersi conto delle reali intenzioni di Laura.
Quindi lei aveva confermato che voleva migliorare il suo aspetto e che per le valutazioni estetiche le aveva detto che si affidava completamente al giudizio di Duca.
Era perplesso per questo affidarsi di Laura al misterioso Duca; mi ripromisi di affrontare la questione a voce, perché mi sembrava strano che un ‘consigliere’ potesse avere un così grande potere decisionale sulla MIA Laura, sopratutto per variazioni definitive del suo aspetto, mentre io non osava neanche metterci becco.
Comunque, a Laura la dottoressa era sembrata, in un certo qual modo, tranquillizzata da questa conferma e le aveva proposto alcuni date ed orari per la prima visita e lei aveva accettato la prima possibilità offertale, il giovedì sera.
Laura era rimasta favorevolmente impressionata dal tono formale, sicuramente professionale della donna; aveva colto sintomi di empatia, ma ben celati dalla sua sicura professionalità e lei aveva già deciso che poteva affidarsi serenamente alla dottoressa.
Per questa ragione, spiegò, ci saremmo direttamente visti per parlarne venerdì sera, a casa.
Ero vagamente preoccupato per lei, ma le augurai comunque una piacevole, oltre che costruttiva, serata milanese.
Mentre volavo diretto a casa, quel venerdì sera, ero curioso di conoscere gli esiti della breve trasferta milanese di Laura, ma riflettevo che, se dio voleva, ancora un paio di settimane al massimo e poi tutte quelle menate (come l’incontro, con relativa disamina e discussione, col fornitore olandese di un nuovo macchinario, che mi sarebbe toccato lunedì mattina!) sarebbero state appannaggio di Stephan, che ormai era quasi pronto per diventare il ‘capo’, lì!
Il segnale ‘fasten your seat belts’, alla fine, mi fece capire che ero quasi a casa, dalla mia donna. Sorrisi, felice. ‘Dai, raccontami di ieri’ le dissi, predisponendomi ad ascoltarla senza interromperla.
Era stato delizioso arrivare a casa e far subito l’amore con Laura; ci eravamo cercati con gioia, entusiasmo, voracità ed era stato stupendo: avevamo fatto tutto, ma io ero restato col rimpianto di non essere riuscito a durare ancora di più, oltre l’ora che ci eravamo regalati, perché avrei voluto fare di più, ancora di più… e sapendo che lei non desiderava altro che donarsi completamente, che essere la mia troia e darmi piacere in ogni modo, sfruttando tutto ciò che aveva imparato nella sua movimentata vita sessuale negli ultimi trent’anni…
Eravamo ancora a letto, seduti contro la testata, abbracciati, col lenzuolo che ci avvolgeva entrambi fino alla vita, come un unico bozzolo e stavamo fumando la regolamentare sigaretta postcoitale, dopo essere riusciti a far calmare il furioso martellamento dei nostri cuori nel petto dato dalla grande eccitazione che avevamo provato.
Lei mi sorrise dolcemente e mi posò un bacio sulle labbra: ‘Beh, come ti ho detto, dovevamo vederci giovedì sera, alle otto.
Mi ha dato appuntamento nel suo studio, in centro; mi ha dato l’indirizzo e mi ha detto di entrare pure nel cortile e lasciare lì la macchina, nel suo posto auto riservato.
Lei è una bella donna alta, circa della mia età -anche se non è facile determinarla con precisione- con lunghi capelli scuri, pelle ambrata, occhi allungati, elegante, curata, sicura di sé.
Mi ha sorriso e, dopo aver dato una scorsa alle analisi che mi aveva detto di fare nel laboratorio di un suo amico qui in città, mi ha proposto di andare subito a cena, in un ristorante persiano lì vicino -ci siamo andate a piedi- dove ci hanno dato un tavolo appartato, in modo da poter parlare con discrezione.
Mi ha spiegato che lei è una cliente abituale del locale e che, ormai, lo usa come… ufficio, per poter parlare in modo rilassato coi suoi clienti e poter stilare la parte meno clinica dell’anamnesi ma, per certi versi, la più importante: quella che permette di capire l’essenza, la psicologia delle persone.
Davanti ai menu, mi ha spiegato le varie pietanze ed abbiamo ordinato e poi, mentre aspettavamo di essere servite, abbiamo cominciato a conversare come… beh, direi che il ‘come due vecchie amiche’ renda bene l’idea del clima che si è creato tra noi.
In pratica, mi ha fatto delle domande di carattere generale su di me, sulla mia vita precedente e quella con te, sulle mie varie esperienze. Avevo pensato che si riferisse all’ambito sessuale, ma come ho cominciato ad affrontare quell’aspetto, mi ha interrotta, mi ha sorriso, si è scusata di non aver formulato la domanda con la sufficiente chiarezza, portandomi a fraintenderla. Persona deliziosa: invece di dire: ‘no, TU non hai capito’, mi ha chiesto scusa per avermi indotto a fraintendere il senso della sua domanda!… -Laura sorrise al ricordo del modo cortese di fare dell’altra donna-… Così mi sono rilassata ed ho ripreso a parlare e dai suoi commenti e da alcune sue precisazioni, ho intuito che il suo indubbio fascino e carisma viene anche da una sua qual certa capacità di essere trasgressiva, sotto diversi punti di vista…’
Mi incuriosiva questa dottoressa e -lo ammetto- mi intrigava anche un po’, per cui la interruppi ed azzardai a chiedere: ‘In che senso, trasgressiva? Cioè…. sessualmente?’
Lei mi guardò e mi ammonì scherzosamente col dito alzato: ‘Trasgressiva in tutti i campi e sì: anche in quello sessuale, porcello! Ma sopratutto con un approccio non convenzionale a molti aspetti della vita, sia personale che professionale.
Figlia di un persiano e di una francese -e quindi di due culture molto diverse tra loro-, in Italia per studiare entrambi architettura, ha deciso di studiare medicina e di specializzarsi in chirurgia plastica, che è una specialità dominata dalla presenza quasi esclusivamente maschile. Poi, avendo scoperto il mondo sadomaso, si è trovata a mettere le sue capacità di chirurga estetica a disposizione dei frequentatori di quell’ambito, sviluppando anche dal lato medico e di implantologia sperimentale una piccola, interessante invenzione di Duca e di un suo amico…
Ma è inutile che tu mi chieda di lei: tu devi concentrarti su una sola troia, me!, e quindi è inutile che ti guardi in giro…’ concluse saltandomi addosso e baciandomi con passione, mentre facevo scherzosamente il broncio, anche perché avrei voluto sapere di più sull’affascinante dottoressa, ma lei rise di gusto: ‘Dai, amore mio! Non sarebbe corretto se ti raccontassi le confidenze-tra-donne che mi ha fatto… Comunque, non è una persona né banale né noiosa, ho idea!
Ma andiamo avanti!’ Riordinò un attimo le idee.
‘Dopo cena, davanti ad un eccellente tazza di the fumante, la dottoressa è entrata nel vivo della conversazione, dopo avermi messa perfettamente a mio agio: mi sembra di conoscerla da sempre!
Ha cominciato a chiedermi dettagli sulla mia vita sessuale ed io, dopo aver superato l’iniziale ma ormai piccolo imbarazzo, sono riuscita a raccontarle tutto con rilassata disinvoltura, pilotata anche da sue rare ma illuminanti domande.
Alla fine mi ha chiesto cosa mi spinge ad affrontare l’intervento.
E’ stata un domanda importante perché, rispondendo a lei, ho dovuto organizzare la risposta anche per me stessa…
Le ho detto che, mentre il mio corpo continuava a piacermi nonostante lo scorrere degli anni, e continuasse anche a piacere agli uomini!, il mio seno denunciava l’età e gli strapazzi che aveva subito; che avevo fatto uno spettacolo in webcam e che era stato estremamente apprezzato da una marea di persone, ma i commenti meno favorevoli si erano concentrati proprio sul seno… e che d’altronde, rivedendomi, mi ero chiaramente resa conto di ciò che già avevo pensato: che il mio seno tradisce clamorosamente l’immagine e l’idea che voglio dare di me stessa’
Fece una breve pausa e poi mi guardò fisso negli occhi: ‘Sai… la dottoressa, mentre parlavamo, mi ha instillato fiducia… sia perché la sentivo estremamente professionale sia perché poi -più avanti, quando siamo entrati negli argomenti… difficili- riusciva ad intuire le mie paure e le mie esigenze non appena cominciavo a fargliene cenno. Ed anche le cose che desideravo, prima ancora che riuscissi a trovare le parole per esprimergliele, lei riusciva ad intuirle…
Ho capito che con lei, più le avessi aperto il mio cuore e la mia mente, meglio mi avrebbe aiutata a realizzare quello che DAVVERO voglio.
Comunque, con lei che mi faceva garbate ma ficcanti domande, le risposte mi venivano con facilità e le sue osservazioni mi ha molto aiutata ad esplorare la mia mente, a mettere a fuoco sia il mio grande piacere che provo a sentirmi dominata, posseduta, usata come un giocattolo sessuale che anche, però, la mia necessità tenere tutto sotto controllo…’
Mi guardò con aria colpevole: ‘E’ per quello che, anche con te!, omettevo alcune cose e ne… aggiustavo altre… Scusami, amore mio grande: non succederà più!’
Era troppo tenera, così piena di vergogna per essere stata reticente con me; cosa potevo fare, se non abbracciarla e darle un tenero bacio?
‘Vai avanti, dai’ la esortai con dolcezza. Lei mi sorrise timidamente, con gli occhioni lucidi: ‘Sì, amore mio… Dicevo: alla fine Sheyda -è stato naturale passare dal lei al tu- mi ha detto che è ancora tutto nelle mie mani e che sta solo a me la scelta di passare il controllo, il MIO controllo, a lei ed a Duca.
Non so… è stato strano… nonostante i modi garbati, formali, sentivo che lei mi… stava entrando dentro, si stava… impadronendo di me…’
Ero perplesso: avevo ormai capito che Laura amava essere dominata, ma solo occasionalmente aveva fatto emergere questa sua necessità di avere il controllo di ogni cosa, tanto che -anche per il mio carattere naturalmente accomodante- non ci avevo mai dato peso; adesso, invece, me lo… sbatteva sul muso!
Le dissi di proseguire.
Lei mi sorrise, mi baciò dolcemente e ricominciò a raccontare: ‘A quel punto siamo uscite dal ristorante; lei ha fatto un cenno di saluto al padrone e siamo andate via; mi ha poi spiegato che lì ha un conto aperto e che anche la cena fa parte della visita e quindi è compresa nel prezzo…
Arrivate in studio, mi ha detto di spogliarmi completamente e mi ha indicato un paravento… Sai, io ero già un po’ soggiogata da lei ed ero pronta a denudarmi per lei… Però da come mi guardava ho capito: quella era una visita professionale e quindi sono andata dietro il paravento e mi sono completamente spogliata, uscendo persino con le mani a coprirmi un po’ il pube ed i seni -sorrise, pensando a questo suo gesto pudico- e camminando fino davanti a lei, che nel frattempo si era messa un camice, molto professionalmente.
Ha cominciato a visitarmi mentre stavo eretta davanti a lei, tastandomi i piedi, le caviglie, i polpacci; poi la schiena e le spalle ed infine il seno, esaminato e manipolato in diversi modi; mi ha anche chiesto di dirle dettagliatamente come è stato usato, in passato e glie l’ho spiegato: in pratica è stato legato, pressato, tirato, trafitto da aghi e spilloni, elettrostimolato… son stata anche appesa per i seni, alcune volte. Ovviamente, anche tutti gli usi… convenzionali a parte allattare, eh!… -rise, divertita!-… e lei, senza fare una piega, a parte l’ombra di un sorrisino, mi ha chiesto se ‘tutto il catalogo’, ha usato proprio questa espressione!, rientrava nei miei programmi anche in futuro.
Sotto il suo sguardo inquisitore, l’ho confermato con una certa soggezione e lei ha sorriso.
Quindi mi ha fatta stendere su un lettino ginecologico e lì mi ha attentamente visitata ed ispezionata, sia dentro che fuori -e facendomi anche voltare un attimo, facendomi divaricare le chiappine con le mani per ispezionaremi brevemente anche il culetto- ma il tutto fatto in modo garbatamente professionale, preciso senza volermi eccitare (me lo aspettavo un pochino, sai?); comunque una visita normalissima, senza imbarazzo alcuno.
L’unico momento un po’… extra professionale, è stato quando ha verificato l’elasticità dei miei buchini ed ha commentato con un sorrisetto malizioso, quasi tra sé: ‘Certo che qui dev’esserci stato un notevole traffico di bei cazzi…’
Sentirla così, dismettendo un attimo l’abito mentale del medico per essere semplicemente una donna mia complice e con un linguaggio non formale, mi ha strappato una risata ed anche lei mi ha imitato, rilassate.
Alla fine della visita, mi ha fatta rivestire e quando sono uscita da dietro il paravento era inappuntabilmente seduta alla scrivania e scriveva, probabilmente la mia cartella personale.
Quando ha finito, mi ha sorriso e mi ha chiesto se ero curiosa di sapere cosa avrebbe detto a Duca e le varie opzioni possibili.
Ti sembra possibile che le dicessi ‘no, non m’interessa’???’ mi chiese, sfidandomi con un sorriso.
Risi anch’io ed esclusi quella improbabile possibilità.
‘Allora lei ha preso una sorta di… catalogo ed ha cominciato a spiegarmi che il mio fisico è assolutamente idoneo ad entrambi gli interventi che lei aveva ipotizzato.
L’ho guardata e le ho chiesto: ‘Due interventi?’ Lei mi ha fatto cenno di attendere ed ha cominciato a parlare del seno, spiegandomi che per venire incontro ai desideri di entrambe, il mio seno dovrebbe avere una taglia dalla C attuale in su; considerando però gli usi ‘anche impropri’ che non ero in grado di escludere, mi sconsiglierebbe le taglie eccessivamente ingombranti.
Poi ha aperto il catalogo ed ha cominciato a mostrarmi seni formosi, di taglie e forme diverse, alcuni dalla forma più naturale, altri vistosamente rifatti.
Mi ha spiegato che questi seni sono tutti artificiali -facevo fatica a crederci!- e che la decisione sulla forma spetta al Duca, ma che potrebbe essere uno qualsiasi di questo.
Ero onestamente intrigata e deliziata deliziata da quelle tettone, in particolare quelli più osceni, per volume e forma’ alti, rotondi e già mi immaginavo quanto sembrerei troia con delle tettone del genere!’
La vedevo con un’espressione sognante: continuava ad immaginarsi con le ‘bocce’ nuove ed esagerate.
‘Poi Sheyda mi fa: ‘ Passiamo al secondo intervento!’ E io, incuriosita e stupita: ‘Quale secondo intervento? Per cosa?’
Allora lei mi ha spiegato che il Duca ha richiesto anche di valutare l’installazione di un altro tipo di impianto, che non avrà effetti estetici sul mio corpo, ma che avrebbe potuto aumentare, ingigantire le mie percezioni.
Ero davvero incuriosita e le ho chiesto di spiegarmi per bene e lei mi ha spiegato che l’intervento e soprattutto l’impianto sono assolutamente sicuri dal punto di vista medico, anche se sono considerati ancora sperimentali per via degli effetti molto particolari e poco documentati che possono indurre. Le sensazioni sono le più varie in effetti; dal solletico, al piacere, al dolore, all’eliminazione del dolore. Proprio per quest’ultimo effetto la dottoressa ritiene che il decorso posto operatorio sarà quindi normale, dal punto di vista dei tempi, ma senza dolori o quasi.
Gli impianti -una cosa studiata e realizzata da lei, dal Duca e da un loro socio- saranno posizionati sotto i seni e lungo la vagina, riuscendo a stimolarla dalle labbra esterne, compreso il clitoride, fino alla cervice.
Non saranno d’impedimento per nessuno tipo di penetrazione e non impediranno l’applicazione di nessun piercing, ha precisato’
Detto questo tacque ed apprezzai che mi lasciasse il tempo per elaborare tutto ciò che mi aveva detto e per ragionarci anche su.
Lei sembrava molto decisa, a fare questo passo e quando glie lo chiesi, me lo confermò con decisione.
Mi stupivo di quanto poco conoscessi la mia compagna (mia ‘moglie’, come aveva voluto che la chiamassi, in pubblico ed in privato… ed a me, in fondo, stava bene!), di quanti aspetti della sua personalità io stessi scoprendo da un mesetto a quella parte; come la sua voglia di avere tutto sotto controllo… in apparente contrasto con il suo desiderio di essere dominata: in realtà è da molo che avevo capito che in una situazione master/sub, la ‘chiave’ del facciamo o non facciamo era in mano alla persona sub che, in ogni momento, poteva dire ‘Basta!’, senza lasciare possibilità al master di proseguire.
Inoltre riflettei che la scelta di Laura di affidarsi al Duca ed a Sheyda coinvolgeva, in fondo, anche me e la mia vita… Volevo tutto ciò e le sue eventuali conseguenze?
Una domanda mi frullava in testa: ‘E quindi, hai già deciso di passare sotto il controllo della dottoressa e del Duca… ‘
Mi sorrise, risoluta: ‘Sì, ho deciso di affidarmi completamente a loro’
Alla fine, visto che la decisione le l’aveva già presa, ho fatto l’unica domanda che potessi fare: ‘E… quando andresti, sotto i ferri?’ le chiesi con una certa crudezza.
Lei non colse, o finse di non cogliere il mio poco entusiasmo e rispose, soave: ‘Lunedì, amore mio grande… lunedì prossimo!’
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?