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1) IO, ANNA RITA
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Fare la cameriera d’albergo non è nulla di eccezionale, ma per una ragazzina 19enne senza istruzione, appena trasferita da un paesino di provincia, era un lavoro più che dignitoso.
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Mi mancava un po’ il mio ragazzo, anche se più per motivi sentimentali che “fisici”. Non sentivo certo una grande mancanza dei nostri rari ed impacciati rapporti carnali, così deludenti da farmi chiedere come mai la gente sembra tanto attratta dal sesso. Insomma, non ero proprio una esperta in campo sessuale, né ci tenevo a diventarla; ho avuto una educazione tradizionalista, e per me era già tanto se facevo del sesso senza essere sposata.
La mia collega di reparto qui in albergo era MARILENA, una bionda pettegola e frivoletta, sempre pronta a fare doppi sensi piccanti in ogni situazione. Bastava per esempio che un cliente ordinasse banane o zucchine sul menù, che subito lei partiva con allusioni sui suoi gusti sessuali. Dopo un po’ era diventata monotona; io le dicevo di piantarla, ma lei scambiava la mia noia per imbarazzo, rincarando la dose la volta dopo. Fastidiosa.
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2) QUEI CLIENTI MISTERIOSI
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Il direttore ci avvisò di tenerci pronte, poiché oggi avremmo avuto come ospiti una non meglio precisata troupe cinematografica.
Come da prassi, noi cameriere ci siamo occupate di riceverli: prendere i loro bagagli, indicargli le camere assegnate, etc.
Ad un certo punto Marilena richiamò la mia attenzione su un ragazzone nero di quel gruppo:
– «YEEEEH! Ma lo sai chi è quello? No, dico, ma lo sai? Indovina!»
– «E che ne so, Mari; il fratello di Obama?»
– «È STEVE STRONG, il più famoso pornoattore negro! Quello con una stanga così!», disse lei separando i palmi delle mani di mezzo metro.
– «Ma il tuo è proprio un chiodo fisso! E poi si dice “nero” o “di colore”, non negro!»
– «Ah, chiodo fisso dici, eh? Sta un po’ a vedere…», replicò lei con aria di sfida.
Iniziò a smanettare col suo smartphone, e dopo un po’ me lo mise sotto il naso.
Sgranai gli occhi: era un FILMATO PORNO, di quelli che circolano sui siti per adulti. Lo schermo mostrava un nero che scopava una donna bianca messa a quattro zampe.
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– «Ebbene? È lui o non è lui?»
– «E che ne so io, i neri si somigliano tutti…», risposi ostentando disinteresse per la questione.
– «Ah, dici “I neri si somigliano tutti“…e poi la razzista sarei io! Comunque si fa presto a controllare: tu gli chiedi di tirare fuori il cazzo, e vediamo se è lo stesso di quello del video!»
– «Scema!», le dissi mollandole un buffetto sulla nuca. Ma intanto non potevo fare a meno di interrogarmi sulla sua domanda.
Riprendemmo a guardare il filmato sul telefonino…e mio malgrado sentivo un formicolio tra le gambe.
Come concetto il Porno mi aveva sempre fatto un po’ schifo, però quel filmino mi incuriosiva. Come fanno delle persone a farsi filmare durante un atto così intimo? Non provano vergogna? E perché mai una persona normale dovrebbe provare piacere nel guardarli? Boh…
Eravamo così assorte nella visione che non ci accorgemmo che ci piombò alle spalle il direttore dell’albergo:
– «È così che lavorate, voi due?»
– «YAHP!!», gridammo all’unisono, prima sorprese e poi imbarazzate.
– «Se queste cose vi piacciono, affari vostri…ma le guardate quando siete FUORI dall’orario di lavoro, occhèi?», puntualizzò lui con uno sguardo tra il severo e il divertito.
Che figuradimmerda. Prontamente, spegnemmo il telefonino e riprendemmo ad occuparci delle nostre mansioni.
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3) RICCARDO CAZZODIPIETRA
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Un paio d’ore dopo mi spettava il ricambio di bottiglie vuote al bar. Ne approfittai per bermi un bicchiere di aranciata.
Vidi che il barista stava ridendo come un matto in compagnia di un cliente, un biondo atletico sui 35 anni. Lo avevo già intravisto tra il gruppo arrivato oggi. Per caso mi giunsero alle orecchie i loro discorsi:
– «…e senti quest’altra: Un tale dice alla sua ragazza “Ehi, che fica grande che hai! Ehi, che fica grande che hai!” E lei: “Sì, ma perché me lo dici due volte?” E lui: “Non l’ho detto due volte…È stata l’eco!“»
Era una barzelletta volgarissima…ma non riuscii a trattenermi dallo scoppiare a ridere, spruzzando di aranciata la manica del signore.
– «Omiodiomiscusimadonnacosahocombinatoquantomidispiace…»
– «Ehi, ehi, rilassati», disse lui senza scomporsi, «Sono ancora tutto intero…Grazie al cielo tu non assomigli per niente ad Alien!»
– «A che cosa, scusi?…»
– «È quella creatura che sputa acido solforico.»
– «Ah…Mi deve perdonare, non mi intendo molto di zoologia…Ma venga un attimo in bagno, che le pulisco la manica.»
– «Non sarebbe neanche il caso, ma se proprio insisti…»
Insomma, dopo un lavoro di salviette e detergenti riuscii a rimediare al danno. Che figuraccia da imbranata, però!
– «Ecco; adesso bisogna solo aspettare che la manica si asciughi. E mi scusi ancora…»
– «Si dice che chiedere scusa per gli errori costa meno che stare attenti a non commetterli. Perciò, ora chiedimi scusa per esserti scusata!»
– «Le chiedo scusa per ess…»
– «Ahahah! Ci sei cascata!», rise il cliente. E io con lui. Certo dovevo riconoscere che conosceva l’arte di sdrammatizzare.
– «Come ti chiami, ragazza?»
– «Anna Rita. E devo ringraziarla per la sua comprensione, signor…?»
– «Dick Stone.»
– «Però da come parla lei non sembra straniero.»
– «No, infatti il mio vero nome è RICCARDO e sono italianissimo. “Dick Stone” è il mio nome d’arte quando recito.»
– «Ah, allora lei deve essere uno degli attori di quella troupe che è arrivata oggi. E…di che film si tratta, se posso sapere?»
– «Certo che puoi saperlo. Giriamo un film porno.»
Pronunciò quella frase con la massima disinvoltura, come se si trattasse di girare un documentario. A me invece provocò un effetto di istintiva repulsione, come se avesse detto che intendeva compiere un attentato.
– «E…ehm…lo girate qui, in questo albergo?»
– «Oh no; è un film ambientato tutto in esterni, si intitola “Buchi chiusi all’aria aperta“. Il vostro albergo lo usiamo solo come alloggio.»
– «Ah, meno male…»
– «Come?…»
– «No, dicevo…”Meno male”, per noi siete tutti clienti in più, ehm…», dissi cercando di coprire la mia mezza gaffe. Ma lui sembrò leggermi dentro.
– «Tranquilla; nessuno di noi ha intenzione di mettersi a fare il galletto con le cameriere. Siamo professionisti, e dobbiamo presentarci sul set in perfetta forma fisica. Quindi, niente sesso il giorno prima di una ripresa: né con le nostre donne né con avventurette occasionali.»
– «Ah. Non lo sapevo.»
– «Eh sì. Ciò significa che non sarai oggetto di corteggiamento. Ti dispiace?»
– «Sì…No…Non lo so…Oddio, che domanda…Scusi, è che per me è tutto così strano…», balbettai cercando di trovare le parole giuste.
– «È normale. Per la gente comune il Porno è un mondo di depravati, e quelli che interpretano i film sono troie o mandrilli in calore. È difficile vederli come persone assolutamente normali che fanno un lavoro come un altro.»
In effetti, Riccardo sembrava tutto tranne che lo stereotipo dell’attore porno. Era cortese e socievole, e non faceva nulla per “provarci” con me. Non sapevo bene come prendere la cosa, né come relazionarmi con lui.
– «Sembra proprio che il suo sia un mestiere molto diverso da come lo si immagina vedendolo dal di fuori, signor Stone…»
– «Se vuoi saperne di più, ti basta venire di sopra in camera mia. Ti faccio vedere un paio di filmati e ti spiego il lavoro che ci sta dietro.»
D’istinto mi irrigidii. Oh mamma mia…Chissà cosa può nascondersi dietro un invito del genere!
– «G-grazie per l’offerta, ci penserò…Ora però mi scusi, ma devo tornare al lavoro…»
A quelle parole fece un lieve sorriso in cui mi parve di scorgere una punta di amarezza. Si sarà accorto che la mia era una scusa per troncare una conversazione che stava cominciando a mettermi a disagio?
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4) PROVE GENERALI
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Nel pomeriggio, il mio lavoro prevedeva un ricambio di asciugamani nella Camera 24, una di quelle che erano state assegnate alla troupe arrivata oggi.
Bussai ma non ottenni risposta. Entrai e…OMMADONNAMIABELLA! Cosa vedo?!
Sul letto c’erano tre persone: Riccardo sotto, il nero sopra, e in mezzo una biondina del gruppo di attrici. Erano tutti completamente vestiti, e si muovevano ritmicamente uno addosso all’altro.
Restai impietrita sulla soglia, senza sapere cosa fare.
– «Oh, scusate…N-non sapevo che…Ero venuta per…»
Loro non si scomposero per nulla. Sembravano divertiti dalla mia agitazione.
– «Ma ti pare. Entra, entra pure. E non ti fare strane idee; stavamo solo provando una scena di domani», disse Riccardo con molta calma.
Subito dopo il gruppo si separò, rivelando che non c’era nessuna penetrazione in corso: erano solo appoggiati l’uno sull’altro. Infatti anche le loro parti intime erano ancora coperte dai vestiti.
– «Scommetto che avevi pensato che stessimo davvero scopando», commentò Riccardo, evidentemente divertito dalla mia espressione stupefatta.
– «No…Cioè, un po’…Scusate ancora, non volevo disturbare…»
– «Tranquilla. Come ti ho detto, stavamo solo provando le posizioni per una scena che gireremo domani.»
– «Come? Le provate prima? Cioè, intendo…prima di…?»
Mi guardarono tutti come se venissi da Marte.
– «Ma certo, tesoro», rispose la ragazza, con un sorriso gentile, «È come fare le prove per una recita teatrale.»
– «Proprio così», aggiunse Riccardo, «Dato che nei Porno si gira quasi tutto in successione, ci mettiamo d’accordo in anticipo su posture e durata degli amplessi.»
– «Ah…Perciò quella è una delle posizioni che eseguirete domani?»
– «Esatto. Si tratta di una DOPPIA PENETRAZIONE. Lo sai cos’è, no?»
– «S-sì, più o meno…Ma la fate in TRE?»
A questo punto i sorrisi si trasformarono in una fragorosa risata. Dovevo averla detta grossa.
– «Tesoro, tu non hai mai preso un uccello davanti e uno dietro, vero?», disse la ragazza.
Arrossii imbarazzata. E nonostante tutto, quella discussione così aliena dal mio piccolo mondo mi incuriosiva.
– «Uh…N-no, ho un fidanzato, se vuoi saperlo.»
– «E con ciò? Anch’io ho un fidanzato, ma ho fatto lo stesso un sacco di doppie!», rispose lei con squisita disinvoltura.
– «Ma almeno nel culo, hai già provato?», incalzò Riccardo.
La discussione si stava spingendo un po’ troppo oltre. Ora mi sentivo come sotto esame. Avrei voluto sottrarmi a quell’interrogatorio fuori programma…eppure qualcosa in me era intrigato da quei discorsi. Forse era la loro estrema naturalezza nel parlare di cose così intime e personali. In loro non sentivo nessun intento di imbarazzarmi; per loro sembrava come se mi stessero chiedendo se avevo già assaggiato un hamburger.
– «No, non l’ho mai preso di dietro», risposi…Poi mi sentii in dovere di aggiungere: «Perché; c’è qualcosa di male?»
Aggiunta sbagliata. Mi stavo mettendo sulla difensiva, e ciò traspariva in modo evidente.
– «Rilassati, nessuno vuole giudicarti. Era solo per capire quanto sei disinibita. Ma dimmi; non vorresti provare almeno per finta?», chiese Riccardo.
– «Beh…Sì, forse così, per finta, è tutta un’altra cosa…Ma non so come si fa…»
– «Vieni qui sul letto e prova. La posizione l’hai vista prima, no?», disse Riccardo facendomi un gesto d’invito.
Anche se dentro di me tutto mi esortava a declinare cortesemente l’offerta, sentivo di dover fare qualcosa per dimostrare di non essere una pivellina che ha paura di provare cose nuove.
Così mi misi a cavalcioni di Riccardo. Lui mi prese per i fianchi e fece abbassare il mio bacino a contatto col suo.
– «E…e ora cosa dovrei fare?», chiesi.
– «Muovi su e giù il bacino, come se stessi scopando veramente.»
Eseguii, un po’ frastornata. Era un movimento strano: un conto è farlo quando si è eccitati, ma così dovevo reimparare tutto quanto, non sapevo neanche che ritmo tenere…Mi sentivo impacciata.
– «E…e adesso?»
– «Adesso viene il bello», rispose Riccardo.
Il nero, quello che Marilena aveva chiamato “Steve”, mi si portò alla spalle e appoggiò il suo inguine alle mie natiche, iniziando a simulare spinte di bacino.
– «Ok, stai andando bene», mi disse Riccardo, «Ora cerca di sincronizzare le due spinte: ti mostro il ritmo.»
Mi pose le mani sul petto, dando pressioni alternate coi palmi. Sarà pure stata solo una simulazione…però le mani sulle tette me le stava mettendo per davvero! E non potevo negare che era piacevole.
Intanto sentivo che i loro pacchi si erano ingrossati sotto il mio inguine e tra il solco delle mie natiche.
– «Ehi, ma non doveva essere solo una finzione? Voi vi state eccitando davvero…», dissi tra il serio e il faceto.
– «E certo. Noi siamo uomini e tu sei una bella ragazza: che reazione ti aspettavi?», replicò Riccardo con assoluta calma.
In effetti avevo fatto un altro commento stupido, ma l’insolita situazione mi confondeva le idee.
– «Cosa…cosa devo fare, adesso?»
– «Continua. Abituati al movimento, deve diventarti naturale.»
Andai avanti per un po’ a sfregarmi sui loro rigonfiamenti, e sentivo che l’eccitazione aumentava sempre più.
Senza rendermene conto, iniziai a gemere piano:
– «Oh…Oh…»
Al che, Steve disse qualcosa in inglese che fece ridere tutti. Prontamente Riccardo rispose al mio sguardo interrogativo.
– «Ha detto che le tue ultime battute non erano previste dal copione…»
– «Eh?…», chiesi confusa.
– «Intende dire che stai muggendo come una mucca alla monta, carina!», rise la bionda divertita.
Mi destai dal torpore. Il gioco mi stava prendendo troppo la mano; meglio fermarsi prima di fare qualcosa di cui pentirsi.
– «B-basta così, scusatemi…»
Mi scostai da Riccardo…e notai con orrore che avevo chiazzato il suo pacco coi miei umori vaginali. Cielo, che vergogna!
– «ODDIO!! Mi…mi scusi…Io non…»
Al che, lui mi fissò stranito:
– «Ma “scusa” di cosa? Non capisco…»
Sembrava davvero sorpreso dalla mia reazione. Già, che sciocca; per lui le cose che io trovavo imbarazzanti erano assolutamente normali, ci viveva in mezzo tutti i giorni. Avevo fatto di nuovo la figura della pudica verginella imbranata.
C’è una sola tattica da adottare quando ci si trova in situazioni che non si è capaci di gestire: la fuga con disonore.
Così saltai giù dal letto e corsi fuori dalla stanza. Loro non dissero una parola; credo di averli lasciati basiti.
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5) OSSESSIONI MORBOSE
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Per tutto il resto della giornata ripensai all’accaduto, e non potevo fare a meno di biasimarmi per il mio comportamento.
Perché avevo reagito così? Certo non dev’essere stato bello, per loro, vedermi fuggire come se fossi stata di fronte a dei maniaci sessuali. Forse, senza volerlo, li avevo offesi. La cosa mi intristiva. Dovevo almeno chiarire le cose, dirgli che non intendevo giudicarli, e che la mia reazione era dovuta solo al fatto di essere una provincialotta con una mentalità troppo ristretta per vedere il loro mondo come “normale”.
E poi c’era anche un’altra cosa che mi ossessionava: la sceneggiata della finta doppia penetrazione.
Come sarebbe stato provare PER DAVVERO? Quel pensiero mi era entrato in testa, non riuscivo a liberarmene. In qualunque mansione fossi impegnata, la mia mente correva all’immagine di me stretta in mezzo tra quei due maschioni, alla sensazione di piacere sempre più crescente che stavo provando in quel momento, e che avevo interrotto all’improvviso per una paura irrazionale. E dire che quella era solo una recita; a che livello sarebbe arrivata la mia eccitazione se avessi provato a farmi scopare SUL SERIO? Mah…
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6) SERVIZIO IN CAMERA
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Comunque, dopo cena arrivò alla reception una chiamata dalla Camera 24. Una caraffa di spremuta d’arancia.
La consegna spettava a Marilena, che però si affrettò a sbolognarmi la patata bollente.
– «Vacci tu, Anna…Io non voglio avere niente a che fare con quella gentaglia lì!»
– «Hai paura che ci provino con te, Mari? Conoscendoti, pensavo che non vedessi l’ora…», dissi con un mezzo tono di scherno.
– «Ma scherzi?! Non mi farei toccare neanche con un dito, da quegli zozzi. Chissà che malattie potrebbero attaccarmi. Vai, vai, che di sicuro a te ti lasciano stare!»
Ero quasi indignata da quei pregiudizi così ottusi…ma dovevo ammettere che fino a ieri forse anch’io mi sarei comportata allo stesso modo della Mari. Mi vedevo in lei come in uno specchio, e mi facevo orrore.
In ogni caso, poteva essere l’occasione di scusarmi per come mi ero comportata. Così andai di sopra di buon grado e bussai.
Riccardo era seduto sul letto e stava lavorando su un PC portatile. Non mi disse nulla, fece solo un gesto d’invito ad entrare.
Posai la caraffa sul comodino e cercai nervosamente di attaccare conversazione.
– «Signor Stone…ehm…Io…»
– «Riccardo.»
– «Ehm, Riccardo…Volevo scusarmi per oggi, non avevo intenzione di essere sgarbata…»
– «Tranquilla, ci siamo abituati. Non pensare di essere la prima che ci tratta come degli appestati.»
Versò la spremuta in due bicchieri, e me ne porse uno. Un gesto cortese che lasciava intendere che non c’era proprio nessun rancore.
Eppure avevo scorto una nota di amarezza nelle sue parole. Non volevo dargli l’impressione di essere una che giudica dalle apparenze.
– «Riccardo, senti…Forse ti capita spesso di incontrare persone che hanno pregiudizi sul tuo lavoro, ma ti posso assicurare che non è il mio caso…»
Lui fece un mezzo sorriso e mi fissò con un’occhiata penetrante.
– «E così tu pensi di non avere pregiudizi? Sei un po’ presuntuosa, ragazza. Credi che non mi accorga del tuo disagio quando ti trovi vicino a me?»
– «Sì, in tua presenza mi sento un po’ nervosa, ma non credo che sia per un mio pregiudizio…»
– «Certo che lo è. Il pregiudizio è quando ciò che “fai” viene anteposto a ciò che “sei”. Guarda ad esempio me: ho due lauree, parlo 5 lingue, ho interessi in diecimila campi…ma a causa della mia etichetta di “pornoattore” la gente mi vede solo come un mandrillo decerebrato, un pene con le gambe e niente altro. Non posso cambiare i pregiudizi culturali del mondo, quindi mi rassegno ad accettarli…ma ciò non vuol dire che non mi accorga di quando mi ci imbatto.»
Aveva colto nel segno. Mi sentivo piccola e meschina. Avevo giudicato una persona solo in base a quello che “fa”, e la mia educazione bigotta mi ha indotto a pensare che fare l’attore porno sia in automatico un “male”. Non avevo visto la persona “Riccardo”, avevo visto solo ciò che i miei pregiudizi proiettavano su di lui.
– «Via; non fare quella faccia…e non prendermi troppo sul serio», mi disse con un bel sorriso, «Sei giovane e hai tempo per imparare. Ora bevi la tua spremuta, e parlami delle tue impressioni sul mio lavoro.»
Ammiravo davvero la sua abilità nello sdrammatizzare. E visto che me lo aveva chiesto, colsi l’occasione per togliermi il tarlo che mi ossessionava.
– «Riccardo, io…A proposito della scena di oggi, la posizione che abbiamo simulato…Ecco, volevo chiedere…Come funziona per davvero?»
– «Si fa presto a vedere. Guarda qui.»
Girò il portatile nella mia direzione. Sul monitor mi apparve la scena di una donna presa in sandwich tra due maschi, e quello che le stava sopra era proprio Riccardo!
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Arrossii. Stavo vedendo lo stesso uomo che mi stava davanti mentre era intento a sodomizzare una sconosciuta.
– «Cosa stai pensando, Anna? Sii sincera», mi chiese.
– «Io…Sono un po’ confusa…Penso che non dovrei guardare queste cose, non è da persone perbene…»
Girai pudicamente la testa dall’altra parte…Al che, Riccardo mi afferrò per la nuca e con un gesto delicato ma deciso riportò il mio sguardo sul monitor.
– «Continua a guardare, invece. Quella che ha appena parlato non sei “tu”, sono i tuoi pregiudizi che cercano di farti vivere solo nel piccolo mondo che già conosci, giudicando male tutto ciò che non ne fa parte.»
Così mantenni gli occhi fissi sullo schermo…ed in effetti, dopo qualche secondo quelle scene non mi mettevano più così a disagio.
Mi immaginai al posto della donna nel filmato. Sembrava godersela parecchio.
– «A lei sta piacendo davvero?», chiesi.
– «Sì…ma non nel modo che sta dimostrando nel video. Il piacere naturale è…diciamo “poco fotogenico” per lo spettatore, così i gemiti e le espressioni di godimento vengono enfatizzate dalle attrici. Essere delle brave pornostar non significa solo prendere cazzi, sai?»
– «Immagino di no», replicai, «Non so se trovandomi in quella situazione io riuscirei a concentrarmi sulla recitazione…»
– «Vorresti provare? Si può fare anche subito, se ti va.»
Quella offerta mi trovò del tutto impreparata.
– «M-ma come; dovremmo fare sesso così, come se niente fosse, senza nemmeno conoscerci…»
Mi interruppe con un gesto secco.
– «Stai di nuovo ripetendo la lezioncina che hai imparato a memoria, Anna. Accantona per un momento i tuoi vecchi schemi mentali e chiediti: quale vita vuoi vivere? La TUA vita, o quella di chi ti impone le SUE regole sul come devi viverla?»
Sapeva parlare, Riccardo. Poche parole ma penetranti come frecce.
– «Ma non avevi detto che evitate di fare sesso il giorno prima di una ripresa?», puntualizzai ricordando ciò che mi aveva detto oggi in bagno.
– «Sì, ma la scena di domani è slittata. Come ti ho detto, è un film ambientato in esterni, e domani è previsto maltempo.»
– «Quindi mi stai dicendo che…Uh…che potremmo rifare la scena simulata oggi…ma DAL VERO? E proprio qui, adesso?»
– «Sì…ma ad una condizione: devi darci il tuo permesso di FILMARE LA SCENA.»
Quella richiesta mi arrivò come una mazzata. Puntai i piedi di colpo.
– «No, no…Di fronte ad una telecamera non potrei mai…Chissà chi potrebbe poi vedere quel filmato…»
D’improvviso l’atteggiamento disponibile di Riccardo mutò in un tono quasi spazientito:
– «Bambina, guarda che io ho ben altro da fare che farti da nave-scuola. Se vuoi tenerti l’idea che fare del Porno sia una cosa sporca, immorale, o cose del genere, fai pure; vivrai solo gli aspetti più marginali del sesso, mentre intanto chi non ha di questi pregiudizi se la spasserà alla grande alla faccia tua. A me non importa. Ma ricorda ciò che hai detto solo pochi minuti fa: se davvero pensi che il fare del Porno non sia un male, non dovresti avere problemi a farlo anche TU, no?»
Ancora una volta mi aveva messo di fronte alle mie contraddizioni. Eppure mi sentivo lo stesso combattuta. Dio! Venire filmata mentre faccio sesso?! E se qualcuno dei miei conoscenti vedesse poi quel video?
– «E se anche fosse? Che te ne importa?», commentò a bruciapelo Riccardo, come se avesse udito i miei pensieri. Già; immagino che i pensieri delle persone imbottite di pregiudizi e inibizioni siano incredibilmente prevedibili. Pensai che era il momento di sorprendere me stessa, di rompere i miei schemi mentali.
– «Sì. Va bene. Lo farò. Lo VOGLIO fare!», risposi con una fermezza per me insolita. Ma subito dopo fui travolta da dubbi e paure, così puntualizzai:
– «E…potrò fermarmi quando voglio, se la cosa non dovesse piacermi?»
– «Ma certamente. Il benessere delle attrici viene prima di tutto.»
Quella risposta mi rincuorò. In fondo, se avessi interrotto le riprese prima della fine, nessuno avrebbe mai visto quel filmato. Sì, dovevo solo fare così…
Feci un cenno d’assenso con la testa. Subito dopo Riccardo prese il suo telefonino e disse qualcosa in inglese. Chissà perché, pensai subito che stesse parlando con STEVE, il ragazzone di colore.
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7) CIAK, SI GIRA!
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Nei secondi successivi fui travolta da un’ondata di pensieri contrastanti. Forse stavo facendo un grosso errore, che in qualche modo poteva costarmi il posto, o farmi del male fisicamente, o rovinare per sempre la mia reputazione…A quel punto ero decisa a fare marcia indietro, ma non riuscivo a farmi uscire le parole.
Intanto Riccardo mi fissava in silenzio. Credo che fosse ben consapevole del turbinio di pensieri che mi passavano per la testa in quel momento, ma non diceva una parola. Probabilmente il suo era una specie di “test” per saggiare la mia determinazione ad andare fino in fondo. Lui sapeva che a questo punto non mi doveva più aiutare: se avevo dei dubbi, dovevo affrontarli DA SOLA.
Comunque, poco dopo entrarono nella stanza Steve e la ragazza bionda di oggi pomeriggio. Lei aveva in mano una telecamera portatile.
– «Ciao, carina. Ti sei decisa a provare, dunque?»
Non sapevo cosa dire; mi uscirono di bocca solo parole smozzicate, mentre mi torcevo le dita dal nervoso.
– «Uh…Io…Non so se…Forse dovrei…»
– «Tranquilla. Facciamo così: quando ti vengono dei dubbi, tu guarda verso di me, che ti indico cosa fare. Okay?»
La ragazza aveva un tono confortante, quasi materno. Immaginai che stesse ricordando come si sentiva lei durante la sua prima scena hard.
– «Io…io mi chiamo Anna Rita. E tu?»
– «Jessica Diamond», rispose di getto…poi dopo un istante si corresse: «Concetta. Il mio nome è Concetta.»
– «Concetta, s-senti…I-io non so proprio come muovermi davanti a una telecamera…»
– «Questo non è un problema. Tu lo sai cos’è un GONZO?»
– «Beh, certo…È uno che si fa fregare facilmente, uno stupidotto…»
Lei rise di gusto.
– «Oooh, tesorino, tu mi fai morire… Comunque: nel gergo del Porno, “Gonzo” indica quel genere di film fatto con attrici non professioniste, dove le scopate sono il più spontaneo e realistico possibile. Quello che stiamo per girare è, appunto, un gonzo. Quindi, fai quello che ti viene e come ti viene.»
Nel frattempo Riccardo e il nero discutevano tra loro in inglese, “Be careful, Steve, she’s afraid and embarassed“…Non capivo, ma ero quasi sicura che stessero parlando di me.
– «Mamma mia!…Non riesco a credere a quello che sto facendo…»
– «Rilassati. All’inizio un po’ di tensione è normale, ma dopo un paio di minuti va tutto in discesa», mi disse Concetta.
Poi si alzò per portarsi alla distanza ideale per le riprese.
– «Ok, ci siamo quasi…Prendete posizione, maschietti!»
Riccardo e il nero si sedettero di fianco a me, uno per lato. Sentivo il cuore battermi a mille.
– «Tre, due, uno…CIAK, SI GIRA!»
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8) NEL VORTICE DEL PORNO
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Eccoci; adesso non potevo più tirarmi indietro. Ero tesa come una corda di violino.
Pare che Steve avesse percepito il mio stato d’animo, e cominciò a farmi un piacevole massaggio alle spalle.
– «Relax, baby…Everything’s allright!»
Non capivo le sue parole, ma il tono era confortante. E il massaggio mi aiutava ad abituarmi al suo tocco.
Nel contempo Riccardo mi accarezzava delicatamente l’interno delle cosce. D’istinto schiusi un po’ le gambe. Concetta aveva detto il vero; sentivo che la tensione iniziale stava svanendo pian piano. Ora sembrava tutto così naturale…
Riccardo mi insinuò una mano nelle mutandine, mentre Steve aveva cominciato a massaggiarmi il petto. Man mano che le carezze si facevano più insistenti, cominciai a sentirmi avvolgere da vampate di calore. Ohh!…Che mi stava succedendo?
Quando i due mi scoprirono i seni, feci il gesto istintivo di coprirmi…ma subito Concetta mi fece cenno di scostare le mani.
Subito dopo cominciarono a leccarmi le punte e…Ooohh!…Che brivido nel sentire due lingue sui capezzoli nello stesso tempo!
Qualche istante dopo Riccardo scese con la lingua, soffermandosi un attimo sul mio ombelico, poi più giu, fino a raggiungere la fessura tra le gambe.
Mi sentii rabbrividire. Era bravissimo! Sapeva esattamente quali punti toccare, quale pressione esercitare, che ritmo tenere…Ed intanto il ragazzone nero non mi dava tregua nel ciucciarmi le tette, raddoppiando la scarica di sensazioni voluttuose.
Cominciai ad annaspare, travolta da tutte quelle sensazioni mai provate.
– «La bimba sta partendo!», commentò compiaciuta la bionda con la cinepresa.
“Partendo”, sì…Era il termine giusto. Durante le scopatine col mio ragazzo ero sì eccitata, ma mai al punto di “partire” del tutto con la testa. Qui invece mi sembrava che stessi decollando per l’orbita terrestre!
– «Date qualcosa da fare anche a lei, egoisti!», disse Concetta con un sorrisetto malizioso.
Subito dopo i due maschi estrassero il membro dai calzoncini. Strabuzzai gli occhi: l’affare di Riccardo era notevole…ma quello di Steve sembrava una mazza da baseball! Non grossissimo, ma lungo come il mio avambraccio. (In quel momento mi venne in mente il filmato porno che mi aveva mostrato Marilena. Ora lo potevo dire: era proprio lo stesso cazzo del video!)
I due membri mi strusciavano su tutto il viso. Sentivo il loro odore che mi intasava le narici, forte, inebriante, intenso, sapido…
Mi abbandonai all’istinto. Così presi a succhiarli passando da uno all’altro, rilevandone la diversità di sapore. Chissà perché, ma prima ero convinta che i cazzi avessero tutti lo stesso gusto.
La ragazza si avvicinò per riprendere in primo piano il primo doppio pompino della mia vita.
– «Brava, stai andando bene…Guarda in camera, ora!»
– «Ohmmagohf?…», mugolai confusa fissando la cinepresa.
– «Cooosì, brava…Fai come se dicessi agli spettatori “Guardate quanto sono porca, mi faccio riprendere con la bocca riempita di cazzi!“. Non lo trovi eccitante?»
Non so se fosse “eccitante”, di certo era “strano”…Stavo vivendo un contrasto di sensazioni: da un lato mi sentivo morire di vergogna al pensiero che chiunque avrebbe poi potuto vedermi mentre succhiavo due cazzi giganti; dall’altro lato invece il fatto di venire filmata esaltava un lato esibizionista che non avrei mai sospettato di avere, prima d’ora. Sta di fatto che continuai a fissare la videocamera, come ipnotizzata.
Poi Riccardo si distese sul letto e mi trascinò sopra di lui. Oddio, eccoci: per la prima volta stavo per prendere in pancia un uccello diverso da quello del mio fidanzato!
Gli salii sopra e cominciai a cavalcarlo, un po’ goffamente. Certo col mio ragazzo mi ero abituata a un calibro minore; questo lo sentivo espandermi a dismisura le pareti della vagina…però Riccardo ci sapeva fare: mi lasciò condurre per un po’ a modo mio, così da lasciarmi adattare alla penetrazione, poi cominciò a dare spinte di reni.
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Il nero mi si portò di fronte e mi mise il suo randello in bocca. Per me non era facile sincronizzare il doppio movimento, ma Steve collaborò guidandomi la testa sul suo pisellone, mostrandomi così il ritmo giusto da tenere.
– «Va tutto bene, cuoricino?», chiese Concetta, mentre mi faceva un primo piano.
– «Mh-Mh!», mugolai in segno di assenso.
Sì, andava tutto bene…per ora. Ma le cose erano destinate ad evolversi ben presto, poiché Steve mi si sfilò di bocca e si portò dietro di me.
Subito dopo avvertii un dito umido che mi tastava il buchetto. Oh cielo, non avrà mica intenzione di…?
Eh sì: con una lieve pressione mi spinse il dito nel retto, ed iniziò a rigirarlo. Un po’ mi dava fastidio, ma allo stesso tempo mi stimolava dei punti sensibili che finora mi erano del tutto sconosciuti. E rimasi sorpresa nello scoprire quanto sia piacevole quella stimolazione (soprattutto se accoppiata al piacere che mi procurava l’altro palo ficcato nel buco più…tradizionale).
Qualche istante dopo, il nero sfilò il dito e mi appoggiò il suo arnese tra le chiappe.
– «D’ya think she’s ready for that, Steve?», disse Riccardo sotto di me.
– «Oh well…It’s what we will find out soon!»
L’idea che si apprestavano a sodomizzarmi mi riempì di un ancestrale terrore che sovrastò il mio stato di eccitazione. Avrei voluto dire qualcosa per oppormi…ma per qualche strana ragione non mi uscì il fiato di gola.
Nel momento in cui la cappella del nero iniziò a fare pressione sul mio sfintere, sgranai gli occhi e smisi di respirare.
Mi aspettavo un dolore atroce, e invece…solo un po’ di bruciore. Mi sfuggì un gridolino più di sorpresa che di dolore.
– «Oh-ooooohh…»
– «Buona, buona…Ormai è dentro; il più è fatto!», commentò Concetta.
Ed eccola qua: la famosa DOPPIA PENETRAZIONE! Quasi non ci credevo che stesse succedendo per davvero…
Non avevo mai fatto sesso anale prima, ma ho immediatamente apprezzato la sensazione del cazzo che mi allargava il buchino. Mentre me lo spingeva dentro centimetro dopo centimetro, decisi di lasciar accadere la cosa. Per me era una esperienza tutta nuova e una sensazione meravigliosa, al di sopra del bruciore che mi provocava.
Potevo sentire la presenza dei due cazzi nel mio corpo, ognuno in modo ben distinto: quello che mi sondava la fica e quello che mi scovolava l’intestino, sfregandosi l’uno contro l’altro all’interno delle mie viscere, divisi solo da una sottile membrana. Sentivo ogni mio punto sensibile stimolato allo stesso tempo, una serie di piaceri diversi che si sommavano l’uno con l’altro sparandomi un’ondata di libidine al cervello. Avevo ormai perso la testa.
Iniziai a dimenarmi senza controllo. Perdevo la bava dalla bocca come una infante che si sbrodola, dovevo essere uno spettacolo indecente, ma non me ne importava nulla. Volevo solo godermi quell’accoppiata di pali che mi squassavano le interiora.
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Era…FANTASTICO!! Il cuore mi batteva come un martello pneumatico, la libidine mi aveva avvolto il cervello. Tutte le inibizioni e le paure erano scomparse; persino la presenza della telecamera, ora, era stranamente diventata un motivo di eccitazione. Concetta sembrava compiaciuta dell’effetto che mi stava facendo il venire filmata in questo particolare frangente, e rincarò la dose:
– «Godi, godi, troietta…E intanto pensa a quanti sconosciuti si ecciteranno rivedendoti in video!»
Sì, sì, guardatemi…Guardatemi pure tutti…Guardate la timida Anna Rita, guardate quanto è porca in realtà!
Quella era l’idea che più mi “scopava la mente”, trasformandomi in una troia esibizionista. Avrei voluto che tutto il mondo mi guardasse mentre mi facevo sfondare come l’ultima delle puttane, e al diavolo se qualcuno avesse pensato che era una cosa oscena!
Venivo sballottata come una bambola di carne da quelle due mazze poderose. Entravano, uscivano, rientravano…e intanto io godevo, godevo, non capivo più nulla…
Ad un certo punto sentii dentro di me l’inconfondibile appressarsi dell’orgasmo. Ma stavolta era qualcosa di molto diverso da quelli provati durante le scopatine col mio ragazzo. Mi travolse all’improvviso, con una potenza a cui non ero preparata.
– «Oh!…M-ma cosa sta…O-o-o-ommadonnaaaAAAHHH!!!»
Santa madre!! Non riuscivo a credere alla scossa di piacere che mi stava attraversando. Restai quasi paralizzata da quell’onda d’urto che mi obbligava a riscrivere totalmente il mio concetto di “orgasmo”. E ora, finalmente, capivo perché la gente è così attratta dal sesso.
Subito dopo, da veri esperti, i due stalloni arrestarono i loro affondi di cazzo, per lasciarmi assaporare gli ultimi sussulti d’orgasmo.
– «Wohufh…Oh!…Oh!…C-che fucilata…Mio dio, non avrei mai pensato…»
Non sapevo cosa dire, la potenza di quell’orgasmo mi aveva lasciata in stato confusionale.
– «Va tutto bene, piccola», disse Riccardo con tono rassicurante, «Tu rilassati e lascia fare tutto a noi.»
Che voleva dire? Che non era ancora finita? Beh, d’accordo che loro non erano ancora venuti, ma io ero già più che soddisfatta così…
Steve disse qualcosa in inglese alla bionda, poi mi sfilò piano il suo arnese dal culo. Prontamente la ragazza accorse ad inquadrare il mio buco oscenamente allargato.
Poi il nero iniziò un regolare andirivieni di affondi-ed-estrazione della sua cappella nel mio sfintere, in modo che fosse sottoposto ad un moto continuo di apertura e chiusura.
Cosa dire di quel trattamento? Se avessi visto dal di fuori una ragazza che veniva filmata mentre un enorme cazzo le manteneva aperto il buco del culo, penserei che sia una troia degenerata…eppure in quel momento, mentre lo provavo DI PERSONA, mi sembrava la cosa più eccitate del mondo.
Nel contempo il nero e la ragazza parlottavano fra loro, commentando allegramente quella visione (non conoscevo l’inglese, ma la parola “Gallery” era comunque inequivocabile).
Comunque a quanto pare era giunto il momento di una variazione sul tema.
Riccardo restò sdraiato sul letto, mentre il nero mi rigirò in modo da farmi calare col sedere sul cazzo teso del compagno.
Dopo l'”allenamento” di poco fa, stavolta la penetrazione anale non fu affatto dolorosa. Riccardo mi afferrò per i fianchi e cominciò a condurre il ritmo della cavalcata.
Nello stesso tempo, Steve mi avvicinò il suo cazzo alla bocca. Il mio primo pensiero fu un istintivo disgusto pensando al fatto che quel batacchio era appena stato nel mio intestino…ma fu solo per un attimo; una volta preso in bocca, iniziai a succhiarlo senza pormi alcun problema.
Intanto la biondina eseguiva carrellate con la videocamera, alternando primi piani sul pompino e sul cazzo che mi impalava da sotto.
Poi mi scostò le labbra vaginali con due dita, puntando la cinepresa sulla mia fica esposta e palpitante.
– «Oh-la-la’, che fornace! Vediamo un po’ di spegnere l’incendio…»
E ciò detto, mi infilò dentro la lingua, alternando lappate sulle labbra e sul clitoride.
WOOOW!!…Un cazzo nel culo, un altro in bocca, e una lingua che mi titillava la fica!…Non riuscivo ad immaginare una combinazione più goduriosa…Ogni mio punto sensibile sparava bordate di libidine al cervello, sommandosi l’una con l’altra, e riportandomi sulla soglia del climax.
La ragazza se ne accorse, e mi infilò anche un dito nella vagina, concentrandosi a stimolare un preciso punto della parete anteriore. Non so cosa diavolo stesse facendo, forse era il famoso “punto G”…fatto sta che pochi secondi dopo fui investita da un nuovo, fulminante orgasmo.
– «Oh-oh-oh…oooOMMAMMAAAAHH!!!»
Paaazzesco!! Mai avuti due orgasmi così ravvicinati…e soprattutto di quella potenza!
Avrei urlato a squarciagola, ma purtroppo (o meglio, per fortuna) il cazzone di Steve smorzò il mio grido, che altrimenti avrebbe di sicuro risuonato per tutto l’albergo.
La ragazza mi guardò e sorrise compiaciuta della sua opera, mentre inquadrava in primo piano la mia passera che si contraeva spasmodicamente.
– «Uuuh!…Ma guarda che roba!», commentò ammirata, «Questa sì che è una contrazione orgasmica!…»
A quel punto Steve mi sfilò di bocca il suo arnese e mi si portò di fronte.
– «D’ya ready for a reverse DP, honey?»
Non sapevo cosa avesse detto, ma il significato divenne eloquente quando mi penetrò anche sul davanti.
Mai preso in pancia un affare così lungo! Sentivo che mi premeva sul collo dell’utero, quasi volesse sfondarmelo per arrivarmi nello stomaco…eppure non era affatto doloroso. Anzi!
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E intanto Concetta seguitava a puntarmi la videocamera, riprendendo i miei buchi più intimi e la mia espressione estasiata. Pensai al fatto che qualsiasi segaiolo arrapato avrebbe poi potuto vedermi in quella situazione imbarazzante.
Per un attimo mi tornò in mente il mio proposito iniziale, cioè di interrompere le riprese in modo da non far editare il video…Che idea sciocca che avevo avuto! Interrompere quella goduria?! Ma neanche morta! Facciano pure tutti i filmati che vogliono, basta che continuino a farmi godere!
Sopraffatta da quegli affondi incessanti, cominciai a sussultare in preda ad una incontrollabile lussuria. Non pensavo fosse possibile…ma sentivo che mi stava crescendo dentro un nuovo orgasmo.
– «O-o-oddio, sto p-per…Ah-ah-ah-ahowhooOOAAAHHH!!!»
E con questo erano TRE!! Uno più bello dell’altro. Quella triplice scossa aveva raggiunto ogni angolo del mio corpo, non c’era una sola cellula risparmiata dal piacere. Mi sentivo in paradiso!
Poco dopo il nero ebbe uno spasmo, mi sfilò il cazzo da dentro e mi scaricò sul pancino una quantità impressionante di sperma.
– «Woo-aah!…Very fine, girl, very fine!»
Non capivo le parole, ma il tono era eloquente. Ed ero compiaciuta della sua soddisfazione.
Subito dopo anche Riccardo mi si sfilò da sotto e mi fece mettere in ginocchio sul letto, mentre si menava freneticamente l’uccello di fronte al mio viso.
– «Pronta, ecco che arriva…Apri la bocca…»
Non avevo mai assaggiato il gusto dello sperma; col mio ragazzo finiva sempre con una schizzata sul ventre o sulle natiche…ma stavolta ero decisa ad offrirmi a ogni novità, fino in fondo.
Così spalancai la bocca e accolsi i gettiti di seme caldo sul palato.
Non era affatto male. Normalmente lo avrei definito acidulo, disgustoso…ma in quello stato di euforia mi sembrava un vero nettare.
Concetta avvicinò la videocamera in modo da riprendere per bene la mia faccia imbrattata. Dovevo avere un aspetto che in circostanze normali avrei considerato “indecente”…ma ero anche pienamente soddisfatta; per la prima volta mi sentivo “donna” a tutti gli effetti.)
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– «STOOOP…Buona la prima, giovinetta!», rise lei spegnendo la cinepresa.
Poi mi mostrò sul mini-monitor l’ultima immagine ripresa. La mia espressione estasiata era eloquente di come mi sentivo.
Ora che la tempesta ormonale era passata, il pensiero razionale cominciava a riaffiorare. Me ne restai lì inebetita, ancora incredula per l’esperienza appena vissuta. Avevo fatto per la prima volta sesso di gruppo, sodomia, doppie penetrazioni, lesbismo, ingoio di sperma…e il tutto era pure stato immortalato in video! Mi sembrava troppo, in una volta sola.
– «Bene, Anna Rita…Adesso sei una PORNOSTAR! Che te ne pare?», mi chiese Riccardo.
– «Non so…È stato tutto così…diverso da come mi immaginavo…»
– «Ma non è poi una cosa tanto terribile, in fondo. No?»
In risposta, accennai solo un sorriso. Cosa potevo rispondere? Che avevo scoperto l’esistenza del paradiso?
Poi Riccardo si rivolse alla ragazza.
– «Come sono venute le riprese?»
– «Proprio bene. Lei è stata incredibilmente naturale. Potremmo considerare l’idea di scritturarla per un bis, chissà…»
– «Magari non subito, mh?», ammiccò Riccardo guardando verso di me.
Sì, forse non così presto…L’esperienza appena vissuta mi aveva dato materiale su cui meditare per MOLTO tempo.
Poi Steve e Concetta uscirono dalla camera senza troppe cerimonie. Ero sorpresa dalla loro disinvoltura; sembrava che avessero appena finito una partita a carte.
Anche Riccardo sembrava non accorgersi dello stato confusionale in cui mi trovavo. Forse a questo punto mi aspettavo delle coccole, delle frasi dolci, o romanticherie del genere…ma lui si limitò semplicemente ad invitarmi a tornare nella mia stanza per farmi una doccia. Ciò che per me era stata una esperienza sconvolgente, per lui doveva essere stata solo ordinaria amministrazione.
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9) PREGIUDIZI E POSTGIUDIZI
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Il mattino dopo mi risvegliai stralunata. Il pensiero di ciò che era successo la notte prima mi sembrava un sogno, un ricordo indistinto. Solo la sensazione di piacere che ancora sentivo nel basso ventre lo rendeva meravigliosamente reale.
Pur ancora un po’ frastornata, ripresi ad occuparmi delle mie normali mansioni.
Ad un certo punto la mia collega Marilena mi si avvicinò col suo tipico sorrisetto da “Adesso-ti-dico-qualcosa-per-metterti-in-imbarazzo“.
– «Di’ un po’, Anna…Dov’eri ieri sera tra le 10 e le 11?»
Mi venne un brivido gelato. Che questa pettegola abbia scoperto la mia avventura?
– «Ehr…Io…stavo giù in lavanderia, credo. Perché?»
– «Oh niente, giusto per sapere se per caso anche tu avevi sentito dei rumori strani.»
– «Rumori strani? Ehm…Di che tipo?», le chiesi preoccupata.
– «Passavo davanti alla camera 24, ho sentito dei gemiti, e mi sono messa ad origliare. A quanto pare quei maiali stavano facendo la festa ad una di quelle pornoattrici puttane. Avresti dovuto sentire come mugolava, doveva essere proprio una troia schifosa. Sono andati avanti per almeno un’ora, chissà che porcherie da depravati hanno fatto…BLEAH!»
(Uff, che sollievo…Non oso pensare allo sputtanamento se mi avesse riconosciuta.)
*****
Scendendo nella hall, notai un assembramento di persone. Erano i componenti della troupe, tutti radunati vicino all’uscita. Avevano con sé i bagagli, era evidente che si stavano preparando a lasciare l’albergo.
Mi avvicinai alla ragazza bionda, Concetta.
– «Ve ne andate di già? Pensavo che vi sareste fermati fino al termine delle riprese…»
– «Doveva essere così…ma come ti era stato detto, si tratta di un film girato tutto all’aperto, e pare che in questa zona il maltempo durerà ancora per diversi giorni. Così ci spostiamo in un luogo più soleggiato.»
Mi prese una strana sensazione di malinconia. Mi avvicinai a Riccardo, che era già fuori dalla porta.
– «Riccardo, aspetta…Prima che te ne vada…volevo dirti…»
Già, cos’è che volevo dirgli? Non lo sapevo bene neanch’io, mi ero mossa solo d’istinto. Così condensai tutti i miei pensieri in un’unica parola, quella che mi venne più spontanea e sincera:
– «…Grazie!»
– «Per così poco?», disse lui quasi sorpreso, «Abbiamo solo girato la scena di un film, niente di più e niente di meno.»
– «No, per me non è stato “poco”. Mi hai aperto gli occhi. Mi hai fatto capire che il mondo del sesso è molto più grande di come lo immaginavo nella mia piccola mente. E che vale la pena conoscerlo tutto, anche nei suoi aspetti che ci fanno paura.»
Riccardo rifletté un attimo.
– «Forse hai ragione. Per me ormai il sesso è diventato soltanto un “lavoro”, a volte mi dimentico di quanto può invece significare per altre persone. E sono io che devo ringraziare te per avermelo ricordato.»
– «Quindi è stato uno…scambio alla pari, diciamo?»
– «Diciamo di sì. Niente debiti e niente crediti di nessun tipo: è la condizione migliore nei rapporti tra persone», disse Riccardo sfiorandomi dolcemente una guancia con un dito. Poi si voltò per raggiungere i suoi compagni in partenza.
Mentre li guardava allontanarsi, Marilena fece una smorfia di disprezzo mista a sollievo.
– «Meno male che quegli zozzoni si sono tolti dalle scatole. Adesso ci toccherà disinfettare le loro stanze con la varechina!»
Il mio primo impulso fu di mollarle un ceffone da ribaltarla…ma poi pensai che in fondo era già punita dai suoi stessi pregiudizi, che la condanneranno a vivere solo i più patetici e conformisti aspetti del sesso. Dopotutto ero così anch’io…fino a ieri.
Oggi invece sento di essere una NUOVA “Anna Rita”. Più adulta, più matura, più aperta alla Diversità. Il guscio di false convinzioni che mi imprigionava è stato spazzato via a colpi di orgasmo mozzafiato.
Sì, Riccardo aveva detto il vero. Molto spesso le nostre idee riguardo al sesso sono solo convenzioni che incorporiamo in modo impersonale durante la crescita. E forse il disprezzare chi vive il sesso in modo libero non è altro che INVIDIA per il piacere che prova. Quello stesso piacere che noi ci neghiamo da soli, coi nostri meschini pregiudizi.
E penso al filmato che immortala la mia trasformazione. Per chi lo vedrà, sarà solo un video porno su cui masturbarsi; non potrà capire cosa ha rappresentato per quella anonima attricetta che appare nel filmato.
Concetta aveva parlato della possibilità che mi richiamino per un bis. Attenderò. E stavolta non avrò dubbi sulla mia risposta.
[FINE]
Complimenti, sotto tutti i punti di vista. mikimarkfc@libero.it
Grazie, Mikimark. Anche per l’attenzione che poni sui vari “punti di vista” (infatti la presenza di un amplesso è solo UNO dei tanti aspetti che compongono un racconto erotico).