A furia di temporeggiare e sovente di procrastinare guadagnando tempo, stavolta avevo rotto gl’indugi poiché mi ero finalmente decisa. Glielo avevo stabilmente promesso impegnandomi da tanto tempo, assicurandoglielo e dandogli in pieno la parola, tuttavia prima l’inquietudine e dopo il tormento, erano stati per me assai ingenti da superare, quella sera però, determinata e ferma più che mai, mi ero organizzata approntandomi con una minuziosa premura. Non conoscevo come sarebbe andata a concludersi la faccenda, dal momento che ero la dominatrice indiscussa, inoppugnabile di disporre e in ultimo di stabilire che cosa elaborare e promuovere del mio uomo, in quanto questa lasciva e intemperante percezione di predominio, scatenava aizzando e sobillando dentro me stessa un’ambizione e un ardore febbrile d’alto livello, vale a dire il gusto di poter oltrepassare ogni limite e ogni impedimento che mi ero prestabilita. In realtà, l’alleanza erotica con Quirino era stata fin da subito forte ed energica, giacché lui era stato il primo a farmi comprendere di non essere poi così inerte né sessualmente insensibile, ma solamente perché io ero un impetuoso e vellutato motore da destare a rilento, perché quella medesima sera io gli avrei reso e alla fine riconsegnato il lindo beneficio e il pieno sostegno.
Al presente sono a casa all’interno della mia imponente doccia, intanto che con lo spruzzatore dell’acqua mi lascio coccolare dal getto tiepido, piacevole e moderato di quell’adeguato e carezzevole getto, concedendomi una specie di massoterapia distensiva, insistendo successivamente sulle percezioni che dona lo spruzzo carezzevole dell’acqua che s’insinua tra la fenditura nelle cosce, gustandomi le inedite e le ignorate impressioni che provoca sull’inguine, stavolta radicalmente sbarbato e liscio per l’occasione. Poiché è la seconda volta che lo faccio per lui, anche se io adoro avere la fica pelosissima, per il semplice fatto che la trovo esaltante, provocante e in certo senso tentatrice e istigante per il maschio. Repentinamente afferro e distinguo rapidamente ben presto, di non poter indugiare di più al raggiungimento dell’iniziale orgasmo, perciò persevero sul mio tumido germoglio intervallando spruzzi freschi e bollenti sul clitoride, assalendo e conquistando la torrida fica con le dita, contaminando e violando ben bene la mia glabra fica, giacché stasera ho disposto e fermamente deliberato d’elargirgli, manipolandomela con le dita dentro e fuori, fino a godere, gemendo lussuriosamente con uno strepito soffocato, ma marcatamente intenso.
In seguito fuoriesco dall’imponente doccia, dopo m’asciugo e in seguito indosso quel limitato corsetto che m’avvolge i fianchi in maniera seducente, esaltandomi e dando valore finanche alle tette, dopo infilo il piccolo tanga, concludo con le calze autoreggenti e con l’abito scuro che gli è sempre piaciuto molto. Mi spazzolo i lunghi capelli biondi, mi passo un lieve velo di rossetto sulle labbra ed esco di casa, con il brio, con la spensieratezza e con la vitalità d’una ragazza di venticinque anni. Come di consueto, pure stavolta sono ritardo, Quirino è là di sotto che m’attende, vistosamente accurato e pieno di classe come sempre d’altronde sa essere, ci scambiamo rapidamente un amorevole bacio, dopo via di corsa nel nostro celato, clandestino e dissoluto nascondiglio. Le scolorite insegne luminose dell’autostello sono attualmente velate, manifestamente attenuate, nel mentre il responsabile della struttura ammantato con un paltò ci sorride al nostro arrivo, come abitualmente compie da qualche tempo, intanto che noi due ci avviamo nella nostra segreta, sfrenata e viziosa alcova. Per noi due, è in verità una grossa lusinga, specificamente rivolta a serate speciali come questa, laddove scopare nell’automobile non è più idoneo né sufficiente.
Adesso c’intrufoliamo comodamente nella camera, tu mi squadri con ammirazione esaminandomi con il tuo sorriso lievemente impacciato, t’allenti l’annodatura della cravatta, mi domandi se puoi farti una doccia, perché sei appena tornato da lavoro e sei passato a prendermi da sotto casa, malgrado ciò vorresti sentirti pulito. Ti denudi sollecitamente, io t’osservo mentre sono distesa sul letto, con un coppa di Prosecco Galíe di Treviso fra le mani e qualche fragola che scompare lestamente tra le mie labbra. Devo resistere, devo impormi e stare salda di non addentrarmi sotto la doccia, sennonché aspetto accomodante e ubbidiente il tuo rientro, mi sfilo il vestito e mi sdraio sulle lenzuola profumate. Serro le iridi e in un baleno sei lì, indifeso e scoperto, fragrante che mi baci le dita dei piedi e sali sempre più su, fino a raggiungere le mie gambe, il mio inguine, le mie tette e le mie ingorde labbra. In seguito ti getti fra le mie gambe, sbrindellandomi i ridotti pezzetti di stoffa che ancora porto indosso, lasciando unicamente le calze autoreggenti e lambendomi con la lingua con cupidigia, esaltazione, dimestichezza e con trasporto, unicamente come tu sai mettere in atto, in un lunghissimo atto d’affetto e di desiderio, sorbendo i miei fluidi come un’amabile infuso.
Io ho le iridi sbarrate, sono concentrata sull’acme del piacere incombente, annuncerei sovrastante, dal momento che capto qualcosa infrangermi la fessura tra le labbra. Spalanco gli occhi e vedo che la fragola più voluminosa del cesto si sta intrufolando dentro di me, mentre tu lecchi e frizioni sempre più forte, fino a farmi erompere in un godimento notevole, assai gagliardo, d’autentico e di robusto palpito. All’istante mi baci, le tue labbra hanno una sapidità erotica e voluttuosa, io anelo di più, ti dico. In quell’occasione tu cominci a far scorrere il tuo cazzo sulla mia pelosissima e bionda fica, flemmaticamente, fino a che in non m’abbranco a te supplicandoti di scoparmi. Tu t’intrufoli dentro di me colando indiscutibilmente a picco, sei determinato, è davvero magnifico e sensazionale, dapprima adagio, appresso con maggior vigore, nella cadenza arcaica e connaturata più antiquata e istintiva del pianeta. Io ti sfioro la schiena, le chiappe, ti contorno con le mie gambe, tu cominci repentinamente a oscillare con fervore, fino a sborrare la tua corposa e candida essenza sul mio addome, con un lungo e gustoso lamento di puro e di schietto libidinoso godimento. Io ti squadro estasiata, ti sorrido deliziata e infine t’asciugo con un canovaccio.
Appresso, rimaniamo in tal modo avvinghiati nel gustarci il nostro adorato e immancabile Galíe, un Prosecco di Treviso DOC, d’altronde il nostro preferito. Le bollicine e il lussurioso coito m’hanno innegabilmente disteso e certamente rasserenato, in quanto mi dispiego sul fianco e tu sei nella parte posteriore pronto ad abbracciarmi. In seguito avverto qualcosa di gelido e d’impersonale, di realmente indeterminato addossarsi sulla fenditura della mia pelosissima bionda fica: là c’è infatti del ghiaccio. Non l’avevo giammai sperimentato. Tu me lo recapiti sulle labbra, io lo lecco, dopo è nuovamente dentro di me, costantemente più a fondo. Nel tempo in cui colgo il ghiaccio squagliarsi ustionando nel contempo la mia torrida fica, un altro cubetto s’introduce nella mia pelosissima bionda fica, logicamente e comprensibilmente in modo sleale, direi a tradimento. Seppure non me lo aspettassi, è in verità una sensazione favolosa, è gradevole, ma non agogno esibirmi né mettermi troppo in mostra. Tu, per farti scusare, digradi fra le mie cosce e inizi a dilatarmi le chiappe, baciando frattanto il pertugio anale, diventato intirizzito, compresso e rigido per via del ghiaccio.
Io sono sempre distesa, sempre più rilassata ed eccitata, intanto che percepisco la tua lingua che mi penetra. È la prima volta che capto il tuo dito insinuarsi in me, dopo ne avverto due, è veramente fenomenale, malgrado ciò ho una lieve dolenza. Ti rivendico di fare adagio, in quel mentre tu ti sollevi chiedendomi di restare ferma. Torni dopo qualche istante e avverto qualcosa d’attaccaticcio sulle tue dita, dopo sul mio orifizio anale, appresso m’illustri spiegandomi all’istante che si tratta d’una pomata lubrificativa annunciandomi amabilmente:
“Mia adorata Susanna, dal momento che è la prima volta, desidero che sia per te unicamente un franco, puro e limpido piacere” – intanto che mi dissemini la pomata con uno strofinamento accattivante ed eccitante nel tempo stesso sul pertugio.
Io sto pressappoco per venire, perché quella è l’inedita e intemperante sensazione che avverto per mezzo del tocco delizioso e gradevole delle tue dita, allorquando percepisco qualcosa di grosso che mi stupisce, entrandomi dentro e sprofondando cautamente. Una stilla mi segna la faccia, giacché non ipotizzavo che mi facesse provare un patimento a tal punto, sennonché subito dopo mi tranquillizzo e comincio a godere della presenza di quell’estraneo, poiché la tua mano nel contempo sta solleticando abilmente e con perizia il mio eccitato clitoride, nel tempo in cui la tua lingua è affaccendata nel mio orecchio. Tu imprimi sempre di più la tua penetrazione, sei costante ma cauto, scandisci adeguatamente il ritmo, mentre io principio a boccheggiare. Seguitiamo con una cadenza indolente, direi affievolita per un tempo imprecisabile, poi m’accorgo di netto che accresci le spinte e sbraiti in modo infervorato e carico più che mai riferendomi:
“Susanna, io non reggo più, non resisto, devo sborrare, ecco tieni, prendilo tutto, sì” – intanto che spruzzi dentro la mia fica tutta la tua lattescente e corposa ninfa vitale accumulata, cagionandomi quell’acme sommo di piacere, che faceva fatica ad arrivare e che invece adesso mi dilania, fendendomi e smembrandomi, invadendomi e strappandomi le viscere.
Le mie poderose contrazioni anali assieme ai miei lussuriosi e intemperanti gemiti, ti fanno strillare maggiormente in maniera virile. In seguito ti rassereni, giacché il tuo cazzo perde gradualmente consistenza e dopo ti sfili da me. Io ostruisco le iridi per qualche secondo, nel momento che le riapro tu mi stai acchiappando fra le braccia, in quanto mi collochi nella vasca da bagno. Ci risciacquiamo ambedue con delicatezza e con affettuosità, in seguito fuoriusciamo, mentre m’asciughi osservi il mio corpo con amore, vezzeggi il mio pertugio anale leggermente imporporato e ci metti dell’altra pomata, con un atteggiamento manifestamente malfattore e responsabile, intanto che io ti squadro con il piglio entusiastico e vibrante. Io t’abbraccio, ti faccio sdraiare sul letto e con la mia lingua accarezzo ogni centimetro del tuo corpo, fino ad arrivare al tuo cazzo, che è inaspettatamente diventato tumido e pulsante. Lambisco con la lingua i tuoi testicoli e poi mi decido. Mi giro, collocandomi nella postura della pecorina e t’offro la favolosa visuale della mia bionda e pelosissima fica, aizzandoti e sobillandoti ulteriormente.
In quel mentre tu declini la mia bramosa venalità, ti contrai, tenti di svignartela, eppure io non avverto né ascolto ragioni, sicché mi giro, impugno e fodero lascivamente con fervore il tuo cazzo manipolandomelo con gusto, mentre con un dito raccatto un poco di pomata dal tubetto lasciato in disparte sul letto e inizio a conficcartelo a rilento nel tuo ano, con movenze semplici ma veloci, mentre la mia bocca lecca, sorbisce e vezzeggia il tuo cazzo, a questo punto vicinissimo al piacere con sproporzionata veemenza. Le tue movenze sono accompagnate dai tuoi lascivi e viziosi lamenti, toccandomi tutta, mentre t’attorcigli catturato dal libidinoso farneticamento e dall’entusiasmo dissoluto dei sensi, fino a sborrare in abbondanza sulle mie labbra in una suprema, conclusiva e liberatoria affrancata esplosione, la tua candida e succulenta essenza. Dopo averti ripulito, ci sdraiamo accanto e stremata mi addormento.
Mi destano unicamente le prime luci dell’aurora, con l’aggraziata e con l’inedita avvedutezza e con la netta intenzionalità di trovarmi in un luogo differente dall’ordinario, successivamente ti esamino, t’assaggio e t’interpello, intanto che tu m’accerchi bonariamente con un braccio, con la letizia rasserenata di chi non ha pensieri che svolazzano sulle labbra e con il cazzo al presente placidamente disteso fra le tue gambe.
Io ambirei d’assaporartelo nuovamente, malgrado ciò non abbiamo tempo a sufficienza. Fra un’ora io dovrò essere nuovamente presso il politecnico, e tu dovrai essere presente nel tuo laboratorio.
Io ti sveglio con un bacio riferendoti che ti amo, mentre tu attualmente insonnolito mi brandisci bisbigliandomi che mi adori. A presto, mio adorato e insostituibile Quirino.
{Idraulico anno 1999}
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono