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l’infermiera del turno di notte seconda parte

By 29 Gennaio 2021No Comments

Mi avvio con la sedia a rotelle verso la mia stanza con un turbinio di pensieri che mi frullano in testa. Cosa farà l’infermiera del turno di notte e fino a dove posso spingermi con lei ? Perso nei miei pensieri sbaglio porta e entro in una stanza che non conosco e accorciata dietro al letto intravedo nella penombra una figura sicuramente femminile degna di una porno star Una schiena muscolosa con due natiche sode e due gambe snelle fasciate da una divisa verde aderente che non lascia nulla all’immaginazione tanto è aderente alla pelle. Il tessuto scuro non permette di vedere il colore dell’intimità ma le forme del pizzo si notano bene e non è un tanga quello che indossa In silenzio mi avvicino al letto ammirando quel sodo sedere che lievemente ondeggia in avanti e indietro in una danza sinuosa Sembra che mi stà pregando di toccarlo di solleticarlo ma mi accorgo che non è una danza ma una preghiera, colei che possiede un corpo così favoloso stà eseguendo il saluto del sole o meglio il saluto del sole calante, esercizio yoga per distendere i muscoli della schiena e delle gambe Resto diversi minuti ad ammirare estasiato quella danza del culo e mi accorgo dell’irrompente formicolio in mezzo alle mie gambe, con la mano mi sento obbligato a spostare la mia asta che prepotentemente vorrebbe immergersi in quel favoloso culo e spinge per essere liberato dai boxer e dai pantaloncini Non sò se è stato il lieve fruscio della mia cappella contro il tessuto dei boxer o il cigolio della sedia a rotelle ma intravedo la testa di quella donna che leggermente si volta verso di me ma ritorna nella posizione iniziale rivolta verso la Stuoia per yoga e ammiro la gamba destra innalzarsi da terra ed estendersi in tutta la sua lunghezza verso il soffitto della stanza. Una visione celestiale, la fessura tra le chiappe che lentamente si allarga lasciando ammirarmi il solco della sua fica in tutto il suo splendore Ho il cazzo che pulsa tra le mie dita e sento che stà per esplodere ed in effetti vedo nella penombra quattro schizzi che atterrano sul tessuto che avvolgono quelle natiche. Preso alla sprovvista faccio per rimettermi nei boxer l’asta che ostinatamente non vuole rientrare e sento un fruscio di tessuto che si avvicina alla mia carrozzina . Impacciato resto muto quando sento due calde labbra che si schiudono sulla mia cappella e la lingua che delicatamente pulisce il restante liquido che continua a sgorgare dalla punta della mia asta, e tra sciocchi e succhiotti la mia cappella è pulita a dovere e prepotententemente ritorna gonfia. Lei se ne accorge e con movimenti sinuosi si libera dei pantaloni e degli slip con pizzo e spinge l’asta contro lo spingere anale che l’accoglie con un sonoro risucchio Resto immobile sulla carrozzina mentre vedo la schiena che sussultare ad ogni movimento Prima lentamente poi sempre più rapidi inglobano la mia asta quasi ad accogliere anche i miei testicoli Le mie mani sfiorano i suoi fianchi e si insinuano tra le coppe del reggiseno ad afferrare i suoi seni che si divincolano tra le mie dita che non riescono a trattenere quella quarta abbondante Sento una sua mano che si appoggia sulla mia coscia mentre l’altra s’insinua tra i miei testicoli quasi a pomparli dentro le sue natiche Il tempo si ferma sino a quando altri schizzi caldi riempiono il suo spingere Tutto accade senza una parola un lamento o un mugolio ma la sua pelle freme ed è musica per le mie profonde sensazioni Quando si dice che le parole non servono … non servono a descrivere il piacere immenso che abbiamo provato in quei pochi minuti di profonda lussuria Lei resta qualche secondo incollato con il suo sedere avviluppato al mio cazzo e quando si accorge che inizia a sgonfiare lo estrae e con maestria e disinvoltura lo ripone nei mie boxer e solleva i miei pantaloncini offrendomi la visione di due dita che sollevano da prima gli slip con il pizzo e per finire il pantalone verde della divisa Poi con nonchalance ritorna ad accumularsi nella posizione del sole calante lasciandomi in visione una macchia scura sche inumidito il solco tra le sue natiche Lentamente ammiro la macchia allargarsi e come silenziosamente sono entrato in quella stanza in retromarcia esco dalla porta socchiudendola lievemente Non una parola non sò nemmeno il suo nome ma il profumo della sua pelle mi rimane attaccato a lungo Esco nel viale illuminato e mi accendo l’ultima sigaretta con le mani tremanti al pensiero di quei seni che le mie mani non sono riuscite ad’avvolgere a pieno

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