In occasione di halloween vi propongo la lettura di un racconto a tema. Si tratta di un’esperienza tra l’erotico e il paranormale. Come sempre vi rimando al mio blog
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per tutte le novità e anteprime sui miei racconti e per mettervi in contatto con me.
N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti.
Buona lettura!
Un’ultima firma sull’atto di compravendita e finalmente diventavo proprietario della mia prima casa. Provavo una grande soddisfazione nell’essere riuscito a rendermi definitivamente indipendente dai miei: una casa tutta mia, un lavoro, uno stipendio, una carriera promettente. Mancava una donna; con l’ultima ci eravamo mollati da poco per via di grosse incomprensioni. Ma non disperavo: prima o poi avrei incontrato qualcuna con cui condividere la mia vita.
Ma torniamo alla casa nuova. Dopo aver terminato il trasloco e aver iniziato a mettere in ordine le varie stanze, stavo appuntando su un quaderno l’occorrente che avrei dovuto comprare al supermercato quando sentìi suonare il campanello. Andai ad aprire la porta e mi ritrovai davanti una splendida ragazza bionda, dai capelli ricci e gli occhi azzurri.
“Ciao, sono Lidia, la vicina di casa.” – si era presentata – “Abito qui di fronte… Disturbo?”
“No, assolutamente!” – risposi sorridendo – “Piacere tutto mio: sono Fabrizio.”
“Avevo bisogno di parlarti” – disse con aria seria
“Sono desolato per i rumori del trasloco” – provai a mettermi subito sulla difensiva, pensando che fosse venuta a protestare per i rumori
“No, no…è una cosa molto più importante. Posso entrare?” – mi chiese in modo sfacciato
Sembrerebbe quasi l’inizio di un film porno, ma le sue intenzioni in quel momento, vi assicuro, erano tutt’altro che scopereccie.
Mi feci indietro per farla entrare: “Prego, accomodati. Purtroppo non ho ancora nulla nel frigo non so cosa offrirti”
Entrò in casa passandomi accanto, diretta in quella che era la camera da letto e lasciadomi all’ingresso come un allocco.
“F…fai come se fossi a casa tua” – balbettai sorpreso da quella sua strana risolutezza mentre la sentivo abbassare le tapparelle.
Poi tornò sulla soglia della porta e cominciò a fissare un punto preciso nella camera da letto facendomi cenno di avvicinarmi a lei. Chiusi la porta di ingresso e la raggiunsi mentre nella mia mente cominciava a farsi strada la paura di aver fatto entrare in casa una matta. Quando le fui accanto indicò con un dito in direzione del comodino accanto al letto. Cercai di fissare con attenzione il punto in penombra che mi aveva indicato, senza però scorgere alcun particolare.
Lei nel frattempo aveva avvicinato il volto al mio e mi aveva sussurrato: “Guarda! C’è ancora la luce”.
Effettivamente dopo le sue parole, avevo notato la presenza di una sorta di alone luminoso tra il letto e il comodino, una cosa apparentemente inspiegabile visto che la tapparrella della stanza in quel momento era completamente chiusa e nella stanza non c’era alcun’altra fonte di luce se non quella proveniente dal corridoio. Feci per entrare ma Lidia mi bloccò prontamente: “No! Andiamo di là” – mi sussurrò.
Dopo avermi trascinato in salotto mi chiese senza tanti giri di parole: “Conosci i vecchi proprietari di questa casa?”
“Beh, no. Ho portato avanti la trattativa con l’agenzia e il giorno dell’acquisto dal notaio c’era un avvocato che aveva la procura”
“Ok, allora siediti. Ti devo raccontare delle cose importanti.” – mi disse indicando il divano
Si sedette accanto a me e cominciò a raccontarmi quello che era accaduto in quella casa alcuni anni prima. Il precedente proprietario, un certo Mauro Patti, una sera, rincasando in anticipo dal lavoro aveva trovato la propria moglie, Sabrina Fiore, a letto con l’amante, Filippo Fauci. Colto da un improvviso raptus di gelosia era andato a prendere preso la pistola che teneva nascosta in salotto e aveva ucciso a sangue freddo i due amanti sul letto nel bel mezzo del loro amplesso. Aveva poi chiamato la polizia e si era consegnato spontaneamente alle autorità. Da quella casa erano poi passati medici, giornalisti, la polizia scientifica e infine una ditta di pulizie che incaricata di ripristinare la casa per poterla mettere in vendita. Lidia, durante una delle visite di un cliente, era riuscita a visitare la casa. Non aveva notato nulla di strano fino a quando, passando davanti alla camera da letto si era accorta di quello strano alone luminoso che mi aveva fatto vedere.
“E’ un fantasma!” – aveva concluso – “…secondo me è lo spirito della signora che è rimasta intrappolata qui dentro”
Cercai di trattenermi dal ridere: non ero avvezzo a credere a questo tipo di cose. Decisi comunque di assecondare Lidia: “Ok, cosa possiamo fare?” – le chiesi, usando di proposito il ‘noi’
“Dobbiamo trovare un modo di permettere al suo spirito andare via…ho letto qualcosa tempo fa ma devo fare altre ricerche” – mi rispose
Avevo trovato un’ottima scusa per sbarazzarmi di lei: dopo esserci accordati che mi avrebbe fatto sapere cosa fare, l’avevo accompagnata alla porta. Tornai in camera da letto deciso a scoprire da dove provenisse quella luce. Mi avvicinai al comodino, guardai in tutte le direzioni alla ricerca di una possibile fonte di luce senza alcun risultato. All’improvviso uno strano odore, una fragranza di rose invase le mie narici. Scossi la testa, convinto di essermi fatto suggestionare dal racconto di Lidia. Tornato in salotto, dopo aver preso la lista della spesa uscìi di casa e mi recai al supermercato a fare provviste. Ritornato a casa, dopo aver preparato la cena e aver chiamato i miei, mi ero preparato per la notte, deciso a dormire in camera da letto. Entrato in camera da letto cercai immediatamente quell’alone di luce che era misteriosamente sparito. Accesi la luce e mi misi sul letto a pensare quanto mi aveva raccontato prima Lidia.
“E’ una matta” – dissi tra me e me sorridendo. Spensi la luce e cercai di prendere sonno.
A questo punto non sono in grado di poter dire con sicurezza cosa è accaduto realmente e cosa no.
Ricordo quell’odore di rose nelle narici, ricordo una figura con un’aura luminosa avvicinarsi lentamente al mio letto. Era una donna mora, magra, i capelli lunghi, lisci, setosi, gli occhi castani, la pelle bianca e luminosa. Indossava una vestaglietta bianca, lunga, semitrasparente, finemente ricamata ai bordi. Sotto la vestaglietta riuscivo ad intravedere il reggiseno in pizzo di colore bianco e degli slip coordinati. Delle calze autoreggenti di colore bianco completavano la sua figura. Con la stessa lentezza con cui l’avevo vista avvicinarsi ai piedi del letto si era spostata di fianco e si era avvicinata a me. Ricordo di essere rimasto immobile, disteso sul letto, e di averla seguita con lo sguardo. Mi guardava e mi sorrideva. Aveva un’espressione maliziosa, eccitata.
“Chi sei?” – le chiesi
Non mi rispose. Si limitò a salire sul letto e a mettersi su di me. Avvicinò lentamente il suo viso al mio piegandosi in avanti sulle ginocchia e poggiando le mani accanto alle mie spalle. Le sue labbra sfiorarono le mie una, due, tre volte, stuzzicandomi in modo sempre più insistente. Inebriato dall’odore di rose divenuto ancora più intenso, chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare dal suo tocco leggero, rispondendo ai movimenti delle sue labbra con le mie. Fu un bacio di una sensualità mai provata prima. Avevo avuto diverse ragazze ma mai nessuna era stata capace di baciarmi in quel modo.
Ricordo che il gioco delle mie labbra contro le sue divenne lentamente una lotta, una lotta a cui si aggiunse la mia lingua e la sua. Passammo da un morbido e sensuale bacio a uno appassionato e incandescente. Ricordo di aver allungato le mani in direzione del suo corpo, di aver incontrato la stoffa della sua vestaglietta e di averla superata alla ricerca della sua pelle. Quando la sfiorai lei si staccò da me chiudendo gli occhi. Sembrava tutto così strano, assurdo: il banale tocco della mia mano sulla sua pelle le aveva causato un piacere così intenso da dover reclinare indietro il capo. Continuai ad accarezzare quella pelle liscia e setosa mentre la sentivo respirare in modo sempre più concitato e pesante.
Ricordo un improvviso movimento delle sue mani corse a bloccare le mie, come se le mie carezze le causassero delle sensazioni troppo intense. Poi, con dei movimenti leggeri e delicati, si era sfilata la vestaglietta e successivamente il reggiseno. Potevo adesso vedere chiaramente il suo seno, le areole rosa, i capezzoli piccoli e dritti. Le sue mani raggiunsero gli slip che adesso riuscivo a vedere chiaramente: sui fianchi dei fiocchetti permettevano di sfilarli senza dover farli scorrere tra le gambe.
Ricordo che dopo averli sfilati, passò la stoffa umida sul mio viso permettendomi di odorare e assaporare il dolce miele che il suo sesso aveva prodotto. Si piegò nuovamente su di me tornando a cercare la mia bocca. Iniziammo a baciarci mentre lei con sinuosi movimenti del bacino era riuscita ad abbassarmi i pantaloni del pigiama e a liberare la mia erezione.
Il tocco delicato del mio membro con la pelle umida del suo sesso mi provocò quasi un orgasmo che riuscìi a stento a trattenere. Sempre con abili movimenti del suo bacino riuscì a far trovare la via del suo sesso bollente al mio membro. Una indicibile sensazione di piacere sconvolse il mio corpo quando mi accolse dentro di sè. Credo che anche lei stesse provando le mie stesse sensazioni visto che dovette interrompere il bacio per riuscire a respirare.
Con il respiro sempre più affannoso e gli occhi chiusi cominciò a muoversi su di me. I suoi capelli setosi sfioravano il mio viso mentre il suo sesso continuava a massaggiare e lubrificare il mio membro eccitato.
Fu una danza bellissima che mi trascinò inesorabilmente all’orgasmo.
Mentre venivo dentro di lei ricordo un urlo acuto squarciare le mie orecchie, un urlo che, sebbene inizialmente sembrasse di piacere, si era immediatamente trasformato in un urlo di paura, di dolore, di terrore. La donna che si muoveva su di me piuttosto che gemere di piacere sembrava quasi che fosse stata accoltellata alle spalle proprio nell’istante in cui aveva raggiunto l’orgasmo.
Ebbi la sensazione di essermi risvegliato. Mi ritrovai disteso sul letto con i pantaloni abbassati, il membro semieretto fuori e schizzi del mio seme sul pigiama e sulle lenzuola. L’odore intenso di rosa era sparito, della misteriosa figura femminile e dei suoi indumenti nessuna traccia.
Non riuscìi più a chiudere occhio, assalito da un milione di domande tra cui la più importante: cosa c’era stato di reale in quello che era accaduto?
Con le prime luci dell’alba decisi di alzarmi e provare a rilassarmi andando in cucina a bere un bicchiere d’acqua. Poi, apprestandomi a tornare in camera da letto mi accorsi del portatile che avevo lasciato sul tavolo della cucina. Era ancora acceso, sebbene fossi sicuro di averlo spento la sera prima, un attimo prima di andare a letto. Aprìi lo schermo per poter accedere al bottone di spegnimento. Lo schermo si illuminò visualizzando una pagina web con un vecchio articolo di un quotidiano online che parlava del duplice omicidio che mi aveva raccontato Lidia il giorno prima.
Mi si gelò il sangue nel vedere la foto di Sabrina Fiore, la moglie sorpresa a letto con l’amante: era lei, quella strana figura con cui avevo fatto quella sorta di esperienza. Lessi l’articolo fino in fondo per cercare di capire, di dare un senso a quello che avevo vissuto o sognato. C’era una foto del luogo del delitto, la camera da letto con i vecchi mobili disposti nello stesso modo in cui avevo sistemato i miei. Nello stesso angolo dove io e Lidia avevamo visto quello strano alone luminoso c’era una chiazza di sangue che, l’articolo spiegava, doveva essere quello della donna, probabilmente schizzato via dopo il primo sparo.
(continua?)
Bellissimo, come d’altronde il resto dei tuoi scritti. Continualo, merita!