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Racconti di Dominazione

Luna

By 14 Marzo 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Luna è una ragazza molto attraente, piccola ma ben fatta, i suoi glutei
forse troppo rotondi, spesso fanno a botte con il ruvido tessuto dei jeans
in cui entrano a fatica, e a volte sembrano implorare di essere liberati
dalla ruvida stretta del denim, e i suoi seni piccolo e sodi, risvegliano in
chi li guarda l’ancestrale bisogno di suzione.
Passeggia cosi per le vie del centro, immersa nei suoi pensieri, come se non
le importasse altro che il sapore del lecca-lecca che stinge tra le labbra e
succhia avidamente, fingendo di non accorgersi degli sguardi lubrici che le
accarezzano le cosce mentre si siede al tavolino di ferro battuto di un bar
del centro. E’ una bella studentessa universitaria, originaria di un paesino
di provincia dell’estremo sud, racchiude in se il fascino delle contadine di
campagna che vivono di insulti e di ceffoni, sottomesse all’autorità degli
uomini. Anche lei era cresciuta cosi, aveva visto la madre piangere in un
angolo della cucina più volte di quante avrebbe voluto, mentre il padre e i
fratelli si scolavano litri di birra e urlavano improperi di ogni genere a
quella stupida ragazzina che non avrebbe trovato un marito neanche se
l’avessero regalata al più arrapato minatore. Ora può vantare di essere
molto più fortunata di molte sue coetanee costrette a passare dall’autorità
del padre e dei fratelli a quella di un marito despota e tiranno e destinate
a sopportare l’umiliazione di mostrare dinnanzi a tutti, il giorno delle
nozze, le prove inconfondibili della rottura del proprio imene. Luna pensa a
ciò con disgusto:”che schifo”.
Intanto le si avvicina un completo gessato, la camicia aperta lascia
intravedere un piccolo monile d’ argento, e il volto sbarbato è illuminato
due piccoli zaffiri, “posso?”, senza aspettare risposta le porge un
bicchiere di martini e, sedutosi, la fissa negli occhi “sono Alberto, vivo a
Bologna da anni eppure non ho mai visto una ragazza carina come te”. Luna lo
fissa esterrefatta: “Grazie, ma non capisco il tuo interesse, non per essere
scortese ma, devo andare via.”
Fa per alzarsi, ma una forte pressione sul braccio glielo impedisce, lo
guarda negli occhi, si sente percorsa da un brivido: rivede nei suoi occhi
l’autorità di suo padre e dei suoi fratelli, risente i gemiti notturni
provenienti dalla camera nuziale, rivede la scena, che aveva spiato tante
volte dalla porta socchiusa e che l’aveva fatta vergognare delle sue
mutandine bagnate, di sua madre accovacciata sul letto, che a stento
tratteneva il dolore mentre suo padre si muoveva dietro di lei come un
forsennato e le percuoteva le natiche urlandole di tacere :”STA ZITTA
TROIA”.
Luna abbassa lo sguardo e si risiede, schoccata , eppure non può ignorare
quella fitta che le ha percorso il basso ventre e che l’ ha lasciata senza
fiato per qualche istante. “Stai qui, non ti ho detto che potevi andare via.
Lasciami un tuo recapito, ti cercherò io, e vedi di renderti disponibile.
Ora va sul retro, li c’è un bagno, vai e portami le tue mutande, VAI”.
Luna si alza e si reca sul retro come un automa, si poggia alla porta del
bagno, riflette per qualche istante e inizia a correre via, scappa verso
casa, lontano da quell’uomo, lontano da quella sensazione d’umidità che
sente tra le cosce e che la fa sentire osservata da tutti, come quando
spiava i figli del padrone che violentavano le contadine sulle balle di
fieno e non poteva trattenersi dal far scivolare due dita in tra le gambe e,
nascosta, le muoveva avanti e indietro, facendole affondare fino in fondo
nelle sue carni bagnate e accoglienti, finchè non le veniva voglia di urlare
e un fremito squassante la attraversava dalla testa ai piedi; allora si
fermava ansimante, leccava le dita bagnate dei suoi umori e scappava via,
temendo che le sue gote arrossate potessero tradirla, ma consapevole del
fatto che nessuno l’avrebbe guardata con tanto interesse.
Finalmente è a casa apre la porta ed entra, rassicurata dall’odore di
lavanda del suo appartamento al centro, abitua gli occhi al buio e si dirige
verso il bagno.
Ora l’unico rumore che sente è quello dell’acqua che sbatte contro la parete
rosa antico della vasca da bagno e l’incedere costante dell’acqua la
rassicura.
Si spoglia dando le spalle allo specchio: questa è sempre stata una piaga
dolente, guardare l’immagine del suo corpo riflessa la umilia, sente pesare
su di se il giudizio di quella parete subdola e lunatica, che ha il potere
di farla sentire priva di valore, inutile e che cancella via in un lampo
tutta la sua autostima.
Lascia cadere il candido accappatoio a terra e si immerge nell’acqua
tiepida, chiude gli occhi e lascia che le sue fantasie e i suoi sogni
prendano vita, ascolta i sussurri della sua mente..
DRINN, DRINN, lo squillo del telefono la strappa di scatto dal suo limbo
ovattato; si alza in fretta, è bagnata, si avvicina tremando al ricevitore,
sente uno strano brivido, come se gia sapesse, immagina chi sia, tentenna,
cerca di resistere, ma la tentazione è più forte di ogni volontà, alza la
cornetta è la avvicina ai capelli scomposti e gocciolanti: “sono io,
immaginavo che non mi avresti obbedito, sarò comprensivo stavolta, ma
ricorda che la mia pazienza ha un confine molto flebile, ora voglio che tu
faccia quello che ti dico, non cercare di sfuggirmi, io ti ho capita alla
prima occhiata, è questo che vuoi, abbi il coraggio di trasformare in realtà
le tue fantasie.”
“Ma, ma che vuoi da me, cos…”
“ZITTA TROIA, non ti ho dato il permesso di parlare. Lo so che sei nuda,
inizia a toccarti, infilati due dita in fica, MUOVITI, spingile fino in fondo,
voglio che arrivi a toccarti l’utero, brava, ora muovile velocemente,
scopati con le tue stesse dita. Fammi sentire come ansimi puttana, usa la
tua lurida bocca.”
Luna fatica a trovare il fiato, è li con le gambe aperte e due dita che
vanno su e giù nella sua vagina dilatata, le muove sempre più velocemente,
ormai sono completamente ricoperte dei suoi umori, non potrebbe fermarsi
nemmeno se lo volesse.
“Infila un terzo dito, troia”
“ah, mi fa male, non posso.”
“Non ho chiesto il tuo parere, voglio vedere come ti apri, muoviti.”
Luna infila tre dita nella sua vagina bagnata, la resistenza è minima, le
sue dita scivolano dentro e fuori ad un ritmo forsennato, le gira, muove il
bacino come se a scoparla fosse l’uomo che la ascolta, si immagina sotto di
lui, il suo membro che sparisce dentro di lei come le sue dita…
E’ al culmine, fremiti le percorrono le gambe e il ventre, gli spasmi del
suo bacino sono incontrollabili, sente i suoi muscoli contrarsi intorno alle
sue dita, sente sopraggiungere l’orgasmo in tutta la sua intensità, ha
bisogno di urlare tutto il suo piacere.
“AH, SI, SI, VOGLIO FARE TUTTO Ciò CHE VUOI, SI, SIIIIIIIIII……..ahhhhh”
Dall’altro lato una subdola risata:
” Ahahahah, brava la mia piccola troietta, hai visto quanto ti piace.”
Luna apre gli occhi, la voce di quell’uomo la percuote, eppure sente già di
averne bisogno, si sente umile e piegata all’autorità di quell’individuo.
Sa quello che deve dire e lo sussurra:”Si mi piace, mi piace da morire”
“Brava, sappi che questo è solo l’inizio, ora voglio che resti cosi nuda,
non osare vestirti, ti chiamerò domattina e ti dirò cosa fare, buonanotte.”
“Ma, cosa..”
Troppo tardi, ormai lui ha attaccato, e quello che lei può sentire è solo il
rumore sordo del telefono. Vorrebbe richiamare, ma non sa a quale numero
appellarsi, tocca i suoi vestiti, fa per indossarli, ma qualcosa la ferma,
un brivido le percorre la schiena, allora butta via i suoi straccetti e si
mette a letto.
Sente il suo sesso ancora umido, inizia a succhiare le dita che le avevano
dato piacere, e si addormenta cosi, con il suo sapore tra le labbra.

E’ un sonno agitato quello di Luna, sogna lingue di fuoco e ruscelli cristallini, vede il suo viso incorniciato da primule color dell’oro ed il suo corpo immerso in un fiume in piena che la travolge e la trascina via, sogna la sua impotenza, la sua incapacità di opporsi ai flutti d’acqua, l’impossibilità di opporre la sua volontà agli ordini del suo padrone e la sua totale ed inconscia sottomissione.
Sogna il presente e il futuro, sogna il più profondo desiderio del suo animo e la ormai totale sottomissione del suo inconscio.
Infondo è quello che aveva sempre desiderato, da piccola sognava di esserci lei al posto delle contadine che urlavano sulle balle di fieno mentre i figli dei vicini fattori solcavano con violenza i loro ventri impudichi e vogliosi.
Spesso li sentiva ansimare e correva a spiarli da piccole fessure, restava nascosta, ipnotizzata da quelle scene e intontita dai gemiti, vedeva lingue e sessi sprofondare tra le bianche cosce di quelle ragazzote di campagna e rimaneva imbambolata ed immobile mentre una gelida sensazione le bloccava le cosce e lasciava la sua fica vergine schiusa sotto l’impeto delle sue dita curiose.
Rimaneva così finchè poteva, finchè il ragazzo di turno non si alzava con fare stanco e annoiato, prendeva tra le mani i capelli unti della sua vittima e avvicinava la sua bocca gonfia e umida al suo ventre villoso, allora Luna non vedeva più nulla, sentiva piccoli rumori soffocati, colpi di tosse, vedeva la mano callosa del contadino andare avanti e indietro spingendo la testa della puttanella di turno con fare sempre più violento, finchè non si fermava ansimante, allora si voltava e andava via, nemmeno un bacio, nemmeno un cenno di saluto per le cosce che avevano stretto il suo cazzo infiammato, nulla di nulla per colei che restava li con le gambe aperte, mentre una lacrima le solcava la guancia arrossata e un rivolo di sangue sporcava la paglia che era stata scenografia di quell’amplesso animale.
E’ un timido raggio di sole a svegliarla, le accarezza la pelle ambrata e si posa sul volto sereno, i suoi occhi si aprono soffocati dalla violenza di quella luce impietosa, con un gesto nervoso copre il suo corpo nudo e immediatamente la pervade un brivido d’inquietudine, ripensa alla sera prima e prova un pizzico di vergogna, si guarda allo specchio timidamente e non può fare a meno di sorridere alla sua immagina sconvolta.
Torna a stendersi tra le sue lenzuola virginee e si abbandona ai più disparati pensieri, pensa ad Alberto, ai suoi occhi di ghiaccio, li sente infrangersi sul suo petto come dei pugnali affilati, pensa ai suoi modi troppo sicuri, quasi scostanti, modi tipici di chi sa di poter decidere anche della vita degli altri, atteggiamenti propri di chi gode dell’ incertezza altrui: Luna non sa se domani ci sarà ancora, non sa se il suo cellulare si illuminerà ancora mostrandole il suo numero che reclama una risposta, non ha nessuna certezza questa giovane donna venuta dal sud, sa solo che ha già bisogno di lui.
Mentre è immersa tre questi pensieri sente quella musichetta che le è tanto familiare, ha un sussulto, si alza di scatto e si fionda verso il cellulare, il numero che la chiama è un anonimo, il suo cuore inizia a battere a mille: ‘Fa che sia lui.’
Risponde con voce tremante e quasi si scioglie quando sente la sua voce viziosa e il suo piglio ironico e scostante: ‘Ben svegliata troia, allora ti piace essere diventata la mia puttana? Sei stata brava a non vestirti: sei una cagnetta ubbidiente!’
‘Si padrone sono una troia ubbidiente, ma”’
‘Zitta troia, non ti ho detto di parlare, stai muta. Sputati sulla mano, muoviti! Brava ora infilati quattro dita nella fica e non fare storie, voglio che dai un colpo secco, muoviti.’
‘Ah’..fa male”ecco ci sono, tutte e quattro dento”.brucia’..è terribile’..’
‘Non me ne frega niente che ti faccia male, inizia a scoparti, voglio che ti scopi velocemente, devi farti male, non devi avere alcun rispetto per te stessa e non ti fermare troia.’
Luna è ormai un’ automa, inizia a muovere le dita dentro fuori sempre più velocemente, sente il suo sesso allargarsi ed aprirsi, lo sente diventare sempre più bagnato ed accogliente, sente un brivido che le percorre la schiena e le gambe, sente sormontare un orgasmo intenso, sente il piacere che la afferra e la trascina in un vortice di piacere: ‘sto’sto venendo’.ahhhhh’.siii’.eccomi..godo come una troia’ahhhhh.’
‘ahahahah brava la mia troietta, vedi che ti piace quando ti aprono la figa? Ora togli le dita e lecca, brava, ricorda di non lavarti, vestiti ed esci, ti aspetto al bar del nostro primo incontro. Ah e mi raccomando non dimenticare che la tua fica deve essere nuda, non devi mettere le mutande troia, ci siamo capiti?’
‘Si padrone’.
Alberto mette fine alla breve telefonata con fare irrisorio e quasi stizzito.
Luna inizia a leccare le dita ricoperte dei suoi umori e le affonda tra le labbra con fare voglioso, le lecca come se fossero uno di quei gelati dolci e succulenti, le succhia come se tra le lebbra avesse il sesso del suo padrone, lo immagina affondare nella sua gola e finge di passare la lingua sulla sua cappella, vorrebbe sentire il suo seme caldo colarle in bocca e muore dalla voglia di assaggiare il suo gusto di maschio: tiene gli occhi chiusi e ciò le permette di estraniarsi dalla realtà e di vivere solo della sua immaginazione.
Passa qualche minuto immersa in quelle lascive fantasie, finchè non riapre gli occhi e si risveglia da quelle fantasie, ripensa all’ultima frase della loro conversazione e resta spiazzata: lui le ha dato un appuntamento e lei perde tempo come una cretina.
Si alza di scatto e si veste, indossa una gonna nera e una maglia dalla profonda scollatura, enormi orecchini rotondi completano la scena ed un velo di rossetto color corallo rende le sue labbra sexy e succulente.
Esce di casa di fretta, fa per chiudere la porta ma un pensiero le attraversa la mente, allora si precipita di nuovo nella sua stanza e, dando un’ultima occhiata allo specchio, sfila via i sottili slip di seta: li aveva indossati con un gesto automatico: ‘ti giuro non volevo disobbedirti, non lo farò mai più perdonami’. Lascia le mutande a terra e vola via, corre verso la fermata dell’autobus e salta sull’enorme automezzo color limone, c’è un posto libero di fronte ad un ragazzo, lei si avvicina lentamente e si siede.
Gli occhi del ragazzo che le siede di fronte si soffermano insistenti sul suo decolté, la guarda senza pudore e lei si sente avvampare; lo guarda con fare severo ma i suoi lineamenti magrebini non sono minimamente turbati dai suoi sguardi fulminanti: ‘che porco’.
Sta per alzarsi quando il suo cellulare inizia a squillare e Luna risponde senza controllare chi sia il chiamante: ‘Si?’
‘Stai ferma puttanella, non alzarti, voglio che resti li a farti guardare.’
‘Ma”ti prego”mi fa paura”mi sento una tro’.’
‘Ahahahahah! Non lo avevi ancora capito? Tu sei una troia! Ora non farmi incazzare, ho deciso di divertirmi un po’.’
‘Si, scusami, come vuoi, tutto ciò che vuoi.’
‘Brava, così cagnetta! Ora apri le gambe, fai vedere a tutti la fica.’
Luna resta impietrita, un brivido le percorre la schiena e la lascia immobile, quasi non riesce a respirare, sente che la sua volontà la abbandona, scivola via come un sottile rivestimento gelatinoso, non potrebbe proferir parola nemmeno se volesse, eppure le sue gambe iniziano ad aprirsi, percepisce questo movimento come involontario, non lo ferma ne lo causa, vede solo che le sue gambe si aprono come spinte da una forza inconscia e incontrollabile.
‘Cosa c’è troia non parli? Ti sei morsa la lingua?’
‘No, eccomi sono qui, ho fatto ciò che volevi, ora cosa dev’.’
‘Toccati’
TU TU TU TU
Alberto ha attaccato.
Luna si guarda intorno turbata, vede che il ragazzo seduto di fronte a lei ha iniziato a guardarle le cosce, il suo sguardo penetra sotto la gonna alzata e insiste sulla sua vulva, Luna inizia ad eccitarsi, quello sguardo che la accarezza le da una strana sensazione di piacere e il suo sesso inizia a gonfiarsi e a bagnarsi.
Gli occhi stupefatti di tutti i suoi compagni di viaggio si posano su di lei: ‘Guarda quella ragazza seduta li, guardala, è matta.’
Luna inizia a masturbarsi quasi involontariamente, infila un dito nel suo buchetto umido ed inizia a spingerlo avanti e indietro, muovendolo in modo forsennato.
Sente il piacere aumentare ed improvvisamente qualche gemito abbandona la sua bocca schiusa, le gambe spalancate mettono in mostra tutta la sua intimità e sulle dita sono visibili i segni biancastri dei suoi umori. Improvvisamente al suo dito se ne aggiunge un altro, non è il suo: forse è quello del ragazzo di fronte, boh, non lo sa e non le interessa saperlo.
Sono due le dita che ora affondano nella sua fica, sente il dito dello sconosciuto unirsi al suo in quella danza senza limiti: ora sono due le dita che violano la sua intimità e allargano le sue labbra scarlatte e gonfie.
L’orgasmo sembra sopraggiungere in tutta la sua violenza, ormai non sente più niente intorno a se, tutto è diventato nullo, nella sua mente c’è solo il suo padrone, solo il suo padrone e il suo piacere.
E’ sul punto di venire quando una mano le scuote la testa, una voce sconosciuta si avvicina al suo orecchio e le ordina di scendere, si gira di scatto ma nonostante ciò non riesce a dare un volto a quel perentorio sussurro.
Senza pensare a niente si alza e scende, è nella piazza del suo appuntamento, si sente intontita. ‘Chi era quello? Come faceva a sapere?’
Luna si guarda intorno ed immediatamente adocchia l’insegna del bar, una ventata d’ansia la avvolge, inizia a camminare velocemente, è nervosa, vuole arrivare in fretta, non vede l’ora di vederlo.
Ad un certo punto sente una risata familiare, si volta e lo vede, eccolo è lui!
Si fionda verso il suo tavolo e gli corre in contro, vorrebbe saltargli al collo e baciarlo, vorrebbe stringergli le braccia al collo e abbracciarlo, stringersi contro il suo petto possente e vigoroso.
Alberto si alza e le si avvicina con fare tranquillo, arresta la sua corsa trafelata afferrandola per le spalle, le scosta i capelli dal volto e poggia le labbra sulle sue, le accarezza con punta della lingua e le mordicchia, intreccia la sua lingua con quella di lei e riempie la bocca di Luna della sua saliva, poi le chiude le labbra e si allontana, la invita a sedersi ed ordina un drink.
Luna è tra le nuvole, non sa più cosa sia la realtà ormai tutto ha perso consistenza, per lei esistono solo quel bacio ed il suo padrone, omai per lei contano solo il suo padrone ed il suo piacere.

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