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Racconti Gay

Marco

By 20 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi ero sempre travestito da ragazza…
Mi ricordo che quand’ero piccolo, giocavo col rossetto di mia mamma appena lei andava a far le compere e io ero solo in casa…
Magari avessi avuto anche una sorella! Mia mamma, in quanto abbigliamento, non aveva gran gusto! Ma sono figlio unico e non ci potevo fare niente…
Erano passati parecchi anni ormai dalla prima volta che mi ero sentito femmina… ora avevo 19 anni… e di questi, almeno una quindicina li avevo spesi a travestirmi e truccarmi in privato…

Ma un giorno, tutto questo cambiò…

Ero a casa, da solo (o meglio, da sola). Avevo già indosso tutto l’occorrente per sentirmi femmina: un reggiseno bianco imbottito che sotto la maglietta rosa sembrava nascondere un seno nella media, maglietta che mi lasciava provocantemente scoperto l’ombelico; una gonna nera cortissima e un paio di autoreggenti, nere anch’esse, che finivano in un paio di scarpette bianche con tacco 12. In viso, ombretto, eyeliner, rossetto e lucidalabbra erano già stati stesi. Non ero molto brava col trucco, e non avevo a disposizione del fondotinta per creare un effetto più femminile, ma l’assenza di barba e i capelli lunghi mi aiutavano certamente ad avere un tocco più femminile.
Ero in bagno, che stendevo uno smalto nero come la notte sulle mie unghie. I miei sarebbero stati via per il weekend ed io avevo intenzione di passare due giorni da vera donna! Non sarei uscita per niente al mondo!

Tutta concentrata sull’aspettare che lo smalto asciugasse ed a rimirarmi nel grande specchio posto sopra il lavandino, non mi accorsi che qualcuno aveva aperto la porta.
“Marco, sei in casa?”
Il panico! Quel cazzone di Roberto era entrato come al solito scavalcando il portoncino! Abitavo in una piccola villetta, con un portoncino all’entrata. Robi non si faceva mai scrupoli a scavalcarlo senza suonare il campanello, attraversando il cortile ed entrando in casa come fosse di sua proprietà.
Che fare? L’idea più immediata fu quella di non rispondere…
“Dai, lo so che sei in casa! La macchina è in cortile e le biciclette sono tutte al loro posto! Sto salendo! Se ti stai segando, rimettilo dentro le mutande e continui dopo!”
Era già salito al primo piano, dove mi trovavo io!
Chiusi frettolosamente la porta del bagno ed iniziai a spogliarmi!
“Allora ti stavi davvero facendo una sega, eh? Hahahaha! Boh, ti aspetto in camera tua! Vado un po’ su facebook!”
Che fare? Ero in intimo femminile, i miei vestiti erano in camera! Non potevo certo uscire nudo dal bagno!
“Ehm… Robi? Le mie mutande… sono lì in camera… non è che me le puoi passare?”
Non era una grande idea, ma era l’unica cosa che mi venne in mente… avrei solo fatto uscire una mano dalla porta, le avrei afferrate e, dopo essermi struccato, sarei uscito.
“Hahaha! Che cazzo di pervertito!” Robi prese le mutande, superò il corridoio e si piazzò davanti alla porta del bagno.
Appena sentii i suoi passi lì davanti, tirai velocemente fuori una mano, prima che fosse lui ad aprire la porta.
“Tiè” mi disse, e riuscii a sentire le mutande nella mia mano. Stavo per ritirarla dentro, quando Robi mi bloccò il polso!
“Ma che cazzo?! Perché diavolo hai lo smalto sulle unghie?!”
Porca merda! Non ci avevo pensato! Avevo mostrato bellamente una mano con le unghie appena smaltate!
“Ehm… io… ecco… è che…”
SLAM!
Con grande forza, Robi spalancò la porta, vincendo di gran lunga la mia resistenza.
Ed eccomi lì, svettante davanti a lui, con solo più le mutandine e le autoreggenti addosso, il trucco in viso, le unghie smaltate e un mucchio di vestiti femminili accatastati in terra.
Ero spacciato.

“Ma che cazzo fai?!” urlò Robi, mentre ancora stringeva il mio polso.
Non resistetti. Scoppiai a piangere.
Lui allentò la presa della mano e io arretrai, andandomi a sedere sul water.
Ero un fiume di lacrime, non sapevo minimamente cosa fare o cosa dire. E a quanto pare, nemmeno Robi.
“Non mi dirai che sei gay!” tuonò Robi, non appena si rese pienamente conto di ciò che stava accadendo.
Ed io? Io non sapevo neanche rispondergli! Ero gay? E’ vero, vestivo mutandine femminili e autoreggenti, avevo il trucco che mi colava sulle guance a causa delle lacrime, ma non sapevo come definirmi…
“Io… io non lo so…”
Aprii gli occhi, ancora offuscati dalle lacrime, e vidi Robi che mi guardava attonito, non sapendo come comportarsi.
Volevo morire! Mai mi sarei aspettato che qualcuno mi scoprisse vestito in quella maniera!
“Beh… a sto punto… rivestiti, voglio vedere come stai!”
Smisi all’istante di piangere! Quelle parole mi lasciarono secco! Chi se lo sarebbe mai aspettato?
“Vaffanculo! Vai a casa!” urlai! Ero sicuro che volesse solo schernirmi! Di certo lo avrebbe fatto anche se fosse tornato a casa all’istante, ne aveva di argomenti per farlo già solo da quella situazione…
“No, dai, dico sul serio…”
Lo guardai incuriosito… perché lo voleva?
“E dopo?” chiesi io scettico.
“Che palle! Quanti problemi che ti fai! Sei mezzo vestito da donna no? Che cazzo ti cambia vestirti tutto? Tanto ormai non posso far finta di niente!”
Aveva ragione… non dissi più niente, mi asciugai le lacrime e mi alzai.
Robi si mise a sedere al mio posto, incrociò le braccia e si mise a fissarmi, nell’attesa che iniziassi a vestirmi.
“Ah, scusa, forse vuoi un po’ di privacy?” mi chiese quando vide che non iniziavo…
“No… va bene così…”
Mi piegai e raccolsi i vestiti ammassati in terra. Ero piegato a novanta, con il culo indirizzato verso di lui, e le mutandine che non davano spazio all’immaginazione. Ma ero troppo nervoso, non ci pensai…
Presi la gonna, ci infilai dentro le gambe e la portai di nuovo all’altezza della vita. Chiusi il reggiseno sul davanti, lo girai e passai le braccia dentro le spalline. Mi infilai dentro la maglietta aderente e entrai nelle scarpe.
Era orribile. Ero vestita di tutto punto, proprio come nelle mie fantasie, ma davanti a me c’era Robi, il mio migliore amico.
“Beh? E tutto il trucco sbavato in faccia non lo sistemi?”
Mi guardai allo specchio. Il rossetto era a posto, ma tutto l’eyeliner era sbavato fino al mento.
Aprii il lavandino e mi diedi una bella lavata. Presi di nuovo l’eyeliner e l’ombretto e mi truccai gli occhi come ben sapevo fare. Non ce n’era bisogno, ma passai di nuovo un po’ di lucidalabbra. Non so perché, ma a questo punto volevo che Robi mi trovasse il più femminile possibile.
“Non c’è che dire… tu e Marco siete proprio due persone differenti… certo, non sei una figa, ma non sei neanche così male… meglio di molte ragazze che conosco…”
“Grazie…”
Quel grazie fu fatale! Mi uscì con una voce fiebile e graziosa! E non volevo neanche ringraziarlo, volevo mandarlo a farsi fottere, volevo mandare l’orologio all’indietro di una decina di minuti!
“Perché lo fai?” mi chiese a bruciapelo.
“Io… non lo so…”
“Che cazzo! Sei gay? Non lo so… Perché lo fai? Non lo so… Che, le devo sapere io ste cose? E’ pur sempre la tua vita, no?”
“Ecco, io… boh… non mi ricordo il perché ho iniziato, so solo che mi piace… lo faccio da quand’ero piccolo…”
Gli raccontai i primi ricordi, qualche brutto momento in cui non sapevo chi ero, i video di make up visti su internet…
Intanto mi ero seduta per terra, ben attenta a nascondere la visione delle mutandine da sotto la gonna. Ero proprio donna!
“Andiamo in camera tua va… qui non si sta un granché comodi… siamo in un bagno!”
“Ok…”
Effettivamente ero scomoda seduta in terra, così non ci pensai due volte ed andammo in camera mia. Ci sedemmo uno di fianco all’altra sul mio letto e lui si levò la maglietta. Non ci feci neanche caso, lo faceva sempre, in camera mia faceva sempre caldo.
“E tutta sta roba di chi è?”
“Beh… trucco, reggiseno e maglietta sono di mia madre… il resto l’ho comprato io, poco per volta… ho solo questo di mio…”
“Cioè, sei entrato in un negozio, hai preso quelle scarpe col tacco e le hai provate?”
“Ehm… sì?”
“Hahahaha”
Robi mi sfotteva, e anch’io mi concedetti una risatina, ripensando che effettivamente fu proprio imbarazzante quel pomeriggio nel negozio di scarpe.
Gli diedi uno spintone scherzoso su una spalla e lui me lo restituì. Finii coricato di schiena sul letto e lui si sedette sul mio bacino.
“Sai che se proprio carina?” mi sussurrò, mentre mi passava una mano tra i miei lunghi capelli.
Non ebbi il tempo di rendermene conto. Robi si coricò sopra di me e mi baciò. Un bacio lungo. Appassionato. Non me ne rendevo neanche conto, ma le nostre lingue si stavano intrecciando vorticosamente. Sentivo i nostri pacchi irrigidirsi e spingere uno contro l’altro.
“Ma che cazzo fai?”
Fu questa la prima cosa che dissi quando le nostre labbra si staccarono. Ero a metà tra il divertito e l’incazzato. Ero sorpreso.
“Beh… ti piacciono i ragazzi no?”
“Te l’ho detto, non lo so…”
“Mi stai dicendo che vestita così vorresti far colpo su una ragazza?”
“Beh no, ma…”
Mi baciò di nuovo. E io non mi opposi. Probabilmente mi piaceva.
“E a te da quand’è che piacciono i ragazzi? Con tutte le fidanzate che hai avuto!”
“Infatti mi piacciono le ragazze! E non posso resistere se sono seduto fianco a fianco da una bella ragazza, per giunta in camera sua…”
“Ma che cazzo dici?? Sono Marco! Lo stesso Marco che conosci da tutta la vita!”
“Non mi sembra proprio… Marco veste pantaloncini e scarpe da ginnastica! Gioca all’xbox e fa i rutti dopo aver bevuto la birra! Tu sei vestita in gonna e scarpe col tacco! Ti trucchi e profumi di buono! Tu sei… Marica!”
Marica! Quel nome mi sconvolse! Non ci avevo mai pensato seriamente al chiamarmi al femminile.
Questa volta fui io a baciarlo. Mi stava trattando come fossi la sua donna. E questo mi eccitava parecchio. Volevo ringraziarlo.

Eravamo ancora lì, sul mio letto, uno sull’altra. Le nostre lingue erano ancora intente ad intrecciarsi fra di loro ed i nostri corpi a strusciarsi. Ormai non eravamo più due ragazzi, eravamo un ragazzo ed una ragazza. E questo mi piaceva. Si stavano avverando tutte le mie fantasie!
“Che ne dici se…?”
Annuii con la testa. Ormai ero sua. Qualsiasi cosa volesse, l’avrei accontentato.
Si alzò in piedi e io mi misi seduta.
Si abbassò i pantaloni e ne uscì un bel cazzo, nè troppo piccolo né troppo grosso, già barzotto.
“Senti, io non…” riuscii a dire, finché lui con una mano mi spinse la testa verso il suo pube e io presi tutto il suo bel cazzo in bocca.
Non l’avevo mai fatto! A dire il vero, non avevo mai avuto rapporti di alcun tipo né con ragazzi né con ragazze. Il suo era il primo uccello che vedevo oltre il mio in vita mia. Ed ora ero lì, che con la bocca glielo stavo succhiando e col la lingua lo leccavo tutto intorno e sulla cappella, nel desiderio di renderlo tutto duro.
Robi a quanto pare era una persona che ci teneva all’igiene intimo, dato che il suo cazzo nella mia bocca non aveva gusti strani, né odorava in malo modo. Non l’avrei mai detto, prima di quell’occasione.
Continuavo ad andare su e giù con la bocca. I suoi mugolii di piacere davano piacere anche a me. Mi sentivo dominata da lui, ero la sua donna, la sua schiava. E questo mi provocava piacere. Il mio cazzo era già bello duro ed era sbucato fuori dalle mutandine.
Ormai anche il suo cazzo era tutto in tiro. Con una mano mi spingeva la testa su e giù verso il suo pube, mentre con l’altra mi stava scostando la mutandina per poi infilare un dito nel mio culo. Non ci feci neanche caso, tant’è che ero eccitata!
Ci vollero cinque minuti perché i suoi mugolii si facessero più intensi e lui fosse lì lì per venire.
“Posso venirti in bocca?” mi chiese, continuando ad ansimare.
Risposi con un semplice “Mhm!”, mentre continuavo a stantuffarglielo con la bocca, sempre più velocemente!
Lui lo prese per un sì, ed una manciata di secondi dopo mi eruttò in bocca. Non una grande sborrata, così io potei ingoiare tutto, senza farmene scappare nemmeno una goccia.
Il sapore di sperma, il suo tepore… proprio come in quei sogni per i quali mi svegliavo la notte tutto bagnato!
Diedi un’ultima leccata alla sua cappella, per pulirglielo per bene, e poi lo lasciai uscire dalla mia tana orale…

“Hahahaha sei proprio un finocchio eh!” mi sfottè, mentre si sedeva stanco sulla sedia della scrivania, ancora con i pantaloni abbassati ed il cazzo che pian piano tornava alle dimensioni normali.
“Disse quello che mi è saltato addosso baciandomi!” risposi prontamente io! Se stavo sperimentando questi giochetti omosessuali, era in gran parte colpa sua. O forse era un merito?
“Quante volte l’avevi già fatto, finocchietto?”
“Chiamami un’altra volta così, e te lo stacco a morsi quel tuo bel cazzo!”
“Hahahaha sempre in bocca lo vuoi, eh? Va bene se ti chiamo Marica allora?”
“Sì…” risposi io, abbassando lo sguardo e probabilmente arrossendo… mi faceva davvero sentire donna!
“Dunque? Quanti ne hai già presi?”
“Tu eri il primo…”
“COSA?? Davvero?? E sei così brava?? Hai un dono naturale, mia cara!”

Si rimise l’uccello nei pantaloni. Per un attimo avevo pensato che forse mi avrebbe scopata anche da dietro. Ma ne avevo anche paura. E quando lo mise via, ero un po’ sollevata.

“Che si fa adesso?” mi chiese.
“Non lo so…”
“E ci risiamo! Sai mai niente! Di solito che fai quando ti vesti così?”
“Beh… mi guardo un po’ allo specchio… cammino un po’ per casa… se so di essere da sola per parecchio tempo, mi godo solo il fatto di essere vestita così e sto così tutto il tempo che ho, vivendo da donna…”
“Sembra noioso…”
“No, non lo è! Mi eccita un casino! Ummm… vuoi provare?”
“Certo che no! Non mi ci vedo proprio vestito a quella maniera! E poi ho i pelazzi dappertutto! Tu come…”
Si fermò un attimo. Poi scoppiò a ridere.
“Hahaha ecco perché ti depili! Altro che calura estiva! E i capelli lunghi! Hahahaha”
Si alzò mentre ancora sghignazzava e mi si buttò di nuovo addosso.
“Ti va di essere la mia ragazza, Marica?”
“Sì…”
Ci baciammo. E mentre le nostre lingue si intrecciavano, io pensavo a quel sì… Forse l’avevo detto troppo d’impulso, preso dagli ormoni galoppanti. Non potevo essere la sua ragazza. Ero un maschio! E di certo avrei continuato ad esserlo all’infuori di quel piccolo mondo da me costruito! Ma per ora ero la sua ragazza! La sua Marica!

Quella sera Robi si fermò a mangiare da me.
Dato che ormai ero la sua ragazza, pensai di cucinare qualcosa io per lui, ma essendo completamente negata in cucina, optammo per l’ordinare due pizze.
Erano circa le 8 quando sentimmo suonare il campanello. Eravamo coricati sul letto matrimoniale dei miei. Ci stavamo strusciando, lui mi stava baciando il collo.
Ci alzammo e andai alla porta.
“Chi è?”
“Ho due pizze ordinate a quest’indirizzo.”
“Va bene, arrivo. Le apro il cancello.”
Presi il portafoglio, uscii in cortile e aspettai che il fattorino mi raggiungesse con il suo motorino.
Solo allora mi resi conto di essere all’esterno. Fuori di casa. Vestito da donna!
Non ci pensai due volte! Mi voltai e ritornai in casa!
“Mi scusi…”
Mi bloccai. Ero ormai davanti alla porta di casa, ma il fattorino mi aveva visto, ed ora sicuramente non potevo far finta di niente e rientrare…
Mi girai. Lui si stava togliendo il casco.
Un po’ tremante, mi avvicinai al suo motorino.
Quando fummo uno davanti all’altra, sentii il suo sguardo percorrermi dalla testa ai piedi. Non ne ero sicura, ma credo avesse capito che ero un ragazzo. Non era la prima volta che veniva a consegnarmi le pizze, e di certo quella era la prima volta che lo andavo ad accogliere così agghindata!
Però non disse nulla.
Prese le pizze, me le consegnò, io pagai, ci salutammo e mentre lui accendeva il motorino, io scattai velocemente dentro casa.
“Hahahaha hai fatto colpo! Avevo uno sguardo imbarazzatissimo!”
Robi aveva visto tutto dalla finestra della cucina.
Posai le pizze sul tavolo, mi tolsi una scarpa col tacco e gliela lanciai.
La schivò e ruppi un portaritratti.
“Testa di cazzo! Potevi ricordarmelo che ero vestita così! E ora mi hai pure fatto rompere questo!”
“Pensavo ti sentissi a tuo agio così vestita… perché avrei dovuto fermarti?”
Il suo tono era molto divertito. Lo stavo odiando.
Presi una scopetta e ramazzai via i cocci del portaritratti. Sentii il suo corpo appoggiarsi sul mio piegato a novanta. Mi palpò il culo e mi baciò da dietro sul collo.
“E smettila! Dobbiamo mangiare adesso!”
Posai la scopetta e ci sedemmo a tavola, uno di fronte all’altra. Lui beveva birra, io the alla pesca.
“Pensa un po’! Ho un amico di nome Marco che non riesce a mangiare la pizza senza bersi una bella birra ghiacciata” mi sfottè lui!
Avevo tantissima voglia di bermi una birra anch’io, ma sapevo cosa provocava! Ero una ragazza in questo momento, non potevo concedermi al ruttare liberamente! Il the era la scelta migliore!
Non parlammo durante la cena. Ci guardammo più volte intensamente negli occhi. Non avevo mai pensato a Robi come possibile amante, ma ora che tutto stava succedendo, mi piaceva davvero!
Finito di cenare, sparecchiai e Robi andò in bagno. Ci stette parecchio. “Starà cagando!” pensai io.
Io intanto lavai posate e bicchieri (non tanto per sentirmi più donna, ma perché i miei genitori si erano raccomandati sull’argomento) e poi mi andai a coricare sul mio letto.
Era stata una lunga giornata, piena di emozioni travolgenti ed inaspettate. Ora potevo concedermi una lunga dormita, non appena Robi se ne fosse andato.
Mi tolsi le scarpe. Avevo i piedi doloranti! Tutto il giorno sui tacchi era stata un’impresa!
Mi tolsi anche la maglietta e la gonna, così da restare un po’ più libera. Rimasi un po’ di tempo lì imbambolata, a rimirare sullo specchio del guardaroba quanto avessi un corpo snello e minuto, ed a imprecare contro Dio che mi aveva fatto nascere maschio.
Finché non sentii la porta del bagno aprirsi ed i passi di Robi avvicinarsi alla mia camera.
“Senti Robi, sono stanco, non è che…”
Mi bloccai.
Robi era alla porta, completamente nudo, con il cazzo già barzotto. Se lo teneva in mano e se lo segava osservandomi.
Altro che cagare… si stava preparando!
“Che diavolo fai?” chiesi un po’ scettica.
“Ora iniziano le danze!”
Mi si avvicinò con uno sguardo da infoiato e con il cazzo ancora in mano.
“Brava, vedo che anche tu ti sei messa comoda.”
Ero coricata sul letto. Ed avevo solo l’intimo e le autoreggenti addosso. Mi prese la nuca ed incominciò a baciarmi. Con l’altra mano, mi toccava il pacco. Stava crescendo anche lui.
“Dai, prendimelo in bocca…” mi sussurrò.
Ero stanca, ma ormai l’eccitazione stava predominando. Senza farmelo dire due volte, lo accolsi poco alla volta nella mia bocca.
Cominciai di nuovo con quello stantuffare su e giù che avevo appreso il giorno stesso. I suoi mugolii mi eccitavano sempre di più. Era seduto sul mio petto, io coricata sul letto. Con le mani mi portava la testa su e giù.
“Sììì… brava… umidificalo per bene…”
Umidificalo? Non avevo capito cosa volesse dire, ma non ci pensai troppo.
Si alzò in piedi e io mi misi seduta, sempre continuando a succhiarglielo tutto. Ogni tanto gli passavo la lingua sulla cappella e sulle palle. Sentivo che gli piaceva, e se piaceva a lui, piaceva anche a me!
Quando fu tutto in tiro, lo ritrasse dalla mia bocca.
Ero un po’ stupita. “Vorrà finire da solo” pensai.
“Dai… girati…”
Lo disse a bassa voce, quasi come se non volesse farsi sentire da qualcuno.
A quel punti capii cosa aveva in mente quell’infoiato del mio migliore amico!
“Non ci pensare neanche!” sbottai io! Volevo sentirmi donna, ma prenderlo nel culo non mi era mai passato neanche per la mente! Avevo troppa paura del male che mi avrebbe provocato.
“Dai… vuoi essere donna no? Fammi entrare nella tua figa…”
“Io… dovrei?”
Non ci aveva messo molto a convincermi! In fondo, ormai ero la sua donna, mi sentivo totalmente sottomessa, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto!
“Giuro, non ti farò male!”
Lo guardai con lo sguardo di un cane bastonato. Forse riuscivo a fargli cambiare idea. In fondo avevo proprio paura!
“Dai, fallo per me…”
Furono quelle le parole che mi convinsero definitivamente! Qualsiasi cosa per lui! Volevo piacergli, volevo che mi considerasse la sua ragazza!
Mi misi alla pecorina sul letto. Lui si mise in ginocchio dietro di me.
Lo guardavo. Mi abbassò le mutandine. Il mio cazzo, dall’altra parte, svettò fuori tutto in tiro. Avevo paura, ma ero eccitatissima da quello che stavo per fare.
Si leccò un dito ed iniziò ad accarezzarmi il buchino. Lo leccò di nuovo e questa volta entrò dentro.
“Ti piace?”
“Mhm… non so… un dito quasi non si sente…”
Si sentiva invece! Sentivo un leggero bruciorino e sentivo toccarmi le interiora dalla punta del dito! Ma volevo di più! Ormai ero eccitatissima!
“Va bene, come vuoi tu…”
Estrasse il dito e mi portò la mano vicino alla bocca.
“Su, leccami tre dita!”
Lo feci, senza neanche pensarci. Le leccai come leccavo il suo cazzo.
Quando furono ben umide, me le allontanò dalla bocca e mi inserì di nuovo un dito nel culo. Ne seguì subito un altro. Sentivo il bruciore aumentare. Passò poco prima di infilare anche il terzo. Il bruciore continuava a crescere, ma ormai ci avevo fatto l’abitudine e non me ne accorsi nemmeno.
“Bene, è arrivata l’ora!”
Robi tolse le dita.
“Fai piano… per favore…”
“Non ti preoccupare amore…”
Amore? Mi aveva davvero chiamata così?
Smisi di guardarlo, mi girai dall’altra parte. Avevo deciso che se ero il suo amore, lui poteva abusare di me quanto voleva! Poteva sventrarmi se gli andava!
Sentii la cappella appoggiarsi al buchino. Passò con un po’ di fatica, ma ormai lo sfintere era allargato dal passaggio di tre dita.
“E ora, ti entro davvero…”
La sua voce era un po’ ansimante. Probabilmente iniziava ad eccitarsi davvero.
Con un colpo di reni mi spinse il suo cazzo all’interno.
Il bruciore aumentò di colpo. Mi sentii come lacerare le interiora!
Urlai. Qualche lacrima scese involontariamente dai miei occhi.
Robi non disse niente. Sfilò il suo cazzo dal mio culo e subito dopo lo spinse di nuovo dentro. Sentivo che questa volta ne era entrato di più. E di nuovo il dolore aumentò. Ma non urlai.
Fece questo passaggio per tre o quattro volte, finché il suo bel cazzone tutto in tiro fu completamente dentro.
Il dolore ormai era quasi del tutto scomparso. Al suo posto si stava facendo spazio un senso di piacere incontrollabile e mai provato. Il mio cazzo raggiunse delle dimensioni mai raggiunte prima e mi sentivo tutta un fremito!
Da lì in poi fu una climax di piacere! Robi iniziò ad andare su e giù nel mio culo, sempre più veloce, sempre più violento, sempre più ansimante e mugolante. Il dolore ormai era totalmente sparito e il piacere era a dei livelli mai provati! Mai avrei pensato che avrei potuto eccitarmi tanto! Avevo la pelle d’oca e il cazzo sul punto di eruttare.
Robi continuò per un’altra decina di minuti.
Urlavamo di piacere entrambi. Ormai avevo accolto il suo cazzo nelle mie interiora e ciò faceva godere entrambi. E se lui godeva nel possedermi, io godevo ancora di più!
Venni sulle coperte, mentre lui era ancora dentro di me.
“Ci sono quasi anch’io!” urlò ansimante.
“Dove lo vuoi?”
“Dove vuoi tu…” ansimai, mentre ancora mi pompava il culo. Ero allo stremo delle forze, e fortunatamente anche lui mi avrebbe raggiunto di lì a qualche secondo.
Estrasse il cazzo venoso dalle mie interiora, mi ordinò di girarmi verso di lui e mi schizzò tutta la faccia. Avevo tutto il viso pieno della sua calda sborra. Leccai tutto quello che raggiungevo con la lingua e per il resto mi aiutai raccogliendolo con un dito.
Finito di leccare quella del mio viso, presi in bocca il suo cazzo che stava diminuendo di volume e lo pulii dalla sborra rimastagli sulla cappella.
Eravamo entrambi sfiniti…
Andai in bagno. Mi tolsi reggiseno, mutandine e autoreggenti, le ultime poche cose che facevano di me una donna. Mi feci una doccia. Anche il trucco colò via.
Mi asciugai e tornai in camera.
Robi si era addormentato. Che bello che era. Era coricato sul mio letto, ancora completamente nudo.
Andai verso il mio guardaroba, presi un paio delle mie mutande e me le misi. Ero di nuovo tornato Marco.
Coprii Robi con un lenzuolo ed andai a dormire sul divano. Quella strepitosa giornata era finita. Mi svegliò il profumo di uova sul fuoco…
“No, fai pure eh… colazione leggera poi…” sbiascicai, ancora mezzo addormentato.
“Buongiorno!” sorrise Robi.
“Chi vuoi essere oggi? Marco o Marica?”
“Non rompere…” gli risposti stizzito… mi ero appena svegliato, troppe domande…
Mi alzai ed andai in bagno. Tirai fuori l’uccello e pisciai. Mi accorsi solo allora che non avevo ancora tolto lo smalto dalle unghie. Alla fine la domanda di Robi aveva anche un senso…
Presi dell’acetone per togliere lo smalto. Ne versai un po’ su un po’ di cotone e feci per iniziare a passarlo, ma mi fermai.
Posai il cotone umido e tornai in cucina.
Robi stava mangiando la sua frittata.
“Tu chi vuoi che sia?”
Robi non ci aveva sicuramente pensato. Infatti stette immobile a fissarmi per un attimo.
“Beh… diciamo che Marco alla fine lo conosco da una vita… non mi dispiacerebbe… beh… approfondire la conoscenza con Marica… diciamo…”
Arrossì.
Al pensiero che Robi mi volesse ancora come ragazza mi fece indurire il pacco, che in quelle mutande di certo non passò inosservato al suo sguardo.
“Ok…”
Andai in bagno e mi preparai. Avevo lasciato tutto ben piegato sotto il lavandino. Presi di nuovo le stesse autoreggenti che odoravano di sesso dalla sera prima, mutandine e reggiseno. Mi truccai. Per la prima volta in vita mia, non lo facevo per me, per sentirmi donna. Lo facevo per Robi, per essere la sua donna!
In camera avevo lasciato tutto il resto. Ci andai e trovai il letto ben fatto e i miei vestiti femminili ben piegati sopra di esso. Robi aveva rimesso in ordine.
Mi vestii e tacchettando, tornai in cucina. Robi stava lavando i piatti. Non me lo sarei mai immaginato così uomo di casa!
“Sei davvero stupenda…” bisbigliò, quando mi vide.
“Che abbiamo intenzione di fare oggi?”
Dalla sua domanda, capii che non si sarebbe mosso da casa mia per tutto il giorno. E che forse voleva ripetere i numeri della sera prima. Ma i miei genitori sarebbero tornati in serata, e io dovevo tornare Marco per allora!
“Filmettino?”
“Sì, si può fare…” mi rispose Robi, con aria un po’ annoiata…
Ci sedemmo entrambi sul divano, uno di fianco all’altra. Io mi tolsi le scarpe per stare più comoda, mentre lui era ancora vestito con le sole mutande.
Accesi la tv e sfogliammo un po’ di canali. Ci incuriosì “D.E.B.S. Spie in minigonna” e decidemmo di guardarlo. Ironica la cosa, dato che il film si basa su un filrt lesbo.
Fummo rapiti dalle scene avventurose mischiate alle scene più tenere fra le due protagoniste! Ed intanto, Robi mi si faceva sempre più vicino, fino a toccarci coi corpi.
Il momento più intenso fu quando le due protagoniste si trovarono a letto insieme. Sia sotto la mia gonna che sotto le mutande di Robi si intravedeva un bel rigonfiamento.
Robi non ci pensò due volte e si sfilò le mutante. Il suo cazzo svettò subito fuori, bello lucido.
Mi prese una mano e dolcemente me la portò sul suo uccello. Capii subito le sue intenzioni e incominciai ad andare lentamente su e giù e poi sempre più veloce con la mano su quel suo bel cazzo, che diventava sempre più grosso.
Il film ormai era passato in secondo piano. Lo guardavo, ma non capivo cosa stavo guardando. Ero di nuovo eccitatissima, proprio come il giorno prima!
Il mio cazzo svettò anch’esso fuori dalle mutandine e la cappella fece capolino da sotto la gonna.
Robi, per ricambiare, prese a segare il mio cazzo. Movenze davvero fluide, mi stavo eccitando da morire!
Ci guardammo intensamente negli occhi, mentre entrambi avevamo il cazzo dell’altro in mano. Ci baciammo. Un lungo bacio, caldo, intenso, mentre le nostre mani continuavano a fare su e giù.
Mi staccai dalle sue labbra e, in preda all’eccitazione, mi sdraiai su di lui in un 69. Presi il suo cazzo ormai enorme tra le mie labbra. Lui non ricambiò e discostò la bocca.
“Dai, prendimelo… ti piacerà, te lo assicuro…”
Le mie parole erano calde e sussurrate. Robi, dopo un attimo di esitazione, decise di provare anche lui.
Io succhiavo e lui succhiava. I nostri cazzi erano sempre più grossi e le nostre bocche sempre più veloce. Quando passavo la lingua sulla sua cappella e sulle sue palle, sentivo che anche lui lo faceva. Mi imitava, sapeva che mi avrebbe dato piacere come io lo davo a lui.
Venni prima io. Non riuscii ad avvertirlo e gli riempii la bocca. Non sapevo se aveva ingoiato o no. Il solo pensiero mi eccitava a bestia, ma ormai il mio cazzo, ancora nella sua bocca, stava tornando alle sue dimensioni normali. Ora dovevo solo più far concludere Robi.
Neanche lui mi avvertì e una ventina di secondi dopo venne anche lui nella mia bocca. Ingoiai tutto, non mi feci scappare neanche una goccia. La sua calda sborra mi inebriava i sensi e mi piaceva da morire, facendomi sentire posseduta!
Allo stremo delle forze, mi alzai. Vidi che Robi non aveva ingoiato, anzi, aveva ancora le guance piene.
Si alzò anche lui ed andò a sputare tutto nel lavandino.
“Scusa…”
Aveva lo sguardo un po’ mogio mentre tornava ad abbracciarmi, ancora nudo.
“Non fa proprio per me… Io mi sento davvero uomo… non voglio un uccello in bocca… e penso avrei vomitato se avessi mandato giù…”
Mi baciò.
Si sentiva ancora il gusto reciproco di sborra sulle nostre labbra.
“Ehi… non fa niente… è giusto così… scusa tu se ti ho spinto dove non volevi… la ragazza facciamola fare solo ed esclusivamente a me d’ora in poi…”
Mi abbracciò fortissimo. E intanto mi baciò di nuovo.
Sentivo che ormai il nostro legame era andato parecchio oltre il poter tornare indietro! Era passato solo un giorno, ma ormai ero passata dal considerare Robi un amico con cui prendersi a pugni al considerarlo il mio ragazzo.
Ci coricammo uno di fianco all’altro sul divano e continuammo per parecchi minuti a baciarci, come due fidanzatini delle medie. Ci andava bene così. Sentivo il suo cazzo strusciarsi sulle mie calze ed il mio avvolgersi nella gonna.
Era una situazione davvero paradisiaca. Avrei voluto non finisse mai.
Erano ormai le 6 di pomeriggio… non sapevo a che ora di preciso sarebbero tornati i miei genitori, ma sarebbe sicuramente stato quella sera.
Avevo di nuovo passato tutto il giorno a spompinare Robi e a prendere il suo caldo e voluminoso cazzo nel mio sempre più spazioso culo.
Eravamo entrambi stremati. Si erano anche strappate le autoreggenti! Cazzo! Dovevo comprarne altre ora! Ma in quel momento non era di certo un mio problema!

Eravamo entrambi coricati nel letto dei miei genitori. Per tutto il pomeriggio avevamo consumato la nostra passione proprio lì. Aveva un qualcosa di eccitantemente trasgressivo. Chissà cos’avrebbe detto mio padre se mi avesse visto vestito da donna prenderlo in culo da Robi!
Con la mano gli accarezzavo l’addome. Era una bella sensazione sentire i suoi muscoli ed i peli radi passarmi tra le dita. E sentivo al tatto i suoi brividi di piacere.
Lui mi passò una mano sotto il reggiseno ed iniziò a giocare con un capezzolo. Fremetti di piacere. Lo baciai. Lui ricambiò. Ci trovammo di nuovo avvinghiati una sull’altro con le mutande rigonfie che spingevano una contro l’altra. Da lì passarono pochi minuti prima che gli discostassi le mutande per prendere nuovamente tra le labbra quel gustoso pezzo di carne. Doveva essere la quarta o quinta volta della giornata.
Iniziai il movimento ritmico andando su e giù, spingendomi sempre più contro il suo pube per prenderlo tutto in bocca, passavo la lingua sulla cappella e sulle palle per aumentare il suo piacere. Ormai ero esperta. In questi due giorni ero stata la sua puttanella. Avevo esaudito tutte le sue voglie sessuali e ora mi stavo ripetendo! E anche lui sentivo che riusciva a trattenersi sempre di più, ad eiaculare quando entrambi eravamo veramente allo stremo! Eravamo in paradiso! Io nella mia nuova dimensione di donna a tutto tondo e lui con una ragazza schiava che lo accontentava in ogni momento!

Finito di spompinarlo, mi feci impalare dal suo ormai enorme e pulsante cazzo. Lui rimase coricato sul letto e io mi sedetti sopra al suo attrezzo. Il dolore iniziale svanì quasi subito. Si fece subito spazio quel piacere nuovo che avevo imparato ad amare in quel weekend. Sentivo la sua cappella solleticare le mie viscere. Andavo su e giù, le mie palle sbattevano contro il suo ventre mentre il mio uccello pulsava quasi quanto il suo.
Robi mi stringeva forte le chiappe con le sue possenti mani. Mi faceva davvero sentire protetta e allo stesso tempo dominata.
Sentivo il suo cazzo ingrossarsi sempre di più, pulsare ad un ritmo esagerato. Sentivo che stava per venire, ma io non ero ancora pronta.
Mi alzai e feci scivolare fuori il suo cazzo.
“Eh no birichino, non credi che sia un po’ presto?”
Sorrisi.
Lui rispose al mio sorriso.
Mi sdraiai sopra di lui e ci baciammo. Le nostre mani percorrevano tutto il corpo l’uno dell’altra, accarezzandolo ed elettrizzando le parti erogene.
I nostri uccelli gonfi e duri come il marmo si strusciavano fra di loro, uno appoggiato sull’altro.
Robi mi afferrò con entrambe le mani il viso e mi baciò ancora più forte. Il bacio più lungo e appassionato della mia vita. Neanche dopo di allora fremetti così tanto per un semplice bacio.
Quando le nostre labbra si staccarono, un rivolo di saliva gli gocciolò sul labbro. Lo leccai avidamente, mordicchiandogli il labbro.
La tensione sessuale era di nuovo alle stelle e decisi di mettermi alla pecorina. Questa era la volta buona, l’avrei lasciato sfogare nel mio culo.
Robi non si fece minimamente pregare per mettersi in ginocchio dietro di me e tornare ad occupare il mio buchino.
Mi afferrò i fianchi con le mani e con pochi colpi avevo di nuovo tutto il suo cazzo dentro di me. I nostri scroti battevano fra di loro. Il suo cazzo solleticava un’ennesima volta le mie viscere.
Entrambi mugolavamo di piacere. Entrambi avevamo i cazzi enormi e pulsanti. Sentivo il suo dentro di me, mentre il mio svettava libero più in foga che mai!

Robi continuava a pompare il mio culo con grande foga e io stavo impazzendo di piacere. E sentivo il suo piacere attraverso il suo corpo! Di certo non mancava tanto prima che mi inondasse il culo con la sua calda sborra! E anch’io non avrei resistito ancora a lungo!

Un rumore dalla cucina. Poco importa, nulla poteva rovinare quel momento. Il coito era vicino per entrambi. Le nostre urla si facevano sempre più alte. Robi gemeva, io urlavo come una vera e propria cagna.

La porta si spalancò! I miei erano tornati!
E fu così che mi videro: io, il loro unico figlio maschio, vestito da donna e truccato ero intento a venire inculato da Roberto, il simpatico ragazzo che i miei genitori consideravano come un secondo figlio. Tutto questo sul loro letto.

Robi non resistette e mi inondò il culo. La sborra colò sulle coperte. Fu allora che anche Robi notò la loro presenza.

E fu così che i miei genitori vennero a conoscenza di avere una figlia di nome Marica, innamorata del suo amico Roberto e ormai esperta puttanella.

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Questa storia finisce qui.
Spero vi sia piaciuta.
Per commenti e critiche contattatemi a yuki.watarase@yahoo.it
A presto con una nuova storia!

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