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Racconti di Dominazione

Mia

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Dedicato a te che nella tua mente sei già mia, a te che fremi sentendo la mia voce, a te che aspetti con ansia una mia mail, insultandomi mentalmente leggendo ciò che ti chiedo, eccitandoti al pensiero di farlo, con l’assoluta certezza che lo farai, sentendoti un po’ più MIA, sempre di più, senza limiti!

Grazie a chi vorrà inviarmi commenti e giudizi.

Grazie ai lettori di iomilu che mi seguono nella sezione raccolte, scambiando pareri ed intrecciando amicizie.

***

Entri in ufficio, ancora la mia voce nelle orecchie, nella mente, dopo la mia inattesa chiamata mentre in auto, assonnata, vagavi nel traffico mattutino lasciando che solo una parte della tua mente recepisse strade, segnali, veicoli, lasciando che l’altra parte della tua mente fantasticasse su me, su noi, sentendoti mia.

Il tuo cellulare che urla il mio nome, il mio buongiorno allegro, le mie dolci parole al tuo orecchio, mentre il traffico sempre più caotico della città tenta di inghiottirti, la tua mente che si congiunge alla mia, i tuoi gemiti soffocati sentendo l’eccitazione crescere in te, violenta, improvvisa, inaspettata eppure attesa.

Così violenta che ti costringe a fermarti sul ciglio della strada, l’umanità assonnata che sfila lentamente al tuo fianco, ma sparisce, inghiottita dalla nebbia sensuale che le mie parole evocano in te, la tua mano si posa sulla gonna, tra le gambe, premendo piano, leggera, poi più decisa.

“Accarezzati le gambe Ale, lascia scivolare le mani sotto la gonna” sussurri un “‘nno, non posso, non qui” appena accennato;

ascoltando la tua voce già capisci che il tuo no &egrave già un si, le tue dita sulla pelle liscia delle cosce, salgono, verso il tuo pube fremente, verso lo slip umido, indecentemente umido; non smetti di stupirti di come bastino poche mie parole a farti eccitare, fremere, di come spesso, sola, basti il ricordo della mia voce per darti violente sensazioni inattese.

La mano che lenta preme sullo slip, i tuoi gemiti più forti, il tuo ansimare affannoso, rotto da lunghe apnee, il desiderio che aumenta, vertiginoso, facendoti scordare tutto e tutti; il piacere, il piacere che sta per giungere’.

finch&egrave ‘..

la mia voce, dolce, sorridente ti dice “buona giornata Ale”, click.

Resti un attimo con il respiro sospeso, osservando il cellulare muto, con un disappunto, sempre più marcato, per aver dovuto rinunciare a quel piacere che ormai premeva nelle tue viscere, per come ho interrotto la comunicazione; riprendendo lentamente coscienza di ciò che ti circonda, dei tuoi assonnati concittadini che si recano al lavoro, un attimo di rabbia pensando al mio viso sorridente.

Poi .. accendi il motore, inserisci la marcia, raggiungi l’ufficio, entri, ancora la mia voce nelle orecchie, nella mente, in te, mescolata a quel lieve disappunto.

Apri la mail, un mio messaggio, un buongiorno allegro, sorridente e’.. una richiesta sfacciata: “Ale perché ora, con me nel cervello, sotto la pelle, non vai in bagno, sfilandoti lo slip, e restando al lavoro così” oscenamente pronta a ”. Me?”

Un fremito, sorridi, chiudi la mail, ti alzi entri in bagno …. il cuore in gola, lasci scivolare lo slip lungo le gambe affusolate, abbronzate dal primo sole, sollevi una gamba, l’altra, sfilandolo, ‘. una macchiolina umida sul tessuto, a testimoniare il tuo desiderio, lo stringi tra le dita, avvicinandolo al viso ed aspirando il tuo piacere, il tuo odore scoppia nel cervello …. non resisti, le tue dita cercano la fonte di quella umidità; le tue dita sfiorano la tua vulva, umida, eccitata, le dita leggere, mentre il piacere sale, poi la mia voce nel cervello “NO ale, non devi”. Allontani la mano di scatto, memore di una punizione già ricevuta, sistemi la gonna, sentendoti gioiosamente indecente, e torni in ufficio, passando lentamente tra le scrivanie dei tuoi collaboratori, il viso un pò arrossato, i loro sguardi sulle tue natiche, quasi potessero attraversare la leggera stoffa della gonna, scoprirti nuda, coglierti eccitata, bagnata, piena di una voglia che non pensavi possibile; eppure fiera e felice di essere così. Torni al lavoro, anche se una parte di te non mi abbandona, mai, MIA.

Sempre più mia, ad ogni movimento la tua nudità ti fa fremere, ad ogni movimento il tuo sesso umido e palpitante ti parla di me, mi chiama, mi desidera.

Ti metti al lavoro, di malavoglia, alle 13 un pranzo veloce, poi, finalmente, alle 15,30 entri in chat, sai che ci troveremo, vedi il mio nick, un allegro saluto e subito mi digiti un avvertimento:

“purtroppo non possiamo sentirci al cellulare ora, c’&egrave qui la mia segretaria che sta terminando alcune pratiche e deve per forza restare qui, solo chat purtroppo oggi”

quei due purtroppo ti sono sfuggiti, ti spiace un pò, troppo evidente il tuo desiderio di sentire la mia voce, di lasciarti cullare dai miei pensieri, guidare da me, MIA.

Sempre più mia, mentre le prime frasi scherzose si allineano sullo schermo, parole libere, che pian piano svelano noi stessi.

I primi accenni a stamani, il tuo svelarmi la tua eccitazione ed il tuo desiderio, so che scrivendolo arrossisci davanti alla segretaria, pur indaffarata; il tuo confessarmi di aver esaudito la mia richiesta e, vezzosamente confessare che ti piace essere così’. Per me, MIA.

Frasi, fantasie, che accendono il tuo desiderio, sempre più, lo s’intuisce dalle frasi smozzicate che scrivi, posso quasi vederti trattenere il respiro, controllando con la coda dell’occhio che la segretaria non possa leggere, sperando che non legga sul tuo viso ciò che provi. MIA.

Poi una mia frase decisa, scritta in maiuscolo

“RISPONDI AL TELEFONO ALE, ORA, Lì”

dopo un attimo, in cui immagino il sussulto del tuo cuore che ti taglia il respiro, la tua risposta sullo schermo “qui ora non posso, lo sai”

“ORA ALE, Lì, RISPONDI”

il tuo cellulare che trilla, la tua voce a cui cerchi di dare un tono professionale “pronto”

la mia voce suadente, dolce, ammaliante “non serve che tu parli ale, ascoltami, seguimi, dammi la tua mente, MIA”.

un tuo semplice “..ssi” già molto meno professionale.

Le mie parole entrano nel tuo cervello, scorrono sotto la tua pelle, annodano il tuo ventre, ti parlo di te, di noi

Evoco ciò che più desideri, sogni, vuoi, MIA

Tu, in ginocchio, nuda, la testa china davanti a me, i polsi stretti dietro la schiena, impossibilitata a muoverli, io che lentamente mi muovo intorno a te

E tu che sempre più ti senti MIA.

Sento il tuo respiro farsi roco al telefono, so che ti sforzi di mascherare la tua eccitazione davanti alla segretaria, eppure il fatto di averla lì alimenta ancor più il tuo desiderio

Sullo schermo compaiono poche frasi, un tuo messaggio lampeggia:

“Ti prego, sono in imbarazzo”

la mia risposta sussurrata al tuo orecchio: “ohhhhhh mi spiace, vuoi che smetta?”

pronte le tue parole si allineano sullo schermo “NO, CONTINUA”

ti piace, ti piace sentire la voglia prenderti, salire in te guidata dalla mia voce, mentre stringi le gambe, la tua segretaria a pochi metri da te.

Sai bene che se ti osservasse non potrebbe non capire.

Taci, solo lunghi e frequenti ansimi giungono a me, soffocati, solo brevi parole scritte sulle schermo mi dicono ciò che senti, che provi.

Eccitazione, desiderio, vergogna, il piacere che bagna le tue cosce, mentre le stringi e le rilassi, tesa, rossa, accaldata, MIA.

Così vuoi essere, così ami essere.

Allontanare tutto dalla mente, ovunque ti trovi, sentirmi scorrere nelle tue vene, impetuoso, fremente, possessivo; dolce e deciso e sentirti MIA.

Così ti piace essere, imbarazzata, impossibilitata a vivere ora ciò che più d’altro vorresti, tesa per la presenza di altri, eppure sola con me.

Fremente per il desiderio di raggiungere il piacere, l’orgasmo;

intimorita al pensiero di raggiungerlo lì, dal fatto che lei possa sentire un gemito troppo forte, cogliere un movimento improvviso della tua mano, un sussulto delle tue spalle, voltarsi verso te, e senza alcun dubbio, leggere l’appagamento del piacere sul tuo viso;

ti piace essere così, MIA, sempre più MIA.

Il piacere cresce mentre la mia voce suadente al tuo orecchio ti porta lontano, si insinua in te, invadente, avvolgente, sensuale, accarezzandoti la mente, solleticando i tuoi sensi, facendoli fremere, forse più d’una carezza reale.

Ancora parole tue, lampeggianti sullo schermo,: “ti prego … ti prego … ti prego”

Ora la mia voce &egrave incalzante, ossessiva quasi, una dolce ossessione come tu ami definirla, ti spinge, ti guida, fa volare la tua mente e la tua fantasia.

La tua mano si posa sulla gonna, sul tuo ventre, premendo leggera, poi sempre più decisa, seguendo il ritmo incalzante della mia voce.

Posso quasi vederti, gli occhi vacui sulla segretaria, guardandola senza vederla, la mente avvolta in spire di piacere, il viso arrossato, il respiro mozzo, sempre più interrotto da frequenti pause, finché” solo una parola sullo schermo, quasi una supplica “‘.posso?”

La mia voce decisa, “si ale, si piccola, si ora, ora ale, ora, MIA”

Un lungo silenzio al telefono, il respiro trattenuto per lunghi, lunghissimi istanti, e poi soffiato fuori, quasi esalando tutto il piacere che quell’orgasmo rubato, nascosto, raggiunto più con la mente che con le carezze reali ti ha dato. Quasi a svelarmi la vergogna, l’imbarazzo, il desiderio folle che hai provato, mentre il tuo cuore rallenta, il tuo respiro si acquieta.

Non parlo, lo schermo muto, lunghi istanti, eterni, poi, improvviso, cogli il click della comunicazione interrotta, sullo schermo una scritta “”’ha lasciato la chat”.

Resti lì, con il tuo imbarazzo, il tuo piacere, la tua vergogna, osservando di sottecchi la segretaria per cogliere nel suo sguardo un segno, un’espressione che possa farti temere che abbia capito.

Ma dentro di te fremente, felice, libera e ‘..MIA, COMPLETAMENTE MIA, SENZA PIU’ LIMITI!

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