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Racconti Erotici Etero

Gianna

By 26 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quante storie lette su ‘iomilù’ erano ambientate in un treno, spesso erano solamente le fantasie di qualcuno, ma a volte succede che non sia una fantasia e quando accade, sappiamo distinguere la realtà?

‘Intercity per Venezia santa Lucia in partenza sul binario 3, ferma a ””..’-chiamavano il mio treno, una corsa per raggiungere la prima porta di accesso ad un vagone ancora aperta e dopo qualche istante anche essa si chiude ed il treno parte. Anche quella domenica rientravo a casa da Genova, dopo uno dei miei week end sulla costa ligure, e come sempre dovevo correre perché l’intercity che mi portava a Milano era in ritardo. La solita ricerca disperata di un posto quella sera si preannunciava ancor peggio del solito, il treno sembrava pieno come una scatola di sardine. Dopo una decina di minuti di ricerca individuo un posto in un gruppo di 4 sedili, chiedo come di prassi se fosse libero e, fortunatamente la risposta fu affermativa. Sistematina al bagaglio e finalmente seduto. Di fianco a me una donna di mezza età, di quelle che sembra che siano scappate dal pollaio con l’abito buono della domenica, di fronte a lei quello che sembrava essere il marito e di fronte a me la classica studentessa universitaria immersa nella lettura di un libro, che come scoprii in seguito andava a Venezia dove frequentava la facoltà di architettura. Decisi di leggere un po’ anche io, non vedendo altro di buono da fare. Dopo qualche minuto una risatina soffocata distolse la mia attenzione dal libro, una coppia seduta a qualche sedile di distanza scherzava in modo malizioso, o almeno fu quello che io compresi dallo sguardo della donna. Ad un certo punto lei si alza e si dirige verso la toilette, lui aspetta qualche secondo e poi la segue, passano 5 minuti ed escono insieme, lui è ancora visibilmente eccitato, lo si vede dal rigonfiamento dei pantaloni, lei sembra particolarmente accaldata, passando mi guarda, io restituisco lo sguardo e solo in quel momento la guardo bene. 1,70 di altezza per 65 kg di peso, un gran seno stretto in una camicetta sbottonata fino all’attaccatura del reggiseno ed un paio di jeans elasticizzati forse di una taglia più piccola, per come evidenziavano i contorni del suo pube, bionda tinta con capelli corti a caschetto, occhi castano scuro ed una bocca che sembrava fatta per succhiare. Indubbiamente una donna eccitante. Si risiedono al loro posto e quasi immediatamente ricominciano i loro discorsi ma noto che lei, sempre più insistentemente, mi guarda.
‘Stazione di Brescia’- annunciò l’altoparlante. L’uomo si stacca da lei, si alza e raccoglie il suo bagaglio, anche lei si alza e lo segue fino alla porta, un bacio e lui scende, appena il treno è fermo, lei si ritrae, lui si incammina sulla banchina e dopo un po’ abbraccia una donna e la bacia, era la moglie.
Lei tornò a sedersi al suo posto ed il treno ripartì, compresi che erano una coppia clandestina, e che lei non aveva gradito molto la scenetta che avevo visto anche io dal finestrino, probabilmente una vena di gelosia nel restituire il marito alla legittima moglie. I nostri sguardi si incrociarono nuovamente ed io le sorrisi, come se volessi consolarla, anche lei lo fece come se volesse comunicarmi che in fondo la cosa non l’aveva turbata molto. E che i suoi pensieri erano altri.
‘Peschiera del Garda’-annunciò l’altoparlante, ‘stazione di Peschiera del Garda, si avvisano i signori viaggiatori che a causa di un inconveniente sulla linea il treno rimarrà fermo per mezz’ora circa’. La notizia fu accolta da un brusio di disapprovazione generale, ed anche io non ne fui molto felice, significava arrivare sicuramente dopo la mezzanotte a casa facendo saltare quasi tutti i miei programmi per la serata.
‘Ciao, io sono Giovanna’- la sua voce mi arrivo alle spalle insieme a lei ed al suo profumo. Ero sulla scaletta del treno e fumavo quando la sentii. ‘Ciao’- le risposi, ‘io sono R”’.
‘Ti ho notato prima, quando il treno è ripartito da Brescia, ho visto che mi guardavi, e soprattutto come mi guardavi’- continuò sorridendo.
‘Sei indubbiamente una donna che si nota, è normale che ti abbia guardata, e poi ho notato anche quello che è successo alla stazione’- le dissi alludendo chiaramente alla moglie dell’altro.
‘Nulla di importante’- rispose, ‘lo avevo conosciuto ieri sera a Zurigo, stavamo nello stesso albergo e facevamo la stessa strada, siamo stati un po’ insieme ma nulla di più’.
‘E che ci facevi a Zurigo?’ le chiesi incuriosito.
‘Accompagnavo una persona, e poi dovevo fare una visita da uno specialista’- affermò tra una boccata e l’altra di sigaretta. ‘E tu? Da dove vieni, e dove vai?’- mi chiese di getto.
‘Vengo dalla Liguria, un week end di puro divertimento e di sesso, nulla di impegnativo e nulla di importante’- affermai con voluta sicurezza. Quella donna mi stava provocando, con un sottile schermaglia di parole e di atteggiamenti, ero curioso di scoprire fino a dove volesse arrivare.
‘Probabilmente il divertimento non è importante’- disse, ‘ma il sesso potrebbe esserlo’- e di nuovo si dipinse sulla sua bocca quel sorriso che aveva quando mi guardava seduta in treno.
Decisi di provocarla in modo deciso, ‘sicuro che può esserlo, ma io non lascerei mai che una donna mi lasci nelle condizioni in cui hai lasciato il tuo accompagnatore’- le dissi guardandola fissa.
‘Non tutte le colpe sono mie, devo fare un intervento la prossima settimana e non posso usarla’- mi confidò abbassando gli occhi.
‘Scarsa fantasia allora, puoi benissimo lasciarla in pace, ma nulla toglie che vi siano altre cose che si possono fare’- e così dicendo le afferrai un braccio e dopo averla fatta avvicinare la baciai.
Rispose al mio bacio immediatamente lasciando che le nostre lingue iniziassero una danza passionale. Quando ci staccammo le sussurrai in un orecchio ‘se vieni con me alla toilette ti mostro quello che intendo’-, e così dicendo la spinsi verso la porta senza forzarla, con il solo scopo di misurare la sua reazione. Lei si lascio trasportare docilmente fino alla soglia ed entro senza girarsi. Entrai immediatamente dietro di lei e senza darle il tempo di voltarsi le afferrai i seni da dietro, erano sodi come quelli di una ragazzina, mugolò di piacere a quel contatto e non fece nulla per impedirmi di slacciarle la camicetta. La girai, le spostai il reggiseno ed iniziai a succhiare i capezzoli. Erano grandi e ritti come 2 chiodi, era visibilmente eccitata, spostai la mia mano sul suo pube ed iniziai a massaggiarla lentamente, sganciai il bottone che chiudeva i jeans ed abbassai la cerniera. Aveva la fica fradicia di umori, mi abbassai e iniziai a leccarla. ‘E’ fantastico, continua ti prego’- implorò, ed in poco tempo raggiunse l’orgasmo.
‘Ti è piaciuto?’- le chiesi.
‘Indubbiamente’- mi rispose.
Non aggiunsi nulla, le misi le mani sulle spalle e la spinsi verso il basso, fino a quando non fu all’altezza del mio cazzo, quindi mi aprii la cerniera e lo tirai fuori, senza chiederle nulla le misi una mano dietro alla testa a la spinsi fino a quando non ingoiò il cazzo. Aveva una bocca favolosa, succhiava con avidità e indubbia capacità, sembrava una pompinara nata. La lasciai succhiare per almeno un quarto d’ora alternando le sue succhiate con vere e proprie scopate che le arrivavano fino alle tonsille. Poi la feci alzare, la girai e le abbassai i pantaloni ed il perizoma fino alle ginocchia.
‘No, ti prego, non posso farmi penetrare’- implorò.
‘Non ti preoccupare, non voglio la tua fica, voglio sfondarti questo bel culetto’- dissi, e senza darle il tempo di protestare le sputai tra le chiappe per bagnarle il buchino e dopo aver bagnato anche il cazzo con un po’ di saliva iniziai a penetrarla.
‘E’ troppo grosso per me, non l’ho mai preso uno così dietro’- si lamentò.
Non le risposi nemmeno, spinsi con più forza e tutti i 22 cm di cazzo affondarono nella sua carne. Iniziai una scopata lenta ma profonda e nello stesso tempo la sgrillettavo. Arrivò il suo secondo orgasmo. Le contrazioni dello sfintere mi mungevano il cazzo, sentivo lo sperma montare su per il canale, pronto ad esplodere. ‘Girati e prendilo in bocca, sto per venire’- annunciai.
‘Non mi piace farmi godere in bocca’- disse.
‘non ti ho chiesto se ti piace o meno, abbassati e apri la bocca’- affermai con autorità, e dopo averla spinta verso il basso le infilai il cazzo in bocca un istante prima di godere. Le tenevo la testa per costringerla a bere tutto, impedendole di staccarsi, poi, dopo essermi svuotato mi girai e mi sciacquai il cazzo sotto al rubinetto. Rimase in silenzio per un po’, sembrava quasi che avesse paura di scatenare qualcosa se avesse parlato, poi ad un certo punto mi chiese: ‘ci possiamo rivedere ancora?’. ‘Lasciami il tuo numero, sarò io a chiamarti’- risposi. Uscii dal bagno e proprio in quel momento l’altoparlante annunciava la nostra stazione. Scesi subito dietro di lei e mentre andavo verso l’uscita la vidi che abbracciava un altro uomo. Suo marito.
Per commenti o altro: filodiluce@gmail.com
Era passato un mese da quella domenica in cui avevo conosciuto Giovanna, ed anche quel giorno mi trovavo nello stesso treno, seduto comodamente leggevo un libro, fedele compagno di viaggio. Di fronte a me una ragazza di una ventina d’anni parlava insistentemente al telefono a voce alta, al che, dopo un po’, mi vidi costretto a fargli notare che non rea l’unica persona presente in quel treno. Subito si indispettì, ma dopo un paio di battute e quattro chiacchiere si sciolse e si scusò per il suo atteggiamento precedente. Mi confidò che stava litigando con il suo fidanzato perché, stando a lui, lei la sera precedente aveva flirtato con un altro in discoteca, e proprio sotto ai suoi occhi. ‘Io cercavo solamente di essere gentile con quel suo amico, era tanto timido, e poi figurati se sono così stupida da farlo sotto ai suoi occhi. Ci vediamo ogni 2 settimane, avrei tutto il tempo di farlo altrove. è lui che a volte si comporta come se fossi una sua proprietà’, disse, e dovetti ammettere che il suo ragionamento non faceva una grinza. Il treno si stava mettendo in movimento mentre gli ultimi passeggeri saliti cercavano un posto, ed io continuavo la mia chiacchierata con Michela che mi raccontava di lei. ‘Ho 21 anni, abito a P” dove frequento il secondo anno di lettere moderne’, mi raccontava, ‘e il mio ragazzo, invece, è di Milano, ha 29 anni e lavora nell’azienda del padre. Ogni 2 settimane mi sobbarco il viaggio fino a Milano perché lui dice che deve risparmiare per costruire la casa dove vivremo quando saremo sposati, ma attualmente ho parecchi dubbi su questa cosa. Ho capito da poco che i programmi non li fa lui con la sua testa, ma che ci pensano sua madre e suo padre a dirgli cosa fare’, mi confidò quasi con le lacrime agli occhi. ‘Mollalo, che te ne fai di un finto uomo così?’, le chiesi guardandola fisso negli occhi. ‘Non lo so, per la verità’, mi rispose. Continuammo a parlare del più e del meno, e solo dopo un po’ sentii il suo sguardo fisso su di me. Voltai la testa e la vidi, qualche sedile più in la, Giovanna insieme ad un altro uomo, che poi ricordai essere suo marito, mi guardava insistentemente. Di colpo mi tornò in mente tutto quello che era successo un mese prima ma, malgrado il senso di eccitazione che sentivo crescere in me, decisi di ignorarla per il momento. Michela che si era accorta della scena mi chiese se la conoscessi ed io decisi di raccontarle quello che era successo, senza scendere nei particolari. Sorrise, quindi si girò a guardarla, poi cambio posto e si sedette nel sedile a fianco del mio e mi sussurrò ad un orecchio: ‘dai che la facciamo ingelosire’. Perché no, pensai, poteva essere divertente la cosa, e poi volevo vedere fino a dove si sarebbe spinta quella ragazza, così mi girai verso di lei e la baciai. Subito rimase interdetta dalla cosa, ma poi rispose al mio bacio, ma sentivo che recitava e glielo dissi: ‘Se fai così anche un bambino capisce che fingi’. Dopo un altro bacio, un po’ più reale dei precedenti, smettemmo e riprendemmo a chiacchierare, ma sempre con un occhio alle reazioni di Giovanna che dava evidenti segni di impazienza. Decisi di provocarla maggiormente e proposi a Michela di andare in bagno. ‘Sei impazzito, non voglio fare come lei’, mi disse alludendo a Giovanna. ‘Non devi fare nulla’, le dissi per tranquillizzarla, ‘andiamo in bagno e ci fumiamo una sigaretta con calma, e poi ne usciamo con un bel sorriso’. ‘Ok, ma mani a posto’, affermò con il viso che trasmetteva tutta la determinazione di ciò che intendeva. Ci alzammo, e passammo sottobraccio ridendo davanti a lei. Entrammo in bagno e ci fumammo la sigaretta con calma, ridendo dell’ espressione che aveva fatto Giovanna mentre le passavamo davanti, poi come se fosse scoccata una scintilla ci baciammo con passione, rubandoci ogni refolo di fiato, assaporando il sapore della lingua altrui. ‘Non ho mai fatto nulla di simile in vita mia, ma devo confessarti che tra il tuo racconto e la tua proposta di venire qui mi sono eccitata’. Riprese a baciarmi e nello stesso tempo la sentivo strusciare il suo sesso sul mio fino a quando non venne assalita da un orgasmo. Vidi il suo sguardo smarrito mentre ammetteva quello che aveva provato. ‘Non so cosa mi sia successo, scusami’, disse con gli occhi bassi. ‘Non fa nulla, mi fa piacere che tu lo abbia fatto. Non ho alcuna intenzione di giudicarti, e mai lo farò’, le dissi accarezzandola, la bacia teneramente sugli occhi, poi le dissi, uscendo, che l’avrei aspettata fuori per darle il tempo di sistemarsi. Quando usci era raggiante in volto, sembrava una bambina che aveva scoperto un nuovo giocattolo sotto all’albero di natale, era magnifica, e quando passammo davanti a Giovanna non servì alcuna recita perché quel viso diceva tutto, e molto di più. L’altoparlante annunciava la sua stazione, la aiutai a raccogliere i suoi bagagli e l’accompagnai alla porta. Ci scambiammo i nostri MSN ripromettendoci di sentirci insieme al numero di cellulare, ci baciammo, senza finzione, scaricai i bagagli dal treno e la guardai mentre ripartivo. Tornai al mio posto seguito dallo sguardo assassino di Giovanna, ma in quel momento era l’ultima cosa a preoccuparmi. Calcolai il tempo che mancava per arrivare a destinazione, un’ora più o meno, ed attesi il momento giusto, intanto mandai un sms a Michela ringraziandola dei momento trascorsi insieme. Mi rispose che era ancora seduta su di una panchina davanti alla stazione incredula di ciò che era successo, stava pensando a me e si sentiva in colpa, ma nello stesso tempo era felice anche lei di avermi conosciuto. Dopo aver letto il suo messaggio decisi che era arrivato il momento giusto e mandai un sms a Giovanna: [in bagno, tra 3 minuti, o mai più], scrissi, e dopo 3 minuti esatti mi alzai e mi diressi verso il bagno. Ero appena entrato e stavo chiudendo la porta quando sentii spingere con forza, era lei, lo stesso sguardo assassino, arrabbiata come non mai, entrò e subito chiuse la porta, si gira verso di me e mi sibila: ‘sei un gran bastardo’. ‘Perché’, le chiesi, guardandola serio. ‘Ti sei divertito a farmi ingelosire con quella ragazzina’. ‘Certo che mi sono divertito, mica l’ho fatto per dispiacermi’, le risposi sicuro, ‘tu non eri con tuo marito? Mica potevo venire da te e dirti di venire a sederti vicino a me e sollazzarmi’. ‘Perché? Che ne sai se potevo o meno. Chi credi di essere per trattarmi così, non sono la tua schiava’, disse arrossendo sempre di più per la rabbia. Allora la attirai a me, la baciai e mentre lo facevo le infilai una mano sotto al vestito. Cercò di ritrarsi ma la mia presa era ferma e decisa, infilai la mano dentro al suo perizoma, scostando il filetto e le infilai un dito nel culo sussurrandole all’orecchio: ‘Puoi sempre diventare, la mia schiava, basta che sia io a volerlo’. Mi guardò interdetta mentre io mi giravo per uscire, probabilmente non sapeva cosa dire ma io sapevo cosa volevo e che lei me lo avrebbe dato. Aspettai che l’altoparlante annunciasse la nostra stazione e mentre ci preparavamo a scendere le mandai un altro sms: [Martedì, ore 18,00 nel parcheggio del bar che si trova all’uscita della tangenziale di T’.., stesso vestito di oggi e stesso intimo]. La risposta arrivò a mezzanotte: [Ok, io ho una G’ bianca]. [Io no], risposi, e finii di bere la birra che avevo ordinato.
Il martedì passai davanti al parcheggio alle 17,30, lei era già li ad aspettarmi, andai ad acquistare un paio di pantaloni ed una camicia, arrivai alle 18,30 e come mi vide mi saltò addosso per baciarmi. Entrammo nel bar per bere un aperitivo e chiacchierammo un po’. Mi raccontò dell’intervento che aveva subito 2 settimane prima e che la domenica precedente era insieme al marito perché l’aveva voluta accompagnare alla visita di controllo. Tutto era andato per il meglio e finalmente avrebbe potuto ricominciare a fare sesso. Le chiesi se lo avesse già fatto con il marito ma lei rispose di no, si lamentò che lui non la soddisfacesse molto, un po’ per le dimensioni del suo cazzo, 14 cm in piena erezione, e poi non lo sapeva usare, disse, a lui basta infilarlo, possibilmente da dietro, e dopo 5 minuti di avanti e indietro era tutto finito. ‘Perché lo hai sposato?’. ‘Perché è stato il primo, ma poi lo ho cornificato dopo un mese di matrimonio con il suo testimone e lì ho iniziato a scoprire i piaceri del sesso, il figlio che abbiamo è venuto da questa relazione’, mi confidò, ‘e poi è stata una escalation, 2 o 3 amanti diversi ogni anno, fino a quando non mi ha trovata a letto con un altro e invece di cacciarmi di casa ha voluto farlo in 3. Ora sopporta i miei tradimenti ma vuol fare sesso ogni volta che pensa che sia stata con un altro ed a volte mi porta in un club privè dove lo facciamo in 3 o 4’. Pagai il conto ed uscimmo dal bar. Decidemmo di raggiungere un luogo appartato e appena arrivati si fiondò, letteralmente sul mio cazzo, ingoiandolo quasi tutto. Dopo averlo insalivato per bene salì a cavalcioni sopra di me e se lo infilò tutto nella passera. Godeva e cavalcava, cavalcava e godeva, per almeno 40 minuti non smise mai di muoversi fino al secondo orgasmo, poi lo riprese in bocca e lo succhiò fino a farmi godere, ed anche questa volta non le consentii di togliersi. Ci rivestimmo e ritornammo al bar dove riprese la sua macchina. ‘Aspetto che mi chiami’, disse baciandomi. ‘Ok, ma non sognarti di farlo tu, altrimenti non ci vedremo mai più’, le risposi e me ne andai lasciandola lì davanti alla sua macchina con tutti i suoi pensieri. Non c’erano motivi particolari per cui non volessi che mi chiamasse, volevo solamente che mi aspettasse, volevo il controllo della situazione, in fondo era solamente sesso, nulla di più.
Per commenti: filodiluce@gmail.com Lasciai passare una decina di giorni prima di richiamarla, sapevo che lei stava aspettando ma non volevo che pensasse che io pensavo a lei. Era un venerdì, all’incirca alle 17,30, e le mandai un sms: [ alle 18,00, stesso posto dell’altra volta, mettiti quello che vuoi ma niente intimo ]. La sua risposta arrivò in 2 minuti: [ non ce la faccio per le 18,00, almeno le 18,30 ]. [Occasione persa ], le risposi, e poi spensi il cellulare. Quando lo riaccesi, verso sera, c’erano 4 suoi sms: nel primo mi chiedeva scusa perché non ce l’avrebbe fatta per l’ora da me stabilita, nel secondo chiedeva perché mi comportassi cosi, nel terzo chiedeva perché non rispondessi e nel quarto mi implorava di perdonarla e che la prossima volta sarebbe stata disponibile quando avessi voluto io. Le risposi alle 21,00, le scrissi che ero arrivato alla stazione della città dove abitava la ragazza che aveva visto con me sul treno la seconda volta (vedi capitolo precedente) e che, vista la sua scarsa disponibilità, avrei passato il week end con un’altra. Spensi il cellulare e tornai al computer, non ero da Michela, ma comodamente seduto sul divano di casa con il portatile sulle ginocchia che chiacchieravo su MSN, ma questo lei non lo sapeva e non lo avrebbe mai saputo, l’importante era che lo credesse. Quando riaccesi il cellulare il giorno dopo c’erano 15 suoi messaggi misti di insulti e lacrime, ne mandai uno io dandole appuntamento alle 15,00 in un nuovo posto. Alle 14,00 lei era già lì. Quando arrivai non scesi nemmeno dall’auto, abbassai un po’ il finestrino e le dissi: ‘Seguimi’, quindi ripartii, lei Sali in fretta in macchina e mi si incollò dietro. Arrivammo in un luogo appartato tra le colline, spensi il motore ed attesi, anche lei rimase in macchina ad aspettare. La chiamai con il cellulare: ‘Spogliati, completamente, e poi scendi dalla macchina ed inizia a passeggiare attorno alla mia, devi farmi venire voglia di scendere altrimenti me ne vado’, le dissi con un tono deciso. Un paio di minuti dopo lei scese dall’auto, completamente nuda, era magnifica, anche il mio cazzo dimostrava di apprezzare quello che vedevo, iniziò quindi a girare intorno alla macchina cercando di mettere in mostra tutto quello che aveva da offrirmi. Dopo un po’ di questo giochetto aprii lentamente la portiera e la feci avvicinare, mi trovò con il cazzo fuori che aspettavo, le dissi di chinarsi e di prenderlo in bocca. ‘E se arriva qualcuno?’, mi chiese. ‘Vorrà dire che ti faccio scopare mentre me lo succhi’, risposi, e la spinsi con la testa verso il basso. Succhiava il cazzo con passione, forse eccitata maggiormente da quella situazione, e nello stesso tempo si toccava in mezzo alle gambe muovendo il culetto. Era eccitantissima ed avevo voglia di scoparla quindi la feci staccare ed uscii, la presi per mano e la feci appoggiare, con la schiena, sul cofano della macchina, inizia a strusciare il glande sulla sua vagina, il suo respiro diventava sempre più profondo ed irregolare, con la mano libera le solleticavo i capezzoli, poi li strizzai con forza mentre iniziavo a penetrarla. Il misto di dolore ed eccitazione fece il suo effetto, come smisi di torturarla inizio a muoversi, le alzai le gambe e le appoggiai sulle mie spalle, spinsi più forte, il cazzo ben piantato in lei fino alla radice, il lento andirivieni nella sua passera, la punta del glande che picchiava sul suo utero, lento il suo primo orgasmo che arrivava, ed infine l’urlo liberatorio che la lasciava tremante con le braccia e le gambe afflosciate lungo il corpo. ‘Mi hai sconvolta’, furono le sue prime parole, ‘in tante volte che ho fatto sesso non ho mai provato un orgasmo simile, credo di aver schizzato come un uomo godendo’. Mi staccai da lei e guardai il mio pene, aveva i segni evidenti del suo piacere, in effetti aveva schizzato. Presi una coperta in macchina e la stesi sul prato, lei mi guardava sorridendo, mi stesi sulla coperta e la chiamai vicina. ‘Adesso voglio il tuo culo’, le dissi senza tanti giri di parole. Lei si mise a 4 zampe ma subito la fermai. ‘No, voglio che vieni sopra e che te lo infili da sola’. Allora si posiziono sopra di me dandomi le spalle e prese in mano il cazzo, iniziò a strusciarlo sul buchino trasferendo in quel modo i suoi umori, che avrebbero garantito un minimo di lubrificazione, quindi iniziò a scendere spingendo il mio cazzo dentro al suo culo. Praticamente non si fermò fino a quando non fu tutto dentro, anche se le aveva provocato un po’ di dolore non aveva intenzione di tirarsi indietro, poi iniziò a muoversi su e giù lentamente o più veloce fino a quando non mi senti godere dentro di lei. Siamo rimasti una mezz’ora a crogiolarci al sole, poi venne il momento di rivestirci, avevo un appuntamento.
‘Quando ci rivediamo?’ fu la sua prima domanda.
‘Non lo so, quando avrò voglia di rivederti’, risposi.
‘Mio marito sa di te’.
‘Non è importante’.
‘Se gli racconto di oggi sicuramente mi chiederà di assistere o di partecipare’.
‘Se avrò voglia di farlo te lo dirò io’.
‘Perché fai così? Perché mi tratti in questo modo? Io provo qualcosa per te’.
‘Se fai lo sbaglio di dirmi che ti stai innamorando, o peggio che lo sei già, allora è finita. Non ci vediamo più’.
Mi guardò con aria interrogativa, allora aggiunsi: ‘Questo è solo sesso, e tale rimarrà, non voglio sentimenti e neanche idee simili. Fino a quando ne avremo voglia lo faremo, poi ognuno per la sua strada’.
‘Sei uno stronzo’, disse salendo in macchina, poi partì sgommando. Io salii sulla mia e ripartii. Dopo 20 minuti mi arrivò un suo messaggio: [ Scusami, non lo farò più, ma ti prego ‘. Chiamami quando vorrai, e per mio marito non ti preoccupare, se vorrai lo faremo altrimenti si ammazzerà di seghe ogni volta che gli racconterò quello che mi hai fatto ]. Non avevo mai avuto a che fare con un cuckold, e non sapevo se avrei mai voluto farlo ma la cosa mi intrigava, decisi di lasciar passare un po’ di tempo. Non risposi al suo sms, avevo tutto il tempo di farlo.
Per commenti o altro: filodiluce@gmail.com
Ci vollero 3 giorni prima che decidessi di rispondere ad uno dei suoi sms, era un continuo riceverne, mi augurava il buongiorno e la buonanotte, mi chiedeva se la pensavo, se mangiavo, se stessi lavorando o se avessi qualcosa di importante da fare che non la chiamavo. Poi iniziò ad implorare almeno un mio messaggio, ma non avevo voglia di rispondere e nemmeno di sentirla al telefono, ogni nostro incontro, oramai a cadenza settimanale, si risolveva in un paio d’ore di sesso selvaggio, in tutti i luoghi possibili, sulla riva di un fiume di notte, sul divano nel garage di una sua amica, in macchina sotto ad un acquazzone o sul letto di un motel, ma mai in casa di uno dei due. Avevamo inserito anche altri giochini, ad un menage già audace, un giorno l’avevo portata in un sexi shop e lì avevano scelto un vibratore di discrete dimensioni, poi abbiamo preso uno strap-on più piccolo ma con una doppia funzione vibrante, ed infine, come ultimo pezzo un plug-in anale che le aveva fatto brillare gli occhi all’idea dell’uso che ne avrebbe fatto. Lentamente in lei si creava l’audacia e la perversione di ciò che il sesso le offriva, non che prima non fosse stata aperta a certi giochini, amava l’effetto che mi procurava un dito infilato nel mio buchino mentre mi succhiava il pene, il fatto che si ingrossasse maggiormente e diventasse ancor più duro la faceva impazzire, come altrettanto provava piacere quando infilavo più dita nel buco rimasto libero, mentre la scopavo lentamente nell’altro. Giovanna stava diventando ad oltre 40 anni un’amante del sesso più audace e di questo se ne compiaceva ma voleva sempre di più. Come nell’ultimo nostro incontro, era un pomeriggio e ci eravamo incontrati quasi casualmente, ed altrettanto casualmente scoprii che aveva il vibratore nella borsetta, le chiesi cosa ne facesse e lei mi rispose che lo usava ogni volta che avesse voglia di me, praticamente anche 2 o 3 volte al giorno, allora le chiesi se in quel momento avesse la stessa voglia e lei mi rispose immediatamente di si. La invitai a masturbarsi con il vibratore. ‘Così in macchina, mentre giriamo?’, mi chiese subito. ‘Si’, risposi sicuro, ‘fallo ora’. Non si spogliò, non ne aveva bisogno, scostò il perizoma che portava sotto alla minigonna e lentamente, dopo averlo inumidito con la bocca, si infilò il vibratore, poi lo accese, lo bloccò con l’aiuto del perizoma in modo che non scivolasse fuori ed iniziò a toccarsi. Non la guardavo nemmeno, bastava sentire il suo respiro per immaginare quello che succedeva, continuò per una decina di minuti e poi arrivò il suo orgasmo. La guardai sorridendo, lei stava cercando la posizione per levarsi il vibratore, allora le dissi: ‘non toglierlo’. Uno sguardo interrogativo mi confermò che cercava di capire le mie intenzioni, ‘lascialo dentro, e mettilo al massimo, sono curioso di vedere se si scarica prima la batteria o se cedi prima tu’. Dopo mezz’ora era sfatta, gli orgasmi non si contavano più, mi chiedeva insistentemente il permesso di fermalo ma io insistevo nel negarlo, poi mi fermai al solito posto, spensi il motore e gli dissi:’puoi toglierlo se vuoi, ma mettilo dietro’. ‘No’, mi rispose scuotendo la testa, ‘ho goduto troppo, ora non ce la faccio proprio’. ‘Non ti ho chiesto se ce la fai’, le dissi serio in volto, ‘fallo e basta, e visto che ci sei scendi dall’auto e fallo appoggiata al cofano così ti posso vedere comodamente seduto’. ‘Non lo voglio fare’, mi disse decisa. ‘Allora puoi scendere e tornare a piedi’, e così dicendo le aprii la portiera dell’auto. ‘Mah?’. ‘Niente mah’, le dissi, ‘vai pure’. Lei scese, ed io ripartii senza nemmeno guardarla nello specchietto. Alla sera mi mandò un messaggio di scuse, non le risposi, non ne avevo voglia.
Il giorno dopo arrivarono alcuni messaggi che come al solito ignorai, tranne uno.
[Sabato invito un po’ di amici a cena, a casa mia, mi piacerebbe che tu venissi. Ps. Piacerebbe anche a mio marito], era il testo del suo ultimo messaggio. Ci pensai un po’ ed infine le risposi: [Ok, ci sarò, dammi l’indirizzo, ma ricordati che nulla accadrà di ciò che non voglio che accada], volevo essere chiaro, sapevo che lei sperava che finisse in un certo modo, lo aveva raccontato più volte quello che era un suo desiderio, ma non volevo che pensasse che era anche un mio desiderio scoparla davanti al marito.
Il sabato arrivò velocemente, andai a casa sua puntuale, c’erano già tutti, lei, il marito, una coppia di sue amiche di cui una, più o meno della stessa età, accompagnata dal marito ed una più giovane molto carina e single, ed infine c’era un’altra coppia costituita da un amico del marito accompagnato dalla moglie, una ragazza cubana conosciuta durante un viaggio di piacere nell’isola caraibica, che aveva portato in Italia e che aveva sposata dopo averla lasciata incinta. La cena, a base di carni alla brace ed altro, venne consumata nel giardino della villetta dove vivevano con le persone che si spostavano in continuazione a chiacchierare l’uno con l’altra. Si potevano notare gli intrecci che già esistevano tra le varie coppie, il marito dell’amica che sicuramente si era già scopato Giovanna la guardava insistentemente come se cercasse di farsela lì davanti a tutti, l’amico del marito che un paio di volte si era strofinato sul culo dello stesso, mentre cucinava, tradiva quello che probabilmente era un rapporto omosessuale consumato altre volte. La giovane moglie cubana svolazzava da un uomo all’altro come un’ape alla ricerca del nettare più buono o del fiore più grosso ostentando una scollatura ed una minigonna che nulla lasciavano all’immaginazione. Ed infine le due amiche, la più giovane sembrava dichiaratamente bisex, interagiva sia con gli uomini che con le donne nello stesso modo ma sempre con lo sguardo da dominatrice, una vera mi stress, come avrei avuto modo di sapere qualche tempo dopo. Dopo l’abbondante cibo, e le altrettanto abbondanti bevande, cercai Giovanna perché mi indicasse il bagno, mi rispose che ce n’erano 2, uno al piano di sotto ed uno nella zona notte, al primo piano, e si offrì di accompagnarmi. ‘Faccio da solo, se mi dici qual è la porta’, le risposi, non volendo scatenare nulla di inopportuno. Mi diressi, quindi, al bagno della zona notte ma quando arrivai alla porta mi fermai attratto da un parlottare sottovoce. Mi avvicinai alla porta di una delle 2 camere e sentii chiaramente la voce del marito dell’amica che incitava la giovane cubana a succhiare più forte, il gioco delle coppie era iniziato. Entrai in bagno e mentre pisciavo in piedi davanti alla tazza vidi fuori dalla finestra Giovanna appoggiata ad uno degli alberi in penombra nel giardino che parlottava con il marito, immaginando cosa si dicessero compresi che quella serata sarebbe finita in un modo che, anche se lo desiderassi, non avrei mai immaginato mi sarebbe mai potuto accadere. Uscii dal bagno giusto in tempo per ‘beccare’ il marito dell’amica che usciva dalla camera. Quando mi vide divenne paonazzo in volto, ‘che cretino’, pensai, ‘ma quando tu eri qui a farti spompinare dalla cubana dove credi fosse tua moglie? Probabilmente stava facendo lo stesso servizio al marito della cubana o forse se la stava facendo leccare dall’amica, e tu invece sei qui davanti a me che fai l’imbarazzato’, anche se poi scoprii che l’amica la stava scopando con lo strap-on che avevo comperato con Giovanna. Invece, la giovane mogliettina caraibica, uscì con uno sguardo compiaciuto leccandosi le labbra, sembrava un gatto che si era appena mangiato un topolino, sicuramente più simpatica e meno inibita del suo momentaneo amante. Oramai erano le 2,00 della notte, e tutti erano o stavano andando via, chi doveva fare aveva fatto e chi ancor non aveva fatto aveva fretta di tornare a casa per fare. Anche io stavo per andare, mi ero attardato a chiacchierare con il marito di Giovanna, o meglio lui parlava ed io fingevo di ascoltarlo ed intanto vedevo le immagini di ciò che lei mi aveva raccontato su di lui, di quello che facevano nell’intimità. Avevo visto con i miei occhi che lui era bisex, Giovanna diceva che era anche un cuckold convinto e felice di esserlo, ma non avendo esperienza in materia temevo un ripensamento da parte sua, i racconti stessi di Giovanna su i loro rapporti, specialmente quelli che seguivano i nostri incontri, avevano sfumature che temevo fossero troppo colorite da parte sua, come quando mi raccontò che eccitato dagli acquisti fatti nel sexi shop volle che lei provasse lo strap-on e che lo inculasse. è vero che avevo accertato che potesse essere vero ma aspettavo di vedere fino a dove effettivamente sarebbero voluti arrivare. La risposta arrivò immediata.
‘Hai mai avuto rapporti con un uomo?’, mi chiese con un sorriso. ‘No, non l’ho mai fatto, c’è stato chi me lo ha proposto ma non è nei miei pensieri una cosa di questo tipo’, risposi guardandolo negli occhi, ‘e poi, non so nemmeno se la cosa mi possa attirare’. ‘Capisco’,disse in tono sommesso, ‘a me piacerebbe farlo con te davanti a mia moglie’. ‘Non lo so, ci devo pensare’dissi, anche se pensavo di no, e mi avviai verso la casa. Appena entrato mi resi immediatamente conto di essere l’unico rimasto, lui mi seguiva sembrava, cagnolino addomesticato. Appena dentro mi fermai e lui fece lo stesso, guardai a destra e a sinistra e non vedendo nessuno pensai fosse il momento di andare via, ma nello stesso lasso di tempo che mi servì per fare questo ragionamento vedo apparire Giovanna, aveva i capelli umidi, come se fosse appena uscita dalla doccia, un grembiulino da cameriera bianco, perfettamente truccata e null’altro addosso. I seni spuntavano a lato della pettorina ed il grembiule sotto rivelava un gonfiore inedito per il suo fisico. Suo marito le si avvicinò saltellando dalla felicità, come un bambino che sa che sta per ricevere un biscotto in dono per essere stato bravo, la baciò, prima sulla bocca e poi scendendo lentamente cercò i suoi capezzoli, li succhiava e mordicchiava, continuò scendendo fino all’ombelico ed infilò la lingua come se fosse stata una passerina, poi si inginocchiò davanti a lei alzò il grembiule, ma invece di trovare la sua fica vogliosa trovò un grosso cazzo di lattice, non si fermò, era un gioco che facevano spesso, e prese in bocca lo strap-on che lei aveva indossato. Iniziò a succhiare con passione, Giovanna aveva messo le sue mani dietro alla testa e gli dava il ritmo come se stesse facendo un vero pompino con un vero cazzo e lui obbediente continuava a succhiare. Poi gli disse di mettersi nudo, lo fece stendere sulla penisola del divano, gli alzò le gambe e dopo avergli cosparso il buchino di saliva iniziò ad incularlo lentamente. Erano entrambi in estasi, lei con lo sguardo strafottente di chi si scopava un uomo per il piacere di possederlo, lui felice di essere scopato senza ritegno dalla sua donna, io eccitato, con il cazzo duro fuori dai pantaloni che li guardavo. Mi avvicinai senza dire nulla, senza chiedere alcun consenso, presi Giovanna per i capelli e la spinsi con forza a piegarsi per succhiarmi il cazzo. Non fece alcuna resistenza, se non quella necessaria per assumere una posizione che le consentisse di continuare a scopare il marito nel culo, quindi iniziò un pompino da favola, nel frattempo anche lui aveva iniziato ad accarezzarmi i testicoli mentre cercava di alzare la testa quel tanto che gli fosse sufficiente per leccarli. Poi Giovanna staccandosi dal mio cazzo mi disse: ‘mettimelo dentro, ti prego’. Mi posizionai dietro di lei e senza alcuna preparazione iniziai a spingerlo dentro al suo culo. ‘Non lì, non così, mi fai male’. Ma io non mi fermavo, più lei implorava e più spingevo. Il dolore misto alla forte eccitazione la faceva gridare, il marito, sotto di lei, riceveva dei colpi nel culo che rischiavano di slabbrarlo completamente eppure mi incitava a spingere ancor di più. Iniziai a scoparla con forza e lei a goderne sempre di più, lui sotto aveva il cazzo duro e cercava di costringerla a prenderlo in mano ed a masturbarlo, ma lei era troppo presa dall’inculata. Fui io a decidere un cambio di direzione al rapporto. Presi Giovanna per i fianchi e senza avvisarla la tirai a me con forza costringendola ad uscire dal culo del marito, poi la spinsi giù con la testa e le feci prendere in bocca il suo cazzo. Lui colse l’occasione al volo ed aggrappandosi ai suoi capelli iniziò a scoparla con forza in bocca fino a goderle dentro. Giovanna oramai in preda ad una serie di orgasmi continui si faceva fare tutto, come una bambola gonfiabile, cercava di dare il massimo piacere ad entrambi. Uscii dal suo culo, ero sul punto di venire anche io. ‘Mettiti qui davanti, godici addosso’, disse leccandosi le labbra sporche di sperma. Mi posizionai di fronte a loro in piedi, lei iniziò a leccarlo, poi a succhiarlo, ed intanto spingeva i marito a leccarmi i testicoli, e quando avvertì i primi fremiti che annunciavano la mia eiaculazione si tolse, prese il marito per i capelli e lo costrinse ad ingoiare il mio cazzo fino in gola. Venni nello stesso istante in cui lei lo teneva per i capelli incitandomi a godergli tutto in gola e nello stesso tempo ordinava a lui di bere tutto. Probabilmente rischiava di soffocare ma Giovanna non mollava la presa. ‘Puliscilo bene, voglio che non rimanga una sola goccia’, disse senza lasciarlo per un solo istante. Lui si fece docile ed eseguì l’ordine alla perfezione. Rimanemmo in silenzio per un po’, i nostri cazzi erano in posizione di riposo, Giovanna si era slacciata lo strap-on che ora stava sopra al divano e guardava verso di me, in attesa di un segnale che io non le inviavo.
‘Credo sia il caso che io vada’, dissi, e senza aspettare una risposta mi alzai ed iniziai a rivestirmi.
‘Perché non rimani ancora un po’?’, mi chiese lei.
‘Credo che la mia presenza qui sia di troppo. Ormai avete tutti i mezzi necessari per divertirvi tra di voi senza avere la necessità della mia presenza’, risposi. Quindi uscii da quella casa, senza salutare.
Quella stessa notte Giovanna mi mandò almeno una dozzina di messaggi, ed anche il giorno dopo non furono meno, ma non risposi ad alcuno. Alla sera, rientrato a casa, ricevetti una telefonata.
‘Ciao, sono io’, la voce di Giovanna dall’altro capo della linea tremava, sapeva che nei nostri accordi c’era quello che non mi chiamasse mai.
‘Che vuoi?’, le chiesi irritato.
‘Volevo sapere se ti andava di venire qui anche questa sera’, disse con un filo di voce.
‘No’, risposi, ‘e poi lo sai che non voglio che tu mi chiami, già è stato un errore lasciarti mandare i messaggi, ma ora esageri’.
‘Ma io sono innamorata di te’, secondo errore, ‘non posso pensare di non vederti, ed anche lui vorrebbe stare ancora con noi’,terzo ed ultimo errore.
‘No, no e no. Hai infranto ogni regola questa sera. Te l’ho detto già dall’inizio, niente sentimenti ne richieste, io decido sempre dove, come e quando, ma tu non sai aspettare, non sai accettare le regole ed in più le infrangi. Niente sentimenti, solo sesso, era tanto difficile accettarlo? Non mi chiamare e non mandarmi mai più dei messaggi, ho chiuso con te’.
‘Mah ”..’, il suo ultimo tentativo di ribattere si chiuse quando premetti il tasto che chiudeva la conversazione, quindi spensi il telefono. Il giorno dopo trovai un numero indecifrabile di chiamate senza risposta, e così per alcuni giorni fu la stessa cosa, poi un giorno arrivò un messaggio, c’era scritto ‘Addio’.
Non la sentii mai più, solo un giorno dopo quasi un anno la rividi, era seduta su di una panca alla stazione di Milano abbracciata ad un uomo, si baciavano, poco dietro di loro il marito li guardava sorridendo. Io presi il treno per la Liguria, altra storia che forse un giorno scriverò.
Per commenti o altro: filodiluce@gmail.com

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