Skip to main content
Racconti sull'Autoerotismo

105 – Le confessioni incestuose di Valentina (parte seconda)

By 23 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Trascorsi l’intera settimana, soffocando le mie voglie e i miei desideri, cercando di accantonare i cattivi pensieri, relegandoli in fondo al mio cervello, nella speranza di riuscire, nel frattempo, a dimenticare e a voltare pagina.
Il sabato seguente, ebbi la conferma che a nulla erano valsi i miei sforzi, per respingere la travolgente passione che mi dilaniava il corpo e l’anima.
Quel giorno, giunsi a casa verso le dodici, dopo essere andata a fare compere per il pranzo e la cena di quel giorno e anche della domenica seguente.
Entrai a fatica in casa, ostacolata com’ero dai pesanti sacchetti della spesa e riuscii ad arrivare in cucina dove li depositai sul tavolo. Tornai in corridoio a chiudere la porta di casa e udii dei suoni strani provenire dalla camera di mio figlio. Combattendo contro il forte desiderio di spiare dal buco della serratura, tornai in cucina.
Iniziai a sistemare le provviste al loro posto e nel silenzio totale, sentii ancora dei versi acuti giungere alle mie orecchie. Quando ero uscita verso le nove, Matteo ancora dormiva, forse aveva acceso la tv e si stava guardando un film. Ancora un urletto giunse a me, travagliata dalla curiosità, mi avvicinai alla porta, il mio cervello mi diceva di non farlo, ma il mio corpo e le mie membra si muovevano verso la camera di mio figlio. Appiccicai l’occhio al buco della serratura e li vidi, lui e Lily, la sua ragazzina, sul letto nudi, lui sotto e lei sopra. La vedevo danzare seduta su di lui e immaginai il pene di Matteo ficcato dentro la sua giovane figa. Lei teneva il capo all’indietro e si vedeva la lunga cascata di capelli biondi muoversi e ondeggiare accarezzandole la schiena nuda. Notai l’accentuata sporgenza delle sue natiche, che scendendo si schiacciavano sulle cosce di mio figlio. Con le tettine strette dalle mani di Matteo, lei saliva e scendeva, lasciandosi trafiggere profondamente fino alla radice. Lui muoveva il bacino spingendolo verso l’alto con brevi escursioni, così vicina com’ero, riuscivo ad udire il ciac che le chiappe di lei provocavano ogni qual volta scendendo sbattevano contro i muscoli del mio giovane ragazzo. Godeva la piccola puttanella, ad ogni penetrazione profonda, emetteva un urletto di piacere e poi, salendo la sentivo aspirare l’aria’. Fffffff, fffffff, ffffff.
Poi lui l’abbracciò attirandola a se, la strinse forte e poi con agilità giovanile, rotolarono assieme sul letto e lei fu sotto, lui teneva ora le gambe tese all’indietro ed io vedevo appena una piccola porzione del suo cazzo, quella attaccata al pube. Lo vedevo muoversi spingendo il suo grosso dardo in avanti.
Ora glielo ficcava con violenza, lo tirava praticamente del tutto fuori e poi si tuffava sprofondandolo dentro di lei fino alle palle. Ancora i gemiti di lei, ora più acuti e più ravvicinati, la vidi attirarlo a se e baciarlo in bocca, le mani di lei erano avvolte attorno al capo del suo giovane amante. Vedevo i muscoli delle natiche di lui guizzare repentinamente e affondare ancora nella figa. Gli urletti si susseguivano accelerati e un po’ più forti, poi un rantolo disumano e lei che gli diceva continuamente : Vengoooo””’.
Lui rispose ripetendo: Sborroooooo””’.
Poi il mio bambino le riempì il viso e il collo di baci, le ripeté più volte ti amo, ti amo, ti amo. Poi si ribaltò sul letto rimanendo mano nella mano con lei, fianco a fianco, entrambi esausti, cercando di recuperare fiato.
Che belli erano, io con loro non c’entravo niente, ero solo una donna matura, perennemente eccitata che sentiva enormemente la mancanza del cazzo!!!
Mi accorsi che comunque non ero gelosa di Matteo, mi era piaciuto vedere la loro passione, l’amore con cui l’avevano fatto, la dolcezza di tutti e due durante e dopo il rapporto. Mi ritirai in camera mia e ancora una volta, intimamente bagnata fradicia ed estremamente desiderosa di godere, mi abbandonai al piacere solitario. Le mie abili dita anche in questa occasione, seppero farmi arrivare all’orgasmo e finalmente anch’io guaii e mugolai a lungo, poi, appagata me ne andai in bagno per lavarmi.
Aprii la porta e loro due erano nudi sotto la doccia, fu questione di un brevissimo attimo, lei abbarbicata a lui mi volgeva le spalle, non si accorse della mia presenza, ma lui si, mi vide ed io come un fulmine chiusi silenziosamente la porta. Prima o poi avrei dovuto far riparare quella porta scorrevole del box doccia, non scorreva più e ci obbligava a non poter proteggere la nostra privacy mentre facevamo la doccia. Certo che Lily aveva un gran bel culo, chissà se lui ci aveva già provato a entrare con il suo membro dentro a quello stretto buchetto? Chiusa in camera mia attesi qualche minuto, poi sentii aprire e chiudersi la porta del bagno e le loro voci attenuarsi improvvisamente. Misi fuori il naso e vidi il corridoio libero, mi mossi rapidamente e guadagnai finalmente la stanza da bagno. Mi sedetti sul bidet e indirizzai il tubo di uscita verso la mia figa scivolosa e mi lavai per bene, profondamente. Feci poi la pipì e mi sciacquai ancora, quindi uscii e raggiunsi la cucina.
Quando i due giovani uscirono dalla camera mi trovarono affaccendata a preparare il pranzo. Chiesi a Lily se si voleva fermare e lei senza pensarci nemmeno un secondo mi rispose che le avrebbe fatto piacere. Nel frattempo arrivò anche Marco, l’altro mio figlio, quello più grande e così dopo una mezz’oretta pranzammo tutti e quattro. Pensai alla loro gioventù, alla bellezza di tutti e tre, lei poi, era un dipinto, un visino angelico, occhi azzurro chiarissimo, capelli biondi lunghi e lisci, un corpicino che anche così interamente vestita era sinuoso e molto sensuale. Il vestitino leggero di colore rosa, corto a metà coscia, svasato a campana e il corpetto attillato che le copriva parzialmente le tettine, le donava un senso di freschezza e al contempo un certo fascino che sicuramente sarebbe riuscito a far impazzire un uomo adulto. L’avevo vista nuda poco prima e le tette erano piccoline, ma lei indubbiamente indossava un reggiseno push-up, che gliele teneva ben sollevate, aumentandone virtualmente il volume. Dopo pranzo arrivò anche la fidanzata di Marco e rimase con noi alcuni minuti, poi si prese sottobraccio il suo uomo e assieme se ne andarono. I due giovanissimi si ritirarono in camera lasciando la porta aperta e si misero ad ascoltare la loro musica preferita.
Verso le diciassette anche loro uscirono, Matteo mi disse che l’avrebbe accompagnata a casa e sarebbe poi ritornato per cena. In effetti così avvenne e mentre io spaparanzata sul divano guardavo la tv lui rientrò. Si cambiò indossando una tuta sportiva e si piazzò anche lui a guardare la televisione assieme a me.
Mi sorrise alcune volte, non capivo il perché, poi arrivò la domanda. Voleva sapere se li avevo visti bene dentro la doccia. Non seppi resistere e gli confessai che li avevo osservati benissimo anche molto prima della doccia.
Mi guardò ancora una volta con lo sguardo stupito e sorpreso, poi invece di scandalizzarsi mi chiese semplicemente se mi era piaciuto. Gli risposi anch’io con la massima naturalezza di si. Volle sapere se mi ero masturbata e al mio cenno affermativo lui si abbassò i pantaloni della tuta e mi mostrò il cazzo duro. Lasciò che mi abituassi alla fantastica visione e poi mi chiese se anche io volevo provare a farmelo mettere dentro. No, gli risposi di no, che non volevo e che sarebbe stato meglio che avesse rinfoderato l’arma nei pantaloni.
Si alzò, forte della consapevolezza che non sarei riuscita a resistergli e si mise davanti a me, poi mise il pollice della mano destra dietro al suo palo inalberato e lo piegò in avanti puntandomelo contro come se fosse un arma.
In effetti mi comportai come se puntata contro di me ci fosse una pistola vera, rimasi passiva senza muovere un muscolo e senza profferir parola alcuna.
Lui tenendoselo fra l’indice e il pollice me lo appoggiò alle labbra della bocca. Terminò in quel momento il mio sciopero della fame di cazzo, lo imboccai e lo ingoiai il più profondamente possibile. Con la mano destra gli accarezzai il viso, feci scorrere i polpastrelli sulle sue labbra, lui mi prese la mano e ad uno ad uno si infilò le mie dita in bocca insalivandomele per bene. Abbandonai il suo viso e portai la mano colma di saliva colante sotto le sue palle, scivolai ancora e gli raggiunsi il buco del culo. Ne infilai uno che entrò agevolmente, gli pompavo il cazzo e lo inculavo con un dito. Sforzai ancora lo sfintere e aggiunsi ancora un dito, non fu proprio facile ma ci entrò.
Poi lui, arrapato e infoiato si sfilò dalla mia bocca e il cazzo come una molla sbattè contro il suo ventre. Mi prese per le gambe e mi tirò fino a farmi battere il culo sul morbido tappeto sottostante. Mi tirò ancora e fui così sdraiata a terra, lui si mise fra le mie cosce spalancate e in un amen me lo ficcò tutto dentro. Mi stava sopra allo stesso modo che aveva usato con Lily, le gambe tese all’indietro e il cazzo che si auto centrava scomparendo completamente nella mia vagina. Mentre mi possedeva mi disse alcune volte puttana e anche mamma troia. Mi ero dimenticata cosa significasse per me un cazzo duro dentro la figa, ma ben presto riacquistai la memoria e iniziai a percepire nuovamente le meravigliose sensazioni, come il sentir toccare quel punto in fondo alla mia vagina che tanto piacere mi dava quando a scoparmi era mio marito. Si mise appoggiato a terra con il palmo di una sola mano, mentre con l’altra mano mi artigliò con forza una tetta. Pensai a quanto la trovasse diversa e molto più piena di quelle della sua ragazzina. Il piacere giunse all’improvviso, galoppante, travolgente, impetuosamente devastante, mi sconvolse i sensi, non capii più nulla, avvolta nell’estasi gridai forte il mio piacere, gli dissi mille volte ti amo, lo attirai a me e lui, come aveva fatto con la sua giovinetta, mi baciò sul collo e sulla guancia sinistra, sentii la sua lingua lambire la parte posteriore della mia orecchia, lasciando una scia umida sulla mia pelle, poi la sua bocca sulla mia e la sua lingua a cercare la mia. In quel momento lo sentii irrigidirsi e la sua cappella cozzare contro il collo dell’utero, me lo infilò a fondo, molto in fondo, poi eiaculò quel che a me parve essere almeno un ettolitro di sperma. Quando lo sfilò da dentro, in effetti, dovetti metterci una mano a conchiglia per arginare il fiume di sborra calda che mi fuoriusciva. Il ragazzo si distese accanto a me e io mi accoccolai in posizione fetale accanto a lui, riconoscente all’uomo che mi aveva fatta godere così intensamente. Il pisello appoggiato sul ventre con un filo di lava biancastra che gli colava dentro all’ombelico, maliziosamente con il dito indice della mano destra lo raccolsi e me lo portai alla bocca, tirai fuori la lingua e lo staccai dalle dita ingurgitandolo golosamente.
Vidi il suo cazzo vibrare e alzarsi di circa un centimetro, pensai che la gioventù è piena di energie, la mia mano a sfiorargli il torace, gli passai il palmo della mano sui capezzoli e li senti subito erigersi eccitati. Un paio di centimetri di ulteriore salita, mi segnalarono che il mio virgulto giovanotto di lì a poco sarebbe stato nuovamente pronto a soddisfare le mie brame da porca incallita. Non si alzò più di così, ma aumentò considerevolmente di volume gonfiandosi fino a raggiungere la durezza massima. La mia guancia sinistra appoggiata alla sua pelle scivolò verso il basso fin quando la mia bocca fu a stretto contatto con il suo glande gonfio e violaceo. Lo leccai sul meato e suggei ancora le ultime gocce del suo delizioso sperma.
Inghiottii la sua grossa susina e la lavorai bene con la lingua leccandola tutto attorno al glande, poi scesi ancora e scivolai giù fin quando i suoi peli pubici furono contro le mie labbra. In verità mi sentivo un po’ la bocca intasata, ma mi soddisfava più che altro psicologicamente, riuscire a tenere quel grosso fusto di carne completamente dentro la mia bocca. Gli soppesai i coglioni e scesi a lambire con un dito lo spazio tra le palle e il buchetto posteriore. Mentre continuavo a pompargli il cazzo, mi portai il dito medio in bocca e lo bagnai abbondantemente con la saliva, quindi ancora fra le sue natiche a cercare la sua piccola apertura e lo infilai dentro fino alla seconda falange. Non disse nulla ma lui con la mano destra infilò le dita nella mia figa iniziando a scoparmi velocemente. Proseguimmo ancora un paio di minuti e poi, mi dissi che non era giusto che venissi con le dita e spostandomi mi inginocchiai sul letto e porgendogli le terga mi misi a pecorina. Si incuneò fra i miei polpacci e sentii dapprima la sua cappella contro l’ingresso secondario, la spinse un po’ ed io percepii lo sfintere dilatarsi e quindi il cazzo entrarmi nel culo. Mi abbrancò con le mani i fianchi e tenendomi ben salda me lo schiantò tutto dentro. Erano molti anni che non lo prendevo più nel culo, ma i miei muscoli non avevano perso la loro elasticità e accolsero l’intruso avvolgendolo pienamente. Matteo si sdraiò praticamente sulla mia schiena e mi prese in mano le poppe, me le strizzò a lungo, mentre lo sentivo piacevolmente scorrere nel mio intestino. La sua mano destra passò dal davanti e si mise a lavorarmi il clitoride. Ancora qualche affondo e poi io venni ancora, fu un orgasmo diverso, meno violento del primo, ma io lo assaporai per bene, degustandomi il piacere che mi giungeva al cervello e che proveniva dal mio culo, ma anche dalla mia tetta destra e pure dal clitoride che lui stava manovrando abilmente. Da bravo cavaliere lasciò che io terminassi di godere e poi sfilò il cazzo dal mio ano e mi ordinò di succhiarglielo. Io lo feci e lui mi allagò il cavo orale di denso e caldo liquido seminale.
Un ora dopo, terminate le varie abluzioni, ci guardammo ancora una volta negli occhi e nuovamente ci promettemmo vicendevolmente che quella era stata l’ultima nostra volta. Mio figlio si sposò con la sua dolce Lily quando aveva ventidue anni e io ne avevo quarantasei. Fino ad allora lui ed io facemmo sempre sesso amandoci profondamente, salvo ogni volta riprometterci che quella sarebbe stata l’ultima.
Ora vivo da sei mesi con un mio coetaneo, brav’uomo, un po’ tiepidino ma per me va bene così. In fondo nella mia vita, rimorso a parte, ho avuto tanto cazzo e per quattro anni l’ho avuto giovane e instancabile. Cosa chiedere di più dalla vita? Se solo riuscissi a cancellare il peccato che alberga dentro di me indelebilmente, sarei pure una donna felice. Non si può avere tutto dalla vita e mi terrò dentro questa grossa macchia che mi porterà sicuramente dritta all’inferno.

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina
Se volete scrivere a me o domandare qualcosa a Valentina lo potete fare tramite la mia e-mail: alexlaura2620@libero.it

Leave a Reply