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Racconti sull'Autoerotismo

Capezzolo retratto 03

By 1 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

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Capezzolo retratto 03

Un consiglio, leggete prima i capitoli precedenti.
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=17487
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=17565

Teresa: la mia vita ha preso un cambiamento. Decisamente migliorativo…

Capitolo 3
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Questo è un racconto erotico e di fantasia. Ha delle basi scientifiche, ma che non si sostituisce al vero problema cui demando, a chi soffre veramente di questa patologia, di recarsi dal proprio medico di fiducia e di non fermarsi al primo consulto medico.

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Ci volle un certo lasso di tempo prima che mi abituassi e per aiutarmi, mi sono fossilizzata sul fatto che era per il mio bene ed era una pratica medica anche se inconsueta. Me lo ripetevo spesso dentro di me mentre giravo per casa con le tette semi nude e con i succhia capezzoli in vista. Non era certo un spettacolo che si vedeva tutti i giorni. Il mio imbarazzo era via, via, scemato anche grazie al reggipetto che mi era stato regalato. Questi impedivano che il seno dondolasse eccessivamente e pur non nascondendo nulla alla vista, mi permettevano di poter applicare i tiracapezzoli. Ogni qual volta incontravo per casa il signor Vincenzo arrossivo o se mi ero dimenticata di essere in quella condizione, mi ricordavo solo quando urtavo i tiracapezzoli o quando facendo qualcosa e il mio sguardo cadeva sopra ai globi di carne. Come ho scritto sul diario medico, avevo l’impressione che un certo risultato ci fosse e che l’incavo dove avrebbero dovuto essere i capezzoli si fosse dimezzato. Questo mi spronava a restare in quella condizione il più a lungo possibile in casa; l’ordine, le pulizie e i miei studi stavano decisamente trovandone giovamento.

Domenica pomeriggio arriva il figlio del signor Vincenzo, Berto. Ero ansiosa di fargli vedere i risultati ottenuti e il mio modo di essere vestita non è passato inosservato. Come al solito mi sono vergognata, doppiamente. Sia per come ero, sia perché sono arrossita in sua presenza. Non è servito a nulla ripetermi che lui era un medico e non un uomo come un altro.

Con vivo interesse ha letto il diario medico e dopo molte richieste di delucidazione, mi ha fatto alcune osservazioni e aggiunte sui miei doveri.
A parte lo scrivere le riflessioni a cui mi ha portato a pensare, ogni mattina avrei dovuto pesarmi e le misure dovevano essere prese per intero e non solo localizzate. Avrei dovuto fare anche degli esercizi di ginnastica cui mi avrebbe dato un foglio durante la settimana con il chiaro intento di migliorare la mia tonicità muscolare.

Ero veramente contenta. Per la prima volta dopo anni, mi sentivo bene. In pace con me stessa e oggettivamente anche più sicura e in grado di affrontare le avversità e la durezza della vita con un altro spirito. Mi impegnavo moltissimo negli esercizi in casa. Ero molto attenta nello spalmare la crema e ad applicare i tiracapezzoli, ed ero più concentrata anche nello studio e nel lavoro.

Il tempo passa e scorre fra sessioni impegnative all’università, al lavoro, a seguire una dieta varia e bilanciata, a fare esercizi di ginnastica a corpo libero in casa, cyclette e i soliti tiracapezzoli frammezzati da sedute di ghiaccio e docce fredde, ma non solo. A causa delle mie diete fasulle fatte nel tempo, avevo abbondante cellulite e spalmavo crema sui fianchi e sulla pancia su cui poi indossavo i pantaloni elasticizzati. Muovermi per casa in quella tuta non era facile e tanto più che mi sfregava in mezzo alle gambe e questo mi provocava piccoli tremiti per tutto il corpo.

Quando non ero in casa mezza nuda, cui oramai non ci facevo più caso se non quando urtavo i tiracapezzoli, mi passavo la pomata molto più spesso da come mi era stato indicato, cui poi sentivo che si sviluppava un enorme calore. Questo avveniva più volte durante il giorno e quasi sempre nei bagni della facoltà o presso lo spogliatoio del market prima che iniziassi a lavorare e quando avevo finito.

Quella sera, oramai a 8 settimane dall’inizio del trattamento, ci fu un cambiamento. Prima di andare a dormire il signor Vincenzo mi aveva fatto come sempre le solite foto, ma quando dovette prendermi le misure, si accorse di un fatto eccezionale. Le fossette dei capezzoli si erano riempite e ora erano completamente livellate. Osservandomi io stessa incredula allo specchio, potei scorgere ciò che poteva essere un timido inizio di capezzolo e presa dalla gioia, saltai al collo del signor Vincenzo e lo bacia sulla bocca dalla contentezza.

Fu un bacio a stampo cui subito non ci feci caso, ma lui, volette immortalare l’evento con decine di foto.
Mi accarezzo il seno, le areole e quando mi solletico i capezzoli con i polpastrelli, provai una scossa incredibile che mi fece fremere tutta, con un calore che si diffuse dalla vulva e per tutto il corpo, facendomi venire al contempo anche i brividi. Rimasi enormemente turbata, ma la gioia era tale che non mi arrabbiai per le carezze intime che mi fece.
Prima di andarsene, fece una cosa che non aveva mai fatto prima. Dopo aver scattato altre foto, si chinò in avanti e mi bacio entrambi i seni sui capezzoli.

‘Vi stiamo aspettando. Siete i benvenuti.’ Disse sorridente e io più di lui.

Chiuse la porta e credo che restai a lungo con la bocca aperta. Davanti allo specchio mi osservai in tutte le pose possibili. Mi accarezzai il seno e iniziai a fare una cosa che non avevo mai fatto prima. Incominciai a giocherellare con i capezzoli e le scosse che percepivo mi piacevano enormemente. In piedi davanti allo specchio, mi infilai la mano nei jeans e dopo aver sentito i miei ricci peli della vulva, arrivai a sentire il mio piccolo clitoride. Era molto duro e caldo, ed ero tanto eccitata e bagnata, che iniziai a godere solo dopo pochi istanti che mi stavo masturbando.

Con una mano al seno in cui le dita tormentavano il capezzolo, osservavo la mia immagine riflessa ed ero orgogliosa di quello che ero. Mi piaceva l’espressione sensuale del mio viso e la posa che avevo assunto. Non avevo mai fatto un tale atto e non mi ero mai comportata in quel modo… Così d’impulso!

Ripreso un certo respiro, mi spogliai e mi accorsi che le mutandine erano zuppe dei miei umori e avevo paura di aver macchiato anche i pantaloni, ma non era il momento di pensarci. Infilatami sotto alle coperte, iniziai a masturbarmi in tutti i modi che conoscevo ed ero ingorda di piacere. Continuai a lungo, godendo e gemendo finché esausta, non mi addormentai sfinita.

Il mattino giunge come sempre con la sveglia che suonava. Avevo dormito per la prima volta dopo tanti, tantissimi anni, completamente nuda. Invece di alzarmi e fare la solita ginnastica, rimasi a letto sorridente e sognante. Inizia con il sfiorarmi le tette e come giunsi attorno all’area delle areole, provai nuovamente quella bellissima sensazione. Quei grossi globi di carne che per anni erano stati il mio tormento, ora si erano trasformati e mi stavano dando gioie mai sperimentate prima. Presi a masturbarmi languidamente e l’orgasmo che ne segui, fu travolgente.

Fuori dalla camera, l’anziano signore aveva sentito i gemiti che provenivano oltre la porta da Teresa e sapeva che potevano essere dovuti solo ad una determinata pratica. Imbaldanzito e decisamente eccitato dopo averla spiata attraverso il buco della serratura, si avvia a preparare la colazione in attesa che si presenti.

Ogni giorno e ogni sera, stavo sempre attenta ai piccoli cambiamenti che riportavo diligentemente sul diario medico. Oltre a scrivere le mie osservazioni, che ora le riportavo direttamente sul computer, vi si aggiungevano anche le foto che si erano arricchite di particolareggiati primi piani. Era diventata anche una consuetudine in cui il signor Vincenzo me li accarezzava e poi, prima di andare via, gli dava il bacio della buona notte.

Mi piaceva come mi faceva stare e come rimanevo sola, mi spogliavo e sistemata sotto alle coperte, mi addormentavo con le dita fradice dei miei umori incuneate fra le gambe e ansante per l’orgasmo avuto; anche al mattino avevo preso l’abitudine di oziare nel letto e restarci a lungo masturbandomi con sensualità. Una volta alzata, mi piaceva e mi piace la sensazione della figa calda e palpitante che mi accompagna mentre faccio colazione e poi in bagno a lavarmi. Quando mi vesto, sento distintamente la figa che mi pulsa e a volte, posso sentire le contrazioni anche quando cammino mentre vado alla facoltà.

Quella mattina, rimasi con la bocca aperta e il caffè che mi scendeva di traverso nella gola.
‘Che ne dici se ci prendiamo due giorni di ferie a Pasqua? C’è ne andiamo al mare. Vuoi?’

Non sapevo che rispondere ed ero incredula, ma dopo aver tossito e rovesciato tutto ciò che era in tavola, con le lacrime agli occhi, gli risposi balbettando che mi sarebbe piaciuto moltissimo.

Maxtaxi

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

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Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

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