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Racconti sull'Autoerotismo

Qualche anno fa in Salento

By 16 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ripubblico su questo account un vecchio racconto già pubblicato … il vecchio account è morto (era collegato ad un indirizzo email che non esiste più), questo è il mio nuovo ed ufficiale (parolone!) …

Avevo 18 anni ed era estate. Con la mia famiglia eravamo andati un paio di settimane in vacanza in Salento, in un bell’agriturismo/campeggio. Eravamo in parecchi, ma io non avevo mai legato molto con i miei cugini e zii. Poco male comunque, per quanto in città ero un tipo piuttosto estroverso non mi pesavano due settimane di pseudosolitudine. Mi ero portato una vagonata di libri, il walkman, il costume; non avevo bisogno di altro se non un albero che mi facesse ombra e per fortuna l’agriturismo era in una bella pineta.

Spesso passeggiavo per il bosco, dove in ordine sparso erano dislocate le varie case dell’agriturismo e le tende. E così una sera -sarà stato il terzo o quarto giorno- camminando tra gli alberi, sentii quel rumore così conosciuto e che in quel momento mi fece scattare qualcosa dentro. Detta così sembra una cosa enorme, un’immensa epifania, ma in effetti era solo lo scrosciare di una doccia, niente di più.
Avevo appena finito di leggere “jesus’s son”, una raccolta di racconti di cui non ricordo l’autore. Ricordo però ancora adesso un passo dell’ultimo racconto in cui il protagonista spia una donna (ora non starò qui a descrivermi la grandiosità metaforica di quella scena, non è il luogo giusto credo). Quel racconto, e quella scena in particolare, mi avevano veramente colpito; mi avevano, come si dice, mosso qualcosa dentro. Con le immagini di quel racconto in testa e, diciamocelo, un adolescenziale eccitazione (eccitazione che da allora non mi ha mai abbandonato) seguii il suono di quella doccia.
Vidi una ragazza, mora mediterranea, attraverso la piccola finestra del bagno del suo bungalow, che dava proprio sul fitto della pineta dalla quale stavo venendo. Fuori era ormai abbastanza buio da sentirmi al sicuro, così guardai, e guardai a lungo, tutta quella lunga doccia. La mano afferro naturalmente il mio cazzo, ma non cominciai a masturbarmi, il tipo di eccitazione che provavo era molto diversa dalla semplice eccitazione sessuale, era molto mentale. l’idea di entrare così, con lo sguardo, nell’intimità di un altra persona, mi riempiva di brividi e non riuscivo a staccare gli occhi da quel corpo.
finche la doccia finì.
Semplicemente, con movimenti naturali, la ragazza si avvolse in un asciugamano e uscì dalla mia vista. Solo a quel punto mi accorsi di avere in mano il mio uccello duro e che, come ogni 18enne (ma anche 30enne credo) in quella situazione, dovevo sfogarmi.
Mi spostai di una ventina di metri o poco più, mi trovai in una piccola radura a pochi metri dalla strada, ma abbastanza al coperto, e lì cominciai a masturbarmi di gusto venendo poi sul tronco di un albero.

I giorni passarono e quello di spiare la ragazza sotto la doccia per poi masturbarmi contro quell’albero era diventato il mio rituale quotidiano. Ogni sera al tramonto scomparivo e guardavo quelle forme. La finestra era sempre aperta, evidentemente la vegetazione veniva considerata dalla ragazza abbastanza fitta da nasconderla, e lei era molto puntuale, metodica.
scoprii che si chiamava Maria, e aveva 23 anni, troppo grande perché si mischiasse con la comitiva di adolescenti che si era naturalmente formata nel campeggio.
Io invece di quella comitiva facevo parte in modo indiretto. Barbara, una bella ragazza spigliata ed intelligente, aveva deciso che ero troppo carino con, parole sue, “quell’aria da bohémien solitario e scazzato”, e quindi doveva assolutamente conoscermi. Ci mettemmo insieme e cominciò una bella storia estiva che ricordo ancora con affetto. forse mi ricorderà anche lei, e forse si chiederà come mai non abbiamo mai condiviso un tramonto. Beh Barbara, al tramonto ti tradivo con me stesso.
c’erano altri ragazzi in quella comitiva (ed ovviamente si formarono tante coppie); Lucia, la sorella di barbara, si mise con mio cugino e devo dire che questo mi permise finalmente di legare con lui.

L’ultima sera, come ogni sera, andai a spiare Maria, era tutto come sempre, se non che era l’ultima sera, e forse la rendeva un po’ più speciale.
La guardai, mi toccai e, finita la doccia, mi spostai verso la mia solita radura. Non era più solo il guardare quella bellissima ragazza, lei era il veicolo per qualcosa di più grande e profondo. Al mio solito posto tra la natura ricominciai a masturbarmi in quella penombra azzurra delle sere d’estate, sentii un rumore, ma non ci feci caso attribuendolo come gli altri ai rumori del bosco. E proprio in quel momento, quando stavo venendo, i fari di una macchina solitaria illuminarono per un attimo, poco lontano da me, una figura.
io venni, non potevo trattenermi ed anzi, fu un orgasmo intensissimo.
avevo nella testa la figura di lei a gambe aperte, che si masturbava. I suoi occhi che mi guardavano, consapevoli che io l’avevo vista e riconosciuta. la sentii sospirare a lungo, e poi capii che tratteneva il respiro.

“Lucia?” dissi, e lo ripetei “Lucia? Da quanto mi spii?”
la sua voce era roca, bassa.
“una settimana”
non era quello che intendevo, volevo sapere se mi aveva visto spiare la ragazza sotto la doccia, o se mi aveva solo visto masturbarmi. ora avevo capito in un attimo che anche lei aveva un rituale, che mi spiava e che la notte non riusciva a coprirmi come credevo, che anch’io ero guardato, ed anch’io suscitavo in qualcun altro le sensazioni che Maria suscitava in me.
ed ebbi immediatamente un ‘altra erezione.

Sentii dei movimenti, mi avvicinai ma non la trovai. Era corsa via.

Quella sera, i nostri occhi si incontrarono spesso imbarazzati, ma non dicemmo niente, passammo l’ultima sera con i nostri rispettivi fidanzati e ci salutammo come se non fosse successo niente.

Non ho più sentito nessuno dei protagonisti di questa storia. Eccetto mio cugino ovviamente, che però non ha mai fatto commenti al riguardo. So che ha perso i contatti con Lucia, ed immagino che lei non gli abbia mai detto niente.
Neanche io ho mai raccontato a nessuno questa storia. Per quanto sia stata importante nella mia vita, per la mia crescita, nessuna l’ha mai saputa. ne il mio confessore, ne il mio analista. e se non avessi avuto bisogno di fare un po’ d’ordine nella mia testa non l’avrei neanche scritta. ma dovevo raccontarmela.

Ora selezionerò tutto il testo, premerò il tasto per cancellare, spegnerò il computer ed uscirò nella notte

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Per quanto questo racconto sia di fantasia c’è dentro qualcosa, un quid particolare, che mi appartiene.

per qualsiasi commento, ma soprattutto per lasciarmi le vostre impressioni, potete scrivere a
sempronio81@yahoo.it

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