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Racconti sull'Autoerotismo

Sola

By 22 Settembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi sdraio sul letto, in questo maggio promessa di un’estate calda e lunghissima. Quello che ho visto nello spogliatoio sembra aver risvegliato qualcosa… ho come un nodo che sembra non volersene andare; la conosco bene, non passerà da sola, questa tensione. Dovrei farmi da mangiare, mia madre tornerà solo per sera, ma ora &egrave sono altri i bisogni che reclamano soddisfazione.
Mi decido, il pranzo può aspettare; tiro su la maglietta di cotone grigio e con pochi ma decisi movimenti me ne libero, rimanendo con i soli pantaloni della tuta e le calze di spugna. Mi piacerebbe guardarmi allo specchio: non so perch&egrave, ma ho sempre pensato di avere un ch&egrave di particolare con questo misto di look sportivo e nudità.
Non mi va di alzarmi, però: sono troppo comoda adesso. Così… inizio… Fisso per qualche secondo il seno, il capezzolo; non molto grande, chiaro, sporgente, liscio e sensibile. Lo fisso immaginando il mio dito che lo sfiora, il piacere che ne trarrò; mi eccita guardarmi, osservare le mie zone erogene. Lo sguardo scende verso la mia pancia. Non senza compiacimento ne ammiro la linea, estemporaneo omaggio alla mia vanità. osservo come il respiro la faccia ondeggiare lentamente, come le brevi contrazioni che le impongo ne disegnino la leggera muscolatura. Appena sopra l’elastico dei pantaloni, la lieve sporgenza delle ossa del bacino, quasi ad indicare la strada verso il futuro obiettivo delle mie attenzioni. Passando oltre, arrivo ai piedi, con le dita già intuibili da sotto il tessuto. L’uno con l’altro, si liberano delle calze. Li distendo, li tendo, come a simularne i movimenti durante il piacere, mettendone così in evidenza i tendini.
Mi accarezzo la pancia, &egrave calda, fremente. Sfioro l’ombelico con le dita, un gesto che mi richiama alla mente il lavoro che presto quelle stesse dita saranno chiamate a fare. la mano sinistra si sposta sul seno e inizia a disegnare cerchi intorno al capezzolo, avendo cura, però, di non toccarlo. Lo farò aspettare, il tocco dovrà essere tardivo, improvviso, stordente. Chiudo gli occhi, immaginando il mio capezzolo circondato dal movimento sempre più veloce delle mie dita, quasi implorando uno sfioramento che ne liberi il piacere.
Una scossa, fulminea, attraversa il mio seno e si diffonde poi in tutto il mio corpo, facendomi vibrare dalla testa ai piedi. La mia bocca non trattiene un gemito, ne più la patatina i liquidi, che iniziano a colare tra le labbra che sento turgide, bagnando le mutandine.
Il dito si posa ancora sul capezzolo gonfio, regalandomi una nuova scossa, un nuovo gemito, il respiro spezzato.
L’altra mano s’infila sotto l’elastico della tuta, oltrepassa quello delle mutandine e, senza neanche il tempo di godere della pelle liscia, comincia il lento, sublime massaggio. Sono bagnatissima, molto più di quanto non pensassi; le dita scorrono senza difficoltà dentro e fuori la fessura. Ogni volta che incotrano il clitoride le mie gambe si irrigidiscono automaticamente.
Abbasso i pantaloni fino alle ginocchia, e con loro le mutandine bagnate di umori. Con le gambe piegate ricomincio a masturbarmi, lasciandomi andare a gemiti sempre più forti.
La mano sinistra &egrave ancora sospesa sul seno, sono troppo presa dal piacere che sento salire tra le coscie, che mi fa contrarre le dita dei piedi e i muscoli della pancia. Alla fine due dita chiudono sul capezzolo regalandomi una scossa di piacere che mi scuote tutta. Il sesso mi si scioglie fra le dita, colando lentamente tra le natiche e raccogliendosi sotto il mio sedere.
Cerco di immaginarmi come se potessi guardare me stessa, presa dalla frenesia del godimento, il viso sempre più sconvolto, i nervi di tutto il corpo tesi nel vano tentativo di scaricare l’intesità delle sensazioni che provo. Io, con il palmo della mano a premuto sul clitoride, due dita dentro a cercare l’orgasmo, liquido e stordente, il capezzolo spremuto e tirato fra il pollice e il medio, con l’indice a portare un ulteriore, bellissimo tormento.
Scavo sempre più a fondo nel mio sesso e con sempre maggior insistenza., trascinata in un vortice che aumenta e mi prende, che sembra potermi sollevare da questo letto nel quale ansimo e gemo. Chissà… chissà come lo fanno le mie amiche… chissà se anche loro si lasciano prendere come faccio io… chissà se i loro sessi colano come il mio… come si toccheranno?
Il piacere &egrave ormai così forte che prende il sopravvento perfino sulle mie fantasie, partendo da dentro il sesso, come le onde dell’acqua quando si getta un sasso, dal sesso in basso, tra le coscie fino a farmi stendere i piedi al limite delle mie possibilità, e in alto, con la pancia ormai preda delle contrazioni, sempre più forti e incotrollabili, finoad incontrare il brivido stordente che mi attraversa il seno.
Ci sono… lo sento… Il pollice tira la pelle che ricopre il mio grilletto… il medio e l’anulare si piantano sempre più a fondo nella fica grondante… &egrave il momento… le dita dell’altra mano si allineano, si serrano… e iniziano a scorrere sul clitoride gonfio e ormai indifeso… ecco… godo… per qualche istante l’urlo mi si ferma in gola, il corpo immobile e contratto fino allo spasimo, tranne le dita, che implacabili scorrono e sfregano, annientandomi… poi esplodo… esplode il mio sesso… vengo!mi sento morire… VENGO!!! L’orgasmo mi travolge senza più freni… vengo… tentando inutilmente di trattenere le grida… la fica mi inonda le mani con i suoi umori… l’orgasmo &egrave totale… spietato… a nulla serve contorcermi sulle lenzuola fradicie… arrivano solo altre contrazioni, altre scosse, altro piacere… vengo… vengo…
Bellissimo…

Le convulsioni lentamente si spengono… i muscoli contratti si rilassano uno ad uno… riapro gli occhi, quasi incredula di fronte alla potenza dell’orgasmo. Sembra come se la mia mente si fosse separata da questo corpo distrutto e tremante, e volasse ora in spazi che non appartengono a questa realtà, a questo mondo di carne e materia.
Poi, pian piano, rientro in me, torno cosciente del mio corpo, degli ultimi fremiti di un piacere squassante, del cuore implorante nel petto, un tamburo che ricorda come tutto, il mio sesso, i miei umori, le lenzuola, il sudore, sia reale. Ho sete, come sempre mi capita dopo orgasmi così lunghi e intensi. Delicatamente sfilo le dita dal mio sesso, provocandomi ancora qualche brivido improvviso. Mi tolgo tuta e mutandine, arrivatemi ormai alle caviglie. e a fatica guadagno il bordo del letto, mi metto a sedere. Qualche istante così, ferma, come a voler riflettere, anche se in questo momento a pensare solo ad un bicchiere d’acqua.

Mi avvicino le pantofole con i piedi, le infilo, mi alzo. Nell’uscire dalla camera, getto uno sguardo al letto ormai disfatto. Un disastro… sorrido.
Una volta in cucina, apro il frigo e finalmente afferro la bottiglia. Mi siedo e prendo un bicchiere di carta fra quelli in bustati e poggiati sul tavolo. Verso l’acqua, bevo, e continuo a versare e a bere per almeno altre tre volte.
Mi abbandono sullo schienale, volgendo lo sguardo in basso, al mio corpo. Provo a titillare un capezzolo… mi fa male, &egrave sempre così quando vengo in quella maniera. Eppure… una strana eccitazione ricomincia a far capolino nella mia mente, come ignorando ciò che &egrave appena successo.
Sono indecisa: preparare il pranzo e sperare che passi oppure seguire l’istinto? Il mio corpo sembra voler rispondere per me, le mani si sono già avvicinate al pube liscio e ancora umido. Valuto la situazione, con un po’ di timore circa l’ipersensibilità del mio bottoncino. Al diavolo, mi &egrave sempre piaciuta un po’ di sofferenza!
Con due dita della destra scopro il clitoride ancora arrossato, vorrei guardarmi anche lì, cercando di unire le immagini di quando lo faccio davanti allo specchio alla realtà del momento. Il medio e l’indice della sinistra si avvicinano, esitando per un attimo. Dovrò fare di tutto per non gridare: dietro la parete della cucina c’&egrave un altro appartamento.
Faccio un respiro profondo… poi inizio…
Non appena le dita toccano il mio sesso la bocca mi si apre di scatto, in una smorfia che &egrave un misto di piacere insopportabile e dolore. Le dita vanno, scorrono veloci, frenentiche sul clitoride ormai ipersensibilizzato, incuranti dei miei scatti, delle mie urla mute, del mio respiro quasi annullato. Il dolore &egrave fortissimo ma, sotto di esso, sento montare un piacere anche più straziante. Non devo fermarmi, ormai non posso fermarmi, devo resistere… le mie coscie si aprono, si spalancano, come a voler espellere quel sesso tormentato. Resisterò poco, lo so. Ecco… ecco, lo sento…il piacere… hhhaaaa… sto godendo…
Il fastidio &egrave quasi scomparso, ora c’&egrave solo questa sensazione bellissima che mi invade.
Mi eccito solo a pensare a quello che sto facendo… mi sto masturbando… mi sto masturbando furiosamente… voglio godere ancora e ancora… mi sto sditaliando… sditalinando… la mia fica… siii… sto colando di nuovo… la fica… mi sta colando…
La mia schiena si inarca, sollevando le gambe anteriori della sedia… il piacere &egrave atroce… travolgente… ecco, ecco… si si si si si SIII!!! Oddio… ancora… ancora… la mia testa fa su e giù ormai fuori controllo, la sedia sbatte sul pavimento mentre cerco disperatamente di non urlare con tutto il fiato che ho in corpo questo orgasmo tremendo. Continuo a masturbarmi senza pietà, per sfinire il mio sesso, per strappargli gli ultimi lampi di piacere. Mi masturbo finch&egrave dal mio clitoride non inizia a spegnersi l’orgasmo e a ritornare il dolore.
Sono morta una seconda volta, distrutta, annientata, sfinita. Le ginocchia si piegano fino a toccare il pavimento; scivolo dalla sedia, come in un osceno omaggio religioso all’orgasmo feroce che mi ha appena squassata. Ho goduto, ho goduto come poche volte mi era capitato.
Mi aggrappo al tavolo come a cercare un sostegno cui aggrapparmi nel mio ritorno dal paradiso del piacere.
Ora dovrò farmi una doccia… e mangiare… ho fame… davvero fame… basta patatina mia, per oggi basta davvero: non ne puoi più tu, non ce la faccio più io… Dio, quanto ho goduto…troppo forse… no… non si gode mai troppo…

Le altre avventure di Valentina sono su
http://www.iomilu.com/viewstory.php?sid=4207

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