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OrgiaRacconti CuckoldTradimento

AL CINEMA DI MATTINA

By 9 Dicembre 2020Aprile 2nd, 2021No Comments

L’appuntamento è di mattina, in un cinema che si trova dentro Parco Leonardo, nei pressi di Fiumicino.

 

Quando tu e tua moglie arrivate, la sala è ancora accesa e c’è pochissima gente. Tu, Marco, mi individui nel fondo della sala e, mentre si spengono le luci, vieni verso la mia poltrona facendo in modo che lei si venga a sedere accanto a me.

 

Tua moglie, non conoscendo il nostro accordo e trovandosi all’oscuro della nostra macchinazione, ti sta per chiedere il motivo per cui, con tutta una sala a disposizione, tu sia andato a metterti proprio accanto ad un’altra persona. Ma tu anticipi la sua domanda: “È in sorround. Sai, l’effetto stereo… E poi da qui si vede anche meglio”

 

Pare poco convinta ma si siede. Ci ritroviamo quindi con te a sinistra e io a destra di Francesca.

 

Sulla nostra fila e in quelle dietro non c’è nessuno. Le poltrone sono dislocate in modo che la parte inferiore del corpo, una volta seduti rimane in una consistente e opportuna penombra.

 

Lascio scorrere un po’ il film.

 

Aspetto che lei, Francesca, abbassi le naturali difese che scattano sempre in queste situazioni di vicinanza forzata con sconosciuti e, quando ritengo che sia giunto il momento, provo a farle piedino.

 

In un primo momento di imbarazzo, lei – che non capisce se il contatto è casuale o meno – , discosta di poco il suo piede dal mio.

 

Io, per non lasciarle dubbi e confermarle che il contatto NON è casuale, torno a pressare leggermente il mio piede contro il suo.

 

Francesca, dopo una prima esitazione e sapendo che tu non eccelli nel fare scenate di gelosia, decide che essendo il suo uomo devi necessariamente essere messo al corrente di quanto sta accadendo e ti sussurra contrariata: “C’è questo, qui a fianco, che mi sta facendo piedino”

 

Tu la tranquillizzi: “Ma no, ti pare… sarà un contatto casuale”

 

“Sarà come dici tu ma a me pare proprio che ci stia provando”

 

“E tu lascialo fare….”

 

“Cosa? Ma che dici?”

 

“Vediamo dove vuole arrivare, no?”

 

Lei, non convinta, si avvicina di più a te e ritrae il piede, quel tanto che basta per staccarsi dal mio.

 

Non aspetto molto.

 

Torno di nuovo a fare pressione verso il suo piede.

 

“Guarda che ci risiamo. Mi ero allontanata e lui s’è avvicinato nuovamente . Per me non è casuale”

 

Tu, da bravo maritino, ti protendi in avanti e guardi verso di me, per farle intendere che non sei indifferente al suo imbarazzo. La conforti: “Ma, no. Sta guardando il film… stai tranquilla.

 

“Devo stare tranquilla, dici..?”

 

Lei volge il viso verso di te ma tu non sai interpretare il suo sguardo enigmatico.

 

Non è interrogativo e nemmeno supplichevole di aiuto.

 

Nel momento in cui Francesca solleva impercettibilmente il sopracciglio, intuisci che forse sta maturando l’idea di lasciar fare quello sconosciuto. E le ribadisci sottovoce: “Ma, si. dai… E poi cosa potrebbe mai fare? Con me presente… E in un cinema, poi!?”

 

Lei si stringe attorno al tuo braccio. E al mio nuovo assalto di piede, forse per ripicca non si scansa più.

 

In quel momento tu mi vedi fare leva sulla punta del piede per avvicinare il mio ginocchio al suo.

 

Lei ha un sussulto e tu la rassicuri portando la tua mano sulla sua gamba.

 

Il tuo palmo le stringe dolcemente la coscia.

 

Eh, si.

 

Vorresti rassicurarla ma sei troppo eccitato per risultare naturale nel tuo comportamento.

Ma questo non ti impedisce di percepire tutta l’emozione contrastante che lei sta vivendo.

Le leggi in volto la sua voglia di prestarsi al gioco, abbandonandosi all’ovvia natura femminile ma anche la paura delle conseguenze che deriverebbero da un malinteso madornale.

 

Avete fantasticato mille volte, mentre eravate immersi nella vostra intimità, fingendo di far partecipare un altro alle vostre sessioni amorose.

 

Con la scusa di aggiustarsi il soprabito sulle spalle, Francesca getta uno sguardo nella mia direzione.

 

Una rapida occhiata è sufficiente, ad una donna, per valutare situazioni anche più complesse di questa.

 

Mi sembra di leggere nella sua mente: “Avrà poco più di quaranta anni. Che sfrontato! Non mi conosce nemmeno e come può illudersi che io stia al suo gioco? E poi, non lo vede che sono in compagnia del mio uomo? E Marco non è certo trasparente!

A proposito… Marco… La sua reazione è stata piuttosto tiepida quando gli ho detto che questo tizio mi stava importunando… vuoi vedere che..!? No, non credo… Insomma, non lo penso capace di…”

 

Sta cercando di mettere ordine nei suoi pensieri, quando le cade la borsetta.

 

Piegandosi verso terra, nel raccoglierla, non può evitare di far aderire con maggior forza la sua gamba alla mia.

 

Ne approfitto per sancire definitivamente che il contatto tra le nostre cosce è un netto atto volontario.

 

Lei nel risollevarsi si accorge che altri due uomini si sono seduti proprio dietro di noi.

 

Sono Gianluca e Domenico, due miei amici. Ci copriranno le spalle, come d’accordo, impedendo ad altri di avvicinarsi inopportunamente ed eventualmente intervenire con discrezione per allontanare presenze estranee al gioco.

 

Questi nuovi arrivati la riportano ad uno stato di prudenza dal quale si stava lentamente affrancando.

 

Lo deduco dal fatto che Francesca sistema la sua borsetta a baluardo delle mie avanches.

 

Allontano la mia gamba, ma solo per pochi secondi. Il tempo sufficiente per farla sperare che io abbia desistito. Ma non è così…

Riavvicino il ginocchio, dopo aver messo la mia mano tra la sua coscia e la mia. Naturalmente, col palmo rovesciato verso di lei.

 

Mmmh! Che delizia il contatto con quel nylon! Ancor più delizioso è il calore che mi trasmette la sua gamba.

 

Abbasso lo sguardo verso quella calza grigio cenere e prendo a massaggiarle la coscia con piccolissimi movimenti.

 

La sento prendere un respiro. Non vuole perdere il controllo…

 

Tu, come per un segnale convenuto, le cingi le spalle col braccio, scostandole i capelli e scoprendole il collo.

 

E’ il via per i miei amici.

 

Gianluca, il mio amico, porta i polpastrelli dell’indice e del medio della mano destra sulla delicata pelle che sta immediatamente sotto il collo, in un impercettibile massaggio.

Attraverso le finissime calze, avverto che Francesca ora ha la pelle d’oca.

 

L’altro mio amico, Domenico, da sinistra, invece, attraverso lo spazio che c’è tra le due vostre due poltrone, insinua la mano sopra il bracciolo e si porta in prossimità dell’ascella. Vuole arrivare ad impossessarsi di una tettina.

 

Tu stringi per un attimo la spalla a tua moglie, per rivelarle che è tutto sotto controllo.

 

 

Lei non reagisce… E capisce che tu… si tu! Tu sei complice di quella situazione.

 

Non ha tempo di decidere se deve o meno lasciarsi andare.

 

E’ confusa ma anche eccitata.

 

Mille volte aveva sognato di vivere una simile situazione. Ma mai aveva sperato che un simile sogno si potesse concretizzare davvero.

 

Non sa come deve reagire e non ne ha la forza.

 

Si sente svuotata.

 

E’ totalmente impossibilitata a reagire.

 

So che durerà poco la sua temporanea incoscienza, per cui devo approfittare, prima che si scuota e prenda lei a condurre il gioco.

 

La mia mano conquista rapidamente centimetri di pelle, fino ad insinuarsi sotto la minigonna, in direzione delle mutandine.

 

Le labbra di Gianluca si sostituiscono ai polpastrelli, nel massaggio sul collo

 

Il braccio di Domenico ha espugnato il reggiseno dopo essersi infilato sotto la camicetta e si sta godendo quella pelle morbida calda e delicatissima.

 

E tu… Tu sei lì inerte e corresponsabile: ti stai godendo tua moglie in estasi ed è come se tu vedessi tutto al rallentatore. Ti rendi conto di essere colui che sta vivendo il sogno più emozionante.

 

Fermi quell’immagine confusa, piena di mani, dita, tessuti, camicette, mutandine, cosce, lingue.

 

La stoppi come volessi memorizzarla e farne chissà quale uso.

 

Ti immagini già nei giorni successivi ad ucciderti di pippe al solo ricordo di quello che stai vivendo.

 

Non fai in tempo a realizzare questi pensieri, perché nel momento che segue, incroci lo sguardo di Francesca perso tra il terrore e il piacere. E’ in quel momento, con quel dialogo di sguardi, che intuisce che può, anzi deve

lasciarsi andare. Ormai è certa che tu sapevi, eri al corrente; che l’hai portata in quel cinema e l’hai fatta sedere accanto a me facendo scattare quella imprevedibile trappola. Le sorridi. Sta per rispondere al tuo sorriso, ma non ci riesce.

 

Socchiude le labbra; chiude gli occhi e manda indietro la testa emettendo emette un sordo mugolio. Proprio nello stesso istante in cui ho infilato le mie dita sotto le mutandine e mi sono appropriato della sua prugna odorosa.

 

Le prendi la mano e la poggi sopra il tuo sesso. Vuoi che lei ti riconosca il ruolo di artefice di quel gioco.

 

Un gioco che prosegue su un percorso che ne tu ne lei conoscete ma che avete sognato e desiderato di intraprenderlo mille e mille volte.

 

Inizia a respirare forte. Sente le tempie che le esplodono per l’eccitazione.

 

Tu la baci sulla bocca.

 

Prendo la sua mano libera e la infilo nella mia patta che nel frattempo avevo aperto.

 

“Ti amo” le dici, mentre il tuo braccio che prima le cingeva la spalla, ora la induce ad abbassare la testa verso il mio pube.

 

Non se lo fa ripetere.

 

Ormai è soggiogata dai sensi.

 

Si inchina verso il mio sesso.

 

Lo tira fuori, lo annusa con allargando vistosamente le narici.

 

Vuole godere anche di quel profumo inedito; l’ afrore di un cazzo che non è quello del suo uomo.

 

A te sembra che lo stia adorando.

 

Stai maturando la convinzione che si, hai fatto bene a fare questo dono alla tua femmina.

 

Intanto Gianluca e Domenico, da bravi complici, quali li ho svezzati, da dietro la poltrona hanno messo una mano sotto il sedile e le stanno sollevando la minigonna, lasciando scoperte le cosce e le candide mutandine.

 

Per agevolarle il bocchino che sta per principiare, sfilo le mie dita dalla sua fica e te le metto sotto il naso. Voglio che tu le annusi. Che senta l’odore acre e dolce della trasgressione. Le dita di un altro maschio, che hanno profanato la fregna umida della tua donna, ti vengono offerte come dono.

 

Inspiri lentamente quel magico effluvio.

 

Lecchi i suoi umori direttamente dalle mie dita.

 

Ti gira la testa dall’eccitazione.

 

Ti stai masturbando.

 

Ti porgi in avanti per gustare meglio il momento in cui Francesca, si sta facendo scivolare il mio cazzo in bocca. Lo fa molto lentamente. Per lei è un sogno che si concretizza.

 

Domenico, intanto, che il più piccolo di noi tre, di età ma anche di statura, si è portato nella nostra fila di poltrone e ti chiede di farlo passare.

 

Cammina carponi per non dare troppo nell’occhio.

 

Scavalca la tua postazione e arriva ad inginocchiarsi davanti a lei; le allarga delicatamente le gambe e affonda il viso nel sesso della tua troia.

 

Ma c’è un impedimento: le mutandine.

 

Domenico le afferra con i denti e le strappa via con ardore e destrezza.

 

Questo fa mugolare di piacere Francesca, che sussulta e inizia a grondare ciprigna sulla poltrona del cinema.

 

Dopo un po’ che la sta leccando, Domenico viene invitato da Francesca ad alzarsi.

 

Capisco che è arrivato il momento in cui lei vuole prendere le redini in mano.

 

Domenico si alza in piedi, le sussurra qualcosa all’orecchio e si slaccia i pantaloni. Tira fuori il suo grosso membro.

 

Francesca non trattiene un moto di sorpresa e tu capisci in quel momento perché Domenico, seppur di statura piccola faccia parte del nostro gruppo: è come quelle statuine di satiri ritrovate a Pompei: bassino ma con un cazzo da cavallo, in larghezza e lunghezza.

 

Si porta vicino a Francesca, che si è ulteriormente distesa sulla poltrona protendendo il bacino verso il mio amico che pian piano le infila il cazzo tutto dentro, fino in fondo e poi si immobilizza, impalando la tua donna. Tu la vedi così: la testa poggiata sullo schienale mentre ti guarda. Domenico comincia a pomparle dentro la sua carne.

 

Lei riceve un bacio da Gianluca che è ancora alle sue spalle e le sta tenendo le tette. Un bacio che parte delicatamente e poi diventa sempre più voluttuoso man mano che Domenico aumenta il ritmo.

 

Pochi colpi e il mio amico scarica tutta la sua sborra bollente dentro la fica di tua moglie.

 

Poi si fa da parte sedendosi oltre la tua postazione.

 

Il mio cazzo che non resiste più alla voglia di infilare la tua Francesca è diritto in piedi.

 

“Ne vuoi ancora?” le chiedo.

 

Lei non se lo fa ripetere.

 

Si alza, traslando verso di me, e sempre di spalle si impala sul mio cazzo con un colpo solo. Inizia a cavalcare prima lentamente e poi con maggior vigore. Sento la mia cappella urtare contro l’utero.

 

Anche Gianluca, dietro di noi, all’ultima fila, si è alzato in piedi.

 

Ha il cazzo in mano.

 

Lui è alto e può permettersi di stare in quella posizione facendo capitare il membro all’altezza della bocca di Francesca, che si volta e se lo fa scomparire in gola.

 

Mi sta cavalcando con consapevole foga, la tua bella zoccola.

 

Ancora pochi colpi. Non credo che resisterò a lungo.

 

Anche Gianluca sta già per venire; il fusto del suo membro comincia a sussultare vistosamente. Lei serra le labbra con l’intento di trattenere ed ingoiare i numerosi fiotti caldi del liquido seminale. La vedo deglutire e non mi trattengo più. Le sto irroro le ovaie, mischiando il mio seme a quello di Domenico. Un orgasmo che mi sembra senza fine.

 

Esauriti i miei ultimi sussulti, lei si solleva e riprende la sua postazione nella poltrona.

 

Prima la baci sulla bocca per raccogliere il sapore di Gianluca, poi ti inginocchi davanti alla sua fica ancora aperta, mentre ti spari l’ennesima sega, lecchi tutto quel che cola da quel fiore.

 

Intanto io e miei amici ci prepariamo ad andarcene.

 

Dopo tre minuti la luce in sala si riaccende.

 

E’ finito il primo tempo.

 

Noi siamo spariti.

 

Tu sei seduto accanto a Francesca.

 

Lei ha indossato il soprabito sopra a… non so più cosa sia riuscita a rimettersi indosso.

 

Aspettate l’inizio del secondo tempo per recuperare un’ apparente normalità.

 

Sembra che non sia accaduto nulla.

 

Gli spettatori si alzano per andare a fumare o a prendere qualcosa al bar.

 

Voi, no.

 

Non è il caso.

 

Già, non è il caso.

 

Almeno fin quando il rossore della vostra eccitazione non sarà passato…

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