Skip to main content
Racconti Cuckold

APPUNTAMENTO COL PASSATO 4 – Finale

By 8 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Forse il grassone, doveva consegnare qualcosa o aveva bisogno della consulenza di Osvaldo per qualche problema di lavoro.
Allora decise che era meglio aspettare in casa, ma con un guizzo di furbizia, non si fermò dabbasso, per non essere visto immediatamente e per scrutare meglio che intenzioni avessero.
Si spostò rapidamente di sopra, da dove avrebbe potuto sentire perfettamente cosa si dicevano, per poi scendere da loro, appena la moglie lo avrebbe chiamato.
Un pensiero assurdo e impossibile gli attraversò la mente: un tradimento?
Ma no, era del tutto inconcepibile!
C’ era tutto il mondo a disposizione per farsi fottere da chi le pareva, ma qui, a casa, sapeva perfettamente che il marito c’ era o ci sarebbe stato a momenti … a meno che … ma non volle nemmeno concretizzare un pensiero tanto incredibile.
Aspettò nell’ ombra per qualche minuto: cinque, sei … poi sette e otto.
Ma quanto cazzo ci mettevano ad entrare in casa, cosa avevano mai da dirsi in giardino?
Eppure, niente!
I minuti passavano, ma non arrivava nessuno.
Allora gli venne un idea.
Uscì dal balcone e raggiunse, con lo scaletto, il terrazzo delle antenne, da lì, come già sapeva, era possibile avere una visuale perfetta del parco dall’ alto senza pericolo di essere visto.
Si avvicinò al cornicione, acquattandosi per non essere visto, mentre lui vedeva facilmente di sotto.
Incredibile: Melania e Nicola erano ancora là fuori a chiacchierare con noncuranza, come due fidanzatini.
Il grassone era appoggiato col sedere sulla sua auto, mentre la moglie gli stava davanti, anche troppo vicina: parlava e si muoveva in maniera civettuola, sorridendo spesso.
Sempre più strano, pensò Osvaldo, non trovando ancora il coraggio di ammettere che, di una situazione del genere, avrebbe dovuto essere geloso. Soprattutto per il fatto che Melania gli aveva più volte confermato che era stata con quel ragazzo solo perché se lo trovava sempre intorno, per pigrizia e per avere comunque un appoggio, per essere più libera dalle regole della famiglia.
I suoi avevano fiducia in Nicola e grazie a lui, la ragazza poteva uscire con gli amici e fare tardi a suo piacimento.
Osvaldo sussultò: non riusciva a credere ai suoi occhi.
Melania si era spostata lievemente più lontana da quell’ uomo, per essere libera di sbottonarsi languidamente la camicetta.
Prima di sfilarsela del tutto, si guardò intorno per essere sicura che nessuno la vedesse, ma il parco era completamente deserto.
Suo marito era sbigottito e fu tentato di mostrarsi e gridare a squarciagola per la rabbia e la sorpresa … ma era certo che tutto questo non stava succedendo per caso, dovette fare un grande sforzo su se stesso per trattenersi, ma doveva aspettare!
Melania era moglie e complice della sua vita da vent’ anni, se quella cosa non aveva uno scopo, voleva dire che doveva preoccuparsi, non per le corna, ma perché sua moglie era completamente impazzita.
Sbuffando di rabbia repressa si mise più a suo agio per seguire quello spettacolo che sembrava più un film che la realtà.

Melania intanto aveva tolto del tutto la camicetta e l’ aveva riposta su una panchetta del giardino. Quanto era bella!
Adesso più di prima, con il solo reggipetto e la gonna stretta e fasciante, si stagliava alta e statuaria, mentre i seni cercavano di esplodere dalle coppe che li serravano a malapena.
Osservando attentamente, Osvaldo si rese conto che l’ altro uomo era eccitatissimo e sbavava letteralmente a vedersela vicino, però non si muoveva di un centimetro, probabilmente era stato ammaestrato a restare immobile se non voleva che il sogno svanisse.
Ora Melania, sempre con movimenti molto fluidi e un po’ da zoccola, si stava facendo scendere la gonna, lentamente, giù giù liberando pian piano lo spettacolo delle mutandine chiare, modello perizoma, il reggicalze semplice e le calze eleganti.
Osvaldo non potè trattenersi dall’ intostare lentamente il cazzo nei pantaloni, e sbirciando con attenzione si rese conto che anche l’ uomo grasso, bloccato alla sua macchina, aveva un bitorzolo gonfio, che si notava di sopra i calzoni.
Melania continuava ad esibirsi per quel coso … quel grosso coglione, ma, finalmente gli venne in mente … probabilmente anche per suo marito.
Passato il primo scatto rabbioso lui non poteva che ammettere che in altro caso, se lei voleva davvero scoparsi l’ altro, avrebbe potuto farlo dove meglio le pareva e quando le faceva più comodo.
Il marito non l’ aveva mai controllata, né seguita, né bloccate nelle sue iniziative personali.
Oppure, per assurdo, era stata talmente furba da pensare di farsi quell’ uomo in modo facile e poterla fare franca, che lui la scoprisse o no.
Ecco: se lui non c’ era e non si accorgeva di nulla, lei poteva nascondere comodamente l’ accaduto, mentre in caso contrario, poteva sempre raccontare che aveva fatto sesso col grassone, per far avverare i desideri reconditi di suo marito.
Pensieri da troia … e che fosse una troia lo dimostrava quello spettacolo stupendo che aveva appena inscenato per l’ uomo e per suo marito, nascosto sul tetto.
Melania languidamente, con le mani a coppa si raccolse i grossi seni e li fece trasbordare dal reggipetto, uno dopo l’ altro. I capezzoli erano rigidi e turgidi, si vedeva che era molto eccitata.
Ancora e piano, si tolse le piccole mutandine … era tanto appetitosa con quella fighetta piatta e piccina, con solo uno sbaffo di peli scuri al centro, come una virgola che volesse indicare dove voleva ricevere il cazzo.
Si girò più volte su se stessa, languida e sorniona, con un sorriso abbozzato e libidinoso, che Osvaldo non le conosceva.
L’ altro voleva morire, era evidente. Si contorceva continuamente, obbligato al suo posto, e dallo sguardo ottuso e attonito, sembrava quasi in ‘trance’.
Non sentì le parole, perchè Melania parlò a voce bassa, ma probabilmente dovette impartirgli qualche ordine preciso … o un permesso: dato che, immediatamente, l’ uomo incurante di trovarsi all’ aperto e in un luogo a lui estraneo, con gesti grossolani si liberò dei pantaloni, incespicando sulla ghiaia col rischio di cadere.
Lo stesso fece con la camicia, restando vestito in modo squallido, con le scarpe e i calzini bianchi, uno slip bianco che si fermava sotto il pancione e la canottiera di cotone, che ne copriva il fisico osceno.
Non aveva fianchi, il petto era grosso e ricordava quello di una matrona, il culo stretto e piatto, evidentemente peloso, a completare il quadro un paio di brutti occhiali da miope si perdevano sul faccione rasato.
Osvaldo rise tra se, ripensando a una battuta che aveva pronunciato molte volte: ‘La bella e la Bestia, insomma!’
Unica nota eccitante in quel quadro disperato era lo slip, che non riusciva a stare al suo posto perché veniva spalancato sul davanti da qualcosa di grosso che desiderava di esplodere, evidentemente.
Era il membro di quell’ uomo, eccitato all’ inverosimile da sua moglie e che tra poco lei stessa avrebbe visto dal vivo, per forza di cose.

Questo pensiero fece rimescolare la pancia di Osvaldo, si sentiva male e si eccitava allo stesso modo, dovendo accettare l’ ineluttabile destino che stava per compiersi.
Era certo che sarebbero accadute una serie terribile di cose davanti ai suoi occhi e che lui non sarebbe intervenuto, restando impietrito da un piacere doloroso, viscerale, che lo bloccava come fosse legato. Destinato ad assistere alla scena di un altro, e ‘quale’ altro poi, che si sarebbe goduta sua moglie e che le avrebbe provocato il piacere, esplorandola in tutto il corpo, toccando le parti più intime e segrete, sporcando le sue parti più recondite con la sua bava eccitata e, magari, con il suo sperma.
Quell’ energumeno scacciato dalla sua vita come un cane bastonato più di venti anni fa, adesso, grasso, brutto, e più osceno di prima, si sarebbe preso la sua vendetta e nel peggiore dei modi, ne era certo.
Era evidente che non era stato lui a cercare Melania, ma che la sua stessa moglie lo aveva contattato per donargli tutta se stessa e tutto il piacere che lui non poteva nemmeno permettersi di sognare.
Era come se quell’ uomo fosse stato baciato dalla sorte, come se avesse vinto al gioco …
Per anni aveva desiderato Melania e chissà quante seghe si era tirato pensando alla figa di sua moglie, senza poterla neppure accostare, ed ora, improvvisamente, lei era li, nuda e disponibile, pronta a prendere piacere dal suo membro e a donargli il suo corpo per fargli sfogare la sua voglia di farsela.
Osvaldo intanto ipnotizzato da quella situazione, non poteva farci niente e desiderava solo aspettare che tutto si compisse dinanzi ai suoi occhi per soffrirne, godendo.
Melania adesso si era abbassata in avanti, a novanta gradi, voltando le natiche verso Nicola, si aprì con le mani la vulva per fargliela vedere, lui si contorceva in modo pietoso, era vulnerabile e osceno in quella squallida tenuta, seminudo in quel giardino estraneo, come se anche lui fosse sottoposto dalla donna ad una irrinunciabile, eccitante, tortura.

Il marito credette di non farcela quando vide Melania accostarsi a Nicola e parlargli sorridendo, capì subito cosa si erano detti, perché la donna gli permise di lasciare il posto che gli aveva riservato e, portandolo, per mano, lo condusse, poco più in là, presso l’ albero di noci che svettava sul sentiero.
La posizione era proprio di fronte a Osvaldo, che pensò che fosse stato fatto apposta, infatti si vedeva benissimo ciò che accadde: Nicola aveva le mani sui fianchi e, di sicuro, l’ ordine di non toccarsi, Melania invece si chinò con disinvoltura e gli cercò il membro nello slip, per poi tirarlo fuori e raccogliere il bordo dello slippino dietro la sacca delle palle, in questo modo tutto il pacco di Nicola era in piena evidenza.
Osvaldo si sentiva morire: Nicola aveva un bestione tra le cosce, un bitorzolo grosso e nodoso, che sembrava l’ apice di un randello.
Non era lunghissimo, anche a causa del pancione che lo opprimeva di sopra, ma era veramente grosso, infatti Melania, che subito lo prese in mano, non sarebbe mai riuscita a chiuderne la circonferenza con le dita.
La donna, come trattasse con un bambino, gli teneva il cazzo puntato in avanti, standogli a fianco, e con l’ altra mano gli carezzava il culo peloso. Sapientemente non gli dava fretta, sembrava una mammina che fa fare la piscia al suo piccolo.
Aspettava, senza emozione, che Nicola trovasse la concentrazione necessaria per pisciare, Osvaldo pensò addolorato alla sicurezza con cui si era mossa; conosceva bene il cazzone di quell’ uomo e chissà quante altre volte lo aveva già fatto.
Nel silenzio della sera che incombeva, tutto tacque per un paio di minuti poi, finalmente, un filo di orina sgorgò dal buchetto di quel pene e lo liberò in una lunga e copiosa pisciata.
L’ eccitazione aveva ormai avuto effetto anche su Melania, la donna si sentì ‘padrona’ del suo schiavo, come ai vecchi tempi. Era abituata a castigarlo, comandarlo, ma anche a coccolarlo amorevolmente come un bambino disubbidiente.
Si abbassò con la bocca per raggiungere il pene, che ancora gocciolava, e iniziò a leccarselo, per pulirlo accuratamente da ogni residuo di pipì: Con la lingua scavava intorno al prepuzio, penetrando ogni interstizio tra la pelle e la testa del cazzone di Nicola.
Poi, ritornò verso l’ auto e ordinò a Nicola di levarsi anche le mutande.
Osvaldo guardava e arrapava, sorpreso dallo spirito di iniziativa di sua moglie, quasi involontariamente si ritrovò col pene fuori dalla patta e cominciò a carezzarselo, mentre fissava quelle scene raccapriccianti.
Inaspettatamente Melania entrò nell’ auto dalla porta posteriore e armeggiò all’ interno per aprire il vetro dello sportello. Nicola, come un povero burattino, ma col cazzo sempre tosto, se ne stava li, in attesa di capire cosa avrebbe potuto aspettarsi da quella donna meravigliosa … che, ne era certo, sarebbe stata ancora una volta tutta sua.
Gli girava la testa per la gioia e l’ emozione, pensò disgustato a sua moglie, la donna scialba e insignificante che lo aspettava a casa.
Melania si rivolse ancora al grassone, ma Osvaldo non poteva sentire, quindi spiò la scena con attenzione, stranamente Melania era salita nella macchina … ma da sola.
Vide Nicola avvicinarsi allo sportello inferiore, da quella posizione gli voltava le spalle: era orrendo con le sue esagerate maniglie dell’ amore, le spalle pelose sotto la canottiera bianca, di sotto indossava solo i calzini e aveva ancora le scarpe ai piedi.
Vide che una volta arrivato presso lo sportello, si posizionava rispetto all’ auto in maniera strana e scomoda, come se volesse accostarsi più del necessario. Si sollevava lievemente sulle punte e si vedeva che le due chiappe pelose si muovevano, come a cercare una posizione comoda …. ogni tanto stringeva il culo come per aiutarsi a spingersi in avanti.

Che cazzo accadeva?
Si chiese Osvaldo, vedendo che l’ omaccione semi nudo non trovava pace, sembrava volesse entrare nello sportello e si agitava; poi, guardando meglio, capì.
Melania era comodamente seduta come una passeggera, ma da dentro la macchina gli stava facendo un pompino
A Osvaldo mancò letteralmente il respiro. Si spostò su un lato per vedere meglio.
La testa di sua moglie si agitava vogliosa per permetterle di ingurgitare e leccare il grosso cazzo.
Nicola dal canto suo, in preda agli spasmi del piacere, la teneva per la nuca spingendole la testa verso le palle, fino a soffocarla.
Era troppo arrapato per resistere a lungo, Melania da come l’ uomo si contorceva lo capì, dopo alcuni minuti di pompino, si precipitò fuori dalla macchina, e si adagiò in ginocchi, davanti a Nicola, usando un cuscino preso dalla vettura.
Si riavvicinò al bitorzolo enorme di Nicola e agitandolo con le mani e accogliendolo tra le labbra lo portò sù e sù di giri, fino a quando dal suo cazzo partì l’ eiaculazione.
La roba bianca non finiva mai di uscire, colpì Melania un po’ dappertutto, schizzò sui seni, sui capezzoli, sulle gambe … altre gocce erano sui capelli, ma una gran parte dello sperma era sul suo viso e sulle labbra, da dove lei adesso lo leccava, insaziabile.
Nicola se n’ era venuto con un grido trattenuto e agitando il corpo in avanti mentre schizzava, mugolando.
Osvaldo si masturbava infelice e arrapato, mentre Nicola non sentiva più le gambe, il suo cazzo ebbe un lieve cedimento e si afflosciò un poco.
Restò immobile, non aveva avuto ordini successivi!
Melania, sempre inginocchiata si dedicava a farsi un ditalino tutto suo … ma era decisa a prendere ancora cazzo dentro di se.
Osvaldo sperò che fosse finita, ma si sbagliava doveva subire ben altro e vedere fino a quanto sua moglie si sarebbe fatta profanare da quell’ energumeno, che lui aveva sempre sottovalutato, considerandolo inferiore.
Ora, quel porco si prendeva la sua rivincita e si era appena fatto fare un bocchino da sua moglie, con tanto di ingoio.
Ma, in effetti, non finiva li.
Nicola si stava riprendendo.
Poco dopo Melania tornò in macchina, come se recitassero lo stesso copione e ancora una volta, Nicola tornò a cercare una posizione soddisfacente, agitandosi attaccato alla portiera, come se non trovasse pace.
Quando iniziò a spingere costantemente e le natiche scure di peli, si stringevano e si allargavano nello sforzo, Osvaldo si rese conto di cosa era cambiato.
Quella cagna di sua moglie si era sistemata sul sedile alla pecorina, e porgeva dal finestrino il culo immacolato, svirgolato dall’ eccitante reggicalze e dalle calze di seta, mentre Nicola aveva poggiato il pancione sulle sue natiche, per ottenere maggior penetrazione e per migliorare le sue spinte la tratteneva con le grosse mani, dai fianchi, godendosene le natiche col tatto.
Ormai Nicola era esploso una prima volta e adesso non aveva più alcuna fretta di venire, conservando un ottimo controllo sul suo notevole cazzo. Come ai vecchi tempi si chiavava la sua bella, ed ogni colpo era più delizioso perché gli sembrava di fottersi anche suo marito, quel borioso, insignificante, che l’ aveva strappata a lui, tanti anni prima.
Nella sua fantasia limitata, non capiva di essere l’ oggetto del piacere di lei e che veniva adoperato per dar piacer anche a lui.
Chiavava il membro con costanza nella vagina delicata e stretta, proprio come la ricordava lui. Era in paradiso e fottevacon gli occhi socchiusi.
Non immaginava che il marito di Melania, si stava facendo la sega, a pochi metri da lui, arrapato dalle sue performance erotiche.
Si era fatta sera, ormai.
Osvaldo giocò la sua carta, senza conoscerne l’ effetto possibile: fece un salto di sotto e accese tutte le luci in giardino.
Poi raggiunse di nuovo la sua postazione.

Appena le luci illuminarono di nuovo la scena, Nicola ebbe un balzo per la sorpresa, ma Melania fu lesta e si inventò la scusa di un interruttore crepuscolare che, in realtà, non era mai esistito.
Ora lei era certa che il marito era in casa e che … aveva visto tutto.
Come interpretare il suo silenzio?
Approvava o l’ avrebbe odiata per tutta la vita?
Nicola si era un po’ perso, le luci improvvise lo avevano spaventato.
Melania decise di giocare tutte le sue carte, conosceva troppo bene il suo lui, per non essere sicura che era arrapatissimo da quel che vedeva. Scese dalla macchina e si portò il suo cavaliere in bella mostra, presso una panchina ben illuminata.
Osvaldo si rese conto che lei non era per nulla sorpresa dalla sua presenza in casa, ma vide che era abbastanza troia da continuare quello spettacolo indecente, proprio davanti ai suoi occhi.
Si riprese il cazzo tra le dita, mentre subiva i maltrattamenti di sua moglie.
Melania seduta sulla camicia di Nicola, lo fece avvicinare per rifarglielo duro, con un pompino succhiante.
Se lo lavorava delicatamente ma con decisione e in poco tempo il cazzone che lei ricordava bene, si gonfiò nella sua bocca, dilatandola fino all’ estremo.
Quando Nicola fu arrapato al punto giusto, Melania si decise, anche se non si sentiva pronta ed era ben consapevole di quanto era doppio quel membro che aveva appena tenuto in bocca.
Nonostante gli anni passati, ancora ricordava quando per le inculate di Nicola, le erano uscite le lacrime, pur di sopportare lo sfiancamento anale.
Staccò la bocca dal cazzo eccitato di Nicola e si alzò, poggiandosi rilassata sulla spalliera della panchina, come se fosse lì, perfettamente vestita, a passare la serata con un amico.
Invece, con un cenno fece accasciare Nicola davanti a lei e lo sovrastò velocemente con le gambe, poggiandogli le caviglie sulle spalle.
Melania si sporse sul bordo della panchina, quasi a cascarne, con le cosce dilatata e la figa e l’ ano in primo piano.
Il povero Nicola non credeva ai suoi occhi, non avrebbe mai sperato di riavere a disposizione tutta quella bontà divina, inoltre con l’ età la ragazzina era diventata donna, mettendo la giusta carne nei punti strategici, più matura nella decisionalità e più porca che mai.
Sapeva che lei lo comandava e lo usava per i suo piacere e sapeva anche che il suo stesso godimento era subordinato alle decisioni di lei, ma mai, proprio mai, si sarebbe rifiutato di fare qualsiasi cosa gli chiedesse, pur di non perdere di nuovo quella delizia … quel paradiso.
La donna fece abbassare Nicola perché si mettesse a sua disposizione leccandola tra le gambe spalancate, accuratamente.
Si guardò intorno per mettersi bene in mostra, cercando di fare in modo che dalla casa si vedesse bene. Poi si preparò al sacrificio finale.
Staccò la faccia dell’ uomo dalla sua figa, dove la bocca stava pasteggiando senza tregua, e lo osservò.
Era grasso e grossolano, ma aveva quel fungo grosso e scorbutico tra le gambe, che spuntava osceno da sotto il pancione largo e discinto.
Rispetto a lei era un mostro un rappoero con una dea, la cosa aveva un suo fascino misterioso, le sembrava di essere desiderata da una bestia in calore, senza cervello e dedita solo al piacere, su sua richiesta.
Si sentiva inebriata, come se fosse una fata benefattrice che dona un sogno a un misero mortale.
Intanto suo marito guardava e non sapeva quali altre prove dolorose lo aspettavano, si teneva il cazzo in mano, stanco di tenerlo duro senza riuscire a venire neppure una volta.
Ma ciò che vide adesso era veramente il colmo: la moglie dopo essersi fatta slinguare sulla panchina, si inarcava sulle spalle di quell’ energumeno, facendo leva sui talloni, che poggiavano sulle spalle di lui.
Intanto con le mani si apriva oscenamente le chiappe, mostrandogli il buchetto del suo ano, bruno e voglioso.

No, non poteva succedere!

Le due figure erano di profilo ed era ben evidente sotto il pancione dell’ uomo quel grosso tappo di carne, grosso come una pannocchia.
Il porco capì, sbavando dal piacere: le mani libere cominciarono a esplorare quel culetto, pregustandosi il piacere che lo attendeva.
Era tremendo per il marito starsene lì, più arrapato che mai, ma frustrato, schiacciato da quelle scene orribili, che però esaltavano in lui tutta la dipendenza dalla sua stessa depravazione.
Ormai, quella punizione durava da quasi un ora e per fortuna, non era arrivato nessuno: Osvaldo era certo che in certi momenti di totale eccitamento dei sensi, quei due non si sarebbero fermati neppure sotto le luci di un palcoscenico.
Si era arrivati a tutto questo per colpa sua in fondo, troppo aveva insistito, domandato, stuzzicato … di certo Melania aveva dovuto credere che per lui fosse importante assistere a quel tipo di scopata, perchè lei, da moglie tranquilla e fedele, non gli avrebbe mai trasmesso, altrimenti, quelle sensazioni, che solo un comportamento da gran puttana poteva procurare.
A quel punto, commosso, si augurò solamente che tutto lo show non fosse solo una recita, per sua moglie, ma che lei traesse, da quel rapporto tremendo, le stesse potenti sensazioni che stava donando a lui.
Intanto, nell’ aia, il grassone aveva massaggiato per benino il basso ventre della sua dea e vittima sacrificale, allo stesso tempo.
Si accostò e avvicinò il glande grosso dal desiderio e arrossato dallo sfregamento, decise che era ora che le riempisse per benino il buco floreale che lei gli donava, ancora una volta, dopo un’ attesa di anni e anni.
Nonostante il fresco della sera incipiente, si era tolto la canottiera ed era tutto imperlato di sudore, persino sotto il cazzo: grondava.
I seni grossi sembravano quasi quelli di una vecchia sfatta e cascavano sul pancione molle.
Infatti per cacciare agevolmente quella preda con la sua ‘lancia’ era costretto a tenersi il pene in mano, mentre con l’ altra si spingeva il pancione verso l’ alto, affinché non facesse spessore, a tal punto da rendere il culetto di Melania irragiungibile.
Invece, così facendo, il bastone nodoso si ergeva perfettamente libero e puntuto: il furbo uomo, allenato ad usarlo nonostante la trippa, se lo teneva da sotto, per le palle. Era lampante che, una volta penetrato in lei, voleva affondarglielo tutto nelle le natiche.

Ecco!
La caccia era arrivata al suo acme.
La capocchia di lui aveva centrato il buchetto ed era ovvio che non si sarebbe tirato indietro.
Dal terrazzo, Osvaldo, che vedeva perfettamente la scena, sentì il gigante mugugnare di piacere.
In cuor suo, si augurò, che lui sborrasse subito, come risultato della forte tensione accumulata, ma era una speranza ingenua.
Lo vide spingere e avanzare deciso, mentre sua moglie emetteva gridolini soffocati.
Purtroppo erano mesi che lui non la inculava e, praticamente era tornata come vergine, di dietro.
Quando il cazzo entrò completamente, le gambe di Melania scattarono da sole, involontariamente, spinte dal dolore e dal nervo che era stato sollecitato da quella dilatazione forzata.
Prima le teneva piegate, con le ginocchia verso l’ alto e i piedini sulle spalle di Nicola, ora invece erano diritte e perpendicolari, e non cadeva solo perché l’ uomo se la teneva a portata di cazzo, con le mani sotto le natiche delicate.
Passata la fase cruenta della dilatazione dello sfintere, si sistemarono comodi per potersela godere entrambi.

La donna appoggiò i polpacci sulle spalle di lui, mentre Nicola, raccolto il pancione molle, lo calò sul ventre di Melania.
Era tremendo vederli, perché lui grasso com’ era, l’ aveva circondata, facendo si che da lontano sembrassero una sola carne fusa.
Solo le natiche piatte e pelose, che si muovevano voluttuose in mille posizioni, indicavano che la penetrazione stava avvenendo perfettamente.
Dai movimenti sinuosi e roteanti che ripetevano all’ unisono, ancorati da quel bastone carnoso che Melania aveva in corpo, si comprendeva che non solo lui le dava dei colpi perpendicolari e profondi, ma che le roteava anche la mazza dentro, quando era tutto piantato nel culo della moglie di Osvaldo.

Nicola se la inculava di gusto, perduto nei suoi sogni proibiti.
Approfittò dei suoi polpacci, sistemati per tenersi sulle sue spalle, per baciarle le gambe e aiutandosi con le mani i piedini inguantati dalle calze color carne.
Mentre fotteva, le aveva sganciato pian piano i nastri del reggicalze, che giacevano inerti e ballonzolavano ai lati del culetto di lei ad ogni botta.
Con le mani grossolane, le aveva liberato la carne tenera delle cosce e ci viaggiava come un forsennato.
Si godeva quel contatto e ogni tanto infilava le dita nelle calze, che avevano perso tensione, discendendo all’ altezza del ginocchio.
Questo rendeva il corpo di Melania ancora più discinto e arrapante e Nicola infilava la manona nell’ incavo del polpaccio, tra la calza flaccida e la carne delicata.
Da lontano Osvaldo guardava senza forze e non provava più alcun senso di ribellione, nonostante lo spettacolo oltraggioso che gli veniva offerto nel giardino di casa sua.
Ora, era solo questione di tempo, tutto era calmo, anche la sera.
Nicola pressava la sua carne flaccida sotto quel pancino delicato e si intuiva che l’ ammasso vibrante, nascondeva un manganello notevole che viaggiava nello sfintere di sua moglie.
Lei guardava le stelle e senza più remore si dava, totalmente, mentre con la destra si faceva un ditalino languido, quasi distratto: come fosse una ragazza annoiata, sola sul divano che cerca il piacere solitario.
D’ improvviso il grasso uomo grugnì come un animale e vibrò di piacere, scuotendo la carne flaccida e il pancione, adagiato sulla sua ‘vittima’.
Premette il cazzo dentro con tutte le forze, tanto che spostò in avanti la povera Melania, con tutta la panchina.
Si inarcava e sborrava, continuando a spingere e a grugnire, senza nessun controllo per circa cinque minuti.
Finalmente si sganciò dal culo di lei e il cazzone gocciolava, ormai senza forze, ma mantenendo quello spessore pauroso che Osvaldo non avrebbe mai dimenticato.
Melania, raccolse rapidissima le sue cose e lo liquidò immediatamente.
Corse in casa.
Il poveretto si rivestì alla meglio e ritrovato il giudizio si rese conto di quello che aveva rischiato.
Se fosse tornato il marito, poteva anche sparagli addosso.
Un brivido gli passò per la schiena, mentre si sentiva sempre più estraneo in quell’ ambiente sconosciuto.
Saltò in auto e se la squagliò velocemente.
Melania, nuda e tremante, nascosta nel suo ingresso, gli aprì il cancello elettrico.
Osvaldo scese di sotto e incrociò lo sguardo di sua moglie, invece di odiarla, l’ amò con tutto se stesso, perdendosi in quegli occhi smarriti.
– Almeno ti è piaciuto? ‘ chiese lui con finta disinvoltura?
– Tu che ne dici? ‘ ribatte lei, mentre raccoglieva le sue vesti sparse in giro.
– Beh, da quello che ho visto direi che te la sei spassata alla grande. –
– E’ vero, non pensavo di godermela tanto, ero convinta che avrei provato schifo, invece … ‘
– Invece? ‘ Osvaldo la incalzò, voleva capire.
– Invece sapere che tu c’ eri e mi osservavi mi faceva impazzire. E più pensavo che eri geloso e possessivo, più mi lasciavo fottere con gusto … mi sentivo come se avessi in mano il tuo cuore … Mi sentivo come se ogni botta che prendevo, la trasmettessi a te, insieme al piacere e al peccato che mi provocava. ‘
– Anche nel culo … avete fatto proprio tutto! ‘ disse lui provocatorio ‘ Forse non te ne sei resa conto, ma ti sei fatta sfondare per un’ ora e venti. ‘
– Ma sono riuscita a non venire … nemmeno una volta. ‘
– Non è VERO! ‘ disse Osvaldo.
– Si che è vero, però sono impazzita di piacere tutto il tempo. ‘ disse lei con un sorriso malizioso, poi aggiunse: – E tu? ‘
– No, nemmeno io sono venuto, ma mi sono masturbato come un ebete per tutto il tempo … mi sembrava di impazzire, ma di godere continuamente, vedendoti … fare. Che porca sei! ‘
– Trovi? ‘ Melania rideva ‘ vado a lavarmi tesoro. ‘
– No, aspetta ‘ Osvaldo la implorò ‘ voglio guardarti così come sei … come sei … adesso ‘
Lei era bellissima, era vero.
Discinta e goduta come una sgualdrina di porto, i seni traboccavano rossi per le manate, tenuti alti dal reggipetto che era ridotto a un nastro sotto le poppe, senza mutande si teneva le mani a coppa per non sporcare il pavimento con il carico di sborra, ancora calda, che tratteneva a stento nel culetto, il reggicalze era ormai una cintura chiara e inutile e aveva perso anche uno dei nastrini, le calze, flaccide sulle gambe, macchiate di sperma, e le scarpe col tacco ancora allacciate.
Sul suo viso, il trucco aveva perso consistenza, dandole un’ aria stanca, triviale.
Osvaldo era a pochi centimetri da lei.
Sua moglie odorava di estraneo, sporcata dal sudore e dalla sborra di Nicola. Che libidine.
– Così … ‘ disse ‘ non sei venuta nemmeno una volta? ‘
– Nemmeno una! ‘ confermò Melania.
– Allora voglio controllare, siediti qui ‘
– Va bene – disse lei remissiva e accettò la sedia che lui le porgeva.
Osvaldo si inginocchiò davanti a lei e le prese le gambe sulle spalle.
Scrutò con attenzione i buchi sfondati della moglie, si vedeva che il grosso cazzo di Nicola ci aveva lavorato per tutta la serata.
La figa era bagnata e sporca di alcune macchioline spumose, frutto del contatto con lo sperma di lui.
Mentre osservava e intostava il pene senza volerlo, con un gorgoglio, dall’ ano, fuoriuscì un fiotto di sborra opalescente … chissà quando profondamente Nicola aveva sborrato in lei.
Ora, il segno indelebile del suo ‘marchio’, il piacere che aveva provato nel culo di sua moglie, riaffiorava in tutta la sua cruda condanna.
Non era stato un sogno, la sborra estranea depositata in lei parlava chiaro.
Non resistette e si prese il cazzo in mano.
Ripensò a tutti quei movimenti convulsi che il grassone aveva effettuato alla fine dell’ inculata.
Non c’ erano dubbi, la sborrava …
Per tutto quel tempo e durante quelle parossistiche spinte, lui, aveva continuato a depositare sperma in Melania.
Non ce la faceva a resistere.
Si abbasso tra le cosce deliziose di lei e cominciò a leccare alacremente tutto ciò che gli offriva, i succhi vaginali, il clitoride eccitato, e anche il buco dell’ ano, oscenamente bagnato che gli restituiva in bocca il sapore dell’ energumeno, quindi senza pensare bevve anche la sborra dell’ uomo, che era molta di più di quanto potesse immaginare.
Infatti sollecitato dalla lingua il culo di lei non restituì qualche gocciolina profumata, ma vere e proprie colate di sperma dall’ odore inconfondibile.
Sempre più arrapato Osvaldo leccò senza dare tregua.
Appena sentì Melania che urlava. – Vengo, adesso vengo, tesoro mio … ‘ con la voce persa tra i singulti, inarcandosi per la sua aggressiva minetta.

Melania sapeva di essere leccata proprio lì, dove era piena di sborra, e non riusciva più a distinguere i loro ruoli: chi era vittima e chi carnefice in quel loro gioco depravato?
Tramite il suo ano, il marito che aveva sempre guardato con disgusto Nicola, stava leccando il piacere di lui.
Nicola stesso non poteva immaginare che l’ uomo che secondo lui gli aveva rubato la donna che amava, stava per venire masturbandosi come un dannato, mentre aveva il sapore della sua sborra sulla lingua e in gola.
Osvaldo non ce la fava più, con la faccia impastata di estro e di sborra, appena la moglie venne, si alzò in piedi e cominciò la sua lunga, estenuante sborrata, trattenuta per due ore.
Adesso sfogava, finalmente.
I primi schizzi raggiunsero la parete della cucina, ma tutto il resto della sborra colò sulla sua signora, mescolandosi ai liquidi depositati da un altro uomo, pochi momenti prima.
Solo le ultime gocce vennero risucchiate da Melania, che mentre finiva di venire con un ditalino liberatorio, glielo prese tutto in bocca.

Spossati e sconvolti, fecero la doccia separatamente per poi addormentarsi, finalmente innocenti, uno tra le braccia dell’ altra.

Leave a Reply