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Racconti Cuckold

Capezzolo retratto 05.1

By 14 Maggio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

i miei racconti
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Capezzolo retratto 05

Un consiglio, leggete prima i capitoli precedenti.
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=17487
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=17565
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=18642
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=18775

I ricordi di Teresa.
Indiscutibilmente lungo, perché i fatti narrati sono accaduti realmente.

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Capezzolo retratto. CAP 05 I ricordi di Teresa 1

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Questo è un racconto erotico e di fantasia. Ha delle basi scientifiche, ma che non si sostituisce al vero problema cui demando, a chi soffre veramente di questa patologia, di recarsi dal proprio medico di fiducia e di non fermarsi al primo consulto medico.
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‘… Mi vuoi raccontare la tua storia?’

Abbassai lo sguardo e contemplai il corposo vino. Per farmi coraggio, buttai giù tutto d’un fiato il contenuto del bicchiere e lo guardai. Le parole iniziarono ad uscire come l’acqua che scorre in un fiume.

Mi guardo attorno e vedo i luoghi a me cari. In questa casa ci sono praticamente nata e non solo cresciuta; il paese che inizia a poche centinaia di metri, ha visto le mie scorribande con i miei compagni e le mie amiche. Nella piazza del paese, luogo di ritrovo abituale dei giovani come dei vecchi, era in estate pieno di vita e quando la canicola e l’afa si faceva troppo sentire, ci si rifugiava sotto alle volte all’ombra, usate queste anche per camminare per non bagnarsi quando pioveva o per ripararsi dal freddo nella brutta stagione.

Tutte le domeniche o quasi andavo a messa, ma in quell’estate, oramai signorina da tempo, vi furono cambiamenti radicali che mi portarono ad essere quella che sono ora. Le mie esperienze si basavano a lunghe chiacchierate e a dicerie con le amiche, mentre con gli amici, avevo già avuto alcuni ‘incontri d’amore’, come li chiamavamo all’epoca.

Con il fiorire in donna, alcuni discorsi che ritenevo fastidiosi divennero per me fonte di interesse. Ho iniziato ad osservare i film con vero piacere quando si baciavano gli attori e fantasticavo quando l’avrei fatto anche io con il mio bellissimo ragazzo ideale, lui Mario, che abitava presso la piazza del paese.
La prima cotta non si scorda mai.

Come tutti i sogni di giovane donna immatura, si infransero scoprendo che usciva con la sorella della mia migliore amica. Era molto più grande di me ed aveva un bel seno florido. Decisi di provare a comportarmi secondo i canoni dei maschi per imparare e per capire cosa si provasse a fare gli ‘incontri d’amore’.

Le mie primissime volte accaddero nello sgabuzzino della canonica; mi appartai alcune volte con alcuni ragazzi e mi lasciai baciare e quando ne compresi come funzionava, li baciai anche io. Da timidi baci, si trasformarono in qualcosa di più e permisi al ragazzo di turno di palparmi il seno.

Quello che provavo in quelle circostanze mi piaceva. Era tutto nuovo per me e mi esaltava, quando avevamo finito quegli incontri ero accaldata, con tutti i sensi in subbuglio e per molto tempo restavo euforica. Ridevo per un nonnulla. Mi piaceva come i ragazzi mi ronzavano attorno e come si comportavano con il loro modo di adularmi e per come mi facevano sentire. Desiderata, ammirata e tutto questo mi faceva percepire di essere forte e matura. Pensavo e speravo di non comportarmi mai come quelle oche che si pavoneggiavano in piazza.

Con l’approssimarsi della fine della scuola, feci un passo ancora più avanti nelle mie scoperte. Inizia ad accarezzare e a toccare il loro ‘coso duro’ come lo chiamavo all’epoca. Inizialmente solo attraverso i pantaloni e poco prima della fine della scuola seduti su un muretto, ebbi il coraggio e la curiosità di toccare la palpitante liscia carne del sesso maschile.

Quel fatto mi sconvolse tanto che la sera a casa, potevo sentire ancora il calore nel palmo della mano e il suo odore anche dopo molte ore. Provai anche un nuovo e più intenso calore sprigionarsi fra le gambe e toccandomi come facevo spesso, non mi fermai come al solito al primo battito di piacere e continuai fino a quello che sapevo essere un orgasmo, ma che non avevo mai sperimentato prima. Fu una novità per me e ne fui compiaciuta e terrorizzata. Avevo paura che i miei genitori mi avessero sentito per l’urlo che mi era scappato e non sapevo come spiegare del perché avevo fatto la pipì a letto.

L’indomani pomeriggio, al solito muretto, mi incontrai con il solito ragazzo e dopo aver fatto un petting pesante basato su baci e palpate al seno attraverso la maglietta. Vinta dalla curiosità, spinta dal piacere carnale, gli abbassai la tuta e le mutante per vedere il suo cazzo lungo e duro. Fu una vera sorpresa e una gioia nel vedere per la prima volta la sua rosea cappella. Guidata dalla sua abile mano, con il mio pugno stretto dalla sua mano, iniziai a segarlo e rimasi piacevolmente colpita quando lo vidi schizzare la sua ‘cosa’ lontana. Rimasi un poco schifata quando la sua ‘cosa’ mi impiastricciò la mano e nel letto la sera, ripensando a quello che era accaduto, mi masturbai come la sera precedente e fu una goduta sconvolgente.

Come ero infantile.
All’epoca non se parlava in casa e a causa del fatto che non se fosse mai parlato, certe parole in casa era tabù anche solo menzionarle. Per me era tutto ‘il coso’ oppure ‘la cosa’ se era indirizzato al genitale femminile. Ricordo bene l’imbarazzo che provò mia madre nel spiegarmi come accadeva il ciclo mestruale e ‘le perdite’ come le chiamava lei, ma dei fatti della vita, non seppi nulla se non attraverso le voci fatte con le amiche di scuola o in piazza.

Diversamente dal solito, sognai per tutta la notte quello che era accaduto il pomeriggio precedente ed ancora erotizzata e decisamente eccitata quando mi svegliai, mi masturbai. Fu una nuova goduta sconvolgente e rimasi con le gambe spalancate a lungo al punto che quando dovetti recarmi in bagno, quasi non mi sorreggevano. Non ho idea del perché, ma avevo voglia di toccarmi infinite volte. Solo a passarmi la carta per asciugarmi, sentivo potenti scosse di piacere e questo perdurò per tutto il giorno assieme alla mia voglia di rivederlo e rifare quello che avevamo sperimentato. Ero pazza di desiderio.

Quella mattina, divenne particolare nei miei ricordi perché iniziai a provare un certo dolore al seno. Non era solo fastidio come oramai perdurava da tempo e per cui mi ero quasi abituata. A ripensarci non ho idea se fosse da più di una settimana che percepivo un certo disagio, ma certamente non il dolore che stavo provando in quel momento. Davanti allo specchio avevo notato un certo ingrossamento, indurimento e fastidio, come se fossi in procinto di avere le mestruazioni. Mi sembrava che era tutto come il giorno prima e non vedevo nulla di anormale, ma il ciclo l’avevo appena finito e questo mi lasciava un poco in apprensione. Lo imputai alle manipolazioni che mi faceva lui e nel pomeriggio quando lo incontrai al solito posto, non gli permisi di toccarmi il seno perché il fastidio si era protratto per tutto il giorno.

Ricordo che sentivo il seno più pesante e doloroso. Cercai di non correre e di fare attenzione a come mi muovevo, ma era tutto inutile anzi, la sera sdraiata nel mio letto intenta a masturbarmi, il fastidio si era accentuato. Pensai che la colpa di quel dolore sordo provenisse dalla crema che facevo uscire dal ‘suo coso’ oppure era dovuto alla masturbazione e smisi di toccarmi e di vederlo per alcuni giorni. Una mattina, trovai difficoltoso più del solito allacciarmi il reggipetto e scoprì che il seno si era ingrossato aumentando di una taglia o forse più. Mi guardavo allo specchio e non sapevo se essere contenta oppure preoccupata.

A colazione la mamma non c’era, era già andata al lavoro. Dirlo a mio padre non se parlava neppure, mi vergognavo solo a farmi vedere in mutande da lui così, per la prima volta da quando iniziai a metterlo, andai a scuola senza reggiseno.
Quel giorno era come se tutti i maschi lo sapessero. Mi guardavano in un modo strano e se da una parte ero orgogliosa, dall’altra ero infastidita. Nei bagni come spesso era accaduto, ho mostrato alle mie amiche il seno ed erano rimaste colpite del fatto che ero senza reggiseno e che fosse cresciuto tanto. Furono loro a dirmi che la maglietta che portavo era eccessivamente attillata e che sembrava che avessi il seno che volesse scoppiare per come tiravo il tessuto. Quella rivelazione mi fece arrossire tanto e tanto vergognare, che quasi non volevo più uscire dai bagni. Restai per il resto della giornata con la maglia infilata anche se morivo letteralmente dal caldo.

Tornata a casa mi cambiai velocemente e notai con imbarazzo che le maglie e le magliette preferite che indossavo di solito per gli incontri con gli amici si erano fatte decisamente strette. Le tette erano cresciute e anche il solo indossare la camicia avevo difficoltà ad abbottonare tutti i bottoni. Soprattutto quelli all’altezza del seno. Guardandomi di profilo allo specchio era come se avessi avuto un balcone perfettamente sferico.

Mamma non tardò a comprarmi quel pomeriggio un nuovo reggiseno, ma nel giro di una settimana questo era divenuto già stretto e dopo 15 giorni, cui mi era divenuto impossibile portarlo, me ne comprò uno nuovo. Fu solo a questo punto che vidi il dottore e fu per me la prima di una lunga serie di visite imbarazzanti. Spesso mi recavo da lui da sola e ne approfittava nel vedermi con il seno nudo cui mi teneva in quel modo per tutto il tempo della visita e per palparmi a lungo.

Come ogni estate, il mese più brutto era Luglio. Oltre al fatto che si crepava di caldo e di noia, si era aggiunta la mia nuova condizione. Oramai uscivo poco per effetto del caldo e quando andavo in piazza, cercavo di coprirmi il più possibile. Le tette attiravano troppo l’attenzione di tutti e mi erano giunte voci su come mi chiamavano. Purtroppo, le volte dei portici riportavano sotto effetto dell’eco i bisbigli di chi era anche molto lontano.
‘Teresa la tettona.’
‘Teresa la latteria.’
‘Teresa la bomba.’

Questo mi feriva e mi aveva portato ad isolarmi. Alcuni ragazzi, quando c’ero io, si interessavano solo a me e questo infastidiva non poco le mie amiche che gelose e invidiose, alimentavano le voci e le dicerie su di me oltre a tenermi a loro volta lontana.

Agosto, vacanza al mare con i miei famigliari e quando indossai il costume ne rimasi sconvolta. Il reggiseno del bikini si era nel frattempo rimpicciolito e se a casa questo non mi aveva causato grossi problemi a prendere il sole in giardino, in spiaggia e in acqua, mi dava il tormento. Tutti gli uomini mi guardavano e attiravo i loro sguardi come api sul miele. Quando andavo al bar a prendere qualcosa, trovavo sempre qualcuno disposto a pagare per me e se da una parte mi sentivo lusingata, poi mi faceva sentire in obbligo a rivolgergli la parola. Il problema, era che puntualmente, dopo l’abituale presentazione del nome, i loro occhi si soffermavano sul mio seno senza mai più risalire.

Tornati a casa, potei andare in giro solo con il costume perché nel frattempo il seno si era nuovamente ingrandito. Potevo dire che era più grosso di quello di mia madre e poi lo sentivo pesante. A volte, mi dava fastidio anche solo camminare un poco più velocemente rispetto al normale per effetto di come ballavano. A guardarmi allo specchio mi veniva l’ho sconforto, perché mi sembrava di veder riflessa mia nonna. Mamma mi disse che appena il dottore fosse tornato, mi avrebbe portato a farmi fare delle analisi e questo certo non mi aiutava a tirarmi su di morale.

Come ogni anno, veniva da noi mio cugino e come mi vide, rimase letteralmente folgorato a fissarmi le tette. Ogni volta che mi muovevo per casa era come se sentivo i suoi occhi addosso o che dietro una finestra o una porta ci fosse lui a spiarmi.
In paese, la situazione non era cambiata. I pochi vecchi erano sempre gli stessi che mi sbavavano quando mi vedevano camminare e le amiche e gli amici erano quasi tutti in vacanza.

Non ero più la solare gioiosa Teresa. Mi ero chiusa in me stessa diventando quasi timida e introversa. Iniziavo a odiare quelle grosse bocce che avevo sul petto e come mi stavano facendo diventare.

Una sera ero andata in piazza accompagnata da mio cugino a prendere un gelato al bar e mentre ero seduta al fresco, sentii per sbaglio i discorsi dei miei amici con lui. Le parole non mi arrivavano distinte, ma capì il senso del discorso e colsi molte delle parole che si stavano dicendo. Non so chi sparse la voce, ma ero diventata una ragazza facile ed esperta nel sesso e questo mi fece impazzire di rabbia e scappai piangendo a casa.

Al mattino ebbi una viva discussione con mio cugino che ci fece un poco riappacificare. Le sue parole mi riecheggiarono in testa per tutta la giornata e quando la sera mi misi a letto, mi toccai per la prima volta dopo molto tempo. Quasi non mi ricordavo più il piacere che ne derivava. Sognai il seme maschile che schizza dal duro e caldo cazzo e sotto la guida esperta delle mie dita, godetti appagando i sensi. Per la prima volta, in me, nella mia testa, pensai alla ‘cosa maschile’ con il suo nome volgare. Cazzo!

Al mattino ero un’altra ragazza. Forse non l’ombra di Teresa di prima che si ingigantissero le tette, ma certamente meno scontrosa e irritabile del solito e così lo fui per tutto il giorno.

Non avendo compiti da fare, andai in paese in bici a fare un giro a vedere se era arrivata qualcuna delle mie amiche o amici. Trovai solo Belinda, la sorella maggiore della mia migliore amica. Parlammo a lungo nel fresco della casa e quando iniziò a truccarsi, la guardai ammirata. Quando le chiesi se potevo farlo anche io, al principio non accettò, ma insistendo, capitolò.
‘Va bene, ma solo una cosa leggera. Non voglio che sembri una volgare puttana da strada. Dai ora, siediti che ti trucco.’ Quando ebbe finito, esclamò: ‘Perfetto!’

Mi guardai allo specchio e vidi il volto di un’altra. Sembrava che avessi più anni di quanti non ne avevo effettivamente. L’abbracciai ringraziandola e lei ne era un poco turbata forse a causa del mio seno che premeva fra noi. Mi disse di andare via perché doveva finire di prepararsi. Aveva organizzato una festa e con alcuni suoi amici e così tornai a casa. Quando mi vide mio cugino, rimase a bocca aperta e anche mio padre si raschiò la gola prima di dirmi che mi ero truccata bene. Era a disagio e lo vedevo. Non sapevo se esserne contenta o dispiaciuta, ma mi piaceva pensare che ora non mi guardava più come una bambina, ma per quella donna che ora stavo diventando.

Come sempre, quella sera insieme a mio cugino ci recammo in piazza dove incontrai il resto della banda. Eravamo sempre gli stessi, gli sfigati, i reclusi, i reietti, mentre gli altri erano ancora in vacanza a divertirsi. Abitualmente ci rintanavamo in qualche casa per non essere divorati dalle zanzare dove il giro al bar pro-loco per il solito stecco di gelato. Quella sera andammo in casa di Giulio.

Dalla sua finestra, potevamo vedere cosa accadeva all’interno della casa di Belinda e con invidia, guardavamo i ragazzi più grandi che ballavano e che si divertivano. I nostri discorsi presero il via dei sogni dicendo cosa avremmo fatto da grandi, poi di colpo ci bloccammo quando le luci iniziarono a spegnersi e restammo immobili e quasi senza respirare a guardare quello che accadeva.

Nell’appartamento di fronte a noi, dove fino a qualche attimo prima ballavano, ora una coppia si era seduta sul divano e si stavano baciando appassionatamente. Era un bacio alla francese e poco dopo un’altra coppia si è seduta a fianco a loro e hanno iniziato a baciarsi a loro volta passionalmente.

Io mi vergognavo anche solo a parlarne con le mie amiche, figuriamoci a pensare di farlo davanti a tutti, eppure stavo guardando la scena con due maschi seduti al mio fianco. Forse era l’effetto del vino che avevo bevuto o del trucco che mi aveva applicato Belinda, ma mi sentivo attraente e sexi e non a disagio a restare sola con loro vicino a me. Continuavamo a guardare le due coppie che si erano intrecciati a baciarsi e un profondo caldo mi stava pervadendo.

I ragazzi e le ragazze che erano in quella festa li conoscevamo e quando vidi la mano del ragazzo salire all’interno della gamba della sua ragazza e sparire sotto al vestito, strinsi le gambe sgranando gli occhi come se lui stesse facendolo a me. La coppia di fianco invece, lui le stava palpando le tette attraverso il tessuto della camicia e questo mi faceva venire ondate di caldo piacere. Potevo quasi sentire la sua mano e il calore che emanava sul seno mentre il cuore mi batteva impazzito.

La coppia più in vista, pensavo che quella mano presto si sarebbe staccata o che lei avrebbe stretto le gambe e invece, le ha allargate come se avesse voluto favorire la carezza intima sotto al vestito. Rimanemmo a lungo in silenzio e io più imbarazzata che mai, quando vedemmo un seno della coppia a fianco apparire nella sua bianca nudità. Lo scuro circolare capezzolo risaltava rispetto al segno dell’abbronzatura e quando lui si chinò per baciarglielo, rimasi senza fiato e con la bocca aperta. Non avevo mai pensato ad un atto del genere.

Sentì qualcuno schiarirsi la gola e avvampai di vergogna. Sentivo il viso bruciarmi mentre davanti a me, lei lo stava palpando con la mano all’interno dei jeans e il movimento che stava facendo, era chiaro e ineluttabile. I ragazzi al mio fianco si stavano muovendo e notai le loro mani muoversi all’altezza dell’inguine. Non so perché, ma mi tornarono in mente le volte che avevo dato piacere al mio compagno di scuola. Avevo come l’impressione di provare le stesse emozioni.
Volevo ingoiare un poco di saliva, ma non ne fui capace. Per non guardare cosa stavano facendo i miei compagni, mi concentrai su quello che si vedeva oltre la finestra.

La gonna si era sollevata e lei aveva accavallato le gambe su quelle del suo ragazzo e potevamo vedere chiaramente come le bianche mutandine erano state tirate lateralmente e la mano era sepolta fra il rigoglioso cespuglio del pube. Sapevo bene cosa stavano facendo e chiusi gli occhi mentre un famigliare calore mi pervadeva per tutto il corpo partendo proprio dalla mia conchiglietta posta in mezzo alle gambe.

La situazione si stava facendo rovente e oltre ad essere turbata, iniziavo a sentirmi agitata a continuare a guardare quelle scene con loro due al mio fianco. Mi alzai e tremavo tutta.
‘Scusatemi. Se volete, continuate pure a guardare, ma io vado a casa.’ Lo dissi con i pugni chiusi come se avessi voluto fermare la voglia che stava crescendo in me.

‘Emmhhh… No, no! Andiamo pure a giocare…’

‘Sì, oramai abbiamo visto abbastanza.’

Quando si alzarono, non potei fare a meno di notare come avessero lunghi i loro cazzi e come questi tirassero la stoffa dei loro pantaloncini. Ero agitata e per la prima volta, ero io a guardare con bramosia una parte del corpo. Solo in quel momento compresi cosa potessero esperimentare chi mi fissava a lungo le mie tette. Andammo in camera e restammo brasati. C’era il fratello maggiore Franco con altri due amici che conoscevo di vista, ma che in quel momento non ricordavo i loro nomi. Erano seduti sul tappeto e stavano fumando con la sola luce dell’abatjour accesa.

‘Ciao Teresa. Ciao ragazzi.’

Non sapendo cosa fare, entrammo e come sempre ci togliemmo le scarpe e imitandoli, ci sedemmo anche noi in circolo attorno a loro. In quel momento ero inconsapevole che sedendomi a terra con le gambe incrociate, avrei mostrato il colore delle mutandine (semplici e bianche di cotone) ai tre fortunati che erano di fronte. Non tardai molto a scoprire che i loro sguardi fissi non erano indirizzati come sempre sulle tette come ero oramai rassegnata che accadesse, ma sul quello che potevo mostrare con la mini così sollevata. Mi sentivo sexi. Ero per una volta, felice di attirare i loro sguardi su qualcosa di diverso e le mie gambe erano terribilmente belle. Decisi di lasciare l’orlo della mini in quel modo anche se permettevo un’eccessiva visione, anche se c’era mio cugino.

Il discorso era come sempre accade in presenza fra i ragazzi sul calcio e il valore dei singoli giocatori. La sigaretta era nel frattempo giunta a me. Ero rimasta un poco allibita nel vedere mio cugino fumare e poi passare la sigaretta al mio amico. Lui ha fatto alcuni profondi respiri e compresi che da lì a poco la sigaretta avrebbe finito di fare il giro e sarebbe toccato a me. Dopo che si è raschiato la gola, me la passata e io non sapevo cosa fare. Avevo la sigaretta fra le dita e la guardavo allibita e incredula.

Non volevo che i ragazzi pensassero che ero una stupida ingenua. Sapevo di che tipo di sigaretta si trattasse e nervosamente, l’ho portata alle labbra e ho iniziato ad aspirare profondamente come avevo visto fare. Ho iniziato subito a tossire convulsamente e questo ha attirato l’attenzione dei ragazzi più grandi e non era quello il modo che avevo desiderato fare. Mi sentivo terribilmente imbarazzata.

‘Hey, va tutto bene?’

Non avevo idea chi me lo avesse chiesto. Fra le lacrime ho visto Franco iniziare a ridere nel vedere come ero diventata rossa. Mi hanno strappato la sigaretta dalle dita prima che cadesse sul tappeto per poi offrirmi una lattina di birra. L’ho accettata senza pensare e cercando di sorridere in segno di ringraziamento, ho bevuto una lunga sorsata per calmare l’incredibile bruciore alla gola. Era amara e non mi piaceva. L’avevo assaggiata una volta, ma questa era fresca ed ero in una situazione di emergenza.

‘Vuoi veramente imparare a fumare Teresa?’

La domanda di Franco mi ha messo in imbarazzo e mi ha fatto sentire una bambina. Ho annuito pur vergognandomi di non sapermi comportare come loro.

‘Avvicinati, lascia che ti mostri come si fa. Apri la bocca e lasciala aperta.’ Mi abbraccia mentre aspira una lunga boccata dalla sigaretta sotto lo sguardo divertito di tutti i ragazzi. Lui si avvicina e ho paura che mi voglia baciare, ma lascio aperta la bocca e come lui soffia, questa mi si riempie di fumo.

‘Chiudi la bocca e respira normalmente e prova ad ingoiare e a far scendere il fumo in gola.’

Prontamente ho eseguito, ma ho tossito nuovamente anche se non molto a lungo come la volta precedente.

‘Aspetta a bere.’
Mi ha detto il successivo ragazzo che a sua volta mi ha riempito la bocca di fumo e poi ha finito di soffiare all’interno della lattina della birra. Dopo che avevo finito di tossire, ho bevuto una lunga sorsata e il gusto era decisamente diverso, ma non aveva perso l’effetto lenitivo nella gola. Non ero per niente una assidua bevitrice, ma mi piaceva per il fatto che era gelata e perché mi dava la sensazione di rinfrescarmi.

Tutti i ragazzi hanno fatto la stessa cosa nella mia bocca e quando finalmente il giro era concluso e toccava nuovamente a me ad aspirare direttamente alla sigaretta, ho potuto fumare da sola senza più tossire. Li ho guardati e mi hanno applaudito e io ho iniziato a ridere incontrollatamente. Non ero in grado di smettere dal ridere e non ne sapevo il motivo. Forse era questo l’effetto che arrecava ed era per questo che era vietata. Non volevano che si fosse troppo felici.

Quando finalmente mi sono calmata, mi sono resa conto che avevo cinque paia d’occhi che mi guardavano con insistenza verso il basso. Ero consapevole che stavo mostrando le mie mutandine e non ho fatto nulla per impedirglielo. Mi sentivo felice, il volto un poco arrossata e decisamente accaldata. La stanza si era trasformata in un forno e avevo l’impressione che la maglia mi stesse soffocando.
‘Dio, che caldo!’ Ho esclamato nervosa bevendo ancora un poco di birra.

Ero ingenua e non sapevo che potevano fraintendere e che la frase avesse potuto avere un doppio senso. Nel pomeriggio l’aria si era raffreddata per un temporale, ma ora faceva veramente caldo. Ho un poco trafficato per togliermi il maglia e nel mio stato di ebbrezza, ho accidentalmente preso anche l’orlo della camicetta e lo sollevata assieme con la maglia. Involontariamente ho esposto il mio giovane ventre e il reggiseno di pizzo di mia madre per lo sguardo avido ed eccitato dei cinque ragazzi.

‘Porca puttana, che caldo!’ Ha esclamato uno dei ragazzi mentre le mie mani proseguivano nel tirare e sollevare il pullover.

‘Sì, togli tutto Teresa!’ Ha esclamato qualcun’altro mentre io avevo la faccia coperta nella maglia.

Improvvisamente ho compreso quello che avevo fatto e mi sono coperta come ho potuto con un braccio scoperto e l’altro ancora invischiato nel fagotto degli indumenti. Mi sono coperta il petto mentre i ragazzi ridevano e io con loro contagiata dalla loro ilarità e per la situazione assurda creatasi, ero letteralmente paonazza di vergogna.

‘Oh, Dio, come è… Imbarazzante.’ Ho sollevato gli occhi al cielo per non guardarli. Ero certa che stavo arrossendo fino alla punta dei piedi.

‘Ragazzi, sei la più eccitante e calda ragazza che conosca.’ Ha detto Franco.

‘Hai un corpo eccitantissimo!’

‘In tutta la provincia non esiste nessuna ragazza bella ed eccitante come te.’ Ha detto il ragazzo grande davanti a me.

‘Beh… io… ma…’ Ero a disagio e non sapevo cosa dire.

‘Lasciatelo dire.- Mi ha detto il mio amico e compagno di scuola.- Sono anni che ti muoio dietro e sei in assoluto la più bella e sexi ragazza della scuola!’

Ho continuato a sentirmi le guance bruciarmi e ho abbassato lo sguardo a terra. Pensavo che il lavoro di make-up di Belinda con i suoi trucchi avesse fatto troppo bene il suo lavoro.
‘Grazie…’ Sono riuscita a dire con un filo di voce.

Non sapevo cosa fare. Mi sentivo a disagio mezza vestita in quel modo e in più i ragazzi continuavano a guardarmi, sicuramente con pensieri lascivi e i miei non erano da meno. Mi sentivo costantemente in imbarazzo mentre avevo i brividi che mi percorrevano i nervi.

In un silenzio imbarazzato, ho provato a romperlo cercando di giustificarmi.
‘Ehi, davvero! è stato un incidente. Veramente!’

‘Oh! Tranquilla. Ti crediamo.- Ha detto con tono sarcastico.- è tutta la sera che ci fai vedere le mutandine…’

I ragazzi sono scoppiati in una fragorosa risata e qualcuno ha dato una manata sulla spalla contro il ragazzo che ha causato la nuova ilarità ed è capitombolato a terra.

Il mio piccolo gioco esibizionista era stato scoperto e mi sentivo completamente bruciare dalla vergogna. L’incendio si stava diffondendo dalle guance alle regioni esposte in mezzo alle gambe. Mi piaceva essere al centro dell’attenzione dei ragazzi e con un pizzico di malizia e inorgoglita, mi è piaciuto quando mi hanno detto che sono bella e sexi. Mi sentivo in enorme imbarazzo e per provare ad abbassare la tensione, ho aggiustato l’orlo della minigonna per nascondere almeno le mutandine ai loro avidi sguardi.

‘Dannazione! Hai rovinato lo spettacolo!’

Lo guardo e ancora non sapevo il suo nome. Sapevo solo che era un bel ragazzo e che era molto più vecchio di me.

‘Su ragazzi! Comincia a farsi tardi. Sarà meglio tornare alla festa e lasciare questi ranocchi.’ I ragazzi, i grandi, hanno iniziato ad alzarsi con mormorii di malumore.

‘Ehi, aspettate.- Ho detto.- Ci stavamo divertendo.’

‘Naahhh… Dovremmo davvero andare.’ Ha detto Franco anche se restava fermo ed esitante come il resto dei suoi amici.

Ho guardato mio cugino seduto vicino a me e sapevo che non era una buona idea che una ragazza invitasse a restare a dei ragazzi, per giunta sola e in una camera. Mi era piaciuto l’attenzione che avevo attirato e come era trascorsa la serata. Avevo il vino, la birra e il fumo che mi inebriava il cervello, ma ero ancora in grado di ragionare. Non volevo tornare a casa così presto.
‘Dai restate. Vi invitiamo a rimanere.’

Franco si volta e mi guarda perplesso.
‘Teresa, sei sicura che vuoi questo?’

‘Sì!’ Battendo la mano libera sul tappeto.

Riflettendo, ho poi avuto l’impressione che avessi le farfalle allo stomaco per la paura al pensiero di cosa lui avesse voluto e potuto significare con il termine ‘questo’. Avrei voluto chiedergli spiegazioni, ma ero troppo timida.

‘Va bene.’ Ha risposto con una leggera scrollata di spalle.

I ragazzi sono tornati a sedere formando un circolo come prima e un imbarazzante silenzio è calato su tutti noi. Tutti mi stavano guardando e mi sentivo responsabile per intrattenerli in qualche modo. Dovevo inventarmi una conversazione per non sembrare quella bambina inesperta che ero.

Non sapendo cosa dire o fare, ho sparato la prima cosa che mi è venuta in mente.
‘Qualcuno ha un’altra paglia da far girare?’

‘Sì, certo. Carlo tira fuori un pezzo.’

Carlo, ecco il suo nome. Guardai interessata come si costruiva la sigaretta e come si scioglieva il pezzo di cioccolato. Come ebbe finito, l’accese e un silenzio innaturale è sceso fra noi.

Quando toccò a me di fumare, la presi senza paura e dopo averne riempito i polmoni, la passai a quello che veniva dopo di me nel giro.
‘Ragazzi, grazie per avermi insegnato come fumare senza che mi possa uccidere.’

Hanno riso tutti e io ho strozzato un colpo ti tosse in gola. Ora che eravamo tutti rilassati, Carlo mi ha chiesto.
‘Allora, è questa la tua prima volta che fumi?’

‘Certamente! Da cosa lo hai potuto dedurre?’ Senza volerlo ho provocato una risata collettiva.

‘Allora sei grande ora?’

‘Beh, sono abbastanza sicura di esserlo non credi? Altrimenti non l’avrei fatto.’
‘Oopss, forse non avrei dovuto dirlo.’ Mi sono detta fra me e me.

‘Sì? Mai cosa?’

‘Oh, niente.- Ho risposto, iniziando al contempo ad arrossire.- Non importa.’

‘No, davvero, cosa volevi dire?’ Ha chiesto il ragazzo che non conoscevo il nome.

‘Beh… Solo che avrei dovuta stare più attenta…’

‘Attenta?’

‘… Con i miei vestiti…’ Mi sentivo bruciare tutta e non ero più tanto sicura del perché fossi in quello stato.

‘Ohhh… Vuoi dire la tua piccola mostra?’

‘Oh Dio, è stato, come dire… Molto imbarazzante!’ Ho riso nervosamente, a disagio, a causa dei loro sguardi.

‘Mi dispiace se ti abbiamo imbarazzato Teresa, ma devo dirti che è stato davvero un bello spettacolo.’

‘Certo che lo è stato, davvero!’ Ha risposto il mio vecchio buon amico.

‘Ma certamente!- Ha ribattuto Carlo.- La stupenda visione delle tue mutandine e il fatto che ti sei fermata con la camicia sollevata sulla testa, è stato uno stupendo e sexi spettacolo inaspettato. Anzi, ti dirò di più. Per me il fatto che lo hai interrotto, mi è dispiaciuto moltissimo. Questo per me! Non so per gli altri cosa possano dire in merito.’

Le risate di tutti e i commenti che ne sono seguiti mi hanno profondamente imbarazzata. Il silenzio e il viso arrossato, non è passato inosservato a Franco che mi ha messo una mano sulla spalla.
‘Teresa.- Mi ha detto dolcemente.- Penso che lo spettacolo che ci hai donato ti è piaciuto almeno un pochino, altrimenti non ci avresti chiesto di rimanere. Giusto?'”

In quel momento volevo farmi piccola, piccola. Non ero in grado di alzare gli occhi da terra e mi mordevo il labbro incapace di riuscire a proferire una sola parola. Speravo solo che il mio silenzio non fosse un assenso e una conferma che mi era piaciuta la piccola mostra che avevo fatto.

‘Dai, vuoi dirci che non ti sei eccitata nel mostrarti e a farti guardare?’ Era il ragazzo cui non conoscevo il nome che aveva parlato.

Mi stavo intrecciando nervosamente le dita e le unghie. Avrei voluto sparire e farmi piccola, piccola. Non sapevo se stavo bruciando per la vergogna o per l’eccitazione che in fondo stavo provando da parecchio tempo. Il mio silenzio in quel momento era chiaramente un sì, ma non ero in grado di parlare, ne di confermare i loro sospetti.

Con una voce morbida e suadente, mi ha chiesto.
‘Teresa, puoi farci un vero strip-tease? Ci hai lasciato con la bocca amara… C’è la fai?’

Non ero certa di capire cosa mi avessero chiesto e cosa fosse quella parola. Dopo un interminabile silenzio, sono riuscita a dire.
‘Io.. Non so…’

‘Hey, che male c’è? Abbiamo già visto il reggiseno e le mutandine…- Ha detto Carlo.- Che male c’è se vediamo un poco di più?’

‘Beh… Non so… Voglio dire…’

‘Moriamo dal desiderio di poter vederti le tette. Ti prometto che nessuno qui ti farà mai più altre richieste.’

‘Niente più altre richieste.’ Non potevo credere che stavo valutando la loro preghiera.

‘Certamente! A meno che non sei tu che lo vuoi.’ Ha ribattuto Franco con gli altri ragazzi che hanno annuito.

‘Vieni, sarà divertente.’ Mi ha incoraggiata il ragazzo cui non conoscevo ancora il nome.

Tutti gli occhi erano concentrati su di me. Potevo percepire la tensione sessuale scendere nella stanza e non era solo più il caldo o il calore della vergogna che mi stava scaldando. Questa consapevolezza, mi ha fatto partire un brivido strano, mai provato prima, che si dipanava dall’inguine per andare a morire nel cervello. Questo mi ha lasciata senza respiro, eccitata e spaventata.

Mi sono guardata attorno e li ho visti come se fosse stata la prima volta. Non potevo fermare i miei pensieri che fantasticavano sulle immagini di loro eccitati, con i cazzi duri che mi desideravano. I loro cazzi palpitanti, pieni e vogliosi solo di essere svuotati. Il formicolio nella mia figa si è fatto più intenso. Mi sentivo stordita per l’eccitazione che stava montando in me e per la paura di essere sola con loro cinque. Un flasch mi ha appannato la vista. Mi sono ricordata dell’ultima volta che ho provato piacere nel sentire il cazzo che pulsava nella mia mano mentre schizzava e il piacere che ho provato nel sentire le sue mani sul mio corpo. Li ho guardati ancora uno a uno in cerca di un sorriso che mi rassicurasse o che mi calmasse.
‘Sì, va bene… Credo.’ Ho detto con la voce e le labbra che mi tremavano.

I ragazzi sono esplosi in una fragorosa gioia. ‘Evvaiii!!!’ Essi stessi non potevano credere a quello che avevano appena sentito.

‘Tutto questo fumare mi ha messo un poco di sete. Posso avere qualcosa da bere?’ Ero tanto stordita e in preda ai miei pensieri che non mi ricordo chi mi ha passato la lattina. Dopo averla letteralmente prosciugata tutta d’un fiato, ho fatto un respiro profondo, li guardo e mi faccio aiutare a mettermi in piedi. Mi posiziono in mezzo a loro che mi guardano increduli e meravigliati. Mi vergogno da morire, ma cerco di farmi forza.

Non sapevo se volevo scappare o se mi stessero mettendo alla prova, non so. Vedo Carlo che si alza e accende la radio mentre il mio amico Giovanni chiude la porta della camera. Mi ha preso qualcosa alla bocca dello stomaco che me lo ha chiuso e ora ero cosciente che non potevo più tornare indietro. Una parte di me si stava chiedendo come ero finita in questa situazione e, un’altra parte tremava per l’emozione.

‘Forza Teresa! Spogliati.’ Ha detto mio cugino che mi ha fatto vergognare a dismisura. Mi ero dimenticata di lui.

‘Dai Teresa! Balla al ritmo della musica.’ Guardo Franco e inizio a muovermi come mi ha detto.

Ho iniziato a ondeggiare al ritmo della musica e come è stata accesa un’altra sigaretta, sono stata la prima a prenderne una lunga boccata. Poco dopo, ho sciolto la coda dei miei capelli e li ho lasciati ondeggiare fluenti sulle spalle. Ho sempre detto che erano la giusta cornice del mio viso angelico. Poi, con le mani che mi tremavano, ho iniziato a far ondeggiare la camicia.

Subito sono stata premiata dal coro di incoraggiamento dei ragazzi e i loro complimenti mi hanno spronata a continuare. Sapevo che stavo mettendo in mostra il reggiseno di pizzo nero e questo mi piaceva, mi esaltava. Ero cosciente che i ragazzi erano eccitati per me e mi desideravano. Erano in mio potere e li stavo facendo impazzire. Era il mio potere di donna che si stava sprigionando. Mi piaceva la sensazione di espormi ai loro occhi avidi ed eccitati, affamati. Questo mi inebriava.

La sensazione fra le gambe di formicolio si è fatta più intensa e mi ha lasciato cosciente di un crescente e sconsiderato abbandono. Non so perché, ma volevo spogliarmi velocemente, ma anche di ritardare l’inevitabile.

Ho fatto scendere la camicetta lentamente lungo il braccio, per poi gettarla contro a Franco che la presa con gioia mentre i ragazzi mi hanno applaudito. Vedevo i loro sguardi e sapevo che erano diretti verso il mio seno. Lo sentivo ondeggiare e sentivo perfettamente le bretelle tirarmi per via del loro movimento. Mi sentivo tutta un fuoco e il formicolio era sempre più forte.

Mi sono accarezzata con lascivia il seno attraverso il tessuto e desideravo farlo sentendo le mie dita accarezzarmi sulla pelle nuda.

Ben sapendo che stavo per entrare in un territorio pericoloso e inesplorato, sentivo i ragazzi invitarmi a farlo.
‘Le tette! Faccele vedere.’
‘Le tette! Faccele vedere.’
‘Le tette! Faccele vedere.’
Ripetevano come una cantilena.

Ho chiuso gli occhi e continuando a ondeggiare al ritmo della musica, ho sganciato il gancio e ho percepito chiaramente la tensione del tessuto allentarsi. Per un attimo mi è mancato il respiro e il coraggio di continuare, ma è stata una spallina che è scivolata lungo il braccio a darmi la forza di continuare.

Il pensiero che stavo per mostrare le mie tette ai ragazzi mi stava eccitando e ne ero perfettamente cosciente. Mi sono accarezzata ancora le tette attraverso il tessuto e sapevo che da un secondo all’altro potevano vedere la pelle chiara non abbronzata del mio seno con gli scuri cerchi dei miei capezzoli.

Lentamente ho lasciato scendere le mani lungo il corpo e ho guardato in alto per non vedere i loro sguardi. Non ne avevo il coraggio, ho sentito il reggiseno staccarsi e le spalline scendere lungo le braccia. Un brivido mi ha percorso lunga la spina dorsale che poi mi ha fatto tremare tutta.

Qualche attimo infinito dopo, ho sentito i ragazzi esclamare lungamente.
‘Ohhh…’

Ho continuato a ballare ancora un poco poi ho deciso di guardarli. Ho visto uno dopo l’altro che si stavano accarezzando all’altezza del cavallo dei pantaloni, dove avevano i loro ‘cosi’ lunghi e duri. Sapevo che li avevo eccitati e che erano in piena erezione dal grosso bozzo che scorgevo attraverso i pantaloni. In tutta la mia vita, a parte le volte che avevo spiato mio cugino che ora era lì che guardava eccitato e voglioso, avevo visto solo altri due cazzi in erezione e ora potevo soddisfare la mia curiosità addirettura con cinque in una sola volta.

Mio cugino, come se avesse letto il mio pensiero, si è sbottonato i jeans e la punta del cazzo è spuntata dai boxer e sono restata per qualche attimo ferma a guardarlo senza respirare. Quella cappella violacea con quel suo occhio ipnotico, mi attirava e mi faceva venire le farfalle allo stomaco e un caldo incredibile al basso ventre.

‘Sii… Toglieteveli. Voglio vederli.’
La voce era venuta come se fosse stata detta da un’altra me stessa. Non potevo credere che avessi appena detto quelle parole e mi sono sentita bruciare la faccia per la vergogna. Mai in vita mia ho avuto tanta sfacciataggine e coraggio, per fare e dire qualcosa di tanto scandaloso.

Sono rimasta basita a guardarli. Vedevo scarpe, pantaloni e mutande che volavano per la camera. Stavo per svenire per l’emozione mentre i miei occhi correvano famelici fra un pube e l’altro. Volevo vedere i loro peli, quanti ne avessero, come erano i loro cazzi con le loro vene e le cappelle violacee. Loro eccitati e io con loro. Stavo osservando i loro cazzi meravigliosamente rigidi.

Mi stavano mancando le forze. Sentivo le ginocchia deboli mentre il cuore batteva impazzito. Uno dopo l’altro, ho visto i ragazzi prendersi nei loro pugni il loro bellissimo cazzo e hanno iniziato a masturbarsi lentamente fissandomi il seno. Mi sentivo eccitatissima. Ero diventata per loro la fonte di piacere e questo mi dava la forza di continuare al passo successivo.

Ho sollevato leggermente l’orlo della mini e mi sono accarezzata fra le gambe e ne sono rimasta inorridita. Mi sono chiesta se mi ero fatta la pipì addosso, ma poi imbarazzata e con un caldo intenso che mi saliva al contatto delle mie dita con la vulva, mi sono detta che ero bagnata per l’eccitazione che stavo provando.

Forse per paura, forse per difendere un minimo di pudore, ho infilato i pollici nel bordo dell’elastico delle mutandine e le ho abbassate. Mi sono sentita avvampare per imbarazzo come ho realizzato che stavo facendo vedere le mutandine bagnate. Allo stesso modo mi sentivo sempre più eccitata per quello che stavo facendo di fronte a loro tutti. Ero inconsapevole che una lunga bava stava colando dalla mia vulva e loro stavano guardando basiti ed eccitatissimi. Non ero più quella dolce, schiva ed innocente ragazza. Ora volevo mostrare ai ragazzi come ero eccitata e bagnata. Mi sentivo matura, grande, in quel momento.

Tremavo per l’eccitazione mentre le dita stavano sbottonando i bottoni della gonna. Ho aperto la cerniera e sono rimasta quasi in apnea mentre l’ultimo indumento stava scivolando a terra raggiungendo le mie umide mutandine. Ora i ragazzi potevano vedermi la vulva e le labbra vaginali calde e bagnate. Potevano vedere distintamente la mia ‘fessurina’ ancora glabra e il mio monte di Venere coperto dal folto cespuglio.
Come un pugno, mi ha raggiunto il mio odore muschiato, segno della mia enorme eccitazione che ha riempito la stanza.

Non riuscivo a trattenermi. Le dita hanno percorso i miei fianchi, il cavallo fra le gambe e hanno iniziato ad accarezzare simultaneamente le mie labbra vaginali di fronte a tutti loro. Stavo tenendo gli occhi chiusi e li ho aperti quando li ho sentiti muoversi. Si erano spostati per poter vedere meglio e a questo punto, ho allargato leggermente le gambe e con le dita, ho iniziato ad accarezzarmi all’interno della vulva, nella mia calda e umida fessura.
Non era mai stata così aperta e così bagnata prima di allora. Mi ero furtivamente masturbata molte volte prima di allora, ma era la prima volta che trovai il clitoride tanto eretto, duro e sensibile.

Come le dita hanno accarezzato per tutta la lunghezza il piccolo e duro organo del piacere, ho tremato per un periodo lunghissimo senza poter respirare. Come mi sono ripresa, ho gemuto sommessamente.
‘Oh mio Dio! Oh, ohhhh!’

Ero alla vigilia del miglior orgasmo che potessi sperimentare e questo mi stava accadendo di fronte a cinque ragazzi che si stavano accarezzando eccitati i loro cazzi di fronte a me.

‘Oh mio Dio, Oh mio Dio… sì… Sì!’

Tremavo tutta incontrollatamente e incapace di restare in piedi, mi sono inginocchiata senza mai fermare le mani. Mai in vita mia ho sognato di poter godere in un modo tanto fantastico. Potevo sentire che ero tutta un formicolio e che respiravo con affanno.

Affascinati e stupidi dal modo selvaggio in cui ho goduto; io, la loro giovane e vecchia amica compagni di giochi, anche loro hanno iniziato a godere senza poter fermare le loro frenetiche mani nell’andare avanti e indietro lungo il cazzo. Avevo gli occhi semi aperti e ho potuto vedere mio cugino e il mio amico mentre ansimando e gemendo, hanno iniziato a schizzare il loro bianco sperma.

Il loro orgasmo è stato tanto violento come il mio. Ho sentito gli schizzi colpirmi sul seno e sulla coscia. Normalmente dopo aver raggiunto un orgasmo mi soffermavo a respirare e a sentire il mio cuore battere, ma la vista dei loro schizzi che dopo i primi selvaggi che mi avevano colpito ora stavano cadendo a terra imbrattandogli le dita, ho continuato a masturbarmi forsennatamente.

Non ho smesso di muovere le dita e ho continuato a guardarli. Vedevo cinque peni eretti stretti nei loro pugni intenti ad essere masturbati e questo mi teneva costantemente eccitata oltre ogni limite. Le gocce di caldo sperma stavano colando lungo il mio corpo e mi facevano venire i brividi di lussuria mentre vedevo come dai loro meati sgorgava ancora la loro sborra.

Volevo interrompere e fermarmi prima che fosse troppo tardi, ma penso che il mio, come il loro sguardo carico di lussuria, stava indicando il grado in cui eravamo giunti. Stavamo ansimando sempre più forte e stavo per raggiungere nuovamente l’apice del piacere. Un urlo roco, come di un animale mi ha fatto fermare ed osservarli. Non potevo credere che fossi stata io a fare un verso del genere.

Per un momento, tutti nella stanza sono rimasti fermi e fattosi coraggio, Franco ha allungato una mano ed ha incominciato ad accarezzarmi le tette. Ero consapevole che mi stava spalmando la goccia di sperma e questo mi ha fatto venire i brividi per tutto il corpo. Ho sentito le sue mani prendermi le tette e palparmele a piene mani dopo averle accarezzate e soppesate entrambe.

Carlo ha insinuato la mano fra le mie gambe e avrei voluto chiuderle, ma non ho potuto. Ero congelata dal piacere e le mie mani l’avrebbero comunque impedito. Ho messo le sue dita sopra e fra le mie già umide della mia ciprigna e le ha mosse seguendo il mio ritmo e i miei stessi movimenti. Dopo poco non capivo più nulla. Non sapevo se ero io che lo stavo guidando o era lui.

Il ragazzo di cui non ricordo il nome lo vidi alzarsi e passarmi alle spalle. Iniziò ad accarezzarmi ovunque e mi dette piccoli fantastici baci fra il collo e l’orecchio e ovunque, anche sulla spalla.

Sopraffatta dalle violente e nuove sensazioni, spinta in avanti, caddi sulle mani mentre quelle di loro tutti continuavano a darmi piacevoli fantastiche sensazioni. Era la prima volta che stavo sperimentando tanti e tali piaceri concentrati tutti in una sola volta. Stavo tremando. Non avevo freddo, era il grado di eccitazione a cui ero giunta e stavo respirando con difficoltà.

Franco era seduto di fronte a me e lo stavo guardando ipnotizzata mentre stava continuando a masturbarsi. Avevo come l’impressione di essere calamitata dal suo duro pene e ho allungato una mano. Lui ha toto la sua e io ho potuto avvolgere le mie dita attorno al suo duro caldo cazzo.

Era stupendo. Duro, ma morbido e vellutato al tempo stesso. Avevo come l’impressione di avere un’inarrestabile voglia di baciarlo e di assaporare quelle gocce che fuoriuscivano dal meato e che lubrificavano la cappella rendendola ancor più lucida e brillante.

‘Cosa aspetti? Bacialo.’

Mi chino sui gomiti senza togliere la presa dal cazzo mentre per soddisfare la mia voglia di sapere, ho iniziato a soppesare anche le palle con la mano libera. Mi chino in avanti quel tanto per iniziare a baciarlo in modo timido. Lo annuso e soddisfo una mia ancestrale fantasia. Me lo passo su tutto il viso accarezzandomi dolcemente. Ho scoperto che è stato meglio di quanto avessi mai immaginato nei miei sogni e ho proseguito a lungo nel sentire la pelle morbida e calda del suo pene eretto su tutto il viso, sulle labbra, sul naso, sulle guance… Ero al settimo cielo, gemo e tremo con soddisfazione e desiderio.

Ero tutta intenta alle sensazioni che stavo godendo con il cazzo sul viso, che mi ero dimenticata che Carlo stava ancora giocando con la mia piccola figa. Ha raggiunto il clitoride e ha mosso lentamente le dita in modo costante formando piccoli cerchi paradisiaci. Sentivo l’orgasmo che si stava prepotentemente avvicinandosi e gemevo sempre più. Con la mano libera, ha iniziato poi a infilare un dito dentro la mia piccola e stretta vulva.

Ho sentito il contato e la penetrazione. Ho tremato come questa è sprofondata dentro di me. Poi mi sono sentita allargare come due dita sono state spinte e ho tremato restando senza fiato. Potevo percepire le asperità delle dita che scorrevano avanti e indietro contro le pareti vaginali e oltre il bordo esterno delle mie piccole labbra vaginali interne. Non avevo mai fatto io stessa una cosa del genere e la sensazione che stavo provando era fantastica, incredibile. Stravolta da questa nuova ed inaspettata sensazione, guidata dalle piacevoli dita di lui, ho gridato il mio piacere che è esploso facendomi toccare vette mai raggiunte prima.

Sentivo tutto il mio corpo in fiamme. Volevo sempre di più. Ero in affanno e tremavo tutta, ma avevo come l’impressione che la mia figa volesse continuare a godere e io con lei. Nel mio pugno avevo stretto il cazzo di Franco e avevo momentaneamente sospeso dall’accarezzarmi il viso anche se era contro la mia guancia e la mia testa appoggiata alla sua gamba. Praticamente avevo il naso sepolto nei suoi peli e lui mi stava accarezzando la testa con dolcezza e tenerezza.

Delicatamente mi ha guidato il cazzo contro le mie labbra che ho ripreso a baciarlo. Gentilmente ha preso la testa con entrambe le mani e me la guidata sopra al cazzo e io con fervore, ho interrotto lo sfregamento e ho iniziato a baciarlo. Nella mia inesperienza non sapevo che desiderava di più e non capivo perché mi premeva la testa sul cazzo.

‘Apri la bocca Teresa. Succhialo.’ Mi ha sussurrato.

Questo è stata una cosa nuova per me. Mi dava l’impressione che fosse un atto sporco, ma arrivata a questo punto ero disposta ad imparare e a fare tutto.
Lentamente ho lasciato che la cappella oltrepassasse le labbra e che mi entrasse in bocca.

Era strano per me. Ero schifata e piacevolmente erotizzata. Stavo tenendo in bocca il suo ‘coso’ che faceva la pipi e sulla lingua avevo il gusto del liquido seminale. Lo sentivo distintamente pulsare, ma in realtà non avevo idea di che cosa fare. Sapevo che tale pratica si chiamava pompino, ma fino a quel momento, ero convinta che bastava baciarlo e ora per me era tutto così nuovo.

‘Sai cosa fare?’

Ho risposto negativamente come ho potuto pur avendone la bocca piena.

‘Lascia che sia io a guidarti tesoro. Tu succhia e non smettere mai.’

Le sue mani erano strette attorno alla mia testa e me la guidava su e giù lungo il cazzo duro. Sentivo scorrere la sua asta dura e vellutata lungo le labbra e come arrivavo alla cappella, si fermava per poi spingermi in profondità fino a quando non urtavo con la fronte contro la sua pancia.

‘Oh, sì, Teresa, ohh, Bravissima!’

Mi ha lasciato la testa e ho proseguito da sola con il movimento lungo il duro grazioso cazzo. Nel frattempo, nuove dita hanno preteso il loro turno per accarezzarmi la figa e non ho potuto sopprimere un gemito di piacere quando queste mi hanno attanagliato il clitoride. Non stavo lamentandomi e mi accorsi subito che il suo modo di muovere le dita era piacevole e ben fatto. Stavo confrontando i due modi con quello di prima e devo dire che quelle dita erano molto ben professionali ed esperte. Pensavo a come sarebbe stato avere le sue dita dentro di me e ho mugolato il mio piacere quando queste mi hanno penetrato. Non ho potuto fare a meno di sbuffare e gemere contro al cazzo che avevo in bocca facendo sussultare e gemere a sua volta il proprietario.

Stava muovendo quelle dita dentro e fuori dalla mia vulva in maniera eccezionale e fantastica. Stavo per sperimentale un nuovo e sconvolgente orgasmo quando le dita mi hanno abbandonata lasciandomi in uno stato incredibile. Desideravo con tutta me stessa che riprendesse il lavoro. Potevo quasi percepire i muscoli vaginali tremare per l’eccitazione. Mi sentivo folle, desiderosa di godere. Ho mugolato arrabbiata e delusa e inconsapevolmente ho mosso il sedere in cerca del suo contatto.

Mi sono sentita afferrare per i fianchi e finalmente un dito ha iniziato a premermi contro le labbra vaginali pronto per entrare.

Questo era più grosso e più caldo rispetto a quelle di prima e mi stavo chiedendo di chi fosse..

‘Oh mio Dio.’ Mi sono detta fra me e me con la bocca piena e mi sono arrestata irrigidendomi tutta. ‘è il suo cazzo.’

Non sapevo se ero terrorizzata o compiaciuta. Ero in procinto di essere scopata e di perdere la mia verginità, ed ero congelata ed incapace di muovermi.

Lentamente, il cazzo è scivolato all’interno di me, superando le mie labbra vaginali che si sono serrate dal principio attorno alla sua cappella e poi, come ha iniziato a spingere, attorno anche alla sua asta.

è stato semplice per lui entrare. Era così bagnata che non ha avuto alcuna difficoltà. Dopo essersi messo meglio ed aver fatto piccoli movimenti, il va e vieni dentro di me è proseguito sempre più profondamente avanzando ogni volta di più. La stretta figa lo avvolgeva come un guanto e il calore che percepivo era tale che fremevo tutta ad ogni pur minimo movimento del cazzo. Lo sentivo gemere e sentivo qualcuno dire qualcosa, ma per me era come se fosse lontanissimo. Respiravo con difficoltà con il cazzo in bocca e avevo smesso di succhiare.

Era esperto o così mi pareva. Si muoveva lentamente e pompava avanti e indietro alla mia figa fermandosi sempre poco prima che il cazzo fuoriuscisse completamente o che mi arrivasse fino in fondo. Stavo provando un nuovo livello di piacere ed ero entusiasta. Mi piaceva sentirmi piena del suo caldo cazzo. Una spinta un poco più forte, mi ha spostato in avanti facendomi sparire il cazzo completamente in bocca. Lui si è fermato qualche istante e io ho potuto riempirmi i polmoni di aria e del profumo del cazzo di Franco. Ho ripreso a respirare con più regolarità anche se ero al limite e in affanno e ho poi ripreso anche a succhiare nuovamente lungo il cazzo.

Ho sentito la lunga e dura asta scorrere indietreggiando dentro di me e ho tremato per paura che volesse uscire. Ho stretto i muscoli vaginali inconsapevole di procurargli piacere e lui ha poi affondato il cazzo completamente fino in fondo alla mia figa arrivando a colpirmi la cervice.

Non so per quanto tempo sono rimasta ansante e senza respiro. Non ho idea della sensazione che mi ha stordito. Non sapevo se era dolore o piacere. Ero consapevole di non essere più vergine e lui ora mi stava riempiendo la vagina di cazzo. Era una sensazione bellissima e strana. Tremavo tutta mentre ho iniziato a respirare con il naso e con il cazzo piantato sempre profondamente in me.

Avevo l’impressione che il caldo cazzo stesse dandomi un profondo calore che mi stava contagiando. Gemo ora che sono consapevole di star sperimentando un nuovo piacere. Mi sentivo così stranamente piena, ma la sensazione di infinito piacere che mi pervadeva era eccezionale, nuova e, volevo che potesse durare illimitatamente. La sensazione era anche migliore quando ha iniziato ad estrarre il cazzo. Era strano, come lui si è tirato all’indietro, mi ha spinto in avanti e mi sono ritrovata con la fronte contro la pancia di Franco e il cazzo profondamente nella mia bocca. Ho iniziato uno strano gioco. Come il cazzo dalla bocca mi usciva, gli palpavo le palle senza mai allentare la presa delle mie labbra attorno a lui.

Il piacere che stavo provando, mi faceva involontariamente provare a succhiare sempre più forte il cazzo. Il tempo si allungava fra il movimento lungo il cazzo duro che entrava e usciva dalla bocca. Franco era sempre più eccitato. Il suo respiro è diventato più corto e più pesante e cominciò a spingermi la testa con maggior forza e velocità. Pur essendo nuova a quelle esperienze, sentivo in lui il piacere che gli stava montando. Il pene ha iniziato a pulsare sempre più forte e dopo un lungo e forte lamento, ha sparato il suo piacere nella mia bocca. Lo sentivo caldo e aspro, il suo sperma si stava riversando nella mia lingua e pur non volendolo, anche nella gola.

Mi sentivo così felice di essere io la causa del suo piacere, che ho inghiottito la sua roba bianca più velocemente che ho potuto. Sapevo che una parte mi è uscita dalla bocca e mi ha colato sul mento come sono stata costretta ad aprire la bocca per respirare. Poi sono tornata a succhiare ancora fintanto che, per un movimento più forte datomi nel basso ventre, il cazzo non mi è uscito dalla bocca.

Ho cercato di recuperare il cazzo e una volta imboccato nuovamente, ho continuato a succhiarlo finché non ha assunto dimensioni minute ed è diventato mollo e morbido. Quando lo ha estratto dalla bocca. L’ho guardato e sono rimasta interessata nel vedere la dimensione tanto minuta rispetto a come era solo qualche attimo prima.

Franco mi ha accarezzato il volto e così facendo non so se lo ha fatto apposta, ma mi ha spalmato la sua roba su tutta la faccia.
‘Wow, Teresa. è stato incredibile. Sei una grande succhia palle!’

Non sapevo se essere compiaciuta per il complimento o indispettita, ma ho sorriso nuovamente mentre le spinte in me non si sono placate.

Il cazzo dentro la mia vagina non ha mai smesso di muoversi e ha iniziato a spingere sempre più forte, con colpi ritmici sempre più brevi. Un nuovo prepotente orgasmo mi stava montando dalle viscere. Avevo l’impressione che lo stomaco mi si stesse attorcigliando. Sentivo le farfalle che mi stavano viaggiando nella pancia e le formiche percorrermi tutto il corpo.

Distintamente ho sentito il cazzo vibrare come le spinte si sono fatte più forti e poi un immenso calore che mi sconvolge le viscere. Ho percepito il cazzo vibrare e il suo seme che mi si riversa nell’utero. Sapevo che stava godendo e ha smesso di spingere mentre gemeva e ansimava.

Provava piacere ed ero io, Teresa, che stava facendo l’amore per la prima volta con un ragazzo più grande e lo stava facendo godere con la figa.

Ero un poco contrariata che avesse smesso di spingere, ero sul punto di provare un orgasmo e quando poi l’ho sentito uscire da dentro di me, ho espresso il mio dispiacere gemendo.

Mi sentivo veramente tutta un fuoco. Avevo un calore immenso come se la mia anima stesse prendendo fuoco. Potevo sentire chiaramente la figa che palpitava come se fosse il cuore che pompava.
‘Chi è il prossimo?’ Ho chiesto quasi con un filo di voce, in preda alla più totale libidine. Mai e poi mai, avrei immaginato di chiedere una cosa del genere.

Mani esperte mi hanno girata e sdraiata a terra. Mi hanno allargato le gambe e senza guardare chi fosse che si stesse sdraiando su di me, ho osservato il cazzo che si stava avvicinando alla mia piccola e non più vergine figa. Ho sorriso come ho visto il ragazzo che ancora non conoscevo il suo nome, ha guidato la cappella fra il mio cespuglietto e poi ho sentito la sua morbida cappella farsi largo fra le mie calde labbra vaginali. Ho continuato a guardare il suo cazzo entrare in me e ho vibrato tutta come ho sentito farsi strada liberamente nella mia calda umida figa.

Un forte sciacquettio si è sentito mentre il cazzo entrava centimetro dopo centimetro nella mia accogliente conchiglietta. I ragazzi hanno potuto vedere come una bava bianca uscisse e trapelasse dalla figa e che lubrificasse il cazzo come questo è uscito per poi rientrare sprofondando completamente.

Un impulso primordiale mi ha guidato a mettere i talloni sul suo sedere e a spingere seguendo il ritmo delle sue forti spinte. Un brivido mi ha sconvolto tutta e più cercavo di respirare, e più non ci riuscivo. Tremavo tutta e poi è accaduto. Un calore immenso mi ha fatto tremare tutta e mi sono aggrappata alle sue spalle mentre godevo in un modo forte e incredibile. Le sue spinte non si sono mai placate e come il mio orgasmo è scemato, lui ha rallentato fino a fermarsi con il cazzo piantato profondamente in me. Ha iniziato a baciarmi sulla bocca e pur non potendo respirare, ho condiviso il suo bacio con passione.

La sua lingua è penetrata nella mia bocca e lo succhiata come se fosse un cazzo e le nostre labbra si sono consumate con passione. Ogni tanto mi spingeva il cazzo profondamente facendomi gemere e tremare tutta ad ogni affondo. Le mie mani non riuscivano a stare ferme. Correvano lungo la sua schiena e come ogni volta il suo affondo premeva con la cappella sulla cervice, io gli affondavo le unghie nella sua carne.

Poco per volta, il cazzo ha iniziato a spingere sempre più veloce e sempre più affondo fino all’orgasmo. Una nuova scarica di sperma si è riversata profondamente nel mio utero. Mi sono deliziata nuovamente della sensazione che ho sperimentato prima e con più intensità, ho sentito la sua voce e i sui gemiti godermi dentro la mia bocca e facendomi tremare di passione ed erotizzandomi tutta.

Come il respiro si è fatto più normale, ho sentito il suo peso schiacciarmi e lui ha affondato il viso sul mio collo in cerca di aria per respirare e un poco di pace. I nostri corpi erano sudati e mi piaceva la sensazione che provavo. Ero prossima a godere nuovamente. Era come se stavo scoprendo un’altra me stessa. Una persona nuova, vogliosa di cazzo e di godimento. Mi volto e vedo due mani che scorrono lungo i rispettivi cazzi, sono a pochi centimetri da me. Non vedo i loro padroni. Mi accorgo che in quella stanza ci sono altri cazzi vogliosi di godimento e i ragazzi si stanno accarezzando masturbandosi lentamente alla vista di me che sono stata scopata dal loro amico. Lo guardo che si solleva sulle braccia e ci sorridiamo contenti e felici. Non conosco ancora il suo nome.

Mi volto dall’altra parte e vedo nuovamente due cazzi in erezione avvolti nei pugni dei loro proprietari. Sono tutti i cazzi in tiro e mi chiedo stralunata se potrò sopravvivere a tutti gli orgasmi che sogno di poter avere ancora.
(continua…)

Maxtaxi Nota: Mi scuso per la lunghezza del racconto, ma la protagonista è stata molto dettagliata e non volevo tagliare alcune parti essenziali e piacevoli’
Prosegue nel capitolo successivo’

Aiutatemi a migliorare. Aspetto le vostre critiche.
Sono in attesa delle vostre proposte e suggerimenti da inserire nei prossimi capitoli’

taximassimo@yahoo.it ‘ mail e msg nelle poche volte che sono collegato.

Questo romanzo non deve essere riprodotto elettronicamente o a mezzo stampa senza la mia autorizzazione scritta.
This novel should not be reproduced electronically or in print with out my written permission.

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