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Racconti Cuckold

Finalmente l’avevo convinta.

By 17 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente l’avevo convinta. Ero riuscito a persuadere mia moglie Giulia ad uscire e lasciare i bambini a casa con i nonni.
Erano anni che a causa di qualche problema economico subentrato con la nascita dei nostri due figlioli, che come si sa costano un sacco di soldi, passavamo il nostro tempo libero a guardare la televisione, a leggere un libro o a parlare dei fatti nostri e di quelli degli altri.
Una vita noiosa che ci allontanava giorno dopo giorno.
Ad ogni mia richiesta di andare fuori a bene una cosa o al cinema, lei dava sempre la stessa risposta. ‘Non possiamo lasciare a casa i bambini da soli. Ormai siamo genitori e non dobbiamo più a pensare a noi ma solo a loro’
Io naturalmente ribattevo che eravamo ancora abbastanza giovani, entrambi avevamo 36 anni, e che uscire una sera ogni tanto non ci avrebbe fatto male.
Così, dopo mesi di assedio pressante, ero riuscito a convincerla.
Giulia &egrave sempre stata una bella donna, fisico, perfetto anche dopo le gravidanze. Un viso dolce, dai lineamenti regolari, con un paio di occhiali di metallo nero e sottile. Purtroppo il suo guardaroba era rimasto indietro di qualche anno e la maggior parte dei suoi capi d’abbigliamento era datato ai tempi del nostro matrimonio.
Insomma. Per uscire una sera avrebbe dovuto farsi un giro in qualche negozio e lei lo aveva del tutto escluso.
Così quel famoso sabato sera mi sedetti su una poltroncina della camera da letto mentre lei mi fece vedere i vari abiti che aveva nell’armadio per aiutarla a scegliere.
Era una sera di inizio estate, la temperatura era ideale per una serata in compagnia della propria donna.
Quindi eliminai, collant e calze. Le chiesi di provare le gonne perch&egrave i pantaloni che erano presenti nell’armadio erano decisamente fuori moda. Provò gonne lunghe fino ai piedi, minigonne ‘ascellari’ e tutte le vie di mezzo. Optai per un tubino nero che arrivava qualche centimetro sopra il ginocchio.
Per ‘il sopra’ le difficoltà furono notevoli. Polo e magliette mal s’intonavano alla gonna. Camicette bianche o azzurre la rendevano troppo austera. Mi ricordai di una camicetta di nera, trasparente che si portava con l’intimo a vista.
Giulia cominciò a dire che non addiceva ad una mamma, che non era più una ragazzina, e altre banalità di questo genere. Mentre cercava altre giustificazioni aveva trovato nel cassetto un reggiseno bellissimo che dava un tocco straordinariamente elegante al suo look. Indossata la camicetta trasparente era tornata ad essere la fantastica compagna di mille serate che era prima di avere i nostri bimbi.
Si guardò allo specchio e si piacque. Tirò fuori un paio di scarpe con tacchi altissimi che non mi ricordavo di averle mai visto ai piedi.
Si raccolse i capelli in un morbido chignon, si voltò verso di me e disse ‘Allora, sei pronto? Dai Andiamo’
Salutammo i figli, raccomandammo ai nonni di chiamarci per qualsiasi problema ed uscimmo per la nostra prima serata da soli dopo 10 anni.
La portai in un ristorantino specializzato in pesce. Mangiammo benissimo assaporando ogni piatto riscoprendo sapori quasi dimenticati.
Terminata la cena ci incamminammo lungo il fiume che attraversa la nostra città. Una passeggiata mano nella mano. Parlando dei nostri sogni, dei nostri figli, dei nostri progetti per il futuro. Parlammo anche di noi, del nostro rapporto, delle aspettative per il futuro. La consapevolezza che solo attraverso il nostro amore, la nostra complicità la nostra intesa, avremmo potuto costruire un rapporto solido.
Tornammo alla macchina. La guardai, era li seduta accanto a me con la gonna che le lasciava scoperte le sue bellissime gambe. Le cosce tornite mi avevano sempre attratto così allungai la mano per sfiorarle. Sentii il brivido che era passato sotto la pelle di mia moglie. Passai all’interno delle cosce e le sfiorai gli slip. Dapprima chiuse le gambe immobilizzandomi, poi si rilasso e lasciò che la mia mano si insinuasse tra le mutandine e la pelle e raggiungesse il suo clitoride. Glielo massaggiai lentamente, la sfiorai le labbra della vagina, la penetrai con il dito affondando nei suoi umori.
Sapevo come farle raggiungere l’orgasmo infatti dopo pochi minuti cominciò a gemere e a vibrare, godendo spasmodicamente.
La baciai e le dissi che l’amavo. Le dissi che quella sera era tornata ad essere donna. Una bella donna in grado di godere e di farsi ammirare.
Iniziò ad accarezzarmi sopra i pantaloni. Le chiesi di smettere. Non volevo che la serata finisse con un pompino in macchina.
Misi in moto mi diressi verso un locale a qualche chilometro da dove eravamo in quel momento.
Un discobar d’ispirazione latina era il luogo che avevo scelto per trascorrere la seconda parte della serata.
Avevo prenotato un tavolino. Ci accomodammo così sui divanetti sistemati accanto al nostro tavolo.
Ordinai subito un’acqua tonica per me, sono completamente astemio, ed un mojito per Giulia.
La temperatura del locale era torrida. Tra l’alcool ingurgitato e la danza sfrenata si percepiva nell’aria un afrore tipico dei bar caraibici.
I divanetti erano molto bassi e questo favoriva che le gonne scovolassero sotto il sedere delle ragazze presenti mostrando quasi completamente le cosce sudate.
Dopo il secondo mojito mi chiese di scendere in pista per fare quattro salti. Una volta raggiunto il centro iniziammo una danza ossessiva che ci rintronò ancora di più. Tornammo a posto dove giulia tracannò il terzo mojito. Torno quindi da sola sulla pista.
Io non sono mai stato un ballerino quindi mi gustai i piaceri del divano e la vista di mia moglie saltellante.
Le si avvicinò un ragazzo che avrà avuto qualche anno meno di noi. Ballò di fronte a lei per qualche minuto. Poi le sussurrò qualcosa nell’orecchio ed insieme si diressero verso il bancone del bar.
La musica era alta quindi per fare un po’ di conversazione si doveva per forza parlare a un paio di centimetri dall’orecchio dell’altro.
Da dove ero seduto vedevo la testa di lui avvicinarsi al collo di lei e poi mia moglie si avvicinava all’orecchio del ragazzo per rispondergli. Non mi sembrava una situazione particolarmente a rischio quindi rimasi seduto con lo scopo di fare riprendere un po’ di fiducia alla femminilità di mia moglie.
Ad un tratto vidi che invece di parlare il ragazzo la stava baciando sul collo. Solo allora mi ero reso conto che un paio di bottoni della sua camicetta si erano aperti portando alla luce fioca del locale il reggiseno e la parte del seno che lasciava scoperto.
Decisi di raggiungerli ma una vocina dentro di me mi fermò. Continuai allora a scrutare le grandi manovre del ragazzo e di mia moglie che lo lasciava fare. Anche le mani di lui presero vita. L’unica che io vedevo l’aveva appoggiata sul fianco di lei e poi risalendo verso il seno lo stava palpando avidamente mentre dal collo le labbra avevano raggiunto quelle di mia moglie e si erano unite in un bacio profondo.
Si staccarono, lui la prese per mano e la portò verso una scaletta dove erano sistemate alcune stanze parzialmente vetrate che fungevano da priv&egrave.
Giulia gli andava dietro barcollando leggermente con l’ennesimo mojito in mano.
Li seguii. Entrarono nella prima stanzetta. Lui chiuse la porta a chiave mentre lei si era gettata sul divano.
Potevo vedere quello che succedeva grazie alle doghe di vetro trasparente che si alternavano con altre di vetro sabbiato.
Lui si inginocchio tra le gambe di lei, sposto gli slip ed iniziò leccarla. Giulia &egrave sempre stata sensibile al cunnilingus quindi ne assaporò ogni momento. Decisi di entrare, afferrai la maniglia ma di nuovo la vocina mi disse di fermarmi. Mi accorsi che avevo un’erezione come poche volte nella vita, quindi decisi di stare ancora un po’ a guardare.
Vidi Giulia raggiungere l’orgasmo. Inarcava la schiena come e vibrava violentemente come era solita fare quando veniva.
Dopo un paio di minuti lui le sfilò la camicetta, le levò il reggiseno e le tolse gli slip.
La gonna era arrotolata intorno ai suoi fianchi come fosse una cintura. Terminata l’operazione di svestimento lui si mise in piedi accanto alla testa di Giulia. Lei estrasse il pene del ragazzo dai pantaloni ed iniziò a succhiarlo con frenesia. Mia moglie &egrave sempre stata una fantastica succhiatrice di cazzi e segretamente, fino a quel momento, avevo sperato che succhiasse solo il mio. Ma li, davanti a lei praticamente nuda con un cazzo in bocca mi stavo ricredendo. Mi piaceva vederla prendersi in bocca il pene di uno sconosciuto. Fargli provare quelle sensazioni che faceva provare a me. Ero orgoglioso che altri potessero pensare ‘beato quello che tutti i giorni può ricevere un trattamento del genere’.
Giulia fece scivolare il cazzo fuori dalla sua bocca.
Lui allora raggiunse la vulva di mia moglie e lentamente la penetrò.
Dapprima colpi lenti, proprio come piaceva a lei, poi aumentò il ritmo. Vedevo Giulia che stava urlando ma non potevo sentirla a causa della musica sempre altissima.
Dopo diversi minuti rividi mia moglie vibrare e godersi l’ennesimo orgasmo della serata. Lui balzò fuori con uno scatto felino e appoggiò il glande sul labbro inferiore di Giulia.
Fiotti copiosi uscirono innondandole il viso. Lei spalancò la bocca per raccogliere un po’ di quel liquido.
Passarono dieci minuti nei quali loro erano immobili sul divano ed io ero bloccato davanti alla vetrata.
Decisi di farmi forza e di raggiungere il mio tavolo.
Ordinai un’altra acqua tonica.
Dopo qualche minuto li vidi scendere dalle scale ognuno per conto suo.
Lei si diresse verso i bagni. Dopo un’altra decina di minuti ne uscì perfettamente sistemata. Come nuova.
Andò al bar. Il barista le verso una cola. Ne bevve un paio di sorsi quasi come per sciacquarsi la bocca.
Poi mi raggiunse.
Si sedette a fianco a me e mi disse. ‘Ti amo. Hai per caso sentito casa per sapere come stanno i bambini?’
La guardai. Le sorrisi. ‘Amore sono le due e mezza. A quest’ora dormono tutti a casa’.
‘Allora &egrave ora di andare’
‘Si &egrave meglio che torniamo a casa.’
L’aria fresca della notte ci riportò magicamente alla lucida realtà
‘Amore, ti devo parlare’ mi disse una volta in macchina ‘Temo di avere fatto un errore questa sera.’
‘No Giulia, &egrave stato tutto perfetto. Dovremo farle più spesso queste uscite serali.’
‘Si forse hai ragione. Stasera me la sono proprio goduta’

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