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Racconti Cuckold

Il Gatto e la Volpe

By 19 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Arrivò la primavera e come ogni anno già si preannunciava l’ennesima estate torrida. Decidemmo così, con la mia compagna, di installare un climatizzatore in cucina. Presi l’iniziativa e chiamai un idraulico di mia conoscenza che mi comunicò essere libero il primo pomeriggio per venire a vedere il lavoro da farsi. Arrivò puntuale all’appuntamento in compagnia del socio in affari. Visto il lavoro ci accordammo sul giorno che, per nostre esigenze lavorative, doveva essere un sabato mattina in quanto Letizia, la mia compagna, è libera dal lavoro. Chiesi a mia suocera di far compagnia alla figlia nel tempo che i due idraulici effettuavano il lavoro. Rientrato alle 13 a casa Letizia mi comunicò che per un disguido non avevano potuto terminare il lavoro e si erano accordati per finirlo il sabato successivo. La settimana passò velocemente ed il sabato successivo uscii come sempre presto per recarmi al lavoro chiedendo a Letizia se aveva avvisato la madre, mi rispose di si che la madre già sapeva dal sabato precedente. Verso le 11 vidi dalla finestra del mio ufficio la mamma di Letizia passare sotto l’ufficio, la cosa mi sembrò strana così decisi di chiamare casa per avere notizie del lavoro. Dopo un po’ che squillava rispose Letizia e con voce ansimante mi disse che stavano lavorando, chiesi se era tutto a posto e per quale motivo aveva il fiatone. Mi rispose che con sua madre stavano spostando un mobile per pulire alle spalle di esso. Rimasi perplesso e mentre ascoltavo le sue parole pensai: ‘ma come la madre è appena passata qui sotto?’, evitai di dirle di aver visto la madre. Lasciai l’ufficio e mi recai verso casa. Arrivato nei paraggi parcheggiai poco lontano e mi incamminai a piedi. Dalla strada vidi che il motore del clima era montato ma nessuno era sul balcone nonostante ci fosse la scala all’esterno. Salii le scale a piedi per evitare il rumore dell’ascensore, che in più di un’occasione mi aveva fatto notare essere molto rumorosa quando saliva all’ultimo piano, piano dove era il nostro appartamento. Aprii la porta cercando di fare meno rumore possibile, entrai e richiusi dietro di me la porta. In casa sembrava non esserci nessuno. Entrai in sala e niente, in cucina niente, man mano che attraversavo l’appartamento mi chiedevo dove fossero finchè arrivato a metà strada vidi la camera da letto con la porta socchiusa e la stanza in penombra, cosa inusuale per Letizia che amava tenere le finestre con la tapparella sempre alzata. Mi avvicinai e man mano che mi avvicinavo iniziavo a sentire dei bisbigli. Arrivato vicino rimasi bloccato senza riuscire a dire nulla, vidi Letizia, la mia Letizia un metro e sessantacinque centimetri d’altezza, cicciottella, sesta di seno, quarant’anni portati senza infamia e senza lode, infilata a salsicciotto tra i due idraulici. Uno sotto che se la scopava in fica ed uno dietro che le fotteva il culo. Rimasi senza fiato. Non riuscii per vari minuti a dire o fare nulla. Loro nel frattempo non si erano accorti di me e continuavano a pomparla con suo grande piacere visto come si dava da fare ad assecondare gli affondi idraulici. La cosa che mi stupì era la delicatezza anche verbale che avevano tutto avveniva in maniera delicata come se non fossero stati presi da desiderio passione violenta ma stessero assaporando il calore e la gioia di fare l’amore. Dopo qualche minuto indietreggiai e con una insospettabile calma andai via senza farmi sentire. Mi resi conto solo nelle scale che mi ero eccitato nel vedere la mia donna chiavata da due maschi. Mi infilai in auto e iniziai a girare un po’ per scaricare la tensione. Non so quando tempo era trascorso tanto credo visto che venni riportato alla realtà dallo squillo del cellulare. Presi il telefono era lei che mi chiamava, il suo viso dolce sul display mentre suonava la musichetta a lei dedicata. Risposi mantenendo la calma, senza nessun accenno a quello che avevo visto. Mi chiese che fine avevo fatto. Risposi che avevo avuto un contrattempo e le chiesi come era andata la mattina e se gli idraulici avevano finito. Mi rispose di si che avevano finito all’ora di pranzo e visto che ancora non rientravo erano andati via. Tornato a casa andai in camera e vidi che era tutto come sempre, tapparella alzata, porta aperta, letto a posto. Rimasi tutto il pomeriggio come in una bolla pensando e ripensando a quello che avevo visto la mattina. La sera le chiesi se aveva voglia di fare l’amore, mi rispose che era stanca per tutto il lavoro fatto la mattina tra spostamenti vari e pulizie. Accettai la sua risposta come fosse vera mi girai e mi addormentai. Passarono i giorni e mentre pensavo a come vendicarmi ebbi una visita inaspettata in ufficio. Era ormai sera i dipendenti erano andati via ed io mi apprestavo a finire il lavoro quando sentii il citofono, pensai di non rispondere onde evitare di trovarmi davanti qualche cliente che mi faceva tirare tardi in ufficio, così feci. Dopo qualche minuto mi squillo il cellulare era mia suocera che mi chiedeva se ero ancora in ufficio le risposi di si e lei subito mi incalzò chiedendomi perché non avevo risposto al citofono. Le dissi di venire su e le aprii la porta. Entrò incuriosita pensando non fossi solo. Quando accertò che non ero con nessuno si sedette di fronte a me e lanciandomi uno sguardo strano mi disse: ‘Ennio, tu devi vendicarti di Letizia’. La guardai e le chiesi cosa significasse quello che mi aveva appena detto. Mi disse senza mezzi termini ‘ricordi i due idraulici che hanno montato il clima a casa vostra? Ecco non hanno montato solo quello!’. La guardai e con la finta aria di chi non ha capito le chiesi cosa intendesse. Mi rispose: ‘la tua compagna cioè mia figlia si è fatta montare dai due idraulici che hanno fatto il lavoro’. La guardai e con un groppo alla gola le risposi che sapevo quello che era successo quella mattina. E lei aggiunse ‘da quella mattina’. Le risposi che non avevo capito. Lei: ‘hai capito benissimo da quel sabato tutti i sabato mattina riceve a casa il gatto e la volpe e si fa trombare’. Rimasi imbambolato, pensai a quando ero coglione, io a perder tempo a pensare a come vendicarmi e lei a continuare a cornificarmi. Dall’intontimento mi ripresi sentendo una mano che mi accarezzava il pisello da sopra i pantaloni. Mia suocera mi stava massaggiando. La guardai come mai l’avevo guardata. ‘Vuoi un modo per vendicarti? Eccolo!’. Si inginocchiò davanti alla mia poltrona e lentamente mi liberò del pantalone rimasto con i boxer infilò la mano e prese il mio pisello già in fase di decollo, iniziò un su e giù molto lento e dolce. Guardandola notai che aveva una faccia da porca che non avevo mai visto. La assecondai pensando che quale miglior vendetta se non scoparmi la madre. A differenza di Letizia la madre è più minuta, chiaramente più grande di età, ma con un culo deciso e ben definito. Mi alzai mi tolsi il boxer e la feci alzare, spogliandola potei vedere che non era affatto male. La spogliai la presi in braccio e senza togliere nulla dalla scrivania la feci sdraiare con le gambe aperte ed i talloni sui braccioli della mia poltrona. Le abbracciai i fianchi mentre le insinuavo la lingua tra le cosce. Iniziai a gustare il suo sapore facendola sbrodolare dal godimento. Le passavo la lingua su tutta la passera come può fare solo un cane che con la sua lingua larga lecca tutto in un colpo solo. Succhiai il suo clitoride come fosse una caramella, venne non so quante volte prima che dicesse una sola parola. Dopo quel trattamento mi fermai avevo il pisello che stava esplodendo tanto era gonfio la feci scendere e sedere sulla poltrona. Mi sistemai davanti a lei che prese in bocca tutto il mio arnese che venne avvolto in un guanto bollente, la sua bocca. Mi succhiò il cazzo come mai aveva fatto la figlia, si capiva che ci sapeva fare e dopo un po’ le inondai la gola di caldo nettare della vita. Mi ripulì si riposizionò sulla scrivania a pecora e mi offrì il suo bel culo. Avanti, disse, sfondami il culo pensi che non mi sia mai accorta che lo segui con lo sguardo dalla prima volta che ci siamo conosciuti? Le risposi che la vendetta era consumata e bastava questo. Si girò mi prese il viso tra le mani e mi baciò, poi con voce provocatoria mi disse ‘sai Ennio la tua Letizia si fa sfondare il culo con grande godimento non fa solo qualche pompino’. A queste parole reagii come lei desiderava la presi la girai e la inculai senza lubrificare nulla. Urlò di dolore e questo mi fece ancor più eccitare le affondai fin dentro le viscere tutta la mia rabbia e dopo un po’ di lamenti di dolore venne urlando frasi sconnesse, le sparai dentro tutto il mio sperma che la fece tremare come una foglia. Uscii da lei e la abbracciai la accoccolai su di me, che nel frattempo mi ero riseduto sulla poltrona, e iniziai a coccolarla come fosse una bimba che era caduta sbucciandosi un ginocchio. Rimanemmo lì un po’ poi ci ricomponemmo e la accompagnai a casa. Mi salutò ma prima mi fece promettere che sarebbe stato il nostro segreto. Promisi non contento in quanto Letizia non avrebbe saputo che mi ero inculato la madre per vendetta. Mi ripromisi che il sabato successivo avrei escogitato qualcosa che avrebbe reso visibile la mia vendetta. Nel frattempo la settimana passò veloce in quanto la mia bella suocera mi fece vendicare ogni sera del tradimento della figlia. Avevo iniziato a lasciare l’ufficio prima in modo da potermi fermare a casa di mia suocera per un aperitivo a base di sesso. Arrivato il sabato uscii di casa come sempre e mi appostai nelle vicinanze in attesa del gatto e la volpe che arrivarono puntuali come la mia amante/suocera mi aveva detto. Attesi un po’ poi vista la tapparella della camera da letto che iniziava a scendere mi avviai. Salii, aprii la porta e con calma entrai in casa. A differenza della prima volta ora si sentivano distintamente le voci dei due idraulici. Mi avvicinai alla camera da letto, mi posizionai in modo da vedere ma da non essere visto ed assistetti ad uno spettacolo mai visto. Letizia in completino intimo nero con calze reggicalze e due stivali anch’essi neri tacco dieci. A pecora sul lettone con un idraulico che le infornava il cazzo in bocca ed uno dietro che le leccava la passera. Pensai ma vedi sta troia a me fa storie per succhiarlo un po’ e da quello si fa infilare tutto in gola. Rimasi calmo e rimasi nella mia posizione a godermi lo spettacolo. Dopo poco mentre lei continuava a pompare uno dei due cazzi quello che era dietro si alzò e le infilò la mazza nella fica spingendola con tale forza che il cazzo dell’altro sicuramente le arrivò in gola. Iniziarono così a spingere entrambi verso di lei uno scopandole la bocca e uno la fica e lei in mezzo a farsi sfondare godendo come una porca. Alla vista di tale trattamento mi si rizzò l’uccello, cazzo pensai, allora vedere questa troia farsi sfondare mi eccita non fu solo un caso l’altra volta. Gustavo lo spettacolo finchè si cambiarono di posizione e la misero a salsicciotto tra di loro quando la vidi così come l’altra volta mi eccitai ancor più anche perché quelle quattro mani le palpavano e stringevano la sua bella sesta. Quello sotto si divertiva anche a mordicchiarle i capezzoloni, molto grossi, di Letizia che lo implorava di non lasciarle segni. Decisi che era quello il momento giusto per vendicarmi. Mi spogliai entrai piano in camera e mi posizionai davanti alla bocca di lei, unico buco rimasto libero, solo in quel momento si accorsero di me. Rimasero impietriti cercarono di liberarsi da quel groviglio di braccia, gambe, cazzi. Li rassicurai appoggiando il cazzo sulle labbra della mia donna, nostra donna, lei avvolse con le sue labbra il mio pisello ed iniziò un lungo pompino continuando a dimenarsi su di loro che vista la mia tranquillità ripresero a pomparla come e più di prima. Venni quasi subito cercò di spostarsi ma la presi per la testa e la affogai di dolcezza mentre schiumava sperma anche dal naso. Fu l’inizio di una bellissima vendetta. Da quel giorno d’accordo con i due idraulici non può più negare un bell’ingoio a nessuno dei tre che anche senza il suo consenso la sfondiamo ovunque e la affoghiamo nel nostro nettare della vita.

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