Skip to main content
OrgiaRacconti CuckoldSensazioniTradimento

Il secondo lavoro Parte2

By 28 Maggio 2024No Comments

Il giorno dopo, nonostante per gli altri fosse domenica, ripetemmo la routine del giorno prima, pranzando presto in modo da poter arrivare puntuali ai nostri posti di lavoro; la vita del turnista (e delle cassiere di cinema!) ha scansioni temporali diverse da quella delle altre persone.
Angela arrivò a tavola con una zuppiera di pastasciutta e sembrava danzare, allegra; evidentemente aveva apprezzato gli eventi della sera prima.
La guardai con affetto e notai che indossava un’ampia gonna di flanella ed un leggero golfino: «Ma come siamo inappuntabili, oggi!»
«Dai, scemo… -mi sorrise- vado a lavorare, mica a fare un giro per negozi!»
Sembrò riflettere brevemente: «Che poi… sì, insomma… mica ho voglia che quella manica di arrapati ci provi con me, dai!»
Ridendo la attirai a me e la baciai, mettendole una mano sotto la gonna e accarezzandole le natiche.
Lei mostrò di gradire il trattamento, ma si divincolò: «Dai!!! Che poi facciamo tardi!!!»
Convenni che aveva ragione e ci dedicammo al pranzo.
Appena finito, la lasciai rigovernare e andai in fabbrica.
La sera, mi infilai nel letto, dove mi aspettava leggendo un libro e l’abbracciai, mettendole subito una mano nella fica che sentii già bagnata.
L’abbracciai, la baciai e la guardai, teneramente: «Allora, com’è andata oggi?»
Lei ridacchiò: «Beh, per me è un lavoro noioso, lo puoi immaginare… Però, trovo modo di svagarmi…»
La guardai, perplesso e lei rise, divertita, con la sua roca risata sexy, di gola: «Dai, non pensare male!! Mi diverto semplicemente a studiare chi entra, cercando di immaginarmi cosa sono, fuori da quel cinema… oppure scommettendo con me stessa dopo quanto tempo sarebbe entrata la prossima persona e se sarebbe andata in platea o galleria…»
La guardai con divertita perplessità: «Ma scusa… come fai a immaginare come sono, fuori?»
Lei sorrise, con una dispettosa aria da saputella: «Lo sai che sono una buona osservatrice… guardo le mani, le unghie, come vestono, come si muovono… faccio caso se mi guardano o se distolgono lo sguardo… cose così!
Ci sono gli operai, i meccanici con le unghie nere e le dita impregnate di morchia… compiti pensionati in fuga dalla moglie, i vedovi che hanno sempre quell’aria un po’ trasandata o quelli con lo sguardo languido che cercano chiaramente compagnia di maschi… quelli che cercano di non attirare l’attenzione su di sé, ma i loro sguardi ed i loro gesti parlano della loro professione o del loro piccolo potere da capo…
E poi le coppie… è buffo che gli uomini vengano vestiti ‘da tutti i giorni’, mentre le donne arrivano vestite da… sì, va beh… da zoccole, ecco!»
Fece una piccola pausa, come per riordinare i ricordi: «Oggi ho visto arrivare altre tre coppie ‘da galleria’ oltre ad una anziana, andata in platea: questi erano inappuntabilmente vestiti… come se andassero al parco o per negozi… Tipi compiti, educati, davvero strani… come se fossero andati a vedere ‘Via col vento’, anziché un film porno…»
Le vedevo una ruga perplessa in mezzo alla fronte: «E le coppie andate sopra…?»
«Beh, la prima era una coppia giovane, avranno avuto poco più di vent’anni, tanto che volevo chiedere un documento di lei che era anche imbarazzatissima, si vergognava e non osava guardarmi in viso; lui invece, alto magro e brufoloso, era evidentemente eccitatissimo, tanto che, tirando fuori il portafogli per pagare, se lo fece scivolare di mano e lo raccolse, sacramentando.
Poi, appena avuti i biglietti, prese la ragazza per un braccio e partì, quasi di corsa, per la platea; gli urlai dietro che per la galleria doveva andare su, a destra e lui sembrò quasi indeciso sul tornare indietro, quasi gli scocciasse perdere tempo…»
Angela sorrise, al ricordo.
«Tempo neanche mezz’ora, li vidi sfrecciare via, lei in lacrime e lui disperato, che le correva dietro chiedendole scusa…»
Ero blandamente incuriosito dalla coppietta: «Ma c’erano singoli, in galleria?»
«Sì, un paio… un tipo sui trentacinque con gli occhi da predatore ed un anziano… sai? Di quelli convinti di essere ancora giovani!»
Mi immaginavo la scena di loro seduti, lui che le mette le mani tra le cosce, lei che prima rifiuta e poi che lo lascia fare e dopo un po’ un altro che si siede accanto alla ragazza (il predatore? L’antico giovanotto? Boh!), che allunga la mano sul ginocchio di lei e… scoppia il casino!
«E le altre due coppie…?»
«Una verso i quaranta e l’altra sui cinquanta…
Anche la quarantenne si vergognava, ma era ‘conciata’: trucco pesante, mini, calze a rete, camicetta con ampia scollatura…
Sono arrivati dopo poco che i ragazzi erano andati via e saranno restati un’oretta, mentre entravano altri tre singoli, in galleria.
Quando sono usciti, lei era ancora più vergognosa, ma aveva il trucco un po’ sfatto, il rossetto sbavato, l’aria… stropicciata, ecco!
Però mi ha lanciato un’occhiata severa, come… di sfida, non so se capisci…»
Annuii, pigramente, mentre rollavo tra le dita i suoi capezzoli, ormai durissimi.
«L’altra coppia, invece, è arrivata quasi alle sei e non l’ho vista uscire, quando son venuta via… Lei con la gonna troppo corta, per i chili di troppo che ha, ma avevano l’aria spiccia, pratica… come da navigati frequentatori, per intenderci!»
Avevo ascoltato la narrazione con moderato interesse, ma mi interessava molto di più il corpo della mia compagna ed i tesori che racchiudeva, per cui partii all’attacco della sua morbida fica e cominciammo a ‘giocare’…

Il mercoledì successivo ero in turno di riposo, perciò nel pomeriggio feci una scappata al cinema a fare un po’ di compagnia ad Angela; mi intrattenni un’oretta accanto al suo gabbiotto, chiacchierando e facendo commenti sulla fauna umana che entrava, subito ingoiata dall’oscurità della sala: uomini sopratutto sopra i quaranta -alcuni- ed i cinquanta -i più- frammischiati a pochi giovani magri, con l’aria famelica e l’accento improbabile degli immigrati: «Marchettari!», mi sussurrò Angela.
Nonostante il paziente appostamento, non vidi arrivare nessuna coppia, ma mi feci un’idea della noiosità del lavoro di Angela.
Difatti, dopo i divertiti resoconti dei primi giorni, anche questo suo lavoro entrò nell’ombra del lavoro routinario e ne parlavamo solo in caso di eventi eccezionali.
Con lo scorrere dei giorni e delle settimane, ad entrambi cominciò ad instillarsi l’idea che la nostra vita fosse sempre stata scandita dai ritmi attuali.
Verso maggio, però, avvertii qualche cambiamento: Angela mi sembrava più nervosa, più brusca, meno affettuosa; le chiesi con cautela cosa stesse accadendo, ma lei accennò nebulosamente al cambio di stagione ed io me ne stetti.
Un giorno (come il primo giorno, era sabato, io ero di secondo turno e pranzammo sul far del mezzogiorno) notai che aveva adottato una mise più… gradevole, meno castigata: una polo granata su un minikilt a piegoline, scarpe décolleté col tacco da sette centimetri e le calze a rete che mi piacciono tanto: «Ma come siamo ‘secsi’, oggi!!!» commentai ridendo.
Lei sembrò arrossire: «Beh… dai, non sono particolarmente sexy… E’ solo che voglio stare comoda, lì nel gabbiotto… ed ormai la stagione fredda è finita…»
L’attirai a me, l’abbracciai teneramente e la baciai, facendole però scivolare una mano sulla coscia e poi facendola risalire sotto la mini.
«Ma hai le autoreggenti, non i collant!!!» esclamai piacevolmente stupito.
«Sì… sai… eh… volevo mettere i collant, ma hanno uno strappo e così…» replicò timidamente.
Accettai con un sorriso la sua spiegazione e subito dopo pranzo, la baciai e scappai al lavoro.
Come a volte capita, ebbi una giornata diabolica, ricca di seccature ed incazzature; tra l’altro un paio di uomini della squadra avevano telefonato dichiarandosi malati e mi trovai con l’organico all’osso.
Ovviamente, in perfetta sintonia della ‘Legge di Murphy’ (“Se le cose vanno male, possono solo peggiorare”), alle sette e quaranta uno dei miei uomini si era fatto male (un taglio all’avambraccio: 8 punti di sutura e 10gg s.c. di prognosi) e mi ero trovato nella necessità di spostare sulla sua postazione il gruista, che avevo dovuto sostituire io, trovandomi ad andare avanti ed indietro per il magazzino col radiocomando del carroponte al collo.
Quindi, quella sera, arrivai a casa incazzato e con le gambe a pezzi: avevo percorso i duecento metri della campata magazzino non so quante volte e la tensione di fare un lavoro al quale non ero più abituato; oltrealle mia abituali competenze, mi aveva stremato.
Perciò, appena toccai il letto, crollai addormentato, nonostante gli affettuosi approcci di Angela.

Poi, ovviamente, l’inchiesta per l’infortunio di quel sabato riservò la sua bella dose di seccature nella settimana seguente, nonostante l’operaio avesse dichiarato di essersi tolto i manicotti antitaglio appena dieci minuti prima dell’infortunio «…Perché mi prudeva il braccio»
Naturalmente venni ammonito per non aver sufficientemente vigilato sull’uso dei D.P.I. (dispositivi di protezione individuale: calzature, indumenti, elmetti, guanti ed articoli specifici, secondo il tipo di attività), ma -graziosamente!- non mi massacrarono più di tanto…
Preoccupato dalla faccenda, vedevo appena Angela: tra l’altro, lei aveva deciso che, per risparmiare tempo, durante la settimana non sarebbe passata da casa per il pranzo, ma dopo un panino veloce, sarebbe andata direttamente dall’ufficio al cinema.
Quindi ci si salutava la mattina e, durante la settimana, ci si vedeva la sera per cena, se non ero di secondo turno… magari, se ero di notte, giusto il tempo di cenare (tardi!), ma poi dovevo subito correre in fabbrica.
Però, dopo il rannuvolamento dell’inizio di maggio, la vedevo più serena, più allegra ed ero placidamente felice di ciò.
Dopo esserci andato qualche volta, avevo trovato noioso -e fonte di qualche impiccio per lei- il tenerle compagnia alla cassa del cinema, per cui avevo smesso di farlo.
Un giorno verso le quattro del pomeriggio, in un’altra fabbrica del gruppo ci fu un grave infortunio dove morirono due operai; le rappresentanze sindacali, che già pressavano la Proprietà per i troppi infortuni negli stabilimenti del Gruppo, decisero uno sciopero di 24 ore in quell’impianto e di uno immediato da subito a fine turno negli atri, tra cui quello dove lavoravo io.
Ero stanco ed incazzato: decisi -a costo di subire gravi censure da parte della Proprietà, poco tollerante con l’attività sindacale della categoria impiegatizia- di aderire allo sciopero e di uscire per un inaspettato pomeriggio libero.
Quando mi trovai nel parcheggio, accanto allo scooter, vidi che erano quasi le cinque e mezza e perciò decisi di fare un passo al cinema per fare una sorpresa ad Angela, invece di andarmene a prendere un po’ di sole sulla scogliera.
Per cui entrai nel cinema già sorridendo, pregustando la sua gioiosa sorpresa; guardai nel gabbiotto della cassa e… e vidi al posto di Angela un ragazzotto brufoloso: lo osservai meglio e dentro di me sentii il ‘click’ del riconoscimento: era il nipote -un po’ scemo- di Antonio, che lui mi aveva indicato anni prima in un bar.
Mi avvicinai, esitante: non sapevo cosa fare… Quando fui davanti a lui, i suoi occhi mi guardarono con indifferenza, evidentemente non si ricordava di me; stavo per chiedergli di Angela, quando mi stupii nel sentire la mia voce chiedere un ‘Galleria’ e vedere la mia mano che estraeva il portafogli per pagare il salato biglietto e registrare mentalmente che le mie gambe si avviavano verso la scala che mi portava al piano superiore.
Il mio demone, quello strano istinto che a volte prendeva il comando delle mie azioni, mi aveva portato lì, nella galleria, il luogo di perdizione…
Ed in effetti, vidi ‘movimento’: c’erano quattro singoli che circondavano una donna, due seduti accanto a lei che le frugano la fica succhiandole le tette ed altri due in piedi, coi cazzi duri ai lati della testa di lei che li spompinava alternativamente.
La scena sullo schermo era poco luminosa, per cui la sala era quasi buia ed indovinavo a malapena le figure e le posizioni dei cinque.
Pur tenendomi a distanza, mi avvicinai un poco per assistere meglio all’eccitante spettacolo, accarezzandomi il pacco poiché il mio cazzo aveva prontamente reagito, quando la scena sullo schermò cambiò ed una discreta luminosità mi permise di riconoscere nitidamente la lei: Angela!!!

Commenti, critiche e suggerimenti sempre graditissimi a zorrogattoge@yahoo.it

22
2

Leave a Reply