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Racconti Cuckold

IL TORO D’EBANO (una moglie da marciapiede2)

By 22 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Appena entrai in studio vidi Jaques che mi aspettava allungato su una
delle poltrone in pelle della reception.Quel metro e novanta di muscoli
colorati d’ebano non sarebbe potuto passare inosservato neppure se
avesse portato il saio, ma con quella maglietta sgargiante tesa sui
pettorali e i jeans di pelle marrone che gli inguainavano le gambe
muscolose come una seconda pelle aveva la completa attenzione di tutto
lo studio e sopratutto quella della mia segretaria
Come se non fosse abbastanza, le grandi mani ed il collo taurino, su
cui si appoggiavano i lunghi dreadlook, erano ricoperti dai numerosi
gioielli d’oro che amava ostentare.
Mi saluto’ con un ampio sorriso, mettendo in mostra denti bianchissimi,
aveva un viso regolare ed occhi molto belli, l’unica cosa che guastava
era un naso piatto e decisamente importante, che mi faceva
inevitabilmente correre la mente alla bestia che custodiva nei
pantaloni e che avevo preso dentro di me pochi giorni prima.Lo invitai
con un cenno ad entrare nel mio studio,raccomandando alla segretaria di
spostare il mio prossimo appuntamento e non farmi disturbare se non per
cose estremamente urgenti.Mi sedetti davanti a lui ,lasciando la
scrivania in legno ricoperta di pelle tra noi due , come fosse una
barricata dietro la quale proteggermi.”Cosa vuoi ancora da me?”Alla mia
domanda non si scompose, mi disse che i suoi ragazzi avevano bisogno di
un nuovo avvocato che li togliesse dai guai che ciclicamente, la loro
attività da protettori gli scaricava addosso, e che naturalmente il mio
compito non si sarebbe esaurito li.Mentre parlava vidi che si
massaggiava con studiata lentezza la splendida nerchia che ormai era
ben visibile sotto la pelle dei pantaloni.Gli risi in faccia e gli
dissi che stavo per chiamare i Carabinieri, così avremmo regolato i
conti anche per la gang bang a di cui io &egrave Chiara eravamo state vittima
davanti ai nostri mariti la settimana precedente.Non rispose neppure,
mi butto una manciata di foto sulla scrivania, c’era l’avvocato Nadia
Ricci che batteva davanti ai container mentre suo marito la spiava in
macchina, l’avvocato Nadia Ricci mentre si faceva scopare in culo da un
cliente appoggiata ad un cassone, e infine l’avvocato Nadia Ricci piena
di sborra mentre Jacques le stava sfilando una gigantesca salsiccia di
carne dalla figa.Ero nelle sue mani, l’unica cosa che seppi dire
fu:”Dove devo mettermi?”Mi indico’ di salire sulla scrivania, si era
tolto la maglietta ed ora potevo quasi contare sul suo addome
splendidamente definito ogni singolo muscolo dalla tartaruga alle
larghe spalle possenti.Il suo profumo di maschio mi invase le narici
appena il suo grosso membro uscì dai pantaloni, il profumo quasi
selvatico della sua pelle ebbe un effetto quasi afrodisiaco sulla
troia che ero diventata, mi accorsi che stavo bagnandomi, alzai la
gonna del tailleur grigio che indossavo, mi sfilai la giacca e tolsi le
mutande fissandolo negli occhi.La gonna era stretta, mi disse di
tenerla e mi aiuto’ gentilmente a salire sulla scrivania dove mi misi a
carponi, slacciai il reggiseno e aprii la camicia bianca che indossavo,
in modo che il mio seno prosperoso potesse essere palpato comodamente
senza stropicciare il tessuto.Sentii le sue mani forti accarezzarmi tra
le cosce, si era tolto i pantaloni, ed era vestito solo del suo profumo
selvaggio e dalle catene d’oro.Gli dissi che dovevamo essere
silenziosi, perché nello studio i miei colleghi non sentissero cosa mi
stava facendo, potevo forse controllarmi durante il coito, ma gli
chiesi quando sarebbe passato al culo di tenermi una mano ben stretta
sulla bocca perché nulla mi avrebbe potuto impedire di fare rumore con
venti centimetri di cazzo nero piantato nell’intestino.Mentre iniziai a
passare le labbra su quel bastone completamente depilato, che sembrava
fatto di velluto, Jacques mi disse che avrei dovuto avvisare mio
marito, perché quella sera avrei dormito a casa sua, e mi avrebbe
diviso con gli altri membri della banda.All’idea, mi vergogno a dirlo,
mi
inzuppai e lo pregai di ficcarmelo subito in corpo, ma un idea ancora
più perversa mi si affacciò’ alla mente.Ero carponi sulla scrivania
con
la figa ben aperta, la gonna del tailleur appoggiata sulla schiena con
il culo aperto, come una vacca che aspetta di essere coperta da uno
splendido stallone d’ebano, allungai la mano verso il telefono, feci il
numero di casa e misi il viva voce.
Massimo rispose subito, io tentai di darmi un contegno, ed intanto che
il grosso cazzo di Jacques si faceva spazio nelle mie viscere, spiegai
a mio marito come stavano le cose.
Spesso mi interrompevo per gemere o ansimare mentre le mani di lui mi
strizzavano i capezzoli diventati durissimi, o quando mi spingeva il
cazzo in profondità con decisione.
La prima cosa che misi in chiaro era che ero sulla scrivania, senza le
mutande ed avevo cento chili di stallone nero piantato nella figa,
Massimo mi ascoltava in silenzio, gli dissi che avrebbe dovuto
abbituarsi all’ idea di dividermi con lui per un po’, e di dire ai
bimbi
che la madre sarebbe stata fuori per lavoro quella notte, anche se
sapevamo entrambe che l’unico lavoro che avrebbe fatto la loro mamma
quella notte, era farsi sfondare il culo da cinque muscolosi malviventi
di colore.
Stavo finendo di chiedere a mio marito di venirmi a prendere l’indomani
da Jacques con un cambio pulito, quando sentii le labbra carnose del
mio splendido toro nero spostarsi dal collo ed iniziare a farsi
largo tra le mie gambe, fino ad arrivare fino strizzare il mio
grilletto, che ormai era diventato durissimo.
Godetti direttamente in faccia a mio marito, mentre sentivo che saziò
dei miei umori Jacques mi aveva appena sputato nel culo e stava per
tapparmi la bocca, gli chiesi di aspettare solo un istante:
“Ascoltami amore, ora lascerò il viva voce, così potrai sentirmi bene,
Jacques sta per infilarmi il cazzo su’ per il culo, e dovrà tenermi
una mano sulla bocca per impedire che lo senta tutto lo studio, ma tu
e’ meglio che senta, e ti abitui all idea, perché la prossima volta
dovrai guardarci mentre lo fa”.
feci cenno di si col capo, le sue braccia muscolose mi immobilizzarono,
la mano mi chiuse la bocca e sentii lentamente quella splendida
mazza di carne forzarmi il culo.
Lo sentii sfondarmi l’intestino lentamente mentre Jacques iniziava a
pistonarmi con vigore, i miei gemiti soffocati si sentivano benissimo
al telefono, Massimo dall’altra parte aveva il fiato corto e
probabilmente si stava segando mentre il nero mi sfondava letteralmente
il culo, intanto che con la mano libera mi sgrillettava con
sorprendente
abilità.
“vengo amore, ascolta che vengo!!!!!!”riuscii a sussurrargli prima che
uno
spruzzo violentissimo mi riempì il culo e mezza scrivania.
Riattaccai, lasciano mio marito senza la possibilità di dirmi nulla,
iniziai a ripulire i cazzo del mio toro d’ebano, e poi sempre con la
bocca la sborrata sulla scrivania.
Mi ci volle un po’ per ricompormi e rendere il tailleur presentabile,
poi lo accompagnai alla reception come se avessimo trascorso quasi un
ora a parlare di un caso particolarmente complicato.
Quando lo salutai
cordialmente, la segretaria mi guardo’ sorridendomi, dopotutto capii
che non ero
stata molto brava a fare le cose in silenzio…….

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