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Racconti Cuckold

La ragazza della fotografia

By 26 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

Quando lavoravo in Esattoria, ogni due mesi, dal dieci al diciotto, scadevano le rate delle tasse. In quelle occasioni venivano assunti dei “turnisti”.
La scelta veniva fatta fra le innumerevoli domande che pervenivano all’ufficio personale, senza alcuna selezione, in base a delle estrazioni a sorte.
Capitava così che si presentassero neo-laureati accanto a disoccupati cronici e anche giovani che volevano arrotondare le loro “paghette”.
L’età minima richiesta era diciotto anni, mentre la massima era lasciata alla discrezione del personale che gestiva i rapporti.
Io ero stabile da sei anni e sposato da quattro,
Quando si presentavano i turnisti, capitava che fra loro ci fossero vecchie conoscenze ormai dimenticate.
Quella volta vidi un volto familiare. Ho una memoria visiva piuttosto buona e un volto di solito lo rammento anche a distanza d’anni.
Mi avvicinai alla persona e tesi la mano.
– Piacere, ho l’impressione che ci siamo già visti –
Mentre parlavo, guardavo il mio interlocutore: era circa della mia età, trasandato e scavato in viso, segno che non se la passava troppo bene.
Strinse la mano senza energia.
– Può darsi, ho cambiato tanti posti… –
Guardai la scheda di presentazione.
– Giordani, avevo un compagno di scuola che si chiamava così, scuole Guinizzelli? –
L’altro sembrò illuminarsi.
– Ma certo! ora ricordo. Tu eri in banco con…-
– Col figlio del carrettiere? Esatto sono proprio io. E dimmi come ti butta? –
Fece un cenno con la mano, come per scacciare dei brutti pensieri.
– Lasciamo stare, dimmi piuttosto cosa devo fare –
Ci rimasi male. Lo ricordavo allegro e spiritoso e soprattutto molto bello e ammirato dalle ragazze, ed ora lo trovavo cambiato completamente.
Gli picchiai una mano sulla spalla.
– Adesso ti spiego cosa devi fare, e a mangiare dove vai? –
– Dove capita… –
rispose con la stessa allegria di uno che cerchi il cibo rovistando nei cassonetti.  – Allora oggi vieni a mangiare con me da Lazzarini, così parliamo dei vecchi tempi, d’accordo?-
– Va bene – rispose senza entusiasmo.
All’una e trenta uscimmo per la pausa pranzo e c’incamminammo verso il locale.
Ero curioso di conoscere la sua storia.
Mi affascinano sempre le vicende degli altri.
– Allora raccontami cosa hai fatto, dai! hai preso un diploma? –
Sembrò riflettere.
– Sono geometra, sono andato a lavorare all’ACI come primo impiego ma è successo un pasticcio ed hanno dato la colpa a me. Così mi sono trovato senza un lavoro e mi arrangio con quello che trovo… –
Eravamo arrivati da Lazzaroni.
– Cosa prendi? – chiesi davanti alla cassa.
– Pago io – tentò.
– Non se ne parla nemmeno – lo interruppi, prendendo fuori il portafogli.
Lui cercò di trattenermi, col risultato che mi cadde il portafogli e ne uscirono le varie tessere che custodiva.
Ci chinammo per raccogliere quando, fra le altre, raccolse una piccola foto e guardandola impallidì.
Notai subito l’effetto e gliela tolsi di mano. Era il volto di una ragazza. Non so cosa mi prese in quel momento ma feci finta di niente.
– La conosci? – gli chiesi con un tono indifferente.
Diventò rosso per l’imbarazzo e non rispose.
Insistetti.
– Non dirmi che la conosci? –
Mi guardò: si capiva che non sapeva cosa dire.
Allora io cercai di alleviare la tensione-
– Questa qui – dissi agitando la tessera – non so da dove sia saltata fuori.
 Non mi ricordavo nemmeno di averla. Per fortuna che mia moglie non ha mai messo le mani nel mio portafogli, altrimenti l’avresti sentita! –
Parve tranquillizzarsi.
– Questa – continuai – era una mia compagna di scuola, che frequentai prima di sposarmi. Ci siamo lasciati perché era una di quelle casa e chiesa… mi capisci? Niente baci, niente carezze.. fino al matrimonio e dopo castità e moderazione…-
Lui mi guardò allibito poi riprese in mano la foto come per convincersi che fosse proprio quella che lui credeva.
– Adesso mi racconti tutto – gli dissi prendendolo per un braccio – altrimenti, guarda, non ti do delle buone referenze alla fine del turno! –
Mi guardò implorante.
– No, ti prego, ho bisogno di lavorare… –
– Allora raccontami chi è questa ragazza dal viso angelico –
Lui rise in maniera nervosa.
– Angelo quella? Forse… viso d’angelo ma come comportamento! –
– Dai, smettila – lo interruppi – sii chiaro, raccontami tutto per bene. Vieni sediamoci. Ti offro un caffè –
Ci sedemmo e lui incominciò a raccontare.
“Come ti ho detto, lavoravo all’ACI sezione cartelli stradali. Cercavano un’impiegata. Si presentarono in diverse e scelsero questa che vedi nella foto, la tua ex.
Portava gli occhiali ed era molto riservata ma emanava una sensualità che mi fece effetto. Non faceva nulla per metterla in evidenza ma ero io che l’avvertivo.
Era carina, sempre vestita in modo castigato. Portava delle gonne a pieghe che quando sedeva mostravano delle belle gambe.
Anche il seno era piuttosto in risalto e insomma, la ricorderai, era una gran bella ragazza.
Cominciai a farle discretamente la corte ma con scarsi risultati. Venni a sapere che aveva un fidanzato nei militari che la faceva soffrire perché le scriveva pochissimo ed io ci stavo male da morire a vederla triste per colpa di quell’imbecille che la trascurava.
Diventammo amici e riuscii a parlare con lei diverse volte. Ogni tanto si lamentava del moroso ma senza che io ne potessi trarre dei vantaggi. Una volta però la vidi più triste del solito e mi disse che avevano litigato e che aspettava con ansia una sua lettera.
Proprio in quei giorni eravamo sotto le feste di Natale e facemmo un piccolo rinfresco. Portammo dei pasticcini e delle bibite.
La ragazza non beveva assolutamente vino e si limitò ad un’aranciata. Poi però alla fine facemmo un brindisi e su sollecitazione dell’ingegnere.
Bevve anche lei un bicchiere di spumante. L’effetto fu immediato: divenne allegra e rideva spesso, segno che le era andato alla testa.
Dato che prendeva due autobus per tornare a casa mi offrii di accompagnarla in macchina.
Lei non voleva, ma poi si rese conto che faceva fatica a stare in piedi e accettò. Partimmo e per evitare il centro prendemmo delle strade di periferia che io conoscevo bene.
Mentre guidavo cominciammo a parlare e lei si mise quasi a piangere pensando al Natale in casa da sola, senza il moroso.
Fermai l’auto un attimo e cercai di consolarla –
– Non faccia così signorina. Cerchi di divertirsi invece di pensare a quello là. Scommetto che dove si trova si sarà fatto la ragazza, che sicuramente è meno rigida di lei –
– Non è vero – rispose lei asciugandosi le lacrime – non sono rigida, sono una ragazza normale –
– Vuole dire che con suo fidanzato si comporta come tutte le altre ragazze? –
– Che cosa vuol dire? –
– Intendo, fare all’amore –
– Sono discorsi che non mi piacciono –
– Mi scusi signorina se mi sono permesso. Ha ragione, è che lei è così carina e mi dispiace vederla triste per uno che la trascura e che non la merita. Se sapesse come lo invidio! che le succede signorina? –
– Mi gira la testa –
– Scendiamo, un poco d’aria le farà bene –
Scendemmo e facemmo due passi.
Io, per sicurezza la tenevo sottobraccio per sostenerla. La sua vicinanza mi faceva impazzire. Lei si era abbandonata sulla mia spalla in silenzio. Le sollevai il viso
– Sta meglio? –
– Si. Grazie, lei è molto gentile –
Eravamo coi visi vicini. Lei aveva gli occhi pieni di lacrime.
– Pensa sempre a lui? –
– Sì –
– Si meriterebbe una bella lezione! –
– E cioè? –
– Che lei lo tradisse, così impara a trascurarla… –
– Ma cosa dice? –
Allora tentai. Le presi il viso e la baciai. Lei mi allontanò.
– La prego, mi lasci! –
– Non posso – risposi – sono pazzo di lei –
– Cercai di baciarla di nuovo e questa volta non si divincolò.
Disse solo
– La prego, mi lasci… –
Ero su di giri. Lei era frastornata dallo spumante e io ne approfittai.
La baciai di nuovo e le misi una mano sul seno.
– No la prego, non sta bene… – disse in tono stanco.
– Mi piaci da impazzire. Divertiti un poco…-
 Sentii che non faceva resistenza e la baciai di nuovo. Le misi una mano fra le cosce e l’accarezzai.
Lei non reagiva. Allora, col cuore in gola le sollevai la gonna e le toccai le mutandine.
Lei tentò di svincolarsi ma debolmente. Insinuai la mia mano sotto le mutandine e le accarezzai i peli della passerina cercando la fessura.
Sentii con una gioia immensa che spingeva col bacino.
Allora la riportai in macchina.
– Vieni – le dissi eccitato – lascia che ti faccia provare piacere… –
Le aprii le gambe e le sollevai la gonna. Guardai le belle gambe inguainate nelle calze e sorrette dal reggicalze.
Da quanto desideravo questo momento.
– Sei stupenda! – dissi – sei stupenda, lasciati amare-
Lei accennò – La prego… –
Mi abbassai, le spostai le mutandine e vidi la passerina ricoperta di un soffice pelo.
Affondai il viso e con la lingua cominciai a leccarla. Sentii che lei respirava a fatica e che si contorceva.
Le misi un dito nella fessura senza inserirlo troppo e continuai finché la sentii contorcersi nel piacere e stringere le gambe dall’orgasmo.  
Ero in estasi per quello che era successo ma soprattutto perché mi sembrava che la ragazza si stesse lasciando andare.
La baciai ancora e sentii che mi rispondeva. Le rimisi le mani fra le gambe e mi accorsi che le apriva, pronta a farsi toccare di nuovo.
– Ti è piaciuto? – le chiesi.
– Sì – rispose fremente – mi hai dato tanto piacere. Ma non dovremmo? –
– Perché? ci troviamo bene insieme. Non pensiamo al futuro, godiamoci il presente. Sento che tu hai bisogno di un uomo che ti dia tutto il piacere possibile. Lasciati andare, goditi questo momento –
– Ma lui… –
– Lui rimarrà se lo vorrai… anzi, vorrei suggerirti un gioco. Mi hai detto che non sai cosa scrivergli: ti aiuto io, mentre ti accarezzo ti suggerisco cosa scrivergli. Pensa quando lui leggerà voglio essere baciata e abbracciata e io sarò lì a farti provare piacere in tutti i modi che conosco…-
Lei rise.
– Certo non se lo immaginerà –
– Vieni, andiamo, ti porto a casa. Domani ti preparerò una giornata speciale. Vedrai… –

Il giorno dopo temevo che si fosse pentita ed invece quando la vidi capii che il nuovo gioco la intrigava.
Appena arrivò, mi venne vicino e mi baciò.
– Va meglio? – le chiesi.
– Mi vergogno a dirlo ma ho pensato tutta la notte a iersera –
– E allora? – chiesi trepidante.
– Mi hai dato tanto piacere! sono curiosa, cosa mi proponi? –
– Vedrai – le dissi – intanto vai in bagno e togliti le mutandine –
– Ma scherzi? – mi rispose scandalizzata.
– Dammi retta! – la esortai – fai come ti dico!  –
 Lei si allontanò e tornò piuttosto imbarazzata.
– Mi sento così strana – disse sottovoce – mi sembra che tutti lo sappiano.
– E’ questo il bello. Nessun altro lo sa, solo noi –
Entrò il magazziniere, un uomo anziano e sordo che aveva la scrivania nella stessa stanza. Si sedette e cominciò a rovistare fra le sue carte.
– Signorina – dissi – adesso registriamo le fatture. Venga qua e mi dica gli importi che io li controllo –
Lei prese il pacco di fatture, chinandosi un poco ed io ebbi un sussulto pensando che sotto era nuda.
Mi venne vicino, rimanendo in piedi, coperta dalla scrivania e cominciò a leggere gli importi.
Le misi una mano sotto la gonna e risalii le gambe fino al delizioso cespuglio. Sentii che il pelo era umido, cominciava ad eccitarsi.
Trovai il clitoride, mentre con l’altra mano spuntavo le cifre. La sua voce cominciava ad incrinarsi man mano proseguivo nella manipolazione.
Guardavamo il magazziniere che continuava a lavorare imperterrito e godevano della nostra congiura.
La ragazza, stando in piedi, non poteva resistere a lungo e così cominciò a ondeggiare mentre con le gambe stringeva la mano che le dava piacere.
Io desideravo di mettere la lingua fra quelle belle gambe e raccogliere il suo umore delizioso.
Ad un tratto mi bloccò la mano e sentii il suo umore travasare dalla fessura e scendere lungo la coscia.
Guardai il magazziniere che era chino sulle sue carte. Finsi di raccogliere un foglio per terra e mi chinai sotto la scrivania.
Le sollevai la gonna e presi a succhiarle il liquido che colava lungo la coscia interna. Lei era spaventata e nel contempo deliziata.
Mi prese la testa con le mani e mi tirò su.
– Non farlo più ! – mi sgridò – Sei pazzo? –
– Sì, sono pazzo di te! Adesso vai giù in magazzino che ti raggiungo –
– Ma… –
– Vai!
Si allontanò ed io mi rivolsi al magazziniere.
– C’è una differenza qui, bisognerebbe andare in magazzino a controllare. Stai comodo ci vado io –
Scesi in magazzino dove lei mi aspettava. La presi per un braccio e la trascinai in fondo.
Cominciai ad aprirle la camicetta e a baciarle il suo splendido seno. Mentre lei chiudeva gli occhi le sollevai la gonna e le palpai il sedere.
– Cosa fai? – mi chiese spaventata.
– Adesso te lo metto didietro, visto che davanti è tabù, anche se conosco diversi trucchi per ingannare il marito la prima notte –
Mi mise la mano fra le gambe sentendo il mio pene rigido.
– Davvero lo vuoi fare? Sentirò male? –
– Stai tranquilla, ho quello che serve. Dai, che abbiamo poco tempo e io non resisto –
 Presi la pomata che avevo comperato e la unsi bene poi glielo inserii.
Era stretta e sentì un poco male ma poi, la accarezzai davanti e lei cominciò a muoversi facendomi venire in poco tempo.
Per fortuna perché la porta si aprì ed entrò il magazziniere.
La feci nascondere e con una scusa lo portai via, dandole la possibilità di uscire inosservata”

Io intanto ascoltavo senza parlare. La testa mi frullava e mi sembrava di impazzire. Lui non se ne accorse e continuò.
 
“ Abbiamo fatto cose da pazzi. Le suggerivo le frasi da scrivere mentre la tenevo fra le braccia e la riempivo di baci e di toccamenti. Il problema era che dovevamo fare tutto di nascosto.
Poi, avemmo la fortuna che lei fu mandata a Roma per due giorni a fare un corso. Era l’occasione che cercavamo.
Lei partì per conto suo ed io la raggiunsi dopo. Fortuna vuole che a Roma nevicò e i corsi furono sospesi un giorno. Rimanemmo a letto tutto il giorno ed io la penetrai di dietro almeno due volte, oltre ai vari orgasmi che le procurai. Giungemmo alla sera sfiniti e lei mi disse.
– Ho pensato a quello che mi hai detto per la prima notte di matrimonio… cosa intendevi? –
– Parli del trucco? –
– Sì –
– E’ semplice. Nessuno la prima notte di matrimonio pensa a queste cose. Il sangue che esce dalla tua fessura è minimo e allora basta nascondere un asciugamano con un poco di sangue, sotto la donna e quando il rapporto è finito farlo vedere a lui come dimostrazione del defloramento. elementare…-
Lei mi guardò con uno strano sguardo.
– Facciamolo! –
Aprì le gambe, prese il mio pene e indicò la sua passerina.
– Mettimelo dentro! voglio provare tanto piacere con te, perché non credo lui sia in grado… –
La guardai allibito.
– Lo vuoi proprio fare? –
Prese il mio membro e cercò di infilarlo nella sua fessura.
Allora le salii sopra e poggiai la mia cappella davanti alle sue grandi labbra.
– Infilalo tu – le suggerii – così sentirai meno male –
Lei lo appoggiò poi spinse. Io subito la imitai e il mio pene entrò nella fessura facendole fare una smorfia di dolore.
– Hai sentito male? – le chiesi.
– Un poco, continua, ti prego! –
La penetrai e cominciai a muovermi. Aveva la vagina stretta ed io provavo un piacere infinito.
Ero piuttosto resistente e così continuai finché lei ebbe tre orgasmi, uno dietro l’altro. Alla fine venni anch’io e la inondai di sperma.
Cademmo esausti sul letto. Ci addormentammo e il mio ultimo pensiero fu che quando l’avevo conosciuta mi sembrava una santerellina… vatti a fidare delle donne !“

Ero stato in silenzio per tutto il racconto. Mi alzai.
– Esco un attimo, aspettami! –
Una volta fuori respirai a pieni polmoni l’aria frizzante. Mi guardai attorno e mi resi conto che il mondo esterno non era minimamente cambiato rispetto al mio mondo interno che era andato in frantumi. Si, perché a lui non l’avevo detto ma quella donna di cui mi aveva raccontato con tanta dovizia di particolari, quella donna della fotografia era la mia attuale MOGLIE! Rientrando pensai di invitarlo a casa per un pranzetto e vedere come sarebbero andate le cose….

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