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Racconti CuckoldTrio

L’isola

By 23 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Tratto da The Commedia

http://thecommedia.blogspot.com/

Il dolce rumore delle onde che si stendono dolcemente sulla riva, seguite poi dal riflusso dell’acqua, creava quella dolce sensazione di pace, quasi come se ci si trovasse in una culla. Martina stava sognando, un sonno di quelli sereni. Il grido dei gabbiani, prima molto leggero, quasi onirico, si fece sempre più reale, più vero, più vicino. Aprì delicatamente gli occhi, riparandosi con una mano dal caldo sole accecante. Faticosamente riprese forza e si mise seduta. Ma cos’era successo? Dove si trovava? Indossava una tailleur blu con una cannottierina color crema, ma le scarpe dover’erano finite? Si rese conto che aveva i piedi nudi. Ma che abbigliamento era per stare in spiaggia? Ma in effetti, dove si trovava?
Un senso di smarrimento l’assalì. Sola, in un luogo lontano, in una situazione paradossale. Dove si trovava? Si alzò in piedi e fu allora che scorse, pochi metri più in là, il corpo di un uomo. Il suo uomo. Per un istante restò paralizzata. La paura la bloccava, ma fu un attimo. Si avventò sul corpo immobile e lo scosse vigorosamente. Sì, il cuore batteva. Le lacrime solcarono il suo viso. Gabriele si destò e la prima cosa che vide, fu il viso amato. Tutto il resto, almeno in quel momento, non aveva significato.
Lui ricordava. Lui sentiva ancora la paura addosso, le vibrazioni dell’aereo, la moglie che stringeva la sua mano. Poi il silenzio, il freddo, la lotta contro il mare sconosciuto della notte. D’un tratto tutto era svanito, non aveva sentito più la fatica. Si era lasciato andare abbracciato a lei, a tutto ciò che per lui contava davvero.
Si abbracciarono forte e rimasero uniti per lungo tempo. Fecero l’amore come chi sa che avrebbe potuto non farlo più. Un’ulteriore consapevolezza della preziosità dell’amore, del loro amore. Non avrebbero mai più pensato a trascurare il loro amore, mai più avrebbero trascurato l’unione dei loro corpi, delle loro menti, dello loro anime.
Gabriele raccontò a Martina dell’incidente aereo, ma lei sembrava non ricordare. L’iniziale nebbia che offuscava i suoi ricordi iniziò a diradarsi. Adesso ricordava qualcosa che era accaduto poche ore prima del volo. Stavano rientrando dalle vacanze. Sì, ricordava bene la discussione avuta al rientro dalla spiaggia. Ricordava i discorsi assurdi fatti da Gabriele. Per la prima volta aveva affrontato a mente fredda le sue fantasie erotiche. Stava parlando sul serio, non poteva essere altrimenti visto che avevano consumato un’indimenticabile rapporto in riva al mare nascosti dall’ombra di uno spicchio di Luna pochi minuti prima. Con quanta passione l’aveva presa sulla sabbia dopo aver lasciato il party…ed ora tornava a parlare di sesso. Parlava di sesso, parlava di lei, parlava di un uomo che si insinuava tra le sue cosce, parlava di un uomo, di un altro uomo. Un uomo con un suo profumo, con suo sapore, con un suo calore. Sangue e carne. Pelle contro pelle. Pelle sconosciuta. Pelle che non era la sua.
Non poteva crederci, il mondo le crollava addosso. Non era possibile, non era normale. Non era comprensibile, ma era vero. Dunque non erano solo fantasie quelle frasi che le sussurrava delicatamente prima di passarle la lingua calda ed umida sulle orecchie durante i loro amplessi.
Poi ricordò che pianse, di un pianto sincero e spaventato. Un pianto isterico.
“ma come puoi pensarmi tra le braccia di un altro? Come puoi? Non sono mica una puttana! Mi credi una puttana?”
“ma cosa dici amore. Non essere sciocca, sai quanto ti amo”
“amore? Dov’è finito l’amore? Non è normale quello che dici! Dimmi la verità? Non mi ami più? Non ti piace più il sesso con me?”
Gabriele era pronto a questo. Aveva immaginato la reazione, ma era ora. Non poteva, non voleva, non riusciva più a contenere le sue fantasie. Ne aveva bisogno. Perché rinunciare alla proprie fantasie. Non lo avrebbe fatto per ego. Non lo avrebbe fatto per cultura, per rispecchiare i canoni tradizionali del padre di famiglia, dell’uomo di società. Non lo avrebbe fatto per paura di minare il proprio orgoglio.
L’unico motivo per cui avrebbe rinunciato alle sue fantasie sarebbe stato per il rispetto della propria compagna. Mai avrebbe assunto comportamenti che ne avrebbe leso la dignità. Se lei non voleva non se ne sarebbe parlato mai più. Lui l’amava. Tra loro c’era un amore speciale, un amore che trascendeva il rapporto carnale e lui lo sapeva. Sapeva che anche Martina ne era consapevole. Potevano andare oltre, erano una coppia vera, due facce della stessa medaglia. Mai nessuno li avrebbe potuti dividere.
Questo le disse.
E lei pianse, ma poi lo guardò. Aveva il viso tenero, incerto, spaesato. Cercò lui, il suo viso rassicurante. Lo ascoltò. Volle sapere cosa poteva provarci di eccitante in quelle fantasie.
Gabriele le confidò che era strano e questo lo ammetteva, ma c’era sempre stato qualcosa in lui che lo faceva eccitare quando lei si vestiva, quando si spogliava, quando si prendeva cura del suo corpo. Era rapito dalla sua femminilità, dalla sua sensualità. Lo eccitava pensare che vi fosse uno sconosciuto che la osservava, che la desiderava. Gli sguardi degli uomini si posavano troppo spesso su di lei che certo non li scoraggiava. Erano complici in questo gioco, si divertivano insieme. Lui un po’ ne soffriva nel vedere le sue grazie scaldare il sangue altrui, ma non sapeva perché, ma la cosa lo eccitava da matti.
“da un po’ di tempo ormai riesco ad avere queste fantasie anche quando non stiamo facendo sesso. Impazzisco nel pensarti in predo all’eros, stordita da tanto piacere. Ti vedo nuda. Ti vedo sudata. Vedo la tua pelle brillare. Sento il tuo odore diffondersi nella stanza. Vedo i tuoi capelli disordinati. Il trucco sceso. Lo sguardo ubriaco di eros, estasiato. Vedo le tue gambe avvolgere il corpo del tuo amante. Le dita tese dei piedi. Lo smalto rosso. Vedo le contrazioni profonde del tuo amante spingerti verso le porte del delirio dei sensi. Vedo tutto questo e ne sono inebriato. Sento pugni nello stomaco, sento girarmi la testa. Sento le vertigini. Ma tutto questo mi colma di eccitazione, un’eccitazione che non riesco a contenere, che mi pervade, mi devasta, mi fa godere”.
Quella sera lei lo fissò a lungo. Poi lo abbracciò anche se non riusciva a capire e la cosa la disturbava. Era fatta così, doveva capire tutto. Fu così che si addormentò con la paura che il suo amato avesse un’amante, che tutti quei discorsi li faceva ad arte. Voleva forse mettersi a posto con la coscienza concedendola ad un altro uomo? O voleva aprirsi le porte verso il sesso di gruppo? Le orge, quello poteva essere il suo obiettivo! Un’altra donna con il suo consenso. Però era turbata. Gabriele era un uomo sincero, non poteva avere secondi fini. E quindi, tornava a non capire.
La mattina successiva passò tranquilla. Poi seguì l’aeroporto. Ora ricordava anche quello. L’airbus 777, il decollo, il pasto. Poi si era addormentata per poi doversi svegliare all’improvviso nel panico generale. Poi di nuovo il silenzio.

( continua )

 

 

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