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Racconti Cuckold

Offerta – cap. 1

By 26 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Prefazione

Il racconto che segue é una storia vera, i nomi sono veri, é la mia storia. Gli avvenimenti narrati sono stati vissuti sulla mia pelle e quella di mio marito.
Avevo iniziato a scrivere con nomi di fantasia, ma continuavo a confondermi con i nomi reali, quindi tanto valeva utilizzare quelli veri.
Ho iniziato a scrivere su consiglio di una mia amica analista, gli strascichi che hanno lasciano le vicende narrate sono difficili da cancellare, soprattutto per una donna che crede nel matrimonio, ancora innamorata del proprio marito, che però, ora fa fatica a rinunciare alle forti emozioni.
Il metodo funziona abbastanza bene, serve a trasformare la realtà vissuta in sogno, in storia, aiuta a scaricare i sensi di colpa, a scaricarsi da tutte le responsabilità.
Come capita a tante coppie, annoiate, anche noi siamo andati in cerca di emozioni, sempre più forti, fino a quando, per mio marito la fantasia, non bastò più, cominciò ad offrirmi e provare gusto nel farlo, un continuo alzare l’asticella, non accontentandosi più. Questo è quello che è capitato a noi, la colpa se di colpe vogliamo darne sono da distribuire in parti uguali, a me e a lui. Quando si gioca non si pensa mai alle conseguenze, l’eccitazione, nelle decisioni, è cattiva consigliera..
Devo ammettere che mettere su carta i nostri incontri, mi aiuta anche a scaricare la mia eccitazione, descriverli è come riviverli, scrivo con il cuore in gola e con una mano nella mia intimità, ecco perchè in certi momenti posso risultare volgare. Con questo sistema almeno non sento più il desiderio del sempre di più e soprattutto ho ricominciato ad avvicinarmi a mio marito, il sempre di più, ora lo provo scrivendo, con la differenza di non subire umiliazioni.

Uso la scrittura come terapia, non con l’intenzione di ambire a chissà quale riconoscimento, ho cercato volontariamente di evitare approfondimenti psicologici legati alle situazioni vissute, ne tantomeno mi interessava descrivere i miei stati d’animo. Li ho semplicemente sorvolati, a quelli ci pensa già la mia analista, io volevo solo scrivere di sesso, di sesso subito, di sesso vissuto a mille.

Mi chiamo Nadia ho 36 anni, 35 all’epoca dei fatti, la mia descrizione la troverete più avanti, se avrete la voglia di continuare nella lettura. Mio marito si chiama Marco è sulla quarantina. Abitiamo e lavoriamo al nord, in una grande azienda a conduzione familiare..siamo benestanti e non saprei cosa potrebbe ancora interessarvi..
Gli altri attori del mio racconto li scoprirete da soli..se vi va’.

Mi ripeto scrivo senza ambizioni, con un unico scopo, se vi è piaciuto e soprattutto siete arrivati alla fine del mio racconto, fatemelo sapere..non soffermatevi troppo sugli errori di scrittura e di ortografia, so che il testo ne è pieno, l’ho scritto di getto..ciao Nadia

TITOLO : Offerta

1′ Capitolo – La festa

Stupida..stupida e ancora stupida..me lo ripetevo in continuazione.

Niente avrebbe potuto più cancellare quelle forti emozioni, niente avrebbe cancellato quel nome dalla mia testa, dai miei pensieri.

Come avevo potuto lasciarmi andare, a Marco la situazione era sfuggita di mano, la mia totale disponibilità l’aveva forse spiazzato.

In Marco, mio marito, l’idea di farlo si era concretizzata nel giorno dell’annuale festa aziendale, offerta dal padrone. Mi ricordo che quella giornata Marco era particolarmente focoso, mi stuzzicava all’inverosimile, non mi ricordo, un solo istante, del pomeriggio passato assieme, senza la presenza della sua mano tra le mutandine. Mi ricordo che prima di partire di casa mi aveva portato vicino al primo orgasmo della serata, alzandomi la gonna e leccandomi la fichetta, proseguendo con la tortura anche in auto, dove la sua mano continuò a masturbarmi per l’intero viaggio, Ero letteralmente sconvolta, mi piaceva vederlo così..un po’ porco. Addirittura nel viale d’accesso alla villa mi ha fece togliere le mutandine già fradice, Mi voleva sexy e disponibile per la serata e continuava a ripetermi che mi avrebbe scopato nel parco della villa, nel corso della serata. Salivo la scala d’accesso alla villa, con il vestito sollevato dietro e il suo dito immerso in me, se la scale avessero avuto una decina di scalini in più sarei venuta. Per fortuna la presenza di tutta quella gente e le varie presentazioni, gli impedivano di stuzzicarmi.
Il nostro gioco era solo rimandato, nell’attesa che calasse la notte, e la musica alta nascondesse il nostro rapporto.

I brindisi proseguivano, la festa cominciava ad entrare nel vivo, i musicisti cominciarono a suonare, e l’oscurità finalmente arrivò. Marco, come previsto, mi portò a fare due passi in quell’immenso parco, puntò diretto su una panchina, situata ai margini del giardino. Aveva già pianificato tutto, in ogni dettaglio, il buio, la mia eccitazione, la musica alta, la benda..e la mia voglia di trasgredire.

Marco, per prima cosa mi abbassò le spalline del vestito che cadde in un istante ai miei piedi, lasciandomi nuda in tutto il mio splendore. Sentivo i capezzoli indurirsi grazie all’azione dell’aria, ero fiera del mio seno e soprattutto dei miei capezzoli e di come si inturgidivano, come delle piccole fragole. Stavo letteralmente colando di umori , mi trovavo li, nuda all’aperto, con gli occhi bendati, su dei tacchi vertiginosi, davanti al mio uomo e a chiunque passasse, eccitata da impazzire, Sentivo il corpo di Marco quando si avvicinava all’orecchio, voleva vedermi con le gambe spalancate. mi prese le mani e me le legò dietro la schiena. Reclamai volevo scoparmelo, farlo impazzire e non subire, glielo dissi ripetutamente ma lui sempre alle mie spalle mi disse che c’era una persona davanti a me e dovevo essere gentile e lasciarlo fare.

Risi, pensai alle nostre fantasie, ai nostri giochetti per eccitarci maggiormente. Dopo tutte quelle sollecitazioni, non avevo certo bisogno di fantasie, lo pregai di scoparmi, lo volevo dentro, volevo scopare, volevo godere. Qualche secondo dopo le mie lamentele, delle mani si posarono sul mio seno, per reazione mi ritrassi e chiusi le gambe. Non me lo aspettavo, chi poteva essere, stavo sprofondando dalla vergogna nel tentativo di piegarmi per coprirmi, ma quelle mani non mollavano la presa, anzi. Le sentivo che mi spremevano le tette, due mani dalle dimensioni maschili, che vergogna, doveva essere un collega, alla festa erano invitati solo loro, o un marito di una collega. Marco mi tranquillizzò, e con calma mi fece riprendere la posizione iniziale.
Il cazzo di Marco, che tenevo, tra le mani diventò di marmo, a quel punto le mani iniziarono ad essere pi’ audaci, stringendomi le tette con sempre maggior impeto, come se tentassero di mungermi e soprattutto stringendomi con forza i capezzoli tra le dita. Cercavo di sottrarmi a quella tortura, girandomi, ma tenuta per le tette dall’estraneo e per i fianchi da Marco non avevo grandi possibilità di sfuggire a quei massaggi. La presenza di Marco, comunque mi tranquillizzava, la sua voce sussurrata e soprattutto il suo cazzo che tra le mie mani sembrava di marmo mi aiutavano a lasciarmi andare.
Marco mi chiese di essere gentile, di aprire il più possibile le gambe, quelle parole ebbero un effetto dirompente dentro di me. M’immaginavo di vedere la scena che l’estraneo aveva davanti agli occhi. M’immaginavo di vedere la mia fichetta bella rasata con solo una striscietta di peli, la stradina, che piaceva tanto a Marco. Mi sentivo letteralmente colare, Marco mi incitava a divaricare maggiormente le gambe. Una sensazione che non avevo mai provato, essere offerta dal mio compagno mi eccitava da morire, sentivo l’orgasmo dentro di me crescere. Franco, questo era il nome dell’estraneo, non si fece attendere, senti la sua mano appoggiarsi al mio pube, con l’indice e l’anulare mi allargava sapientemente le labbra della fichetta e con il medio iniziò a salire dentro di me. Emisi un gemito, lo sentivo piantato tutto dentro me, immobile, inconsciamente il mio bacino cominciò a muoversi, sicuramente era quello che Marco e l’estraneo volevano, un segno di accettazione. Marco mi incitava, anche se non ce n’era bisogno, ormai dentro di me stava crescendo un orgasmo devastante, liberatorio, percepivo il suo viso a poca distanza dal mio, dovetti trattenermi dal baciarlo, non sapevo chi fosse, non conoscevo il suo nome, conoscevo solo le sue mani e il piacere che mi stavano regalando, cominciai ad ansimare, spingevo forte la mia fichetta contro la sua mano, cercavo di strofinargli contro il clitoride, mi mancava un niente per godere, non lo sentivo abbastanza, impazzivo, mi sforzavo per non baciarlo, tendevo la testa all’indietro cercavo una bocca volevo essere baciata duramente, volevo sentirmi posseduta ero nelle mani di due uomini ma non li percepivo abbastanza, mi saebbe bastato così poco, una lingua in bocca, una maggiore partecipazione, stavo per supplicarli di scoparmi quando la sua voce fece finalmente ingresso, interrompendo il mio monologo di gemiti, un’espressione umiliante, una delle tante che in quella serata mi avrebbe dedicato “Sta Troia é bagnata come una cagna in calore” in qualsiasi altro momento l’avrei mandato a quel paese, odiavo la volgarità, ma ero a un passo dall’orgasmo e non volevo rinunciarci. Come in precedenza, la mia mancata reazione era un segnale che lo autorizzava o osare di più, e la sua reazione non tardò, mi prese per il seno con l’altra mano libera e alzandomi, con la mano ben piantata in me, mi tirò a se e mi disse “Ora la facciamo godere questa puttana”. E come per incanto finalmente l’orgasmo si fece strada dentro di me, ondate di piacere che avanzavano e mi scuotevano, sentivo le contrazioni come non le avevo mai sentite, un orgasmo intenso e lungo, lo accompagnai con dei si si..si..con la testa all’indietro per cercare Marco. A quel punto Franco mi mollò il seno, mi prese per la testa e iniziò a strofinarmi la fichetta, con il palmo premeva sul clitoride e con il medio entrava ed usciva da me, in quel modo l’orgasmo sembrava non abbandonarmi. Mi portò il viso davanti al suo, tenendomi forte per i capelli e mi disse “Guarda come gode la troia”. Le dita dentro di me erano diventate almeno due, il rumore che le sua masturbazione così violenta provocava non lasciava dubbi su quanto eccitata e bagnata ero, continuavo ad assecondarlo con il bacino, sentivo la sua bocca a pochi centimetri dalla mia..mi incitava “godi..godi..godi Troia” e senza rendermi conto aggiunsi ” Si si ..godo” e lo baciai, un bacio profondo, che ricambiò con violenza, mi spinse la lingua in bocca come se mi volesse penetrare. Mi tolse la mano da sotto e me la mise in bocca per farmi sentire il sapore dei miei umori e aggiunse “lecca lecca puttanella”.
Mi stavo riprendendo, finalmente potevo appoggiarmi su entrambe le gambe, per agevolarlo nella masturbazione ne avevo sollevato e piantata sull’altra gli strusciavo la mia fichetta contro la mano.

Cercavo Marco con i sensi rimasti, giravo la testa tendendo le orecchie in cerca di un suo segnale, nel farlo mi rendevo conto che Marco mi era venuto tra le mani. Questa scoperta ebbe l’effetto di tranquillizzarmi, mi sentivo un po’ meno in colpa di essermi lasciata andare in quel modo. Mi sentivo strana non ero abituata a non poter vedere cosa succedeva attorno a me La benda mi isolava dal mondo circostante,. Mi stavo riprendendo completamente, ora sentivo la musica e soprattutto riconoscevo le canzoni. Chiamai Marco..Marcoo, sentì la sua voce a pochi passi da me, mi abbracciò e mi tranquillizzò, ero spossata, vuota. L’orgasmo mi aveva come cancellato quel rapporto consumato alcuni minuti prima. Tra le braccia del mio uomo, sentivo il bisogno di dimostrargli che ero comunque sua, mi avvicinai all’orecchio e gli sussurrai “ho voglia Marco ..scopami ti prego, scopami fammi sentire tua” nel farlo alzai leggermente la gamba e mi strusciai sulla sua. Speravo che mi avrebbe scopato con rabbia, per punirmi, dentro di me sentivo di meritarlo. Non ebbi il tempo di sentire la risposta di Marco, l’estraneo mi prese per un braccio e mi trascinò verso di lui dicendomi “te la faccio passare io la voglia Troia, Quelle come te hanno bisogno di un cazzo come il mio..e stai tranquilla che non finirà presto..”. Chiamai Marco..Marco ma rispose l’estraneo ” tu preoccupati di aprire bene bene le gambe e lascia che Marco si goda lo spettacolo”. Mentre venivo trascinata aspettavo l’intervento di Marco, ma Marco non reagiva, ora sentivo chiaramente l’uomo sedersi sulla panchina, armeggiare con la cintura e togliersi i pantaloni. Gli dissi di liberarmi, lo supplicai di togliermi le bende. La sua risposta mi spiazzò “é quello che vuole il tuo maritino..non l’hai ancora capito..ora non perdiamo tempo..vieni qui che ti apro un due” nel fare questo mi prese l’avambraccio con una mano e il seno con l’altra, tirandomi a se, per non cadere dovetti appoggiare le ginocchia sulla panchina, chiamai nuovamente Marco e questa volta mi rispose di stare tranquilla. La cosa non mi andava, rimasi bloccata seduta sulle ginocchia dell’estraneo con le mani sempre legate dietro la schiena, cercando di stargli lontano il più lontano possibile. A sbloccare la situazione era sempre lui..mi infilò la mano sinistra tra i capelli e con forza mi tirò su tenendomi la testa bassa. Nell’assecondarlo, cercai di evitare il contatto del mio viso con il suo corpo. Sentivo la mia fichetta appoggiarsi sul suo cazzo, cercavo di tenere le gambe strette per rimanere il,più sollevata possibile ed evitare quel contatto. L’operazione mi riusciva male, a causa della sua stazza non potevo stringere di più le gambe..Trovò lui la soluzione, sempre tenendomi per i capelli, con la destra inizio a masturbarmi. Come in precedenza il rumore provocato dalla sua mano sembrava quello di una pozzanghera, con un senso di vergogna questa volta cercavo di non trasparire emozioni, ma invano, dalla mia bocca costretta a pochi centimetri dalla su, il respiro mi tradiva..Intervenne nuovamente “é inutile che cerchi di nascondercelo..lo sappiamo che ti piace farti masturbare..non lo vuoi proprio capire che il tuo uomo vuole vederti godere con un altro? Rilassati lo so che non vedi l’ora di farti scopare, conosco le troie come te..tuo marito é in piedi dietro di me..fallo contento..fagli vedere quanto é porca sua moglie..quanto é brava a scopare..vedrai Nadia.. Che una volta preso il mio cazzo..non dimenticherai più il mio nome..a proposito mi chiamo Franco..” Non ero abituata a quella volgarità, cercavo di riordinare le idee, conosceva il mio nome che vergogna, cercavo un Franco tra i suoi colleghi, in quella situazione non riuscivo ad immaginarmene uno, ma non riuscivo a pensare, troppo sollecitata, la sua mano sotto era devastante, lo ascoltavo ipnotizzata con il respiro sempre più affannoso sentivo la mie forze cedere, il primo segno era il bacino che ora agevolava la masturbazione. Non mi dava pace sia con la mano che a parole, non stava zitto un attimo, a ogni mio gemito non perdeva occasione per darmi della troia, della puttana e della cagna in calore..Ormai l’eccitazione aveva cancellato ogni mia resistenza mi dimenavo e gemevo liberamente. Avevo percepito che era molto dotato, l’idea di farmi scopare da un grosso cazzo non mi attirava, ma stavo per perdere il controllo sul mio corpo.
Neanche nei miei sogni erotici, non avevo mai dato importanza alle dimensioni, Marco aveva un pene sopra la media e mi bastava, non avevo mai desiderato dimensioni, per me più dolorose. Mi definisco una donna complicata, le mie amiche farebbero carte false per farsi scopare da un superdotato, a me l’idea spaventava.

Potevo immaginare che Franco non ci sarebbe andato con gentilezza, la sua volgarità e la sua durezza non erano di buon auspicio, mille pensieri, cercavo il suo nome nei ricordi, pensavo al dolore che mi avrebbe provocato, pensavo a Marco, alla sua impassibilità, pensavo ai miei gemiti e a come non potessero essere sentiti da altri, la testa mi scoppiava, e quella mano non mi concedeva tregua, un continuo e piacevole tormento, dovevo riuscire a non pensare, a liberarmi la testa dalle preoccupazioni e lasciarmi andare, concentrarmi solo sul piacere che stavo provando.

Letteralmente tra le sue mani cominciavo ad apprezzare i suoi commenti, i suoi incitamenti. Riuscivo ad accettare anche quei suoi insulti così volgari, cominciavano ad eccitarmi, non stava zitto un attimo, era un continuo ” guarda come gode sta troia, ti sfondo troia, forza troia non vedo l’ora di sbattertelo dentro, ecc. Ormai ero cotta a puntino poteva fare di me quello che voleva. Mi usci dalla bocca..uno “scopami..ma prima liberami le mani” . Non se lo fece ripetere due volte, con una facilità che mi sorprese mi sollevò con la mano destra e con la sinistra indirizzò la sua cappella dentro di me, mi raccomandai subito di fare piano, ma come avevo intuito non era il tipo di fare piano. Senza potermi tenere sulle braccia gli calai sopra di colpo, cercai ti trattenere in gola l’urlo di dolore che quella penetrazione mi aveva causato, stringendo i denti, sentivo le lacrime scendermi dagli occhi, bagnata come ero quel palo scivolò dentro di me in un solo colpo, mi aveva riempito tutta, lo sentivo sbattere sull’utero, provavo un dolore profondo dentro di me. Franco, tenendo le gambe larghe, non mi permetteva di sollevarmi, per togliere pressione all’utero. Si accorse del mio inutile tentativo e rise, dalla bocca mi uscì solo ” bastardo” e in sua risposta mi mise le mani sul culo, mi aprì le natiche e con forza me lo spinse ancora più in profondità e mi disse “guarda come è stretta sta troietta.. te la sfondo io la fichetta..” lo pregai nuovamente di slegarmi, questa volta lo fece subito, lo apprezzai. Avevo le braccia anchilosate ma cercai subito di appoggiarmi sul suo petto per sfilarmi da quel palo, non feci a tempo, con forza mi prese i polsi e mi tirò verso di lui facendomi appoggiare le mani sulla spalliera della panchina, tolse le mani dal culo e mi prese con forza il seno facendomi sfilare con lentezza da quel cazzo enorme, con il semplice movimento del bacino. Quell’azione che tanto desideravo mi stava provocando un tremendo sfregamento delle pareti interne della mia vagina, addirittura riuscivo a percepire le nodosità di quel cazzo, temevo addirittura che mi rivoltasse come un guanto. Il suo movimento sembrava senza fine, sentivo il ritrarsi della cappella fino in prossimità delle labbra esterne tese all’estremo attorno ad essa. Non uscì, non mi regalò un secondo di respiro, non mi lasciò il tempo apprezzare quell’assenza di dolore, strizzandomi i capezzoli con due dita e le tette con il resto della mano mi spinse verso il basso e contemporaneamente con il movimento di bacino me lo respinse dentro in profondità strappandomi un’altro urlo soffocato in gola. La scopata stava iniziando, molto ma molto più dolorosa di quanto mi aspettassi e soprattutto di quanto volessi. Temevo che mi avesse lacerata, cercavo di capirlo dal tipo di dolore che provavo, avendo la benda sempre sugli occhi, non avevo altre possibilità di accertarlo. Ad ogni penetrazione, seguiva un mio lamento rabbioso, la violenza con cui mi penetrava e la forza con cui mi strizzava i capezzoli mi dava dei dolori lancinanti, sotto la benda piangevo in silenzio, non volevo dargli anche questa soddisfazione. Non sapevo quanto potevo ancora resistere, non era giusto, non era giusto scopare una donna così, Gli stavo dando me stessa, il mio corpo, la mia intimità. Non me lo meritavo. Non pretendevo dolcezza e amore, non pretendevo che facessimo l’amore, ma almeno rispetto, quello si, rispetto per il dolore che mi provocava intenzionalmente. Sembrava che mi prendesse a calci nello stomaco, ogni volta che spingeva quel cazzo dentro di me. Non riuscivo a parlare..non mi dava tregua, gemevo e emettevo solo lamenti, rantoli soffocati. La mia fica, come la chiamava lui, mi stava aiutando, gli umori che produceva, seppur tesa al massimo, agevolavano le continue penetrazioni. Cercavo di tenere il mio ventre a contatto con il suo, in questo modo evitavo di essere penetrata in profondità e soprattutto mi permetteva di sfregare il clitoride sul suo corpo, assecondando il suo movimento. Dagli epiteti che mi gettava contro, apprezzava il mio movimento, Mi stupivo di me stessa, riuscivo a provare piacere anche sottoposta a quella violenza, aiutata anche dalle sue dita che finalmente avevano smesso di tormentarmi i capezzoli e si dedicavano a palpeggiarmi le tette. Un massaggio senza dolcezza e con l’intenzione di provocarmi più dolore che piacere, mi stava sottoponendo ad una specie di mungitura, comunque molto meno dolorosa del trattamento riservato a miei capezzoli. Me le spremeva con forza, se le portava vicino al viso. Il mio movimento di allontanamento da quel cazzone gliele avvicinava. Le spingevo letteralmente sul suo viso. Volevo distrarlo, tenerlo occupato, temevo solo che mi prendesse per i fianchi o peggio per le natiche. Con la sua forza avrebbe facilmente invertito il mio movimento, la cosa mi terrorizzava, scopata al suo ritmo e così duramente mi avrebbe sicuramente fatto del male se non addirittura causato delle emorragie interne. Le reazioni del mio corpo mi venivano in contro, i lamenti si erano trasformati in gemiti di piacere, e dai suoi commenti avevo intuito che a causa di quella intensa mungitura dal mio seno dovevano essere apparse delle goccioline di latte..Questo avvenimento lo sconvolse, ora tutte le sue attenzioni erano per il seno e non per la mia fica già al limite di sopportazione. Incredibile stavo godendo, il piacere aveva superato il dolore. Questo mio cambiamento aveva avuto l’effetto di attenuare in lui quella cattiveria, quella durezza al limite del sadismo e questo suo cambiamento stava provocando in me, ondate di piacere, in ogni sua spinta percepivo l’intenzione di farmi provare piacere..stavo letteralmente perdendo il controllo, cercai la sua bocca..questa volta lo baciai io profondamente, gli stavo letteralmente sbrodolando addosso. I suoi commenti mi stavano dando alla testa, glielo gridai” mi stai facendo godere, scopami..scopami..mio dio non smettere mai di scoparmi..continua..continua. L’orgasmo stava montando, si stava nuovamente impadronendo di me..una sensazione sublime, questo estraneo stava portandomi a livelli di piacere inimmaginabili fino a quel momento. Godevo e lo gridavo al mondo, l’orgasmo mi stava sconquassando, ero pervasa dalle contrazioni e lui non dava segni di cedimenti, continuava a penetrarmi senza sosta, ormai anche la forza e la violenza con cui lo faceva avevano l’effetto di prolungarmi il piacere, l’orgasmo copriva il dolore, potevo percepire le contrazioni della mia fica sul quel cazzo, l’orgasmo stava scendendo di intensità, ma sentirlo ancora così focoso, lo alimentava ancora, interminabile, sembrava non svanire mai, percepire la sua voglia, la voglia di usare il mio corpo per godere, mi faceva impazzire..per un attimo temetti per la mia incolumità , la sua foga nel tenermi per il culo e schiacciarmi contro il suo cazzo era impressionante, quel cazzo mi spaccava letteralmente..lo sentivo duro, duro come il marmo, godevo..nuovamente..dio come godevo, sembrava che l’orgasmo precedente non mi avesse ancora abbandonato, toccava lui godere, dovevo concentrarmi..dovevo trattenermi..volevo sentirlo mentre mi veniva dentro, glielo dovevo..lo incitavo a venirmi dentro, sapevo a quali conseguenze andavo incontro, ero fertile, ma soprattutto sapevo della presenza di Marco, si sarà sentito ulteriormente umiliato da quella mia richiesta, per un attimo mi vergognai, un aiuto a trattenere le ondate di un’altro orgasmo, mi sembrava d’impazzire, riuscivo a trattenerlo a stento, le mie parole però ebbero l’effetto voluto, la possibilità d’ingravidarmi portò Franco a esplodere letteralmente dentro di me, sentivo le sue contrazioni, sentivo i suoi spruzzi caldi dentro di me..sembravano arrivarmi dritti al cervello e quando rivolto a Marco gli disse” te la sto ingravidando per bene la tua troia e senti ancora come gode, gode come una cagna in calore..”..mi scoppiò dentro un orgasmo ancora più forte del precedente..incitai Franco a non smettere..lo pregai di continuare..di continuare a scoparmi..glielo dicevo baciandolo. L’orgasmo più bello, lungo e sconvolgente della mia vita. Le contrazioni sembravano non finire mai, un continuo va e vieni, come lo sbattere delle onde contro gli scogli, dopo essersi smorzate ritornavano ancora più intense. Franco era riuscito a pomparmi fino all’ultimo mio spasmo..sfinita, esausta, mi ero adagiata sul suo petto, la sua presenza dentro di me si stava ridimensionando in una presenza piacevolmente ingombrante, stimolante al tempo stesso. Non ne avevo ancora abbastanza, dovevo trattenermi dal muovere il bacino, cercavo il più possibile di pensare a Marco, speravo che l’imbarazzo riuscisse a calmare i mie stimoli. Una parte di me non ne aveva avuto abbastanza, quel cazzo mi aveva stregato, l’avrei preso in tutte le posizioni. Purtroppo non ne avevo la possibilità e questo mi dava un senso di frustrazione, avrei dato qualsiasi cosa per continuare in un posto più comodo, l’idea di essere presa da dietro con forza mi scoppiava nella testa. Lo stimolo proveniente dal basso mi amplificava la voglia di sesso. Sentivo la mia fica pulsare. A stento riuscivo a controllarla. Come temevo e forse come era giusto che fosse, Franco mi tolse, alzandomi con forza, dal suo cazzo moscio. Tenendomi sollevata a gambe divaricate potevo sentire lo sperma colare. Franco concluse indirizzandosi a Marco “é piena come un uovo..la troia..te lo riempita per benino”. Rimasi in silenzio, senza parole, come Marco. Pensavo a come faceva a resistere a quelle continue umiliazioni e soprattutto a come riusciva a trarne piacere.

Franco era un dominatore, quel cazzo nella vita gli aveva dato una fiducia mostruosa in se stesso, provava sicuramente piacere nell’infierire su me e soprattutto sul mio uomo.

Mi ero sdraiata sull’erba finalmente libera dalla benda contemplavo le stelle, volevo assolutamente evitare di vedere Franco e soprattutto Marco, mi interrogavo su come uscire da quel imbarazzante situazione. In lontananza la musica era scemata, i suonatori assieme agli invitati si erano trasferiti all’interno, i suoni provenivano dalle finestre aperte, un miscuglio di musica, di risa, di voci. Una melodia continua piacevole, senza tempo, come infinita.
Quella regolarità però venne infranta nuovamente da Franco che rivolgendosi a mio marito disse” Senti.. ci sentiamo in settimana..dovrei incontrarmi con un amico anche lui con un gran cazzo tra le gambe..se cia voglia te la potremo sbattere in due..uno spettacolino davvero irresistibile per un marito cornuto come te.. ah ah ah..mi raccomando..stai attendo a farla abortire nei prossimi giorni..ne ho già uno di figlio da mantenere..”

quelle parole..dette con arroganza e con disprezzo ebbero l’effetto di un pugno in pancia..non lasciai il tempo a Marco di rispondere, con le lacrime agli occhi dalla rabbia gli gridai “sei un bastardo figlio di puttana”.. In sua risposta ricevetti una fragorosa risata.

Marco mi si avvicinò e con infinita dolcezza e mi diede un bacio sulla fronte..avrei preferito un pugno in faccia. Trattenni le lacrime e gli sorrisi..un sorriso forzato..perché dentro mi sentivo una merda.

Ci alzammo, cercai di ricompormi, con delle salviettine, tanto per riuscire ad arrivare al bagno senza attirare troppe attenzioni. Ci riuscii, il bagno si trovava al piano superiore della villa, una vera sala da bagno, stupenda con il gabinetto e il bidet separati. Decisi di approfittare dell’assenza di persone per rifarmi il trucco..o almeno togliermi i resti del precedente, ormai colato sul viso. Agivo velocemente, non vedevo l’ora di togliermi quello sperma che colava dalla mia fica, sulle gambe. In paio di minuti feci miracoli e di corsa m’infilai nel piccolo localino dove era presente il bidet, appena in tempo. Da dentro potevo percepire chiaramente dei passi sopraggiungere. Dovevo e volevo sbrigarmi..volevo scappare da quel luogo. Volevo andare a casa. Mi sedetti sul bidet, indirizzai un getto caldo sulla mia fica, nel pulirla cercavo di capire se quel cazzo mi aveva lasciato delle conseguenze, avevo la paura e la sensazione di essere stata slabbrata, invece con grande sorpresa quella violenta penetrazione non aveva lasciato tracce, almeno esteriormente. Soltanto nel asciugarmi con la carta mi accorsi di qualche piccola traccia di sangue, ma niente di grave. Mi sentivo sollevata, anzi fiera, gli avevo tenuto testa, ero fiera della mia fichetta che letteralmente sfondata aveva ripreso il suo aspetto iniziale, ci andavo fiera sembrava ancora quella di una dodicenne.. L’accarezzavo complimentandomi con lei, delle carezze sempre più sensuali che si stavano trasformando in una lenta masturbazione..la guardavo e pensavo che nemmeno due orgasmi, di cui uno infinito, mi avevano tolto la voglia. Seduta sul bidet come in trance, mi trastullavo il clitoride, il piacere copriva il malessere causato dai sensi di colpa nei confronti di Marco. Non volevo pensarci e soprattutto volevo allontanare il momento in cui ci saremmo trovati soli, in auto, magari un nuovo orgasmo mi avrebbe cancellato quell’angoscia che provavo. M’ infilavo il medio e l’indice all’interno e con il pollice premevo sul clitoride, ero nuovamente fradicia, il mio respiro si fece subito affannoso, ma il continuo va e vieni di persone, che cercavano il gabinetto, mi impediva di godere. Decisi di smettere nel momento in cui mi resi conto che nel bagno non c’era nessuno, presi velocemente della carta, mi asciugai via velocemente gli umori e mi infilai le mutandine. Con il cuore in gola, per l’eccitazione, presi la borsetta e mi diressi verso la porta l’uscita che improvvisamente un signore aprì, quando si accorse di me, la spalancò per agevolarmi l’uscita, lo ringraziai e sempre tenendo lo sguardo abbassato lo oltrepassai. Mi sentivo sotto esame, in fondo vestita in quel modo, attiravo gli sguardi di tutti i maschi presenti. Un istante dopo però, senti la sua mano che mi prese l’avambraccio, come per stritolarlo, ero ancora voltata, quando le sue parole mi pietrificarono, ” bastardo figlio di puttana a chi”. Nel dirlo mi trascinò nuovamente dentro alla sala da bagno, i miei tacchi vertiginosi non mi permettevano di contrapporgli una grossa resistenza, lui davanti e io dietro voltata verso l’uscita, cercavo di evitare il suo volto, mi stringeva talmente forte il braccio da temere che me lo spezzasse, si prese qualche secondo poi mi trascinò fino all’entrata del localino, mi spinse dentro fino alla parete, mi mollò il braccio ma mi prese per i capelli, mi tirò la testa leggermente indietro come per sussurrarmi qualcosa all’orecchio. Mi trovavo contro la parete di fondo incastrata tra il gabinetto e la parete laterale, appoggiata con le mani contro il muro, sentivo le sue labbra vicino all’orecchio, poi la sua voce ” sono sicuro che ti farà piacere un’altra dose di sborra.. E mi raccomando, questa volta, cerca di godere in silenzio..sai non é il caso che mi scoprano qui, con una puttanella da quattro soldi come te”.

Tenendomi sempre ferma con la mano sinistra nei capelli, con la destra mi sfilò il vestito che cade ai miei piedi, cercai di raccoglierlo, ma non me lo permise, lo scansò con i piedi, notò subito le mutandine e le commentò volgarmente, allentò per un attimo la presa sui capelli, lo sentivo che stava armeggiando con la cintura e i pantaloni, poi mollò del tutto la presa, immobile con le mani contro il muro ero come pietrificata, nel bagno era entrato qualcuno, i suoi movimenti si fecero silenziosi ma precisi, sentii le sue mani prendermi le mutandine ed abbassarle lentamente fino ai piedi, poi attese che alzassi i piedi per sfilarle del tutto in un silenzio irreale. La presenza nel bagno rimaneva in perfetto silenzio.
Non osavo voltarmi per capire cosa stesse facendo, poi sentii il suo cazzo picchiettarmi sulle natiche, mi sembrava un pezzo di legno talmente ce l’aveva duro. Mi spostò lateralmente, la presenza del gabinetto mi obbligava a tenerlo tra le gambe divaricate, con quei tacchi sulle piastrelle ero instabile, e il gabinetto non era di certo un aiuto. Posò entrambe le mani sui fianchi costringendomi a spingere il culo verso di lui. Doveva essere estasiato da quella visione, esposta in quella posizione mi stavo eccitando. Mi prese nuovamente per i capelli, si avvicinò posandomi il suo cazzo dritto tra le natiche, sfregandomelo contro, mi disse in silenzio ” vediamo dove questa Troia lo vuole prendere, decidi tu, prendilo con una mano e mettitelo dentro..al resto ci penserò io..ah ah”. Non avevo dubbi dove prenderlo già facevo fatica nella fica se me l’avesse messo nel culo mi avrebbe spaccato in due.
Con Marco lo facevo spesso, essere inculata mi faceva sentire sottomessa, ma un conto era prendere nel culo il cazzo di Marco, un conto era quel cazzo mostruoso.

Allungai una mano all’indietro, non dovetti cercare molto, appoggiai il piede sul gabinetto lo indirizzai verso la mia fica spinsi all’indietro il bacino e gli premetti contro la sua cappella, non dovetti attendere molto il suo aiuto, presa per i fianchi con i pollici mi allargò per bene le chiappe e la fica, comunque per farlo entrare dovetti premere con forza, lo sentivo penetrare a fatica, millimetro dopo millimetro nonostante un’ora prima mi avesse sbattuto con violenza. Stavo faticando non poco a prenderlo. Il tutto in silenzio, con la gente che si alternava in bagno e sicuramente tra di loro, era passato anche Marco, insospettito dal mio ritardo. Franco questa volta aveva capito la mia difficoltà o semplicemente temendo un mio gemito ad alta voce me lo spingeva dentro lentamente, mollai la presa e appoggiai nuovamente la mano al muro spingendogli la fica contro. Quell’intrusione mi faceva provare sensazioni devastanti, le gambe mi tremavano, non vedevo l’ora di allargami a sufficienza, ora il dolore che provavo e ancora forte. Avanzavo e indietreggiavo, cercando di alleviare il dolore adattandomi con calma al suo cazzo. questa lentezza lo spazientii, ad un tratto mi prese con una mano il capezzolo e l’altra me la mise davanti sulla fica, cominciò a masturbarmi e a strizzarmi il capezzolo, per assurdo mi conosceva meglio lui che Marco, mi scopava solo da un ora e già conosceva come sbloccarmi, con la sua decisione in un paio di colpi me lo aveva infilato fino ai coglioni. Trattenevo il fiato per non fare ulteriore rumore. Oltre al classico rumore causato dalla mia fica fradicia ora si aggiungeva il rumore dei coglioni che mi sbattevano contro. Quel bastardo di Franco non mi risparmiava neanche un centimetro del suo cazzo, sapeva il dolore a cui mi stava sottoponendo ma questo rientrava nel suo modo di dominare. L’avevo immaginato, desiderato, mi stava scopando, con violenza come sapeva fare lui, duro deciso, mi contorcevo e cercavo di sfuggirgli, ma sapeva benissimo che era quello che volevo, nessuno sconto, ormai ogni colpo mi mi faceva vibrare, l’orgasmo mi stava assalendo, volevo gridarlo al mondo, volevo urlarlo a quelli che entrando nel bagno stavano in silenzio ad origliare, volevo farglielo sapere quanto stavo godendo, volevo che lui sapesse che nessuno mi aveva fatto provare tanto piacere, volevo pregarlo che continuasse a scoparmi senza pietà, volevo lamentarmi, volevo incitarlo, ma non potevo, non era giusto, volevo i suoi insulti, volevo le sue umiliazioni, volevo sentirmi sua..l’orgasmo esplose dentro di me un’altro devastante orgasmo che solo Franco era riuscito a farmi provare, ormai mi ero aggrappata alle sue mani che posate sul mio bacino lo aiutavano a infilarmelo dentro tutto, godevo..godevo. Glielo dissi..non volevo che smettesse, non volevo che per pietà diminuisse l’intensità dei suoi colpi..gli dissi” Franco sto godendo come mai..ti prego non fermarti ..ancora..ti prego ancora” per reazione mi mise una mano sulla bocca e disse” zitta e scopa troia..” nessuna dolcezza..nessun coinvolgimento, duro, duro come quel suo cazzo che si mi stava massacrando la fica, in fondo era quello che volevo. Le ultime contrazioni dell’orgasmo mi stavano abbandonando ma contemporaneamente un’altro stava già facendosi strada dentro di me. Lo capii subito anche Franco..me lo fece notare con la sua volgarità, un nuovo piacere misto a dolore, il mio corpo ormai era sfinito, i muscoli senza energia, meno intenso del precedente ma comunque mai provato in passato. Ero sfinita, mi stantufava senza sosta da una mezz’ora, non riuscivo più a reggermi sulle gambe, sudata da fare schifo volevo fare una pausa. Ci penso lui reclamare il suo turno, mi sollevò una gamba tenendola divaricata con una mano e con l’altra sempre sulla fica, mi masturbava, poi iniziò una sequenza di colpi che mi tolsero il fiato, in questa posizione, mio sentivo più vicina a lui, sentivo il suo respiro, mi voltai per baciarlo, una sensazione stupenda sentivo il piacere che gli stavo dando, sentivo la sua voglia, mi sembrava di impazzire mi pompava come un ossesso, sentivo il suo cazzo indurirsi al massimo, lo sentivo contrarsi, sentivo nuovamente i suoi schizzi caldi dentro di me, lo accompagnai con dei si..si perché..stavo nuovamente godendo..lui si sfilò sfinito, quasi immediatamente, da me, io cercavo le forze per riprendermi, qualche dolcezza, sarebbe stata cosa gradita, ma ormai lo conoscevo. Non mi lasciò neanche il tempo di riprendermi dall’orgasmo, anzi stavo ancora venendo mentre lo sfilava. Sfinita dalla fatica, soprattutto per essere stata scopata su una gamba sola. Tenevo le gambe divaricate per agevolare la fuoriuscita della sborra. La sentivo colare, la pulì via velocemente con della carta da gabinetto, lui era praticamente già vestito e si apprestava a lasciarmi li come…si come una troia. Non ero ancora vestita, quando aprii la porta, noncurante di verificare la presenza di qualcuno, salutò un collega che si stava rinfrescando il viso, allora spalancò completamente la porta mostrandomi in string, poi mi disse “ciao Nadia, quando vuoi una altra bella ripassata chiamami che per una troia come te lo trovo sempre il tempo..mi uscì solo un bastardo a denti stretti.

Scappai via in un secondo, Marco era in fondo alla scala che mi aspettava, cercava di incrociare il mio sguardo, io lo sfuggivo. In auto regnava un silenzio surreale, accesi l’autoradio per alleviare la tensione. Marco abbassò subito il volume e diretto mi chiese se Franco mi avesse scopato in bagno e in risposta annuì con il capo. Non mi chiese altro. Non aprì più bocca per tutto il tragitto. Talmente sotto shock non riuscivo ne a parlare, ne tantomeno a riportare il volume dell’autoradio a livello normale.

Al rientro a casa, Mi rifugiai subito in bagno, mi sentivo a pezzi sia fisicamente che mentalmente, come se Franco mi avesse scopato il cervello. Non riuscivo a non pensare al piacere che il suo cazzo mi aveva provocato e alle conseguenze che quella sottomissione avrebbero avuto sulla nostra vita di coppia. Neanche la doccia era servita a togliermi la sensazione di sporco che mi sentivo addosso. Riprendendo gli string in mano per metterli a lavare mi accorsi che erano imbevuti di sborra..come la chiamava Franco, stessa sorte per il vestito e sicuramente avevo lasciato traccia anche sul sedile dell’auto..Mi rendevo conto di aver esagerato..soprattutto farlo senza precauzioni..Con Marco, il mese precedente alla festa, avevamo deciso di fare famiglia e per questo avevo smesso di prendere la pillola.. un comportamento da vera responsabile per una futura mamma.

Nei giorni seguenti la situazione migliorò, la gentilezza e il senso di colpa di Marco ci aiutarono ad avvicinarci. Per assurdo era lui che si sentiva in colpa. Penso che era talmente sconvolto, dall’evolversi di una situazione creata e permessa da lui, che non prendeva in considerazione le mie colpe, la mia disponibilità verso un altro uomo. L’idea di farmi scopare da un estraneo era nata come fantasia e doveva rimanere tale, un gioco a due per tener vivo il nostro rapporto. Facemmo l’amore solo tre settimane dopo quella serata, finsi l’orgasmo, Marco non se ne accorse, cercavo di pensare al cazzo di Franco il meno possibile, almeno durante il sesso, dovevo evitare paragoni..sarebbero stati impietosi. il tempo ci avrebbe aiutato. La nostra fantasia purtroppo era diventata tabù, entrambi evitavamo il discorso, era ancora presto per rivivere quella situazione.
Sei mesi dopo mentre Marco mi stava scopando, un attimo prima di farmi venire, mi chiese di quel rapporto con Franco sulla panchina, nello stesso tempo mi pompava forte, mi chiese i dettagli di come Franco mi scopò nel bagno..non riuscì a rispondergli, non passarono due secondi che l’orgasmo si impadronì di me, a Marco sarebbe piaciuto vedermi in quel bagno, appoggiato l’orecchio alla porta quella sera, ci aveva origliato per un po’, ma la continua presenza di gente glielo impedì.

Un’altro giorno mi disse che gli sarebbe piaciuto vedermi ancora scopare con lui, feci finta di niente..e cambiai argomento.
2′ Capitolo – A casa

Con il passare del tempo, tra me e Marco, tornò la serenità, di Franco era rimasto solo un ricordo, un ricordo stimolante, la parte umiliante ormai l’avevamo cancellata. A volte ci si scherzava sopra e immancabilmente si finiva per fare sesso anzi per fare l’amore. Il ricordo eccitava entrambi, il tempo l’aveva trasformato in sogno ad occhi aperti, l’avevamo veramente vissuto, ma ora sembrava una storia, una fantasia. Un gioco pericoloso che mise a rischio la nostra storia, il nostro amore, il nostro rispetto reciproco.
Marco era un inzigoso, me lo chiedeva spesso se mi piacesse ripetere l’avventura , ma la risposta era sempre negativa, la parte umiliante prevaleva ancora o meglio quella sgradevole sensazione di essere stata usata da Franco, per il suo piacere fisico e mentale, solo per placare quel suo istinto sadico. Comunque era passato e sapevo che quando me lo chiedeva era perché voleva fare l’amore e quella sensazione di essere desiderata, coccolata, in fondo, mi faceva sentire sua, e di nessun altro.

Una sera, sdraiati a guardare la televisione, tra lo zapping e delle carezze molto intime, io sdraiata su un fianco davanti a Marco leggermente più in alto di lui, tanto da riuscire ad allungare il mio piedino e massaggiarli il cazzo e lui che alternava il suo ditino tra la mia fichetta e il telecomando, ci imbattemmo in un film, comunque soft, dove la protagonista si trovava in piedi davanti a un uomo che le stava toccando i seni, poi l’uomo si abbassò fino a sparire dall’inquadratura per dedicarsi alla sua intimità, mentre l’uomo alle sue spalle tenendola per i capelli le leccava l’orecchio e cercava di baciarla. La donna gemeva, ansimava dal piacere, Praticamente non si vedeva nulla, tutto era lasciato all’immaginazione. Marco sembrava ipnotizzato, nel vedere quelle immagini, gli sentivo il suo cazzo duro, mi venne spontaneo chiedergli se mi volesse vedere in quella situazione, lo dissi scherzando, ma lui rispondendomi seriamente mi disse un si convinto, si con Franco e Carlo. Rimasi schioccata dalla sua risposta, il si ci stava, chiaramente anche Franco, l’aveva già coinvolto la volta precedente, ma Carlo chi era? Io mi immaginavo lui con un altro, ma non offerta a due estranei. Pensavo che l’idea di offrirmi gli era passata, ora scoprivo il contrario e soprattutto che uno uomo ora non era più sufficiente.

Non volevo fare scenate, non ero nello stato di farlo, facemmo l’amore, lui scatenato, io turbata, finsi l’orgasmo e lo soddisfai con la bocca. Lui felice, io pensierosa, in un colpo mi era tornata l’angoscia del giorno dopo l’incontro con Franco. Non ero riuscita a darmi una risposta di come un uomo poteva tranne piacere nel vedere la propria compagna godere tra le ‘mani’ di un altro. Mi scoppiava la testa, come riusciva il mio Marco, ad amarmi e nello stesso tempo essere disposto a concedermi a due bastardi che mi avrebbero usata, fatto del male, trattata come un zoccola senza rispetto e soprattutto due che l’avrebbero umiliato davanti a me?

Dovevo riuscire a ritrovare serenità, in fondo credevo nell’amore di Marco e anche ai sentimenti che provavo per lui..

Il fatto di aver fatto l’amore dopo aver visto quella scena del film aveva portato Marco credere nella mia disponibilità. Un giorno addirittura l’avevo sentito combinare un incontro al telefono, con Franco. Non ne ero sicura, la conferma arrivò controllando il cellulare di Marco. Ormai dovevo affrontarlo o prima o poi me li sarei trovati davanti alla porta di casa pronti a farmi la festa.

Raccolsi le forse e parlai apertamente a Marco, l’idea non mi andava, gli spiegai che quelle umiliazioni non sarei riuscita a più a sopportarle, essere usata per il piacere altrui era degradante. Elencai decine di aspetti negativi..pensavo di essere stata chiara invece Marco, più gli esprimevo il mio disappunto più lui si gasava e mi rassicurava dicendo che gli avrebbe parlato, gli avrebbe spiegato cosa potevano fare e cosa no..cercava di ‘tranquillizzarmi, in fondo lui sarebbe stato presente e sarebbe intervenuto subito a farli smettere, se le cose degeneravano. Invece io sapevo che tra le mani di Franco, anzi di Franco e Carlo sarei stata sola, sola tra le mani di due porci bastardi, e non avrei potuto contare su l’aiuto di nessuno..ma ormai Marco aveva deciso..e niente gli avrebbe fatto cambiare idea.

Cercai di rassegnarmi all’idea, comunque non due come Franco, quello no, mi avrebbero mandato all’ospedale. Chiesi a Marco di verificare le dimensioni del pene di Carlo. Aggiunsi che non avrei permesso a Franco di incularmi, era troppo e soprattutto chiedevo a Marco di sottoporli ad una visita medica. Ci mancava solo di rischiare di contrarre anche qualche malattia. Era inimmaginabile riuscire a fargli usare precauzioni, con la foga con cui mi avrebbero sbattuta poi..l’ultima volta non ero riuscita nemmeno a contrastare la forza di Franco ora si che aggiungeva un altro uomo, sarei stata in balia dei loro desideri senza nessuna possibilità di impedirglielo.

Più richieste facevo più mi sentivo ridicola, avrei voluto aggiungere altre mille cose, nessuna doppia penetrazione non essere picchiata..ecc. ma mi rendevo conto che era proprio quello che il mio uomo desiderava, la cosa che lo eccitava era vedermi spaccata in due da quei tori scatenati..O ci stavo o non ci stavo..avrei potuto mettere mille regole, ma in quei momenti, presi dall’eccitazione ‘e dalla possibilità di farsi la donna di un altro, sarebbe stato impossibile fermarli. Ormai il dado era tratto..

Mi indicò la data dell’incontro, a casa nostra un sabato pomeriggio, così avremo avuto più tempo..Il più tempo mi schioccò..non so cosa pensasse Marco di me..non so se si rendesse conto a cosa e a chi mi stava dando in pasto..Non avevo mai avuto rapporti con due uomini, non conoscevo sto Carlo, ma Franco si. Non sarei riuscita a passare un pomeriggio sola con lui, figuriamoci assieme ad un altro. Possibile che non si rendesse conto che mi avrebbero fatto a pezzi, sia fisicamente che mentalmente. Non ci sarebbero andati per il sottile, inutile illudersi. Non sarei riuscita a sopportarli fino a sera..
Ma questo Marco non lo capiva, lui voleva solo vedermi godere, godeva del mio piacere a tal punto da non interessargli il come mi veniva procurato, senza pensare a quale intensità e violenza venivo sottoposta. A Lui interessava vedermi sconquassata dall’orgasmo tra le braccia di un estraneo, riusciva a godere di quel minuto senza dare importanza ai 30 minuti precedenti l’amplesso, 30 minuti di violenze, umiliazioni. Mi spaventava questa sua incoscienza, Franco mi scopava per il suo piacere personale, lui voleva solo godere e per farlo doveva dominare, infierire, procurare dolore, sottomettere, a lui non interessava il mio orgasmo, quello gli era indifferente, In fondo, per lui, ‘l’importante era che il mio non gli rovinasse il suo. Invece a me quei 30 minuti, mi lasciavano un segno, non solo fisicamente ma anche mentalmente. Il mio orgasmo partiva dalla testa, lo raggiungevo solo quando entravo in simbiosi con il mio uomo, colui che mi possedeva, un accettazione di completa sottomissione, un regalo, un segno di apprezzamento. Purtroppo Marco non sapeva il pericolo a cui andava incontro nel sottopormi a quei rapporti.

Marco nella sua testa aveva pianificato tutto..sono sicura che aveva pianificato anche l’astinenza nell’ultima settimana, prima dell’incontro, non mi scopò, addirittura, pochi baci, cercava di starmi lontano..e per assurdo io invece lo volevo sentire vicino.
Volevo che sapesse che lo facevo per lui, per noi, per non perderlo. Volevo sentirmi meno sola, volevo sapesse che lo facevo per amore.

Arrivò il grande giorno, per Marco naturalmente, mi aveva preparato per bene per i suoi amici, depilata come piaceva a lui, mi aveva mandato in un centro estetico per un servizio completo, unghie piedi, mani, inguine..acconciatura..Mi guardavo allo specchio, non mi ricordo di essermi mai vista così attraente, neanche il giorno del mio matrimonio, Quei due non mi meritavano, non meritavano quel bendidio. Uno spreco di soldi, quelli mi avrebbero scopato comunque anche con un bosco tra le gambe e i calli ai piedi..Invece ero li nel mio splendore massimo a concedermi a quei due energumeri..Non per vantarmi ma i miei 35 anni anni li portavo bene, un bel seno, un bel culo sporgente e ancora alto, merito della colonna vertebrale che essendo leggermente curvata in avanti mi spingeva il seno e il bacino in avanti e il culo all’indietro, avevo dei capezzoli sensibili, sempre in tiro, una tortura per gli occhi degli uomini, alta 1.70 magra, due gambe lunghe e leggermente distanziate che attiravano le attenzioni delle mani di mio marito, capelli castano scuro alle spalle.

Marco cambiò atteggiamento, da una settimana nessuna attenzione, quella mattina, tornò a tormentarmi con le sue dita e con la sua lingua..sapevo cosa voleva, rendermi più solo più disponibile. Addirittura a pranzo aprimmo una bottiglia di vino bianco, che versò più a me che a lui, come se avesse paura che mi tirassi indietro, o peggio compromettessi il suo piano. Lo assecondai, un po’ di vino mi avrebbe solo aiutato..dopo un pranzo leggerissimo mi suonò il campanello io ero nuda seduta sul divano, come voleva Marco, Scarpe tacco 13, nuda con indosso solo degli string praticamente trasparenti e con la solita benda sugli occhi. Gli ripetei ancora una volta cosa non volevo e gli ricordai i certificati medici..già venirmi dentro nel mio periodo fertile era sconvolgente, rimanere impestata figuriamoci..
Sembrava che quando si decideva assieme di volere un figlio, facendomi smettere di prendere la pillola, lui mi proponeva, sesso con estranei, sarà stato un caso, ma alcuni dubbi mi stavano sorgendo.

Secondo lui sarebbero arrivati a momenti, anzi erano già in ritardo. Marco per passare il tempo si sdraiò davanti a me, mi fece appoggiare le gambe divaricate sopra le sue spalle mi scostò lo string e iniziò a stuzzicarmi il clitoride con la lingua, tesa come ero sussultai, appoggiai la testa all’indietro sullo schienale e cercai di concentrarmi su quelle sollecitazioni..fantastico avrei voluto dirgli di annullare tutto..ma ero troppo incantata da quella dolcezza. Cercavo di gustarmi ogni slinguata..le accompagnavo con dei gemiti, fino a trasalire al suono del campanello, suono che mi riportò alla realtà. Marco mi abbandonò di scatto, un secondo dopo, stava già aprendogli la porta. Riconobbi la voce di Franco, sentivo Marco comportarsi da perfetto padrone di casa, io invece stavo letteralmente sprofondando sul divano. Si accorsero presto di me, sentì i loro passi avvicinarsi, non rimasero delusi dallo spettacolo, sentendo i loro commenti.

Delle raccomandazioni, dei certificati non fece parola, ormai era come in uno stato di trance, impaziente di concedermi. Sapevo che per lui erano solo dettagli, in fondo me lo aspettavo, ma ormai era tardi..

Mi si avvicinò portandosi dietro di me mi prese le mani per legarmele, dietro la schiena, una pratica per accentuare la mia sottomissione. Franco intervenne, consigliandolo di legarmi i polsi ai corrispettivi gomiti. In questo modo avevo il seno più esposto in avanti e il culo più visibile. Proposta subito accettata da Marco che corse a prenderne un’altra. Tornò con il fiatone, senza poterlo vedere, il suo respiro affannoso mi sembrava amplificato, mosso dall’eccitazione si muoveva a velocità incredibile, il suo sogno si stava avverando, sentivo che aveva il cuore in gola dalla sua voce.
Il nuovo tipo di fissaggio era scomodo, ci volle un attimo ad abituarmi, non mi piaceva, in questo modo non avrei potuto tenere tra le mani il cazzo di Marco. Un ricordo piacevole dell’ultima festa, anzi stimolante, era proprio quello di tenere tra le mani il suo membro e di sentirlo venire. Mi ricordo che la sensazione di aver condiviso quell’esperienza mi aveva tranquillizzata, aveva scacciato quella sensazione di solitudine e di sporco che il concedersi ad un estraneo mi aveva lasciato addosso.
Sogno che svanì subito anche perché Marco questa volta si dileguò subito da dietro di me, non ebbi il tempo di dirgli di starmi vicino, di farmi sentire la sua presenza, di dirgli che avevo paura, di dirgli di mandarli a casa. Forse era proprio per queste mie paure che Marco svanì, sostituito da Franco, che mi fece sentire subito la consistenza del suo membro, appoggiandosi al mio corpo. Non perse tempo, allungò una mano sul mio sedere, la sentivo procedere senza indecisione tra le chiappe dritta sulla fichetta, divaricò le labbra e mi infilò, facendomi sobbalzare, per intero il suo dito medio, lo accompagnai con un gemito. Neanche Carlo perse tempo mi piazzò le mani sulle tette e cominciò a strizzarmele con forza. Decisi, e coordinati. Carlo, come la maggior parte degli uomini che mi avevano vista nuda, rimase colpito dai miei capezzoli, turgidi come due fragole, fu il suo commento. Con una mano mi spremeva con forza una tetta e con i denti mi morsicava l’altro capezzolo, provavo a non urlare per il dolore che quella tortura mi causava, cercando invece, di concentrarmi sulla mano che mi stava masturbando. Franco mi affiancò, Lo intuì dalla provenienza del suo respiro, la sua mano destra sempre piazzata in me venne assistita dalla sinistra che sentivo scendere dal bacino fino a fermarsi con le sue dita sul clitoride. Mi morsi il labbro inferiore, quel contatto mi aveva provocato una scarica di piacere che aveva raggiunto il cervello, l’avrei voluto baciare, sentivo la sua bocca a pochi centimetri da me, dal mio volto, ero sicura che poteva leggere le smorfie di piacere che mi stava provocando, Franco non mi dava tregua, Ero in sua balia, mi muoveva con forza il bacino dettando il ritmo, con la destra mi spingeva con forza verso la sinistra che cercava a sua volta di infilarsi dentro di me.
Cercavo di assecondarlo col il bacino, mi sembrava d’impazzire, mi sembrava di essere scopata. Mi sarebbero bastate solo le sue attenzioni per soddisfarmi. Carlo però non aveva l’intenzione di lasciarmi nelle mani dell’amico e prendendomi per i capelli m’infilò la lingua in bocca, un bacio che facevo fatica a ricambiare, a causa del mio respiro affannoso e dai continui gemiti provocati da quella masturbazione. Carlo, sembrava il più impaziente, forse preoccupato che le attenzioni di Franco mi portassero all’amplesso, senza di lui, tenendomi per i capelli mi trascinò dietro al divano, mi fece appoggiare la gamba destra sullo schienale. Carlo mollò la presa tra i capelli, sostituita subito da Franco che rimasto dall’altra parte del divano mi strattonava per avvicinarmi il viso al cazzo, aspirando a un bel pompino. Carlo nel frattempo mi piazzò la cappella tra le labbra della fichetta, mi prese, con entrambe le mani, il braccio dietro la schiena, che legato in quel modo, si offriva come presa ideale e cominciò a penetrarmi lentamente. Accompagnai, con un lamento, ogni centimetro di quel intrusione che non sembrava avere mai fine. Cercavo di paragonare il suo cazzo a quello di Franco, ma in quel momento gli stimoli che procurava mi impedivano di rimanere lucida. Deciso ma delicato, un modo completamente diverso dal modo in cui Franco mi scopò la prima volta e questo stava dando i suoi frutti. Sempre più in profondità, avanti e indietro, mi riempiva completamente, non forzava oltre, sembrava capire il dolore che mi avrebbe provocato. Scopata dietro e scopata in bocca da Franco che mi muoveva la testa sul quel suo cazzo enorme stavo per lasciar spazio all’orgasmo. Franco si accorse subito del mio stato e avvisò Carlo che aumentò il ritmo e con la mano destra andò a stuzzicarmi il clitoride, troppo piacevole per resistere, troppo bello per rimandarlo. Quella sensazione impagabile si stava facendo largo in me, sentivo le contrazioni dell’orgasmo attorno a quel cazzo. Carlo euforico, come un bambino che riceve una sorpresa, non stava più nella pelle ed esclamò che mi sentiva godere, “la sento la sento sta godendo”, come se fosse una cosa straordinaria, Franco a quel punto mi tolse il cazzo dalla bocca e io accompagnai l’orgasmo con dei ” si sto venendo.si..si godo godo.” Franco incitava Marco a continuare a pomparmi, che gliene avrei regalato subito un’altro, sentivo il suo impegno, lo sentivo ancora più grosso e duro, nodoso, l’orgasmo scemando mi rendeva sensibile, l’incessante sfregare di quel grosso membro contro le mie pareti interne stava diventando doloroso, insostenibile, avevo la sensazione di essere presa da un martello pneumatico, percepivo la sua potenza, la sua regolarità, nonostante il dolore, muovevo il bacino sfregando con forza il mio clitoride sulla mano che Carlo, sapientemente, mi teneva sulla mia intimità. Cercavo di concentrarmi sulla situazione e non sul dolore, presa da due uomini, riempita dai loro cazzi, sembravamo tre amanti abituati da anni a scopare assieme, l’aggiunta di Carlo, per assurdo aveva attenuato la violenza di Franco e soprattutto aveva messo me al centro del piacere. Come aveva anticipato Franco, agevolata da quel affiatamento e da quell’incessante penetrazione, mi fecero nuovamente esplodere in altro favoloso orgasmo. Incredibilmente intenso a tal punto da togliermi le forze. Lo capirono, Carlo estrasse il suo cazzo da me facendomi appoggiare entrambi i piedi a terra, slegandomi le braccia. Respiravo affannosa, con la bocca. Il cuore mi batteva talmente forte che lo sentivo fino nel cervello. Sentivo le braccia indolenzite, finalmente libera da quella presa. Riuscivo a malapena a rimanere in equilibro, appoggiata allo schienale su quei tacchi per me vertiginosi. Carlo lo capì e mi abbracciò accompagnandomi a sedere sul divano. Si sedettero anche loro, ai miei lati, sentivo le loro mani sul mio corpo, leggere mi accarezzavano ovunque. Una sensazione di dolcezza, di rispetto, di affetto. Mi sentivo bene, libera da ogni inibizione, un tutt’uno con i miei amanti. Quelle quattro mani mi risvegliarono, così delicate ma così sfrontate, curiose. Le sentivo ispezionare ogni parte del mio corpo, un esplorazione totale. Non riuscivo a capire di chi fossero e a volte neanche quante fossero, non sarei riuscita ad escludere la presenza delle mani di Marco. In quel momento non mi importava, mi gustavo il piacere che provavo, quella leggerezza nei loro tocchi diventava esasperante, mi contorcevo, nel tentativo di andargli incontro, per aumentare la pressione di quei contatti sul mio corpo. Quella tortura ebbe l’effetto di farmi crescere la voglia, la voglia di essere nuovamente posseduta, completamente a loro disposizione, sentivo crescere dentro la voglia di soddisfarli. Toccava loro venire, volevo regalare a loro il piacere massimo. Cominciai a toccarmi anche io, nell’intimità, un segnale chiaro per i due uomini, che iniziarono a pasparmi le tette, strizzarmi i capezzoli con maggior intensità. Quella mungitura mi provocava la produzione di umori, mi sentivo letteralmente colare, la mia mano era inzuppata, la sentivo appiccicosa. Si poteva sentire il rumore di di quella mano completamente inzuppata. Volevo di più, lo capì Franco che all’improvviso, con la sua forza, mi prese per le ascelle e mi caricò letteralmente sulle sue gambe. Ogni volta rimanevo sorpresa dalla facilità con cui mi spostava, sorpresa dalla sua decisione, sorpresa da come lo assecondavo, ipnotizzata da quel uomo che si prendeva quello che voleva e quando voleva. Non nascondo che la cosa un po’ mi spaventava. In quella posizione appoggiavo la mia fica sulla base del suo cazzo. Mi venne spontaneo, avendo per la prima volta le mani libere, alzare la gamba destra e prendergli con la mano il suo cazzone e puntarmelo all’ingresso della mia fichetta. Rimase piacevolmente sorpreso da questa mia intraprendenza. La naturalezza con cui lo feci sorprese anche me. Mi accorsi subito della differenza tra i due cazzi. La cappella di Franco era larga, come il resto del cazzo mentre quella di Carlo era più piccola, cosa che rendeva il cazzo di Carlo più facile da prendere rispetto a quello di Franco. Due cazzi notevoli, completamente diversi e entrambi con caratteristiche desiderabili. La durezza di Carlo mi faceva intuire la sua età, leggermente più corto rispetto a quello di Franco e forse anche leggermente più piccolo di diametro, non ne ero sicura, non l’avevo ancora avuto tra le mani, comunque la sua forma più schiacciata, durante la penetrazione precedente mi fece comunque provare la sensazione di essere aperta in 2, entrando in me.
Armeggiavo con il cazzo di Franco, Per fortuna la mia fichetta fradicia e il passaggio del cazzo di Carlo mi venivano in contro. Il cazzo di Franco oltre ad essere grosso era lungo., Alzando solo la gamba destra e rimando in ginocchio sulla sinistra non ad avevo abbastanza spazio, dovetti piegarglielo, un po’ goffamente, ma alla fine entrò, accompagnato da un mio fragoroso lamento. Mi mise subito le mani sulle chiappe per penetrarmi di forza, gliele presi e me le portai sui seni, all’inizio mi oppose resistenza ma immediatamente capì e apprezzò. Volevo condurre io, lasciarmi scopare come faceva lui era troppo doloroso. Con i movimenti del bacino, cercavo di portarmelo sempre più in profondità. Sapevo che non dovevo spazientirlo, per questo cercavo di prenderlo tutto in pochi movimenti, noncurante del dolore, ci riuscì, apprezzò il mio sforzo e cominciò ad assecondare i miei movimenti con dolcezza, da non credere. Mugolavo, mi contorcevo, gemevo, una visione eccitante per chiunque ci stesse vedendo. Non sentivo Carlo, me lo aspettavo da un momento all’altro davanti al mio viso, gli avrei regalato un pompino indimenticabile. Ero in balia di Franco delle sensazioni che il suo cazzo mi dava, presa per le tette, volevo farlo venire, ma mi accorgevo che i miei tentativi avevano anche l’effetto di avvicinare il mio di orgasmo. Lo sentivo crescere dentro di me, chissà se questo avrebbe lo avrebbe eccitato, volevo venire con lui. Mi avvicinai al suo orecchio, gli dissi che mi stava facendo impazzire, che stava per farmi godere. Mi sbagliai, Franco gridò a Carlo è pronta, mi sbagliai anche sulla posizione di Carlo, la sua voce alle mie spalle mi sconvolse, tu aprimela per bene. Sapevo che quel giorno mi avrebbero inculata, mi ero anche preparata infilandomi un vibratore nel culo per tutta la settimana, ma non pensavo di subire una doppia penetrazione, non da due cazzi di quelle dimensioni. Ingenua, che ingenua, mi ero immaginata di passare da un cazzo all’altro fino allo sfinimento, ma non una doppia penetrazione. Non ebbi il tempo di mostrare il mio disappunto quando Franco con il cazzo completamento conficcato in me, tenendomi ferma per le chiappe, me le allargò per bene. Carlo senza perdere tempo mi sputò sul mio buchetto, poi con la punta del cazzo spalmò per bene la saliva e con forza me lo piantò nel culo. Non ora, non così, stavo per godere accidenti, il dolore che mi provocava quell’ulteriore intrusione mi soffocava l’orgasmo, mi sarebbe bastato ancora qualche secondo e sarei scoppiata tra le sue braccia. Carlo e Franco dopo quella rapida penetrazione rimasero immobili l’uno completamente piantato in me e l’altro alle mie spalle con la cappella che premeva le mie viscere, pensando che la loro immobilità mi avrebbe aiutato ad abituarmi a quel oltraggio. Carlo mi mise le mani sulle spalle, un segnale che chiarì le sue prossime intenzioni, questo mi procurò i brivido lungo la schiena, sentivo la sua spinta aumentare, il dolore mi esplodeva in testa, cercavo di sottrarmi ma stretta in quella morsa non mi rimaneva che subire. Cercavo di trattenere le urla in gola ma Mi sentivo letteralmente aperta in due, lo gridai, mi spaccate, basta, vi prego, Allora Carlo mi prese la testa e tenendomi per i capelli mi costrinse a baciare Franco che approfittando dell’aiuto dell’amico mi baciò profondamente tenendomi sempre immobile per le chiappe. Man mano che il cazzo di Carlo entrava, Franco si sfilava, I due s’intendevano alla perfezione, sicuramente non ero la loro prima vittima. Questa sensazione dovuta all’ alternanza tra scopata e inculata mi dava alla testa, in questo modo il dolore causato dal cazzo in culo veniva subito calmato dal piacere che il cazzo di Franco mi procurava. Tolsi le mani di Franco dalle mie chiappe, volevo essere io a dilatarmi il buchetto, Franco tornò a tormentarmi i capezzoli. Ora riuscivo a baciarlo e tra un gemito e l’altro mi complimentavo con lui, ero tornata ad incitarlo, era fantastico, ero fiera di me stessa, mi piaceva essere presa in questo modo. Dei tre, Marco non era comodo, ci chiese di sdraiarci per terra, Franco non perse tempo mi sollevo senza sfilarmelo, tenendomi in braccio il mio peso lo aiutava penetrarmi fino in fondo, doveva apprezzare particolarmente questa posizione perché se la stava prendendo comoda e soprattutto non accennava un secondo a smettere di scoparmi, io d’altronde ero come in trance, gemevo ad ogni suo affondo, cercando di non staccarmi dalla sua bocca. Riuscivo a malapena a capire cosa stesse facendo Carlo, troppo presa dal piacere, mi ritrovai con le ginocchia sul pavimento completamente sdraiata sopra Franco, Carlo non tardò, sentì il suo cazzo infilarsi nel mio culetto ben esposto. Il trio si ricompose, ora Anche Carlo si appoggiava sulle gambe di Franco. Lo sentivo più vicino, aderire completamente al mio corpo. Li incitavo, il mio orgasmo, non sarebbe tardato, volevo regalarlo a Franco, al suo cazzo, al piacere che quello sventramento mi procurava. Carlo mi aveva avuta, mi aveva già sentito vibrare tra le sue braccia, Franco non ancora. L’orgasmo era alle porte li avvisai, anche se non ce n’era bisogno, riuscivano facilmente a capirlo dai miei gemiti. Spalancai all’inverosimile le gambe per accogliere interamente Franco, stavo per godere quando Carlo mi prese per i capelli e mi tirò verso di se, verso la sua bocca, inarcata in quel modo riusciva a infilarmelo tutto nel culo, con un movimento, dal basso verso l’alto, il dolore che quella penetrazione aumentò, ma non a sufficienza per fermare l’ondata di piacere, glielo dissi baciandolo, godevo come una assatanata, una ninfomane sfondata in ogni buco. Franco aggrappato al mio seno, mi spingeva dentro il suo cazzo con maggiore intensità, il dolore cominciava ad aumentare, i due uomini ora non si preoccupavano di muoversi coordinati, li sentivo penetrarmi contemporaneamente, insieme, dentro di me, le loro punte si toccavano, si sfioravano attraverso quella che io sentivo come una debole membrana, un sottile tramezzo di pelle la cui precaria integrità sembrava risentire di ogni contatto, e si faceva più fine, sempre più fine. Mi romperanno, pensavo io, mi romperanno e allora si incontreranno davvero. Senza possibilità di sfuggire da quella morsa di corpi il dolore mi prolungava il piacere, le contrazioni non accennavano a terminare, le trasmettevo anche a loro, le percepivano sui loro membri, Carlo Tenendomi sempre vicino alla sua bocca si gustava il mio orgasmo, non accennando a smettere di sodomizzarmi mi sussurrava all’orecchio ti sento..senti come gode..continua non fermarti, godi da brava..parole che anche se dette da uno sconosciuto aumentavano la mia lascività. Per primo esplose Carlo, si fermò completamente in me e lo sentì scaricarmi dentro il suo caldo seme. Stando immobile potevo percepire le contrazioni del suo cazzo, seguite dai suoi schizzi caldi che invasero le mie viscere. Franco invece venne dentro di me senza smettere di scoparmi. Feci fatica a sentirlo, la violenza con cui mi scopava sempre più velocemente, mi impediva di rendermene conto, non riuscivo a percepire se Carlo era ancora in me, sentivo le mani di Franco che, aggrappate alle mie chiappe, m’imprimevano un ritmo forsennato, avevo le lacrime agli occhi, come la volta precedente, Franco quando stava per venire era devastante, questa volta però, a differenza dell’altra non dovevo fare attenzione a dargli la soddisfazione, questa volta lo volevo solo assecondare, volevo lasciarlo sfogare, gli stavo concedendo il mio corpo, per sfogarsi, per sentirmi nuovamente sua. Annebbiata dal dolore, sentì solo il calore della sua sborra riempirmi, poi mi accasciai su di lui, completamente stremata, sudati rimanemmo così per un tempo indecifrabile, assopita sul suo petto rimasi colpita da un suo gesto “Nadia sei stata fantastica” dicendolo mi baciò sulla fronte, sollevai lo sguardo sfilandomi la benda dagli occhi, mi allungai fuoriuscendo dal suo cazzo, ormai moscio e lo baciai, lo baciai con tutto l’amore che una donna prova per il suo uomo. Sentivo dei passi vicino a noi, non m’importava, continuavo a baciarlo, tenendo gli occhi chiusi, gli dissi di essere sua, di farmi ciò che voleva.

Marco era li, lo immaginavo, era stato li in silenzio per l’intera scopata, incredibile, non mi capacitavo di quel suo atteggiamento, come poteva un uomo spingere la propria compagna nelle braccia di un estraneo fino al punto di perderla, si perderla perché ormai non mi sentivo più sua, come spesso accade in queste situazioni, i ruoli cambiano, l’amante diventa dominatore e il marito diventa sottomesso, le moglie diventano puttane.
Una teoria discutibile, sicuramente per la definizione della moglie, sicuramente influenzata dai miei sensi di colpa.

Marco mi si avvicinò, sicuramente mi aveva sentita, nel tentativo di rimediare alla sua passività, mi abbracciò, mi staccai subito con la scusa della sete, senza benda guardavo i miei amanti, mi colpì la giovinezza di Carlo, con i miei 35 anni potrei essere stata sua mamma. Entrambi mi seguirono, verso la cucina, ironizzando sui loro cazzi mosci, scoppiammo a ridere. Per assurdo mi sentivo più in imbarazzo con Marco che con loro. Chiesi a Carlo l’età, 18 compiuti mi disse. Franco ironizzò sul fatto che a quelle età non se ne ha mai abbastanza. Mi si avvicinò da dietro, in qualche secondo il membro stava svettando nuovamente tra le mie chiappe. Scoppiai nuovamente a ridere, e prendendolo in mano gli dissi di pazientare, che avevo bisogno di un attimo di riposo per riprenderlo nuovamente nel culo, rise, mi appoggiò la gamba sul bancone della cucina tranquillizzandomi sulle sue intenzioni di incularmi, mi disse che si gli accontentava di svuotarsi i coglioni nella mia fichetta e senza darmi il tempo di reagire il suo cazzo si stava già infilando in me strappando un urlo di dolore, mi pompava con la classica energia dei giovani, con quella voglia che hanno di soddisfarsi. Lo lasciavo fare, sotto gli occhi di Franco, sembrava che Carlo gli volesse dimostrare che malgrado la sua giovane età, sapeva come scopare e far godere una donna. Non cercava collaborazione, mi tirava all’indietro per le braccia e con il bacino cercava di affondarmelo sempre più in profondità. Quella rapidità mi portò subito su di giri, gemevo e cercando di andare in contro il suo cazzo mi dimenavo lasciva. Si fermò mi fece sedere su uno sgabello da bar, mi disse voglio vederti in faccia quando ti farò godere. Mi tirò fino sull’orlo dello sgabello, mi penetrò d’un colpo, io mi tenevo in equilibrio con le braccia all’indietro aggrappata al bancone del bar, lui come un ossesso mi scopava di forza. Mi fissava negli occhi guardando ogni mia reazione ai suoi colpi profondi. Con la mano posata sulla mia fichetta, sfregava il pollice sul clitoride, come se volesse inserirlo assieme al cazzo. Ci sapeva fare, lo sapeva, le sue stoccate sempre più profonde davano i frutti, godevo, godevo e lo capiva, potevo vedere i miei umori sul suo cazzo quando lo estraeva, ero bagnata fradicia. La mia eccitazione aveva raggiunto il culmine, lo intuì, l’orgasmo ebbe il sopravvento, mi tirò a se e continuando a scoparmi con foga mi sussurrò “godi Troia godi..godi, adesso ti ingravido..” si fermò come per farmeli sentire, ogni contrazione accompagnata da un lamento di piacere, come diceva lui si stava vuotando i coglioni..io aggrappata con le gambe attorno a lui Gustavo gli ultimi spasmi dati dallo smorzarsi del mio orgasmo.

Intervenne Franco, “ora tocca a me” girò lo sgabello sfilandomi il cazzo dell’amico, la sborra colava tutta sulle mie gambe, protestai ridendo, reclamavo un attimo di tregua ma, in realtà ero felice del suo intervento. Si soffermò sulla la mia fichetta tutta arrossata e sbrodolante, prese della carta cucina e me la pulì e disse ” questa la conosco già” dicendo così fece girare nuovamente lo sgabello, mi ritrovai voltata verso la cucina, porgendogli la schiena. Capii immediatamente le sue intenzioni, ma come gli avevo detto in precedenza ormai ero sua, poteva farmi ciò che voleva, lo pregai solo di fare piano. Nonostante il cazzo di Carlo mi aveva creato un cratere, Franco faticò a infilarmelo, l’aiuto del burro non bastò a rendere quella sodomia più piacevole, Seduta sulle cosce con il culetto esposto a quel palo mi aggrappavo al bancone del bar. Franco entrò, e penso se ne accorsero anche i vicini, non si limitò solo ad entrare, il dolore non mi permetteva di rendermi conto quanto ne avessi preso, urlavo, cercavo con tutta me stessa di prenderne ancora, di resistere, di incitarlo a incularmi, ignorando il dolore che quell’azione mi provocava. Riuscì a resistere, riuscì a trasformare quel dolore in piacere, ci riuscì. Masturbandomi con la destra e stritolandomi un capezzolo con la sinistra, Franco mi stava aiutando. Le sue attenzioni alleviavano i bruciori, quelle sensazioni di lacerazione che provenivano dalle mie viscere.

Una sodomia così dolorosa ma allo stesso tempo così appagante mentalmente, completamente sottomessa al mio uomo, mi stava portando all’orgasmo. Lo avvisai che venivo, anche per lui la situazione volgeva al termine, lo sentì indurissi dentro di me, aggrappato a me come ad una roccia si stava vuotando dentro di me. Girò lo sgabello, mi guardò dritto negli occhi e mi baciò, contraccambiai incurante di chi era presente ci baciammo come due innamorati..mi sussurrò che nessuna donna gli aveva regalato un orgasmo mentre veniva sodomizzata, lo presi tra le mani e gli dissi ormai sono tua, tu sei il mio uomo, godo nel farti godere..

Aprì il frigo, offrì loro della frutta, ci mangiammo delle mele, Franco le paragonava alle mie tette, ridendo, sospirava dicendo magari fossero così sode, sembravamo vecchi amici, ci scambiavamo battute, ridevamo assieme, Carlo mi chiese se volevo una banana, indicò il cazzo facendolo sbattere come un battacchio, più lo sbatteva più il suo membro acquistava consistenza. Il ragazzo mi avrebbe ripassato un’altra volta, senza pensarci un minuto.

Marco non riusciva ad inserirsi nei nostri discorsi e se ne stava leggermente in disparte, il fatto di essere l’unico vestito non lo aiutava ad integrarsi.

Sopportare un’altro assedio del giovincello non mi attirava, proposi di farci una bella doccia, per toglierci quell’odore di sesso da dosso. Marco ci precedette preoccupandosi di cercare gli asciugamani per tutti.

M’infilai per prima in doccia, cominciai a lavarmi passandomi le mani dappertutto cercando di togliere tutta la sborra che i due spettatori mi avevano donato..per Carlo doveva essere uno spettacolo troppo invitante, mi raggiunse, con la volontà di darmi una mano a massaggiarmi nell’intimità, accettai una mano solo per lavarmi la schiena. Ridevamo come matti, una situazione ridicola vederlo impegnarsi a pulirmi con quel cannone in tiro che non dava segni di cedimenti. Entrò anche Franco, sgattaiolai fuori io, e nel guardarli scoppiai in una fragorosa risata, due uomini attenti ad non toccarsi, soprattutto Franco schifato dall’erezione prorompente di Carlo.

Li aspettai sotto, vestita con una tuta sotto e con un top sopra. Scesero coperti solo dall’asciugamano, non so perchè ma li vedevo così ridicoli..Risi, anche Marco mi imitò. Chiesi a Franco se Carlo gli aveva fatto male..una battuta infelice.
Il più deluso, nel vedermi vestita fu Carlo, convinto ancora di potermi scopare. Si avvicinò e mi mostrò la sua notevole erezione sotto l’asciugamano, gli proposi un pompino, mi corressi, subito, lo proposi a entrambi, se si accontentavano, e scoppiai nuovamente a ridere..Le occhiate che mi lanciava Franco non erano di buon auspicio, non era sicuramente abituato ad essere deriso da una donna. Cercai di rimediare, mi avvicinandomi a lui, con tutta la mia sensualità, mi inginocchia per prenderglielo in bocca, avevo intenzione di fargli un pompino indimenticabile, glielo leccavo, glielo succhiavo, lo scappellavo, usavo tutta la mia troiaggine per rendere quella pompa un esperienza unica. Incantata da quel membro, facevo scorrere la lingua dalle palle alla cappella. Lo sentivo rinvigorirsi tra le mani, fiera del lavoretto, ora cercavo di segarlo, ma lui con forza mi prese per la coda che mi ero fatta per entrare in doccia, e mi tirò su dal suo gioiello che comunque tenevo stretto con una mano continuandolo a segare come potevo. Franco mimandosi pensieroso mi prese il braccio e con forza me lo girò dietro la schiena, mi fece capire che il suo programma e di conseguenza anche il mio era un altro. Chiamo a se Carlo che non stava più nella pelle, lo fece sdraiare a terra. Lo pregai, lo implorai, ne avevo preso abbastanza, per quel giorno, di cazzo gli dissi. Ma avevo commesso l’errore di deriderlo davanti ad altri, questo era il suo modo di farmela pagare. Mi mollò il braccio e mi abbasso il top, liberandomi il seno. Mi ordinò di spogliarmi, mi abbassai la tuta, lo ripregai, senza ottenere risposta, mi fece mettere a pecora con il culo rivolto verso Carlo che cominciò a leccarmi la fichetta. Franco tornò con il burro e vedendo Carlo occuparsi della mia fichetta, lo rimproverò di non occuparsi del mio buchetto. Carlo, grazie alla sua gioventù me lo puntò subito contro, prima ancora che Franco finì di ungerlo. Per agevolare la penetrazione, Spingevo, nella direzione opposta alla sua, il mio culetto, dopo essere stato sodomizzato per tutto il giorno, non aveva la forza di resistere, Carlo mi sprofondò dentro violentemente senza preoccuparsi dei miei lamenti. Franco vedendomi le lacrime agli occhi, mi consigliò di rilassarmi e mi ricordò che fra un attimo avrei avuto un vero motivo per piangere. Carlo mi inculava senza pietà con la foga dei suoi 18 anni, dandomi delle continue pacche sul culo. Su ordine di Franco e con il suo aiuto senza estrarmelo riuscì a sdraiarsi sulla schiena. Io mi ritrovai seduta su quel palo d’acciaio, appoggiata con le braccia tese, a terra. Ora le in tensioni di Franco mi erano chiare. Mi voleva scopare mentre il suo amico mi inculava. La doccia non era servita a molto ero nuovamente sudata. Franco mi spalancò le gambe si mise in ginocchio davanti a me, sprofondandomi letteralmente dentro iniziò a scoparmi. Nessuna pietà, questa volta, nessuna cura, solo piacere personale, intenso, rabbioso. Franco aveva ragione sulle lacrime, ora si che mi sgorgavano dal dolore, quel modo così intenso e brutale ebbe l’effetto di far durare poco Carlo, ma anche L’orgasmo di Carlo non sarebbe tardato, scopare le donne in quel modo lo esaltava, noncurante delle conseguenze causate alle poverette che lo assecondavano. Provai solo dolore, pura sottomissione fisica e mentale. Per mia fortuna la presenza in me di Carlo andava a scemare. Avevo il viso di Franco davanti al mio per tutto il tempo di quella violenza, non cercò mai di baciarmi e quando venne me lo grido in faccia, mi sembrava un animale, primo di coscienza, di rispetto.

Appena si riprese cercai il suo sguardo e gli dissi, sei un bastardo figlio di puttana..risero loro questa volta, riversandomi sul pavimento gocciolante di sborra. Nuovamente lasciata, con quella sensazione di essere stata usata addosso.

I giorni passarono, la normalità riprese a far parte della nostra vita, anche se i traumi, di quell’esperienza sfuggitaci di mano, difficilmente si potevano cancellare. Marco ed io, cercammo di incollare i cocci del nostro rapporto, per ricomporre quel bellissimo vaso che tutti ci invidiavano, ma che se esaminato da vicino o riempito d’acqua, si mostrava per quello che era..un vaso rotto..

Stupida..stupida e ancora stupida..me lo ripetevo in continuazione.

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