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Racconti Cuckold

Padre e figlio

By 5 Luglio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa:

Ho ricevuto molte email, con svariate proposte, ne approfitto qui di seguito per brevemente rispondervi.
Non cerco altri uomini, Tantomeno dominatori.
Non cerco amicizie.
Non ho intenzione di scambiare opinioni sui miei stati d’animo o approfondire impressioni su
quanto ho provato.
Scrivo per mio piacere personale, scrivo perchè è l’unica trasgressione che ancora mi concedo.
Scrivo perché lo trovo tremendamente eccitante.
Terminerò quando avrò scritto tutto quello che di trasgressivo ho vissuto.

Non ritenevo di descrivermi troppo, non lo ritenevo necessario. Però mi sbagliavo, la mia civetteria ha preso il sopravvento..e allora

Sono alta 1.72..e mezzo..ah ah
Ho delle gambe lunghe con le ginocchia aguzze, così le descrive mio marito.
Ho piedi con un arco accentuato, di tipo Greco sempre secondo quello che dice mio marito, con delle dita leggermente grassoccie per i miei gusti..mi marito li adora..Mi ha fatto notare che non è l’unico ad avere questa passione..
Ho le unghie dei piedi e delle mani sempre curate, ai piedi o la french bianca classica,
Ho 28..no diciamo che ne dimostro 28 ma ho 36 anni.
A volte ho i capelli biondi, castani, neri,..a dipendenza del mio umore..
Fisicamente assomiglio alla Fabiani (modestia a parte), mentre il viso è tra la Senette e la Barale. Mi piacerebbe un seno più voluminoso..ma comunque vado fiera dei miei capezzoli.
Le mie amiche dicono che sono una bella gnocca e le più pettegole dicono è facile mantenersi bene se non si fa cazzo dalla mattina alla sera e gli unici impegno sono la palestra e l’estetista..
Mi piace vestirmi femminile, anche se devo dire che sono fortunata, posso mettermi qualsiasi straccetto che faccio un figurone.
Adoro le scarpe con il tacco e mi vesto spesso con dei pantaloni lunghi a vita bassa, di regola neri, molto classici con camice sciancate, dal collo grande e dalle scolature ampie da portare senza reggiseno.
Mi piace sempre essere presentabile..forse troppo, in qualsiasi occasione..anche quando vado in palestra.
Mi piace essere guardata. mi piace vedere mio marito geloso. Questo mi fa sentire desiderata.
Sono fanatica della depilazione, ascelle e passerina sempre rasate, a mio marito piace la striscietta di peli tipo sigaretta e io..meglio dire l’estetista mi aiuta a tenerla sempre perfetta.
Ho paura di invecchiare..e soprattutto ho paura non diventare mamma, la vera ragione per cui sono riuscita a fermarmi.
Tutto qua..mi sembra di aver descritto una che se la tira, ma non è così..

1′ Capitolo ‘ Il gusto di guardare

I giorni passarono, la normalità riprese a far parte della nostra vita, anche se i traumi, di quell’esperienza sfuggitaci di mano, difficilmente si potevano cancellare.

Stupida..stupida e ancora stupida..me lo ripetevo in continuazione.

Marco faceva finta di niente, la sua indifferenza mi faceva incazzare, più passavano i giorni, più questa cosa mi mandava in ebollizione. Non volevo fare chissà quale discussione, ma non poteva far finta di niente. Il problema tra noi c’era. Presi il coraggio una sera, e lo affrontai. Marco sedeva li davanti a me, impaurito, convinto forse di essere accusato di qualche colpa, mi sarei aspettata qualsiasi altra reazione, ma non la paura, già aveva perso la sua autorità. Avrei preferito sentirmi dire di andare a quel paese e di non rompergli le scatole con queste paranoie. Invece no, stava subendo ancora. Quello seduto davanti a me, non era il Marco che avevo conosciuto e sposato, Quello uomo bello, sicuro di se, carismatico. Quello davanti a me era quello che era stato a guardare la propria moglie scopare per un pomeriggio intero. Lo rivolevo, accidenti, credevo in noi, rivolevo il mio futuro. Lo presi per le mani, gli parlai dolcemente, amavo la sua dolcezza, la sua sensibilità e anche quella sua immaturità.
Affrontai il tema del sesso, è inutile girarci attorno, in un coppia e soprattutto per me conta molto di più del 50%. Ho sempre pensato che un uomo, si comporta a letto, nello stesso modo che nella vita di tutti i giorni. Se uno rispetta la propria donna in quei momenti , la rispetta anche fuori e questa regola la si può applicare a qualsiasi comportamento.

Affrontai il discorso partendo da me, da quello che sarebbe piaciuto fare, e quello che non mi andava più, poi chiesi a lui le sue preferenze e soprattutto cosa non gli andava.
La strategia ebbe effetto, Marco si stava aprendo e io potevo parlare al cuore e non solo al suo membro.

Gli dissi che se voleva giocare con me, per prima cosa doveva essere un attore attivo, un incontro con due estranei, come l’ultimo, non lo avrei più permesso, e soprattutto Franco e Carlo non dovevano far più parte dei nostri giochi. Gli dissi che se lo voleva ero disposta a condividerlo con un’altra donna. Non volevo essere mai più legata e neanche bendata. Lui era ancora affascinato dagli estranei e me lo propose. Lo accettai ma a condizione che prima l’avrei incontrato e conosciuto e la ricerca dei candidati la dovevamo fare assieme.
Pian piano, la complicità stava tornando, e soprattutto i suoi occhi tornarono a brillare. Marco era tutto per me, non se ne rendeva neanche conto di quanta paura avevo di perderlo..

La trasgressione era entrata nella nostra vita, forse troppo violentemente, ma ora volevo ricominciare, in un altro modo, come coppia non come strumento per soddisfare altri.

Cominciammo subito, mi lasciai prendere dal suo entusiasmo ero affascinata dalla sua energia, a pensare che un ora prima era seduto come un bambino in attesa di una punizione, ora era intraprendente, sicuro, si muoveva nei siti di scambisti come un professionista. Sull’estraneo non c’eravamo, due idee completamente diverse, il suo modello erano i giovani, ventenni completamente depilati, i miei più maturi, più naturali, cinquantenni più affascinanti. Io non cercavo giovani insaziabili che promettevano nottate interminabili di sesso. Io volevo uomini veri, che mi avrebbero condotta, decisi, che mi avrebbero dominata con rispetto. Su questo tema c’era da lavorarci ancora. Non era facile trovarsi su uno, e poi, per me, lo sguardo di un uomo, è fondamentale, mentre su quei siti il 99% delle foto erano di cazzi. Notevoli, ma non volevo ripetere l’esperienza di Franco, e poi ero sicura che Marco si sarebbe sentito inferiore e questo non sarei stata più in grado di accettarlo. Cercammo anche delle donne, li scelta si fece complicata, l’offerta non è sicuramente come quella maschile. Anche li, peggio che peggio, mi propose scherzando, ‘perché non tua sorella..’ lo fulminai dalla gelosia..e non solo. Era bello stare li a fantasticare, assieme, poter sentire ancora quella complicità, in fondo non avevo bisogno di nessuno, ne un’altra donna ne un altro uomo.

Un mattina, mentre mi preparavo per andare in palestra, suonò il campanello, rimasi scioccata alla vista di Carlo con un mazzo di fiori. Dopo l’imbarazzo lo feci entrare, gli chiesi se volesse un caffè, ma era più imbarazzato di me, rifiutò, era passato per portarmi dei fiori, delle rose bianche, bellissime, per scusarsi del suo comportamento. Quel giorno, si era lasciato andare, soprattutto si era lasciato influenzare da Franco. Tutto li. Una visita lampo, più lo guardavo più mi rendevo conto della sua giovane età. Mi aspettavo qualche richiesta, particolare..Non la fece. Ero felice, avrebbe rovinato quel gesto.

Lo dissi a Marco, che come immaginavo, me lo ripropose, dissi tassativamente di no, troppo giovane, troppo egoista, e troppo dotato, lo pensai ma non lo dissi. A me le dimensioni di Marco bastavano, anzi era sicuramente sopra la media. Per me conta di più, come uno scopa, apprezzo quel mix di decisione, forza, sicurezza che a ogni penetrazione riesce a trasmettermi. Sono una donna che piace essere dominata, voglio essere condotta non condurre, come nel ballo, io accetto tutto, mi piace essere presa in tutte le posizioni, ma io non sono una di quelle donne che scopano i propri uomini, io li assecondo. assecondo le loro voglie. Non sono una mangiauomini non sono una intraprendente. Non vedo niente di eccezionale in me. Per questo motivo non mi attirano i giovani, la loro inesperienza mi mette a disagio, non sono una che fa la prima mossa.

Qualche giorno dopo, passeggiando per il centro, vestita con degli short neri corti di taglio classico, dei sandali color argento con tacco 12 completamente aperti e con indosso la mia camicia bianca preferita, me la tiravo..Mi piaceva sentire addosso gli sguardi degli ometti..

Seduto in un gelateria troviamo Carlo, in compagnia dei genitori e della fidanzata. Dopo i soliti convenevoli, ci invitarono a sederci con loro. Mio marito aveva occhi solo per la fidanzata di Carlo, io imbarazzatissima, cercavo di non mostrarlo. Ad un certo punto notai che il papà di Carlo, di nome Vittorio, si tolse gli occhiali da sole e potevo intuire che era attirato dal dondolare nervoso del mio piede. Vedendolo paralizzato dal mio piede o dal mio sandalo, cominciai a giocarci, cercavo di assumere delle posizioni per mostrarglielo meglio, cercavo delle posizioni, sempre nei limiti della situazione, per mostrarli come su certe foto pubblicitarie. Giocavo con lui mentre Marco aveva attenzioni solo per la ragazza. Per assurdo lui si vedeva a letto con la coppia di giovincelli, io invece ero più attratta dal padre, che immaginavo più vecchio.
Le sue attenzioni mio piacevano, erano stimolanti. La sera, Marco, mi espresse la sua idea, l’avevo già capita nel pomeriggio. Lo fermai subito, avevo messo come regola di non più farlo con Carlo, indipendentemente dalla presenza della sua compagna. Cercò in ogni modo di convincermi, ma non cambiai opinione. Era troppo bello vedere, come non accettava la mia decisione, si comportava, come un bambino quando gli togli la caramella. Al massimo accettavo il padre, gli dissi. Mi guardò stupito, è un ancora un bel uomo affascinante, mi ispira, gli dissi. Non se lo aspettava, e mi rispose che la fidanzata del figlio non avrebbe mai accettato. Scoppiai a ridere, beh io non intendevo di certo inserirla nel nostro gioco. Di te e di Vittorio mi accontenterei..e continuai a ridere. A Marco l’idea non andava, la possibilità di farsi quella ragazza era troppo invitante. La fidanzata di Carlo, Laura, era una ragazza molto magra, praticamente pelle ossa, senza seno, o solo un piccolo accenno. gambe lunghe, come le mie ma molto più magre e a differenza delle mie s’ingrossavano al ginocchio mentre io avevo le ginocchia aguzze. Aveva i capelli rossi e una pelle bianco latte. Non ero mai stata attratta dalle donne. Non ero per niente tentata da lei, dal suo corpo. La notte m’immaginai Carlo che scopava Laura, con quel cazzo che si ritrovava rischiava di romperla ad ogni assalto. Il pensiero era troppo eccitante, in silenzio mi ero infilata la mano tra le mutande, e senza farmi scoprire mi accarezzavo, cercavo di sfruttare i movimenti di Marco nel letto, per muovere il dito in me con più vigore. Anche io, facendo finta di cercare la posizione per addormentarmi, mi muovevo e sbuffavo, per camuffare i miei brividi..Mi svegliai la mattina con la mia manina ancora tra gli slip.

La ricerca continuò, vi tralascio anche gli insuccessi sulla carta tutti promettono mare e monti ma poi..Incontrammo un tipo che mandammo a casa dopo un oretta, sfinita, sfinita di succhiargli il cazzo per indurirlo. Dopo un inizio promettente ed essermi venuto in faccia, il suo membro non ha più acquistato consistenza..sfinita di leccarglielo l’abbiamo spedito. Una coppia che aveva pubblicato delle foto..non proprio recentissime e al primo incontro sembravano due vecchietti.

La situazione era ridicola, Marco frustrato, io mi accontentavo della ricerca, stare li con lui a vedere tutti questi uomini mi eccitava e finivamo sempre per fare l’amore.

Noi donne, tra cento uomini ne scegliamo uno, gli uomini, tra cento donne ne scartano una. Siamo più esigenti, non badiamo solo al fisico, noi abbiamo bisogno anche altro, un coinvolgimento mentale. Io avevo scelto l’uomo, sapevo che era difficile da coinvolgere e forse, per questo motivo, una fantasia difficilmente realizzabile, mi attraeva. A me questo bastava, non avevo bisogno di realizzarla invece a Marco no, lui era più materiale, la trasgressione la doveva vivere.

Il mio rifiuto di farlo, con Carlo e Vittorio e soprattutto il rifiuto a farlo con Carlo e Laura, a Marco non era piaciuto. Penso che l’idea di farlo con Laura era diventata un ossessione. Avevo paura che Marco l’avrebbe organizzato comunque, senza la mia presenza e questo mi angosciava. Decisi di abbassare l’asticella gli proposi, scherzando di fare una cosa a cinque, però io dovevo essere solo sua, gli altri dovevano arrangiarsi. L’idea di guardare padre e figlio alle prese con la futura moglie e nuora era eccitante, anche se improbabile. Mi sbagliai, il trio non solo era disponibile, ma già affiatato. Incredibile, nel viaggio alla scoperta della trasgressione, stavo scoprendo un mondo sotterraneo molto più perverso di quanto potessi immaginare.

L’incontro si organizzò a fatica, per assurdo la cosa più impegnativa fu trovare il luogo. Assolutamente, non volevo farlo più a casa nostra. Già l’ultima volta m’imbarazzò moltissimo incontrare lo sguardo del vicino della casa di fronte, il giorno dopo l’incontro con Carlo e Franco. Non mi disse niente ma dal ghigno che mi fece, mi lasciò intendere di aver intuito, la causa dei ‘rumori’ provenienti da casa mia. E poi non da trascurare, d’ora in avanti, ci tenevo ad avere un mio posto sicuro.

Non vi descrivo il casino e la sporcizia del luogo in cui l’incontro avvenne, un locale dove un complesso di amici, nel seminterrato di un magazzino, si trovava per suonare e dalla presenza di tonnellate di lattine e di bottigliette di birra vuote, si trovava a bere e festeggiare. Un casino pazzesco, cavi ovunque, strumenti musicali lasciati sul pavimento. Le pareti rivestite con della gomma piuma che si staccava in più punti. Appena entrati, avanzavamo a fatica, cercare un posto dove appoggiare i piedi era un impresa. I divani in velluto erano ‘decorati’ da così tante macchie che sembravano stampate. Una sensazione di sporco ovunque si guardasse, posaceneri pieni all’inverosimile. La moquette, intrisa di polvere, posata ovunque, per insonorizzare, creava un silenzio irreale. Tutti ci guardavamo attorno cercando di trovare una cosa positiva in quel luogo. Il silenzio venne interrotto da Carlo che ridendo disse che di sete sicuramente lì, non saremo mai morti…scoppiammo tutti a ridere. L’idea di spogliarmi in mezzo a quel casino era l’ultima che mi passava per la testa. Cominciai ad apprezzare l’idea di indossare autoreggenti e scarpe con il tacco. Cominciammo a toglierci gli impermeabili, li appoggiammo entrambe sulla batteria. Forse per l’agitazione e l’imbarazzo ma il caldo in quel locale veniva amplificato. Erano presenti due divani da 3 posti e una poltrona, tutti di tipo diverso. Come tavolino, un cubo rivestito di moquette, rossa a macchie..Gli ometti si sedettero per primi, Carlo e Vittorio da una parte e Marco sul divano contrapposto e io Laura in piedi mezze nude. Apprezzavo quel cubo che ci separava, l’idea di avere dei contatti intimi con una donna non mi attirava, soprattutto con Laura. La sua pelle bianca, la sua magrezza, la sua gioventù, e soprattutto la mia inesperienza in quel tipo di rapporto, mi bloccavano. Fu lei a togliermi da quell’imbarazzo. Si piegò oscenamente tenendo le gambe tese a slacciare i pantaloni dei suoi ometti. I loro cazzi ora li potevo vedere, svettare tra le mani di Laura che lentamente, li segava. Marco a sua volta, si dedicava a togliermi le mutandine, l’operazione ebbe l’effetto di riprendermi. Ero rimasta incantata a guardare la scena, dimenticandomi della sua presenza, alle mie spalle. La imitai, Marco con i piedi mi costrinse a divaricare maggiormente le gambe mostrandomi completamente dal mio lato migliore. Sentì i loro commenti, mi girai e vidi che Laura era già ‘seduta’ tra loro e a turno li spompinava lasciando la sua intimità a disposizione dell’altro. L’idea di appoggiare la mia fichetta su quel divano mi schifava, optai per le gambe di Marco che per reazione mi indirizzò il suo cazzo bello eretto verso le labbra della mia fichetta.
Le scene alle mie spalle mi attiravano, continuavo a cercare di voltarmi per vedere quei cazzi immersi nella bocca di Laura. Marco lo capì, prima di penetrarmi mi fece girare, così da dargli la schiena. Con le ginocchia appoggiate sul divano mi apprestavo a calarmi su di lui. La visione della mia penetrazione fece salire la voglia di Carlo che tirò Laura su di se. Penetrandola d’un colpo. La sentì accompagnare quella penetrazione con un semplice sii. Il modo in cui lo disse, mi fece trasalire dal piacere. Marco invece mi aveva preso con dolcezza e attirata dall’evolversi della situazione, che avevo davanti ai miei occhi, subivo passiva. Marco affondava il suo membro in me, con sempre maggior vigore e quando la sua mano ebbe raggiunto il clitoride mi causò l’effetto di una scossa, che per alcuni secondi mi fece vibrare. Ora accompagnavo i suoi movimenti, per amplificare il piacere, mi strizzavo i capezzoli. Mostrarmi così davanti ai tre, mi eccitava, un eccitazione che mi raggiungeva il cervello. Marco cercava di farmi sdraiare, per potermi prendere per le tette, io invece volevo stare ben dritta per sentirlo tutto dentro di me, ma soprattutto per mostrarmi completamente ai due ometti che avevo di fronte, soprattutto a Vittorio che mi stava leccando i capezzoli con gli occhi.
Laura si dimenava come un ossessa su Carlo, lodando la durezza e la dimensione di quel palo che la stava come diceva lei, vangando. Vittorio era in ginocchio e le teneva la testa sul suo cazzo costringendola a spompinarlo. Vittorio mi lanciava delle occhiate che mi scioglievano tutta, io mi sforzavo a non guardarlo, e soprattutto mi sforzavo di non guardare il suo cazzo nella bocca di Laura. Il mio piacere era al massimo, stava per esplodere in me. Vederlo scoparla in bocca, con gli occhi che mi fissavano, era troppo., Sicuramente voleva riservarmi un trattamento simile. Il mio orgasmo esplose, mi contorcevo stringendomi il seno tra le mani, i miei godo godo raggiunsero Carlo, che iniziò a scopare Laura, come un invasato. Quella visione m’incantava, mi gustavo il finale del mio orgasmo, quella sensazione di spossatezza che quelle contrazioni mi stavano lasciando. Anche Marco stava arrivando al suo traguardo, lo aiutai muovendomi su di lui con più impegno e poco dopo in contemporanea con Carlo e Laura sentì i suoi spruzzi caldi dentro di me. Mi accasciai su di lui allungando le gambe, così poté finalmente occuparsi dei miei seni, dei miei capezzoli. Rimanemmo qualche minuto accasciati nel guardare l’evolversi della situazione davanti noi. Laura spossata, sempre immersa in Carlo, gli accarezzava il petto e lo baciava con una dolcezza infinita
Ma Vittorio voleva la sua parte, era l’unico uomo che non aveva ancora svuotato i coglioni, come disse lui. Interrompendo quelle effusioni amorevoli dei due piccioncini, prese Laura per un braccio e se la fece sedere sopra, voltata verso di noi.
Ora la potevo osservare meglio, nella sua nudità, completamente aperta. Aveva dei seni solo accennati con dei piccoli capezzoli scuri, sporgenti, magra da paura, gli potevo contare le costole. Guardavo il suo ventre, piatto, me lo immaginavo, ingrossarsi, riempito dal cazzo di Vittorio. La fica era completamente depilata, incredibilmente arrossata dalla violenta penetrazione precedente, forse accentuata dal colore pallido della sua pelle. Diversa dalla mia fica, più allungata, con delle labbra più voluminose e divaricate delle mie. Vedevo Vittorio armeggiare sotto di lei, mi aspettavo di vederla penetrare, sotto i miei occhi letteralmente paralizzati. Ma Vittorio voleva altro dalla nuora, con forza glielo stava infilando dietro. La vedevo stringere gli occhi dal dolore, in silenzio. M’immaginavo io, sottomessa a quell’uomo, così diverso da Marco, ma così invitante. Marco non mi lasciò gustare quello spettacolo, mi mise a pecora, per poter guardare cosa succedeva dietro di me mi spostai, lateralmente, per il lungo, così da potermi gustare quell’inculata. Anche a Marco piaceva lo spettacolo, i nostri movimenti erano rallentati, le nostre attenzioni erano tutte rivolte a quello che succedeva al nostro fianco, Vidi una grande quantità di sborra colare da quella fica, nel momento che Vittorio affondò in lei. Questa volta l’effetto non fu un si, ma urlo roco, profondo. Ora non solo gli occhi, ma anche l’intero viso si era trasformato in una smorfia di dolore. Questo non intimoriva Vittorio, che non curante del dolore provocatogli aveva iniziato un lento va e vieni. Anche Marco era scivolato in me, fradicia e presa della azioni al mio fianco, non me ne ero accorta. Furono le pacche sulle chiappe che mi risvegliarono. Cercavo di andare incontro a Marco, cercavo di strizzarmi i capezzoli stando in equilibrio con l’altro braccio. I gemiti, provenienti dai due erano eloquenti, le urla di dolore erano state sostituite da gemiti di piacere, i continui incitamenti di Laura avevano riscaldato tutti. Ci sapeva fare la ragazza. Catturava le attenzioni di tutti, imbambolati a guardarla. Marco mi prese entrambe le braccia e mi tirava a se. Mi sentivo sconquassare tutta, lo sentivo muovere il bacino dal basso verso l’alto. Mi sentivo in estasi, sotto i suoi colpi, con quella sensazione di impotenza, una continua sottomissione. Tenuta ferma e scopata senza tregua, gemevo e lo incitavo a continuare. I tre non stavano a guardarci, Ora intravedevo solo la schiena di Carlo. Immaginavo che la stessero prendendo in due, ero troppo eccitata e su di giri per soffermarmi ai dettagli. Nella mia testa l’idea che padre e figlio la stavano sfondavano, penetrandola con i loro cazzi fino a spaccarla, fino a romperla, fino a ricongiungersi al suo interno, mi mandava in tilt. Ressi poco a quegli affondi e ai quei pensieri.
Il mio orgasmo arrivò come una marea, lento, progressivo, inarrestabile come uno Tzunami travolse il mio corpo, lasciandolo vibrante. Anche Marco, nel sentirlo, raggiunse il suo, di regola silenzioso, ma quella sera voleva farlo sentire a tutti. Appagata, soprattutto soddisfatta dal mio uomo, mi sentivo sua come mai.
I due uomini esplosero in lei, abbracciata a Marco esausta seduta sul divano, rannicchiata per non appoggiare la mia intimità su quella stoffa lurida, mi gustavo la scena, ora potevo facilmente vedere come le colava la sborra dalla fica e dal culo. I suoi buchi così oscenamente esposti, dilatati, mi fecero riflettere sui miei, dopo le intrusioni di Franco.
Non credo che Laura fosse riuscita a venire, in balia di quei due, almeno non ne ero sicura. Facemmo pausa, sudati da far schifo, aprimmo delle birre gelide. Mi guardavo le mani nere, sporche, potevo vedere i segni che lasciavano, sul corpo candido di Laura. Chissà sul mio..
Per me la serata poteva chiudersi li, anche per Marco, di regola non raggiunge più di due orgasmi. Ma i nostri amici non ne avevano abbastanza. In piedi, con la birra in mano, spingevano la testa di Laura sui loro membri che grazie alle sue attenzioni tornarono a svettare, soprattutto quello di Carlo che impressionava per la sua verticalità. Carlo si sdraiò trascinando Laura su di se. Marco lo imitò, mi fece sedere sulle sue gambe, il suo cazzo era poco più di pastoso, non sarebbe riuscito a scoparmi. Si dedicò a massaggiarmi il seno., strizzarmi i capezzoli. Gli impedì di masturbarmi con quelle mani nere. L’idea di farmi mettere delle mani sporche sulla mia fichetta mi rabbrividiva.
Alle mie spalle sentivo già Laura gemere di piacere, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo la sentivo solo incitare i suoi uomini. Nella mia testa quei lamenti, quelle sue parole, entravano ed esplodevano in mille pensieri. Mi eccitava immaginare quella giovane, così indifesa, all’apparenza fragile, subire l’assalto di quei due cazzoni. Me la immaginavo scopata e inculata, senza tregua. Se avessi permesso a Marco di toccarmi il clitoride gli sarei venuta in mano, ero fuori, cercavo di farmi bastare lo sfregamento sul suo cazzo ancora floscio. Frustata da quella situazione mi accorsi della presenza di Vittorio al mio fianco. Il suo cazzo svettava a pochi centimetri dal mio viso. Morivo dalla voglia di prenderglielo in bocca. Lo guardavo negli occhi, lo vidi chiedere il permesso a Marco di infilarmelo in bocca. Marco acconsentì con un cenno della testa, intervenni io con un no, non voglio. Ancora oggi, mi domando da dove mi uscirono quelle parole, forse dal fatto che un attimo prima era nel culo di Laura, non so. Vittorio si fermò, con la cappella appoggiata alle mie labbra, mi scansai. Chiese ancora a Marco il permesso, il quale mi ordinò di fare la brava e di succhiare quel cazzo. In fondo, una parte di me lo desiderava, desiderava prenderlo dentro, voleva sentirsi letteralmente sbattuta. Non riuscì a trattenermi, lo presi con una mano, rimasi piacevolmente colpita dalla consistenza, glielo stringevo forte cercando di lanire il dolore, con l’azione combinata delle mie labbra e della mia lingua. Volevo farlo morire. Muovevo il bacino su Marco che alla visione di quel pompino si rinvigorì. Lo sentivo armeggiare sotto di me. Entrò facilmente, ero fradicia, di più, un lago. Marco mi teneva per i fianchi e me lo spingeva in profondità, mi imprimeva un ritmo devastante. Stavo per perdere il controllo, non sentivo più Laura. Vittorio abbandonò la mia bocca e si portò dietro di me. Le sue mani si posarono sulle mie tette, strizzandole e il suo cazzo lo sentivo scendere sulla schiena. Intuì le sue intenzioni. Non volevo, Marco mi incitava a lasciarmi andare, io non volevo e cercai di fermare Vittorio, che da gentiluomo e con mio stupore mi obbedì, lo apprezzai. Si avvicinò nuovamente alla mia bocca. Tranquillizzata dalla sua correttezza, ritornai a lasciarmi andare, raggiunta da un altro orgasmo, senza mollare la presa su Vittorio che all’improvviso mi riversò, in bocca, la sua sborra. Presa all’improvviso e soprattutto estasiata nel sentire le contrazioni di quel cazzo, tra le mani, ebbi un attimo di difficoltà, poi deglutì, regalandogli un ingoio da professionista. Non dovettimo attendere troppo Marco, lo sentì riversare le ultime gocce di sborra in me. Non finivo di pulire il cazzo che avevo tra le mani. Lo sottoponevo a tutte le attenzioni possibili, nel tentativo di rinvigorirlo. Ma così non fu, quel cazzone rimase floscio e l’impazienza di Marco mi fece abbandonare il tentativo.
Ci rivestimmo alla svelta, noi donne dopo aver visto il bagno desistemmo dal lavarci. Dopo aver srotolato la carta igienica per chilometri, la usammo per pulirci.

Seguirono i saluti, ci scambiammo i soliti bacini e Vittorio ne approfittò per sussurrarmi all’orecchio che primo o poi me lo avrebbe fatto..ricambiai dicendogli..’solo se lo vorrò io..bye bye’..
2′ Capitolo ‘ Un sogno avverato

Mi rendevo conto di quanto fosse facile lasciarsi prendere dalla passione e cedere a certe tentazioni e lasciarsi andare. Un attimo, un gesto, una decisione presa dall’eccitazione e ci saremo trovati al punto di partenza.

Continuavo a pensare a Marco, non avrebbe mai fermato Vittorio. Se non fossi intervenuta mi avrebbe concesso un’altra volta. In verità non ero neanche sicura di me stessa. Noi donne siamo brave a fare mille paranoie ai nostri mariti, ma io come avrei reagito all’insistenza di Vittorio?. Che decisione avrei preso, con il cuore in gola, sotto gli affondi del mio uomo e con una voglia matta di godere? Sono quelli i momenti pericolosi, dove a decidere è il nostro corpo, momenti in cui la trasgressione prende il sopravvento e annienta la nostra razionalità.

Mi tormentavo con queste paranoie, in fondo anche le decisioni di Marco erano prese in quelle situazioni, dove la mente è annebbiata dal piacere. Non potevo sempre fargliene una colpa. In fondo la serata passata con il trio ci era piaciuta, avevo scoperto il piacere di guardare, vedere una donna a pochi centimetri da me, godere, potevo sentire i suoi gemiti, percepire i suoi spasmi, era inebriante, stimolante..stimoli che raggiungevano il mio cervello, delle vere esplosioni di lussuria e di voglia.
Una voglia nuova, un desiderio da realizzare, starmene li a guardare quel trio, senza far parte delle loro attenzioni, potermi assaporare ogni dettaglio, ogni smorfia, ogni lamento, poter vedere la facilità con cui Laura prendeva quei cazzi, vedere la sua pelle dilatarsi sotto quegli affondi. Stavo scoprendo un lato di me che non conoscevo. Immaginarmi li seduta di fronte a loro a masturbarmi, senza ansie, senza paure, senza tentazioni. Libera di lasciarmi andare, una situazione tremendamente eccitante, sconvolgente.

Alla richiesta di mio marito, di raggiungere il trio, per un aperitivo in centro, la paura del mio comportamento tornò a manifestarsi. Ci eravamo divertiti, ma sapevo questa volta sarebbe stato difficile sottrarsi allo scambio. La prima volta, causa vergogna, l’imbarazzo avevamo mantenuto le distanze. Ora la situazione era ben diversa, ormai ci si conosceva nell’intimità. Per questo preferivo farlo con degli sconosciuti, con loro era più facile mantenere le distanze. Riuscivo facilmente a controllarmi. Ero cosciente del rischio che correvo, ma ne ero anche attratta.

Guardavo Marco negli occhi, gli brillavano, adoravo quella sua espressione, come potevo dirgli di no. Come potevo disilluderlo. Dentro di se aveva già deciso. Lo assecondai.
Ci preparammo in un attimo con il cuore in gola, non solo per la fretta. Marco reclamò sul mio abbigliamento, effettivamente ero troppo coperta, stranamente troppo coperta, ma soprattutto poco appariscente, forse era una reazione alla paura che provavo.

Arrivammo al bar, mi sentivo sprofondare, guardavo Laura, il suo abbigliamento era diverso anni luce dal mio.
Laura aveva una maglietta verde, una minigonna gialla e indossava delle infradito brasiliane verde e gialle. Perfettamente abbinata ma vestita così mi sembrava ancora più giovane. Io invece ero stata ‘svestita da Marco’, portavo un vestitino leggermente trasparente nero al ginocchio, con una scollatura all’ombelico. Due scarpe col tacco tipo schiava di color argento. Due donne vestite completamente in maniera diversa. Questa differenza mi angosciava, Più stavamo li sedute a bere, più mi accorgevo che non avevamo proprio niente in comune, se non forse la fine che avremmo fatto nel giro di qualche ora.
Cercavo di guardare troppo Vittorio, non ero ancora pronta. Non ero ancora pronta a sopportarlo. Fu proprio Vittorio a proporre di proseguire la serata in un altro luogo.. Espressi il desiderio di non tornare nell’ultimo tugurio.

Mi rassicurarono che era stato pulito. Mi lasciai sorprendere. Ci arrivammo in pochi minuti. Il locale era ubicato in un magazzino al piano interrato, nella zona industriale della nostra città. Era buio, con quei tacchi camminavo con difficoltà, dietro a Marco, tenendolo per mano. Vittorio, da dietro, mi aiutava a tenermi in equilibrio, praticamente aiutato dall’oscurità mi aveva infilato una mano sotto il vestito, cercando di infilarmi le dita dentro le mutande. Non volevo fare la santarellina, evitai di fare scenate, non ero ancora pronta, troppo imbarazzo, troppo agitata. La scala di accesso al locale mi venne in aiuto, scendendo gli scalini mi allontanai dalla sua mano.

Entrammo e constatai subito un miglioramento. Niente di eccezionale, ma almeno ora si poteva vedere il pavimento e a prima vista i rifiuti erano stati smaltiti.

Cercammo di prendere le stesse posizioni dell’altra volta. Vedere Vittorio sedersi con Carlo e Laura mi tranquillizzò. Gli uomini si sedettero subito come per gustarsi lo spettacolo del nostro spogliarello. Laura si trovò nuda in un secondo. Nel mentre che lei si sfilava la maglietta, Marco gli sfilò la mini. Era senza biancheria intima praticamente in piedi nuda di fronte a me, separata dal solito cubo rosso che in quel momento mi sembrava più piccolo di quanto ricordassi. Laura avanzò verso di me, scavalcandolo con le sue gambe lunghe. Ora l’avevo di fronte a me, potevo apprezzare il suo profumo. Con un gesto rapido mi sfilò una spallina dopo l’altra. A gran richiesta ci fecero voltare di 90 gradi, così da permettere la vista ai nostri uomini. Rimasi solo con gli string, davanti a lei. Mi infilò i pollici nello string, sui fianchi, poi accennando di tenermi si avvicinò al collo con la bocca ed inizio a darmi una serie di baci scendendo, scendeva trascinandosi via i miei slip, continuando a posare le sue labbra sul mio corpo, sempre più in basso, sui seni, sul bacino, fino a trovarsi con il viso davanti alla fichetta, a cui non risparmiò il bacio, proprio all’inizio della mia fessura, con una dolcezza infinita. Mi sfilò lo string e lo lanciò verso i suoi ometti che lo raccolsero con un Olè..Un esclamazione che mi riportò alla realtà. Laura con le mani mi fece divaricare le gambe. Ora riusciva ad essere più vicina a me, praticamente con il viso sotto di me, la sentì mi passarmi la lingua su per tutta la lunghezza del mio taglio, da sotto verso l’alto, fermandosi all’inizio dei peli. La guardavo e lei guardava me. Non staccava la lingua da me, mi guardava e la muoveva cercando di farsi largo in me. Ero in estasi. Non ero mai stata sottoposto ad un trattamento simile. Percepivo dolcezza e troiaggine nello stesso tempo, quel viso da bambina contrastava con l’azione della sua lingua. Cominciai a spingergliela incontro, muovendo il bacino. Incredibile l’idea di farmi toccare da una donna fino a qualche minuto prima mi ripugnava, ora ero io a volere la sua lingua. Mi teneva per le chiappe, premendo con il medio al limite del mio buchetto. Non mi voleva penetrare ma solo farmi capire che lo poteva fare, sentivo solo una leggera pressione. Ora era lei che mi muoveva il bacino avvicinandola alla sua bocca. Dedicava ogni sua attenzione alla mia fichetta che ricambiava bagnandosi di umori. La sua lingua da dolce diventava sfrontata, per poi accarezzarmi, giocava con la fica come solo una donna conosce, colavo letteralmente sotto le sue sollecitazioni. Dovevo tenermi alle sue spalle per non cadere, ero in estasi e facevo fatica a stare in equilibrio. Si alzò dalla mia intimità, se non fosse stato per la quella posizione, che a causa dei tacchi, mi risultava scomoda, sarei venuta. Ora si trovava davanti a me. Vedevo i miei umori spalmati sul suo viso, sulla sua bocca, non ebbi il tempo di dirle quanto era stata fantastica, mi baciò, con delicatezza m’infilò la lingua in bocca. Sentivo il gusto dei miei umori, sentivo il suo, un intrecciarsi di lingue, mille pensieri, le mie convinzioni spazzate via in un secondo, sconcertata da quella sfrontatezza abbinata a tanta dolcezza. Con una mano tra i capelli mi teneva la testa per baciarmi meglio, per farmi sentire le sue labbra. Alternava dei baci attorno alla mia bocca a delle piccole leccate alle labbra. Mi davi piccoli bacini seguiti da piccoli morsi. Praticamente ero li imbambolata con la bocca semi aperta a gustarmi quei baci, quelle sue attenzioni, desiderando la sua bocca, la sua lingua. Volevo essere baciata intensamente, la desideravo, volevo un bacio profondo. Trattava la mia bocca, le mie labbra, come se fossero la mia fichetta mentre con la mano libera mi massaggiava un seno, me lo spremeva, con un movimento dal basso verso l’alto fino a strizzarmi il capezzolo tra l’indice e il pollice. Un movimento lento, dolce, completamente diverso da quello di un uomo, senza quella forza tipica maschile e soprattutto quella voglia di stritolarmeli.
Laura era fantastica, così giovane eppure già così esperta. Io al suo confronto ero un imbranata. Non sono mai stata una donna da letto, dentro di me lo sapevo. Lo imputavo al mio aspetto, non ho mai dovuto conquistare un uomo con altre armi oltre all’aspetto. Come dico io mi piace essere condotta, io seguo, ho sempre cercato di soddisfare le voglie dei miei compagni.
Davanti a tanta maestria rimanevo incantata, anche quando la mano scese nella mia intimità, lo fece senza mai staccarsi dal mio corpo, una carezza interminabile. Alzai la gamba appoggiandola sul cubo di moquette, cercando di divaricare ancor di più le gambe. Mi stupì quando con la sua dolcezza mi disse’ Senti come piange la tua patatina..gli sono mancata..ma ora ci penseranno le mie ditina a farmi perdonare..’. Le sue attenzioni si soffermarono solo sul clitoride, non mi penetrò con nemmeno un dito. Lo accennava, sentivo premere ma subito dopo ritrarre. Sotto quell’assedio di mani e di lingua non riuscì a resistere molto, l’orgasmo prese il mio corpo, travolgendolo, mi aggrappai a lei, per riuscire a stare in equilibro, le scosse mi attraversavano da parte a parte, dolcemente, un orgasmo leggero, non devastante, uno di quelli che non ti lascia spossata, anzi che fa crescere la voglia per averne altri e altri ancora.
Riaprì gli occhi era davanti a me, entrambi in estasi, io felice di aver provato un esperienza unica e lei di avermela fatta vivere. Mi chiese con un tono supplichevole di fargli provare le stesse emozioni. Mi sentivo in imbarazzo, non l’avevo mai fatto, non sapevo se ci sarei riuscita, l’idea di leccare la fichetta di una donna mi schifava ancora.
Mi giustificai alludendo alla mia inesperienza, capì subito il vero problema e mi disse ‘ti basterà poco..mi sono così eccitata nel vederti godere..’ dicendo questo mi prese la mano e se la posò sulla sua, come la chiamava lei patatina. Completamente depilata, piacevolmente liscia, la mia mano scorreva su quel taglio facilmente. Notai subito che non era bagnata come me, ma anche lei assecondava le mie carezze. La masturbavo come piace a me o meglio come so fare io, il pollice sul clitoride, medio e anulare che allargano le labbra e il medio che la penetrava. Il trattamento era gradito, la vedevo contorcersi per prenderne, notai subito che era più larga di me, la penetravo con due dita per sentire sfregarle alle pareti. Gemeva in maniera più rumorosa di me, e soprattutto più scenografica nei suoi movimenti..
Un ambiente surreale i nostri uomini erano pietrificati, ci guardavano senza emettere respiro. Si sentiva solo Laura, uno spettacolo, si dimenava sopra la mia mano, con dei movimenti di una sensualità che non avevo mai visto. Sembrava stesse scopando. Tra un gemito e l’altro mi baciava, sempre più profondamente, sempre con maggiore enfasi. Stava per godere, lo sentivo, me lo disse guardandomi negli occhi, mi disse ‘ Godo Dani..Godo..Dio mio come mi stai facendo godere..ti prego continua..non smettere mai..
Confusa, scioccata e in fondo anche fiera, mi sentivo fuori posto, avrei voluto rimanere sola con Laura, magari in un letto, avrei voluto veder sparire quegli uomini che erano presenti, compreso mio marito. Erano di troppo. Era la prima volta che assaporare una complicità totale, una sintonia perfetta, profonda con una persona.
Non è facile da descrivere, ancora oggi a distanza di qualche mese non trovo le parole per descrivere quei momenti, puri, senza volgarità o pressioni, momenti carichi di dolcezza e amore.

Non ci meritavano quei 3 bavosi, più vedevo Laura riprendersi più pensavo alla loro inutile presenza. Laura mi prese la mano tenevo con cura nella sua intimità e con una dolcezza infinita la portò davanti alle nostre bocche.
La baciammo e la leccammo, incontrandoci tra le dita con la lingua, giocando e assaporando i suoi umori, all’apparenza così diversi dai miei, forse di sapore più intenso ma complice di quella situazione gustavo come un nettare prelibato.

Non ero in grado di determinare quanto tempo fosse passato, nemmeno di cosa fosse successo attorno a noi. Potevo scorgere forse una decina di bottigliette di birra vuote sui divani e sparse per terra, come segno della durata. Ora che la mano era pulita, ci soffermammo ad accarezzarci in contemplazione dei nostri corpi. Notavo Laura con quegli infradito verdi e gialli, prima coordinati alla maglia ora, a contrasto di quella pelle chiara apparivamo come un pugno in un occhio.

Marco interruppe l’atmosfera e alzandosi di scatto prese Laura per un braccio nel tentativo di tirarla a se disse’ Ma che brava la mia troietta..vieni qua che mi scoppia il cazzo tra le gambe..’ Vidi la smorfia di Laura, forse per la volgarità o forse la veemenza di Carlo, comunque reagì cercando di sfuggire a quella presa. Carlo sorpreso dalla resistenza e sotto l’effetto di qualche birra di troppo mollò Laura di colpo, che sbilanciata cadde tra le gambe di Marco. Il ginocchio della ragazza si appoggiò proprio a contatto con le parti intime di Marco che sobbalzò. Un getto di birra simile allo spruzzo delle lance dei pompieri, veniva lanciato sul pavimento del locale. Scoppiai a ridire, piegata in due, con le mani sul viso ridevo a crepapelle. Vittorio non perse tempo, mi prese per i fianchi e mi trascinò a se. Il cubo tra me e lui fece il suo gioco, sbilanciata caddi letteralmente con il culo sulle sue gambe. Sollevata dalla paura cadere a terra mi resi subito conto la presenza del suo cazzo eretto a contatto con la mia schiena. In un attimo mi sentì sollevare e spingere su quel cazzo. Tutto si svolgeva così velocemente, non riuscivo a appoggiarmi sulle braccia, per sollevarmi, concentrata nel cercare di rialzarmi sentivo il cazzo di Vittorio spingere nel mio sfintere. Gridai divincolandomi, ‘No.. non così, no ti prego, non nel culo.. ti prego’. Vittorio con un rapido movimento spostò il suo cazzo nell’altro orifizio libero e spinse senza attendere una mia reazione, un mio consenso. Lo sentivo penetrare in me, lo sentivo divaricare le pareti interne, lentamente ma inesorabilmente.
Lo accolsi a bocca a aperta, senza emettere suoni, tenevo anche gli occhi chiusi, non volevo vedere Marco, Non volevo vedere la sua reazione. Le paranoie che feci a Marco nelle settimane precedenti, tutti quei bei discorsi, li vedevo cancellare dallo sprofondare di quel cazzo in me. Mi ero dimenticata quella sensazione, quella sensazione di lacerazione, un inarrestabile penetrazione che mi toglieva letteralmente il fiato. Sdraiata completamente sulla schiena, sul petto di Vittorio, mi inarcavo per prenderlo più in profondità, chi se ne fregava di tutte le paranoie, ora lo volevo volevo sentirmi scopata. Mi sentivo come rivoltata, ogni volta che Vittorio me lo sfilava senza però mai uscire. Mugolavo, mi tenevo le mani sui seni, li strizzavo, Vittorio mi teneva per le chiappe e mi imprimeva il ritmo di quella fantastica penetrazione. Con la testa rivolta all’indietro cercavo la bocca di Vittorio, al mio fianco. La mia voglia saliva, anche Vittorio vedendomi così lasciva si aggrappava letteralmente alle mie chiappe cercando di penetrarmi sempre più in profondità e con sempre maggiore impeto. Letteralmente in balia di quel cazzo, ogni sua intrusione mi trasmetteva delle scosse di piacere che raggiungevano il cervello. Sentì Vittorio abbandonarmi la presa sul culo, con mio grande sollievo, le sue mani mi spinsero la schiena avanti. A gambe sollevate, senza appoggio tranne per quel palo conficcato in me, cercai di sistemarmi. Mi sedetti sulle ginocchia, prima una gamba poi l’altra, senza che Vittorio smettesse di scoparmi. Ora cercavo di non farmi penetrare completamente appoggiando le mani, dietro la schiena sulle gambe di Vittorio. Ora potevo vedere Marco, vedevo il cazzo di Marco che entrava e usciva dalla fica di Laura. Non lo vedevo in viso, ero incantata dalla schiena di Laura da come si muoveva, da come accentuava quella penetrazione con il movimento del bacino. Laura era proprio sensuale, in ogni suo gesto, in ogni suo movimento, in ogni suono che emesso, una donna che sprizzava sesso da ogni poro. Una sensualità innata, inarrivabile per me. Più la guardavo, più cercavo di imitarla. Aiutata forse dalle dimensioni del pene di Marco, riusciva a muoversi come voleva, io dovevo limitare i movimenti per non lacerarmi, mi sentivo uno stoccafisso nei suoi confronti.. Aveva poco più della metà della mia età, ma scopava da Dio..La sentivo ansimare, letteralmente incantata da quello spettacolo. Un visione cancellata da Carlo che mi si parò davanti agli occhi, improvviso, con il suo cazzo eretto all’inverosimile. Lo appoggiò senza indugi direttamente sulle mie labbra, me lo spinse dentro, senza tanti preamboli, in bocca, tenendomi per la testa. Scopata in bocca dal quel cazzo di marmo, mi sentivo soffocare. Staccai le mani dalle gambe, per divincolarmi, ma Vittorio me le bloccò dietro la schiena. Carlo lo capì, o forse gli venne in mente un idea migliore. ‘Scopiamocela in due la signora..’ disse. Appena il tempo di riprendere il fiato e riacquistare una respirazione regolare che Vittorio mi alzò indirizzando il mio buchetto sul suo cazzo, ipnotizzata dalla paura, impossibilitata anzi troppo vogliosa e lussuriosa per impedirglielo. Il mio desiderio nascosto di essere posseduta da padre e figlio, una fantasia intrigante che dopo averla vista realizzare da Laura nell’incontro precedente, non abbandonava i miei pensieri. Mi lasciò letteralmente scivolare su di lui, una discesa infinita carica di dolore, il mio umore, le sodomie passate, aiutavano solo in parte a rendere quell’intrusione più agevole, paralizzata dal dolore, l’accompagnai con un urlo roco, profondo, trattenuto in gola come il respiro. Ora che era dentro tutto, Carlo appoggiò la sua cappella e attese che Vittorio mi mollasse da quella presa che mi teneva completamente conficcata sopra il suo cazzo. Mi sollevai appena libera, cambiai posizione delle gambe, per agevolare Carlo, ora le tenevo sollevate, appoggiata con la schiena completamente su Vittorio, aiutavo Carlo a penetrarmi, mi teneva con forza sotto le ginocchia , allargandomi al massimo le gambe. Fuori uno, dentro l’altro, cercavo di muovere il bacino per assecondare prima uno poi l’altro. Gemevo, dolore, piacere, dei lamenti indecifrabili, come le sensazioni che stavo provando. Un sogno, pensare i due cazzi ricongiungersi in me, sentirli spingere, sentire la loro voglia, la loro forza, la loro virilità. Il cervello mi scoppiava. Il coinvolgimento mentale mi scatenava, Cercavo di gustarmi il momento, cercavo di non perdere il controllo, Volevo dimostrare alla mia amica che anche io ci sapevo fare, anche se dentro di me sapevo di aver perso in partenza. Volevo dimostrare che le rosse non sono sempre le più porche. Mi sentivo posseduta, Mi lasciavo scopare, mi lasciavo inculare. Sentivo i miei maschi dire ‘Senti come è stretta..dai che l’apriamo in due come una cozza..facciamogli la festa a questa troia..’ Mi incitavano a concedermi, Una gara a distanza con Laura, senza vederla, in balia del piacere mi dimenavo, l’orgasmo di Carlo mi colse di sorpresa, Mi teneva per il seno con il cazzo ben piantato in me, sentivo i suoi schizzi caldi mentre sempre immerso in me copiava i movimenti di Vittorio. Per fortuna la consistenza di Carlo scemò presto. Tenerli dentro entrambi era molto doloroso. Vittorio proseguiva senza segni di cedimenti, senza la presenza di Carlo potevo gustarmi le sensazioni che quella penetrazione mi trasmetteva, costante come un martello, mi sentivo spaccare in due, lo incitavo, sembrava che mi scopasse il cervello. Allungai le gambe che ora penzolavano dalle sue ginocchia, nonostante i tacchi non riuscivo a toccare terra.oscenamente divaricata, tendevo la testa all’indietro, gli accarezzavo i capelli con entrambe le mani, cercando di baciarlo. Più mi ripeteva quanto ero fantastica, quanto mi desiderasse, più assecondavo i suoi movimenti. La prossima a raggiungere il piacere sarei stata io, lo sentivo, lo volevo. Vidi Carlo tenere per i capelli Laura e portarla davanti a me. Gli spinse la testa tra le mie gambe, non riuscivo a vederla, sentivo che Carlo gli ordinava di leccare la sborra che mi colava. Io talmente persa dalle spinte di Vittorio che non me ne ero accorta. Riconobbi subito la sua lingua, la sua dolcezza. Un piacere immenso prese forma in me, questa volta violento, aggrappato alla testa di Vittorio glielo gridavo, ‘godo godo ah non smettete vi prego..vengo vengo’ riuscivo a parlare a stento, interrotta dalle ondate di piacere che mi rendevano difficile il parlare. Sconquassata dall’orgasmo, anche la lingua di Laura cominciava a darmi fastidio, i brividi mi stavano abbandonando chiusi le gambe, avrei voluto liberarmi da Vittorio da quella penetrazione martellante, sconvolgentemente dolorosa. Alzai le gambe, stavo per scivolare al suo fianco, volevo un attimo di tregua, ci riuscì, apprezzai la morbidezza del divano e soprattutto la sensazione di fresco. Vittorio non mi mollò mai, mi teneva con una mano sulla caviglia, costringendomi a tenere le gambe verso l’alto. Si alzò facendo svettare il suo membro. Vederlo da sotto sembrava ancora più grande, piegò le gambe, allargò la mia e con l’altra mano libera, spinse nel mia fichetta il suo cazzo. Un colpo secco. Classico dei maschi. Senza dolcezza, con la fretta di arrivare in fondo, senza apprezzare, senza gustarsi quell’intrusione, quella sensazione di divaricare le carni. Un va e vieni meccanico, ma variato dallo stringermi le gambe. Si gustava le mie reazioni, si gustava lo sfregare delle mie pareti, delle mie labbra contro il suo cazzo accentuandolo con la chiusura delle gambe. Impazzivo, mi sentivo rivoltata come un guanto, temevo mi lacerasse, sentivo la nodosità del suo membro. La posizione doveva risultargli scomoda, uscì da me, mi tirò verso il bracciolo del divano, ora la mia fichetta si trovava più in alto. Rientrò senza perdere tempo, poi cominciò più lentamente a penetrarmi, sembrava gustarsi la scopata, mi slaccio i lacci delle scarpe, me le sfilò e si portò le dita dei piedi in bocca, continuando a stantufarmi. Mi vergognavo, nessuno me li aveva mai leccati. Tantomeno mentre mi scopava. Provavo una piacevole sensazione, comunque niente a che vedere con quelle che quel cazzo mi procurava. Io mi torturavo i seni, lui aumentò il ritmo, godevo nel vederlo godere. Capì che era giunto al termine, mi prese per fianchi per spingerlo dentro con più vigore, mi sembrava di venire sfondata, gemevo per quelle sensazione, Il suo ritmo stava diventando infernale, difficile da sopportare ancora per molto. Non dovetti farlo. Venne riversandomi dentro una quantità industriale di sborra, sentire venirmi dentro è una sensazione che mi scombussola, mi fa sentire fiera, mi da una pace, un senso di libertà, quel calore dentro lo sentivo impadronirsi del mio corpo, godevo, meno intensamente , un orgasmo delicato, seguito immediatamente da una sensazione di appagamento. intensamente, Mi mollò mi accasciai al suo fianco. esausta.
Al nostro fianco Laura seduta a gambe larghe o meglio leggermente sdraiata, si era gustata lo spettacolo di me e Vittorio tirando un pompino a Carlo e gustandosi il lavoro fatto da Marco alla sua patatina. Potevo vedere il mio uomo soddisfare con la lingua Laura, senza gelosia, quasi come se vedessi un film. Guardavo Carlo occuparsi dei piccoli capezzoli di Laura mentre lei a fatica lo segava. Stava per godere, lo vedevo. Era una situazione paradossale, Vittorio in piedi con una birra in mano e con l’altra si menava l’uccello. Io sdraiata su un fianco, rannicchiata con le mani sotto la mia guancia per evitare il contatto diretto con il divano. Tutti e due catturati dallo spettacolo che quella ragazza ci stava mostrando. Teneva con la destra la testa di Marco muovendogli contro il bacino e con l’altra teneva stretto il palo di Carlo e se lo pompava. Gemeva si contorceva senza mai mollare la presa sui due uomini. Io sentivo la sborra di Vittorio colarmi fuori dalla fica, sentivo i rivoli raggiungere il divano, sicuramente accompagnati dai miei umori. L’immagine era sconvolgente, volevo accompagnarla con una masturbazione, ma non volevo risvegliare Vittorio. Avrei voluto nascondermi e spiarli di nascosto o avrei voluto smaterializzare Vittorio..
Laura raggiunse l’orgasmo, come solo lei sapeva fare. L’avrei voluta accompagnare con uno mio. Sconvolgente assistere a quella visione. Avevo la pelle d’oca, sembrava riuscisse a trasmettermi il suo piacere. Carlo venne subito dopo, nella sua bocca tenuta oscenamente aperta, come per renderci partecipi. Lo masturbava spingendo la cappella contro la lingua, si vedeva la sborra bianca invadergli la bocca. Lei, con una maestria da professionista iniziò a pulirglielo, ingoiando tutto il seme dell’uomo.
Calmi, a causa all’appagamento sessuale, rimanemmo sdraiati in silenzio. Attimi che odio, dove il mio imbarazzo prende il sopravvento, dove ogni frase emessa risulta fuori posto.
Mi sentivo sporca, esausta. chiesi a Marco di portarmi a casa. Ero sconvolta, nuovamente sconvolta per aver ceduto alla perversione.
Ero nauseata, non riuscivo a stare ancora un minuto di più in quell’ambiente. Salutammo di corsa, salimmo in macchina. Marco era spaesato, mi guardava con uno sguardo interrogativo. Non capiva il mio disagio. Non sopportavo il silenzio, non lo sopportavo neanche in macchina. Lo pregai di fermarsi, lo pregai di scoparmi ‘Scopami Marco ti prego scopami, scopami come non l’hai mai fatto, ti prego Marco ti voglio ti desidero dentro’. Lo feci salire sul sedile al mio posto. mi alzai il vestito e mi calai su di lui, lo scopai con tutta me stessa, con la rabbia che avevo dentro, volevo essere sua, volevo togliermi i sensi di colpa, volevo dargli me stessa. Scopavamo come non mai, m’immedesimavo in Laura. A Marco il cambiamento piaceva. Muovevo il bacino sopra di lui come Laura decisa e dolce allo stesso tempo. Tenendomi per il seno lo sentì irrigidirsi in me, il suo calore, il suo seme, si diffuse in me. Finsi un orgasmo, come sappiamo fare noi donne, Lo baciai e lo ringraziai. Non si accorse, soddisfatto per quel fuoriprogramma, in estasi, senza capire, senza voler capire questo mio atteggiamento, mi riportò a casa. Io non volevo pensare, volevo godere per non pensare, L’unico modo che conoscevo per scappare. Angosciata dall’idea di andare a letto e ritrovare il silenzio, ritrovare i pensieri, Rimasi sotto la doccia per diversi minuti, mi masturbavo, l’unico sistema per scacciare i pensieri, mi masturbavo con forza, con la paura di non riuscire a godere, cercavo l’orgasmo, cercavo quel minuto di sollievo, quella spossatezza che mi avrebbe lasciato. Lo raggiunsi, per fortuna lo raggiunsi, non avrei sopportato anche la sensazione d’insoddisfazione.
Andai a letto in silenzio. Non avevo il coraggio di dire una parola. Vergogna, rassegnazione, rabbia, un malessere generale, profondo. Non riuscì subito a prendere sonno, almeno non subito come Marco..

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