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Racconti Cuckold

Paura e delirio a Las Vegas

By 19 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ispirato all’omomino film…

Eravamo dalle parti di Barstow, ai confini del deserto, quando le droghe cominciarono a fare effetto…
Una Cadillac decappottabile bianca, io ed il mio ragazzo, sparati a mille nelle interminabili autostrade americane… Completamente fatti.
Avevamo due buste di erba, settantacinque palline di mescalina, cinque fogli di acido superpotente, una saliera mezza piena di cocaina, un’intera galassia multicolore di eccitanti, calmanti, scoppianti, esilaranti. E anche un litro di tequila, un litro di rum, una cassa di birra, mezzo litro di etere puro e due dozzine di fialette di popper. Non che per il viaggio ci servisse tutta quella roba, ma quando ti ritrovi invischiato in una seria raccolta di droghe, la tendenza è di spingerla più in là che puoi.
Al volante, lui, Duke, aveva appena sniffato un paio di righe di coca, parlava ininterrottamente da ore ormai. Sosteneva che il deserto fosse popolato da strane creature verdognole. Per questo aveva il piede piantato sull’acceleratore, tentando di lasciare l’autostrada prima possibile. La cosa bizzarra era che la sua presunta paura si manifestasse con un riso convulso e continuo ed il tentativo di espormi le sue teorie sull’esistenza di altre forme di vita nella galassia.
Io, seduta, o meglio, accasciata li accanto, stavo per mandare giù l’ultima pallina di mescalina, dopo aver sniffato dell’etere. Al mondo non c’è nulla di più irresponsabile e depravato di un uomo, o donna, negli abissi di una sbornia di etere, e io sapevo che ci sarei arrivata abbastanza presto.
Seguivo Duke nei suoi ragionamenti sragionati, trovandomi daccordo con lui. Differentemente dal mio ragazzo, la mia euforia si manifestava sempre con una irrefrenabile e potente voglia di scopare, con chiunque, in qualunque posto e qualunque momento. Peccato che Duke non aveva preso da me, la droga gli faceva l’effetto contrario. Ero stata un ora con la bocca attaccata al suo cazzo, mentre guidava, o per meglio dire, andava a 100 miglia orarie tentando di non finire fuori strada. Ma non aveva sortito alcun effetto: piccolo era, e piccolo era rimasto, nascosto prudentemente avvolto dal prepuzio. A lui sembrava divertisse la cosa, lo aveva reso ancora più ilare. Così, col broncio, ed un potente mal di mascella, ero saltata sul sedile posteriore, avevo accuratamente (per quanto accurate possano essere le manovre di una totalmente fatta) rollato una canna, ed avevo recuperato della Tequila. Seduta lateralmente, con ambo le mani sporgenti dalla macchina, in una la bottiglia, nell’altra l’erba, che, a turno, portavo in bocca.
Ero fatta e strafatta di roba, cazzo, non potevo sprecarla così!!
Poi, la manna dal cielo, sottoforma di un biondo autostoppista coi capelli lunghi. Un classico hippy.
“AAAAAAAALT!” avevo gridato.
Stridio di gomme sull’asfalto, fumo, tanto fumo, la macchina che sbandava a destra e si fermava. Duke che rideva. Ed io che ridevo insieme a lui.
“Salta su!!” avevo urlato al ragazzo.
Non aveva perso tempo e si era fiondato in macchina con noi, farfugliano qualcosa di incomprensibile, probabilmente un grazie.
Dopo qualche secondo, aveva capito in che condizioni ci trovavamo. C’erano fialette di popper ovunque, un sottile strato di polverina bianca sul cruscotto e qualche pastiglietta qua e la. Senza contare che io avevo ancora in mano la canna e la Tequila. e che, se solo avesse visto tutta la roba che era scivolata sotto i sedili, sarebbe scappato via a gambe levate.
Dal mio canto, me ne stavo sul sedile posteriore ammirando quel bel ragazzo, palesemente preoccupato dalla situazione, più che altro dal fatto che la guida di Duke era ben lungi da essere definibile una guida sicura.
Lo guardavo, tentando di scorgere dai pantaloni le fattezze del suo membro. “Vorrei proprio vederlo, toccarlo, tastarne la consistenza. Sono sicura che è in possesso di una mazza da fare invidia al mio ragazzo” pensavo, mentre quest’ultimo scoppiava in un altra delle sue risate e l’autostoppista improvvisamente sembrava più imbarazzato del solito.
“Si, mi piacerebbe proprio toccarlo, leccarlo, spompinarlo, e fargli fare un tour approfondito dei miei buchi, con tanto di guida” continuavo a pensare…. peccato che lo facessi ad alta voce. Ma di questo mi accorsi solo troppo tardi, quando già le mie elucubrazioni mentali erano terminate e solo una domanda mi separava dallo scoparmi il biondino.
“Sei finocchio?” avevo chiesto, o meglio, urlato, per la droga ed il frastuono del vento.
“N-no” aveva risposto imbarazzato il ragazzo.
Con una velocità non degna di quello stato, avevo infilato una pastiglia di LSD in bocca, e tirato il ragazzo verso il sedile posteriore. Non opponeva resistenza alcuna, ed in un batter d’occhio (o almeno il tempo mi parve molto breve, anche perchè la pastiglietta ancora non si era sciolta sulla lingua), me lo ero trovato seduto accanto a me.
Senza troppi complimenti avevo portato la mia bocca sulla sua, spingendogli dentro l’LSD. Quindi, bacio profondo, in modo che non sputasse ciò che gli avevo appena propinato.
“Bevi!” gli avevo porto la bottiglie di Tequila e lui aveva mandato giù, ridendo.
Droga, alcol e sesso gratis, cosa poteva volere di più. Continuava a sorseggiare Tequila, mentre, con movimenti rapidi ma maldestri cominciavo a sbottonargli i pantaloni.
Il suo membro era già in tiro, cazzo, aveva capito tutto allora quel porco!
Duke che faceva? Rideva. Quel cornuto rideva mentre la sua ragazza stava spompinando un altro uomo davanti i suoi occhi.
“Meglio, si godrà tutta la scena dallo specchietto retrovisore” avevo pensato.. o meglio, detto. Ingoiavo quel cazzo e lo tiravo fuori, succhiandolo con tutto l’impegno possibile.
Ed all’autostoppista non sembrava dispiacesse, dato che con una mano aveva cominciato a darmi il ritmo che più gradiva e con l’altra teneva in mano la bottiglia, che, ad intervalli, più o meno regolari, alzava, bevendo ingenti sorsi d’alcol.
Dopo un pò la testa aveva cominciato a girare. Uno tra gli effetti più deleteri della droga è la scarsa prestanza fisica. E non si può certo dire che io, di quella roba, non ne avessi abusato.
Quindi, avevo deciso di approfittare del momento, prima che l’acido cominciasse a fare effetto, rendendo inutilizzabile anche l’ulltmo cazzo nel giro di decine di miglia.
“Spogliati! Velocemente!” avevo biscicato al ragazzo. Che, prima che finissi la frase, era già del tutto nudo.
“O questo fa il trasformista di professione , oppure devo davvero smetterla con sta roba!” pensavo.. pardon, dicevo.
Io avevo semplicemente tirato su la gonna. Non avevo la mutandine, e la cosa peggiore era che non ricordassi neanche dove le avessi lasciate.
Quindi, mi ero seduta su di lui. appoggiando le mani al sedile davanti, o, meglio, alle spalle di Duke, ed avevo iniziato a cavalcarlo, guardando in avanti.
Odio essere rivolta nella direzione opposta alla guida. Mi piace mantenere le buone abitudini anche quando stò scopando un autostoppista sconosciuto, in mezzo al deserto, fatta e strafatta, completamente fusa, col mio ragazzo che se la ride mentre guida e ci guarda.
Non ricordo esattamente cosa dicessi in quel momento, in che modo lo stessi incitando. Gli effetti della droga si amplificavano col sesso, e quel membro che mi chiavava, mi aveva resa completamente inconsapevole e disinibita. Ricordo che stringeva le sue mani sui miei seni, strizzandoli e tormentando i capezzoli.
Dove fossero le mie di mani in quel momento? Una stava amorevolmente carezzando la testa del mio strafatto Duke, l’altra stava stimolando le palle dello sconosciuto.
Non biasimatemi, ero totalmente cotta!
Guradavo la mia dolce e fatta metà dallo specchietto retrovisore, sembrava divertito dalla cosa, non aveva smesso un attimo di ridere. Ed ogni tanto provava di nuovo ad attaccare con quell’interessante discorso sulla vita aliena. Ma non potevo ascoltarlo, per quanto l’argomento mi interessasse.
Mi sentivo accaldata, nonostante la macchina fosse con la capotte alzata, e fosse primavera. Quindi, decisi di spostarmi e lasciare che fosse lui a muoversi.
Nolente mi ero girata, mettendomi a novanta gradi, in ginocchio sul sedile della macchina, afferrando in un batter d’occhio l’altra bottiglia, quella di Rum, caduta per terra.
L’etere stava svanendo, l’acido era sparito da un pezzo, ma la mescalina stava andando forte.
In un impeto di finezza, urlai al tipo “Sfondami il culo!”. La cosa che mi aveva stupito è stata la rapidità con cui aveva eseguito gli ordini. Ma anche li, si sa, la concezione del tempo è decisamente alterata in quei casi.
Ricordo solo che avevo dovuto improvvisamente spostare la bottiglia di Rum, tossendo, mezza strozzata dall’alcol, perchè, senza la minima preparazione, aveva affondato il suo membro dentro il mio intestino. E’ anche vero che quel cazzo non era neanche la metà di quello di Duke, ma in ogni caso, troppo grosso per penetrarmi il culo senza avvertire dolore.
Lo entrava e lo tirava fuori velocemente, completamente, mentre con la mano si era portato sulla mia figa, pizzicandomi il clitoride. Ero in estasi, totalmente, completamente, irrimediabilmente andata!
La droga mi aveva alterato i meccanismi, la prossima fase sarebbe stata probabilmente uno di quegli incubi introspettivi, diabolici e intensi. Quattro ore o giù di lì di disperazione catatonica. Ma c’era ancora tempo, mi stavo godendo il godibile. Ed udendo l’udibile.. perchè in effetti ricordo frasi ed epiteti poco carini lanciati da Duke e dall’autostoppista durante il coito… e ricordo pure che la cosa non mi dispiacesse affatto. Ma si sa, quanto può ricordare una tipa completamente fatta…
Nei miei sprazzi di memoria confusa e lacunosa, adesso doveva essere il momento del mio orgasmo, perchè cominciavo ad avvertire una prima fitta a livello del basso ventre, che rapidamente e violentemente aveva cominciato ad irradiarsi, a provocare piacevolissimi spasmi in tutto il corpo. Era giunta alla bocca, manifestandosi come urlo liberatorio, agli occhi, palesandosi con strane luci e colori brillanti che occupavano l’intero spazio visivo… poi alla testa, e li, più niente. Ricordo solo di aver sentito del liquido caldo, riempirmi il culetto, e poi di essere svenuta. Non ricordo altro delle ore che seguirono.

“Tra meno di un’ora sarà abbastanza lucida da farsi venire un attacco mistico in nome di Gesù Cristo al confuso ricordo di uno strano, crudele autostoppista che l’ha riempita di alcol e LSD, e, senza il suo consenso, ha selvaggiamente penetrato ogni orifizio del suo piccolo corpicino, col suo palpitante e non circonciso membro!”.
Queste le parole di Duke, semi-lucido, passato l’effetto di tutta quella roba che avevamo bevuto, sniffato, iniettato, odorato e masticato.
L”ultimo ricordo che ho di quell’assurdo pomeriggio di paura e delirio sull’autostrada per Las Vegas.

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