Skip to main content
Racconti Cuckold

Silvia e io, una delle nostre avventure

By 13 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Vi racconto questa storia, semplicemente perché mi eccita mettervi al corrente di ciò che la mia ragazza ed io, ed eccita sia lei che me pensare che ci siano persone che si masturbano leggendo le nostre esperienze.

Silvia &egrave la mia ragazza da 7 anni, adesso ha 32 anni, ha capelli castano chiaro sopra una faccia da porca come poche, con un naso acuto che per quanto possa essere considerato un difetto, in realtà rende il suo volto ancora più ammiccante; &egrave alta 1, 65 un’abbondante terza di seno, un culo abbastanza formoso, non di quelli eccezionali, ma di quelli tipo chubby che sono davvero golosi, delle cosce e delle gambe ben tornite. La sua pelle &egrave molto chiara, ma si scurisce, tendendo a un rosa-arancio nelle piante dei piedi. Sì, perché ha dei piedi estremamente sexy, ha un 38 con una pianta larga e carnosa, così come le dita, adornate da delle unghie molto lunghe, curate, e rettangolari. I piedi di silvia sembrano fatti apposta per avvolgere il pene, indipendentemente dalle dimensioni di questo, riusciranno a prenderlo e, se lei lo desidera, a farlo venire copiosamente.

Quando l’ho conosciuta, 7 anni fa, non aveva ancora avuto un rapporto sessuale con un uomo, perché &egrave sempre stata una tipa dedita allo studio, alle amicizie, e pareva che non fosse interessata al sesso. Ma non era vergine; infatti, come scoprii la prima volta che andammo a letto, lei era dedita a masturbarsi furiosamente, e da piccola perse la verginità con un ortaggio. Sia davanti, che nel suo ano.

In poco tempo capimmo che entrambi eravamo due porci sfrenati, entrambi desiderosi di condurre l’altro verso i meandri della perversione e dei giochi erotici.

Ieri, siamo andati al mare, quindi ha deciso di indossare solo un micro perizoma per stare in spiaggia, dal quale non solo fuoriuscivano le labbra della sua fica depilatissima, ma il filino che avrebbe dovuto coprirle il didietro in realtà era così minimo da non riuscire a nascondere il suo buchino.
Appena arrivati al mare avevo il cazzo duro. Mentre lei, oltre a mostrarsi senza ritegno, si divertiva a raccontarmi come immaginava i cazzi degli uomini presenti. Eravamo sdraiati l’uno di fianco all’altro, entrambi a pancia all’aria, e mentre mi diceva questo, lei allargava le gambe e ogni tanto mi tastava il pacco con un piede, schiacciandolo anche un po’.

A una certa ora decidiamo di andarci a mangiare un gelato, ci alziamo e prendiamo le nostre cose, pronti a lasciare la spiaggia. Le i si alza e indossa un vestitino, molto aderente e succinto. Io adoro quel vestito, perché a seconda dei movimenti del suo corpo, spesso permette che una tetta si scopra del tutto, facendo strabuzzare gli occhi a chi si trova nei paraggi. Una volta indossato, si &egrave persino tolta il costumino, rimanendo con la fica all’aria sotto al vestito e pronta così ad andare in paese a mangiare un gelato.
Per raggiungere il paese dalla spiaggia, &egrave necessario attraversare una pineta, abbastanza riparata, superata quella, già ci sono le prime gelaterie, dove spesso si ritrovano i ragazzi.
La pineta per me rappresentava la tanto agognata meta, perché dopo una giornata a vedere Silvia nuda, esposta agli sguardi altrui, con le sue costanti battutine di come si sarebbe fatta sbattere dal cazzo più grande in spiaggia, speravo che, una volta all’ombra dei pini, in un anfratto più nascosto, si sarebbe sollevata il vestitino e fatta sbattere.
E in effetti così &egrave stato, appena dentro, ci siamo scostati dalla strada battuta, ci siamo infrattati, le ho scoperto le tette e costretta ad abbassarsi per farmi un pompino. Lei era a pecora, col culo e la fica scoperti, i piedi rialzati nelle ciabattine, con in bocca il mio cazzo e la mia mano che la teneva per i capelli, in modo da accelerare o diminuire il ritmo a mio piacimento. Ovviamente lei si stava torturando il clito. Mentre stavamo entrambi godendo, noto un tipo sulla 50 che, con molta probabilità, ci aveva seguito dalla spiaggia, nella speranza di assistere a tutto questo. Lo feci subito notare a SIlvia che voltandosi per guardarlo e notando il cazzo lungo e duro e molto più grosso del mio, come fece notare, di quel signore che si stava segando, si eccitò ulteriormente e oltre a aumentare la velocità del ditalino che si stava facendo, si inserì anche un dito nel culo, mostrandosi davvero troia agli occhi dell’estraneo.

Chiedemmo al tipo di avvicinarsi, Silvia si distese sulla schiena, con le gambe spalancate, ma non voleva farsi penetrare da uno sconosciuto, temendo chissà quali virus, e di condom non ne avevamo, quindi si limitò a fargli una sega mentre lui la sditalinava. Quando il signore non ce la fece più, le sborrò sulle tette, e io che avevo smesso di toccarmi per non venire subito, a causa di una scena tanto assurda, mi misi sopra silvia e iniziai a chiavarla e a spalmarle lo sperma del tipo sul seno. Mentre facevo l’amore con la mia Silvia, sporca dello sperma di un altro, il signore ormai spompato, iniziò a darmi dei piccoli schiaffi sul culo, Silvia, sentendolo, gli chiese di mettermi un dito nell’ano, cosa che a me piaceva moltissimo e mi fece venire all’istante nella fica della mia maiala.
Ovviamente, lo sconosciuto ci ringraziò per lo spettacolo e Silvia si tirò su il vestitino, ricoprendo le tette, ma senza pulirsi dello sperma, che ormai aveva creato una macchia molto estesa sull’abito proprio all’altezza del seno.
Senza rimettersi il perizoma, andammo a mangiare un gelato. Comprato il gelato, e messi a sedere a un tavolo lei avvicinò una seconda sedia, in modo da poterci stendere un piede. Io ero seduto davanti a lei, e potevo vedere lo spettacolo: il vestito sporco di seme, lei seduta a gambe larga, senza mutandine, con lo sperma che le fuoriusciva dalla figa e le colava sulla sedia, rigandole l’ano. Però non ero l’unico spettatore, perché alle mie spalle c’era un ragazzo e, appena arrivato in macchina, rimase paralizzato innanzi a quella scena. Silvia si alzò e andò a chiedergli se si sarebbe masturbato guardandola, lui rossissimo in viso, rispose di sì senza battere ciglio e in un attimo ci ritrovammo nell’anfratto di prima, con Silvia in ginocchio che segava il ragazzo e io mi dedicavo alla mia passione: leccarle le piante dei piedi. Il ragazzo venne così tanto e con un getto così impetuoso, che, oltre a riempire la faccia di SIlvia e le sue labbra, un grosso schizzo oltrepassò le spalle di lei e si andò a depositare su un suo piedino; non mi lasciai sfuggire l’occasione di leccarlo, e una volta pulito, le incremai di nuovo i piedi, per poi leccarli e ripulirli anche dal mio sperma. Quella fu la prima volta che Silvia ed io assaggiamo lo sperma di un altro uomo. All’interno del nostro rapporto il ruolo di Silvia e il mio non sono mai ben definiti, nessuno dei due può con certezza essere qualificato come dominante e dominato. O meglio, di volta in volta, i nostri ruoli sono intercambiabili; dipende dalla voglia del momento e io potrò rivestire il ruolo dello slave ed essere dominato o umiliato da Silvia, o viceversa. Oppure ci sono occasioni in cui l’uno &egrave complice dell’altro, come nel racconto precedente, dove entrambi godiamo del piacere in senso assoluto.

Inoltre la presenza di altre persone, durante i nostri giochi, &egrave sempre ben gradita, ma non &egrave un elemento essenziale e devo ammettere che raramente, durante queste situazioni, l’esterno al nostro rapporto, fosse un semplice guardone o un amico, ha potuto penetrare Silvia in uno dei suoi orifizi. Uno dei motivi principali di questo &egrave il fatto che Silvia prende la pillola e quindi non sempre abbiamo a portata di mano dei preservativi da offrire.

Lo scorso sabato avevamo bisogno di comprare un lubrificante e anche un nuovo toy, avevamo deciso di acquistare un fallo a due teste, con una testa più grande e una più piccola, in modo che potesse essere usato da entrambi contemporaneamente, perché anche io adoro la stimolazione anale, ma purtroppo non riesco a raggiungere una dilatazione ampia e quindi gli oggetti che solitamente usiamo per penetrarmi sono di ridotte dimensioni.

Ci saremmo dovuti recare in un sexy shop non troppo distante da casa e per rendere il tutto più stuzzicante Silvia mi chiese se, oltre a potersi vestire da ‘zoccoletta’, poteva interessarmi indossare i suoi abiti per andare al negozio, accompagnando la richiesta con una frase che ancora mi eccita: ‘Così, oltre a mostrare quanto &egrave porca e disinibita la tua ragazza, farai vedere come sei docile e servizievole, Pisellina mia’.

Mi offrì le sue autoreggenti di nylon scuro, che indossai prontamente, una gonnellina corta, che arrivava a metà coscia e un top bianco che lasciava la mia pancia scoperta. Mi truccò pesantemente, con fondotinta, cipria e rossetto, smalto rosa a mani e piedi, questi però coperti da un paio di mie sneakers bianche. Bracciale e cavigliera per la gamba destra. Una volta pronto, mi guardai allo specchio e vedendomi così conciato, non riuscii a trattenere un’erezione, perché sembravo davvero la moglie di un cuckold pronta alla monta del bull. Il pene in erezione, mi ricordò che indossavo persino un microscopico, interdentale, tanga, incapace di contenere il mio ‘pacchettino’, come era solita chiamarlo Silvia, e il pene gonfiandosi e premendo sul lembo di stoffa anteriore, iniziò a tirare il filo posteriore, che si sfregava contro il mio buchino.
Silvia di fianco a me, notando la scena e intuendo le mie sensazioni, mi dette uno schiaffetto sul membro che, raggiunta la completa erezione, aveva sollevato la gonna e mi disse: ‘Stai buona Pisellina, pensa a che figura mi farai fare se dovesse succederti in negozio’.

Silvia di certo non fu da meno. Indossò un top pure lei, sicuramente di qualche taglia più piccola, perché il lembo superiore della stoffa non riusciva a rivestire totalmente il seno, permettendo che fuoriuscisse il rosa delle sue aureole. Dei leggings neri semi coprenti e dei sabot, con un tacco di 10 cm, aperti sul davanti. Quei sabot mi mandavano in orbita, perché oltre ad avere la suola incapace di coprire tutta la pianta del piedino, producendo ad ogni passo quel suono afrodisiaco emesso dal piede sudato che si stacca dalla suola stessa, avevano un’apertura sul davanti che faceva sì che le sue dita superassero la parte terminale del sabot, cosa che a me eccita da pazzi. Vedere questo spettacolo, e le sue dita, completate da unghie lunghe e quadrate smaltate di nero, non aiutava certo il mio pene a perdere l’erezione.
Quando la vidi estrarre un plug anale dal cofanetto dove tenevamo alcuni toys, succhiarlo e infilarselo dietro, l’unica cosa che desideravo era quella di dimenticarci di raggiungere il sexy shop e fare subito l’amore.
Ma lei, capendo le miei intenzioni, raggiunse il soggiorno, prese al volo le chiavi della macchina e uscì di casa, chiamandomi dal pianerottolo: ‘Pisellina, non farmi attendere, dai’.
La raggiunsi, e con lei arrivai alla macchina. La macchina era parcheggiata davanti casa nostra, ma appena varcata la soglia, l’imbarazzo che qualcuno potesse vedermi vestito così, mi fece perdere l’erezione. Una volta saliti, mentre guidavo, lei non faceva altro che provocarmi e sfacciatamente mi chiedeva, chiamandomi ‘Pisellina’, cosa si provava a essere vestito come una femminuccia e se non avessi desiderato osare di più: ‘Pisellina, ti piacerebbe fare la femminuccia fino in fondo? Magari facendo eccitare un uomo, farti abbracciare da lui, sentendo il suo membro che cresce’, io rispondevo, con falso imbarazzo, che avrei preferito fosse stata lei invece ad abbracciarmi e che non sarei stata capace di eccitare un uomo. ‘Un vero uomo’, precisò lei e aggiunse: ‘Dai Pisellina, magari potrei insegnarti a toccarlo, e una volta che hai fatto diventare duro il suo pene, ti chiederei di avvicinarlo allo mia fichetta’.

Non sapevo come resistere a queste provocazioni, volevo toccarmi, ma essere arrivati ormai in prossimità del sexy shop mi fece desistere. Una volta parcheggiato scendemmo e entrammo di volata dentro, dove trovammo all’interno solo il gestore, un uomo sui 45 anni, che, nonostante il nostro abbigliamento, non si scandalizzò, anzi, parve solo un po’ divertito, ma di certo era abituato ad assistere a certe manifestazioni.

Silvia attaccò subito bottone, chiedendo quali lubrificanti erano disponibili, più o meno liquidi, a base d’acqua e una volta deciso quale acquistare, chiese quindi se ci fosse un dildo a due teste e che rispondesse alla nostra particolare esigenza, terminando la frase con ‘Sa, Pisellina,’ guardando verso di me, per far capire al gestore di chi stava parlando ‘Ha il buchetto stretto, e quindi &egrave necessario che il dildo da un lato sia più minuto, ma dall’altro” terminando questa frase con una risata ammiccante, per far capire chi invece avrebbe usato il lato molto più largo.

Il gestore per andare a prendere i modelli che facevano al caso nostro, uscì da dietro il bancone e entrambi notammo il suo pacco, evidentemente in erezione. Al suo ritorno, sempre col pene in tiro, non si mise dietro, ma si affiancò a Silvia, mostrando il modello. Era esattamente ciò che cercavamo.
Silvia certificò la scelta affermando che doveva essere davvero piacevole usarlo e voltandosi appoggiò la sua mano sul pacco del gestore, saggiando l’erezione attraverso i pantaloni, disse: ‘Se le prendessi il glande tra le labbra, potrei far provare il dildo a Pisellina, non vorrei che fosse troppo largo per lei, magari potrà anche darci dei consigli su come usarlo al meglio!’.

Il gestore non aspettava altro, si abbassò i calzoni, e, estraendo un pene molto chiaro, quasi efebico, sottile e lungo, agguantò il culo di Silvia con una mano e la avvicinò a sé, iniziando a limonarla. Lei iniziò a masturbarlo, per staccarsi un solo momento dalle labbra di quell’uomo e, rivolgendosi a me, disse: ‘Pisellina, mettiti al tuo posto e segati’, indicando un piede che aveva estratto dal sabot.
Mi inginocchiai, e tenendo tra le mani il suo piede sollevato, iniziai a odorare e baciare la pianta sudata, per poi leccarla, dal tallone fino alle dita, assaporando ogni piccola rughetta che si era formata su quel delizioso piedino. Passai poi a leccarle l’alluce e a succhiarlo come se fosse un piccolo pene. Facevo avanti e indietro con la testa, coprendo quell’oggetto di desiderio con un calzino di saliva. Mi sentivo davvero una troietta, che desiderava solo godere, in qualunque modo, ma dovevo godere.
Rimanendo in ginocchio iniziai a toccarmi, avevo il pene durissimo, e alzando lo sguardo, poiché la mia testa rimaneva all’altezza dei glutei di SIlvia, notai i due che limonavano come piccioncini, e mi concentrai a guardare sia la mano di lei che masturbava il suo pene con studiata lentezza e la mano di lui, che, abbassati i leggings e scoperto il sederino bianco latte della mia ragazza, aveva estratto e sostituito il plug con un dito. Vedevo sditalinarle il culo e mi eccitavo ancora di più, finché, non resistendo oltre, iniziai a baciare la mano dell’uomo. Lui sentendolo, estrasse il dito dal culo di Silvia e me lo fece leccare, per poi reinserirlo inumidito. Lo inseriva, poi lo toglieva, lo succhiavo, lo rimetteva. I suoi mugolii di piacere, che ci facevano capire quanto stesse godendo, furono interrotti dalla voce dell’uomo, che descrisse con dovizia, cosa stavo facendo, alle spalle di Silvia, al suo dito ogni volta che usciva dal suo buchino. Lei esclamò ‘Sapevo che Pisellina era una frocetta, chissà se non voglia succhiare qualcosa di più gustoso’, e, finita la frase mi portò sulle labbra il pene dell’uomo. Non potei evitare di lasciarmi andare al desiderio di iniziare a baciare il suo glande, stavo limonando con un pene. Stringevo le labbra sulla punta di quell’asta, lo avviluppavo letteralmente, per poi iniziare un frenetico pompino. Le parole di Silvia che sentii mi caricarono di adrenalina: ‘Leccalo bene frocetta, assaggia un cazzo vero, e sentiti troia come me mentre qualcuno mi sborra in bocca’, era volgare, umiliante, proprio come piaceva a me.
Mi si inginocchiò al fianco e si unì a me nel succhiare il pene. Lo lavoravamo in due, le nostre lingue si intrecciavano e scorrevano all’unisono sull’asta, lasciavamo che il glande scivolasse da una bocca all’altra, lo inglobavamo tra le nostre labbra mentre ci scambiavamo dei baci.
Lui non resistette oltre e proprio mentre unimmo le nostre labbra con in mezzo il suo glande, esplose in una sborrata più unica che rara. Entrambi ci sentimmo colmare la bocca di liquido denso e caldo, sentivo spruzzare qualcosa dentro la mia bocca e la sensazione di lunghi fiotti collosi che si depositavano sulla lingua mi facevano sentire incredibilmente porco. Continuammo a baciarci entrambi con la bocca piena, senza deglutire, ma con lo sperma in bocca, finché il pene del gestore non perse vigore, scivolò via dal nostro bacio e noi due continuammo a limonare, allontanando ogni tanto le labbra, guardandoci negli occhi e notando come i nostri volti rimanessero collegati dai fili viscosi che si erano creati grazie allo sperma trattenuto in bocca.
Io deglutii ma Silvia, no e fece colare gran parte della polluzione sui suoi seni scoperti. Non esitai e ripulii anche quelli.

Lei non aveva ancora raggiunto un orgasmo e del resto nemmeno io, perché, nonostante la situazione incredibilmente hot, ero stato attento a rallentare il ritmo della sega nei giusti momenti. Adoro prolungare il piacere, arrivare al limite e poi proibirmi di venire, per concentrare i miei sforzi in un unico orgasmo liberatorio.

Il gestore spompato, ma non demotivato, ci interruppe chiedendoci se volevamo provare il dildo e al nostro cenno di assenso ci fece inginocchiare entrambi. Silvia era a pecora di fianco a me e con una mano mi masturbava. L’uomo prese il lubrificante, lo scartò e del gel freddo ricoprì il mio ano. Fu molto dolce, e scelse la parte più piccola per penetrarmi, lo sentii entrare tutto, il piacere di essere colmato mi fece protendere verso il volto di Silvia, che iniziai a leccare.
Silvia chiese di essere sodomizzata pure lei da dildo, ma il gestore, ormai rinvigoritosi, scartò un preservativo, lo indossò, si spalmo di gel e le penetrò l’ano. Silvia godeva mentre veniva sodomizzata dal cazzo dell’uomo e io godevo mentre lo stesso uomo mi masturbava il culo con il dildo. Eravamo due troiette al servizio del maschio di turno e ciò ci eccitava. Iniziammo a limonare quando Silvia raggiunse un orgasmo. Una volta goduto col culo, si allontanò dal membro, si volto e iniziò a sditalinarsi il clitoride mentre osservava lui col cazzo duro e incappucciato, muovere il dildo su e giù nel culo di un uomo mascherato da donna.
Lei teneva le gambe aperte e sollevate e con un piede iniziò ad accarezzare il membro dell’uomo.
Sapeva che ero molto geloso dei suoi piedi e che volevo essere l’unico a goderne, ma la sua frase mi tolse ogni speranza: ‘Vedi Pisellina, non &egrave giusto che solo il tuo cazzetto possa godere delle mie estremità, anzi, sono proprio convinta che necessitino anche il succo di un vero uomo, non solo quello di un frocetto’.
Fece togliere il preservativo all’uomo e con la larga e carnosa pianta iniziò avvolse il suo pene.

Io mi sollevai col dito ancora inserito e presi l’altro piede, leccavo e mi masturbavo, finché il gestore non venne sull’arto a sua disposizione. Una polluzione più densa, ma di minore quantità, si spalmo tra le dita, sul dorso e colò rigando la pianta fino al tallone di Silvia. ‘Sai cosa fare’, fu la frase che lei pronunciò e guidò la mia bocca e la mia lingua su quella deliziosa estremità. Mi trattenni lì finché non fu perfettamente pulita, succhiando lo sperma, trattenendolo in bocca e lasciandolo ricadere nei punti che più mi piacevano di quel piedino: alcune gocce sull’alluce, che come toccavano la sua pelle o l’unghietta, venivano subito recuperate dalla mia lingua; oppure tra le dita. Spalmavo ciò che restava tra le rughe della pianta, e poi lo risucchiavo appoggiandoci le labbra come una ventosa.

Silvia, innanzi a quella scena, continuò a torturarsi il clitoride finché non venne di nuovo e a quel punto anche io mi lasciai andare in un orgasmo così intenso da farmi sembrare che persino le palle venissero sborrate fuori. E anche l’altro piede fu ricoperto di sperma.

Silvia, dotata di un’ottima flessibilità, avvicinò il suo piede alla propria bocca per ripulirlo dallo sperma e io mi avvicinai con lei e insieme nettamo anche quello, per poi scambiarci un ultimo succoso bacio, all’interno del quale si era intromesso persino il suo alluce, che coronava quella fantastica visita al sexy shop.

Leave a Reply