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Racconti Cuckold

Storia di una moglie fedele

By 5 Agosto 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un po’ di tempo che non vedeva suo marito così eccitato. Quello era solo un hobby per lui ma sapeva bene che aspirava a qualcosa di più. Paolo era una persona con delle ambizioni, con fiuto per i soldi ma non era cinico. La amava, di questo era sicuro. Lavorava per un’importante banca del nord Italia con funzione di quadro intermedio, aveva sotto di sé una piccola squadra di persone. Chiaramente c’era gente più ricca, più potente ma per lei, figlia di emigrati serbi, era come sposare un calciatore di serie A. Anche lei era ambiziosa ma non senza valori, non era come quelle puttanelle opportuniste che si vedevano, pronte a fare qualunque cosa e stare con chiunque in base al conto in banca. Certo non bastavano due cuori e una capanna, quelle fantasie adolescenziali da ‘l’importante &egrave amarsi, il resto non conta’ non l’avevano mai sfiorata. E quindi aveva conosciuto lui, bello, intelligente, romantico, con un buon posto e aveva trovato la quadratura del cerchio, l’ambizione si era unita all’amore in maniera perfetta. Il suo passatempo come lo chiamava lui era compra-vendita di quadri. Certo, non di artisti milionari, ma quello che sfugge ai più &egrave l’incredibile sottobosco di artisti più o meno famosi e l’incredibile giro d’affari che generava. Lui era appassionato, lei no. La annoiava terribilmente. Fossero stati gioielli, vestiti o macchine ma’ no. Quadri. Vabb&egrave, lo accettava, quell’hobby gli faceva guadagnare quell’extra così che a lei non mancava nulla, dalle borsette alle vacanze eleganti una volta all’anno. Avevano comprato un appartamentino nel centro città, 100 metri quadri, moderno, recentemente rinnovato, 4 stanze e con bella vista. Ogni tanto quando entrava in casa e la trovava in ordine, pulito e profumato, con i mobili di buon gusto ripensava a dove era nata e cresciuta, in un casone popolare dove aveva condiviso la sua camera con le sue tre sorelle fino ai 20 anni. Aveva avuto la gran fortuna di essere bella, magari il viso un po’ troppo duro come molte ragazze slave ma un gran bel corpo: seno abbondante, sedere sporgente ma sodo, non un filo di cellulite, pancia piatta, lunghi capelli castani e occhi scuri. Ma nonostante la bellezza non aveva mai pensato di sfruttarla per togliersi dalla miseria, di vendersi. Solo in un’occasione, su insistenza di un’amica, aveva posato per un catalogo di abiti da sposa, ma l’esperienza come modella non le era piaciuta per nulla. Fotografo nervoso, posizioni impossibili da mantenere. No grazie. Avrebbe raggiunto il benessere economico ma non grazie al suo corpo. E così, a 22 anni, conobbe Paolo, di 3 anni più vecchio di lei. Si trovarono subito, caratteri simili, belli, ambiziosi e così si innamorarono. Adesso ne aveva 32 e tra poco avrebbero festeggiato il 6′ anno di matrimonio assieme e già parlavano di fare famiglia assieme. Già immaginava 2 bambini, piccoli e felici, la cui infanzia non sarebbe stata di privazioni come la sua.

Il marito era davvero galvanizzato, oggi avrebbe conosciuto un nuovo cliente, Andrea, che intendeva comprare quadri. Sapeva poco di lui, l’aveva conosciuto tramite un amico e gli aveva fatto un’ottima impressione. Educato e cordiale, aveva fatto i soldi investendo in borsa e in proprietà immobiliari e l’amico comune li aveva messi in contatto visto che voleva diversificare il suo patrimonio investendo anche nell’arte. Lui era ricco, decisamente ricco a detta del marito, ma non quella ricchezza pacchiana da sbattere in faccia a chiunque. Era un torrido pomeriggio estivo ma suo marito si era comunque messo la migliore camicia che aveva e dei jeans lunghi. Lei era rimasta più informale ma non priva di eleganza, un ampio vestito a tema floreale che arrivava fino al ginocchio e con una scollatura abbastanza profonda da mostrare una buona porzione di seno. Suonarono al campanello e il marito andò ad aprire. Il primo impatto fu quello di un bel uomo. Alto, spalle larghe, mascella squadrata, capelli corti quasi rasati. Lo sguardo era simpatico, occhi blu scuro, magari gli occhi un po’ troppo incavati ma gradevoli alla vista. Il fatto che quando si presentò, i suoi occhi non si soffermarono sulla sua scollatura come succedeva con gran parte degli uomini le diede un misto di ammirazione e fastidio ma l’impressione generale fu molto positiva. Conversarono di banalità per una mezzoretta come era solito fare suo marito con i nuovi clienti per conoscersi. Educato e gentile proprio come diceva il marito. Infine, passarono agli affari e il marito si alzò per prendere il tablet dove teneva le fotografie dei quadri lasciandoli. E li successe qualcosa, un cambiamento nello sguardo di Andrea che la mise a disagio facendole gelare il sorriso che aveva tenuto fino ad allora. Non disse nulla, non la guardò in maniera volgare, ma rimasero in silenzio per una decina di secondi fissandosi negli occhi. Il suo sguardo era magnetico e le fece accelerare il battito cardiaco, non sapeva dire cosa era successo ma qualcosa scattò in lei. La prima reazione fu quasi di rabbia per quanto immotivata. Come osava quello sconosciuto guardarla così? Ma così come? Non capiva ma c’era qualcosa di estremamente sbagliato in quello sguardo, qualcosa di osceno, bestiale, lussurioso. Era stata guardata in ogni modo da ogni tipo di uomo, dall’adolescente al vecchietto ma nessuno l’aveva causato quel misto di rabbia e rimescolamento delle viscere. Fortunatamente arrivò il marito a cavarla d’impaccio. Gli sguardi si incrociarono di nuovo ma era tornato quello di prima, un simpatico e cordiale ragazzo. Si congedò lasciando i due uomini agli affari. Dopo un oretta Andrea si congedò, si diedero appuntamento per 2 giorni più tardi per cena, avrebbe offerto lui, per concludere il primo di una lunga serie di affari. Diana lo salutò e i loro sguardi si incrociarono nuovamente ma di quello sguardo animalesco nessuna traccia.

Il marito era euforico, Andrea sarebbe stata la sua gallina dalle uova d’oro, aveva già praticamente piazzato un quadro da quasi 20000 euro e si era detto interessato ad un altro set completo. Finalmente avrebbero fatto il salto di qualità! Paolo le sventolò in faccia una vita di lusso, di vero lusso, vacanze alle Maldive, completi di Chanel e gioielli. L’euforia contagiò anche lei, si lasciò trasportare dal buon umore di quel sognatore del marito. Ma qualcosa, in un angolo recondito del suo cervello la turbava. Non aveva dimenticato quello sguardo che Andrea le aveva lanciato. Finirono per scopare. Perché di questo si trattava. Scopare. Suo marito di solito la prendeva 2 o 3 volte a settimana e non in maniera particolarmente fantasiosa, quasi sempre alla missionaria. Dopo quasi 6 anni di matrimonio ne era comunque contenta, aveva amiche che erano felici se succedeva una volta al mese e altre (con sua somma disapprovazione) si erano trovate semplicemente un amante. Il marito era davvero galvanizzato. Quella volta l’aveva presa a pecora sul loro letto matrimoniale, sollevandole il vestito. Lei non aveva tanta voglia a dire il vero, faceva troppo caldo e aveva un po’ di mal di testa ma desiderava fare felice il marito. Lo sentiva sbuffare e gemere dietro di lei in maniera quasi comica. Stava già pensando a cosa fare per cena quando qualcosa di attivò nel suo cervello. Pensò ad Andrea. Ricacciò subito in dietro il pensiero infastidita. Ma come spesso capita quando non si vuole pensare a qualcosa la sua mente tornò su di lui. Alle sue spalle. Alla sua voce. Sentì di nuovo quella morsa allo stomaco e inavvertitamente cominciò a spingere in dietro il suo culo, partecipando al movimento del marito. Merda. Cosa stava facendo? Ripensò al viso di Andrea. Alla sua mascella così forte, alla barba corta. Gemiti cominciarono ad uscire dalla sua bocca e la morsa allo stomaco si fece più forte. Immaginò che dietro di lei non ci fosse suo marito ma Andrea, che la scopava con forza. Iniziò a gemere forte, tanto che il marito si eccitò ulteriormente aumentando il ritmo della scopata. Sentiva l’orgasmo avvicinarsi pericolosamente, sentiva i suoi movimenti farsi più convulsi. Non voleva, non voleva godere. Non era giusto, non le era mai capitato di pensare ad un altro uomo. Stava per arrivare al momento di non ritorno. E infine ripensò allo sguardo, quello sguardo perverso, animalesco, di lussuria pura. E scoppiò. L’orgasmo la travolse con una violenza inaudita. Urlava, ansimava, si aggrappò in maniera feroce alle lenzuola gridando tutto il suo piacere. Quasi non si accorse che pure il marito, davanti a quell’eccitantissima scena, le sborrò dentro. Con senso di colpa pensò che difficilmente sarebbe venuto se avesse saputo per quale motivo era venuta in maniera così intensa.

continua…

Pareri graditi
bullatipico@hotmail.com Nei giorni successivi ripensò all’orgasmo e a tutta la situazione. Dopo un iniziale senso di colpa si decise che era stata una debolezza momentanea, non degna di nota. Ma non avrebbe rivisto Andrea. Non le era mai capitata una cosa del genere e il suo istinto di sopravvivenza le suggeriva di evitarlo come la peste. Con Paolo aveva trovato una sintonia quasi perfetta, non avrebbe permesso alla sua libido di mettere a rischio tutto. Quando disse al marito che non avrebbe partecipato alla cena lui prima si arrabbiò, poi le tenne il muso e infine la implorò. ‘Ti prego Amore! Non posso vendere arte senza il mio più bel pezzo’. Quanto era dolce’ Dopo svariati complimenti e una dozzina di rose infine cedette. Anche perché non sapeva come argomentare il non voler venire.
La sera della cena era nervosa, Andrea sarebbe passato a prenderli da lì a un’ora. Durante il pomeriggio si era ripromessa che si sarebbe vestita in maniera molto sobria. Jeans e maglietta larga, così da non far vedere le sue forme. Ma più si avvicinava la sera più le convinzioni vacillavano. Si trovava ora in intimo davanti allo specchio, aveva indossato una brasiliana nera e un reggiseno a balconcino senza spalline che stringeva il seno quel quanto che bastava per farlo sembrare ancora più grosso. Dannazione. Aprì l’armadio e mentre già allunava la mano verso i jeans le cadde l’occhio sul suo vestito nero preferito. Era corto, scollato e lasciava buona parte della schiena nuda. Era una buona idea? Se lo mise, tanto per provarlo e si guardò. Si, era una buona idea. ‘Mio dio!’ esclamò genuinamente il marito quando entrò in salotto con dei tacchi. Gli sorrise. Era proprio dolce!
Andrea era puntualissimo, al volante di una Mercedes scura e vestito in maniera impeccabile. Il marito sembrava una ragazzina adolescente innamorata. Di solito così attento a lei non le chiese nemmeno se voleva stare davanti ma si fiondò sul sedile anteriore. Andrea con un sorriso affabile invece le aprì la porta posteriore facendola accomodare. La cena fu molto piacevole, già temeva i noiosi discorsi sull’arte di suo marito ma Andrea fu molto abile a dirottare il discorso ogni volta che diventava stantio. Il marito pendeva dalle sue labbra qualunque cosa dicesse. Anche il cibo era molto buono per non parlare del vino. Lei era quasi del tutto astemia ma Andrea e Paolo non si tirarono indietro. Paolo in particolare, l’euforia della nuova amicizia lo fece davvero esagerare e la sua voce si fece presto sbiascicata. Dopo un ottimo dessert Andrea pagò il conto e si incamminarono verso l’uscita. ‘Penso di aver esagerato col vino, ti dispiace guidare te?’ Disse Andrea porgendo le chiavi a Diana. Paolo senza motivo apparente scoppiò a ridere dando fastidio alla moglie, pensando che si riferisse al luogo comune che le donne non sanno guidare. ‘Certo!’ E prese al volo le chiavi. ‘E tu rescti da noi a dormire ovviamente! &egrave venerdì, &egrave pieno di posti di blocco’ dichiarò in maniera incerta Paolo. ‘Grazie siete molto gentili’ rispose Andrea con un sorriso caloroso. Durante il viaggio Paolo, che si era posizionato sui sedili posteriori questa volta, cominciò a russare mestamente. A quel suono, fermi ad un semaforo, Diana e Andrea si voltarono a guardarlo e i loro sguardi poi si incrociarono. Scoppiarono a ridere entrambi dalla complicità del momento.
E li successe di nuovo, durò pochi secondi ma bastò a gelare il sorriso di Diana. Quelli occhi blu scuro lampeggiarono come quel pomeriggio a casa loro. Diana sentii questa volta oltre alla morsa allo stomaco una sensazione di calore al basso ventre e strinse inavvertitamente le cosce, in maniera impercettibile. Si stava bagnando, si stava bagnando come non le capitava dall’adolescenza. E questo solo per uno sguardo!
Fortunatamente fu il semaforo a cavarla d’impaccio. Premendo con un po’ troppo entusiasmo sull’acceleratore e facendo stridere le gomme continuò verso casa.
Una volta arrivati e svegliato Paolo preparò per Andrea la stanza degli ospiti. Non ci furono più momenti imbarazzanti ma la sensazione di calore e umidità al basso ventre la accompagnò per tutto il tempo, finché non si mise il pigiama e si infilò a letto. E li fu ancora peggio perché la mente, sgombra dagli stimoli esterni, cominciò a fantasticare. Ma il suo corpo rifiutava quel tradimento, seppur anche solo mentale, ricacciava in dietro con tutte le forze il desiderio della carne. Dopo mezz’ora di strenua resistenza, quando sentiva che la voglia stava per prendere il sopravento, decise di alzarsi per bere un bicchiere d’acqua, per distrarsi da quei pensieri osceni. Non sapeva quanto si sbagliava’ Nel recarsi in cucina passò davanti al bagno, i suoi passi lievi a piedi nudi non fecero rumore sul pavimento di linoleum. La porta del bagno era socchiusa e da dentro veniva lo scroscio della doccia. Ora che ci pensava già lo sentiva in camera da letto. Era il volersi distrarre che l’aveva convinta ad alzarsi o una curiosità perversa? Si fermò davanti alla falce di luce sul pavimento. Alzò lo sguardo, dallo specchio del lavabo si vedeva tutta la doccia, l’ampia doccia in marmo dalla porta a vetri. Andrea era lì, nudo, che si lavava. Il fisico era atletico ma non palestrato, i muscoli definiti, il petto sodo e gli addominali visibili seppur non si poteva parlare di una vera e propria tartaruga. Le cadde ovviamente l’occhio sul cazzo. Un cazzo scuro, sicuramente sopra la media ma non esagerato, il pelo curato. Osservò per un minuto buono Andrea che si lavava. Le braccia muscolose che insaponavano la schiena, il petto, le cosce. Quando prese il cazzo e cominciò a scappellarlo per lavarselo sentii le mutandine fradice. Il suo respiro era affannoso, i suoi capezzoli sensibili premevano contro la canottiera che usava come pigiama. Ebbe quasi l’impulso di entrare in doccia con lui, di farsi prendere in quell’istante, nella doccia, di inginocchiarsi e succhiare quel bellissimo cazzo.
Scappò quasi via, sperando che Andrea non aveva sentito nulla. Si infilò sotto le coperte e si abbassò la culottes fino alle ginocchia. Le dita trovarono subito il clitoride. Dopo un affondo per lubrificarle per bene prese a masturbarsi. Se ne fregò del marito che dormiva a meno da un metro. Immaginò le cose più oscene, immaginò che Andrea entrasse ora in camera e la trovasse così, con le coperte scostate, la culottes abbassata e le cosce spalancate con le dita che sfregavano convulsamente. Pensò di venir scopata lì, in quella posizione, con il marito vicino, pensò nuovamente alla doccia, a tutte le posizioni in cui si sarebbe fatta prendere, pensò all’auto, al dare piacere ad Andrea con la bocca mentre il marito che tanto amava dormiva ubriaco dietro. Un turbinio di scenari perversi la travolse. Infine, pensò di farsi scopare mentre Andrea la guardava fissa negli occhi, con quello sguardo predatorio che aveva prima. E l’orgasmo esplose nuovamente in tutta la sua violenza, le sue dita sul clitoride le fecero male vista l’intensità con cui si masturbava. Dovette tapparsi la bocca per non urlare e disturbare il marito. L’orgasmo quasi 30 secondi finché non si accasciò ansante sul letto. Chiuse gli occhi godendosi le endorfine che le erano entrate in circolo. Guardò il marito. Dormiva. Silenziosamente prese dal cassetto vicino al letto un fazzoletto asciugando tutti i fluidi espulsi durante l’orgasmo. Si blocco improvvisamente.
La porta della camera da letto era lievemente socchiusa, nella fretta si era dimenticata di chiuderla’ e il corridoio dal bagno alla stanza degli ospiti passava proprio davanti alla loro stanza da letto

Continua’

Pareri graditi
bullatipico@hotmail.com Diana passò una notte piena di angoscia, l’aveva vista? Cosa le stava succedendo? Domande simili la assillarono per tutta la notte, togliendole ogni traccia di sonno. Continuò a girarsi nel letto, mentre il marito russava sommessamente. Quando cominciò ad albeggiare e gli uccelli presero a cantare, piombò in un sonno agitato e nervoso, carico di sogni angoscianti dove il marito piangente le chiedeva come aveva potuto tradirlo, mentre numerosi uccelli duri le penetravano la bocca e la fica a forza, facendola riempire di voglia e disgusto per se stessa. Dopo quella notte seguirono giorni di terribili per Diana. I sensi di colpa per quel ditalino notturno che si era fatta dopo aver visto Andrea la tormentavano. Il suo viso felice, sempre solare e soddisfatto della vita da sogno che stava facendo, ora era preoccupato e teso. Parlava meno, restava silenziosa e rispondeva a monosillabi. Paolo ovviamente se ne accorse e cominciò a riempirla di attenzioni, pensando che avesse problemi sul lavoro. Ma ottenne l’effetto inverso, aumentando ulteriormente i sensi di colpa. Fortunatamente Andrea non venne più a trovarli e ad una settimana da quella notte la stretta allo stomaco si allentò e lei riprese la sua vita quotidiana con più serenità. Di giorno si buttava nel lavoro e nello sport e la sera si dedicava al marito con rinnovato slancio. Un occhio più attento avrebbe trovato decisamente sospetto un cambio d’umore così repentino ma fortunatamente Paolo, dal suo carattere ingenuo e positivo, non aveva percepito nulla. ‘In fondo era solo una fantasia, non l’ho mica tradito’ si ripeteva nella testa, cercando di razionalizzare il turbinio di sentimenti contrastanti che provava, quando sentiva la voglia crescere. Ma non sempre riusciva ad allontanare il desiderio, specialmente la notte. Ogni tanto si svegliava nei momenti più bui e silenziosi, turbata ed eccitata, probabilmente per un qualche sogno bagnato fatto su Andrea. E infine cedette alla lussuria, cominciò una sera, sempre col marito che dormiva accanto, un veloce e fugace ditalino, perché non riusciva a prendere sonno. Fu un orgasmo rapido e nervoso, lo visse angosciata e disgustata da quanto si eccitava a toccarsi, anche impaurita che Paolo potesse svegliarsi. Successivamente prese anche a farlo di giorno, mentre il marito era al lavoro. Quando la voglia la prendeva ed era sola si sfogava. Poteva essere di prima mattina, appena sveglia, quando Paolo era già andato al lavoro, oppure nel pomeriggio, sul divano in salotto. Ma il suo posto preferito era il bagno, il bagno dove aveva morbosamente spiato Andrea farsi la doccia. Abbassava il coperchio del water e ci si sedeva, iniziava sempre a toccarsi il seno, tirandolo fuori dal reggiseno e prendeva a sfiorarsi i capezzoli, facendoli indurire. Pensava ad Andrea, al suo corpo atletico, al suo cazzo pesante che pendeva tra le cosce. Pensava di guardarlo indurirsi mentre lei era lì, come una puttana con l’abbondante seno che trasbordava dal reggiseno. E poi si abbassava i leggings e mutandine fino alle caviglie, aprendo poi le cosce a farfalla cominciando a toccarsi la fica. Prima le grandi labbra, poi passando le dita tra di esse e strofinando lievemente il clitoride, facendole venire la pelle d’oca. Le dita entravano nella sua fica ormai umida e poi prendevano a strofinarsi il clitoride. La sua fantasia preferita mentre si masturbava era di avere Andrea, ancora bagnato dalla doccia, con il cazzo duro davanti a lei seduta sul water. Avrebbe voluto succhiarglielo, ancora mezza vestita, con le tette di fuori e i leggings abbassati, con il cazzo spinto in bocca a forza mentre lei era obbligata a succhiarlo. Su quelle immagini arrivava sempre sull’orlo dell’orgasmo, spesso ricacciandolo in dietro per godere ancora più a lungo di quella dolce tortura. Infine veniva, eccome se veniva, sempre pensando ad Andrea che le sborrava addosso, mentre quello sguardo predatorio, quei due occhi blu scuro inquietanti ed eccitantissimi erano fissi nei suoi.

Passò oltre 1 mese senza rivedere Andrea. La sua vita, oltre alle occasionali sessioni di masturbazione, era tornata quella di prima: mezza giornata di lavoro al mattino, il pomeriggio svolgeva le commissioni e riordinava casa e la sera preparava la cena. Ormai Andrea era rilegato a una fantasia erotica, non lo vedeva nemmeno più come persona reale, solo come il maschione che una o due volte al giorno la rapiva per scoparla con furia nei posti più disparati. Quando il marito lo nominava per la faccenda dei quadri, anche se lo faceva raramente, sentiva tuttavia ancora un vago eco della morsa allo stomaco e al basso ventre, ricordandole il suo corpo nudo sotto la doccia.
Un bel giorno d’estate Paolo le annunciò che sarebbero andati in Sardegna, a Porto Rotondo, per un lungo fine settimana. Diana accolse la notizia con gioia, si era aspettate le solite 3 settimane di vacanza in Serbia dai suoi parenti e, magari, di andare a sciare d’inverno. Non si aspettava quella gita in quella lussuosa località, tra l’altro in altissima stagione! Ma l’espressione di gioia le si gelò in faccia alla risposta del marito, quando gli chiese dove avrebbero pernottato. ‘Da Andrea’ gli rispose con aria sognante Paolo.

Visse il viaggio d’andata, in aereo ovviamente, alternando momenti eccitazione estrema e angoscia profonda. Tre giorni, tre lunghissimi giorni a contatto con la sua fantasia erotica. Non aveva paura di tradire il marito, quello no. Per quanto si fosse lasciata andare parecchio con tutta la storia della masturbazione l’idea di farsi scopare da un altro, per quanto fosse una travolgente fantasia erotica, non la sfiorava neppure, l’idea di prendere davvero quel bel cazzo in bocca era semplicemente troppo inverosimile, non aveva mai tradito ne mai l’avrebbe fatto. Più che altro temeva che Andrea avrebbe capito che i suoi sguardi inopportuni, avevano tormentato e dato piacere le sue notti nell’ultimo mese e che il suo onore ne avrebbe risentito.

Un autista informale attendeva il loro arrivo all’aeroporto, niente limousine, solo una elegante BMW nera. La casa non era nemmeno una villa da boss della droga, ma una elegante villetta su due piani con ampio giardino e piscina, ovviamente vista mare, a circa mezz’ora dalla città. Quando si videro non poté fare a meno di sentirsi a disagio, si sentiva una ragazzina al primo appuntamento, seppur Andrea non fece assolutamente nulla di speciale. Li salutò con calore come due vecchi amici, in particolare Paolo. Temeva, o forse sperava, che vedere l’uomo su cui aveva fantasticato così a lungo l’avesse portata a idealizzarlo, a immaginarlo molto più bello e fascinoso di quello che era e che rivederlo le avrebbe aperto gli occhi facendo evaporare le sue fantasie. E invece no dannazione, a rivederlo, specialmente in tenuta estiva, con una camicia arrotolata a metà braccia e dei eleganti bermuda, si era confermato dannatamente sexy. Il viaggio era scorso piacevolmente ma era già abbastanza tardi. Si aspettava di uscire a cena, pensava già a chissà quale ristorante lussuoso ed esclusivo li avrebbe portati Andrea. Perché era quello che facevano i super ricchi no? Li aveva visti quella volta che era stata alle Maldive, per lo più russi ma anche inglesi e americani: moglie rifatta, vestita con almeno 50000 euro di vestiti addosso, sguardo sprezzante per chiunque, al ristorante l’unico criterio di scelta era prendere la cosa più costosa sul menù. Andrea era un super ricco di tipo diverso, di quel tipo che era abbastanza ricco da non dover per forza sbattere in faccia a tutti quanto lo era. Per esempio, la donna delle pulizie, che usciva di casa proprio in quel momento, lo salutò chiamandolo per nome, oppure la cena la preparò lui stesso, mostrandosi estremamente abile anche in quello. Il primo era un semplice piatto di pasta al pesto e il secondo 3 filetti di manzo cotti in maniera impeccabile. Agli occhi di Diana, Andrea era diventato incredibilmente affascinante, manco li avesse portati a mangiare manzo Kobe in un ristorante dai tavoli d’oro sulla luna, mentre aveva semplicemente cucinato una cena di due portate, sostenendo amabilmente ogni conversazione. Seppur Diana era impressionata e rapita da quel modo di fare non lo lasciava intendere, al contrario di Paolo che sembrava davvero una ragazzina che aveva incontrato la sua pop-star preferita. Rideva in maniera esagerata ad ogni battuta di Andrea, lo guardava in maniera sognate. Si vedeva che Andrea incarava tutto quello che lui avrebbe voluto essere. E che grazie al commercio di quadri, magari, lo sarebbe diventato.

Verso le 23 la stanchezza del viaggio cominciò a farsi sentire e tutti e 3 si ritirarono nelle loro stanze. Ascoltava con un sorriso accondiscendente il marito che continuava a parlare di quel viaggio, di quell’esperienza e di Andrea. Anche lei era più tranquilla, Andrea non aveva dato alcun segno di interesse verso di lei, era stato amabile e galante come sempre ma niente che le avesse fatto pensare che la desiderasse in qualche maniera. E non che fosse vestita a da suora, anzi! La scollatura era abbondante e il seno era ben in mostra ma non notò nemmeno uno sguardo rivolto alle sue tette. Anzi, mentre parlavano i suoi occhi erano sempre fissi sui suoi, non in maniera di sfida, non in maniera seducente, era come se le sorridesse con gentilezza pure con lo sguardo. Era incredibile quanto potesse cambiare solo in uno sguardo, quasi fossero un fiume di parole.

Quella notte non riusciva a dormire tanto per cambiare. Era abbastanza serena per Andrea a dire il vero, non era la solita notte di masturbazione compulsiva come pensava sarebbe successo a rivederlo. Era il caldo della Sardegna. E il sommesso russare di Paolo. E i grilli. E la musica che veniva da una casa lontana. Tante piccole cose che le davano fastidio e le toglievano il sonno. Pensò di masturbarsi ma quando aveva messo piede nella casa di Andrea aveva alzato come una barriera protettiva, una diga che avrebbe contenuto la sua rinnovata libido. Sotto sotto temeva che se avesse iniziato a dare libero sfogo ai pensieri questi sarebbero diventati sempre più osceni e che come un sassolino che rotola dal fianco di una montagna sarebbero sempre più forti e distruttivi, fino a travolgerle tutto come una valanga. Si alzò dal letto cercando una brezza d’aria che non c’era, sperando di rinfrescare un minimo quella notte rovente. Il pigiama che indossava era leggero, una maglietta nera in cui il pesante seno risaltava e sotto un paio di pantaloncini leggeri. Non indossava l’intimo. Scese al piano inferiore, si sapeva che l’aria fresca stava sempre in basso. Camminò lentamente nell’ampio salotto debolmente illuminato dalle luci della piscina e dalla luna. Osservava l’elegante arredamento e le fotografie. Tutto molto sobrio ed austero, mai pacchiano. Uno sciaquettio la destò dai suoi pensieri. Quasi fosse una ladra si acquattò dietro un ampio divano. Il rumore veniva dalla piscina, qualcuno stava nuotando. Non poteva che essere Andrea. Dopo pochi minuti, restando sempre nascosta nella penombra, ebbe conferma della sua ipotesi. Andrea si issò sul bordo della piscina. Il suo cuore si bloccò e sentì le crepe aprirsi nella diga eretta per contenere la libido. Infatti, Andrea era nudo. Completamente nudo. Evidentemente non era l’unica che soffriva il caldo. Il fisico era atletico come quella notte nella doccia. Nel gioco di luci dell’illuminazione della piscina si vedeva il suo cazzo ballare ad ogni passo mentre camminava verso la sdraio dove l’ombra di un asciugamano giaceva. Era come paralizzata, guardò pure quelle natiche muscolose che le passarono davanti qualche metro più avanti. Alla vista di quel bel culo la diga si ruppe. Sentì la morsa allo stomaco che ben conosceva e che era riuscita a reprime in maniera tanto efficace fino ad ora, esplose in tutta la sua forza. Sentii un incredibile calore giungerle dal basso ventre. Si era eccitata, si era eccitata terribilmente. Sentiva un fortissimo bisogno di infilarsi qualcosa dentro. Mentre formulava questi pensieri libidinosi si accesero le luci del soggiorno.

Si sentiva come i cerbiatti quando rimangono paralizzati dai fari del camion. Gli occhi erano sbarrati e lei era paralizzata. Andrea era lì, a pochi metri, davanti a lei che la fissava. L’asciugamano era appoggiato alla sua spalla sinistra, alcune goccioline ancora imperlavano il suo corpo e i suoi capelli corti. Non diede segno di sorpresa, era come se l’avesse fiutata, come se sapeva che lei era li. Lei non capì più nulla, l’occhio cadde subito a quel bel cazzone che notò essere già gonfio, seppur ancora cadente verso il basso. Il suo sguardo salì verso l’addome piatto, le spalle larghe e infine verso lo sguardo. Quello sguardo. Quello sguardo che la faceva bagnare nelle sue fantasie autoerotiche. Quello sguardo che ora era fisso su di lei. Non disse nulla, lei mormorò qualcosa di incomprensibile, senza distogliere lo sguardo dal suo. Incuteva timore, quasi paura, quello sguardo e quel viso di solito così cortese e disponibile, quel viso era completamente trasformato, ora esprimeva ferocia, lussuria’ e sesso. Quello era lo sguardo dell’incarnazione del sesso animalesco e selvaggio. Ora le era vicino, a pochi centimetri, non se ne era nemmeno accorda di quanto fosse vicino. Ora il suo cazzo puntava verso l’alto, verso di lei. Era un’erezione da manuale, duro, possente, con una grossa cappella violacea in cima. Sentii le sue mani appoggiarsi sulle sue spalle che la spinsero verso il basso. No, doveva scappare. E allora perché si stava accucciando? Ora il maestoso cazzo di Andrea era a pochi centimetri dalla sua bocca. Scappa, tirati su e scappa. E allora perché si stava avvicinando? Ne sentiva il calore, manco fosse una sbarra di metallo bollente. Basta, doveva andarsene, tornare su, mettersi a letto accanto a suo marito, all’uomo che amava e dimenticare tutto, basta tutta quella situazione assurda, basta ditalini, si tornava alla vita di prima, senza Andrea. Senza tutta quella follia.
E invece aprì la bocca e accolse quell’enorme cazzo dentro la sua bocca. Prese a spompinare quell’erezione perfetta, gustandosi ogni singolo centimetro. Lo succhiava con devozione, con passione, come se fosse l’unica cosa che desiderava fare. Sentiva Andrea muovere quel grosso cazzo dentro e fuori la sua bocca, facendo fatica a tenere la mascella aperta. Alzò lo sguardo e Andrea la guardava compiaciuto, quasi deridendola. La bella mogliettina di un suo cliente, quella che mai si era venduta neppure per fare la modella, era in pigiama, inginocchiata come una puttana, a succhiargli il cazzo, mentre il marito ignaro dormiva di sopra. L’idea la travolse nella sua oscenità, prese a succhiare con ancora più intensità, sentendosi sottomessa e schiava di quella minchia. Prese a masturbarsi scostandosi i pantaloncini e liberando un seno. Lasciò le mani che fino a poco fa accompagnavano il movimento del pompino e iniziò a stuzzicarsi il capezzolo mentre l’altra mano si muoveva in maniera convulsa sul clitoride. Durò pochissimo, meno di un minuto, un orgasmo violento esplose, facendola singhiozzare e gemere con il cazzo ancora infilato in bocca. Dio. Non solo aveva succhiato il cazzo di uno sconosciuto ma aveva provato uno degli orgasmi più forti di sempre. Cosa era diventata? Ma non bastava. Andrea, con lo sguardo compiaciuto, le infilò il cazzo ancora più a fondo in gola come invito a continuare. Non chiedeva altro. Voleva vederlo sborrare, voleva vedere se era all’altezza delle sue fantasie più oscene. Prese a pompare come una forsennata, succhiando, sbavando e segando con forza quel cazzo divino. Non dovette aspettare troppo a lungo. Con un movimento convulso, mentre finalmente chiuse gli occhi, Andrea prese a sborrare. Diana agilmente se lo tirò fuori dalla bocca ma tenendola ben aperta, prese a masturbarlo a due mani. Il cazzo le esplose in faccia, schizzi di sperma bollente le atterrarono proprio in bocca e gli schizzi successivi, meno intensi le arrivarono sul viso. Ingoiò tutto, non l’aveva quasi mai fatto. A Paolo l’aveva fatto una volta e solo perché lui era venuto a tradimento, senza avvisarla. Quanto l’aveva insultato quel giorno. E ora farsi sborrare in bocca e in faccia da quella specie di demone del sesso le era sembrata la cosa più eccitante della sua vita. Aveva il fiatone ma non mollava quel cazzo divino. Fu infine Andrea a scostarsi, il cazzo era un po’ meno duro ma tuttavia ancora notevolmente grosso. Lei si alzò e si guardarono. Ora il suo sguardo era tornato gentile, sereno
‘Buona notte’ le sussurrò in un orecchio, girandosi e lasciandola li, a guardare nuovamente le sue natiche muscolose, con il viso sporco di sperma, come marchio del suo peccaminoso adulterio.

Continua…

Pareri graditi
bullatipico@hotmail.com Diana non si ricordò nemmeno il tragitto fino al suo letto, dove Paolo dormiva profondamente. Si sdraiò come un automa accanto a lui, rimanendo rigida nel corpo ma inquieta nell’animo. Un insieme di sentimenti contrastanti la travolgevano, il senso di colpa veniva sostituito da ondate di rabbia per essersi fatta sottomettere così. Ma a farla da padrone era la lussuria, chiudeva gli occhi e rivedeva in maniera vivida l’immagine di quel grosso cazzo nodoso che le entrava con prepotenza nelle sue labbra. L’odore, i gemiti, gli schizzi di sperma sul palato. La lussuria prese nuovamente il sopravento scacciando le altre emozioni negative. Si rese conto che i gemiti non erano più nella usa testa ma uscivano mestamente dalla sua bocca. In maniera automatica la sua delicata mano era scesa sul suo sesso, infilandosi nei pantaloncini. Era fradicia e bollente. Controllando che Paolo dormisse si abbassò in silenzio i pantaloncini e prese a masturbarsi. Non ci credeva, era un fuoco tra le cosce che pensava di aver estinto pochi minuti prima con Andrea ma evidentemente non ne aveva abbastanza. Le dita presero a muoversi compulsivamente sul clitoride mentre con l’altra mano prese a penetrarsi profondamente. E pensò nuovamente a quel demone di Andrea che la possedeva, la pompava come un ossesso con quel suo sguardo diabolico fisso sui suoi occhi. Lei, così orgogliosa e bella, presa con violenza e sottomessa. Questo pensiero la fece godere, 3 orgasmi in rapida successione strappandole un lungo gemito trattenuto a stento mordendosi le labbra. Rimase così ferma per qualche minuto, respirando profondamente, nell’estasi post orgasmica, con ancora i pantaloncini abbassati alle ginocchia.
Un cambiamento nel russare di Paolo indicava che stava per svegliarsi e non voleva dover spiegare perché era nuda dalla cintola in giù e completamente fradicia così si ricoprì velocemente tirandosi anche la leggera copertina e girando la testa dall’altra parte. In breve scivolò in un dolce sonno.
Il mattino seguente si svegliò con il sole che le colpiva la faccia. Sentiva chiacchiere e risa venire dal terrazzo in basso. Paolo e Andrea si erano già svegliati e scherzavano rumorosamente. Era stranamente serena, pensava alle prime volte, quando il solo contatto fisico e la masturbazione l’avevano turbata così tanto, l’idea di aver sbocchinato un collega di suo marito ora la lasciava insolitamente indifferente, anzi! Era quasi di buon umore, se non addirittura euforica. Il cervello era proprio strano. Si lavò, truccò e indossò un paio di shorts jeans e una maglietta color panna larga. Fece un bel respiro e scese le scale unendosi ai due uomini. La mattinata passò spensierata e come se non fosse successo nulla. Era sbalordita da Andrea, sembrava avesse 2 personalità o a che ficcarle il cazzo in bocca la sera precedente era stato il suo gemello cattivo. Davanti a Paolo era la persona affabile e cortese, non un segno di derisione, non un cenno di superiorità. Con lei era ancora peggio, riusciva a guardarla negli occhi e a conversare normalmente, nemmeno un pizzico di malizia. Cominciò a credere che avesse vissuto uno dei suoi frequenti sogni erotici in maniera troppo vivida. Ma quando la colazione fu finita e gli uomini andarono a prepararsi passò dal soggiorno dove la notte prima si era svolto quel fuorioso pompino. Un dettaglio attirò la sua attenzione. Quando si avvicinò capì che non si era trattato di un sogno. Evidentemente non aveva ingoiato tutta la sborra di Andrea ieri sera, uno schizzo era partito e incrostava una parte del bracciolo di una poltrona. Non c’erano più scuse, la verità era lì incrostata su quella poltrona, aveva tradito suo marito succhiando il cazzo a un suo socio d’affari e si era fatta sborrare in bocca mentre lui dormiva. Questa era la realtà dei fatti. Era stranamente tranquillizzante, aveva passato un muro, un ostacolo e nessuno s’era accorto di niente, l’aveva fatta franca.
Salì in camera dove Paolo si stava radendo in bagno, completamente nudo. Guardò il suo corpo con occhio critico. Non era brutto, anzi, era ben formato, sedere abbastanza sodo, slanciato, viso armonioso e affidabile. Il pisello, a riposo, era di dimensioni perfettamente normali. Ma ripensò ad Andrea, al suo fisico, al suo cazzo, a come l’aveva presa. Non c’era paragone. Era come quando si assaggia una bevanda zuccherata e quella assaggiata prima risulta poi completamente amara e insipida. Aveva provato il testosterone puro, sarebbe stato difficile tornare in dietro.
Si sedette sul letto a guardare il cellulare mentre discuteva tranquillamente con Paolo che continuava a prepararsi per il pomeriggio. “Eccomi sono pronto”. Le disse Paolo con tono scherzoso comparendo davanti a lei. Era ancora nudo, il suo pisello ora era in completa erezione. Scoppiò in una risata un po’ forzata perché inevitabilmente fece un paragone con Andrea, il cazzo in tiro di Paolo non arrivava nemmeno alla metà. Si alzò e sorridendogli prese a baciarlo mentre con la mano destra lo masturbava sapientemente. Le piaceva masturbare ma quella volta le dava una sensazione di incompletezza. Pensò a come avrebbe reagito il marito se avesse saputo che nemmeno 12 ore prima nella bocca che stava limonando ci era finito lo sperma di Andrea. Lo adorava talmente tanto che probabilmente ne sarebbe stato contento pensò in maniera poco seria. Paolo prese a farle pressioni sulle spalle. Voleva un pompino. D’accordo, portava le corna, non glielo poteva negare un pompino. Lo fece stendere sul letto e prese a succhiare il cazzo. Era tutto diverso dalla sera prima, era lei che aveva il controllo della situazione ora, non c’era quella furia, quella passione, quella lussuria. Ora era lei il gatto che stava giocando col topo. Si esibì in uno dei suoi migliori pompini, senza tralasciare palle, contatto oculare e mani sull’addome, il tutto tra le lodi del marito che gemeva e respirava come un ossesso, in maniera quasi comica. Lo sentiva pulsare tra le sue labbra, stava per battere il suo record se veniva ora. “voglio scoparti!” disse il marito tra un gemito e l’altro. D’accordo, si sarebbe fatta scopare. Sempre sorridendo accondiscendente si tolse gli shorts e si sdraiò sul letto scostando il perizoma sostostante. “Forza, che aspetti?” gli disse con tono di sfida. Il marito si fiondò su di lei ficcandole il cazzo in profondità pompandola alla missionaria. Sentiva dalla frenesia che ci stava mettendo e consapevole che con il pompino di prima si era già portata avanti non sarebbe durato a lungo. Cominciò a pensare a che costume mettersi nel pomeriggio per impressionare Andrea. Pensò di mettersi il suo bikini nero, era a perizoma ma quel culo se l’era sudata e ora era suo diritto metterlo in mostra. Su questi pensieri Paolo la scopava in maniera sempre più violenta finch&egrave non strozzò un urlo eiaculandole dentro. Felice che fosse tutto finito in fretta, anche perché aveva un gran voglia di mare, Diana si alzò andando verso il bagno per sciaquarsi fuori lo sperma del marito. Rientrò in camera da letto già in bikini ottenendo l’approvazione del marito (come se ne avesse avuto bisogno). “Scusa Amore, ti prometto che sta sera faccio godere anche te” Le disse Paolo mentre si vestiva. “Ne sono certa” gli rispose Diana sorridendoli scoccandoli un bacio a stampo sulle labbra.
Dopo nemmeno mezz’ora erano sull’auto di Andrea in direzione della spiaggia “Una delle più belle della Sardegna” promise Andrea. Più che bella a Diana fregava che non ci fosse tanta gente. Ripensava alla sua infanzia dove aveva dovuto dividere pure la camera da letto con le sorelle, questo l’aveva resa sociofobica, meno gente c’era attorno meglio era.
Andrea non aveva mentito, era davvero stupenda, paradisiaca e soprattutto privata. Uscirono dalla macchina e si incamminarono nelle candide sabbie rese roventi dal sole.

Continua…

Scritto di getto e non corretto, se ci sono errori o buchi di trama o semplicemente per darmi un parere scrivetemi pure a bullatipico@hotmail.com

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