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Racconti CuckoldVoyeur

Un weekend al mare – parte I

“Ci fermiamo a prendere un caffè?” la voce di Sara mi risveglia di colpo dalla guida, mi capita spesso quella cosa strana che chiamano ipnosi al volante, mi butto nei miei pensieri, che poi ricordo a mala pena, e vado, evidentemente resto vigile, ma chissà… “Si ok, al primo autogrill ci fermiamo.”

La guardo, avevo talmente sonno stamattina che non ho realizzato che era già pronta per la spiaggia “farai venire un infarto a qualcuno entrando in autogrill così”. Non risponde, sbadiglia, si stiracchia, la scollatura della canotta si allarga e si vede buona parte delle sue tette.

“Ma si chissenefrega, stiamo andando al mare, e poi lo faccio per te, mi pare che non ti dispiaccia quando guardano la tua ragazza” è vero, è un gioco che mi piace, che piace ad entrambi.

“No che non mi dispiace, ma la gonnellina ti copre giusto il culo, e con la scollatura di questa canotta tra un po’ si vede l’ombelico, non puoi allacciarti il costume al volo?”

Non che sia geloso sia chiaro, ma è un autogrill, chi puoi trovarci lo sai solo quando entri.

“A parte che questa canotta è un tuo regalo, non ce l’ho in borsa il reggiseno del costume, ho il ricambio solo per le mutande, così stasera se facciamo il bagno all’ultimo non torno con il costume bagnato”.

Non ho niente da replicare a questo punto, l’autogrill è tra poche centinaia di metri, supero il tir sulla destra, metto la freccia ed esco. Altre volte abbiamo giocato con un po’ di esibizionismo con qualche autista ma ora è proprio il momento del caffè.

Parcheggio e vado verso di lei, sono curioso di vederla in anteprima, qualche secondo in anticipo rispetto alle altre persone che sono fuori e dentro la stazione di servizio.

Mi avvicino, la abbraccio e ci scambiamo un bacio di buongiorno. Le mie mani scorrono senza impedimenti sulla sua schiena, la canotta che davanti ha una scollatura molto profonda, non è che dietro la copra più di tanto.

Scendo sul culo e la tocco passando sotto la gonnellina, qualche centimetro più grande di una sciarpa. Sento sulle dita entrambe le chiappe scoperte “Che costume hai messo???” chiedo “Guarda che anche questo è un tuo regalo” mi risponde lei con un’espressione vagamente compiaciuta. Ha sempre trovato particolare questo mio gusto nel regalarle abiti di varia natura tutti accomunati dall’esposizione quanto più ampia possibile del suo corpo; soprattutto i primi anni, le prime volte, poi ha capito, apprezzando, che sono orgoglioso di avere una bella donna al mio fianco, che mi fa piacere quando la guardano e la desiderano, che può fare quello che vuole, e che spero solo che torni sempre da me.

“Lo so che è un mio regalo, ma per Formentera, la Sardegna…non per una giornata in una spiaggia del cazzo in Liguria!”….“cos’hanno le spiagge in Liguria?” replica “non è che la Liguria è l’Acquatica, nessuno ci conosce, e anche se fosse, ti ricordo tesoro che due mesi fa eravamo in spiaggia io, te, e i tuoi amici Federico e Alessandro, e non ero certo più coperta di oggi” mi guarda con un ghigno sadico “oooohhhh vedo che il ricordo sta facendo crescere qualcosa tra le tue gambe” mi dice con la voce suadente che sa benissimo farmi impazzire…

Risalgo con le mani dal culo verso la schiena portandomi dietro la gonnellina, lasciandola scoperta per un attimo “Mi risulta siano anche tuoi amici, ma è diverso, ci conosciamo da una vita!” la mia replica è debole, troppo debole, e lei affonda il colpo “aaahhh certo, mi vuoi dire che Ale e Fede mentre giravo tutto il giorno davanti a loro solo in perizoma con le tette di fuori anche in appartamento non mi guardavano? Hanno anche confessato che si sono segati pensando a me, non che servisse…lo sai benissimo che ho notato diverse volte i cazzi duri dentro ai loro boxer, duri proprio come il tuo adesso….” Si schiaccia sempre di più contro di me, per sentirlo meglio contro la pancia, “meglio che ti porto a prendere il caffè adesso, altrimenti mi vieni nelle mutande”. La bacio profondamente, lingua a lingua come se fosse l’istante prima di una scopata, poi la prendo per mano e andiamo a guadagnarci la colazione.

 

“Mai visto uno portare una brioche con più entusiasmo!” “Hai visto poverino” mi risponde “non sapeva più come fare per vedere meglio sotto la maglia” ce la ridiamo mentre riprendiamo la strada verso il mare “Amore chiamiamo Cala Loca? Voglio stare comoda oggi e mangiare decentemente, ti va?” Si che mi va, ci mancherebbe. Chiamiamo e ci prendiamo due lettini.

“Oggi stai facendo finta di niente ma mi sembri bella carica” le chiedo, non mi riferisco a niente in particolare, ma sto in attesa, voglio vedere se ho colto nel segno “ci ho pensato ieri su cosa mettere” mi risponde, evidentemente ci ho preso “è l’ultima occasione che abbiamo di stare in spiaggia quest’anno, mi andava di giocarmela bene”.

Ah è questo che intende per bene, non porta il reggiseno nemmeno nello zaino, e perizoma nella parte sotto. Ma me ne sto zitto, le metto una mano sulla gamba e la accarezzo piano.

Parcheggiamo finalmente, scendiamo verso il mare e ci facciamo dare i lettini. Lui deve avere visto che sotto alla canotta non c’è nulla e credo abbia anche intuito che niente ci sarà per tutta la giornata. Non se ne va, si ferma a chiacchierare. Guardo Sara, ci è bastato uno sguardo, ci siamo capiti. Lei cerca di fargli scoprire le carte, allora si gira verso il mare, dandoci le spalle, mentre lui continua a scambiare due parole con me.

Sara si toglie la canotta passandola da sopra la testa, e lui ovviamente non perde nemmeno un secondo: sì, sta parlando con me, ma la testa è girata verso Sara.

Lei lo sa benissimo, si volta, fa un passo verso di lui e rientra nel discorso, chiede semplicemente cosa c’è per pranzo, in topless a non più di cinquanta centimetri de lui.

Che snocciola il menù, senza tralasciare nessuna portata; è evidente che vorrebbe restare per vedere che tipo di costume indossa sotto, ma Sara questa soddisfazione non gliela vuole dare, si siede e inizia a tirare fuori dallo zaino, libro, crema solare, spazzola per i capelli, qualsiasi cosa pur non dargliela vinta, sa essere terribile quando vuole, farti morire dal desiderio, e poi lasciarti lì.

Ce ne stiamo un po a prendere il sole, quando il sole di fa sentire, bagnetto. Passa così un’oretta, il posto è sempre tranquillo, rilassato, ci sono altre ragazze in topless, non tutte.

Gli uomini guardano, ma è una di quelle spiagge dove anche guardare è rilassante, e per le donne lo è anche il farsi guardare. Lei si alza, si avvicina a riva, aspetta, poi entra; quando esce tutti gli occhi sono sui suoi capezzoli, così come quando è entrata tutti gli occhi erano sul perizoma e sul suo culetto.

“Ho il costume asciutto, mangiamo qualcosa?” mi chiede dopo qualche minuto. Non posso non pensare quanto può esserci voluto a far asciugare un costume di quelle dimensioni…non aspetta nemmeno la mia risposta, si alza, prende la canotta, ma non se la mette.

Si dirige verso i tavolini, lui le viene incontro, ma questa volta lei vuole fare quella davvero superiore, che gliele sbatte in faccia senza nessun pudore. Sale due gradini sopra di lui, si gira, non posso sentire cosa si stanno dicendo, lui ha il suo seno a quaranta, cinquanta centimetri. Lei prende la canotta e se la mette di fronte a lui, che non si perde nessun secondo delle sue tette libere.

Ci sediamo al tavolino, ordiniamo e mangiamo, guardiamo il mare, non serve parlare, ci capiamo benissimo anche con pochi sguardi.

Le vibra il telefono, Sara legge il messaggio e sorride. “Che c’è?” le chiedo. Lei alza leggermente le gambe dalla sedia, cerca di guardarsi bene intorno, “niente mi dice, è Francesco” “chi, il tuo collega?” “Si, dice che è un peccato che mi sono coperta per mangiare, dove cazzo è? Mi ha visto tutto il tempo?”

Non è seccata, più stupita. Questo furbone si è goduto la sua collega, la mia Sara, in topless e perizoma senza dire nulla per più di due ore.

Arriva un altro messaggio “Terza fila, ultimi lettini a sinistra” legge, poi si alza ancora, lo vede e si salutano, lui stava aspettando che lei lo trovasse. Si alzano, Francesco non è solo, l’altro non si era ancora mosso dal lettino, restando girato verso il mare. Ma quando è in piedi Sara lo riconosce “Cazzo, anche Matteo, che merde” penso che un po ha ragione Sara, potevano mandarle un messaggio prima, ma forse avrei fatto allo stesso modo al loro posto “Dai Sara, cazzo dovevano fare, avranno pensato dieci volte se dirtelo o no”.

Si avvicinano al tavolino, Sara sembra sicura, chiede al ragazzo se può prendere un paio di sedie ed avvicinare un altro tavolo, quando siamo seduti non lascia ai due colleghi nemmeno un secondo “Allora brutte merde, siete stati a guardarmi senza dirmi un cazzo?”

“Cosa dovevamo fare, sei qui con il tuo fidanzato, non volevamo rovinarti la giornata”. Devo decidere da che parte stare, se con lei o con loro, nel caso so che la pagherò “Ma si amore” le dico “alla fine non è successo nulla, sei una bella donna non hai niente di cui vergognarti”. “Lo so che non ho niente di cui vergognarmi, non è quello il punto, ma vorrei decidere io se far vedere le tette a due miei colleghi!” Lo dice ridendo, ma seriamente. “Per altro due maiali come questi due che passano la giornata a parlare di fighe”

“Guarda Sara” replica Francesco “che non è mica la prima volta che ti vediamo in perizoma, le tette si, ma ti sei messa questo costume anche due anni fa quando siamo andati a fare team building”. Cazzo che memoria penso, Sara diventa invece un po rossa, poi mi guarda, e il mio sguardo si fa interrogativo, non me l’aveva detta questa cosa…”Già la incalza Matteo, nonostante le nostre richieste non ti eri messa in topless come oggi, solo quando eri sdraiata a pancia giù hai slacciato il costume per farti mettere la protezione”.

Sara avvampa sempre di più, sono tutte cose che non mi aveva detto, sapevo che c’era una piscina esterna nell’hotel dove erano andati per il team building, ma non sapevo né che aveva portato un costume, né quale, e nemmeno che si era fatta toccare la schiena nuda. Le mando un messaggio “Non ti preoccupare” le scrivo “va tutto bene”. Lei lo legge, si rilassa, si stava un po agitando che potessi prenderla male, e mi risponde con tre bacini. Voglio essere suo complice in tutto, e voglio che mi racconti quei due giorni di team building.

Finiamo di mangiare, lei come aveva chiesto di avvicinare i tavolini chiede direttamente al ragazzo della spiaggia, senza chiedere ai colleghi, se si può in qualche modo avvicinare i loro lettini ai nostri.

Non solo non se ne va dalla spiaggia, non solo si farà vedere nuovamente, ma li vuole vicino, vuole che vedano bene, che si eccitino guardandola, che si seghino a casa per lei, e di certo vuole che lo dicano anche agli altri colleghi dell’ufficio.

Quando i lettini sono sistemati infatti, Sara ancora in piedi, al sole, si sfila la canotta da sopra la testa, restando in topless davanti a Francesco e Matteo “Su ripigliatevi coglioni” dice ai due con il gergo tipico da colleghi d’ufficio.

“Te l’avevo detto che era senza segni” dice Matteo a Francesco “Certo che sono senza, ma vi pare che figa come sono mi faccio problemi?” lo dice ridendo, sfottendoli.

“Se ti presenti in ufficio così lunedì…” butta lì Francesco “eh, cosa mi fate?” ribatte lei.

Non è per nulla intimidita, segno che sono abituati a scambi di battute impegnativi quando sono al lavoro. Parla a ruota libera, quel “cosa mi fate” al plurale, io so cosa significa, conosco bene le sue fantasie. Loro però non ribattono, preferiscono evitare, forse la mia presenza un po li frena.

Passa il pomeriggio così, lei sempre praticamente nuda, loro che la squadrano quanto più possono, ogni tanto parlando tra di loro a voce bassa, io in costante mezza erezione.

Quando si fa tardo pomeriggio risaliamo insieme alle auto “Noi ci fermiamo a dormire a casa di Matteo, torniamo domani sera, volete fermarvi con noi?” la richiesta ci spiazza, almeno a me. Sara invece, forse sapendo che il collega ha una casa nelle vicinanze evidentemente ci aveva già pensato. “Volentieri” risponde sicura, senza consultarmi “Vi seguiamo”.

Poi viene verso di me, schiaccia ancora il suo corpo contro il mio, mi bacia “Seguili dai, intanto ti racconto cos’altro è successo nel week end del team building…”.

 

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