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Racconti Cuckold

Una nuora triste

By 26 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Una nuora triste

Abito alla periferia di una città del nord. Ho una villetta bifamiliare. Al piano di sotto abito io, oramai da solo da quando mia moglie &egrave morta mentre al piano di sopra abita mio figlio Renzo con la sua giovane moglie. Io ho oramai oltre 60 anni mentre lui ne ha poco quasi 40. Sua moglie, Lucia, una biondina carina e minuta, ha qualcosa meno di 30. Lui &egrave un avvocato di successo che pure insegna all’università. Lei era una sua allieva, si sono messi assieme subito dopo la laurea di lei e si sono sposati poco dopo.

Lei lavorava nell’ufficio legale di una multinazionale. Lui, invece, era sempre molto impegnato fra lo studio, consulenze, insegnamento. Viaggiava molto in quanto offriva consulenze a grosse aziende ed era spesso via. Lo studio aveva un certo numero di avvocati e lo impegnava tantissimo.

Lei, allegra, solare al momento del matrimonio, avevo iniziato ad osservarla e mi sembrava fosse un pò giù, intristita, negli ultimi tempi. Ogni tanto cercavo di parlare con i ragazzi della loro situazione familiare ma mi rispondevano che andava tutto bene, che era tutto a posto. Ma a me non sembrava proprio.

Finalmente, un giorno, riuscii a parlare con mia nuora da solo.

-‘Senti, ti vedo un po’ giù di corda’ esordii, ‘dimmi che ti sta succedendo’.

-‘Ma no, cosa vai a pensare, va tutto benissimo’ mi rispose di getto.

-‘Guarda che vi ho osservato e secondo me c’&egrave qualcosa che non va fra voi due’ insistetti.

-‘Ecco, Giorgio &egrave spesso via per lavoro, io vorrei un bambino ma lui non ne vuole ancora sapere proprio per via dei suoi impegni’ rispose, dopo un po’ di insistenza da parte mia.

A quel punto decisi di affrontare l’argomento con mio figlio nei giorni seguenti. Ne parlammo a lungo ma non cavai un ragno dal buco. Nel frattempo, la povera Lucia, mia nuora, non dava segni di miglioramento, anzi.

Così, un giorno, per cercare di tirarla su di morale, andai a prenderla all’uscita dell’ufficio per farle fare un giretto di shopping, cosa che so, per esperienza, che alle ragazze piace un sacco. Posteggiai vicino al suo ufficio e l’attesi all’uscita. Uscì sorridente, parlando con una collega. Quando mi vide, attraversò la strada verso di me e mi salutò affettuosamente con un bacio sulla guancia e poi mi presentò alla sua collega, che comunque se ne andò subito per i fatti suoi. Come si addice a chi lavora in uno studio serio, era vestita con un tailleur pantalone scuro con sotto una camicetta bianca e scarpe con i tacchi.

-‘Come mai qui ?’ mi chiese.

-‘Ero di passaggio da queste parti e, visto che era l’orario d’uscita per te, ho pensato di passarti a prendere per andare a fare un giro per negozi con te’ risposi, ‘Ti, va?’

-‘Certo che mi va’ disse prendendo il braccio che le offrivo.

Iniziammo a passeggiare per le vie del centro, fermandoci ogni tanto davanti alle vetrine di qualche negozio di abbigliamento femminile, commentando i modelli che vedevamo.

-‘Sai, ti vedo sempre vestita con abiti così seriosi’ iniziai a dire, ‘mentre sei così giovane e dovresti prendere qualcosa di più, come dire, leggero’.

-‘Ma a me piace come mi vesto’ cercò di obiettare.

-‘Secondo me, fra gli avvocato dello studio e tuo marito, avvocato pure lui, ti condizionano’ ribattei, ‘guarda che bello, ad esempio, quel vestitino’ osservai mentre ci fermavamo davanti ad un negozio che esponeva un vestitino corto, quasi completamente trasparente.

-‘Ma quello non &egrave adatto a me, mi si vedrebbe tutto’ obiettò.

-‘Ma guarda che quello che avresti da mostrare non &egrave mica brutto’ feci a mia volta, trascinandola quasi di peso all’interno del negozio.

Una volta entrati, iniziammo a rovistare fra i vari modelli esposti. Alla fine, le si decise per un abito corto, in jeans, con un’unica bretellina che girava attorno al collo. Io invece le presi quello che c’era in vetrina, trasparente e sexy. Andava indossato con una specie di sottoveste, ma quella bisognava chiederla a parte. Ed io non lo feci. Con i due vestiti lei si diresse ai camerini di prova ed io l’accompagnai. Entrò nell’ultimo della fila e chiuse la tenda. Io mi piazzai davanti come a fare la guardia ma nel frattempo sbirciavo dalla tenda non perfettamente chiusa. Si spogliò velocemente e rimase in reggiseno e mutandine bianche ma non riuscii a vedere granché visto che mi dava la schiena. S’infilò velocemente il vestitino che aveva scelto e poi aprì la tenda per farsi vedere da me. Il vestitino le stava molto bene e segnava le sue forme slanciate.

-‘Allora, che ne pensi ? Come mi sta’ chiese.

-‘Ti sta molto bene, cara, ma dovresti levare il reggiseno per apprezzarlo meglio’ risposi, quasi senza volerlo.

-‘Effettivamente hai ragione, anche perché ha una specie di reggiseno dentro. Un attimo’ e rientrò nel camerino, voltandomi la schiena ma senza richiudere del tutto la tenda.

Si sbottonò il vestito e lo fece scendere per sganciare il reggiseno. Se lo levò e risistemò il vestito. Si voltò e si accorse di non aver chiuso la tenda, arrossendo leggermente.

-‘Ora ti sta molto meglio’ feci, ‘stai proprio d’incanto, e mostra anche molto bene le tue gambe. Ma ora prova anche l’altro, dai, che vorrei vedere come ti sta’.

-‘D’accordo’ fece, voltandosi e richiudendo la tenda.

Ma si sa, le tende dei camerini non chiudono mai bene ed io potei sbirciare dentro benino. E lo spettacolo fu molto interessante. Si levò il vestitino e rimase per un istante pensierosa a guardare l’altro, facendomi vedere il suo bellissimo seno, i capezzoli appuntiti che puntavano al cielo. A me venne subito il cazzo duro a quella visione paradisiaca. Dopo un po’, s’infilo il vestito. Era completamente trasparente ed io la vedevo praticamente nuda.

-‘Ma &egrave indecente’ la sentii esclamare.

-‘Che c’&egrave che non va?’ chiesi, aprendo di botto la tenda. Lei era lì, praticamente nuda, solo le mutandine bianche di pizzo le coprivano parzialmente la passerina.

-‘Wow, Lucia, sei uno schianto’ feci a mia volta, entrando deciso nel camerino. Avevo il cazzo duro come non mai che voleva uscire dai pantaloni.

-‘Ma &egrave completamente trasparente ! Sono nuda’ rispose.

-‘In realtà va indossato con una leggera sottoveste colo carne di sotto, ma volevo vederti per bene’ feci, sorridendo maliziosamente, oramai praticamente a contatto con lei.

-‘Se un birbante’ mi fece lei a sua volta, sorridendo, senza arretrare.

Al che, le circondai la cintura con un braccio e la trassi verso di me, mettendo il mio bacino a contatto con il suo. Al sentire il mio bastone che premeva, spalancò gli occhi ma, prima che potesse dire nulla, le appoggiai le labbra sulle sue. Lei non si ritrasse, anzi, mi gettò le braccia al collo ed iniziò a rispondere al mio bacio. Le nostre bocche si aprirono e le nostre lingue s’intrecciarono. Nel frattempo la tenevo stretta contro di me, una mano sulla schiena ed una sul suo culo, il mio obelisco incastrato fra le sue gambe. Dopo un po’ ci separammo. Lei era senza fiato ed ansimava. Appoggiò la testa sul mio petto ma rimanemmo stretti l’uno con l’altra, il mio pacco che spingeva sul suo piatto addome. Dopo un po’ ci separammo.

-‘Mi devo rivestire’ disse in un sussurro.

La lasciai andare senza uscire dal camerino ma chiudendo per bene la tenda. Lei si levò il vestito e si rivestì con il suo tailleur e camicetta ma senza mettere il reggiseno. Uscimmo dalla zona delle prove ed andammo ala cassa, dove mi feci dare la sottoveste da usare con il vestito trasparente. Pagammo i due vestitini ed uscimmo. Riprendemmo a passeggiare, ma stavolta lei stava appesa al mio braccio, quasi appiccicata a me. Dopo un po’, arrivammo davanti ad un negozio di intimo.

-‘Sai, dovresti prendere qualcosa color carne da mettere sotto al vestito di organza’ le dissi, dirigendomi con lei verso la porta del negozio.

Entrammo ed esponemmo alla commessa le necessità di Lucia, al che lei molto gentilmente ci mostro alcuni pezzi. Dopo esserci scambiati uno sguardo, scegliemmo un paio di modelli coordinati in pizzo e ci dirigemmo verso i camerini. Lei entrò nell’ultimo, che no si vedeva dalla porta e, senza nemmeno chiudere la tenda, iniziò a spogliarsi, rimanendo con le sole mutandine, i capezzolini eretti e duri come sassolini rosa. Poi prese uno dei reggiseni e si avvicinò a me mentre iniziava ad infilarselo.

-‘Me lo allacci, per favore’ fece, dandomi la schiena

Non mi feci pregare e glielo allacciai ma poi portai le mie mani sul davanti e le accarezzai il seno. Ebbe un brivido. I capezzolini sembravano pietre, tanto erano duri. La feci voltare per guardarla meglio e vedere come le stava il reggiseno.

-‘Ti sta d’incanto’ le dissi, ‘ora prova le mutandine’ aggiunsi. Lei fece per infilarsele sopra quelle che già indossava ma la fermai. ‘No, no, cara, prima leva le tue e poi indossa le altre’.

Arrosì ma eseguì docilmente la mia richiesta, rimanendo per un attimo con la passerina nuda, contornata da una leggera peluria bionda. Io, a quel punto, avevo il cazzo che non stava più nei pantaloni e lei notò il bozzo che formava. Per un attimo guardò e poi mi guardò in viso. Infine prese le mutandine, anzi le culottes, e le indossò. Stava divinamente anche se il pizzo era talmente trasparente che si vedeva tutto quasi come se fosse nuda. Le feci provare pure l’altro. Prima si spogliò, rimanendo nuda e poi si mise l’altro completino. Questo era trasparente come il primo ma aveva un tanga al posto delle culottes. Anche questo le stava benissimo. Anzi, con questo era pure più sexy. Alla fine si levò tutto e si rivestì con i suoi vestiti, sempre senza reggiseno. Io a quel punto avevo male al cazzo ed alle palle dall’eccitazione, Prendemmo entrambi i pezzi ed uscimmo dal negozio. Lei non indossava la giacca ed i capezzolini spingevano sulla leggera stoffa della camicetta, eccitandomi ancora di più, se possible.

A quel punto, io non ce la facevo più per cui andammo a prendere l macchina e ci dirigemmo verso la nostra casa. Inizialmente mi diressi verso il mio appartamento e Lucia verso quello che divideva con mio figlio. Mentre mi stavo cambiando, sentii suonare alla porta. Abbiamo una scala interna che mette in comunicazione i due appartamenti ma, per ragioni di privacy, non la usiamo quasi mai. Era Lucia. La feci entrare e lei mi gettò le braccia la collo. La baciai furiosamente, il mio uccello, appena calmatosi, riprese vigore istantaneamente ed iniziò a preme contro l’addome di lei. Quando rimanemmo senza fiato, ci separammo leggermente.

-‘Renzo ha appena chiamato che deve partire con l’aereo stasera per Roma. Rientra fra qualche minuto e mi ha chiesto di preparagli la valigia e di accompagnarlo in aeroporto’ fece lei.

-‘Va bene, allora non raccontare nulla del nostro pomeriggio di shopping. Poi, rientra direttamente da me’ dissi a mia volta.

-‘Vedremo’ rispose, e se ne andò.

Dopo cena, stavo sul divano a guardare la TV quando sentii aprirsi la porta di comunicazione. Di lì a poco entrò in sala Lucia. Indossava il vestito di organza che avevamo comperato quel pomeriggio ma sotto era completamente nuda e la trasparenza del vestito faceva vedere tutto. Si fermò davanti a me e, con un sorriso, iniziò a sbottonarsi il vestito ed a levarselo. A quel punto, il mio cazzo, ritornato duro come il marmo iniziò a farmi male per cui lo liberai dai calzoni e si erse come un obelisco. Lucia, oramai nuda si avvicinò lentamente e mi fece aprire le gambe, inginocchiandosi davanti a me. A quel punto, senza dire nulla, mi scapellò l’uccello ed iniziò a leccarlo lentamente, guardandomi negli occhi, con uno sguardo voglioso da vera porca. Dopo un po’ di questo lavoro di lingua, si alzò e si mise a cavalcioni delle mie gambe, iniziando a d abbassarsi lentamente tenendo il cazzo in mano. Man mano che si abbassava, iniziò a puntarlo sulla sua passerina, fino a farlo entrare del tutto. Era strettina ma allagata in modo incredibile.

A quel punto si lasciò andare contro di me emettendo un lungo sospiro. Rimase per un po’ ferma e poi iniziò un lento su e giù, sempre guardandomi negli occhi. Io, nel frattempo, avevo iniziato a torturarle i capezzolini, duri già come sassolini rosa. Non ebbe bisogno di molto per venire una prima volta ma continuo a fare il suo delizioso saliscendi sul mio cazzo. Mentre le zontinuava a muoversi, le feci avvicinare il petto e mi chiani a succhiarle e mordicchiarle i capezzoli mentre con una mano le torturavo pure il clitoride. Venne ancora varie volte, al che mi alzai tenendola sempre infilzata e tenendola con le mani sotto il culetto mentre lei si aggrappava al mio collo e mi diressi verso la camera da letto, dove mi sdraiai, sempre infilzato in lei.

Con abile manovra ci rovesciammo e rimasi sopra di lei, iniziando a scoparla alla missionaria. Lei venne ancora un paio di volte. A quel punto uscii da lei e la feci mettere a 4 zampe, mi misi dietro di lei ed iniziai a scoparla alla pecorina, tenendola saldamente per i fianchi. Oramai il suo piacere era tale che veniva praticamente in continuazione. Alla fine sentii che stavo per venire pure io. Ad un certo punto, durante il suo ennesimo orgasmo, venni, scaricando non so quanti fiotti di sperma dentro la sua patatina. Sfinito, mi sfilai e mi lasciai cadere al suo fianco mentre pure lei si stendeva. Stemmo per un bel po’ così, ansimando dalla fatica, tutti sudati.

-‘Grazie’ mormorò ad un certo punto Lucia.

-‘In realtà sono io che dovrei ringraziare te’ le risposi.

-‘Non &egrave vero. Mi hai fatto passare un pomeriggio meraviglioso e poi mi hai fatto godere come non avevo mai goduto prima’ fece lei a sua volta.

-‘Ma con Renzo non va?’ feci, un po’ ansioso.

-‘Oh, lui &egrave un bravo marito, gentile, premuroso, non mi fa mancare nulla, ma sempre preso dal suo lavoro ed ha poco tempo per me’ rispose.

Parlammo ancora per un po’ poi andammo a farci una doccia ed infine ritornai nel mio letto.

-‘Perché non rimani qui a dormire ?’ le chiesi, quando lei fece per riprendere la scala che portava al loro appartamento.

-‘Speravo me lo chiedessi’ mi rispose, dandomi un bacio e seguendomi in camera.

Quella notte, dopo tantissimo tempo, finalmente ebbi una donna a dormire con me nel letto matrimoniale. Al mattino seguente, al solito, mi svegliai presto ma lei era stata più mattiniera di me. Quando arrivai in cucina, la trovai già vestita di tutto punto, pronta per andare a lavorare. Mi aveva pure preparato la colazione.

-‘Ciao, ci vediamo stasera’ mi fece, dandomi un bacio ed avviandosi ad uscire.

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