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Erotici Racconti

1,2,3… 2°capitolo

By 30 Giugno 2019Maggio 1st, 2023No Comments

Riemersi per un istante da quell’ecstasy di piacere. I suoi occhi erano fissi nei miei, sentivo il mio corpo fremere e dei brividi freddi rincorrersi sotto pelle. Le sue mani erano fredde e il cubetto di ghiaccio che faceva scivolare sulle dune del mio corpo lentamente si ridimensionava lasciando solo alcune gocce luccicanti. Riflettevano la luce di una candela che attendeva anch’essa quelle stesse mani. Freddo e caldo, sensazioni contrastanti come il piacere e il dolore che io bramavo.
Non era ancora facile abbandonarmi ai suoi comandi, più di una volta provai a ribellarmi, ma senza risultato.
Tentai anche in quell’istante.
“Provaci con i tuoi amichetti, ma non con me.” Fu la sua risposta.
Rabbia, nervoso, impotenza, o piacere? Non so cosa provavo, ma di certo nessun altro si sarebbe mai permesso di controbattere un mio comando.
“E cosa pensi di avere Tu più degli altri?” Gli chiesi.
La sua risposta squarciò il buio della camera.
“La tua testa.”
Con una mano stretta alla gola mi tenne immobile e poi mi baciò con passione e la morsa si dissolse.
“E ora dovrò punirti per aver cercato di liberarti.”
Avrei dovuto farmi valere, prendere quel foulard che poco lontano conteneva ancora il profumo dell’ultimo ragazzo. Meno di 24 ore prima avevo sedotto un ventiquattrenne. Non fu difficile renderlo mio prigioniero durante la notte. Mi ero impossessata di ogni centimetro di quel corpo regalandomi piacere e inebriandomi con il suo profumo.
“Dovresti legarmi se non vuoi che mi ribello.”
Il mio tono di voce era istigante e sensuale allo stesso tempo.
Nuovamente la sua testa mi fece un segno di disapprovazione.
“Non ce ne sarà bisogno.”
Il suo intento era la mia auto-sottomissione. I polsini di cuoio nero avrebbero reso una costrizione fisica forzata, ma lui desiderava quella mentale.
Ed era proprio quella ad aumentare i miei piaceri fisici.
Il mio corpo era teso, non sapevo cosa mi sarebbe successo, e quando avrei dovuto iniziare a contare.
Una cravatta nera scivolò intorno al mio collo fino a creare un nodo non stretto e una cintura dietro di me schiocco.
Il mio primo pensiero fu che quel dolore lo avrebbe pagato il prossimo ragazzo sedotto.
La prima cinghiata non era forte, probabilmente doveva ancora controllare la forza.
Non dissi nulla.
“Non ho sentito nessuna risposta.” Lui commentò.
Non dissi ancora nulla.
Una seconda frustata arrivo proprio dove la prima aveva lasciato un esile rossore.
“Uno”
Faceva male, faceva davvero male, ma tentai di non farlo vedere.
“Ti sei ricordata come si conta?” mi chiese Lui.
“O magari sei tu che non ti ricordavi come si faceva a dare piacere a una donna!”
Risposi io.
Ecco che arrivò anche la terza. Sempre forte, sempre sullo stesso posto.
“Due”
Dissi immobile. Ma a lui non bastò.
“Potremmo aggiungere un : “Mio Signore”.
“E io… potrei aggiungerTi alla mia collezione di uomini incatenati nelle mie segrete.”
Ecco che la quarta cinghiata non si fece attendere.
“Tre”
“Dovresti sapere che non amo essere legato.”
Io ero ancora invasa dal piacere e dal caldo che si diffondeva sulla parte dolorante
“E’ un vero peccato!”
Mentì, non avrei mai saputo dominare quei occhi scuri e profondi.
Lo guardai andar via affacciata dalla finestra, i suoi passi erano sicuri e la sua mente già lontana.
I miei pensieri, che fino a pochi minuti prima volteggiavano in un vortice, ora si posavano a terra. La polvere si era volatilizzata e ora ogni cosa aveva preso la propria forma e colore.
“Perché?”
Era la domanda che mi premeva in testa, voleva ottenere una risposta.
Probabilmente perché anche io avevo bisogno di sentirmi di qualche d’uno. E l’unico modo era diventare “Sua”.
Pensai che erano sempre Tre le lettere su cui fondavo una profonda svolta alla mia vita e perciò altri tre uomini avrebbero scontato la pena come debito alla mia condanna.
Non ci misi molto.
Avevo già trovato altri tre schiavi da dare in sacrificio a quella parola.
“SUA”

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