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Erotici Racconti

Accostarsi in modo artefatto

By 10 Agosto 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Adesso che ben rammento, analizzando a fondo la vicenda, noi due non ci siamo frequentati né individuati vedendoci in modo logico e regolare come avviene di persona, come ci si può incontrare in una circostanza qualunque nella vita quotidiana, dove esistono le occhiate furtive, gli ammiccamenti costanti, gli sguardi talvolta cauti, in altre occasioni ancora più marcati e sottolineati, di chi vuole o s’accinge di catturare al meglio la sua preda, ebbene no, niente di tutto quest’aspetto, bensì in modo completamente differente e fuori dalle regole abituali. 

E’ accaduto, infatti, tutto per mezzo della rete, in verità su internet, navigando e scorrazzando qua e là fra numerose pagine d’annunci e d’indizi fuorvianti, che spesso lasciano trapelare incontri fittizi e conoscenze ingannevoli. Un’inserzione su d’un portale internet, che fra l’altro non ricordo il nome, questo desolato e incolore malinconico ausilio, metodo e procedimento spesso utilizzato dove molti individui si mostrano rivelandosi soltanto come grafie con dei requisiti anonimi visualizzati sul video, tutta affluenza peraltro di persone in effetti che ha serie difficoltà e grattacapi enormi legati alla logica e alla naturale socializzazione, in quanto si distanzia dalla pura e schietta realtà, perché tutto quest’aspetto lo ponderavo io stesso rimuginando sulla materia. Talvolta, invero, non hanno l’ardimento né la coerenza né la fermezza di fronteggiare l’esistenza e se ne stanno lì, in casa, attaccati alla tastiera davanti a un monitor e a un mouse osservando il video alla ricerca di qualcosa che hanno perduto o che non hanno mai adocchiato, ma che probabilmente non sanno nemmeno come né dove trovare.

Al momento io leggo con indiscrezione e riguardo tutti queste notifiche e lo compio con senso valutativo, perché cerco d’afferrare e di comprendere, di rilevare e di scandagliare, andando al di là di dei termini e di vedere con la mente lo stato d’animo e l’intenzione di queste persone. A dire il vero è un gioco che m’imprigiona, perché quasi ci provo, replico a un avviso, perché voglio rendermi conto che cosa giustappunto ritorna, bramo riscontrare se realmente le mie analisi e le mie considerazioni utopistiche trovano una somiglianza. La risposta sennonché arriva, giacché rispondo anch’io, poi ancora risposte, daccapo scritti su scritti, commenti, giacché è incredibile come questo mezzo infruttifero, rapido e vuoto, conceda e permetta d’esporre manifestando apertamente commozioni, pensieri e suggestioni nascoste, tenuto conto che ripenso con accanimento e con assiduità, quanto tempo sarebbe stato necessario per conquistare e in ultimo per ottenere un affiatamento e una dimestichezza tale nella vita reale, se ci si fosse incontrati in un altro modo, quello normale, intendo, probabilmente mesi, può darsi anni, addirittura mai. Contrariamente al presente siamo qui a svelarci menzionando minuzie private come, se fossimo vissuti insieme da periodi lunghi di convivenza, nel modo migliore che si possa pensare senza segreti e con una disinvoltura e un’immediatezza che ha dell’inattendibile e dell’incomprensibile. 

Il sistema in questione è potente, è apprezzabile, dominante e influente, pare una pignatta che gorgoglia, per il fatto che se non si regola con dovizia il fuoco corre il rischio di traboccare. La forza d’attutire e di smorzare le emozioni che incalzano viene dispersa e spazzata via in un istante, l’inquietudine attecchisce, il turbamento si diffonde, scarseggia però attualmente la sostanza più rilevante, il fondamento decisivo e centrale che perfezionerà quest’arco di trionfo, fare la conoscenza, vedersi. Non è una cosa facile, io ho una sposa importuna e martellante, lei a sua volta ha uno spasimante diffidente e sospettoso, che l’ispeziona sorvegliandola numerose volte al giorno, in effetti non è un compito agevole né comodo. Il tempo procede, le lettere continuano a viaggiare, poi repentinamente sbuca fuori un impegno di lavoro inatteso, proprio nella sua città, fortunatamente il suo spasimante è a caccia, in quanto essendo un appassionato frequenta spesso le battute.

Quest’oggi è una mattinata ferrigna e piovigginosa, il capoluogo è stupendo pure così con gli occhi lucidi dalla pioggia della notte. Il nostro incontro è fissato in un bar accanto a una gioielleria, io la riconoscerò da subito dalle scarpe vistose sgargianti che m’ha riferito che indosserà per la circostanza. Durante il tempo in cui conduco l’automobile me l’immagino, seduta al tavolino dentro la caffetteria con lo sguardo sporgente verso la strada, nell’esaminare le autovetture che si fermano per cercare un parcheggio. Io non ho problemi nel trovare il luogo, perché ci arrivo con naturalezza, quasi fosse il luogo abituale dove mi fermo tutte le mattine per la colazione. Il cuore mi scoppia, anche il parcheggio è facile, sembra tutto allineato, con passo veloce entro subito nel bar. In quel momento ci sono alcuni clienti al banco che stanno parlando e sorseggiano le consumazioni, lei non c’è, non s’avvistano scarpe appariscenti, nessuna calzatura che collimi alla sua descrizione. Io ho un attimo di sconforto, mi giro per uscire e vedo una donna di spalle al telefono vicino all’uscita, entrando non l’avevo notata. Ha le scarpe vistose, un paio di calze firmate che s’introducono sotto una gonna blu scura, lo sguardo si perde sotto quella gonna che dipinge uno stupendo didietro contornato da fianchi poderosi, ma leggeri, eleganti, poi quei lunghi capelli che campeggiano sulle spalle. 

Lei ha il paltò sotto braccio e la cornetta nell’altra mano, ancora poche parole, in quanto riesco a udire soltanto un lieve cenno d’un saluto che dispensa rincuorando sua madre, perché dopo chiude la conversazione, si gira e porta le mani ai fianchi per sistemarsi la gonna, nel frattempo fa un lungo respiro mettendo in risalto un petto magnifico ma non enorme. Alza il viso e finalmente i nostri sguardi si sovrappongono, lei prova quasi un senso di palese fastidio, quasi non si fosse mai abituata a concedere e a sopportare sguardi così intensi che giustificavano tanta impertinenza, sicché distoglie lo sguardo e s’avvicina alla porta per vedere chi arriva. E’ in effetti un’avvenente femmina, mi ribadiva d’avere una cinquantina d’anni d’età, ma non li dimostra per nulla, poiché aveva ragione quando mi scribacchiava che lei era quella nell’intimo dei sogni di molti, io non so come interagire, è molto elegante e seducente, eppure ha ricevuto una mia foto, malgrado ciò non m’ha riconosciuto. Io sto quasi pensando d’andarmene senza dirle nulla, perché uscirò dalla porta che s’affaccia sull’altra strada, lei non se ne accorgerà nemmeno, le telefonerò, o le scriverò che ho avuto un inatteso contrattempo, i pensieri si susseguono lesti, sto per avvicinarmi alla porta e in quel preciso istante capto che pronuncia il mio nome, il tono della voce assomiglia a quello che avevo ascoltato al telefono, ciò nondimeno dal vivo è più acuto, cristallino e potente, mi scuote, io mi giro e lei mi proclama meravigliata. 

‘Sono stata lenta a capire, lo sai che non t’avevo riconosciuto, ero in sovrappensiero, sai mia madre che m’assilla tempestandomi di continuo. Racconta un po’, com’è stato il viaggio?’ – intanto che s’avvicina ci stringiamo la mano scambiandoci dei baci sulle guance. 

‘Stanotte mi sono messo in viaggio piuttosto di buon’ora, come vedi è filato tutto liscio, tu invece? Sei splendida, sei veramente una bella figliola’.

In quell’istante faticavo a esprimermi, non mi uscivano altre parole, ero veramente allibito e stupefatto da tanta avvenenza e da tanta gradevolezza. 

‘Hai già consumato la prima colazione?’.

‘No, non ancora, ti stavo aspettando, speravo si potesse compiere assieme’.

Io ordino l’occorrente e consumiamo là in fretta tra sguardi e sorrisi, che strano, sembra che improvvisamente sia sparita tutta quella confidenza che avevamo per telefono e per lettera, nel mentre rivolgo di fuori lo sguardo, poiché sembra che il cielo s’apra, forse compare uno spiraglio di sole, perché durante il tragitto solamente l’acqua causata dalla pioggia m’ha fatto compagnia. Usciamo dal bar e c’incamminiamo lungo una strada leggermente in salita lastricata di porfido, lei mi guarda e mi chiede:

‘Adesso sono curiosa. Qual è l’impressione che ti faccio? Mi trovi così come t’aspettavi?’.

Al momento l’emozione mi fa mordere le labbra, faccio un lungo respiro e annuncio:

‘Sei davvero assai graziosa e molto piacevole, più di quello che vedevo con la mente. M’addolora tanto non averti incontrata prima, mi rincresce parecchio essere così distante da questa smagliante città’ – in quanto non mi fuoriuscivano altre parole. Lei mi guardava fisso negli occhi, i suoi erano lucidi e brillavano, il suo trucco, leggero e ben dosato li metteva ancora più in risalto, camminava adagio, ma con un passo deciso, il rumore dei suoi tacchi troncava la quiete di quella strada disabitata, perché pareva volersi sintonizzare con il battito del mio cuore che in quei momenti stava scoppiando.

Passano alcuni minuti in silenzio, poi, un vecchio portone socchiuso, un androne buio, lei mi trascina dentro, mi spinge con forza verso la parete scura e mi cattura tra le sue braccia con un bacio improvviso, rapido, sulle labbra. Io sono completamente spiazzato, radicalmente smarrito, non me l’aspettavo, cerco di riprendermi, la stringo a me, appoggio le mie labbra sulle sue e spingo con forza la mia lingua alla ricerca della sua. Riprendo un attimo il respiro e la coinvolgo trascinandola daccapo in un lungo bacio, le mani fluiscono sui suoi grandi seni, dopo procedono velocemente sui suoi fianchi, al presente lei è appoggiata alla parete, le mani accorrono sulle sue cosce e stropicciano la sua gonna fino ad arrotolarla all’altezza dell’inguine.

Lei ha le calze autoreggenti, io capto la sua epidermide vellutata, le mie dita si snodano sotto le sue mutandine, è tutta bagnata, infilo un dito tra le grandi labbra e colgo un clitoride già formoso imprigionato da una pelosissima e soffice peluria, lo infilo su, dentro, lei si stacca dalle mie labbra fa un grande sospiro e proietta indietro la testa, si riprende, mi fissa negli occhi e ammette pur assai aizzata ed eccitata:

‘Ti prego, non qua, potrebbe arrivare qualcuno, vieni, andiamo su di sopra, in casa’.

L’abitazione è ben curata e luminosa, si nota un tocco di classe, l’impronta femminile s’avverte di netto, non ho molto tempo per guardarmi intorno, dal momento che succede tutto così in fretta, il letto è ancora disfatto, lei getta il paltò su d’una seggiola, mi stringe a sé regalandomi un lungo bacio, in seguito inizia a sbottonarsi la camicetta con una mano e con l’altra mi slaccia la cintura. Io scaravento sul tassellato del pavimento la giacca e mi sbottono la camicia, lei m’infila una mano tra il pelo sul torace e comincia ad accarezzarmi, io le infilo una mano dietro la schiena e le slaccio il reggiseno. I suoi seni si liberano aggressivi e straripanti, io sottostò e comincio a baciarli, le aureole sono molto grandi e mettono in rilievo le sporgenze di quei magnifici capezzoli floridi e grandi, inauguro l’esplorazione circondandoli deliziosamente con la punta della lingua mentre lei scivola sul letto. 

Dopo le slaccio la gonna, la sfilo mentre lei alza i fianchi, mettendo in evidenza un monte di Venere stupendo, fuori dal comune. In verità, non mi sono mai piaciute le donne ispide, lei però è un’eccezione che stravolge alterando, deformando e frantumando le regole, devo ricredermi, ha infatti una deliziosa e foltissima grande striscia larga di pelo che le circonda la fica, che solamente a guardarla ti viene voglia di compiere dissennatezze e stravaganze d’ogni sorta. Le sfilo le calze, afferro una caviglia e comincio a baciarla e poi scivolo con la lingua sempre più su, sul polpaccio, sulla coscia e comincio a mordicchiarle la pelosissima fica a questo punto gocciolante. Io sono già completamente nudo, mi stendo sopra di lei e comincio a indagare sotto le mutandine, infilo la lingua nel suo bocciolo e comincio a succhiarla, lei geme, si contorce, afferra il mio cazzo e se lo porta tra le labbra. Sfiora appena il glande e inizia a picchiettarlo con la lingua, nelle sue parti più sensibili, gioca sul frenulo poi lo ingoia completamente, lo estrae e fa scorrere le labbra dal glande fino allo scroto, sono rintontito dal benessere immenso che mi provoca. 

Io mi stacco da lei, le sfilo le mutandine e appoggio la punta del cazzo sulla sua fica facendolo slittare su e giù sulle labbra, senza penetrarla, lei s’agita, si spinge verso di me per avermi dentro, nonostante ciò io mi ritraggo tenendola ancora un poco sulla corda. Poi, in un momento in cui la vedo trasalire, la penetro con forza, fino in fondo. In quella circostanza le sfugge un gemito d’enorme piacere, comincio a scoparla con forza, come se volessi scuoterla per qualche minuto, poi lei si rilassa e io rallento, eseguo dei movimenti lenti e profondi, estraggo il cazzo passandoglielo fra le sue grandi labbra e lo ripianto in profondità. Lei geme, sussulta, si contorce, si muove in continuazione, dopo inizia ad accelerare il respiro, ondeggia sempre più i fianchi, io l’accompagno nei movimenti penetrandola sempre più in profondità finché non prorompe in un urlo di piacere. L’orgasmo sopraggiunge alla svelta scuotendola completamente, dopo si lascia scivolare sulle lenzuola, alza lo sguardo e mi penetra con gli occhi: 

‘E’ meraviglioso, adesso voglio sentirlo in un altro modo, afferrami da dietro’ – mi espone lei accalorata e risoluta più che mai, appoggiando i piedi sul tappeto e disponendosi carponi sul letto.

Io mi reclino su quel didietro stupendo e comincio ad accarezzarle le chiappe, le apro con decisione e infilo la lingua nella sua pelosissima e odorosa fica, il suo sapore è forte, piacevole, giacché m’inebria facendomi perdere omogeneità, comincio a leccarla dappertutto fino all’orifizio che cerco d’inumidire, introduco l’indice nella sua fica e comincio a rotearlo, poi lo estraggo ben bagnato e l’infilo nel deretano. Simultaneamente le infilo anche il pollice nella fica e comincio a massaggiarla internamente, lei geme, si dimena, mi cerca con le mani e poi sbotta ripetendo:

‘Sì, così, offrimelo, voglio sentirlo tutto, sistemalo dentro, dammelo’.

Io appoggio il glande sul suo orifizio, lei tende lo sfintere e il cazzo entra con decisione, lo spingo fino in fondo e lei m’accompagna caldeggiandomi con i fianchi. Io sto fermo, lei comincia a ondeggiare e a mungermi con un movimento interno che mi fa sragionare, la sento infilare una mano tra le gambe, m’accarezza lo scroto e poi torna sulla sua fica, s’accarezza il clitoride e s’infila due dita dentro. La sento, sento il mio cazzo nel suo sfintere massaggiato dalle sue dita attraverso la fica, sto per sborrare in un orgasmo eccezionale e inenarrabile, lei prontamente e con scaltrezza se ne accorge annunciandomi: 

‘Aspetta, resisti, non là, lo voglio in bocca’ – m’implora lei aizzata e carica all’inverosimile.

Io estraggo il cazzo appena in tempo, lei lo agguanta fra le labbra, intanto che deflagro la mia intima e densa essenza sborrandole sul mento e sulle tette, il resto della lattiginosa sostanza gliela poso nella bocca. Lei è interamente piena, io m’accascio sul letto, lei segue tutti i miei movimenti, non se lo lascia sfuggire dalle labbra, m’impugna il cazzo tra le dita alla base e mi stringe il canale seminale, fino al glande per estrarre persino l’ultima stilla di sperma. Si sfila il cazzo dalle labbra e la vedo assaporare il mio seme tra la lingua e il palato, lo tiene in bocca parecchio e poi lo deglutisce lasciandosi sfuggire un suadente sospiro, io sono steso sul letto, totalmente sfinito, con il cuore in tachicardia, però felice e soddisfatto. 

Lei scivola verso di me, avverto tutta la sua epidermide sulla mia, i suoi seni, il suo ventre, le sue cosce. Le infilo la lingua tra le labbra cercando la sua e lei s’abbandona in un bacio lunghissimo, amabile e struggente. Il cielo si è ricoperto di nuvole, promette pioggia, ecco puntuali i goccioloni sul parabrezza, è ormai l’una. Il mio appuntamento era per mezzogiorno, gli riferirò che ho trovato parecchio traffico. 

La mia mente è ancora scossa, le immagini si susseguono veloci, i suoi capelli, i suoi seni, la sua bocca, la vedo ancora tra le lenzuola, il semaforo è rosso, sarà il caso che mi fermi. 

{Idraulico anno 1999}  

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