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Erotici Racconti

Adesso spetta a me

By 7 Giugno 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

E’ da qualche tempo che ci stavo pensando dettagliatamente, soppesando in modo accurato la faccenda, in seguito ne ho avuto nondimeno la globale conferma, il reale avallo da parte tua, scostumato e sporcaccione come sei, comportandoti in tale maniera facendomi concedere. A dire il vero è stata la prima cosa che mi è balzata all’istante agli occhi e in quel frangente ho sorriso spontaneamente, ma che tu fossi un mattacchione intemperante e sregolato di primo livello io ne ero ben a conoscenza, eppure tu prosegui a strabiliarmi ancora oggigiorno con qualunque pretesto.

‘Questa notte devo ammettere che mi sono realmente superata, non credevo, ma se tu fossi stato un uomo integro di mente, stanotte non m’avresti di certo portato in giro in questo luogo’.

‘Tu lo sai però, che io di sano e d’intatto ho molto poco mia preziosa creatura’ – ti ribadisco, esaminando la tua espressione lasciva e partecipe, insinuante e scaltra al tempo stesso che mi fa ogni volta sragionare eccezionalmente.

‘Informami, avvertimi, non crearti inutili e sterili incognite, visto che sei piuttosto interessato d’apprendere che effetto ti farà il mio fresco e originale indumento, non trovi? Lo sai che io sono una svergognata marmocchia, per di più invadente e sbarazzina e che mi piace punzecchiarti costantemente?’.

Io per l’occasione rido a fior di labbra di gusto e acconsento accettando di buon grado, del resto lo so che tu stai morendo dalla voglia di mostrarmi il tuo caratteristico camuffamento, così in quel momento ti sfili il paltò: cazzo, il mio buonsenso non riesce a ideare altro, francamente me lo sento già duro e la voglia di scoparti sbattendoti sul cofano della macchina m’invade propagandosi nelle meningi. Se non fossimo nel mese di febbraio ti scoperei adesso, immediatamente sopra il veicolo. Tu mi penetri nel profondo del plasma, sì, &egrave vero, ciascuna volta &egrave sempre in tal modo, perché ogni qualvolta che usciamo per i nostri anniversari tu mi ecciti da tirare le cuoia. Per dirla tutta, per essere franco e onesto, tu me lo fai testualmente diventare compatto come un macigno, perché hai una fica deliziosa, folta e pelosa di prim’ordine così come piace a me. Sono state numerose le occasioni dove io m’interrogo coscientemente in modo tra l’altro convulso e irrazionale, che cosa precisamente mi dissuada impedendomi di fotterti talmente con sollecitudine così come t’aggrada, appresso però ci ripenso e paziento sopportando. Le notizie sono per me animanti e confortanti, perché ho ben in mente che al rinfresco ti presenterai con grande disinvoltura e con una naturale spudoratezza, giacché sarai al centro d’ogni premura, per il fatto che sembrerà che tu avanzi attorniata da un alone bizzarro e stravagante, come se l’essenza odorosa della sessualità incombente fosse parte essenziale e primaria della tua pelle, dal momento che morbida, ondulata e sfacciata ti muovi tra le persone come se dicessi loro saltatemi addosso:

‘Sì certo, non vi pare vero, che cosa aspettate dunque? Io sono più che certa che lo ambireste come minimo quanto lo bramerei pure io’ – esclamando e rivolgendo caparbiamente, dissolutamente e smaniosamente l’identica asserzione nei confronti della tua persona.

Il posto &egrave per di più grazioso, nell’insieme gradevole, poiché &egrave un hotel che resta chiuso nel periodo invernale, giacché resta aperto soltanto per noi e per gli altri invitati per il giorno solenne stabilito. Ci sono fiaccole per terra, sfumature trasparenti per i tendaggi e tutti quei divani multicolori allestiti per l’occasione, alcuni ospiti sono già arrivati e altri si guardano intorno incuriositi e stuzzicati dal posto, mentre tu con un’imperterrita apprensione, nascosta invece nella semioscurità con l’indumento mimetico preferito, attendi agognante là dietro con il viso accortamente ben camuffato.

Al presente i nostri ospiti ti squadrano, alcuni commentano interessati, il meticcio ti ha tuttavia già puntato riconoscendoti, ammirandoti e apprezzandoti moltissimo in un ricevimento avvenuto tempo addietro in un locale sopra la collina appena fuori città. Questa volta lui ti rovisterà frugandoti per bene, intrigato e propiziato innegabilmente dalla tua esclusiva e raffinata fragranza, io farneticherò eccessivamente nell’osservare sessualmente incapace per l’occasione, il tuo flessuoso fisico smaniosamente trattenuto tra le sue mani. Questi sono però i patti, le nostre intrinseche intese, perciò niente affetto né cuore né sentimento tra di noi, unicamente corpi e materia, ma niente anima. Il brioso tripudio prosegue, osservarti danzare sulle note del brano ‘You Oughta Know’ di Alanis Morissette mi vivacizza e m’accende in special modo le membra, visto che faccio fatica a tenere a bada il cazzo che si mostra impaziente dentro i calzoni. Nel frattempo t’avvicini e mi sfiori sollevando il viso. Per quale ragione ci troviamo qua dentro? Mi piacerebbe tantissimo stare disteso sopra il tuo giaciglio, di questo andare mi fai uscire di senno.

Io ti conduco più avanti verso il ballatoio e in brevissimo tempo lui s’avvicina, in un istante ti sorride e cominciamo a conversare: lui &egrave distinto, piacente e signorile, nonostante sia molto più grande d’età di noi riesce a farmi sentire inspiegabilmente disteso. Io sono fiero della mia avvenente e indomabile marchesa, nel frattempo ti squadro in modo famelico cercando di ostacolare la mia conciliante e remissiva astinenza. Al momento tu hai nel viso una ricercata e sofisticata espressione, poiché sembra imposta, obbligata da un’inconsueta aridità, direi di manifesta piattezza. Al presente tu fai pressione reclinando il capo, facendoci accortamente intravedere di proposito la tua folta e pelosa fica nel suo completo splendore, noi ti squadriamo incerti e perplessi, dato che io ti scoperei lì in brevissimo tempo, eppure non riesco a muovermi.

Lui al contrario, sì, perché ti raggiunge avvolgendoti, t’abbranca con maestria palpeggiandoti in modo famelico, tastandoti in maniera ingorda. Lui vuole semplicemente fotterti, di questo punto di vista ne sono perfettamente al corrente, io non sono però da meno. Tu sei un’autentica e una schietta belva da caccia, lo hai sapientemente fiutato, lo hai attirato polarizzandolo flemmaticamente verso di te e adesso lasci che diventi la completa preda dei tuoi sensi. La festa intorno impazza scatenandosi, la musica &egrave ammiccante, gradevole e sensuale, tu sei lì, attualmente voi state scopando, perché questo lo vedo chiaramente. Lo nota però distintamente anche il garzone del guardaroba, giacché non può smettere d’osservarti, in quanto sei un organismo di femmina che sobbalza e che gode, io presenzio ammirando tutta la scena.

A ogni sua spinta tu inarchi la schiena, lui ti fotte senza fretta, passo passo, perché ha compreso con dovizia facendoti godere fino al limite. Le tue mani s’aggrappano alla seggiola, forse vorresti che lui attutisse i colpi che avverti, giacché tu vuoi che diventino ancora più penetranti. Tu sei una baldracca verace, una bagascia di prima categoria, in quel momento gli comprimi gli arti inferiori per ancorarlo abbrancandolo di più a te intimamente, la tua respirazione diventa alterata, però riesci ugualmente a fissarmi facendomi aizzare nuovamente in modo spropositato. Io sto per avvicinarmi, ma vedo lui che si stacca e ti fa cenno di girarti. Il meticcio ti gira e ti solleva la gonna, tu sorridi e ti pieghi, gli rendi il gioco accessibile, cosiffatto ti penetra facilmente tirandoti la chioma, tu soffochi un urlo che diventa velocemente un gemito e poi un fervido incitamento per continuare quella famelica e ingorda danza del sesso.

Lui non si ferma ma continua, assestandoti dei colpi sempre più veementi affondando in quella confortevole cavità, infine ti sborra dentro la fica nella posizione della pecorina innaffiandoti tutta, facendo sennonché sgocciolare al di fuori il restante liquido seminale, mentre tu urli dimenandoti infervorata gustandoti appieno il tuo individuale piacere appena sperimentato, contorcendoti e guardandomi in maniera lasciva e viziosa. Io ti voglio, adesso spetta a me cavalcarti, anzi, fotterti come si deve.

Un gruppo d’uomini osservano nel frattempo inizialmente stralunati, successivamente pressappoco intorpiditi e noncuranti quel panorama, tu candidamente li esamini e li rispetti coscienziosamente, perché alquanto avezza, rodata e smaliziata sorridi per quello spettacolo rubando loro maliziosamente per intero la scena.

{Idraulico anno 1999}

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