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Erotici Racconti

Adocchiamento profondo

By 15 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

In maniera cauta e alquanto circospetta io m’avvicino con gli occhi ormai agganciati ai tuoi, noto alla svelta il tuo abbigliamento femminile, elegante e raffinato. Tu hai indubbiamente arrischiato osando oltremisura con le scarpe dal tacco alto, giacché annunciano rivelando una spiccata sensualità assieme a un’incontrastata e pura lascivia, tenuto conto che quest’aspetto mi piace tanto. Siamo a faccia a faccia, per un attimo colgo nettamente inspirando il profumo dei tuoi capelli, perché è buonissimo, io so che non sopporteresti né sosterresti ancora a lungo il mio sguardo così vicino, talmente intenso e penetrante ai limiti dell’insolenza e della sfacciataggine, perciò ti sorrido e celermente ti comunico: 

‘Dai, avvicinati’ – orientandomi in direzione delle gradinate che conducono al piano interrato.

Nella prima sala illuminata con le luci soffuse, alcuni musicisti frattanto si preparano per il concerto di musica da camera e qualcun altro che non faccio in tempo a riconoscere, mentre noi l’attraversiamo velocemente. In seguito entriamo nella seconda sala, usata abitualmente per una mostra fotografica, lì ci sono pochi invitati radunati per studiare le opere e due addetti alla sicurezza alla porta di fronte. Io rivolgo un’occhiata dentro, dato che è una stanzetta con dei tavolini e delle sedie, c’è persino un montacarichi usato dal personale di servizio, allora entro e tu mi segui. Io so d’avere soltanto qualche minuto al massimo, prima che qualcuno della sicurezza possa entrare per controllare, in quell’istante afferro con affettuosa fermezza entrambe le tue braccia e ti blocco al muro, perché adesso il mio viso è quasi appiccicato al tuo:

‘Sei davvero stolto nello squadrarmi in quel modo. Ma ti rendi conto?’.

‘Sì, devo ammettere però, che pure tu non scherzi, per il fatto che hai uno sguardo folle, intrigante e maneggione’ – mi ribadisci fremendo per l’appassionata occasione e tastandomi volutamente nell’inguine.

Io ti bacio con un’insaziabilità impressionante, perché mi sorprendo e mi stupisco assai anch’io di quanto coinvolgimento e di quanto trasporto ci mettiamo entrambi, cosicché mi stacco un attimo e ti guardo, perché al momento hai gli occhi come se fossero stati convenientemente drogati:

‘I tuoi occhi mi dicevano scopami adesso. Lo sai questo vero?’ – t’annuncio io in maniera animosa, intrepida e marcata uscendo fuori di senno.

Con la coda dell’occhio io vedo distintamente due guardie della sicurezza avvicinarsi dalla prima sala, cosicché io ti sposto rapidamente cozzandoti bruscamente verso l’angolo più riparato:

‘Sta’ ferma così’ – t’annuncio io, nel momento in cui con la punta delle dita della mano destra percorro la scollatura fino all’altezza del seno, poi sempre guardandoti forzo la mano nel reggiseno acciuffando il capezzolo tra il pollice e l’indice, in seguito ti bacio spegnendo il tuo flebile e lieve ribattere:

‘In questo modo non mi era mai successo’ – però è insolito, ma bizzarro e stuzzicante da matti, ribadisci tu notevolmente invasata dall’inedito e febbrile contesto.

‘Quanto sei bagnata?’ – ti bisbiglio io nell’orecchio accalorato e animato più che mai.

‘Tantissimo ormai’ – mi dichiari, come arrendendoti e desistendo radicalmente alla chiarezza e all’evidenza innegabile dei fatti. 

Appena il tempo d’abbrancare il capezzolo tra le labbra per baciarti il seno, per poi riadagiarlo con cura al suo posto, che in quel preciso istante intravedo due guardie della sicurezza alla porta che ci osservano per il fatto che appaiono come mummificati, accompagnati da un sorriso allusivo e in ugual modo velato. Non c’è bisogno di dire nulla, io t’afferro energicamente sottobraccio e mentre transitiamo tra le due colonne umane io strizzo l’occhio a uno dei due, che nel contempo annuisce tra l’atteggiamento complice e l’espressione invidiosa, infine saliamo.

‘Dammi il tuo numero’ – ti formulo io con ardore e slancio. 

Dopo aver memorizzato il numero ripongo via il cellulare, nel frattempo una collega moderatamente alticcia mi vede e mi domanda quasi vaneggiando: 

‘Dov’eri finito? Sbrigati, su dai, che là di fuori c’è il taxi che ci aspetta’.

Tu mi guardi andare via in maniera desolata e un poco sconfortata, leggermente affranta, ma anche notevolmente eccitata e stravolta da quel brevissimo, appassionato e vibrante contesto, quella scena pienamente vissuta, in fin dei conti tutta nostra. Ti senti spossata e svigorita alla maniera d’un tornado come se t’avesse investito e travolto, però divertita ed euforica come non ti sentivi né t’accorgevi da parecchio tempo. Dopodiché esci anche tu dal palazzo e mentre sali sul taxi pensi, in quanto non sei in grado d’assegnare né d’attribuire un nome al pirata che per un attimo t’ha dapprincipio conquistato, infine rapito e portato via.

In questo modo ho conosciuto scoprendo realmente a fondo la mia attuale spasimante, con la quale ancora adesso, dopo parecchi anni mi trovo oggigiorno in sua amabile, cortese e piacevole compagnia.

{Idraulico anno 1999} 

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