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Erotici Racconti

Alla prossima occasione

By 19 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Lei m’apre la porta con un sorriso accogliendomi e riscaldandomi istantaneamente l’animo, mi fa rapidamente entrare, richiude la porta con due giri di chiave e m’aiuta a svestirmi dal pesante giubbotto che indosso, appendendolo in seguito all’attaccapanni. E’ alta quasi come me, ha un viso aperto, pulito e pieno di vita di chi scruta curioso e interessato il mondo, indossa un paio di ciabattine rosa, dei calzini gialli corti di lana e un maglione lungo che le arriva fino alle ginocchia. Ha due collanine, una di perline di vetro e una catenella d’oro, mentre osservo che ha dei fianchi aggraziati e un seno direi prosperoso ma ben proporzionato per la sua corporatura. 

La massaggiatrice mi rilasserà un pochino suppongo io, anche se l’annuncio informava che avrebbe fatto qualunque cosa, a me importa soltanto avere un contatto umano. Io chiedo il suo nome e lei mi riferisce di chiamarsi Jaineba, la ragazza è originaria del Mozambico e mi comunica che si trova in Italia solamente da un anno, che fa la parrucchiera e studia l’italiano in una scuola serale che frequenta tutti i giorni. Ha compiuto da poco ventisette anni, devo però ammettere anche se non padroneggia ancora benissimo la mia lingua, è ciononostante bene in grado di parlare e di scambiare idee. Lei sorride sempre, è festosa e giuliva, in quanto mi guarda sempre negli occhi, quei due occhi meravigliosi che ti scrutano silenti facendoti la radiografia e mettendoti a tuo agio, non ha un filo di trucco, possiede un carisma misurato ma penetrante, in aggiunta a ciò emana un profumo caratteristico di donna che io avverto benissimo. 

Lei si prepara per levarsi il maglioncino, ma io la fermo subito dopo avere notato mentre lo solleva, che le sue natiche rotonde sono prive delle mutandine. Io le dico che non voglio subito andare al sodo e probabilmente rimarrà alquanto meravigliata da quello che desidero da lei, in tal modo riporta il maglione dov’era e accetta l’inverosimile richiesta, allora inizia a spogliarmi lentamente e facciamo un po’ di conversazione leggera. Nel frattempo le chiedo di episodi generici e universali per rompere il ghiaccio e instaurare un filo di comunicazione e intanto osservo discretamente la piccola stanza pulita e arredata con pochi oggetti, però piuttosto assettata e ben ordinata. La finestra è leggermente aperta, l’aria è gradevole, una tenda colorata e piuttosto fitta lasciano entrare la luce del pomeriggio, però non lascerà vedere nulla di quello che succede all’interno della stanza. Il letto è pulito, ordinato e senza cuscini, mentre una sedia serve per posare i miei vestiti. Jaineba al momento m’ha quasi spogliato completamente, con un sorriso si sposta da me e si dirige verso la finestra chiudendola e tirando bene la tenda, poi nuovamente, direi automaticamente inizia a levarsi il maglioncino, io le dico di farlo lentamente, lei comprende e mi sorride, malgrado ciò fa di testa sua e nello spazio di cinque secondi si libera del maglioncino apparendomi completamente nuda.

Jaineba non prova il minimo imbarazzo e nota che io di disagio viceversa ne sono pieno, eppure non si scompone. Mi è alquanto difficile non sorridere di fronte a questa giovane donna, che mi onora della visione del suo corpo, aggraziato, armonico e bellissimo, io non posso resistere e in tal modo l’abbraccio, le dico che desidero che anche lei mi stringa. Lei non conosce appieno il significato della parola stringere, cosicché io le fornisco alcuni esempi, finché comprenda che cosa le ho chiesto. M’abbraccia anche lei e mentre siamo allacciati sento il profumo della sua pelle, chiudo gli occhi e lascio che siano le mie mani e il naso a fornirmi procurandomi liberamente le sensazioni. Sento con le mani una schiena morbida e sento con le labbra che sono il mio strumento sensibile al calore, il tepore che emana dal suo collo. Io m’allontano un pochino e riapro gli occhi per vedere il suo sorriso sincero, aperto e per nulla professionale, in quel frangente le poso le mani sulle spalle, perché sono due spalle amabili, calde e morbide. Le mie mani accarezzano le sue spalle e vagano per le zone circostanti, sulle clavicole e sul collo, poi risalgono per infilarsi dietro le orecchie e tra i capelli. Jaineba mi guarda e il suo sorriso mi dice che è concentrata e che mi sta studiando un pochino, così avvicina la sua bocca al mio viso, mi bacia sulle labbra, sul naso e poi s’allunga per arrivare sulla mia fronte, io a quel punto ricambio sfiorandole gli stessi posti. Successivamente mi fa adagiare sul letto sedendosi in conclusione sopra di me cavalcioni sulle mie cosce. Il suo pube è gradevole, il monte di Venere è rotondissimo coperto da un fitto ciuffo di pelo nero e morbido al tatto peraltro ben distribuito. 

Lei è seduta su di me mentre io ho ancora gli slip addosso, mi chiede se sono pronto per il massaggio, visto che le dico che sarei già a posto così, in quanto per me questo sarebbe il massaggio più desiderato, Jaineba mi guarda con aria interrogativa e le riferisco che ho soltanto bisogno d’un po’ di compagnia e d’un po’ di coccole. Con un po’ d’impegno le spiego anche il significato della parola coccole, perché ho l’impressione che conosca molte parole della lingua italiana piuttosto rozze, sgraziate e volgari, dal momento che non sia abituata per niente a udirne delle altre che abbiano un significato simile, di certo poco sentimentali e tenere. Io l’accarezzo per i fianchi con una certa difficoltà, dato che sono imbarazzato e credo che si noti, alla fine mi spingo per sfiorarle il seno. Jaineba indossa una quarta misura di reggiseno per nulla invadente né spropositata, i capezzoli sono grossi, naturalmente rigonfi e voluminosi a forma di fiore, tipico peraltro delle donne della sua terra, giacché visibilmente aguzzi e sporgenti dalla mammella assumono l’aspetto d’una specie di funghetto, sono d’un colore rosa scuro tendente al colore marrone, poiché si staccano tantissimo dal tono della pelle del seno, mentre l’areola è estesa e regolare.

Con le mani io le accarezzo entrambi i seni e le muovo regolarmente con un movimento circolare per accarezzare tutta la superficie. Jaineba mi sorride sempre, a un certo punto essendo sempre cavalcioni su di me si sposta di lato e apre lo sportello del comodino, estrae la bustina d’un preservativo e l’apre lacerandola senza sforzo, s’alza da me e con un gesto naturalissimo per lei mi sfila lo slip, poi mi tocca per rendermelo più eretto di quanto non sia, però io so che sono appena al cinquanta per cento. Io la lascio fare, ma non è quello che voglio, perché le dico che non voglio mettere il preservativo e che per il momento non desidero fare nulla, dal momento che preferisco invece accarezzarla e ricevere da lei carezze. Jaineba sorride ancora e mi fa stendere sul letto, infine s’adagia di fianco a me, m’accarezza il fianco e le gambe e ritorna ripetutamente sul mio cazzo, poi passa la sua mano sul mio petto ridendo leggermente imbarazzata per il mio leggero strato di peli, visto che lei non ha dei peli tranne che sul pube. Mi dice di voltarmi e lo faccio, lei si siede in ginocchio sulle mie cosce e comincia a massaggiarmi la schiena: massaggiare è una parola ‘grossa’, per il fatto che mi tocca con le dita, preme qui e là, ma lo fa senza meta e senza una strategia, in effetti, mi viene da pensare dove mette le mani piuttosto che a rilassarmi, perché se quello viene definito un massaggio non va bene né mi rilassa.

Jaineba va avanti per cinque minuti, eppure decido di voltarmi, la ritrovo sempre sorridente, forse un pochino in difficoltà, evidentemente non è una massaggiatrice, lo scrive soltanto sull’annuncio pubblicitario, perché tanto sa benissimo che per chi legge la parola ‘massaggio’ è unicamente un modo di dire che sottintende tutt’altro significato. Al momento poiché mi sono girato lei ne approfitta per afferrare il mio cazzo, considerato che lo maneggia sapientemente e vedo che ha estratto il preservativo dalla bustina. Dopo pochi secondi lei decide che sono pronto e con mosse decise e rapide, non molto delicate in verità, m’infila il preservativo. Io la vedo molto concentrata e capisco che lei pensa che io sia già pronto per quello scopo, cosicché si sposta e avvicina il suo pube a me, sta per infilare il mio cazzo nel suo fiorellino, però io fermo la sua mano e con un movimento della schiena m’allontano quel tanto che basta, l’afferro per i fianchi e con forza la sollevo e la faccio sedere per ammirare la sua deliziosa fica. 

La sua fenditura è bellissima, deliziosa, come tutti i fiorellini d’altronde, eppure è diversa da tutti gli altri. Il ciuffo di peli non nasconde, anzi, circonda incorniciando le grandi labbra solo superiormente, perché le piccole labbra visibilmente carnose e umide sono a forma d’ali di farfalla e sono naturalmente socchiuse, il clitoride è lassù, sapientemente nascosto tra i pochi lunghi peli. Ecco un piccolo paradiso, uno spettacolo che devo ammirare a lungo, che devo adorare e ringraziare il cielo per avermi dato occasione di scoprirlo per breve tempo. Jaineba mi guarda meravigliata, manifestamente stupita nel tempo in cui io osservo ammaliato la sua incantevole fica, sorride, mi sembra lievemente imbarazzata, ma io le spiego che in questo momento sono energicamente rapito e tenacemente concentrato, perché sto guardando l’entità più armonica, bella e benfatta del mondo. Cerco di spiegarle l’argomento con tante parole, parlando lentamente, toccando e indicando quello che le sfioro svelandone il nome: questo si chiama pube, queste si chiamano grandi labbra, queste sono le piccole labbra, questo qui nascosto è il clitoride. Ogni volta, lei ripete concentrata e divertita, magari non perfettamente al primo colpo, io non ho la minima fretta, perché indico, tocco e ripeto più volte, lei si diverte, anzi, mi guarda allietata come se fossi io il maestro sorridendomi teneramente. Questo che avviene al momento fra noi due sembra un piccolo ripasso di scuola in lingua italiana con dei termini del tutto nuovi, gentili e corretti, per puntualizzare parti del corpo che gli altri uomini probabilmente indicano e accennano con termini mediocri, rozzi e volgari. Io me ne accorgo, in quanto è evidente, dato che non prova il minimo imbarazzo, Jaineba mi chiede frattanto se voglio entrare:

‘No, aspetta Jaineba, non voglio quello, voglio solamente accarezzarti e desidero che anche tu lo faccia’ – le dico io placidamente prolungando l’attesa.

Il mio cazzo è vestito di tutto punto e Jaineba lo afferra per massaggiarlo vigorosamente, facendomi anche un po’ male, io la lascio fare e lei improvvisamente s’avvicina con la bocca e con la bocca fa quello che faceva prima con la mano. Francamente rimango di stucco dallo spettacolo e dalle sensazioni, siccome non m’era mai capitato prima, perché Jaineba si ferma, mi guarda e mi chiede se mi piace, io onestamente la guardo e le dico che non lo so. Lei scoppia a ridere, probabilmente perché piace a tutti, però le ho detto che sono un tipo eccentrico e insolito, che ho una storia bizzarra alle spalle. E’ una sensazione strana e le dico che non so bene se mi sia piaciuto oppure no, certamente l’ho sentito, allora la riabbraccio, la trascino sdraiata sul letto con me e le chiedo di fare altrettanto, poi Jaineba mi chiede se voglio continuare il massaggio:

‘No, perché stavolta il massaggio te lo faccio io’ – le dico.

Lei risponde di sì, che si farà massaggiare da me, allora mi scosto e la faccio sdraiare com’ero io prima, m’inginocchio su di lei con ancora il preservativo. Ho davanti a me il suo corpo nudo, i capelli, un collo lungo e sottile, due spalle dolcissime e morbidissime per un cuscinetto d’adipe appena pronunciato, una schiena lunga, regolare e dritta, due natiche rotonde di forma leggermente ovoidale, due cosce levigate sulle quali mi sono seduto senza darle tutto il mio peso. Comincio dalla parte che mi piace di più, ho le mani molto calde e comincio ad affondarle sulle sue spalle, premendo a fondo con le dita, perché so che i muscoli del collo sono sensibili alle pressioni e so che apprezzano il massaggio forte e prolungato. Per alcuni minuti insisto tra le spalle e il collo premendo con forza con i palmi delle mani e affondando le dita sui muscoli del collo, Jaineba è immobile con la testa girata a destra e noto che ha chiuso gli occhi, il suo sorriso è lieve e sento che si fida di me, il suo corpo è totalmente rilassato, dato che posso sentire le sue cosce del tutto abbandonate sotto di me.

Continuo sennonché a massaggiare e scendo lentamente con le mani, premo sulla schiena e sulla vita frizionando pesantemente e affondando con le dita. I miei sono dei movimenti lenti e circolari, avanti e indietro, sui fianchi e ritornando al centro sulla colonna vertebrale, dopo scendo sulle natiche e affondo pesantemente anche qui, massaggiando anche i fianchi, poi ritorno su lentamente ripercorrendo la strada all’inverso. Adesso mi ritrovo a lavorare ancora le spalle e il collo, mi piace soprattutto avvertire che lei gradisce parecchio, Jaineba è del tutto immobile, il suo respiro è lentissimo, ha gli occhi chiusi, il suo viso è completamente sereno, perché pare che dorma. In questi dieci minuti non abbiamo detto una sola parola, io adesso m’avvicino al suo viso e sussurro chiedendole come si sente, lei mi risponde che sono bravo dicendomi grazie. Io le bacio la spalla e il collo, mi fermo un minuto, sempre seduto su di lei restando immobile, le tocco ancora la schiena e scendo all’altezza dei seni che sporgono leggermente. Adesso ne approfitto per accarezzarli lievemente, benché mi dispiaccia farla muovere le riferisco che se vuole può ovviamente girarsi, lei sorride e si volta, nel farlo si scompone un momento permettendomi di ammirare appieno la gentile fessura un’altra volta.

Adesso lei è supina, io delicatamente le separo le braccia dal corpo e le apro le mani per posarle sul letto con i palmi in giù. Jaineba ha nuovamente gli occhi chiusi, un leggero sorriso sereno le compare sul volto, io le sposto i capelli da dietro la testa per avere il collo nudo e sposto anche le collanine, i seni hanno assunto la forma di due morbide focacce, giacché sporgono leggermente sospesi nel vuoto dal suo petto. La pancia è piatta e l’ombelico è un’oasi che interrompe la regolarità d’un bellissimo piano, il pube è un piccolo giardino, il ciuffetto di peli non riesce a nascondere del tutto le grandi labbra. In quel momento io m’accoccolo nuovamente sulle sue cosce, perché il mio peso non grava su di lei, dal momento che sto facendo molta attenzione. Riprendo dalle spalle morbidissime e dalla base del collo, come prima comincio a massaggiare con forza e molta pressione usando le dita per affondare sui muscoli imprimendo dei movimenti regolari e circolari, per procurarle calore e per sciogliere ogni tensione. Le mani diventano più leggere quando scendo sul petto e diventano leggerissime quando circoscrivo i seni, dall’esterno verso l’interno, dall’alto in basso, per poi tornare nuovamente a premere con forza sui muscoli del collo e delle spalle, poi le mie mani digradano ancora e ritornano leggerissime sfiorando i rilievi e i capezzoli. Dopo scendo ancora e mi trovo sulla pancia, qui premo appena di più e rimango a lungo con un movimento circolare, il tempo al presente non conta, non è una dimensione corrente in questo momento, Jaineba è immobile e sembra dormire, il suo corpo è totalmente rilassato, in quanto non avverto il minimo segno di tensione sulle gambe. Io mi chino su di lei baciandole leggermente la base del collo e la valle tra i seni, digrado ancora e le bacio la pancia e l’ombelico, mi spingo più giù e la bacio appena sopra il ciuffo, giacché colgo il suo profumo dolcissimo. 

I suoi occhi sono bellissimi, parlano da soli, al presente Jaineba ha gli occhi chiusi e la tipica espressione di chi è profondamente rilassata e sicura, di chi si sente protetta, tenuto conto che attualmente ha compreso molto di me dimostrando una fiducia incredibile e impensabile per essere la prima volta che mi vede. Questa sua fiducia, questo suo abbandonarsi e tranquillizzarsi è per me il vero premio, la mia soddisfazione, l’autentico compenso, perché in conclusione è tutto quello che volevo. Questa donna ha capito parecchie sfumature di me pur non conoscendomi, dalle mie intenzioni, dai miei gesti e dalle mie mani, al di là delle difficoltà di comunicazione, perché io sono ‘entrato in lei’, ma non in quel senso, in quel significato, perché sono ‘entrato’ nel suo cervello con la forza delle mie mani, giacché è avvincente, coinvolgente e interessante sapere che sono ancora capace di farlo. Jaineba non lo sa, però mi sta dando qualcosa che lei nemmeno immagina, perché io voglio concederle e regalarle tutto quello che posso in questo momento, in tal modo riprendo a massaggiare il collo e le spalle e qui ci rimetto forza e precisione, perché so che i muscoli del collo lo richiedono. Sento tutti i muscoli che anch’io conosco per i miei abituali problemi di cervicale e li massaggio opportunamente, così come farei con me stesso premendo esattamente dove fa male. Jaineba respira leggermente, molto lentamente, io non posso esentarmi dal fare un piccolo esperimento e senza dire nulla m’avvicino al suo seno e poggio il mio orecchio destro sul suo petto, in quell’istante ascolto il suo battito, il cuore di Jaineba pulsa infatti lentamente poiché è rilassato. Direi che conto sessanta battiti al minuto, frattanto rimango con la testa sul cuscino più bello del mondo, le mie mani s’avvicinano poggiandosi sui seni, con la mano sinistra arrivo sul suo capezzolo destro, lo tocco e lo stringo. L’altra mano, invece, deve arrivare di fianco alla mia testa e può solamente accarezzare il dolce seno lateralmente. Ecco, adesso avverto chiaramente che il cuore di Jaineba ha una variazione del ritmo, ha accelerato un pochino, lei si muove, sposta il braccio destro, poggia la mano sulla mia testa e con un filo di voce mi riferisce: 

‘Grazie’. Io di rimando, rapidamente entusiasta e soddisfatto le espongo:

‘Immagina, grazie a te Jaineba, per tutto quello che m’hai fatto assaporare e sperimentare in maniera inedita’.

In quella circostanza noi due rimaniamo così per un paio di minuti, poi ci muoviamo e io m’alzo, lei ha gli occhi aperti e mi sorride, m’annuncia in maniera gioiosa che sono stato bravo e comprensivo, che sono stato più valente e più abile di lei nel massaggio. Jaineba squadra l’orologio sul comodino, è tardissimo, sono passate quasi tre ore, perché mi enuncia che sarebbe dovuta uscire con le amiche alle sette e mezza, eppure non mi fa alcuna fretta, perché si mette a sedere sul letto, io mi discosto leggermente così posso ammirare ancora il suo amabile e splendido pube, mi mette le mani sulle spalle, s’avvicina di nuovo mi bacia sulle labbra e sul naso, io ricambio il gesto, Jaineba s’alza e m’aiuta a rivestirmi, poi quando sono quasi completamente in ordine comincia a rivestirsi lei nel contempo le domando: 

‘No, ferma, aspetta un momento ancora’ – le manifesto io in modo affascinato e interessato.

In quell’occasione le chiedo gentilmente se posso avere una sua fotografia, lei mi sorride e rifiuta gentilmente, dicendomi garbatamente e ammodo che a lei non piace. Io insisto soltanto un pochino, per il fatto che lei consente permettendomi in via eccezionale di farle uno scatto unicamente di profilo fintanto che va via, poi infila il maglione morbido e sorride per scusarsi, perché m’informa ragguagliandomi che la prossima volta avrà di certo più tempo. Io la ringrazio e le prometto che la prossima volta potrò esserci ben volentieri, ovviamente se riuscirò a risparmiare i soldi necessari ripetendo verso me stesso quel concetto.

A seguito però di quest’avvincente ed emozionante avvenimento, a ben vedere, io ho avvedutamente e consapevolmente ben chiaro che non ci sarà una prossima volta.

{Idraulico anno 1999}   

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