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Erotici Racconti

Alternanza della vita

By 22 Giugno 2018Febbraio 9th, 2023No Comments

‘Desidero farti conoscere un mio amico. Capirai e ti convincerai dopo che lo frequenterai che ti piacerà senz’altro, stanne certa’.

Quelle convinte e disinvolte definizioni sbocciarono come un bisbiglio dalla bocca di Eleonora, fintanto che lei con i suoi palmi da perenne fanciulla ambiva tentando d’addomesticare quei boccoli scorbutici e ribelli, unendoli in conclusione con una coda, lasciandoli in secondo luogo nuovamente sciolti, sagomando in ultimo una capigliatura disordinata, smembrata e sciatta. 

Era un pomeriggio d’agosto snaturato dall’eccessiva arsura, precisamente una di quelle giornate dove ogni cosa fluttua ristagnando per aria assottigliandosi. Da lontano si poteva distinguere una donna con dei folti boccoli fulvi, le pupille d’una colorazione vaga da tentatrice, per il fatto che come un’arguta adescatrice lei restava muta, emanando al tempo stesso enigma e delicatezza assieme a vitalità e riguardosa avvenenza. In verità un essere vivente impercettibile e a modo suo igienista, intervallato nel tempo libero dal pedalare in palestra assieme alla compagnia del suo vino frizzante prediletto Franciacorta, giacché ambedue erano i suoi affezionati e devoti corrispondenti. 

Ivana in quella circostanza la scrutò obliquamente esaminandola tra il colore dorato della sua birra preferita, perché il colore azzurro dei suoi occhi emetteva dei dinamici fulgori pieni d’interesse. Non riusciva a stare ferma, muovendo simultaneamente sia gli arti inferiore che quelli superiori in maniera seccata e spazientita. Squadrandola con attenzione si poteva osservare che era sovente alla ricerca d’accaloramento, d’energia e di rimescolamento. Lei brandiva la vita a zannate trovandola talvolta zuccherosa, di frequente arguta, salmastra e saporita, beffarda sì, giammai insipida, perennemente espellendo essenze e porzioni avariate assaporandone pienamente il nucleo bene in carne. Eleonora intavolò il discorso abbozzando il ragionamento su Ettore, peraltro impensierito e insofferente pure lui, nondimeno fanatico e invasato del sesso così come lei, conducendo un’esistenza scombussolata con un nucleo familiare sgretolato e in seguito ricostituito, simile a lei. Ettore aveva trovato la donna perfetta, eppure lei era disinteressata e insensibile, per il fatto che non lo desiderava focosamente, lui che di solo sesso poteva anche vivere. Ivana frattanto ironizzò contagiandoli con sua risata fragorosa, avvenente, sfrontata e naturale proclamando nel mentre:

‘Come si fa a non scopare la vita? Io considero e soppeso oltremodo il sesso, mi sveglio la mattina con la voglia che m’assale, poi se adoro un uomo non posso non desiderarlo tutti i momenti, non posso non palparlo allorquando siamo insieme, annusarlo, baciarlo. Sono forse una belva? Forse sì, ma ho bisogno d’un maschio ugualmente alienato e squilibrato di sesso come lo sono io’ – esordisce in maniera accalorata, convinta più che mai delle sue personali considerazioni.

Eleonora in quel frangente sogghignò in maniera subdola mentre i suoi occhi rilucevano come i vetri appena sgrassati. Adesso è notte sulla spiaggia, s’avverte la lascivia e la scostumatezza che imbeve energicamente l’aria avvolgendola, la musica è vibrante, i corpi sono bollenti, intanto che le loro chiome ondulano con regolarità trascinate dalla gradevole e soave frescura del lungomare. Lì assieme a loro c’è Cosimo, è il loro uomo, il cosiddetto predone dei mari con una vistosa buccola e un braccialetto distintivo da nomade, perché sotto quelle palpebre si possono rammentare episodi d’assalti a dei vascelli, bonacce e tifoni, emozioni, sconvolgimenti e nubifragi d’ogni sorta. Quella che vivono là in quell’arenile è una nottata d’agevole, d’incontrastato e di sano incanto, attualmente senza sesso, eppure talvolta risulta più appagante ed esaudiente del consueto rimugina Ivana, finché appare inaspettatamente Ettore. 

Quello che colpisce in primo luogo a parte una corporatura ammirabile è la sua bocca, perché le sue labbra sono splendide e ricche, giacché non s’otturano completamente e in tal modo restano messe a disposizione – architetta Matilde affascinata tramando dentro di sé, sembra davvero un prodotto succoso tutto da consumare. Accomodati su dei confortevoli capezzali confabulano d’alcolici, di vivande e di sesso, frattanto Ivana osservando Ettore gli enuncia: 

‘Durante il periodo estivo tracanno meno i vini bianchi, perché in quel periodo prediligo inspiegabilmente i vini rossi. Nemmeno quelli da donna, delicati con gradazioni scarsamente esuberanti, io apprezzo vini straordinari e demolenti, scrupolosamente vigorosi, così come i maschi con i quali amo duellare nel mio talamo’.

Al presente si possono profondamente captare e intimamente percepire azzardi, occhiate sottintese, lievi rasentamenti, brusii e briose sghignazzate. Il sudore attualmente fa appiccicare la stoffa degli abiti sulla pelle, gli sguardi a questo punto notevolmente annebbiati sono l’introduzione al visibilio. Nello stesso momento Eleonora dondola in maniera aggraziata e impudica, facendo da tramite fra i loro corpi e le loro anime, incorporandosi e stendendo emozioni, dispiegando entusiasmi e srotolando impressioni. Loro si ritrovano discinti e spogli la giornata successiva in una torrida giornata estiva uno di fronte all’altro, lui ha un’esigenze fisica di fare sesso, lei è similmente indiscreta d’individuare ambienti ignoti per mezzo dei corpi degli uomini con i quali si porta a letto, peraltro incapace, inetta e inidonea d’infatuarsi, eppure pronta nel donarsi interamente, proprio una combinazione eccellente.

Ettore le allarga le gambe stuzzicandola:

‘Stanne certa, fidati, sarò in grado di leccarti fino a farti giungere all’orgasmo, perché la lingua è come un pugnale affilato’. 

Matilde mugola, la sua faccia è deformata dall’eccitabilità, sennonché in modo fulmineo espone:

‘Hai visto, come puoi notare non vengo’.

Gioiscono rallegrandosi di nuovo, lui inumidisce le dita nei suoi fluidi, lei assimila ingordamente, in seguito le infila dentro alcune dita. Lei si divincola, si flette, s’arcua, ritrovandosi in ultimo con il viso sprofondato nel capezzale. Lui toglie le dita e l’afferra, il colpo è netto e crudelmente coriaceo, perché Ivana adora una salubre brutalità da dietro, giacché quella è la postura che la eccita maggiormente, frattanto Ettore le abbranca la chioma, mentre Ivana concentrata gli ribadisce:

‘Dimenticavo di riferirti che m’aggrada essere afferrata per la coda dei capelli’.

‘Sì, certo, lo avevo intuito, sgualdrina’.

In quel frangente ambedue si rialzano osservando le loro frenetiche movenze nella specchiera. Sono due individui incantevoli, autentici e incontaminati nella loro individuale indole che non percepisce né possiede ostacoli. Entrambi s’addentano con afflizione e con smania, dopo si separano, lei lo immobilizza per poi avventarsi di nuovo. Si ritrovano sul pavimento inspirando le fragranze dei ceri in una contesa che potrebbe terminare con la scomparsa o con l’appagamento illimitato, però non incide quale dei due. Ivana gli monta di sopra ed Ettore la sbalza di proposito negandole l’acme del piacere, alla fine lui si stende sul letto come una preda offerta. Ivana lo scopa efficacemente come piace a lei, conficcandogli le unghie nei muscoli e stringendo il suo cazzo fra le cosce come nel volerglielo asportare. Al momento Ettore capta una saetta massiccia, la sovreccitazione che giunge violenta lo devasta, l’orgasmo lo sconquassa, la sua sborrata è abbondante e deliziosa, Ivana si compiace facendolo eiaculare sopra la sua pelosissima fica, perché adesso Ettore è talmente avvolto nel suo intimo piacere che sta volando, giacché non vede né capisce, è assente. In quell’istante percepisce una tipica sensazione d’asfissia, quasi di trapasso incombente riuscendo soltanto a riferire:

‘Credo di non sentirmi bene’ – precisa Ettore.

Ivana nel mentre focalizza con dovizia il maschio che è sotto di lei, Ettore è interamente sudato, eppure non fa così caldo, poiché era unicamente lei che si metteva in azione. Ivana lo ha strapazzato a dovere senza rendersi conto che lui non c’era, che era altrove. Ho vinto io, sorride adesso lei in maniera soddisfatta lasciandosi stramazzare sul talamo. Discutono di parentele spezzate, di rampolli, del disagio e dello scontento che c’è stato, restano in silenzio abbracciati squadrando la volta colorata della stanza. Si baciano, confabulano, restano in intimità. Sono questi gli attimi in cui lei si sente più attigua a lui, al momento sorride e inizia a leccargli la cute del petto intervallando la lingua con i capezzoli. E’ minuto e cedevole, ci giocherella con le dita e con la lingua, lo sente ampliarsi, lui l’acciuffa per la chioma imprimendole la cadenza. La presa è animalesca, impulsiva, ma Ivana è approntata persino a strozzarsi pur di farlo godere, perché se un individuo mi soddisfa seriamente è la prima cosa che faccio, in quanto è il modo più vantaggioso per comprenderlo per bene, precisa lei dentro di sé. Dopo svariati orgasmi, tre orgasmi raggiunti per lei e uno indimenticabile quello di lui, infine si salutano enormemente soddisfatti senza doppiezze né ipocrisie né deformi imbarazzi. Hanno eseguito del sesso grandioso, veramente con i fiocchi, di certo accadrà ancora, ne sono convinti.

Sempre affaccendati nelle loro quotidiane mansioni, dovendo svolgere numerose incombenze, faccende, rampolli, la condizione fisica oscillante, Ivana ed Ettore non s’incontrano per svariati giorni. Lui è in vacanza da solo in mezzo alla natura incontaminata, lei si trova in ufficio alle prese con norme da vagliare e procedure indilazionabili da effettuare con quel caldo opprimente che non dà tregua, assieme ai numerosi risvegli anzitempo provocati dalla sua coabitante ansia che l’assale. In questo modo lui s’inserisce a rilento nei suoi pensieri ammantandola. Affascinandola e conquistandola, lui che era stato esclusivamente una straordinaria scopata. Ettore ci sa fare con le parole, pensa Ivana, appagata dai suoi comunicati a cui talvolta non risponde, oppure reagisce con delle frasi sparpagliate in modo celere arrabbiandosi se per caso non riceve una risposta, perché lei è fatta così. La si ama per questo, perché è imprevedibile e pure stravagante, realmente tutto e il suo contrario. 

In quella mattinata d’agosto torrido c’era stata una scaramuccia di masse accaldate, di scambio di fluidi e di morsi. In realtà la contesa e l’occupazione, la mescolanza corporea, una perfetta e intrinseca simultaneità come bestie in calore. In seguito, con il tempo, Ettore aveva iniziato a conoscere Ivana, era andato al di là del suo prosperoso scollo e delle sue chiappe perfette. La mente di lei era, come il suo corpo, zeppa di gobbe e di svolte da ripercorrere, con labbra lievi o affamate sia da decifrare quanto d’amare. Lui era entrato fragilmente passando per la porta di servizio, di sbieco, tra quella perversa concupiscenza e lentamente si era addentrato negli angoli dell’intelletto di Ivana, in verità lei era agreste, cervellotica e complicata come una siepe rampicante, eppure frenetica, morbida e tesa al tempo stesso, ma aveva la necessità predominante e istintiva di donare amore. 

Gl’impegni di Ettore sono assiduamente molteplici, sennonché giunge la chiamata di Eleonora con il timbro della voce affievolita e inaridita come una scudisciata, prosciugati in quel frangente sono persino i suoi vocaboli, senz’abbellimenti né artifizi, perché con pochi fronzoli le comunica il seguente accertamento del quale è venuta a conoscenza: ischemia, infarto e in ultimo terapia intensiva. 

‘Per adesso è meglio che non vai a trovarlo, gli darai indubbiamente emozioni deleterie e imprudenti’.

Ivana interrompe bruscamente la conversazione al telefono, la sua mente è catapultata altrove, i suoi occhi adesso sono appiccicati sul gatto che giocherella divertito con il metro da sarto sul pavimento, rimuginando frattanto a una splendida opera narrativa, che comincia con un uomo assieme a una donna distesi sul talamo per la prima volta. 

A dire il vero nulla d’originale, se gli abbozzi iniziali non fossero gli ultimi attimi della vita di lei. Poteva morirmi fra le cosce, pondera Ivana scervellandosi, da perfetto sconosciuto, suppergiù un mese fa. Adesso rimugina, le lacrime iniziano a formarsi e a scivolare laconiche e mute, successivamente il piagnucolio diventa attenuato, manifestamente smorzato così come la lagnanza d’un animale percosso. Ivana spalanca la persiana con collera, il gatto s’allontana rapidamente, attualmente le manca l’aria, là di fuori ha smesso di diluviare, la brezza al presente odora di foglie decomposte.

In modo repentino, quelle nuvole stracolme di pioggia, lasciano immancabilmente il posto alla luce sfavillante del sole, Ivana ha imparato che proverà a valutarlo unicamente come un momentaneo e torrido acquazzone estivo, inoltrandosi con vera partecipazione e con un genuino e leale scetticismo, in verità almeno lo azzarderà.

{Idraulico anno 1999}  

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