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Erotici Racconti

Amarti sopra ogni cosa

By 11 Luglio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Ayelén è la figlia d’una domestica portoricana e del suo compagno greco, porta una coda di capelli, ha uno sguardo combattivo, però talvolta è arrendevole, indulgente e rassegnata alla vita che dev’essere ancora toccata e pienamente vissuta. Nella notte con i capezzoli all’insù lei osserva attentamente le stelle, le lacrime le bagnano il viso, il sedere è tondeggiante come un melone maturo, la bocca è grande con un sorriso afflitto, amareggiato e triste, eppure squadrandola con naturalezza e spontaneità si potrebbe affermare che sia una mala femmina con il marchio di fabbrica.

Lei amava con il corpo più uomini, però provava soltanto affetto e sentimento con il cuore esclusivamente per lui, lui che la scopava come una cagna in calore, l’afferrava con impeto e con veemenza, senza parole e dopo non rimaneva mai, perché dopo il coito s’allontanava da lei. Lo sperma era ancora temperato quando lui se ne andava, dal momento che non vedeva mai le lacrime salate che si mischiavano con il seme sul suo volto, perché lei che lo amava con il cuore, con benevolenza, con consapevolezza e con umanità, ambiva assaporare un gelato con lui, camminare la sera guardando il cielo, anelava fare la spesa, voleva candidamente gioire, rallegrarsi, voleva lamentarsi, protestare, piangere, sfogarsi e sorridere all’altra gente.

All’ora di cena, talvolta, lui le portava una bottiglia di vino, appresso dopo il banchetto, il tempo svaniva così concentrato da disperdersi rapidamente sfumando in un attimo, tanto che lei dopo commemorava rievocando opportunamente con la ragione quelle ore di sesso a lungo derubato per poter vivere nell’assenza di lui. Già, solamente due sere per settimana, una volta alla settimana, ulteriormente due volte in un mese: lui le confidava riferendole che lei era grandemente accattivante, attraente e leggiadra, che glielo faceva venire duro in un attimo facendolo uscire di senno, che non poteva stare senza di lei, senza il suo adorabile sedere tondo, senza le sue piccole mele con i capezzoli all’insù né senza la sua pelosissima fica nera profumata naturalmente. A volte l’accarezzava prima, perché lei avvertiva sembrava come se stesse sfiorando la volta celeste, infine dopo averla riempita si rialzava, si rivestiva, la baciava in fretta e se ne andava uscendo ogni volta senza parlare. Lei si voltava dall’altra parte per non vedere quell’abituale, monotono e stancante rito: i pantaloni, la camicia, la cintura e le scarpe, successivamente sulla porta di casa lei si sollevava sulle punte dei piedi abbracciandolo mentre gli premeva le labbra sul collo e sul volto come una fanciulla. Lui istintivamente si staccava, lei iniziava ad affliggersi, soffrendo e piangendo per quel distacco ancor prima che lui accendesse la macchina per scomparire dalla sua visuale.

Oggi, precisamente in questa tarda mattinata, le lenzuola sono al momento imbevute dei loro fluidi, mescolati al sudore e all’aroma della vaniglia delle candele, lei tentenna su di lui, ruota il bacino e lo stringe, intanto con le braccia dietro la schiena gli afferra le cosce, affondando con le unghie e sorridendo. Lei capta nettamente quel piacere crescerle dentro, potenziarsi febbrilmente come un’onda che viene da lontano che sta per infrangersi pronta per travolgerla, perché questi sono momenti d’incoscienza, di leggerezza e di scioltezza della mente ormai svuotata e fluttuante, d’un piacere profondo e totale. Adesso sente d’adorarlo, d’amarlo e di desiderarlo sopra ogni cosa, perché questa è la sua radicale affermazione, la sua esuberante e prorompente riuscita, la sua individuale vittoria sulla vita che per tanto tempo l’ha avvilita sconsolandola e rattristandola, perché questa è su tutti i fronti un’affermazione, indiscutibilmente un vanto netto sui dolori tutti, sui continui patimenti, sui rammarichi, sulla morte.

Lui in quest’istante suda in abbondanza, per il fatto che il torace è coperto di gocce fredde, goffamente e sgraziatamente apre la bocca senza parlare e si porta una mano al petto sussurrando brevemente qualcosa, dal momento che la sua affermazione non è giammai un ‘ti amo’, lei è quasi felice e giuliva di non capire, poiché balla sul suo cazzo, spinge, si china con il busto e sfrega i seni sul suo torace abbronzato. I loro sapori attualmente si combinano mescolandosi, lei lecca bramosa squadrandolo con gli occhi pieni di luce, dato che come una femmina lo cavalca in maniera frenetica e indemoniata, il suo seno al presente ondeggia, i capelli sono attaccati sul volto mentre gli occhi brillano. Gli occhi suoi, viceversa, sono attualmente fissi, inchiodati con la bocca spalancata, nel frattempo lei esplode come un fiume scardinando gli argini, strepitando con la testa rivolta all’indietro, con i capelli scomposti che le ricadono sulla schiena frustandola. Lui ha un movimento appassionato, caloroso e frenetico, dal momento che gli spasimi l’agitano, si fondono e si mischiano alle sue poderose contrazioni, poiché tutto s’inabissa in un mare di piacere completo, profondo e totale. Quell’atto dura un’eternità, giacché lei è finalmente appagata, beata e felice, finché ricade affaticata e indebolita sopra di lui. Lui resta però ancorato e immobile, lei lo bacia, malgrado ciò lui non si muove, lei gli parla eppure lui non risponde, lei sorride e lui è ancora dentro, poi domina sommo e sovrano il silenzio.

Il sole tramonta gradualmente filtrando nel mentre tra quella finestra socchiusa, poiché lei ha cambiato posizione alle sue gambe, eppure lei è ancora lì per cullarlo senza mollare la presa sul suo cazzo. Lei è così contenta e raggiante, dal momento che non sente la gola inaridita né i morsi della fame. Adesso non piange, ha soltanto un sorriso appena accennato che le addolcisce ammorbidendole la faccia stanca, mentre il giovane medico legale non si convince ancora del tutto, riponendo e serbando ancora dei dubbi.

Forse per i più diventa cervellotico facendosi complicato, rimane peraltro un arcano impenetrabile e nondimeno incomprensibile, inesplicabile, che cos’abbia precisamente spinto la donna, che attualmente è adagiata con gli occhi chiusi con un sorriso di poca rilevanza sulle labbra, nello stare due giorni sopra il corpo dell’uomo custodendolo in tal modo.

Questo significa ed evidenzia essere affezionati, attaccati, innamorati e volersi bene in modo abnorme, gigantesco e smisurato.

{Idraulico anno 1999} 

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