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Erotici Racconti

Amore senz’eguali

By 21 Agosto 2017Febbraio 4th, 2023No Comments

A quella figura castana comodamente affacciata al balcone, io avevo avventatamente rivolto un affettuoso e cordiale gesto di saluto, secondariamente lei aveva per giunta amabilmente risposto in prossimità, sorridendo in conclusione con un volto amabile e grazioso da incauta e spensierata adolescente qual era. Vent’anni d’età o poco più pensai io speditamente in quel delizioso frangente, squadrando quell’adorabile corpo prematuro annerito dal sole assieme a quell’impagabile e prezioso contrasto tra i capelli e la pelle, che indossando i pantaloni solamente quella rilevanza rendeva assai evidente. Dopo, come il sole che s’immergeva scomparendo all’orizzonte, io cominciai a tuffarmi in pensieri scossi, travagliati e alquanto spinti, tenuto conto che il dispiacere e la tristezza mi serravano il petto pigiandolo, dato che per rifiutarla e per respingerla serviva un aitante e poderoso insperato aiuto. Quale esso fosse, però in realtà non lo sapevo, perché tante erano le prove che m’avevano sempre desolato, sconfortato e umiliato, fino a quando una voce mi giunse all’improvviso riferendomi:

‘Mi scusi signore, lei però è visibilmente scoraggiato e triste. Sì, dico a lei, come si chiama? Piacere, io sono Pina’.

Lei rise in quella gioiosa e inedita circostanza mandandomi un bacio con le dita, io risposi allo stesso modo e ne fu contenta, poi si ritrasse fintanto che io con l’anima favorita e giovata per mezzo della sua presenza esplorai il lago in quell’ora del tramonto, dove la quiete dominava l’acqua un po’ ondulata per il puro piacere dei numerosi surfisti presenti. Comparve sennonché lontano l’ultimo battello e man mano che questo s’ingrandiva io scorgevo i vacanzieri sentendone le voci. Che il lago fosse affascinante a quell’ora lo dimostrava esprimendolo il mio smisurato incanto, poiché a ben vedere dalla circostanza, dall’angoscia e dal tormento mi concessi l’intero privilegio ad altri negato per la loro frettolosa diserzione. Tutto questo succedeva ogni giorno, quelle usanze serali si ripetevano, quelle voghe ben rodate si riconfermavano, in quanto era ammaliante pranzare con la musica del pianoforte, il caffè tra le poltrone di velluto, il rituale pettegolio frivolo e insensato, ma al tempo stesso noioso e sgradevole delle donne, anche se in mio netto favore era stata nientemeno la fortuna che era propiziamente intervenuta, dandomi la possibilità d’incontrare Gemma poche sere prima al bar, dal momento che io le avevo rivolto parole gentili e premurose: 

‘Lei è incantevole, mio Dio che stupenda creatura che ho di fronte’ – le avevo candidamente riferito. Al che, lei con un garbato sorriso aveva prontamente scarabocchiato su d’un cartoncino poche ma decisive definizioni:

‘Alle ventitré nella mia stanza, la numero trecentodieci accanto all’ascensore, l’hotel lo conosce già’.

Successivamente Rita m’aveva immutabilmente annunciato che sarebbe andata per riposarsi, io di rimando le avevo segnalato replicando che avrei girovagato ancora un poco per distrarmi, sennonché bussai a quella porta con l’anima in disordine e in completo subbuglio, Gemma celermente m’aprì la porte, tenuto conto che si era frattanto trasformata con addosso alle poche cose di buon gusto e i capelli che le ricadevano deliziosamente sulla schiena:

‘Ciao, io non so ancora il tuo nome’ – prontamente io glielo enunciai e ci sedemmo sul balcone, dopodiché lei furbescamente in maniera lungimirante sentenziò:

‘Per quanto tempo intendi restare?’.

In quell’occasione capii immediatamente, ma era tardi per tutto, per amareggiarmi e per rattristarmi che non ero il prescelto, per dire in conclusione no, non lo sapevo, per comportarmi interagendo da sciocco infamato, offeso e risentito, perché dopotutto lei m’offriva amore e che dovessi pagarlo non era cosa sgradita, perciò le chiesi di salirmi in braccio, manifestamente ammorbidito e intenerito dall’impulso della passione. Gemma in quell’occasione si denudò guardandomi negli occhi, fece una piroetta affinché ne ammirassi per bene il corpo, s’avvicinò con grazia per baciarmi le labbra riferendomi:

‘Adesso ti spoglierò, perché so bene che lo vuoi’.

Io dissi di sì, lei mi condusse sul giaciglio dove iniziò a farlo con artificiosa e innaturale malizia, io d’istinto mi girai, sentii d’essere guardato dalla parte dove l’avevo ammirata. La vidi nuda abbracciata a un ragazzo, mi salutò di nuovo con il gesto della mano soffiando il bacio sulla punta delle dita, intanto che risposi con angoscia e anziché ignorarli continuai a guardare senza ritegno né scrupolo alcuno. Quella vista mi calamitava, poiché braccarli e spiarli mi sembrò una sua amareggiata richiesta, anche dopo i baci quando iniziarono a toccarsi dato che lei s’inginocchiò come compie una schiava nelle grinfie del suo padrone, in seguito lui si ritirò e Pina rimase. Mi fissò con gli occhi velati del singhiozzo che ben presto arrivò composto ed educato, con parole da dire, così mi sembrò e quando infatti le uscirono dal petto fu un energico sospiro:

‘Je t’aime Giuseppe, je t’aime toujours’. 

Io considerai tutto quell’avvenimento una fantasia irriflessiva, sconsiderata e sbadata, per il fatto che la nostra sofferenza e la nostra tribolazione appartengono al nostro dolore, perché il rincrescimento odierno è nella felicità di ieri, ma che ciò corrispondesse valendo nell’adolescenza non era per nulla nei miei personali piani, dal momento che mi convinse che fosse la nostra provocazione. Quanti anni, erano infatti trascorsi dal mio amore adolescente, quando vidi il mare che talvolta burrascoso e altre volte quieto con la sirena mi portò per mano per conoscere il suo corpo e altrettanto il mio? 

Moltissimi di certo, che non li ricordo, per il fatto che confondo ancora oggi le scene rimescolandone ancora il nome: Letizia o forse Beatrice o entrambe una. Allora quello non m’importò, giacché il vivere nel silenzio aveva esaltato pienamente infervorandone la seconda, come l’acclama e l’esalta adesso in quest’istante ipotizzare e sognare l’amore di Pina. 

Io so bene e ho dimestichezza di come lei si nasconda sovente negl’innumerevoli lineamenti e nelle sembianze degli adolescenti, tuttavia, per il suo sapere con certezza che ogni atto di quel tempo è la prima volta, dal momento che tutto ciò è senz’eguali ed è acquitrinoso, immobile e ristagnante, come questo lago che osservo in questo preciso momento. 

{Idraulico anno 1999} 

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