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Erotici Racconti

Aria nuova

By 3 Febbraio 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Io devo confidenzialmente enunciarvi in maniera pretta e sincera, che da oltre due mesi mi ero ponderatamente separata dal mio fidanzato, quando alla sprovvista incontrai fortuitamente un mio vecchio amico nel corso d’un congresso della durata di tre giorni a Torino. Lui in quella circostanza si venne a sedere di sorpresa al tavolo nel momento in cui io consumavo pacificamente la prima colazione del mattino, coincidenza peraltro insolita, perché persino lui si trovava in quella città per motivi di lavoro e alloggiava senza che io lo sapessi nel medesimo albergo dove avevo prenotato.

Nel corso dell’incontro, in verità, per l’occasione ci concedemmo reciproci festeggiamenti e fissammo intenzionalmente un appuntamento la sera stessa per cenare ben volentieri insieme. In questo modo, durante la cena, lui mi comunicò parimenti che la sua travagliata relazione sentimentale era fallita e irreparabilmente naufragata da non molto tempo, in questo modo ambedue ci confessammo scambiandoci immediatamente e vicendevolmente amarezze, delusioni e tristezze, rimarcando, sottolineando e svelando apertamente la necessità di poter disporre d’un gran bisogno d’affettuosità, di smancerie e di tenerezze, per poter in definitiva ricominciare in maniera appropriata e confacente una nuova esistenza. In conclusione fra lunghi e piacevoli dialogo completammo in ultimo la serata finendo nello stesso letto, per la precisione in camera mia, in cerca di quelle affabilità, di quelle cortesie e di quelle benevoli simpatie che c’eravamo reciprocamente confessati e manifestati esponendocele francamente a cuore aperto.

La situazione progredì con estremo languore tra carezze dolci e baci sfiorati a fior di labbra, perché lui m’accarezzò con garbo i seni, poi l’inguine, infine mi baciò il ventre e scese per sfiorami con le labbra la mia pelosissima e odorosa rossiccia fica. Mi succhiò con delicatezza il clitoride soffermandosi a sufficienza là in quei paraggi mandandomi testualmente in estasi, io lo coprii di baci sul petto, gli passai la lingua sull’ombelico e poi scesi per leccare con delicatezza il bordo del glande insistendo di proposito sul frenulo facendolo uscire di senno. Ci coricammo su d’un fianco, lui dietro di me che mi baciava la schiena, mentre con un braccio mi stringeva all’altezza dei seni e mi carezzava i capezzoli, con l’altro mi massaggiava deliziosamente la fica. Io sorreggevo il suo cazzo palpitante e vigoroso nel solco delle mie natiche, assorbendone in tal modo interamente il bollore e il naturale fervore.

Il desiderio diventava costantemente più maniacale, pressante e smodato, cosicché sopraggiunse in me un desiderio impaziente e inquieto di voler essere squisitamente penetrata da dietro, in modo tale da poter avvertire profondamente per intero il suo cazzo, a dire il vero non tanto enorme come dimensioni, eppure ben proporzionato nell’insieme, immergersi in modo appassionato sprofondando in ultimo nel mio corpo, per poter gustosamente godere in un impudico, lussurioso e unico trasporto dei sensi. Senza preavviso, viceversa, lui si presentò alle mie porte e le infranse radicalmente con un’improvvisa brutalità strappandomi un fastidioso lamento soffocato, i miei occhi si riempirono alla svelta di lacrime, io strinsi tra i denti il bordo del cuscino per fare fronte a quel dolore, poiché mi costrinse a posizionarmi chinata sul letto, in quanto con le mani lui m’aveva afferrato saldamente per le anche. Per svariati minuti lui mi sodomizzò nel didietro in maniera accanita e spietata, azzarderei esporre in modo pressappoco sanguinario, producendosi in animaleschi e brutali affondi con una frequenza e una ripetitività ogni volta crescente. Le ultime spinte furono accompagnate da mugugni bestiali, da lagne irragionevoli e sconsiderate. In quel momento, in realtà, lui non sembrava più l’amico cordiale, delicato e garbato che io conoscevo, bensì una belva infuriata e scatenata che infieriva inasprendosi in maniera caparbia sulla preda.

L’ultimo inatteso e sorprendente ululato risultò peraltro agghiacciante, poi lui si fermò abbandonando il petto visibilmente boccheggiante contro la mia schiena. Io mi sentivo piuttosto sottomessa e umiliata, dal momento che m’aspettavo una spiegazione o una scusa, però lui non parlò. La mia raffinatezza e la mia sensibilità femminile mi fece sennonché rapidamente intuire che lui si vergognava mortificandosi chiaramente per quel suo comportamento così barbaro, brutale e rozzo, in quanto si era trattato d’un raptus dettato e tangibilmente imposto del tutto dall’inconscio, visto che aveva fatto scattare inflessibilmente un sentimento di ritorsione e di rivalsa punitiva verso il genere femminile.

Tutto quest’inusuale aspetto lo capii cogliendolo chiaramente dal suo affannoso respiro sulla mia schiena, giacché non voleva volontariamente ferirmi, tuttavia lui adesso era disanimato, si sentiva costernato, leso e per di più avvilito e spaventosamente scoraggiato per l’accaduto. Lui non parlava, eppure mi comunicava tutto questo suo modo di essere dialogando unicamente con un linguaggio astratto, incorporeo e silenzioso, fatto di brividi e di leggeri tremori inviati attraverso la pelle a debito contatto con la mia schiena. Lui inizio a sfilarsi, però io lo trattenni, la rigidità del cazzo si era frattanto allentata e il dolore era scomparso, alcune lacrime mi caddero sulla schiena, giacché m’accorsi che lui stava piangendo. Io immediatamente gli afferrai le mani e gliele riportai verso il mio seno, accarezzandole lui raccolse alla svelta il segnale di quell’amabile e insperata comprensione assieme a quell’inattesa indulgenza, di pari passo con quel provvidenziale e risolutivo perdono da parte mia, infine lui mi baciò sulla schiena, io percepii la ripresa dell’erezione e quando lui tentò d’uscire io lo trattenni di nuovo.

In quel momento io lo invitai fermamente, cercando di non farlo sentire in colpa muovendomi lentamente con il bacino e trasmettendogli alcune piccole contrazioni volontarie, dopo gli afferrai una delle mani e la portai tra le mie cosce, poiché era di nuovo totalmente rigido, rovente e teso dentro di me. Malgrado ciò, io non provavo più afflizione né dispiacere né dolore, perché adesso non c’era abuso né crudeltà né violenza, anzi, ciò che provavo realmente era un’eccitazione e un’euforia bizzarra e insolita fuori dall’ordinario, giacché stava diventando sempre più crescente e smisurata.

In seguito io fui sommersa da un orgasmo indomabile, irresistibile e travolgente, dove tutto avvenne con una delicatezza e con una dolcezza fenomenale, incalcolabile e infinita. Chi lo avrebbe mai detto?

{Idraulico anno 1999} 

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