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Erotici Racconti

Assilli e meditazioni

By 21 Maggio 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Caro Salvatore, devo riferirti che non posso fare a meno di starmene qui con gli occhi spalancati nel buio ad ascoltare la pioggia e i tuoni, perché è uno di quei portentosi e straordinari attimi in cui sento la vita scorrere in un suo ordine immediato e naturale, così comprensibile e normale. Devo perciò esporti che io non sento nulla, se non un’addolorata, desolata e per di più dolente mancanza, abbinata e in ultimo scortata da un’eccezionale e da un’insolita nostalgia, per com’ero io nel modo che mi pareva d’essere, decisa e irrefutabile azzarderei dichiarare, che tutto aveva una direzione, indubitabilmente e realmente un suo preciso e rigoroso senso. 

Una volta, invero, sono rimasta parecchie ore ad accarezzarmi la pelle nuda, e mentre eseguivo questo gesto naturale provavo un piacere primario e di fatto così semplice nel sentirmi così aperta, franca e disponibile all’essenzialità e alla nudità totale. Io ero elastica, morbida e offerta interamente a me stessa, compiaciuta d’un benessere presente e totale, in quanto il corpo mi piaceva, per il fatto che mi era abbastanza benaccetto il brivido lieve provato in una specie d’autonomia e d’indipendenza, quella libertà assaporata e trovata dopo tanto per la prima volta. 

A dire il vero, ci sono stati pochi istanti tanto intensi in sé, senza bisogno di conferme né d’estranei avalli né d’occhi né di corpi altrui, dal momento che questa notte assoluta mi riporta a quella solitaria presa di me e del mio piacermi, soltanto per me, tenuto conto che la perlustravo con morbida e apparente curiosità, giacché ero certa di trovare il mio sesso, perché ero sicura d’esserci tutta in ogni millimetro di pelle dentro e fuori di me ed ero certa di com’ero. Gli occhi chiusi e il respiro leggero, nel silenzio denso di quei pomeriggi esclusivamente estivi, inerte, svogliata e semi addormentata mentre vagheggiavo che le tue dita si posassero sul mio inguine teso in concitata e intensa attesa: ebbene sì, fiducia, indugio e speranza nel gioco, aspettando che tu con le tue dita incappassi imbattendoti nella via e diagnosticassi il tuo gusto per il mio giovane piacere, sennonché amabilmente annoiato e disattento. Tutte queste visioni io le immaginavo scialacquarsi tra quella peluria scura bagnata di fluidi vivi e profumati, le sentivo riemergere e andare via per poi ritornare, sì dunque, quell’eccitazione frugola, dato che mi bagnavo senza capricci né fantasie né ghiribizzi particolari, successivamente mi voltavo nuda sul lenzuolo spiegazzato dalla mia inquietudine e del mio tormento, con affanno guardavo le natiche nello specchio senza assolvimento né soddisfazione alcuna, con scioltezza e con semplicità ne prendevo atto solamente attraverso il contatto delle mie mani.

Io giocavo allietandomi e sollazzandomi senz’intenzione, m’inarcavo e lasciavo che la noia e la seccatura estiva m’avvolgesse impacchettandomi completamente per portarmi e per trascinarmi altrove, in quanto il tempo era immobile, esausto e immutabile, mentre io mi sentivo amena, briosa e vivace, però senza passioni, sennonché notevolmente vuota. Nel frattempo, le tue dita tornavano a posarsi visibilmente attratte e tentate dalla mia voglia senz’oggetto alcuno, io allargavo le cosce e scoperchiavo il mio intimo fiore, la mia delizia matura, tu t’allontanavi via per un istante, però tornavi ad analizzare e a esplorare accuratamente la situazione, mentre io guardavo distratta però tesa, poiché sentivo un piccolo brivido. Gli occhi erano chiusi, il calore e le tue dita conniventi d’un orgasmo graduale, lento e senza attese. Io tendevo le cosce lunghe e sudate, dal momento che la mia lingua avvolgeva i capezzoli rigonfi e sodi.

Caro Salvatore, in conclusione te lo riporto nuovamente: io devo proprio annunciarti e riferirti ma per di più solennemente accordare, ammettere e confessarti che anche questa è l’estate, perché tu non ci sei, dal momento che mi manchi notevolmente. 

{Idraulico anno 1999} 

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