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Erotici Racconti

Assoluta condivisione

By 24 Luglio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

‘Finalmente sono in ferie’ – pensò Adelasia, dopo aver chiuso la porta di casa alle sue spalle, perché quelle guadagnate, meritate e ricercate ferie erano arrivate. Gli ultimi giorni di lavoro e il caldo afoso l’avevano logorata e stancata parecchio, giacché era da un parecchio tempo che lei e Pietro non uscivano la sera, poiché gli orari a notte inoltrata del rientro, uniti in ultimo alla stanchezza, avevano trasformato le loro cene nella terrazza di casa in un momento prezioso di tranquillità solitaria in cui conversare, rilassarsi e fare programmi per questo mese d’agosto, per potersi poi finalmente dedicare a loro stessi senza fretta alcuna.

Qualche giorno prima, in realtà, si erano fatti convincere da un amico di Pietro per partecipare a una cena sopra la verde collina della zona di Cuneo, organizzata da un’amica d’un collega che però lui non aveva mai avuto modo di conoscere. Era la sera prima della loro partenza, giacché c’erano le valigie da preparare si erano ripromessi che non avrebbero tardato più di tanto. Pietro francamente non gradiva molto recarsi nelle case di persone poco conosciute, ma era sufficiente che Adelasia intuisse una minima possibilità d’effetto persuasivo per metterlo in atto e così era stato anche questa volta. Ambedue erano sempre stati socievoli, aperti ed espansivi alle novità, ma la sua curiosità aveva avuto sovente la supremazia sulla sua concretezza, tant’è la donna si era appena spogliata del tutto quando Pietro aprì la porta di casa:

‘Sei sempre nuda a quanto pare’ – le disse sorridendo.

Non che la faccenda gli dispiacesse, all’opposto, perché questa sua naturale attitudine alla libertà lo rendeva allegro ogni volta che la vedeva muoversi con naturalezza nella sua totale nudità, disinteressata e noncurante neppure delle finestre aperte.

‘Una mezz’ora e sarò pronta, ho soltanto bisogno di farmi una doccia’ – disse lei, mentre era già sotto quel getto fresco e tonificante.

Lui la guardava sorridere, mentre l’acqua scorreva su quel corpo che trovava delizioso in qualsiasi situazione: un corpo armonioso, sensuale, del quale lei spesso si lamentava per quelle che definiva eccessive rotondità, ma che lui sapeva benissimo essere il miele dei sensi per qualsiasi uomo, lui per primo. Come di consueto lei era stata di parola sui tempi, trascorse solamente una mezz’ora, per il fatto che Pietro essendo al telefono la vide arrivare nel soggiorno avvolta nel suo vestitino color nero e rosso, con quei sandali bellissimi e con quei tacchi molto alti che lui era riuscito a trovare dopo averli notati in una rivista per farle una di quelle sorprese che lei adorava:

‘Così vado bene?’. Pietro la guardò all’altezza dei fianchi.

‘Sbaglio o sei senza l’intimo?’ – lei si mise a ridere.

‘Non saprei, è una sorpresa’.

A differenza di lui, Adelasia non era molto brava nel trattenere un segreto e appena saliti in ascensore gli agguantò la mano per infilarla sotto il vestito.

‘Hai visto? Pure stavolta niente mutandine’.

L’appuntamento con Elia, l’amico di Pietro, era a pochi isolati da casa per raggiungere il luogo della cena, cosicché fecero un bel po’ di strada in salita, poi tutta una serie di viuzze isolate tutt’altro che semplici da ricordare, infine arrivarono a destinazione: la casa era grande, bella, era un’oasi di verde e di pace. Nel parcheggio sotto la tettoia c’erano già un paio d’autovetture e al primo suono di clacson di Matteo venne loro incontro un signore dalla faccia piacente.

‘Prego, parcheggiate lì a fianco’ – disse avvicinandosi alle autovetture, poi con una galanteria spontanea aprì la porta dalla parte di Adelasia per farla scendere:

‘Piacere, io sono Francesco’.

‘Piacere, Adelasia’.

‘Vieni Adelasia, sali pure quelle scale, di là troverai mia moglie ad accogliervi’.

Lei attese comunque la fine delle presentazioni per proseguire assieme a Pietro e mentre salivano i pochi gradini illuminati da quelle piccole torce, la coppia si guardava attonita per lo splendore di quell’abitazione così originale, quello stile misto d’antico e di moderno che a loro piaceva così tanto, ma nello stesso tempo si scambiavano sguardi compiaciuti per la simpatia che Francesco aveva immediatamente ispirato a entrambi. Lei era appena girata verso il basso a osservare gli altri, quando fu sorpresa da una voce femminile:

‘Benvenuti’.

Lara, a dire il vero, non era mai stata una di quelle donne attente alla bellezza delle altre, in quanto non aveva mai vissuto quel senso d’agonismo e di competitività che spesso porta due belle donne a scrutarsi esplorandosi a vicenda, con quel pizzico di civetteria e di vanità che le pone in un congenito e innato desiderio d’imporsi e di primeggiare l’una sull’altra. Non gliene importava nulla, eppure una donna così avvenente non poteva passare inosservata ai suoi occhi che sapevano posarsi con discrezione, talvolta anche un po’ maliziosi nell’accenno e nell’allusione di pensieri che soltanto il suo Pietro conosceva sino in fondo, malgrado ciò la visione di quella donna l’aveva lasciata radicalmente ammutolita.

‘Ciao, tu sei Adelasia, vero?’.

‘Sì, ciao’ – rispose lei entusiasta.

‘Ti ho riconosciuto subito sai, sei esattamente come t’avevano descritto’.

L’ospite emise un sorriso imbarazzato, quasi forzato, perché aveva capito che quell’avvenente donna dai lunghi capelli neri e dalle forme prorompenti era senz’altro Lara, proprio l’organizzatrice della cena, la moglie di quell’individuo piacente che li aveva accolti poco prima nel porticato. Subito dopo la padrona di casa si presentò davanti a Pietro: lei era accogliente, sorridente, ma nello stesso tempo abbastanza impettita e formale.

‘Hai visto? Questa qui s’infila gli occhiali per bere l’aperitivo?’ – domandò Adelasia rivolgendosi verso Pietro.

‘Non so nulla, non l’avevo mai vista prima d’ora’.

‘Affascinante donna amore, stupenda come poche, non trovi?’.

‘Direi di sì, non c’è dubbio’ – rispose lui argutamente senz’alcuna esitazione.

Al momento gl’invitati erano tutti riuniti nel portico su cui s’affacciava il soggiorno e mentre Francesco serviva gli aperitivi, Adelasia non poté fare a meno di notare i suoi occhi che la scrutavano a ogni minimo movimento per poi avvicinarsi.

‘Tutto bene?’.

‘Sì, certo, la vostra è una splendida dimora, tu inoltre hai preparato degli squisiti aperitivi, te lo dice una donna veneta, fidati’.

‘Davvero? Sei del Veneto? Io ho un amore esagerato per quelle zone: c’è dell’ottimo cibo, pregiati vini e per concludere delle gran belle donne’. 

‘Sono d’accordo, però devo affermare ed esporre che osservando con attenzione tua moglie potrei ricredermi su quest’ultimo punto’ – rispose lei.

Quell’uomo era molto piacevole, possedeva una voce appassionata e rassicurante, aveva uno sguardo brillante, si percepiva che fosse appena poco più giovane della moglie e appariva socievole, ciarliero, era un bell’uomo, ma forse senza quel tacco così alto la conversazione in piedi l’avrebbe fatta sentire meno autorevole e imponente in sua presenza.

‘Ti propongo una cosa, poiché apprezzi il buon bere, se adesso andrai in cucina mia moglie t’attenderà per la scelta del vino per l’antipasto’.

‘Ne sei certo, proprio io?’.

‘Sì, lo sceglierai tu, io frattanto vado a conversare un po’ con tuo marito’.

In verità era così anomalo e inusuale, c’erano diverse persone, eppure l’attenzione dei padroni di casa sembrava concentrata in toto su loro due: Francesco scherzava con Pietro come se fossero due vecchi compagni di scuola che si ritrovano dopo svariati anni, Lara era piuttosto schiva e fredda con gli uomini presenti, però molto accogliente, cordiale e sorridente con Pietro e Adelasia.

‘Tuo marito afferma che sarò io a dover scegliere il vino per l’antipasto’.

‘Certo, nessuna sciagura, vieni che t’accompagno nella cantina. Non vorrei fare la rompiscatole, ma scegliere un vino d’abbinare adeguatamente alle pietanze senza sapere il piatto onestamente mi risulta alquanto difficile’ – aggiunse Adelasia.

‘Hai ragione. Io ho preparato dei crostacei con l’insalata di mango e la papaya, un piatto afrodisiaco dicono, io però ci credo poco’ – disse lei ridendo.

Adelasia rimase ammutolita, i loro occhi si sfiorarono in uno sguardo misto: inizialmente di disorientamento, successivamente d’intesa e di perplessità, ma non ci fu il tempo di dire altro, perché Monica l’afferrò per mano accompagnandola nella cantina.

‘Occhio al secondo gradino Adelasia, perché è un po’ malandato e i tuoi tacchi sono altissimi’.

Le mostrò i vari scaffali con il piccolo frigo a vetro in cui erano riposti i vini bianchi.

‘La temperatura l’ha regolata Francesco in modo ottimale, dovrebbe essere quella giusta’.

‘Direi proprio di sì’ – rispose Adelasia, che aveva guardato nella fretta per soffermarsi sulla sua scollatura. Alcuni pensieri frattanto le rimbalzarono nella testa, perché a un tratto si sentì bollire il sangue quando captò la sua mano appoggiarsi su uno dei suoi fianchi:

‘A quanto pare hai fatto colpo’.

‘Seriamente? E su di chi?’ – chiese Adelasia meravigliata.

‘Su mio marito, non te ne sei accorta?’.

Adelasia rimase imbarazzata e visibilmente turbata, giacché stava accennando a un sorriso di smentita, quando l’altra donna le spostò delicatamente i capelli dal volto.

‘Ascoltami bene, la mia non è gelosia, eppure io e lui siamo una cosa sola, perché quello che piace a lui garba pure a me e viceversa’.

In quella circostanza le sfiorò le spalle con le dita sino a proseguire lungo le braccia quasi a voler definire circoscrivendo i contorni di quel corpo, così come l’inizio d’un gioco molto intrigante e maneggione. Tutta la cena si svolse in un accrescere d’emozioni, d’eccitazione, di bizzarri sguardi d’intesa fra lei e Pietro e quella coppia che forse desiderava un proseguimento della serata in maniera diversa, altrettanto come percepivano di agognare loro, cosiffatto circa a metà serata lei e Pietro si erano parlati nell’orecchio confidandosi:

‘Amore, io ho degli strani pensieri sai, sto morendo dall’agitazione’.

‘Tu segui il tuo desiderio, che io seguirò te’ – disse lui, con quel tono rassicurante e sorridente, che più d’una volta aveva saputo offrirle.

La cena non era durata poi tanto, ma per Adelasia ogni momento sembrava un’eternità e quando un po’ alla volta tutti i partecipanti guardando l’ora tarda s’accingevano per andarsene, la sua emozione e i suoi desideri aumentavano con la strana incredulità di non percepire esattamente che cosa sarebbe successo, ma qualsiasi cosa fosse non poteva che apparirle come straordinariamente interessante e stimolante. Adesso erano rimasti in quattro con le due coppie protagoniste della serata, le vetrate del soggiorno erano spalancate sul grande giardino, mentre conversavano seduti sul divano a sorseggiare quel Gin che aveva tolto l’ultimo barlume di compostezza e di contegno in ognuno di loro, così fra una risata e l’altra avevano finito per raccontarsi alcune delle loro stravaganti follie, sino a quando Lara s’alzò in piedi per riaccendere una delle candele che un soffio di vento aveva appena spento.

‘Lara ti piacciono le candele?’ – chiese Adelasia.

‘Sì, ne vado pazza ne ho anche di stranissime. Vuoi vederle?’.

Tutti sorrisero, poiché sembrava la scusa della collezione di farfalle, però a quel punto i giochi erano fatti e per quanto lo stupore e l’attesa accompagnassero gli animi della coppia d’invitati, era come se quella richiesta avesse addossato e assunto un significato piuttosto esplicito e preciso.

‘Certo che sì’ – rispose gioiosa Adelasia, mentre si era già alzata in piedi pronta per cogliere l’accenno di Lara che l’invitava a seguirla. Giunsero in un’ampia stanza semibuia, dove comparve un grande letto coperto da un telo blu lucido e un caminetto illuminato da tante candele colorate.

‘Ecco vedi, questa è la mia collezione’.

Ambedue restarono in silenzio guardandosi, però nessuna delle due sembrava azzardare né osare un gesto differente che non fosse lo sguardo verso quella luce avvolgente e sensuale. Adelasia s’abbassò per guardarle da vicino: erano tutte diverse l’una dall’altra, disegni, decorazioni, colori e forme. Il suo cuore batteva forte e l’attesa di un qualsiasi gesto da parte della donna che aveva di fronte, distoglieva l’attenzione da quella mescolanza di luci e di colori. Lara alzò lo sguardo.

‘Che cosa ne dici? Ci fermiamo qui?’. Adelasia non aspettava altro, il momento era arrivato.

‘Senz’altro’ – le rispose con voce velata.

‘Sei veramente incantevole’ – disse Lara, guardandola con intensità e con astuzia, ma non fece a tempo a dire altro che le labbra di Adelasia si erano già posate sulle sue per vincere l’imbarazzo tuffandosi in un bacio delicato ma corposo di desiderio, finché iniziarono a togliersi i vestiti a vicenda. Lara aveva il bel corpo sinuoso d’una quarantacinquenne curata e seducente, con un corpo morbido e abbronzato che sembrava avere una storia per ogni curva. Adelasia aveva nella pelle e nelle forme la freschezza di un’età più giovane, ma nei movimenti e nello sguardo trasmetteva un’esperienza di situazioni che in realtà non aveva mai vissuto, se non nella fantasia: sì, due pelli diverse, ma lisce allo stesso modo in cui scorrere all’esplorazione e alla scoperta di percorsi sconosciuti. La loro carne era appassionata sotto le dita e densa di brividi per l’emozione. I loro capelli lunghi, biondi dell’una e neri dell’altra, s’univano e dividevano nell’intrecciarsi dei loro volti nel movimento delle loro lingue assetate di desiderio, che cercavano appagamento sostituendosi alle mani. Si trovarono sennonché distese lungo quel grande letto blu dalla parte orizzontale. Adelasia si posò immobile con gli occhi semichiusi e i capelli che scendevano dall’estremità, mentre l’altra donna era accovacciata su di lei a sfiorarle le gambe sino a esplorare la sua parte più eccitata e desiderosa di ricevere la sua bocca, la lingua s’inoltrava delicatamente, per poi ritrarsi lasciando spazio a leggere carezze delle dita.

‘Non ci crederai, ma abbiamo ospiti’ – le sussurrò Lara.

Adelasia non vide nessuno, tuttavia sperava che da qualche parte della stanza potesse intravedere il volto di Pietro, perché voleva che la guardasse così, abbandonata e incustodita fra le effusioni di quella femmina elegante, ma maliziosa, sensuale e trasgressiva al tempo stesso di donna, però pure mascolina nei gesti e negli sguardi. Allora richiuse gli occhi e sentì due labbra umide appoggiarsi sulle sue, li riaprì, era Francesco.

‘Allora, ti piace mia moglie?’.

‘Sì’ – rispose Adelasia, rimanendo senza fiato. Poi si rivolse alla consorte china sul corpo di quella giovane donna avvolta di desiderio.

‘Lara, a te invece piace Adelasia?’.

‘Sì’ – sussurrò lei. L’uomo continuò a baciare la sua ospite quasi per rassicurarla.

‘Adesso arriverà anche il tuo Pietro, vi sta guardando sapete?’.

Lei assentì appena, sentiva crescere il suo desiderio in quell’atmosfera quasi rarefatta di luce, di profumi e di sapori. Non aveva mai sentito il corpo d’una donna scivolarle addosso con quell’impeto delicato, però captava il seno prorompente di Lara appoggiarsi sul suo, mentre sulla gamba percepiva l’umido del sua fica che aumentava a ogni gesto. Vide Pietro avvicinarsi a loro sino a sedersi all’estremità del letto, con la curiosità e l’eccitazione negli occhi nell’osservare quella scena saffica così da vicino, nondimeno più attigua. Adelasia allungò la mano per afferrare quella di lui, la strinse forte per poi condurla verso quel corpo che anche lei stava esplorando e sondando. Pietro accarezzò la schiena di Lara, mentre era ricurva sulla sua nuova amica nell’assaporarne interamente il corpo, scese più in basso sino ad accarezzarne anche le morbide natiche rotondeggianti e lasciò scivolare le dita al loro interno tanto da farla sussultare. I sessi delle sue donne s’univano e si dividevano nel movimento ritmico di Lara, scandito dalle dita di Pietro che le penetrava da dietro. Adelasia allungò l’altra mano per afferrare la cintola di Pietro, invitandolo a spogliarsi e l’uomo accalorato a dismisura non esitò a seguire l’invito.

Lei afferrò il suo cazzo e iniziò a toccarlo con la mano con un desiderio sempre più forte di far proseguire quello stravagante gioco in cui stava abbandonando totalmente anima e corpo, Lara la guardava divertita mentre aveva ancora su di sé le mani di Pietro che s’inoltravano dappertutto. Questa volta l’attento spettatore era però Francesco, già completamente privo d’ogni indumento, giacché stava in piedi innanzi a quel letto accarezzandosi compiaciuto il suo cazzo eretto ed eccitato. Quella scena piacque molto ad Adelasia a tal punto da sciogliere ogni inibizione e a stimolare ogni spirito d’iniziativa: a questo proposito s’inginocchiò al cospetto di Pietro invitando Lara a fare lo stesso. Le lingue delle due donne scivolavano e s’univano golosamente sul cazzo accalorato dell’uomo che si lasciò andare nell’estasi sublime di quel momento assaporandone ogni attimo, ogni gesto, ogni movimento di bocche di donna che lo afferravano con amabile irruenza, quasi a volerne assaporare appieno la sua carne, condividendone il sapore dell’eccitazione che si scambiavano ogni volta in cui le loro lingue s’incrociavano in quel luogo di delizia.

Adesso ogni senso aveva il suo spazio, ogni concetto il suo ambito, il gusto in quel momento aveva il sopravvento, quel gradimento che faceva ammattire Lara nella percezione sulla lingua d’un cazzo eccitato dal suo movimento, quella stessa lingua che adesso desiderava ardentemente l’altro cazzo, quello che Francesco continuasse a stimolarsi con i movimenti della mano. La donna lasciò lo spazio a Lara per avvicinarsi da sola al corpo di Francesco e sostituire la sua mano alla sua, aggiungendo l’ardore delle sue labbra che iniziarono delicate, per poi trasformarsi in inebrianti carni ardenti e affamate, sino a sentire il suo membro sfiorarle la gola in un piacevole piccolo soffocamento. Francesco le afferrò i fianchi, la girò su sé stessa e affondò il suo cazzo nella fica eccitata di lei, mentre Lara invitò Pietro a emulare la scena. Le due donne stavano chine sul letto con gli sguardi rivolti l’una verso l’altra, quasi a volersi specchiarsi vicendevolmente, mentre avveniva quello scambio di corpi che le rendeva desiderose, ma attente all’evolversi d’ogni gesto. Pietro aveva le ginocchia collocate sul letto, le due mani sulle natiche di Lara, mentre il suo cazzo si muoveva ritmicamente dandole piacere con dei continui sussulti. Francesco era più impetuoso, quasi dominatore, galante e per di più frettoloso.

Quell’impeto incontrollabile, unito alla visione del marito che penetrava l’altra donna, fece raggiungere ad Adelasia l’apice del piacere sfociando in un urlo soffocato, mentre sentiva il respiro di Francesco farsi sempre più forte e acceso sulla sua schiena, ma il raggiungimento di quel piacere era come la fonte inesauribile d’una sete ancora molto accesa. Mentre Francesco s’allontanò per riprendere fiato da quella corsa verso la meta sublime, Sara s’unì nuovamente ai corpi di Pietro e Lara accarezzandoli e baciandoli con quello sguardo allusivo e compiaciuto per il piacere appena raggiunto. L’assenza di Francesco fu però breve e motivata, poiché s’avvicinò agli altri esploratori dei sensi tenendo fra le mani uno strano oggetto che suscitò immediatamente la curiosità di Adelasia, infine l’aiutò a indossarlo: una bizzarra cintura di colore nero con delle mutandine munite di tre falli. Due atti al raggiungimento del piacere di chi li indossa, davanti e dietro e uno sporgente dalla parte opposta con l’obiettivo di soddisfare un altro corpo. Lara guardava divertita quel grande fallo nero sporgere sotto il suo ventre, mentre Pietro muoveva l’insieme dell’oggetto per riaccendere il piacere nella sua donna, che stava ricevendo dentro di sé gli altri due falli.

Lara si dispose cavalcioni sopra di lei, infilandosi fra le gambe ciò che sporgeva dal corpo dell’altra donna e iniziò la sua rapida cavalcata tenendo fra le mani i seni di Adelasia. I due spettatori fremevano dal desiderio di sostituirsi in quel momento spensierato ai falli realistici, ma la sola visione rendeva l’attesa ancor più interessante, piacevole e stimolante. Quel gioco vivacizzava le parti più inconfessate e segrete delle due donne, ma uno sguardo di complicità e d’intesa che si era instaurata fecero capire loro che desideravano ancora la calda sensazione della carne vera che potesse possederle ancora. Adelasia e Pietro si scambiarono un lungo bacio in cui lei sentì nella sua lingua il dolce sapore ancora acceso dell’altra donna, mentre Lara e Francesco si sussurravano parole in confidenza. Il gioco stava riuscendo alla perfezione: i giocatori erano ormai sciolti e alquanto disinibiti, poiché fra di loro si era instaurata una bella intesa, modellata da una fiducia indispensabile per la prosecuzione della scena. Adelasia s’alzò dal letto e completamente nuda iniziò una camminata lenta e suadente sulle scarpe che non aveva mai levato, perché sapeva che a seguirla c’era Francesco, sentiva il suo passo più leggero di quei piedi nudi che camminavano sul quel pavimento di legno come ombre di rintocchi scanditi dal tacco d’ogni suo passo. Era come se intuisse i suoi occhi posarsi sulle curve del suo corpo, in quanto si sentì attrice di quel nuovo palcoscenico appartato, in cui l’uomo attendeva lo sviluppo della scena che stavolta solamente lei avrebbe dominato. Il corridoio era lungo e buio, solamente delle piccole luci azzurre per definirne i contorni, sino ad arrivare alla porta che conduceva al soggiorno. Adelasia si fermò lì. Alzò le braccia lateralmente per aggrappare gli stipiti di quella porta: divaricò le gambe che si muovevano, aggraziate su quelle scarpe elegantemente provocatorie e portò il bacino all’indietro quasi a far sporgere il più possibile la rotondità delle sue natiche che aveva intuito d’essere il punto d’attrazione principale di quel momento.

Quella scena inaspettata lasciò Francesco senza fiato, lui la guardava lussureggiante in quell’atteggiamento accentratore e malizioso e per la prima volta in quella serata scorgeva nitidamente nella donna una vanità indisponente e padroneggiante. Avrebbe voluto guardarla ancora un po’, però era come se quei gesti avessero risvegliato rapidamente in lui un istinto animalesco e incontrollabile, perché al momento il suo cazzo stava scoppiando di desiderio quando lo inoltrò fra quelle natiche invitanti e nessun limite arrivò dai gesti o dalle parole di quella donna abbandonata al piacere, anzi, il suo respiro diventava sempre più denso di suoni e d’emozioni, le piaceva, si sentiva che era di suo gradimento e l’accrescere di tutte quelle percezioni lo stava facendo delirare ulteriormente.

‘Stai troppo in alto Adelasia, dovresti abbassarti un poco’.

Lei girò lo sguardo nella finta maschera d’un ruolo che non le apparteneva, sennonché in quel momento sentiva irrimediabilmente suo.

‘No, non voglio abbassarmi, avvolgimi, circondami, prendimi da dove vuoi, però fammi godere così’.

Quelle parole giunsero quasi ad appannare la mente di quell’uomo che si stava perdendo in una scena inaspettata e pungente: lui la desiderava da uscire di senno, avvertiva il suo cazzo tirare dritto conducendolo al luogo della radicale perdizione in cui si era appena inoltrato: un tunnel accogliente e avvolgente che lo stringeva forte, che s’alternava alla morbidezza dei movimenti dato che lo riportavano in parte all’esterno.

‘Non fermarti Francesco, ecco sì, voglio godere lì, dove sei adesso’.

Il movimento altalenante del corpo dritto di lei ben si fondeva con quello del bacino, dato che lui spingeva dal basso, sino a far uscire dalle due bocche un suono forte e sempre più determinato. Le dita di Adelasia erano affondate fra le gambe per soddisfare il suo sesso, mentre l’uomo la possedeva fra le natiche in un vortice di passione trasgressiva. Dalla stanza in fondo al corridoio invece, giungevano tangibili gli aneliti di piacere di Pietro che indubbiamente stava vivendo: era qualcos’altro di piacevole, Adelasia non sapeva che cosa fosse, ma il non sapere e il solo udire l’eccitavano ancora maggiormente. Fra la voce sospirata del suo uomo e quella che intuiva appena soffocata della donna, che stava nella camera con lui, sentì scorrere fra le natiche il denso raggiungimento del piacere di Francesco unito al suo, appresso si collocò più dritta mentre le sue dita tracciavano le ultime gocce d’essenza nata dal godimento lungo le curve del suo lato posteriore, tenuto conto che era stato posseduto sino a pochi istanti prima. Adelasia si girò guardando quell’uomo fino a poche ore fa sconosciuto e senza fama, ma con il quale aveva appena terminato un gioco alquanto inebriante. Il gioco era finito e dall’altra stanza si captava il totale silenzio, adesso la curiosità regnava sovrana comandando, poco dopo vide arrivare Pietro e Lara, quest’ultima s’avvicinò verso di lei.

‘Bella serata’.

La bocca di Lara s’avvicinò alla sua accarezzando con la lingua le sue labbra, dalla quale Adelasia sentì tutto il gusto familiare del piacere del suo uomo. I quattro partecipanti si guardarono in un unico sorriso, perché quella soddisfazione unita a un pizzico d’imbarazzo aleggiava in quella stanza divenuta più fresca, grazie alla brezza notturna che soffiava leggermente dall’accesso al giardino.

‘Tante grazie per la serata, è stata davvero formidabile’ – si espressero reciprocamente.

Piccoli raggi d’etichetta e barlumi composti d’accenni per altri possibili futuri incontri. Adelasia e Pietro però lo sapevano molto bene: il gioco, quello vero, nasce, cresce, poi progredisce e s’evolve. Nulla sarebbe più stato come quella sera, nessuna simile emozione sarebbe potuta ripetersi uguale nel medesimo palcoscenico, se non con qualche accorta e inedita variante. Eppure, se l’intrigo mal s’abbina a programmi predefiniti, è anche vero che la mente s’apre, s’abbandona e viaggia con voli d’eccesso non prevedibili.

Pertanto, impegnarsi, promettere e scommettere ancora una volta a sé stessi e all’altro, che il volare assieme avrà dettagli e sfumature sempre più accese, così come la loro certa e inevitabile complicità dell’essere, il tutto è d’accertare e in ultimo da verificare. Chi può dirlo?

{Idraulico anno 1999} 

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