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Erotici Racconti

Attitudine estranea

By 22 Agosto 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

A ben vedere, sia l’estrosità, dopo la mediocrità e in ultimo la piattezza sono qualità talvolta sconvenienti, altre ancora corrette, degne e perfino decenti, però in special modo l’autenticità è invero una virtù che non mi confà, ebbene sì, ne sono alquanto conscio e informato, e allora? Che cosa reclamate e che cosa pretendete temendo in conclusione da me? Io non aspiro né punto a ottenere indennità né riconoscimenti né a raggiungere competizioni da primato per la più conveniente ambientazione inedita che possiate mentalmente crearvi, poi sono sicuro che ci sia qualcosa che non v’attendete. E’ assiomatico che pensiate che la collega in argomento sia quella della scrivania di fronte alla mia, tenuto conto che la faccenda attira su di me l’invidia cocente e vivissima da parte dei miei colleghi maschi, bensì no, non è ciò che pensate. Quella là, infatti, v’apparirà pure inconsueto, ciò nonostante non m’elettrizza né m’infiamma per niente, perché io l’immagino anonima, impersonale e insapore, di quelle sapidità che intendo io, capite? 

La collaboratrice della controversia, dell’astioso e del risentito disaccordo, svolge le sue mansioni nella sezione più distante dalla mia, però dal giorno esatto che l’ho conosciuta m’infervora accalorandomi e animandomi di continuo. Può darsi che sia da imputare alle sue occhiate, magari io lo attribuisco per il suo incedere ondeggiante d’avvenente e favolosa femmina, oppure sia dovuto per il suo accento tipicamente umbro, comunque sia quest’aspetto concupiscente libidinoso m’avvince affascinandomi come circoscritte volte mi è finora accaduto. Io cerco di trattenermi, provo a distrarmi per non mostrarmi indelicato e ficcanaso, tuttavia ogni santo giorno colgo il bisogno di recarmi presso la sua sezione, addirittura senza giustificazioni lavorative pur d’osservarla per la sua appetitosa e stuzzicante amorevolezza e soavità. Devo ammettere e dichiarare, che qualche abbondante sbirciata nella scollatura in cerca delle sue tette, o di qualche leggero contatto me lo concedo, poiché quest’azione mi soddisfa per sognare con gli occhi aperti come se fossi un ragazzino, perché bramo naturalmente d’inebriarmi del suo effluvio rimpinzandomi delle sue fragranze più nascoste e segrete. 

Per tutti questi numerosi motivi io ho una sorta di ticchio, una propensione congenita e istintiva per leccare la fica, perché lo confesso apertamente in maniera complessiva io amo accontentare e appagare per bocca la mia compagna e implicitamente di riflesso trarne anch’io enorme piacere. Probabilmente quest’aspetto è causato dal fatto che il mio primo contatto ravvicinato con l’universo femminile avvenne in tale maniera, ciò nonostante sinceramente, non riesco a vedere con la mente un incontro amoroso che non contempli né consideri tale omaggio al sesso femminile, sennonché assieme a lei non ci potrà giammai essere nulla, perché ha troppo impegnati entrambi. Perciò, prediletto mio, sistema il cuore in pace, sta’ tranquillo, buonanotte e dormi bene.

Che bizzarra e inspiegabile meraviglia, al momento mi sento celestiale, limpido e leggermente frastornato. Al presente mi trovo nel reparto del distretto del protocollo, anche se in verità non rammento perché sono capitato qua dentro. Là accanto a uno scrittoio c’è pure lei, m’ha adocchiato e sorride in maniera pudica e scaltra, l’estate è prossima e comincia a fare caldo, io posso cogliere l’odore della sua cute accaldata che ben s’amalgama con il suo profumo fresco. Lei è come un’esca per me, un prelibato boccone, perché m’attira, m’inebria e in ultimo mi cattura avvolgendomi. Non posso che avvicinarmi nella penombra, sono a pochi centimetri da lei e la mia mano si posa delicatamente sul fianco. La sento sinuosa, digrado lungo i fianchi sodi e rotondi, dopo la stringo mentre la avvicino a me, m’aspetto che lei mi respinga, lo temo, ma non accade, ho la sensazione che anche lei s’avvicini e avverto il suo respiro sul mio viso, non so più trattenermi.

Poso le mie labbra sul suo collo, le mordicchio frattanto il lobo dell’orecchio, l’assaporo, la succhio con quanta più dolcezza sono capace, approdo lungo la scollatura seguendo quelle lentiggini come se volessi contarle. Al momento sono sul suo seno, il suo respiro intenso li rende tuttora più prominenti offrendosi magnanimo a me. Io mi sento pressoché rintronato, non comprendo se è reale quello che m’accade o se sia un abbaglio generato dal mio desiderio di lei. Passo con garbo la lingua su d’un capezzolo e chiudo le labbra iniziando a ciucciare comodamente ma con decisione, in un crescendo d’intensità fino a mordicchiarlo teneramente. Lo sento formoso e pieno, ci gioco importunandolo piacevolmente, intanto che strofino con delicatezza le tette, eppure qualcosa accade repentinamente, in effetti capisco che cosa, adesso siamo per terra.

Lei è sdraiata, adocchio la sua schiena, le sue gambe divaricate, la sua cavità pelvica lievemente protesa verso di me, io mi trovo tra le sue cosce senza rendermi conto di come sono arrivato fin lì. Mi piego sopra di lei leccandole la schiena risalendo verso il collo, percepisco il suo sapore salmastro del sudore, quest’ultimo mi eccita. Ricomincio a baciarla dal basso, dapprincipio la caviglia, in seguito risalgo lentamente toccando i polpacci, le cosce e i glutei. Sono attraversato in quell’istante da un brivido, quasi uno spasmo di delirio, sono a una sciocchezza dalla sua massima intimità, mi sento un animale, mi fermo ad annusarla come farebbe una bestia che avverte la sua femmina nei paraggi, io inspiro profondamente, colgo sennonché i suoi individuali effluvi in maniera avida, devo imprimerli nella mia mente, perché mi devono ricordare la sua presenza. Mi piacciono, mi eccitano, m’attirano implacabilmente verso la loro fonte.

Con ambedue le mani impugno i suoi glutei e inizio a rilento un gesto rotatorio, una cadenza che li allontana leggermente e poi li riavvicina, adesso capto che lei mi segue con il bacino, le piace e si vede. In un primo momento è uno spostamento minimo, poi la distanza s’allarga sempre di più, perché ogni volta lo scrigno contenente il tesoro s’apre maggiormente, in tal modo posso curiosare al suo interno, sì, ecco, al momento il portagioie che mi fa tanto sragionare è completamente aperto. L’estasi s’impossessa di me, perché a stento riesco a mantenere il controllo, dominarsi attualmente è piuttosto difficoltoso, è arduo, vedo la sua bella e pelosissima rossiccia fica, quella che intravedo è un delizioso frutto, peraltro succulento e odoroso, meravigliosamente desiderabile e seducente, poco più sopra scorgo il bocciolo quella parte principalmente interdetta alla vista, il divieto inesprimibile, quel fiore fantastico, la corolla di cedevole e al tempo stesso di duttile polpa, che tanto fa esaltare e vaneggiare sia gli uomini quanto le donne.

Al presente sono vistosamente stordito, sono manifestamente alticcio e penso che nulla di quello che accade è vero né reale, malgrado ciò non m’interessa. Quel delizioso portagioie è spalancato, quell’incalcolabile e inestimabile tesoro è lì per me, lei me lo sta deliziosamente ed eccezionalmente offrendo, adesso è il momento giusto, m’avvicino e per un attimo tentenno rimandando. Non so decidermi quale gemma devo cogliere per prima e dopo, in un istante, mi trovo a sfiorare con la lingua il bocciolo proibito, lei mi sente e sospira. Io affondo con leggerezza e chiudo le labbra per baciarla profondamente, perché sto compiendo l’azione che nel linguaggio quotidiano è considerata la più deprimente e sconfortante, in quanto è l’equivalente della massima sottomissione, ma all’opposto io mi sento integralmente gratificato e ricompensato. Avverto che quell’iniziativa le sta piacendo, sento che preme il suo corpo sulla mia bocca per prendere maggior piacere e questa condotta m’esalta ulteriormente, perché sono io stesso che le sta regalando quell’intrinseco benessere. Senza pensarci mi ritrovo a baciarla con maggiore intensità, quel fiore sta sbocciando e con la lingua mi spingo in profondità provocandole inediti e veementi gemiti.

Adesso devo a ogni buon conto rallentare, mi muovo più adagio e con leggerezza, perché sto nuovamente semplicemente accarezzandola con le labbra. Attualmente lei si è girata, scorgo la sua faccia, ha gli occhi socchiusi, i seni e il ventre sono ricoperti da piccole goccioline di sudore, come se fossero dei diamanti che scintillano percossi dalla luce che filtra dal lucernaio. Io vedo la sua rossiccia e pelosissima fica nella sua completezza, m’avvicino e inspiro quell’odore istintivo e naturale di femmina, ci sono quasi, lei m’aspetta. Intingo la lingua nella parte più bassa di quel sugoso frutto e subito la sua linfa comincia a colare nella mia bocca, colgo distintamente quel magnifico liquore entrare abbondante, sicché affondo ancora di più. Socchiudo le labbra nel sublime assaggio di quella densa essenza che s’allarga, m’invade e in definitiva mi sequestra le membra.

Io m’abbevero più che posso, nella mia bocca c’è una saporosità di dolciastro, di droghe e di polpa, in una parola sola di fica. Le sue gambe sono sulle mie spalle, perché lei con le mani spinge la mia faccia in direzione della sua deliziosa e villosissima rossiccia fica, sto delirando dal piacere, la divoro in modo insaziabile, affondo la mia faccia in quell’estasiante e inebriante luogo di delizia dei sensi, sono svisceratamente avvolto da quella beatitudine, fasciato da quella divina perfezione. L’abbraccio soggioga imprigionando i nostri corpi, i nostri respiri diventano ansanti e impegnati, tutti e due ci lagniamo per l’euforia che verifichiamo, che ci restituiamo l’uno con l’altro. Ci muoviamo ritmicamente, la sua stupenda e pelosissima fica contro la mia bocca, il suo essere femmina contro il mio essere ghiotto, ingordo e lussurioso, eppure nuovamente accade qualcos’altro, perché sono principalmente incorporeo e ottenebrato, suppergiù indistinto e sfumato.

Ogni cosa si sta disperdendo, si sta allontanando, perché si sbriciola spezzettandosi crudelmente, in quanto non c’è nessuna cosa che io possa umanamente svolgere per intercettare e per bloccarlo, perché adesso ho l’amara, inequivocabile e netta eloquente certezza. 

Lei era solamente all’interno d’un gradevole e piacente sogno, io sono unicamente un ingenuo credulone, un abbagliato, illuso e per di più sedotto sognatore. 

Buongiorno a te delirante idealista e visionario, attualmente sono le otto di mattina, hai bisogno d’una doccia fredda, coraggio che quest’oggi la rivedrai di certo. 

{Idraulico anno 1999}  

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