Skip to main content
Erotici Racconti

Benessere e gratificazione

By 16 Gennaio 2017Gennaio 31st, 2023No Comments

La battaglia quotidiana oggi mi è sembrata inesauribile e interminabile, azzarderei esporla come una giornata piuttosto frenetica e indiavolata. Sarà stata la mole di lavoro, sarà stata la grande mansione del trasloco durante il fine settimana o chiaramente il gran caldo di questi ultimi giorni di luglio, sta di fatto che quando apro la porta di casa vengo colto piacevolmente dal fresco dell’aria condizionata, giacché significa che tu sei già in casa e che l’uomo dei condizionatori per buona sorte è arrivato. Dalle finestre della sala io ti vedo china sui vasi delle piante, giacché sono accuratamente avvolte dai teli disposti ad arte per l’occasione in maniera tale da non farle soffrire troppo nello sgombero. In quel momento mi vedi, per il fatto che togliendoti i capelli dalla fronte sudata con l’avambraccio per non sporcarti con i guanti sporchi di terra, mi sorridi felice con gli occhi. Dopo mezz’ora ti vedo rientrare veloce, mi regali un bacio sfiorandomi le labbra e mentre ti sfili i guanti mi riveli:

‘Adesso andrò a farmi una doccia, non resisto più, perché è già da parecchio tempo che me lo ripeto, però rinvio di continuo’. 

Io t’assecondo, ti sbircio nel tempo in cui cammini nell’andito, obiettivo per il quale mi è particolarmente gradito squadrarti, intanto che flemmatica e paziente allinei collocando i tuoi indumenti personali, dopo ti togli la maglietta, dato che la tua schiena mi è sempre piaciuta, in quanto è perfetta con due spalle larghe ed è persino seducente, avvisaglia ed eredità di tanti anni di nuoto e di sport. Io ti esamino attentamente mentre ti muovi, quando le tue mani incominciano ad armeggiare con i bottoni dei calzoni e iniziano a spingerli verso le ginocchia, il tanga appare facendo contrasto con la pelle scottata dal fine settimana appena passato, in quell’istante mi sento un completo guardone in piena regola. Un indagatore felice e fortunato d’essere lì con te, direi proprio. Ebbene sì, mi è sempre piaciuto guardarti, perché sei normale, comune nel vestirti, nella norma nel muoverti, niente d’esagerato e niente di grandemente provocatorio nei modi né nei comportamenti e questa tua innata abitudine ti rende smisuratamente conturbante e oserei aggiungere procace.

Quando sento il getto della doccia mi dirigo in cucina, apro una bottiglia di vino bianco fresco e vado a sdraiarmi sulla branda di giunco nella veranda, il pavimento per terra è ancora caldo, dato che il vento porta i profumi del gelsomino, che finalmente libero dalla tela ha aperto i suoi fiori. Poco dopo ti vedo uscire con un canovaccio allacciato alla vita, la capigliatura color granata inzuppata t’arriva sul dorso, come rossiccia è pure tutta la tua epidermide, successivamente ti siedi al mio fianco e mentre ti passo il tuo bicchiere di vino, tu mi porgi un bussolotto di crema: 

‘Me la potresti stendere? Ti dispiace? Hai visto di che colore sono diventata? Forse ieri in barca dovevo stare un po’ più attenta, poi oggi con le scatole e le piante non mi sono curata per niente di me stessa’.

Mentre lei parla si sdraia e rivolgendomi la schiena, io lascio cadere la crema piano e sento che impulsivamente si lamenta:

‘E’ fredda, non credevo’.

‘Aspetta’ – le dico io, a tal punto comincio a passare la mano piatta sulla schiena con dei piccoli movimenti.

Scendo dal collo lentamente seguendo le vertebre una a una, fino ad arrivare al bordo del canovaccio, appresso quando finalmente la vedo completamente unta mi chino per soffiare e vedo la tua pelle reagire e la voce sensuale che si fa sentire da là sotto:

‘Disgraziato, lo sai che così mi fai venire la pelle d’oca’ – manifesta lei piuttosto appassionata e intrigata dall’effetto del momento.

Io mi sollevo dirigendomi in fondo alla branda dove mi siedo prendendo in mano i tuoi piedi, lascio cadere un po’ di crema e incomincio a salire poco a poco lungo i polpacci, mi fermo un attimo e poi scendo lentamente per poi tornare un po’ in su. Gioco con la crema nell’incavo delle tue ginocchia, dove la pelle è più sensibile e lascio che le mie labbra digradino per baciare di nuovo la tua pelle, poi salgo ancora mentre le mani lente e aperte corrono fino alla linea di congiunzione delle gambe al sedere, al tuo splendido sedere. Due dita birichine percorrono quel libidinoso tratto fino ad arrivare a pochi millimetri dal fulcro del tuo piacere per poi ritirarsi quando ti sento gemere sommessamente. Non è ancora il momento, così decido di salire ancora. Il sedere, la schiena, i fianchi e di nuovo alla ricerca della pelle più sensibile, quella che di solito sta sotto le braccia ai lati dei seni: &egrave lì che tu senti passare la mia mano, l’avverti arrivare a sfiorarti i seni e poi ancora verso le ascelle, le braccia e senza fermarmi fino alle mani:

‘Come va?’ – ti chiedo io in modo animoso e sottinteso.

‘Benissimo, però continua, dai ti prego’.

Io ti faccio girare e ti guardo sorridermi, i capezzoli hanno incominciato a reagire, la pancia è contratta e liscia, la tua fica per la circostanza è perfettamente depilata, anche se a me piace a dire il vero che sia bella folta e pelosa, perché quando ci sborro sopra mi fa uscire di senno. Un gesto nascosto di piacere che fai da sola per te stessa e per me, poi i tuoi piedi curati e sottili con le unghie laccate per la stessa ragione di quel piacere mentale, una maniera per sentirti bella. Mi siedo nuovamente ai tuoi piedi, però prima mi tolgo la camicia, prendo in mano il primo, spalmo un po’ di crema e poi incomincio a massaggiarli molto lentamente, prima la pianta, poi le dita e il dorso, il tallone e la caviglia. Mi fermo un attimo prima di incominciare a salire e scendere lentamente lungo il polpaccio fissandoti negli occhi, ogni volta che salgo per dieci centimetri torno in dietro, eseguo un massaggio lentissimo che segue il ritmo del tuo respiro e intanto mi fissi negli occhi, fino a quando passando oltre il ginocchio vedo una piccola smorfia sul tuo viso.

Io non mi fermo, continuo a salire e a scendere fino ad arrivare al limite della tua fica, le dita sono a mezzo centimetro dalle tue labbra, vedo i capezzoli irrigiditi e la pancia contrarsi, con dei piccoli movimenti noto il tuo bacino muoversi come per ingannare le mie mani e farmi arrivare sopra il tuo sesso, però mi ritiro e mi metto seduto in fondo alle tue gambe. Questa volta sei tu che mi metti il piede in mano, sai il gioco, lo conosci e di nuovo godi del piacere della lentezza e della lungaggine, le mie dita esperte corrono tra le piccole dita del piede, e poi sulla caviglia ogni volta che mi senti scendere e tornare indietro ti sento sospirare. Quando passo all’altezza del ginocchio vedo che alzi la gamba e le mie dita vanno nuovamente a solleticare la pelle delicata lì sotto, per poi correre di nuovo verso l’obiettivo più piacevole, le mie dita salgono e le tue mani diventano nervose fino al momento in cui percorrendo la pelle di fianco al tuo sesso eccitato, si chiudono a pugno facendomi capire il tuo desiderio.

Al momento non vola una mosca, il disco è già finito, però ha in ugual modo rincominciato, quando le mie dita come pennelli d’un pittore che seguono i contorni del tuo sesso quasi a volerlo disegnare; l’abilità e l’ingegnosità sta però nello sfiorarlo senza mai toccarlo e resistere ai tuoi movimenti ingannatori, salire e scendere in un crescendo di piacere sempre più vicino, guardare come si spalanca, si gonfia ed emana il suo profumo. Soltanto a questo punto io decido di smettere e di salire più su, massaggiare profondamente l’ombelico, lo sterno e poi la linea sotto i seni. I tuoi capezzoli al presente mi guardano sfrontati, io soffio sopra per vedere come si comportano le tue areole, m’inumidisco le dita con la saliva e sfioro le piccole rugosità di queste ultime in un piccolo giro intorno al capezzolo sempre più vicino, sfiorandolo sì, però senza mai pigliarlo tra le dita, allora mi chino e lascio cadere un po’ di saliva prima di soffiarci sopra.

In quell’occasione continuo a soffiare sulla pelle fino a raggiungere la fossetta del collo e lì decido d’appoggiare la punta della lingua salendo fino alle tue labbra socchiuse, vorrei baciarti, tuttavia preferisco trattenermi e giocare ancora un poco. Sento le tue mani abbracciarmi e stringermi a te, i tuoi capezzoli contro i miei, intanto che la mia lingua incomincia a giocare con le tue labbra, così come prima avevano fatto le mie dita con le altre labbra. Girano intorno, ma senza entrare, le disegnano soffermandosi sugli angoli e solo lì per un attimo entrano, il tuo respiro con il mio, il nostri corpi si muovono all’unisono, le tue unghie nella mia schiena mentre ti sento poco a poco sussultare. Le mie sensazioni roteano, volteggiano come un’onda, vanno dal basso in un crescendo, sempre più in alto e quando sembrano raggiungere l’apice tornano in giù come una dolce altalena, il cui dondolio però mi porta di volta in volta sempre più in alto e velocemente sempre più in basso.

In quel frangente non posso non emettere quei sospiri, a volte forti, chissà che cosa penseranno i vicini, io con quell’immagine così di ragazza perbene, gentile, anche un po’ dall’apparenza composta e modesta. Le mie dita s’aggrappano forte alla sua pelle, nei momenti più intensi, forse gli faccio anche un po’ male, poiché la mia schiena s’inarca dai brividi, dal momento che non posso fare a meno che supplicarlo di continuare, tenuto conto che l’odore dei gelsomini è penetrante e si mescola con eleganza e con ricercatezza alle secrezioni dei nostri corpi. Io sento la sua eccitazione sul mio corpo, la sua parte più intima è diventata enorme e adesso pulsa, a tal punto gliela sfioro di tanto in tanto con le mie dita, adagio con il dorso della mia mano piano, in ultimo lo sento pulsare assieme al suo fiato. Un raggio di sole mi colpisce improvvisamente il viso, caldo e arancione così come il tramonto che si sta consumando là di fuori, in quanto mi ridesta dall’estasi. Mi sposto, perché adesso voglio averlo interamente in mio dolce potere, la mia risata squillante risuona nella stanza, mentre mi tuffo sopra di lui baciandogli lentamente il collo del piede, solamente con le labbra e mostrandogli nel contempo le mie rotondità posteriori. Dopo gli carezzo il collo del piede con il dorso delle mie dita e sento le sue membra sciogliersi.

Io non vedo il suo viso, eppure sento che ha già gli occhi chiusi, perché lo sto trasportando nel mondo dei sogni in un giardino incantato e profumato, fuori da ogni tempo e dalla realtà. Al momento ammiro le sue dita e le bacio una a una, ne succhio una e poi l’altra, come il più gustoso dei miei dolci assaporando in conclusione il più eccitante e tonico dei piaceri. Fuori dalla veranda in lontananza sento le rondini che gorgheggiano fortissimo, energiche e gagliarde così come le nostre sensazioni. Adesso inizio la lenta risalita, su e giù con le mie labbra sole e poi la lingua all’incavo delle caviglie, mentre le mie carezze precedono il punto successivo. Io apprezzo estasiata il suo viso nella penombra rilassato per il piacere, visto che comincia però a contrarsi man mano che risalgo sempre di più. I suoi muscoli cominciano a contrarsi e anch’io sento i miei fluidi scendere sulle sue gambe. Gli bacio lentamente l’incavo dell’inguine tra le gambe, prima a destra poi a sinistra, poi lentamente faccio scivolare le mie dita lì sotto molto delicatamente:

‘Ti supplico, continua così’ – mi sussurra.

Il suo cazzo è d’un color mai visto prima d’ora, è grandissimo e durissimo, giacché avvedutamente mi chiama, m’invita al lussurioso banchetto. Io lo sfioro con il mio seno, non con la mia bocca anche se ci arrivo vicinissima, dato che è la sua amabile e deliziosa tortura individuale. Lui vorrebbe arrivare al culmine, ma lentamente io plano sul suo viso e comincio a baciare il suo orecchio pianissimo e così l’altalena, il ciondolare del piacere ricomincia, il gioco mi piace e so che sta volgendo seppur lentamente al termine.

E’ da quasi un’ora che ci sollecitiamo a vicenda, io ti giro sotto di me e baciandoti appassionatamente incomincio a sfregarmi con prudenza su di te. Il mio sesso eretto schiacciato tra la pelle della mia pancia e la tua, quando scendo con tutto il corpo lo senti arrivare al limite del tuo sesso e sento le tue gambe lentamente aprirsi per lasciarmi spazio per entrare, ma non ancora. M’inginocchio tra le tue gambe, metto le mani sotto le ginocchia e le piego un po’, prima d’accucciarmi e incominciare a giocare con la lingua sul tuo sesso gonfio di piacere, perché mi piace passarci sopra la lingua.

E’ bagnato e morbido, sembra un fiore stupendo, salgo e scendo, mi fermo lì sotto sulla pelle che divide il sesso dal tuo buchino più intimo lì dietro, la pelle è sensibile e senti la mia lingua girare intorno lentamente al tuo segreto sempre più vicino, quasi spingendo per entrare dentro e poi invece ci ripenso, mentre la mia lingua torna al tuo sesso senti il lento massaggio lì dietro del mio dito bagnato di saliva. Giocare con il tuo sesso è come assaggiare il frutto più prelibato, io giro con la lingua, solletico il punto di maggior piacere, lo succhio, lo  mordicchio, lo bacio e quando le tue gambe oramai bagnate mi reclamano, mi metto in ginocchio e appoggio il mio sesso sul tuo. Questo è il momento che preferiamo, mi piace passarci sopra senza dover entrare, spingere giusto un filo per sentire la sensazione di essere accolto e poi scappare, giustappunto un breve secondo dove esamino la tua cavità pelvica spostarsi nella mia direzione e perciò m’intrufolo moderatamente e pigramente, fino a farti sentire il mio glande dentro di te, fermarmi, guardarti e sentirti stringere i muscoli e poi uscire di nuovo.

A dire il vero è un gioco sfiancante e pure snervante, senza fine, come per voler delineare a chi resiste di più, centimetro dopo centimetro, piccoli passi di piacere assoluto ed esclusivo, ogni millimetro è sempre più sensibile e la mente aspetta, quando finalmente i nostri corpi saranno perfettamente uniti, venire insieme sarà fantastico, straordinario. In quei momenti quando lui continua a salire, alzando il tiro della sua benevola afflizione con la lingua e con il suo sesso, io adoro sentirmi in suo potere, perché lo sento nitidamente come le onde del mare sul bagnasciuga che s’avvicinano e si ritraggono lentamente, finché non arriva quell’onda più forte che alla fine ti travolge e ti bagna tutta. Io avverto limpidamente una cascata che scende fuori dal mio sesso, il ruscello del mio miele, quando lui si ritrae io lo inseguo con il mio bacino quasi per prenderlo, perché lo bramo da tirare le cuoia, cosicché gli bisbiglio rammaricandomi:

‘Ti supplico, non farmi aspettare molto, lo desidero come non mai, dammelo immediatamente’ – gli manifesto io avida e famelica.

Lui sa scrupolosamente però che cosa io voglio davvero: il piacere della dolce e violenta altalena, perché sentirlo entrare così forte dentro di me mi provoca un sussulto di piacere che mi giunge dal ventre fino nel cervello: allora stringo forte i miei muscoli e leggo nei suoi occhi che ho proprio vicinissimi ai miei, e su quella vena leggera gonfia sulla fronte la punta del suo piacere, perché gli sorrido con gli occhi. Ogni tanto lo lascio scappare, stringo il suo sesso tra le mie mani e sfioro con la sua punta bagnata i miei capezzoli: nulla di più eccitante, il suo sesso è bellissimo in quei momenti, dolce e forte nel contempo, giacché non posso fare a meno di farci un’escursione con la punta della mia lingua, proprio lì sopra dove so che gli piace tanto. Non so come siamo finiti sul parquet, sento il legno sulle mie spalle, il suo grande corpo sopra di me, con i suoi odori fortissimi e la sua lingua che mi lecca la punta dei capezzoli, che ormai sembrano scure torri che s’innalzano orgogliose da due colline, sì, perché leccarli amplifica il piacere del suo sesso dentro me, le sue pressioni proprio sulla parte davanti del mio clitoride, che mi trasportano su vette sconosciute di piacere.

E’ stata senza dubbio quella là una delle nostre migliori favoreggiatrici: l’estate o semplicemente la nostra particolare sintonia di quel tardo pomeriggio, chi può dirlo ancora oggi con esattezza? Non ricordo quanto sia precisamente durata, fatto sta che rievoco soltanto un grande brivido dietro la schiena all’improvviso, che mi percorreva dalle natiche fino ad arrivare al collo e al cervello. Io ho strepitato e pressappoco nel medesimo attimo ho appreso, ascoltato e percepito attentamente che pure lui frignava amabilmente per il piacere che lo scompigliava e che lo sconvolgeva appieno, poi il suo liquido intenso che si riversava a spruzzi intermittenti dentro di me è stato il marchio della nostra totale fusione.

A seguito di quella deliziosa vicenda, come attestazione, testimonianza e come risultato del nostro amore, la nostra famiglia si è leggermente allargata nove mesi più tardi con l’arrivo della nostra piccola Ester, visto che attualmente sonnecchia disinvoltamente e spensieratamente, mentre io sto terminando di scrivere questa storiella. 

Le stelle nel frattempo, in quell’occasione, adesso che ci ripenso bene ci guardavano dalla finestra.

{Idraulico anno 1999}  

Leave a Reply