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Erotici Racconti

Benevolenza lacrimevole

By 2 Luglio 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

E’ insolitamente emozionante e sorprendente trovarsi adesso qua nel menzionare accennando di quell’incantevole stagione trascorsa, perché è come compiere inevitabilmente un ripescaggio profondo nei meandri delle rievocazioni, il citare recuperando intensamente delle percezioni per il fatto che sono trascorsi più di quindici anni, malgrado ciò esistono alcune cose che m’annodano, ancorandomi inseparabilmente a quei lascivi e peccaminosi attimi e a quelle dissolute e magnifiche giornate. Dentro di me, infatti, la quotidiana inoperosità assieme a quell’inerzia mi stava al presente ostacolando, giacché in quelle specifiche e assedianti giornate non avevo disposizione né volontà di pianificare le ferie, perché ogni qualvolta che ponderavo a esse, immancabilmente non ero capace di ripescare niente che concretamente m’incuriosisse. Durante la totalità della giornata bighellonavo per il capoluogo senza traguardo alcuno visibilmente frustrato e insoddisfatto. In modo estemporaneo la gradita sorpresa che mi fece al telefono Letizia allontanò in maniera spontanea i miei bui propositi rallegrandomi annunciandomi: 

‘Ciao bel fusto, che ne diresti di farmi visita in Tunisia qui a Gabès? Per l’occasione ho locato un enorme caseggiato unitamente a dei miei amici stranieri di vecchia data che auspicano di spassarsela, però loro partiranno prima lasciandoci in tal modo lo stabile tutto libero per noi. Acciuffa l’aereo, adesso spero che non farai l’inattivo e il perenne svogliato, t’aspetterò’. 

In quella speciale congiuntura o forse per l’atmosfera gioiosa che irradiava Letizia tutto ciò mi persuase, perché nella giornata successiva io stavo puntualmente atterrando all’aeroporto di Tozeur-Nefta con un gran spumeggiare di calca proveniente da ogni parte della nazione. Dopo lo sbarco un tassì mi conduce velocemente verso la città portuale. La fragranza di quel posto m’inebria, le palme da datteri mi fanno da contorno rasserenandomi, quel profumo unico ti fa comprendere d’essere alla fine in vacanza. Al porto di Gabès c’è Letizia che m’attende, in breve mi spiega con dovizia che Gabès è l’unica oasi sul litorale del Mediterraneo, circondata da spiagge di sabbia fine. Il suo vasto palmeto è un vero incanto e la sua città vecchia si distingue per la sua atmosfera genuina. Ma Gabès soprattutto la porta d’ingresso verso il Sahara, l’inizio d’un viaggio fra creste e colline aride, tende di beduini e vecchi villaggi berberi. Qui si scoprono delle tradizioni viventi e dei modi di vita ancestrali, come il sorprendente villaggio troglodita del monte Matmata. 

Io e Letizia ci conosciamo da tanto tempo, lei in verità non è avvenente, passa persino inosservata, tuttavia ha sempre un sorriso che t’ammalia conquistandoti in breve tempo, perché soltanto i suoi occhi sorridono, l’altra indole del suo aspetto fa comodamente il resto. Abbiamo trascorso congiuntamente tre anni di ferie nello stesso luogo, io amante della costa del nord Africa per i siti archeologici, lei viceversa, sempre attratta dal fascino del deserto e dalle oasi da quando era una fanciulla appena tredicenne, sicché da allora siamo rimasti indissociabili. Pure io adoro la Tunisia, iniziando dalla sontuosa baia di Tunisi fino alle colline boscose di Tabarka, dal fascino di Mahdia e di Monastir alla modernità di Yasmine Hammamet, dai tranquilli paesaggi di Djerba alla vivacità di Sousse, ciascuna di queste località ha le sue attrazioni. Le spiagge sono sorvegliate e le raccomandazioni per la balneazione sono indicate con le bandiere in base alle condizioni meteo, la direzione del vento e la forza delle correnti. Accanto ai grandi resort, la Tunisia è disseminata di spiagge meno conosciute, con angoli selvaggi e paesaggi idilliaci: Korbous, Cap Serrat, Sidi Jemour, El Hamra, sta infine a ognuno di noi scoprirle per vivere dei momenti indimenticabili. 

La dimora che Letizia ha locato è adiacente al litorale tra palme e via vai continuo, accanto a un minuscolo fondo naturale che si snoda inoltrandosi fra la radura e le piante grasse. Il profumo del gelsomino ti cattura inebriando le narici, il canto del muezzin affascina scandendo i suoi naturali ritmi. Là nel cortile interno Letizia mi fa conoscere i suoi amichevoli ospiti: due indossatrici francesi, Molly una sua fidata collega, Cristoforo un anziano ritrattista e tre maschi spagnoli, fra questi c’è Mauricio, palesemente omosessuale, ma in compenso affabilissimo. Mi rallegrava la circostanza, perché mi è sempre andata a genio la visione di trovarmi con etnie difformi, perché dalla differenza s’afferra e s’apprende molto, in ogni modo s’arricchiscono le vedute, ci si confronta, dal momento che in quell’abitazione cadauno aveva da menzionare il suo punto di vista e questo la rendeva indubbiamente eccezionale. La settimana trascorse sennonché in maniera veloce e spensierata tra cene e serate impensabili. 

Io ero appagato e raggiante, avevo Letizia con me, sebbene avessimo un rapporto come dei navigati confidenti che categoricamente rinunciano al sesso, non avvertivo la necessità di mettermi alla ricerca di nessuno, perché mi piaceva il contesto che si respirava, era bizzarro, in totale autonomia e con il netto privilegio di non arrecare impiccio a chicchessia. Le stanze sempre aperte aumentavano la sensazione di libertà di quella dimora incantevole e i discorsi serali sdraiati sulle amache fumando dell’erba buonissima, con o senza narghilè incoraggiavano a lasciarsi totalmente andare. Era splendido tornare a casa dalla spiaggia, farsi la doccia insieme nel cortile e osservare l’anziano Cristoforo che dipingeva le due indossatrici francesi distese senza veli tese sull’antica ottomana, oppure udire Letizia parlottare con l’estroverso Mauricio a riguardo dei ragazzi visti in spiaggia. 

Di sera, invero, parecchie volte rientravamo con un numero maggiore di ospiti, si poteva osservare qualche coppia che scopava nelle rispettive camere o sui grandi guanciali sparsi per il poggiolo. Il mercoledì appena tutti s’avviarono, la dimora sembrò gigantesca per noi tre, di sera Letizia invitò le due indossatrici, mentre spifferava a Molly tutte le mie peripezie avvenute con lei nel corso degli anni. Si rivelò una serata peculiare, una di quelle sere dove ti sembra che il mondo si sia fermato per tenerti compagnia e per creare atmosfera, stelle, grilli e tutto il necessario. Osservando Letizia si può notare che i suoi occhi sfavillano tutte le volte che conversiamo di noi da piccoli e lei diventa ancora più aggraziata, Molly ci chiese se fosse mai successo qualcosa tra di noi negli anni successivi e le spiegammo che in questo momento c’era un qualcosa d’inspiegabilmente fatato e portentoso che ci teneva legati, un qualcosa che ci consentiva di sopravvivere senza scordarci delle vicende piacevoli vissute. 

All’interno di quella dimora, la minuscola ma elegante vasca illuminata ci coccolava nei suoi riflessi, eppure sotto certi aspetti Molly e Letizia si rassomigliavano, non solamente per l’aspetto fisico, ma perché seguitavano a discorrere dei loro affetti e degli attaccamenti della fanciullezza, poiché quella stessa sera facendomi una sorpresa, Letizia mi raggiunse nell’alcova. Fu insolito, ma non per questo meno gradevole, malgrado ciò non facemmo l’amore, tenuto conto che in seguito ci risvegliammo ben stretti, come se fosse stata la situazione più usuale dell’universo, come se giammai ci fossimo allontanati. La mattina successiva la osservai, mentre la luce entrava dalla persiana rischiarando le terga della sua schiena colorita. Era realmente uno splendore, probabilmente più amena e vistosa di quando ci eravamo messi insieme.

La mattina seguente Molly giunge per prima sull’arenile trovandomi addormentato, in modo bizzarro mi sveglia con un bacio e prima che io potessi enunciare qualcosa, lei lascia scivolare intenzionalmente il pareo spogliandosi e in conclusione tuffandosi nell’acqua. Adesso, nel ripensarci, non ho dubbi che loro due insieme presso l’istituto scolastico dovevano compiere di certo una scempio di cuori, perché proprio di Molly non potevi trascurare di squadrare le sue formose chiappe finché compare Letizia che in modo inatteso m’interroga:

‘Stai per caso ispezionandole il posteriore?’ – mi precisa con la voce insonnolita, durante il tempo in cui le sue mani da dietro le spalle mi otturavano gli occhi.

‘Quale sedere intendi? Tu sei al corrente che ho gusti soltanto per le tue chiappe’ – controbattei sogghignando, trascinandola verso di me con un contegno pienamente candido.

‘Certo, come no, il mio angelico conoscente incolpevole. Auspico che adesso tu contempli pure il mio’ – mi replicò svestendosi dall’indumento da bagno e avviandosi verso l’acqua, poco prima di raggiungere Molly con un’occhiata ambigua e sfuggente da decifrare, lasciandomi là inetto d’assimilare se mi stesse prendendo in giro o se mi stesse beffardamente seducendo.

Io ero il maschio favorito dalla sorte, adulato da due femmine impareggiabili, si poteva delineare un triangolo perfetto, perché con Molly pareva come se fossi stato suo conoscente da sempre, sovente ci capitava di disputare un incontro duellando dentro l’acqua o di spalmarci la crema solare senz’alcun imbarazzo né impaccio, in verità il turbamento e la remora era comparso la prima volta, quando a seguito d’una sua precisa pretesa d’applicare la crema solare sulla spalle e sulle cosce io mi ero prefissato d’oltrepassare elegantemente le chiappe, lei m’aveva subito redarguito appellandomi:

‘Ho uno sgraziato fondoschiena? Per caso questo t’impiccia?’.

Molly lo aveva palesato divulgandolo con un’espressione tale, che m’aveva convinto all’istante facendomi passare ogn’intralcio per quell’azione. Adocchiare loro stendersi la crema solare era differente, è vero, sarebbe dovuto essere più normale, essendo due amiche con dei modi d’agire assai naturali e spontanei sprovviste di malizia. Quel giorno, invero, osservare Letizia frizionarle le spalle e i glutei era stato molto inconsueto, non riesco a precisarlo con esattezza, eppure era eccezionalmente elettrizzante e insolitamente procace, anche se era il gesto che eseguiva fedelmente in modo quotidiano. L’astuzia e la scaltrezza quel giorno m’apparteneva: 

‘Pare che Mauricio ti squadrasse con un brillante interesse’ – mi proclamò Molly distesa, intanto che Letizia cavalcioni le stava eseguendo un massaggio con del balsamo. Io la guardai sorridendo: 

‘Sì, l’ho notato, però respingo che non era affatto incalzante e perciò non m’ha causato disturbo’.

‘Non ci saresti stato?’ – incalzò Letizia in modo sottinteso schernendomi.

‘Ritengo di no, mai dire mai, perché anche le azioni più disdegnate e respinte in specifiche circostanze diventano attuabili, eppure il concetto in questa foggia non m’attira per nulla’ – obiettai io reagendo. E voi? – chiesi prontamente ribattendo. 

‘Lo sai pure, ne abbiamo argomentato parecchie volte, ma non è mai successo, eppure all’istituto scolastico era assai più usuale di quanto pensassi, un poco forse per la tendenza del momento, pure per la concezione della vita risolutamente più ampliata e ricca d’orizzonti, eppure tra di noi mai’ – ribatté Letizia, concludendo l’indolente strofinamento sulle spalle dell’amica, indignandosi, addossandosi e utilizzandomi come una spalliera con i piedi.

‘Tu invece?’ – interrogando Molly. 

‘Sì, qualcosa. E’ successo che mi baciassi con una mia amica all’interno dei bagni del bar presso una festa, ma niente di più, la faccenda non mi sgomenta – ammise candidamente lei canzonando, mentre amabilmente si tirava su con il busto cercando una sigaretta nel canestro, facendomi scorgere i suoi seni con i capezzoli irti’ – finendo la frase con una fattezza da fasulla adescatrice.

Verso sera, nel tempo in cui la volta celeste iniziava a cambiare gradazione, ci dirigemmo a piedi verso l’edificio, in breve tempo eravamo già nel cortile. Il passatempo degli affiatamenti era proseguito per tutto il periodo, beffeggiandoci e punzecchiandoci come nessuno di noi avesse giammai ricevuto sperimentazioni con lo stesso sesso, loro mi deridevano fantasticando come se me la spassassi con Mauricio, di rimando io confabulavo di loro avvinghiate sotto la doccia. Questa fantasticheria incoraggiò Letizia nel riproporre il ragionamento:

‘In modo indubbio c’è da dire che ti comporti in modo criticabile. Vai ai festini, baci una donna, non riveli nulla’ – rimarcò sogghignando verso Molly, in una posa di spiritosa quanto comica intimazione.

‘Realmente amabili e graziose, non c’è che dire’ – enunciai io, proprio un’effettiva sembianza come le femmine della rivista Penthause, solamente che quelle là in copertina sono più prosperose.

‘Chi ti autorizza, sei un insolente e screanzato’ – mi contestò Molly ridacchiando.

Letizia iniziò a burlarsi, i capezzoli divennero all’istante sodi, le gambe repentinamente abbandonate e molli per la meraviglia, appiccicandosi al corpo infradiciato di Molly:

‘Fatemi capire, ma nelle riprese compare costantemente il nerboruto di turno?’ – manifestai io ridendo, intanto che m’introducevo tra loro. La scenografia era indubitabilmente più goffa che erotica, malgrado ciò fra uno sfregamento mattacchione e una tastatina briosa mi ritrovai repentinamente aizzato a dovere.

‘Hai notato chi è riapparso?’ – strepitò Letizia lambendolo alquanto allietata.

‘Spiegaci, di’ un poco, è così provocante esaminarci? – ribatté Molly, nel tempo in cui seguitava a circoscrivere Letizia. 

La mia taciturna replica fu risolutamente espressiva e laconica al tempo stesso, giacché m’avvicinai a loro congiungendo Letizia dal davanti in mezzo a noi due. La postura era assai fomentante con lei pressata adiacente alla nostra pelle, per il fatto che il mio corpo individuò senz’indugio ciò che già conosceva così bene, perché dopo un primo sorriso m’avvicinai a lei baciandola. Le mani di Molly seguitavano a trastullarsi con le tette di Letizia, mentre con le mani raggiungevo quello splendido sedere. In verità lo avevo tastato in numerose occasioni in quei giorni, mai però con tanto ardore, perché al presente tutti ce ne stavamo accorgendo. Quel contatto spinse Letizia maggiormente contro di me e quando smisi di baciarla, di fianco alla sua faccia ripescai quella di Molly, che ci sbaciucchiavamo sotto lo sguardo accalorato e malizioso di Letizia.

Costantemente senza parole, ma in un clima non di vero sesso, ma di gioco brillante e umoristico, Letizia ci fece invertire le sistemazioni. Stavolta, infatti, la mia pancia contro il ventre di Molly, il mio cazzo contro la sua fica, i seni di Letizia verso il mio groppone. La mia bocca s’appoggiò su quella di Molly, mentre le labbra di Letizia s’adagiarono sul mio collo. In realtà era una circostanza stravagante, indubitabilmente assai esaltante e stimolante, malgrado ciò era impostato parecchio sul proposito dell’effetto, pressappoco un apprendimento, qualcosa che rischiosamente nessuno assimilava né fiutava, ciò nonostante neanche uno auspicava d’ostruire né di troncare. Ero frastornato e ridacchiando feci la prima domanda che mi passò per la testa:

‘Voi non vi baciate?’.

Trascorse un istante rimanendo ancora stretto tra loro distinsi le loro labbra unirsi, le loro lingue ricercarsi e il mio cazzo ne risentì premendo leggermente sulla fica di Molly:

‘Progettavi forse a questo genere di bacio?’ – m’interrogò Letizia, con un’inedita espressione facciale che fatico a rappresentare, sganciandosi e adagiandosi in conclusione sopra quei grandi guanciali del poggiolo afferrando Molly.

Io attenuai il tutto tallonando quell’ambientazione senza parole, tra la forma accalorata ed esaltata in contrapposizione a quella goffa e maldestra. Io non ero in grado di guardarla, ero visibilmente guardingo, perché Letizia in verità, la ragazza con cui avevo spartito la prima volta, la ragazza di tutte le mie iniziali sperimentazioni, era al presente adagiata disadorna su quella vecchia ottomana, durante il tempo in cui la sua confidente le stava cospargendo la crema solare. Andai celermente verso la cucina per afferrare da sorseggiare per tutti e ritornando mi bloccai per studiarle, perché invero superficialmente non c’era niente di lussurioso, sobriamente stavano burlando su quello avvenuto sotto la doccia. In quel momento accesi lo stereo sdraiandomi in ultimo sull’amaca di fronte a loro due. Molly era accomodata di fianco a Letizia applicandole la crema solare sul dorso, dove le mani in seguito guizzavano senza fermarsi arrivando a rilento verso il fondoschiena.

L’atmosfera generale era finanche abbellita dalla luce delle candele disseminate nel ballatoio rendendo quelle figure vacillanti, io m’avvolsi pacatamente una bella canna e iniziai a fumarla, a seguito d’alcune inalate m’avvicinai nei pressi di Letizia. Adesso la cute resa lucente dalla pomata riverberava il bagliore delle candele e il viso rilassato con gli occhi chiusi restituivano l’opinione che stesse poltrendo per conto delle mani di Molly. In verità devo ammettere che mi soddisfa scrutarla allorquando inspira, perché comprime gli occhi e diventa irresistibile, dopo a rilento fa uscire il fumo in una maniera che non so esporre, ma che ogni persona dovrebbe adocchiare. Alla terza boccata però compì una azione impensata, tirò Molly verso di sé replicando il gesto appena fatto da me, passandole in conclusione il fumo direttamente in bocca e sovrapponendo le sue labbra su quelle della conoscente Io restai lì come annientato, sarà stato il fumo, il caldo della giornata o della strana doccia fin troppo recente, perché mi ritrovai infervorato nell’esaminarle mentre si baciavano.

Al presente quelle movenze erano mutate, le mani palpavano qualcosa che avevano appena toccato, ma erano più poderose, impulsive, erotiche e seducenti, la cute era più sensibile, i capezzoli si sfiorarono appena, poi Letizia si girò. Qui viene la parte più complessa per esporre il concetto, menzionare citando di due ragazze che si denudano, che si cercano, che percepiscono capezzoli irti fra le dita e labbra morbide sulle proprie, qui c’è l’angoscia, l’eccitazione, l’indiscrezione, lo sbigottimento, il desiderio di sapere e l’appetito, l’intenzione, lo sfizio, avvistare come ambedue non sanno o forse non azzardano sfiorarsi, perché poi quando succede sono dita che giocano con il piacere, un benessere tante volte conosciuto, ma al tempo stesso talmente difforme, in quanto sono labbra che scivolano sulla pelle, sono soavi pizzichi su quei capezzoli rassodati dalla voglia.

E’ insolitamente bizzarro, io avrei ideato che la prima ad avvicinare con la bocca la fica dell’amica sarebbe stata Molly, invece fu Letizia che digradò là come stimolata dal più dolciastro dei golosi piaceri arrivandoci lì vicina e fermandosi, perché mi squadrò come per invocarmi un’espressa concessione che io non dovevo dispensare, sennonché astutamente ci roteò circolarmente come tante volte avevamo giocato insieme, successivamente intraprese a toccarla molto presumibilmente come sarebbe piaciuto che avessero fatto a lei. Molly era incantevole, con il ventre che si muoveva in maniera armonica seguendo il ritmo dei baci della sua amica, mentre io squadravo le sue gambe che parevano come quelle di un aspide che ottiene soddisfazione da ciò che ha catturato. Il fatto era che là nessuno aveva imprigionato niente, perché c’erano meramente due femmina che si davano e che ricevevano, perché appena Molly iniziò venire fu un sorriso la prima cosa che notai sulle loro fameliche facce, il sorriso che ha chi esulta del piacere del compagno di giochi, la radicale contentezza di chi ha scoperto, di chi ha passato qualcosa che temeva e desiderava.

Molly dalla morbidezza del corpo sembrava che avesse perso i sensi, eppure dall’espressione s’avvistava che stava beneficiando delle continue vibrazioni rimaste dentro di lei. Letizia si sollevò dirigendosi verso di me, si genuflesse e senza conversare schiuse il canovaccio, che frattanto avevo cinto in vita, il mio cazzo fuoriuscì svettante e lei si piegò per prenderlo in bocca. Anche questo lo conoscevo o avrei dovuto percepirlo, tuttavia quel giorno era come un capitolo nuovo, perché il modo in cui si muoveva, il modo in cui mi squadrava e quella luce speciale che illuminava il suo sorriso faceva il resto. Le mani si muovevano armoniosamente sul mio corpo, sulle mie gambe, sul mio cazzo percorrendolo, accarezzandolo e cospargendolo di saliva, che veniva fuori dalla bocca che in nessun caso mi era parsa in tal modo erotica, impudica e libidinosa.

Quello che ho captato è stato interamente forte, straordinariamente eccitante e allo stesso tempo amabilissimo, proprio lei, la femmina che parecchio avevo bramato e amato fortemente e aspettato sfrenatamente, lei, la mia compagna di giochi in ginocchio da me, dedicata a me e dietro la conoscente odierna e forse di domani, che girata su d’un fianco ci studia sfiorandosi deliziosamente viziando quel corpo, che ancora avvampava dal sole e dalle gradevoli carezze appena ricevute. Letizia s’alzò e dopo avermi fatto sdraiare sui grandi guanciali si collocò sopra di me, questo fu il momento più bello. Lei era di fronte a me, notevolissima per me, con gli occhi che mi sorridevano nel momento esatto in cui accompagnò il mio cazzo dentro se stessa, dopo tanto tempo trascorso lasciandola a bocca asciutta.

Il suo ventre era magnifico, abbrunito e livellato, lievemente umido di sudore e lucido per la crema solare. Quando le mani di Molly riapparvero repentinamente lei s’irrigidì, tendendosi come la pelle d’ un tamburo, dal momento che quelle dita che anteriormente la tastavano gentilmente in un gradevole strofinamento, in quel momento s’intrecciarono con le mie in una forma d’adorazione di quella meravigliosa ragazza. Letizia si elettrizzante muoveva, salendo e scendendo in un portamento perfettamente eretto, così come la più elegante delle maestre d’equitazione con pochi e lenti movimenti, con il busto eretto a cavallo del mio bacino con le sue mani appoggiate alle mie spalle e poi cedette. Ebbene sì, dopo soccombette all’abbraccio della sua amica, capitolò alla lusinga dei suoi baci, alla cupidigia del suo tocco, nel punto esatto dove i nostri sessi s’univano, mentre la sentii contrarsi aumentando il ritmo, in quella circostanza io decisi di ritirarmi. Perché? Non lo so, forse perché volevo che potesse avere quello che meritava o che cercava, forse perché volevo che sapesse cosa fosse esattamente la lingua d’una donna su di lei, la bocca, le mani, la pelle d’una donna contro la sua.

Molly, subito, come se m’avesse letto nel pensiero, si lasciò scivolare di fianco a lei, anche se non fu un sessantanove originale, ma quasi. Io non feci altro che osservare, forse in quel momento fu più forte che partecipare e mi sembrò più giusto lasciare a loro il gioco. Non saprei neanche quanto tempo rimasi là a osservarle scoprendosi e amandosi, vedere gambe che si sfregavano e mani che si rincorrevano, un atto d’una gradevolezza appassionante e scuotente, perché era elettrizzante da vaneggiare, non so neanche quante volte si siano date piacere a vicenda, venendo con mille tocchi di lingua e innumerevoli carezze sussurrate con le dita e con le parole. So soltanto che a un certo punto il tocco delle loro mani mi fece risvegliare da un dolce torpore: erano insieme davanti a me mi toccavano, mi leccavano. Facemmo l’amore in tante combinazioni diverse dove a turno ognuno di noi tre era il centro del piacere, dove ogni parte del corpo poteva essere la parte più erogena e alla fine ho sborrato in modo grandioso pure io per merito loro, sulle loro mani, sui loro corpi, sulla loro pelle.

Letizia sorrise nuovamente in un maniera indescrivibile, tenuto conto che alle prime luci dell’alba andammo tutti a letto, tutti insieme nel mio, appagati, raggianti e spensierati per ciò che era successo e infinitamente curiosi di scoprire che cosa ci avrebbe regalato il giorno che stava spuntando, dietro a quel meraviglioso palmeto di Gabès in Tunisia a ridosso del deserto. 

{Idraulico anno 1999}  

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