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By 12 Dicembre 2016Gennaio 31st, 2023No Comments

Dopo pranzo il sole qua batte irrimediabilmente forte picchiando troppo potente per restarsene beatamente distesi sulla spiaggia, è assai rovente anche per andare in giro o per fare qualunque cosa, in realtà l’isola a quell’ora immancabilmente si svuota, dal momento che tutti si ritirano all’ombra o chi può rimane al fresco, poiché fuori non c’è nessuno. E anche noi d’altronde, come tutti questi pomeriggi, ci siamo rifugiati nella frescura della nostra capanna tra le palme, naturalmente ci siamo stesi a letto nudi, tant’è vero che prima del riposino abbiamo perfino scopato, più tardi Michele si è messo a pancia in giù e si è addormentato come un masso. Anche Elsa e Domenico nell’altra camera del villino devono essersi ritirati, perché prima con la porta aperta e dal sottile divisorio di legno si erano sentiti dei rumori seguiti da quei versetti inconfondibili di chi scopa, però attualmente tutto tace: devono aver finito anche loro, in quanto si saranno addormentati.

Io di pomeriggio non voglio dormire, in effetti non ci riesco, perché se lo faccio poi mi sveglio con il mal di testa, di questo andare resto a letto osservando il soffitto, ciononostante fa caldo e decido che è meglio che me ne vada a stendermi sul dondolo collocato nella veranda, tenuto conto che forse c’è un po’ di brezza, in tal modo troverò un poco di fresco. Io recupero frattanto il pareo, però non lo metto, dal momento che passando davanti alla camera dei nostri amici li vedo sul letto e ho la prova tangibile che dormono. In questi villini le porte non ci sono ed è impossibile passare davanti alla porta d’una qualsiasi camera senza resistere alla tentazione di darci una sbirciata furtiva. Entrambi sono a pancia in giù, nudi con il sedere di Elsa che in quella posizione dà il meglio di sé stessa. Sotto la veranda, in effetti, c’è un po’ più di brezza, perché tutt’intorno è deserto, in spiaggia non c’è nessuno e anche sotto le verande dei villini vicini non c’è nessun individuo, per il fatto che gli unici rumori che si sentono sono provocati dal fruscio del vento che scuote le palme e il continuo infrangersi delle onde sulla spiaggia assieme ai versi lontani dei gabbiani. Questa vacanza invernale ai tropici è stata proprio un’idea ingegnosa e alquanto originale, a casa nostra in città ci sarà una nebbia da far paura, ci sarà un’umidità e un freddo da mettersi anche le mutande di lana, qui invece si sta molto bene, poiché è una meraviglia, considerato che non c’è bisogno d’avere uno straccio addosso, sì, è proprio vero, sembra incredibile eppure ci troviamo in un’altra latitudine.

In quell’istante decido di concedermi un tuffo in mare, così mi libero di dosso anche l’appiccicoso residuo della scopata, il pareo non lo metto, giacché sono soltanto pochi metri perché in giro non c’è nessuno. Lo annodo a un palo della veranda affinché non voli via, dopo m’infilo soltanto i sandali perché la sabbia scotta. Non c’è che dire: ne ho fatti di progressi in questi pochi giorni, dato che appena siamo arrivati non mi sarei mai immaginata d’andarmene in giro tutta nuda, mentre adesso la situazione mi sembra sempre più normale, anzi, comincia proprio a piacermi, perché anche la mia abbronzatura ha fatto dei notevoli miglioramenti: il segno bianco del costume ormai non si vede quasi più. Nel frattempo mi diverto un po’ in acqua, poi torno sotto la veranda: il sole a quest’ora picchia troppo e ci sarebbe da scottarsi, meglio che mi sistemi comoda sul dondolo all’ombra, anche all’ombra però ci si abbronza, con tutta la luce e il riflesso che c’è in giro. In quel momento ne approfitto, dato che non c’è nessuno per distendermi con le cosce spalancate con i piedi sul palo che fa da parapetto, così riesco a far andare via anche l’ultima traccia bianca di costume che ho davanti.

A dire il vero mi era sembrata una fesseria, quando Elsa tempo fa prima di partire aveva lanciato l’idea di raderci completamente il cespuglio sul pube, anche se a me francamente la fica piace tenermela molto pelosa quasi come un fiore che bisogna scoperchiare per scoprirlo gradualmente. Per far felice Elsa adesso me lo sono tolto, dato che anche l’ultima traccia pallida dove prima c’erano i peli sta per scomparire del tutto e prima che la vacanza finisca saremo abbronzatissime anche lì di sotto. Domenico stravede per la mia fica, depilata un po’ meno, quand’è pelosa invece sragiona di brutto, dal momento che tutte le volte che può mi regala di quelle deliziose leccate con la lingua sfiancandomi e lasciandomi senza fiato, perché anche poco fa a letto lui m’ha dato una ripassata con la lingua davvero con i fiocchi, visto che c’è mancato poco che mi facesse godere prima ancora di mettermelo dentro. Elsa racconta, infatti, che anche a loro due la sua fica depilata fa lo stesso effetto e che addirittura Attilio si scatena con la lingua come non accadeva ormai da qualche tempo, poi è bella la sensazione di quando si è esposti al sole e il sole scalda proprio là di sotto. C’è di che eccitarsi anche soltanto per il tepore del sole tra le cosce, in realtà quando sono nuda e prendo il sole spesso mi ritrovo tutta con un bollore addosso senza neanche bisogno d’un uomo che mi coccoli, anche se all’ombra però è bello sentirsi sotto le dita la pelle liscia e morbida anche lì, senza intoppi fino alla fessura. 

Qui in questi giorni, infatti, oltre che scopare alla grande mi sto facendo anche un mare di carezze solitarie, tenuto conto che non mi succedeva più da diversi anni. Passa il tempo e non succede nulla, però ormai s’avvicina l’ora in cui il villaggio di solito si rianima e la gente ricompare. Poco fa è passata una coppia giovane sulla spiaggia, nudi in pratica ormai come tutti, mentre si tenevano per mano e infine sono scomparsi verso le rocce in fondo alla baia. Poi sento dei rumori all’interno dei villini, perché qualcuno dev’esserci svegliato, in quel momento mi rimetto le mani dietro la nuca in una posizione meno scandalosa, dato che non mi va di rivestirmi, però neanche di togliere i piedi dal parapetto e di mettermi più composta. Io sento dei passi, giacché appare sulla porta Domenico che sbadiglia e si stira, naturalmente è nudo naturalmente, in più come sempre quando si sveglia è eccitatissimo con il cazzo in tiro che punta dritto verso il mare. Lui mi saluta con un bacio sui capelli, si stira ancora, sbadiglia e va per tuffarsi in mare, sobbalzando alla svelta dovuto alla sabbia che gli scotta sotto i piedi tenendosi il cazzo con una mano perché non saltelli, io noto con sorpresa che anche lui sta compiendo dei ragguardevoli perfezionamenti. I primi giorni quando aveva le erezioni si vergognava come un ladro, visto che era capace persino di stendersi a pancia in giù sulla spiaggia rovente pur di non farlo vedere, adesso al contrario, non gliene frega più niente, anzi, si direbbe che goda un mondo per farsi vedere con il cazzo in mostra, devo ammettere che pure Attilio ha imparato a fare così, del resto qui si è nudi in sostanza di continuo.

Qui di maschi eccitati se ne vedono in abbondanza e non c’è proprio nessuno che abbia qualcosa da ribadire, se qualcheduno se ne va in giro con il cazzo duro piuttosto che con l’uccello molle, anche quando torna tutto gocciolante dalla spiaggia, e se per combinazione non si è ancora ammosciato, dato che non c’è nessuno all’orizzonte io ne approfitto per manovrarglielo un poco come piace a lui. Lui appoggiato placidamente con il sedere sul parapetto davanti a me sembra gradire il massaggio, mi lascia fare, cosicché si sporge un po’ di più verso di me, e visto che ancora non compare nessuno all’orizzonte io ne beneficio per prenderglielo in bocca. Lui apprezza compiacendosi del mio gesto, tuttavia così all’aperto comincia a sentirsi un po’ a disagio e mi propone d’entrare dentro e di continuare sul letto: 

‘Aspetta, ma che fretta hai?’.

L’idea di succhiarglielo lì all’aperto, di fargli un pompino come si deve, con calma e con gusto, osservando il viso stravolto dal piacere del maschio sotto la veranda mi piace da morire. Potrebbe comparire qualcuno dalla spiaggia o anche affacciarsi dai villini vicini cogliendoci sul fatto e vederci, però è proprio questa lussuriosa circostanza del proibito che mi stuzzica oltremodo e pure l’idea stessa mi stimola maggiormente scatenandomi nell’intimo. Potrebbero svegliarsi in quel momento addirittura Elsa e Mino e uscire fuori, ciononostante li sentiremmo arrivare e faremmo in tempo per ricomporci penso io dentro di me. Comunque, anche questa circostanza di farmi sorprendere da loro con il cazzo di Attilio in bocca è un capriccio che m’attrae, e una fisima che mi stimola tantissimo da qualche tempo. Io non voglio tornare a letto, perché oggi voglio essere e sentirmi porca, a quel punto afferro le chiappe di Attilio perché non mi scappi e con la bocca continuo a succhiarglielo. Lui poco alla volta si rilassa, visto che lancia solamente un’occhiata come se dovesse comparire qualcuno in spiaggia, però a quel punto mi lascia agire tranquillamente. Sono trascorsi soltanto cinque minuti di pompino, ed ecco che come avevo previsto cominciano a sentirsi dei rumori all’interno: dialoghi, sbadigli e suoni vari. Elsa e Mino si sono svegliati, certamente tra un attimo s’alzeranno e compariranno anche loro sotto la veranda sbadigliando e stirandosi. Indubbiamente anche loro non avranno nulla addosso e quasi certamente anche Mino sfoggerà un’erezione da primato e di tutto rispetto. Io sono tentata di succhiarglielo ancora, perché mi piacerebbe farmi trovare dai nostri amici in quella posizione con il cazzo di Attilio in bocca, senza nessun preavviso ci pensa però lui a staccarsi tirandosi prontamente indietro:

‘Dai, smettila che così ci vedono’.

‘Sei proprio uno sciocco, non sai che cosa ti perdi’.

Passano i minuti e i nostri amici non compaiono, continua invece dall’interno il loro modo di conversare inframmezzato da urla e da sonore risate. Invece d’uscire fuori devono aver ripreso a farsi le coccole direttamente nel letto, con la mano io m’impossesso di nuovo del cazzo di Attilio e riprendo a condurlo, lui esita un poco, poi mi lascia di nuovo fare e torna a essere meno circospetto e diffidente.

‘Io voglio che ci vedano, perché sei bellissimo così. Io voglio che ci osservino mentre te lo tocco’ – gli bisbiglio io sommessamente piuttosto carica, rafforzando quell’idea depravata e libidinosa non dandogli tregua.

In quell’istante lo faccio accostare di più e quando è alla distanza giusta proseguo, glielo bacio e lo piglio in bocca serrandogli il glande. 

‘Io voglio che mi vedano, precisamente quando te lo succhio’ – riesco a malapena a proferire con la bocca piena.

Io non so se Attilio è proprio persuaso, eppure non dice nulla e mi lascia agire, non pronuncia niente, però m’accarezza i capelli e questo mi fa ben sperare nella riuscita. I nostri amici però non compaiono, la faccenda è deludente, io sono lievemente contrariata, perché dall’interno percepisco soltanto il parlare e la confusione del letto e i mugolii vari che risuonano. A questo punto se non si sbrigano finirà che noi dovremmo concludere e addio allo spettacolo improvvisato ed eccitante che avevamo allestito, perché loro due non hanno indubbiamente intento d’esporsi.

‘Siete svegli? Dai su, venite fuori, che c’è una gradita sorpresa’ – provo io a rivendicare parlando forte cercando di distoglierli affinché mi sentano oltre la parete di bambù, sennonché in quel momento risponde Mino accennandomi che sono già svegli. 

‘State per caso scopando?’ – ribadisco io insistendo in maniera linguacciuta e pettegola quasi invadendo il loro spazio.

‘Non proprio, ma quasi’ – risponde al momento Mino con la voce tutta allegra, gaudiosa e gioviale per l’occasione.

‘Elsa mi senti? Dai spiegami, che cosa sta mettendo in atto quel porcello?’ – la bracco io incalzandola malignando nuovamente cercando senz’esito indicazioni.

In quel preciso istante avverto che ridono, dal momento che si percepisce nettamente un lieve mugugno, in seguito si sente ancora la voce di Domenico che affabilmente e semplicemente m’informa annunciandomi:

‘In quest’istante lei non può risponderti anche se volesse, perché è responsabilmente impegnata, poiché adesso ha la bocca totalmente occupata’. 

Di questo andare seguono gl’inevitabili malcontenti e pure le fatali e necessarie proteste di Elsa, che ridendo come una matta urla che non è per niente vero, che non devo credergli in alcun modo. Io e Attilio ci guardiamo per un attimo negli occhi e in un baleno senza dire nulla decidiamo di concludere la questione: se loro non escono entreremo noi, poiché basta che ci affacciamo alla porta della loro camera per vederli felicemente sbragati sul letto. Lui è disteso con le mani dietro la nuca, Elsa china su di lui glielo succhia amabilmente e golosamente, si sta superando, per il fatto che gli sta regalando uno strepitoso pompino. Noi due rimaniamo pertanto un attimo abbracciati sulla porta guardandoli beatamente affaccendati, apprezzando appieno e gustandoci in ultimo quel delizioso e insperato scenario.

Il seguito è come un’avvisaglia, un preciso e solerte indizio, anzi, un segnale ben definito, perché basta infatti un cenno della mano di Domenico, visto che la metà del letto è libera, cosicché anche noi entriamo decisi e ben determinati ad affratellarci unendoci entusiasticamente alla loro festa. 

{Idraulico anno 1999} 

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