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Erotici Racconti

Cedevole e gustosa letizia

By 5 Febbraio 2021Gennaio 30th, 2023No Comments

Mi trovo quest’oggi sulla battigia non distante d’altronde dalla mia comoda, fiorita e rigogliosa dimora, in quella circostanza m’approssimo sull’arenile e scaravento via lontano con lampante foga le ciabatte, tentando di racimolare le strabilianti sensazioni e le splendidi percezioni che può offrirti la soffice rena che nel mentre calpesto, questa mattina lievemente temperata dai raggi del sole. Attualmente porto addosso una semplice casacca attillata e una sottana leggera colorata, che culla deliziosamente le forme delle mie gambe esaltandomele. Nel mentre, lo sciabordio e gli spruzzi continui dell’acqua del mare sulla riva mi deliziano, donandomi una piacevole e compiacente frescura allietandomi in maniera gradevole.

Io ho chiuso pigramente gli occhi su quella spiaggia distesa e arida, collocandomi sennonché in maniera previdente all’ombra d’una media e cespugliosa tamerice poco distante. In quel preciso istante, ho ampiamente desiderato di sentire lui approdare intenzionalmente alle mie spalle, per poter accogliere e ascoltare in conclusione il suo respiro sul mio viso, percepire le sue mani sul mio collo, intanto che accarezzava i miei fianchi, salendo sino a raggiungere lascivamente e spudoratamente i miei seni. Io ho bramato enormemente di poter cogliere il suo slancio e il suo ardore, i suoi personali profumi, la sua persistente esaltazione e la sua monumentale e immane pacatezza. In seguito, villanamente sbuca alla svelta la scorbutica quanto spigolosa tangibilità, visto che ti riporta immancabilmente con un’insolente maltrattamento e con una sfrontata violenza, ad aprire sennonché gli occhi e tu rimani là, con il desiderio nascosto che tutto questo possa quanto prima diventare concretezza, per il fatto di poter restare sulla riva la sera tardi, con una voglia prepotente di finire la giornata, con il piacere di vedere il sole che tramonta, i colori ocra, le sfumature del colore verde e del celeste che si mescolano con il rosso e con l’arancio del crepuscolo, in ultimo traendo pieno beneficio della sabbia ormai fresca sotto i piedi, poi dell’acqua tiepida che ti solletica le estremità e che ti trasmette il suo tepore, con i soli indumenti, una maglietta e un pantaloncino leggero per avere poi il massimo del contatto con la vita che mi circonda.

Attualmente, sulla spiaggia deserta a un tratto poco distante vedo lei, una donna, non la conosco, eppure in quel momento è la vita che cercavo, sì, è la vita che in maniera sensazionale mi viene incontro. Lei guarda verso il mare, io me l’immagino con gli occhi chiusi, considerato che tiene il pareo raccolto in mano con un gesto che la rende eccitante, a dire il vero manifestamente e tangibilmente sensuale, visto che mi regala lo spettacolare scenario d’un bel paio di gambe lisce e di due cosce affusolate. A ben vedere, infatti, la maglia aderente che indossa mi rivela un seno piallato ma con dei capezzoli in rilievo, che m’informano che si trova lì alla ricerca di quello che anelo anch’io, o per meglio dire del piacere di lasciarsi possedere dalla vita, giacché la vedo che lascia cadere il pareo per terra. Vogliosamente ipotizzo di brandirla, dal momento che il desiderio cupidamente mi riempie, congetturo altresì di desumerne nettamente persino la sua intima e odorosa fragranza.

Al presente le sue mani si spostano per carezzarsi i seni, li vedo mentre se li stringe, poi li spinge uno verso l’altro, quindi li sposta nel tempo in cui le sue dita afferrano i capezzoli sporgenti dal tessuto, accortamente lei li tira piano in avanti, dal momento che è come se mi tirasse verso di lei, come se mi lisciasse lei il glande con il filo di carne del mio cazzo teso ormai allo spasimo. Adesso lei si gira, prima da un lato e poi dall’altro, io mi ritiro dietro uno scoglio, però non so se sia riuscita a vedermi, allorché lascia scivolare gli slip per terra, una goccia di fluido cade appresso a loro dal solco che m’appare aperto davanti. Lei è sempre rivolta di schiena, s’inginocchia e si mette carponi, inizia a masturbarsi, con un piacere che si svela sempre più forte dal tremore delle sue ginocchia e dagli scatti della sua testa verso l’alto. Io vedo le grandi labbra gonfie, le sue dita che laprono e spariscono dentro quella pelosissima e nerissima fica con intervalli regolari, che cercano ogni volta dentrare più a fondo, poi a un tratto sembra fermarsi e allarga un po’ di più le gambe.

Quella specifica mimica e quelle sue precise movenze m’appaiono come un chiaro incitamento, quelle gestualità sono per me come un’intangibile proposta, in fin dei conti in modio eloquente lo è, magari mi piglierò da parte sua perfino un potente manrovescio e successivamente desisterò. Ora le sono di dietro, adesso lei seguita ad accarezzarsi, dato che i miei timori cadono e di pari passo sale fremente la mia eccitazione, ponendole la mano sul sedere liscio e morbido e in conclusione tastandola fra le natiche con il cazzo eretto. Nemmeno una parola sfugge tra di noi: acciuffami, ghermiscimi, questo vocabolo lei me lo annuncia con i movimenti del bacino che maiutano a entrare dentro di lei, dato che io mintrufolo adagio, perché voglio godere fino in fondo quel momento in cui sovrasto e possiedo una sconosciuta, dal momento che sembra lei dominare, padroneggiandomi e soggiogandomi da tanto tempo. Di certo, lei torreggia il mio desiderio che singrandisce, aumentando sentendosi accogliere in un sesso pulsante, costituito da quel miele impetuoso, coperto da pareti che lo lasciano e lo stringono in continuazione.

Entrambi, in verità assai animati, elettrizzati e carichi raggiungiamo il focoso e il lascivo apice, l’apogeo indiscusso e inoppugnabile del piacere, perché probabilmente l’avevamo nondimeno già affrontato e trattato all’inizio, ispezionando e guardando attentamente, lasciandoci scambievolmente e lascivamente scrutare, mentre godiamo simultaneamente al rimbombo del rifrangimento delle onde, intanto che i nostri intimi e appassionati fluidi, si emulsionano abilmente e con perizia in un unico liquido. Quello che stiamo sperimentando è un momento affascinante e magico, un istante prodigioso e sorprendente, che si ripeta ogni qualvolta diverso e nel tempo stesso però identico, sfacciatamente uguale.

Io ho avvertito il suo sguardo, forse riesce a sentire il mio desiderio e l’eccitazione, che cresce intensificandosi attraverso le mie mani. Riesce a sentire il mio respiro crescere, mentre io decido di far scivolare via lo slip in quanto è completamente bagnato. Io non resisto più, perché voglio che i suoi occhi seguano la mia mano, le mie dita, voglio possa guardare quanto voglia ho di lui, ma è un forestiero. Di più non so.

Adesso è il nostro tempo, è unicamente l’ora per noi, dei nostri corpi e dei nostri desideri, così posso finalmente sentire il rigonfiamento del tuo sesso che s’intrufola e penetra dentro di me, crescere a ogni mio movimento, sentirti muovere sempre più velocemente, sino a sentire finalmente le nostre secrezioni mescolarsi in un’unica cosa. Io, a ragion veduta, non ho ancora guardato il tuo viso, ma è come se già lo conoscessi, come se avessi già seguito con le mie dita il tuo arrendevole contorno, il tuo cedevole e delicato profilo.

Non lo conosco, credo, o forse sì, dato che siamo crollati esausti sulla sabbia, distesi su d’un fianco e lui è ancora dentro di me leggermente abbandonato, dal momento che mi cinge ancora da dietro e con una mano accarezza i miei lunghi capelli, peraltro disuniti e sparpagliati, immancabilmente distribuiti in un estatico scompiglio, o meglio in un lascivo disordine. Io posso sentire il suo profumo, il desiderio che lambisce i nostri corpi, sento la sua passione attraverso le sue mani, i suoi gesti e i suoi respiri, perché se lui adesso guardasse i miei occhi capirebbe quanto voglia ho ancora di lui. Restiamo in tal modo, ancora abbandonati l’uno dentro il corpo dell’altro, i colori, i profumi, i rumori, tutto ha reso e riconsegnato questo momento, praticamente indelebile e indimenticabile.

Io ho bisogno di te amabile e magnanimo sconosciuto, disponibile e gradevole forestiero, intanto che comincio a muovere lentamente la cavità pelvica contro di lui, avverto il suo respiro aumentare e sento il suo cazzo ingrandirsi dentro di me, poiché è già durissimo. Lui mi lascia decidere i movimenti, dopo mi ferma per un attimo, io lo sento alla ricerca di qualcosa, però che cosa? Vedo passarmi come un’ombra davanti e poi non noto più nulla, lui ha bendato i miei occhi, perché? Adesso ho appreso il perché, però non uscire adesso, no dai, non lasciarmi da sola.

Lui mi fa opportunamente voltare pigramente sulla schiena e restiamo così a lungo, giacché sento il suo sguardo accarezzare ogni centimetro della mia pelle quasi interamente nuda, se non fosse per la maglietta rimasta su solamente per metà. Lui sta palpeggiando la mia intelaiatura, tenuto conto che riesce a rasentare con tenue vessazione la mia umida grotta. I miei fluidi continuano a colare tra le gambe piegate, grazie al lavoro sagace e abile delle mie mani. Una delle mie mani così bagnate si muove alla ricerca del tuo corpo, trova subito il tuo petto e comincia a scivolare giù alla ricerca del tuo sesso per poterlo bagnare e poter sentire la tua eccitazione. Sentirti è una sensazione che mi lascia per un attimo senza respiro, tu mi vuoi, perché mi fai aspettare, accarezzami, fa’ che siano le tue mani adesso a introdursi dentro di me.

Tutto avviene sennonché con unimplicita e con una sottintesa comprensione, lui scosta le mie mani e le porta sopra la mia testa legandole fra di loro con un cordoncino forse, non so di preciso. Dopo inizi a masturbarmi così, io in quel momento presumo di delirare, ipotizzo di vaneggiare dicendo assurdità, ripetendo incoerenze e pronunciando indecenze di vario genere. Dopo intraprendo a muovere il bacino, ad agitare il mio corpo, a stringere voluttuosamente le mie gambe, sento crescere il tuo desiderio, tu frattanto t’adagi lentamente sul mio corpo, m’accarezzi i fianchi, i seni e finalmente le tue labbra sulle mie nello stesso momento in cui penetri dentro di me.

In verità è bastante unicamente una tua leggera esortazione, perché in definitiva i nostri intemperanti e smodati corpi, possono poco dopo tempo ricongiungersi e riunirsi, in quel focoso, sfrenato e irruente carnale piacere, talmente gagliardo, perentorio ed efficace, che ci aveva legati saldandoci poco prima. Soltanto un attimo ancora, adesso le tue labbra che cercano le mie, poi le tue mani che slegano le mie, per ora un bacio sui miei seni, una carezza sul mio viso e dopo sento che t’allontani, eppure la tua anima è lì accanto a me, non è un addio, perché ci siamo scambiati una silenziosa e tacita promessa. Noi cincontreremo nuovamente, perché qualcosa ci amalgama e ci lega.

In questo momento io resto da sola, libero gli occhi che faticano un po’ a riadattarsi alla luce naturale che mi circonda, poco più in là c’è un fazzoletto di quelli che vanno legati al polso, lì sopra c’è impregnato il suo sigillo, il suo profumo, il marchio indiscusso della sua presenza. A presto, a risentirci più che volentieri, mio amabile, cortese e premuroso ignoto.

Nel tempo in cui mi sto godendo questi fenomenali e mirabili istanti, la sveglia frattanto sgarbatamente rintocca in maniera puntuale, talvolta doverosa e indispensabile compagna di vita, altre ancora no, angariandomi e vessandomi sgarbatamente, sradicandomi incivilmente senza blandizie né moine, dalle grinfie della mia inedita e bizzarra immaginazione, affidandomi lestamente all’oggettività e al pragmatismo dei compiti e delle mansioni giornaliere, che inesorabili, inflessibili e rigide mattendono.

Al presente, lestesa chiazza che si è formata sul lenzuolo ne è levidente e libidinosa dimostrazione, l’indubbia e lussuriosa testimonianza del mio poderoso e travolgente orgasmo appena vissuto, mentre adesso la mia pelosissima e nerissima fica accalorata da tanto smanioso impeto, gioiosa e soddisfatta finalmente sappaga.

Quel suo detestabile e implacabile trillo, infatti, giammai come questa mattina, deturpa frantumando totalmente e sfregiando in definitiva il benevolo e bonario silenzio della notte, facendomi allungare il braccio fuori dalle coperte, alla disperata ricerca di porre fine a tanto amorevole e solerte frastuono. 

{Idraulico anno 1999}

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