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Erotici Racconti

Coinvolto nei sensi

By 30 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Noi due c’eravamo appena conosciuti, però non abitavamo ancora insieme. A Bolzano era una giornata di tarda primavera con i profumi dell’estate, io ero euforico e perfino un po’ teso per quell’attesa, perché lei aveva da ultimo accettato il mio invito a cena con quell’allettante e convincente naturalezza. Lei si presenta difatti con un giubbotto di pelle nera, in quanto a stento contiene i suoi seni che puntano dritti e sfacciati verso il mondo, con le gambe scoperte fino a metà della coscia, avvolte con delle calze nere che spariscono sotto una minigonna aderente. Io le vado incontro, le agguanto le mani più roventi delle mie, le sbaciucchio a stento e l’attraggo nella mia direzione fino ad avvertire la l’amabile e focosa sollecitazione delle sue tette sul mio torace. In quel momento accosto le labbra alla sua collottola sulla quale ammasso adagio l’ardore delle mie labbra e ne aspiro la sua fragranza che ha l’aroma della mela fresca.

Giungiamo in tal modo alla taverna, dato che la locanda è una di quelle che cattura rapendo accuratamente il tuo animo, per il fatto che le muraglie sono costruite con dei sassi con la luminosità che riverbera le tonalità carezzevoli, accompagnato magnificamente dal profumo di quegli sbaraglianti affettati sull’asse di legno, dato che si mescola accortamente ad arte con l’aroma succulento della salsa che cuoce di certo da parecchie ore. Noi scegliamo un tavolo distante, io l’aiuto a sfilarsi il giubbetto e resto sbalordito dall’immensità del suo scollo: lei indossa un maglioncino troppo leggero che copre a malapena l’areola dei suoi capezzoli e mentre si siede mi sembra di scorgere il pizzo delle sue calze autoreggenti. Ci sediamo uno di fronte all’altra, brindiamo con un buon vino bianco del luogo, che tra l’altro sorseggiandolo custodisce intatte le fragranze a vantaggio dell’olfatto. Le sue pupille chiare al bagliore dei lumi emettono dei momenti odorosi come quelli del sandalo, io prendo fra le dita una gustosa fettina di speck del posto, lo respiro e prima di depositarlo sulla lingua lo faccio annusare pure a lei. Alla proiezione di quelle movenze aggraziate e affagottanti della sua lingua, io inizio a percepire distintamente il cazzo dilatarsi e ingrossarsi spiccatamente a dismisura.

Inaspettatamente voglio verificare se ho visto bene quando lei si sedeva: faccio cadere l’accendisigari sotto il tavolo con disinvoltura, la guardo dritta negli occhi, mi risollevo e pigramente mi piego sotto il tavolo. Nello stesso momento lei divarica leggerissimamente le cosce, io raccatto l’accendisigari e lo utilizzo per vedere meglio: le calze autoreggenti sono là con due pizzi neri che spiccano sul colore bianco e liscio delle sue cosce, in quanto sembrano loro stesse a indicarmi la linea retta verso il suo monte di Venere che nudo è proprio là davanti al mio viso. Mi sembra di vederlo contrarsi con cautela, come un respiro caldo, lieve e primitivo, come un soffio vitale. Io ritorno indietro per accomodarmi, lei mi riceve con un augurio come se volesse rivelarmi e segnalarmi la sua gradazione più intrinseca, siccome nella semioscurità non avevo avuto modo di osservare.

Nel frattempo ci portano un tagliere di formaggi misti, io agguanto un pezzetto di caprino e l’immergo nel miele e l’avvicino alla sua bocca. La sua rapida prontezza e la sua voracità m’aspira sottraendomi la porzione di quel formaggio che mantengo. Le nostre occhiate sono incollate l’una all’altra, il suo dito medio si bagna nel miele e s’avvicina verso di me infine bloccandosi. Io l’afferro e accompagno il suo dito fra le mie labbra, lo succhio delicatamente, questa volta però a lungo. Io bramo che scompaia e che sfumi il gusto del miele, giacché desidero cogliere intimamente quello della sua epidermide, nel frattempo avverto indiscutibilmente il mio membro che fa pressione in modo possente nelle braghe. Mi tolgo le calzature, appoggio i miei piedi sulle sue caviglie e le sue sopracciglia si sollevano in un’espressione di strabiliata sorpresa. Lei allenta la mano, m’abbranca energica il piede, avvicina la sua sedia e me lo fa accostare all’estremità. Il mio piede in quest’istante non la palpa più, io non ho occasione per affliggermi né per rammaricarmi, dal momento che lei smuove il didietro più in là, perciò io percepisco molto bene la sua morbida lanugine.

A dire il vero in un baleno m’accorgo del suo bollore che emana, dal momento che il suo viso adesso ha un’espressione nuova e inaspettata, in quanto sembra più luminoso e più sfavillante. Io costantemente spingo pigramente il dito medio e avverto distintamente un fluido irruente e untuoso che mi conduce in direzione d’un precipizio fatto d’ardore e di passione. In quella circostanza m’imbatto su quella gemma che è già diventata un rigido germoglio rovente, in quella condizione lo premo moderatamente e sento lei sussultare per due volte, intanto m’afferra la caviglia con la mano tremante, mi guarda e poi placidamente m’annuncia:

‘Io vado in bagno’. 

Lei s’alza e va, io acchiappo la casacca per nascondere il rigonfiamento incredibile del mio membro e la rincorro. Nella toilette riservata alle signore c’è un’apertura accostata e una briosa fragranza di lavato, io entro e osservo che lei è appoggiata con la schiena alla parete con le mani premute sulla fica. A quel punto io la isso nella mia direzione e la colloco sulla tazza della toilette, mi fletto e comincio a perlustrarla alla maniera d’un forsennato, lei mi conficca il viso in direzione del suo germoglio e con l’altra mano si tira su avvedutamente la sottana. Io m’accorgo prontamente che lei s’agita e ribolle incontrollatamente sotto le leccate e le spinte indiavolate della mia lingua, mentre il suo saporito fluido mi ha imbottito a dovere il palato. Nel tempo in cui è ancora scossa dagli ultimi spasmi dell’orgasmo, lei m’apre i pantaloni e mi chiede di prenderla subito da dietro, pertanto s’appoggia al lavandino e guida il mio membro bollente e durissimo dentro di lei, finché le sue ultime contrazioni accolgono la mia cappella gonfia.

Io la sento ancora gemere, dal momento che mi chiede con urgenza di spingere forte, di riempirla tutta, di sborrare subito dentro di lei. Le sue richieste sono per me un appoggio, un conforto e una liberazione. Io le imprimo tre affondi e sento un orgasmo arrivare a flutti sempre più inarrestabili e possenti. Avverto in quel momento il mio liquido denso che spruzza energicamente dentro di lei, dato che godiamo insieme in un silenzio fantastico, fenomenale e surreale. 

In conclusione ritorniamo al tavolo, lì c’è il cameriere che ci guarda e sorridendo interessato ci domanda:

‘E’ stato tutto di vostro gusto signori?’. 

{Idraulico anno 1999} 

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